Il piccolo piatto, poggiante su un basso piede ad anello, ha cavetto piccolo
fame inestinguibile. Di conseguenza Erisittone dilapiderà tutte le proprie
e poco profondo e larga tesa orizzontale.
sostanze e quelle dei suoi familiari.
Sul fronte la decorazione mostra al centro Erisittone, accompagnato da due
Nonostante l’indicazione tradizionale alle manifatture venete, l’opera ci
personaggi, mentre abbatte un albero: dal tronco dell’albero esce un fiotto
pare più prossima alla produzione urbinate degli anni Sessanta del ’500.
di sangue. Sullo sfondo si staglia un paesaggio lacustre blu con montagne
Un riscontro particolarmente attinente è stato individuato nel confronto
dal profilo arrotondato; il terreno si presenta con zolle erbose interrotte da
con alcuni personaggi e dettagli compositivi di un piatto del servizio Carafa
ampie zone sabbiose cosparse di ciottoli rotondi.
conservato al Museo Civico Medievale di Bologna2 e databile negli anni 1560-
Sul retro, ove i profili del piatto sono sottolineati da linee gialle, al centro del
70. Nei due esemplari si notano infatti notevoli affinità, come ad esmpio
cavetto si legge la parola “Crasitone”, delineata in corsivo in bruno di manganese.
nel modo di delineare i volti e il corpo dei personaggi, con abbondante
La scena ci riporta alla mitologia ovidiana, tanto cara agli istoriatori del ‘500.
uso di lumeggiature bianche a dare rotondità alla muscolatura; assai simili
In Ovidio troviamo numerosi esempi di trasformazioni di esseri umani in
sono anche la mano del personaggio femminile in corsa sul lato destro del
piante, ma soltanto in tre casi si tratta di piante sanguinanti . Tra questi il
piatto Carafa e quella del compagno di Erisittone vicino all’albero. Inoltre, il
mito di Erisittone (Ov., Met. XVIII, 779; 823-840), che consapevolmente, in
modo di sottolineare lo sguardo dei personaggi con il bruno di manganese
aperto spregio agli dèi, insieme a venti compagni osa profanare un bosco
si ritrova anche in alcuni volti raffigurati su opere della bottega urbinate dei
consacrato alla dea Demetra abbattendone gli alberi, tra i quali una quercia
Fontana databili a partire dagli anni Quaranta3.
sotto la quale si nasconde una ninfa assai cara alla stessa divinità: scopo
Ci pare inoltre corretto associare il piatto in esame a oggetti di dimensioni
del disboscamento era ricavare il legname per costruire una sala per i suoi
più prossime: si veda pertanto il piatto con “Ercole e Deianira” del museo di
banchetti. Demetra appare sotto mentite spoglie a Erisittone e lo prega
Braunschweig4, con il quale ci pare di ravvisare una vicinanza anche nella
di interrompere la sua opera empia, ma questi la minaccia; la dea quindi,
grafia sul retro (in cui si legge “Erculle e dianira”), e quello con Mosè nello
manifestandosi apertamente lo punisce condannandolo a patire una
stesso museo5, entrambi databili alla fine del secolo XVI.
1
Gli altri due episodi sono: il mito di Dripe (Ov., Met. IX, 331-364) e quello delle Eliadi (Ov., Met. II, 340; X 91-263). 2 RAVANELLI GUIDOTTI 1985, p. 159, n. 119, e gli altri piatti del servizio (nn. 118; 120; 121), con relativi riferimenti bibliografici. 1
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IMPORTANTI MAIOLICHE RINASCIMENTALI - 28 ottobre 2014
IVANOVA 2003, p. 108, n. 93. LESSMANN 1979, p. 316, n. 431. 5 Id. 1976, n. 435. 3
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