Dopo aver frequentato lo studio dei Palizzi e di Andrea Cefaly, al vicolo San Mattia, si aggiorna alle moderne istanze “del vero”. Arruolandosi nelle file della Guardia Nazionale, si stabilisce a Firenze. Dal 1862, frequenta il gruppo del Caffè Michelangelo, conosce Diego Martelli e i pittori macchiaioli, tra cui Signorini, che l’ospitò a Castiglioncello e diviene intimo di Odoardo Borrani e Giuseppe Abbati. Signorini lo ricordava insieme a Borrani, Fattori, Cabianca, Abbati, Boldini e Lega, tra coloro che sostennero “la lunga lotta contro le vecchie tradizioni scolastiche” (cfr. T. Signorini in “Gazzettino delle Arti del disegno”, 16 marzo 1867 in Michele Tedesco. Un pittore lucano nell’Italia unita, a cura di I. Valente, Potenza 2012). Nel 1871, nel salotto letterario di Ludmilla Assing, a Firenze, incontra la pittrice Julia Hoffmann (1843- 1936) sua futura moglie. Con lei, intorno agli anni Ottanta, l’artista volge in una direzione figurativa orientata al simbolismo (cfr. La tempesta del 1883). Subito dopo il matrimonio, nel 1873, i coniugi si trasferiscono a Portici. La sua residenza è documentata presso quel “palazzo Provinciale”, meglio noto sotto Reggia di Portici, che aveva visto nascere, dieci anni prima, il sodalizio della “Scuola di Resina”. Il dipinto proviene dalla collezione di una delle otto figlie di Giacinto Gigante, il celebre acquerellista napoletano, capofila della Scuola di Posillipo. Luisa Martorelli
DIPINTI DEL XIX SECOLO - 23 Novembre 2016
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