PambiancoMagazine_n7_XII

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Poste Italiane - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi - ANNO XVI - N°7 OTTOBRE-NOVEMBRE 2020 - 8 EURO

NUMERI, FATTI E PROTAGONISTI DELLA MODA E DEL LUSSO

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OTT./NOV.‘20

COVER BY GIDEON RUBIN

MAGAZINE

In cerca di VISIONI sul futuro, la moda si muove tra la voglia di indipendenza dalle FASHION WEEK e timori di nuovi competitor digitali. Intanto, la Borsa si interroga: si ripeterà l’effetto Covid? Per ora, a Londra, trema il TAX FREE


“Possiamo fare a meno di tutto... ma non del futuro.�





editoriale

La sfida entertainment cambia il Dna del lusso di David Pambianco

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a spinta digitale imposta nel 2020 dal Covid ha accelerato una trasformazione identitaria all’interno del sistema della moda. Lo scenario attuale, in cui i grandi marchi raggiungono decine di milioni di visualizzazioni online, non solo altera l’equilibrio con gli appuntamenti delle fashion week (riflessione affrontata nel numero precedente di Pambianco Magazine), ma modifica profondamente l’identità del lusso. Si tratta forse del passo conclusivo di una trasformazione avviata a fine anni Novanta e che ha registrato la svolta nei primi anni 2000 quando la moda high-end, con le sue logiche elitarie, ha avviato il progressivo avvicinamento alle strategie di massa del fast fashion. Un percorso fatto di collaborazioni tra stilisti e brand low cost, di moltiplicazione di linee, di see now-buy now, di inseguimento di modelli top-selling. Gradualmente, però, il lusso ha spostato l’attenzione oltre i brand del fast fashion, attratto da un mondo ancora più ampio e potente. Parliamo dello streetwear come prodotto e che a sua volta si porta dietro un sistema di fenomeni e personaggi, dal mondo dello sport e ancora più della musica e dell’entertainment, che può contare su una potentissima amplificazione social. Il confronto, insomma, non è più con i tradizionali luxury brand del settore. La vera sfida è con personaggi come Rihanna, Kanie West e Pharrell Williams. I quali, a loro volta, dal colorato mondo dello show business stanno spostando la propria potenza di fuoco (in termini di visibilità) nel comparto della moda e del beauty. E non si tratta di una potenza di fuoco secondaria. Un esempio? La linea Yeezy, lanciata nel 2013 da Kanie West in collaborazione con Adidas, nel 2019 è cresciuta del 50% a 1,3 miliardi di dollari. Rihanna, in soli due anni dal lancio di Fenty, ha visto l’ingresso nel suo brand nientemeno che di Lvmh. Mentre da un baule Louis Vuitton, in mondovisione, Le Bron James ha preso il premio come Mvp del campionato Nba appena concluso. Accettare questo confronto comporterà una spinta ulteriore verso logiche di massa. Logiche che influencer, cantanti e show girl hanno nel Dna. Mentre i brand del lusso partono con un heritage opposto, per conservare il quale dovranno forse porsi limiti nel dilagare su social e mercati. Raggiungere questo nuovo equilibrio tra massa social ed heritage sarà una sfida impegnativa, nell’affrontare la quale è importante ricordare la regola per cui, per un sistema, i concorrenti più temibili arrivano sempre da fuori settore.

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sommario

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Attualità Londra annuncia l’addio al tax free

Il Regno Unito potrebbe dire addio al tax free dal 2021. Il retail si oppone per non perdere gli acquisti dei turisti internazionali.

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Analisi In Borsa lo sportswear è da record

L’effetto del Covid-19 ha impattato anche i listini delle Borse mondiali mandando in altalena tutti (o quasi) i titoli delle aziende quotate.

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Dossier Le passerelle finiscono in divergenza 32

Scenari Holiday season alla prova Covid

La pandemia ha scatenato una reazione a catena sui calendari della moda. Le restrizioni fisiche hanno accentuato le diverse necessità temporali dei brand, ed evidenziato che, grazie al digitale, si può anche andare da soli.

Da traino per le vendite a momento di forte difficoltà per la gestione logistica. L’online salverà la holiday season?

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Tendenze Se stiamo insieme

Per le collezioni P/E 2021 le maison si sono avvalse della collaborazione di artisti contemporanei per una fusione creativa dagli esiti sorprendenti. Colori must have? Rosa pastello e total white.

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Fenomeni Testimonial senza standard

Il concetto di bellezza è cambiato: non è più rappresentato dell’ideale delle riviste patinate e delle passerelle, ma dai selfie degli influencer e degli amici che si seguono ogni giorno sui profili social. La bellezza oggi è senza giudizio.

In copertina: Gideon Rubin The Couple, 2020 Oil on canvas Courtesy of Galleria Monica De Cardenas, Milano / Zuoz

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Cover story pag. 88

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overview

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L LUSSO RISCHIA PERDITA DI 35 MLD $ DI BRAND VALUE

- Givenchy è il brand che è cresciuto di più, ma in testa c’è sempre Gucci, seguita da Louis Vuitton, e Chanel. Almeno per quanto riguarda i marchi moda. A dirlo è Brand Finance che ha infatti pubblicato la classifica dei “World’s Top 50 Most Valuable Luxury & Premium Brands”, al cui vertice globale, c’è Porsche con un valore di 33,9 miliardi di dollari, seguito da Gucci con 17,6 miliardi (+20,2%) e Louis Vuitton, che sale alla terza posizione con 16,5 miliardi (+21,4%, ovvero la crescita più notevole tra i top10).

PHILIPP PLEIN PERDE LA CAUSA CON FERRARI - Ferrari vince contro Philipp Plein. La casa automobilistica si è aggiudicata la battaglia legale contro lo stilista, e Plein è obbligato a rimuovere da ogni piattaforma online, sito e social, tutte le immagini e i video con le vetture Ferrari.

CUCINELLI, IL 2021 SARÀ “L’ANNO DEL RIEQUILIBRIO” - Brunello Cucinelli torna a crescere. Dopo la sofferenza del primo semestre, il terzo trimestre si chiude con un +3,6% a cambi correnti, che conferma le attese di incremento del fatturato che permetterebbero di chiudere l’anno con solo un -10% sul 2019. Una performance trainata soprattutto dall’aumento dei ricavi in Nord America (+9,1%).

LVMH: FENTY È ANCORA “WORK IN PROGRESS” - Nonostante il successo della linea Fenty Beauty e dell’underwear Savage x Fenty, il fashion brand lanciato nel 2019 dalla cantante barbadiana Rihanna con Lvmh stenta a decollare. Infatti il colosso francese ha ammessoche il progetto è ancora un “work in progress”.

MODA, CONSUMI GIÙ ANCHE A SETTEMBRE (-12,9%) - Si puntava a settembre come mese della ripresa, ma così non è stato soprattutto per i consumi legati all’abbigliamento. Secondo l’Osservatorio permanente Confimprese-Ey inerente ai consumi di settembre, l’abbigliamento ha registrato un calo del 12,9%, “una flessione quasi raddoppiata rispetto al -7% di agosto”.

PIGNA LANCIA BRAND DI STATIONERY DI ALTA GAMMA - Pigna, nota azienda italiana di cartotecnica per la scuola e per l’ufficio, ha lanciato il nuovo brand P di Pigna, attingendo al patrimonio culturale e manifatturiero italiano di cui Cartiere Paolo Pigna è interprete mondiale.

QVC, 10 ANNI DI ATTIVITÀ IN ITALIA - Qvc, il retailer multimediale dello shopping festeggia 10 anni sul mercato italiano, con 68.367 prodotti lanciati, oltre 1.200 brand per un totale di quasi 13,6 milioni di ordini ricevuti, a cui si affiancano iniziative a sostegno delle donne.

HIND RILEVA LA TOSCANA ALBACHIARA - Albachiara, azienda toscana specializzata nello sviluppo e produzione di abbigliamento leggero donna è stata acquisita da Hind SpA, holding di investimento dedicata, tramite la controllata Holding Moda. L’operazione consente ad Hind di consolidare il proprio posizionamento nel settore della moda B2B.

STEFANEL, OFFERTE VINCOLANTI RITENUTE “NON CONFORMI” - Tutto da rifare nell’asta per Stefanel. Secondo quanto comunicato le due offerte vincolanti di acquisto “sono risultate non conformi ai requisiti previsti nel disciplinare, e inidonee a soddisfare gli obiettivi”.

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TIFFANY, RADDOPPIATA L’INCIDENZA DELL’ONLINE - Tiffany ha diffuso le indicazioni preliminari di vendita e redditività dei mesi di agosto e settembre. Il giro d’affari, pur in calo rispetto allo stesso periodo del 2019, ha invertito la rotta in estate, confermando “il trend positivo” anche a ottobre.

EBAY, ARRIVA SERVIZIO DI AUTENTICAZIONE SNEAKERS - Ebay implementa gli sforzi contro i falsi. L’estensione del servizio Authenticity Guarantee, inizialmente attiva negli Stati Uniti, riguarderà scarpe sportive pre-owned, rivendute per un prezzo superiore ai 100 dollari (circa 85 euro).

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overview

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VMH, NEL Q3 LA MODA INVERTE LA CADUTA E SEGNA UN +12% - Lvmh non è immune alla crisi innescata dalla

pandemia Covid-19, ma registra un netto miglioramento dei trend nel terzo trimestre dell’anno. Se, infatti, nei nove mesi il colosso parigino del lusso ha evidenziato un calo del 21% da 38,4 a 30,3 miliardi di euro, nel solo Q3 la flessione si è limitata a un -7 per cento. Migliora anche l’andamento delle singole divisioni con un +12% della moda (-12% nei nove mesi).

VUOI GUCCI? ADESSO PUOI VESTIRCI IL TUO AVATAR Gucci continua ad avanzare nel campo della moda virtuale e si spinge ancora oltre nella partnership con Genies. Il brand di lusso italianosta ampliando questa relazione attraverso il kit di sviluppo del software Avatar 3-D.

CATENE, ANCHE PEPE JEANS CHIUDE NEGOZI E VA ONLINE All We Wear Group, l’ex gruppo Pepe Jeans, si adegua alla nuova situazione di mercato e accelera l’attuazione del suo piano di rilancio che ha come obiettivo quello di ridurre i costi e le posizioni duplicate, nel pieno impegno della digitalizzazione del gruppo. La CEO Marcella Wartenbergh ha già trasferito il piano di ristrutturazione Cda.

FAST RETAILING (UNIQLO), RICAVI A -12,3% NELL’ANNO - Fast Retailing chiude l’anno fiscale 2019/20 in calo, ma vede rosa per il periodo in corso. La capogruppo di Uniqlo, infatti, ha archiviato l’ultimo esercizio registrando ricavi in calo del 12,3% a quota 2.008,8 miliardi di yen (circa 16 miliardi di euro) e un profitto operativo di 149 miliardi.

ASOS ARCHIVIA IL 2020 CON PROFITTI A +329% - La pandemia non ha frenato Asos che ha archiviato il 2020 con profitti più che quadruplicati. Il player dell’online ha infatti registrato, nell’anno chiuso lo scorso 31 agosto, profitti pre tasse a quota 142,1 milioni di sterline (circa 157 milioni di euro), in crescita del 329% rispetto ai 33,1 milioni dell’anno precedente. Il profitto lordo è stato di 1,5 miliardi (+16%).

I JEANS DI RIFLE DICHIARATI FALLITI - Rifle, brand di jeanswear con sede a Barberino di Mugello è stato dichiarato fallito il 1° di ottobre dal Tribunale di Firenze. L’azienda che conta in totale 96 dipendenti a maggio aveva fatto richiesta di concordato in continuità al Tribunale.

ANCHE ADIDAS LANCIA BOND PER INIZIATIVE GREEN Green bond da 500 milioni di euro per Adidas che ha emesso obbligazioni con scadenza a otto anni che saranno quotate alla Borsa del Lussemburgo. “Il capitale aiuterà a finanziare iniziative ambientali e sociali”.

AL FONDO VANGUARDS LA MAGGIORANZA DI SUNNEI Sunnei passa a Vanguards. Con un investimento di 6 milioni di euro, il fondo ungherese gestito dalla Export-Import Bank e dal co-fondatore Peter Baldaszti si è aggiudicato la maggioranza della label italiana .

CHIARA FERRAGNI SVELA L’AMBIZIONE BORSA - Spunta la Borsa nelle aspettative di Chiara Ferragni. L’influencer ha raccontato che Chiara Ferragni Collection deve diventare un vero e proprio marchio di lifestyle, in grado di sopravvivere alla stessa Ferragni.

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GEOSPIRIT CON TEMERA PER LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE - Geospirit, brand toscano di outwear, e Temera, azienda attiva in soluzioni Iot pensate per il settore fashion & luxury, hanno avviato una collaborazione strategica per la sostenibilità ambientale e in ottica di trasparenza verso il consumatore finale.

MYTHERESA SFIORA +20% NEL 2020 - Mytheresa va contro corrente. Nonostante l’emergenza sanitaria, l’e-tailer tedesco ha chiuso il 2019/2020 con una crescita double digit. Il fatturato consolidato, che ingloba sia il business online sia quello legato agli store fisici a Monaco di Baviera, raggiunge i 450 milioni di euro, in aumento del 19 per cento.

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attualità

Nelle foto alcune celebri aree di Londra e l’aeroporto di Heathrow

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attualità

di Giulia Sciola

Londra annuncia l’addio al TAX FREE. È un precedente pericoloso. Intanto, per i retailer è un “COLPO DI MARTELLO”

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n’agevolazione che viene trasmessa solo ai passeggeri e che, in alcuni casi, è uno sgravio non coerente con i princìpi fiscali internazionali. Una prassi che avvantaggia le grandi aziende e la città di Londra, quando invece bisogna pensare all’interesse nazionale. Sono queste alcune delle motivazioni della decisione senza precedenti (e che può invece rappresentare un pericoloso ‘precedente’) presa dal Governo inglese sul tax free: porre fine alle vendite esentasse all’interno di aeroporti, porti e stazioni Eurostar dall’inizio del prossimo anno. Una proposta di legge che ha scatenato la reazione di settori trainanti dell’economia. A partire da gennaio verrebbe ritirato anche il regime Iva di esportazione al dettaglio, che attualmente consente ai visitatori dell’Ue di richiedere il rimborso dei beni acquistati in Uk. Se queste decisioni diventassero realtà, assicurano le stime del Centre for Economics and Business Research (Cebr), diffuse da Planet, fornitore globale di servizi di pagamento, potrebbero cancellare fino a sei miliardi di sterline (circa 6,6 miliardi di euro) di spesa dei turisti, e mettere a rischio quasi 140mila posti di lavoro. TIMORE PER L’ASSENZA DI TURISTI Immediata la reazione di shock dei principali retailer inglesi, tra cui Harrods (che già si era detto preoccupato per la possibile assenza di turisti asiatici e americani fino al 2022), Selfridges, Harvey Nichols e Liberty, certi che l’iniziativa impatterà negativamente sulle vendite di abbigliamento, accessori e cosmetici di fascia alta. La New West End Company, che rappresenta le attività di vendita al dettaglio e hospitality dell’area di

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attualità

Oxford, Regent e Bond street, ha definito la decisione un “colpo di martello” per i retailer britannici, che stanno già affrontando a fatica la crisi legata al Covid-19, l’incertezza commerciale connessa alla stessa Brexit e i dazi Usa sul made in Uk. “Non solo il Tesoro non salverà nulla, ma l’inevitabile calo del numero di turisti internazionali e della spesa nel Regno Unito ridurrà tutte le altre entrate Iva”, ha affermato l’organizzazione, aggiungendo che la spesa totale annua dei visitatori internazionali è di oltre 22 miliardi di sterline (23,8 miliardi di euro), di cui il 10% per acquisti esentasse. “Una decisione di questo genere – ha spiegato a Pambianco Magazine Sara Bernabè, general manager Italy di Planet - avrebbe ripercussioni sull’intero comparto turistico che nel Regno Unito rappresenta l’11% del Pil e dà lavoro a 1,5 milioni di persone. A essere penalizzato non sarebbe solo il retail, ma anche settori fortemente connessi come hotellerie e trasporti. Gli shopper internazionali, che oggi spendono circa 4 volte quello che spende il consumatore locale, potrebbero infatti cambiare la destinazione del loro viaggio a seconda delle condizioni di acquisto più favorevoli”. Non è un caso, ad esempio, che il presidente francese Emmanuel Macron abbia abbassato il limite per accedere al tax free da 175 a 100 euro di spesa. Questo cambiamento fa sì che la soglia di accesso più alta d’Europa sia oggi quella italiana, fissata a 155 euro. “L’Italia – ha continuato Bernabè – potrebbe però guadagnarne come meta di shopping alternativa al Regno Unito, magari scelta dagli stessi shopper inglesi”. APPELLO AL CANCELLIERE DELLO SCACCHIERE A pensare che lo stop al tax free sia “un favore” ad altre mete di turismo del Vecchio Continente è anche il gruppo di 15 firmatari di una lettera aperta inviata al Cancelliere dello Scacchiere (il ministro delle Finanze britannico) Rishi Sunak, per esortarlo a ritirare la proposta di legge e preservare 70mila posti di lavoro. Tra loro, il designer Paul Smith, ma anche aziende come The White Company, Ted Baker e Hackett London, che si sono uniti alle proteste di Marks & Spencer e Mulberry. Durissima, inoltre, la reazione del management dei principali aeroporti inglesi, come quelli di Heathrow, Gatwick e Birmingham. “Il Governo inglese – ha continuato Bernabè – ha diverse opzioni per aggiustare la rotta sul tax free se al momento lo ritiene poco vantaggioso. Si potrebbe strutturare un sistema digitale per controlli doganali più rigidi, in previsione dell’estensione di acquisti tax free anche ai cittadini dell’Ue, oppure alzare il minimum spending e quindi consentire rimborsi solo per acquisti ‘importanti’. Molte sono le realtà che hanno avanzato proposte strutturali per evitare che la proposta entri in vigore e sapremo di più sull’orientamento del Governo solo a fine novembre”. Il Cebr ha stimato che l’allargamento dei confini dello shopping esentasse anche a chi proviene dall’Ue si tradurrebbe in un aumento della spesa turistica per 890 milioni di sterline, in 1,36 miliardi in più di gva e nella creazione di 20.200 nuovi posti di lavoro. Anche quest’ultimo dato ha un peso significativo dopo gli annunci in negativo degli scorsi mesi, in particolare nel retail. Se il gruppo Arcadia, controllante, tra gli altri, di Topshop e Dorothy Perkins, ha licenziato 500 persone, Harrods è pronto a tagliare poco meno di 700 membri del suo staff. Lo scorso luglio l’insegna guidata da Michael Ward ha aperto il suo primo negozio outlet a Westfield London, trasferendovi le giacenze in eccesso accumulate durante il primo lockdown. Il CEO di Kurt Geiger Neil Clifford ha infine annunciato che l’azienda saluterà la fine del 2020 con il 25% di organico in meno. “Il danno - ha aggiunto - sarà significativamente più ampio di quanto previsto dal Tesoro, le nostre manifatture di lusso ne patiranno le conseguenze e tutti i marchi globali bloccheranno gli investimenti nel Regno Unito a causa del drastico calo della domanda”.

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L’addio al tax free nel Regno Unito potrebbe mandare in fumo fino a sei miliardi di sterline di spesa dei turisti. Dura la reazione di brand e retailer inglesi, ma anche dell’intero settore turistico. In Europa si annunciano condizioni vantaggiose per Francia e Italia


*Fonte NPD unità vendute in profumeria da settembre 2018 ad agosto 2020. ©2020 Clinique Laboratories, LLC

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analisi

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analisi

di Giorgia Ferrais

In BORSA moda e lusso in altalena col ‘primo’ Covid. Mentre lo sportswear segna addirittura nuovi RECORD

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effetto del Covid-19 ha impattato anche i listini delle Borse mondiali mandando in altalena tutti (o quasi) i titoli delle aziende quotate. La prima fase della pandemia, quella più imprevista e sconvolgente per il mondo occidentale, ha avuto effetti in Borsa mai visti nemmeno nelle crisi del 2009-2010. In particolare, nelle giornate tra il 12 e il 18 marzo. Eppure, dall’estate, alcuni titoli della moda e del lusso hanno segnato un’inversione di rotta. Secondo l’analisi stilata da Pambianco Magazine sulla variazione dei titoli delle aziende della moda e del lusso nel periodo marzo–metà ottobre 2020, il segmento lusso era stato capace di sorpassare la grande paura di primavera, prima che i dati recenti della pandemia e i primi lockdown in Europa innescassero nuovi timori. Infatti, dal mese di agosto, alcuni colossi hanno ricominciato a crescere, per tornare poi a settembre e ottobre vicino ai massimi di Borsa. Intanto, a svettare sono senz’altro i titoli dello sporstwear, settore che ha segnato nuovi record per effetto della combinazione di fattori favorevoli. Per contro, è nutrito il plotone di titoli che ancora non si è ripreso dalla picchiata dello scorso marzo. In attesa di vedere cosa comporterà la seconda ondata di Covid nel mondo, può essere utile studiare l’altalena del primo impatto.

SPORTSWEAR AI RECORD A prescindere dalla nazionalità, lo sportswear ha trionfato. Merito della combinazione di fattori favorevoli, quali l’accelerazione impressionante del digitale, oltre al desiderio

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analisi

di indossare un abbigliamento più comodo nel periodo di lockdown imposto dalla pandemia, e che continua con lo smartworking. In Europa, Puma ha registrato un record storico in Borsa il 14 ottobre a 82,24 euro, mentre Adidas ha viaggiato vicino ai valori pre-Covid. Quest’ultima, in particolare, nonostante abbia archiviato il secondo trimestre in flessione con un fatturato in calo del 34% a 3,57 miliardi di euro, ha segnato un’ottima performance online (+93%). Anche in America è record storico: il nuovo posizionamento digitale di Nike potrebbe essere la chiave per rispondere con forza alla crisi innescata dalla pandemia Covid-19. E a crederci è stato in primis il mercato che, nella giornata del 14 ottobre ha spinto il titolo del numero uno dello sportswear al massimo storico di 130,98 dollari. Altro exploit quello di Lululemon, il cui record è stato però fissato il 2 settembre quando il titolo è arrivato al massimo di sempre di 398,29 dollari. Lo specialista dello sportswear è cresciuto oltre le stime nel secondo trimestre, totalizzando ricavi per 902,9 milioni di dollari, in crescita del 2% sullo stesso periodo l’anno scorso e battendo le previsioni degli analisti Refinitiv ferme a 842,5 milioni di dollari. IL RIMBALZO DEI TITOLI DEL LUSSO Ottobre è stato il mese del rimbalzo dei titoli luxury. Nel Vecchio Continente, i colossi francesi Lvmh e Kering nella giornata del 16 ottobre sono tornati vicino ai massimi storici, rispettivamente 432,60 e 589,40, mentre Hermès è arrivato a 790,00 euro, passaggio che, sulla scia dei risultati 3Q, avrebbe poi portato al record di sempre qualche giorno dopo la metà del mese. Sul fronte lusso, in America non c’è stato il rimbalzo registrato dai big europei, anche se i grandi gruppi come Guess, Capri Holding e Pvh sono tornati a recuperare dopo l’impatto del coronavirus. In tutti i casi, il perno su cui appoggiarsi, per tutti, è stata la ripresa cinese e orientale. Ovviamente, anche l’ecommerce ha favorito la situazione, compensando le chiusure prolungate dei negozi durante la primavera e l’estate. LA TRASFORMAZIONE DEI FAST FASHION Per quanto riguarda il fashion low cost, la pandemia ha accelerato la trasformazione del modello di business. Già alle prese con la problematica dei resi e degli smaltimenti di magazzino, in pochi mesi i giganti della moda a buon mercato hanno spinto sulla trasformazione digitale. Spostando il baricentro online e, per contro, rivedendo la dimensione e le formule di utilizzo della rete di negozi. Benché il segmento della moda low cost non possa dirsi fuori dalla crisi innescata dalla pandemia Covid-19, le principali aziende del settore condividono risultati migliori delle aspettative, generando ottimismo negli investitori di mercato. I titoli in borsa hanno recuperato nell’ultimo periodo: Inditex ha chiuso la giornata del 16 settembre a 25,81 euro, mentre H&M il 7 ottobre ha toccato quota 164,20 euro. I RIMANDATI Nel mare magnum di titoli che hanno ripreso a crescere, e, addirittura, a toccare i massimi di Borsa, tanti sono ancora quelli che non si sono ripresi dalla picchiata dello scorso marzo. Tra questi spiccano Tod’s e Salvatore Ferragamo, nonostante i segnali di ripresa, in particolare in Cina e nell’e-commerce. Il primo ha archiviato il primo semestre dell’anno registrando ricavi a quota 256,9 milioni di euro, in calo del 43,5% rispetto al 2019. La semestrale della maison toscana, invece, risulta migliore delle attese. Evidentemente, il mercato si aspetta da entrambi i gruppi qualche segnale più consistente di un cambiamento di orizzonte.

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In Borsa l’effetto Covid19 non spaventa lo sportswear, settore che ha segnato nuovi record nelle ultime settimane. Mentre il segmento lusso sembra aver sorpassato la grande paura di marzo, per quanto i dati recenti della Pandemia e i primi lockdown in Europa abbiano innescato nuovi timori.


analisi

Il rimbalzo 2020 della moda in Borsa Le maggiori percentuali di rialzo dal minimo di marzo al massimo di settembre-ottobre dei titoli della moda e del lusso quotati sui principali listini internazionali

I MIGLIORI 3 TITOLI PER SETTORE

LUSSO

+53% Hermès +50% Lvmh +65% Kering

FAST FASHION

SPORTSWEAR

+72% Adidas +109% Nike +187% Lululemon

+55% H&M +28% Inditex +234% Gap

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dossier

Le passerelle finiscono in divergenza La pandemia ha scatenato una reazione a catena sui calendari della moda. Le restrizioni fisiche hanno accentuato le diverse necessità temporali dei brand, ed evidenziato che, grazie al digitale, si può anche andare da soli. Il risultato è una moltiplicazione degli appuntamenti esterni alle fashion week. Dall’entropia, spunta la concentrazione nel mese di ottobre. E il malumore dei buyer, per i quali è a rischio la visione di insieme: quella che crea una tendenza. OTTOBRE/NOVEMBRE 2020 PAMBIANCO MAGAZINE

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Dall’alto, in senso orario una foto della sfilata di Valentino a Milano; l’annuncio via Instagram in cui Saint Laurent afferma di non prendere parte ai calendari ufficiali; e un’immagine della sfilata digitale di Gcds

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dossier

di Sabrina Nunziata

DENTRO o FUORI. La pandemia ha stravolto i calendari. Adesso la moda sfila online, e sceglie il mese di OTTOBRE

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è chi entra, chi esce e chi, semplicemente, ‘sta’. La pandemia ha stravolto le attività delle aziende della moda e del lusso, e di conseguenza i calendari che ne scandiscono i ritmi. L’ultima tornata di fashion week ha infatti registrato parecchie anomalie. A chi ha deciso di rimanere al proprio posto, scegliendo di sfilare dal vivo o in in digitale durante le settimane della moda, si sono aggiunti inaspettati rientri nei calendari ufficiali (vedi Dolce&Gabbana) e importanti defezioni (Gucci, per citarne uno). Tra i più che hanno scelto di non sfilare durante le canoniche settimane, ottobre è stato il mese prescelto, il quale si è trasformato, di fatto, in un ‘mese della moda’ a sé.

CHI C’È C’È. E C’È CHI RIENTRA Durante l’ultima Milano Fashion Week dedicata alle collezioni spring-summer 2021, sono andate in scena 22 sfilate fisiche, 62 presentazioni in presenza e 41 sfilate digitali. Tra queste ultime, si conta, per esempio, Prada, che ha scelto una sfilata classica trasmessa su social network e piattaforme web, cui ha fatto seguito un talk tra Miuccia Prada e Raf Simons. Gcds, ‘estremizzando’ il concetto di sfilata digitale, ha mandato in scena un défilé completamente virtuale, in cui i modelli e

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persino il pubblico (tra cui comparivano Chiara Ferragni, Fedez, Gilda Ambrosio) erano avatar. Alle presenza ormai consolidate, si sono aggiunti inaspettati rientri. In primis Dolce&Gabbana che, dopo oltre 20 anni, è ritornato (già dalla Milano Digital Fashion Week dello scorso luglio) tra i soci della Camera Nazionale della Moda Italiana, scegliendo di sfilare fisicamente a settembre. Si aggiunge poi il rientro di Elisabetta Franchi che, assente dal 2017, ha scelto di ritornare in calendario con una sfilata digitale. Tra i come back più chiacchierati si conta poi quello di Valentino che, almeno per questa stagione, ha lasciato Parigi alla volta di Milano. Nel capoluogo lombardo il brand ha svelato le collezioni P/E 2021 attraverso una sfilata co-ed il 27 settembre. “Nello scenario attuale ci troviamo costretti ad anticipare decisioni che tutelino le nostre risorse più importanti, le persone, e che esplorando opportunità alternative, mantengano il nostro brand rilevante”, ha spiegato il CEO Jacopo Venturini. “Sentiamo quindi sia più etico realizzare il nuovo show in Italia, a Milano. Crediamo fortemente che questo progetto contribuirà a sottolineare l’importanza di essere parte di un sistema moda rappresentato sia dalla Camera Nazionale della Moda Italiana che dalla Fédération de la Haute Couture et de la Mode”. FUORI CALENDARIO Diversi sono i brand che hanno scelto di togliersi dai calendari ufficiali, scombussolati dal terremoto Covid. A Milano tra i grandi assenti si contano Gucci, Bottega Veneta (entrambi del gruppo Kering) e Jil Sander. Il primo lo aveva già annunciato a maggio: “Nel mio domani, abbandonerò il rito stanco delle stagionalità e degli show per riappropriarmi di una nuova scansione del tempo, più aderente al mio bisogno espressivo”, aveva detto il direttore creativo Alessandro Michele: “Ci incontreremo solo due volte l’anno, per condividere i capitoli di una nuova storia”. A ottobre, invece, Bottega Veneta ha presentato la collezione in forma ristretta e privata a Londra, mentre Jil Sander ha optato per uno short movie. A Parigi le defezioni sono state parecchie, tra cui Alexander McQueen, Rochas, Guy Laroche. A ottobre, Stella McCartney, Tory Burch, Celine hanno presentato le proprie collezioni estive femminili tramite formati digitali, così come Amiri, che ha realizzato un video per la linea maschile. Raf Simons, allo stesso modo, ha scelto il digitale, lo scorso 23 ottobre, per il proprio debutto nel womenswear, il quale è andato in scena insieme alla consueta collezione maschile. Show o presentazioni dal vivo sono stati invece realizzati, sempre a ottobre e in Giappone, da Comme des Garçons, Junya Watanabe, Noir Kei Ninomiya e Sacai. A questi, sempre dal vivo, si aggiunge Lanvin a Shanghai lo scorso 17 ottobre. Off-White, invece, ha scelto un modo inedito per svelare la propria collezione: presenterà le nuove proposte a gennaio, consegnando nei negozi il mese successivo. Saint Laurent non ha ancora reso noti i propri piani. Andando oltreoceano, Michael Kors ha deciso di saltare i canonici giorni della New York Fashion Week a favore di uno show co-ed, a metà ottobre, sempre a New York, alla presenza di pochi invitati. “Per molto tempo ho pensato che il calendario della moda dovesse cambiare”, aveva detto lo stesso Kors a giugno, annunciando che avrebbe saltato il consueto appuntamento nella Grande Mela. “Tutti abbiamo avuto il tempo di riflettere e analizzare le cose, e penso che molti concordino sul fatto che è tempo di un nuovo approccio per una nuova era”. Tommy Hilfiger, che negli ultimi tre anni ha sfilato con il formato see now - buy now con show iteneranti, non ha invece ancora annunciato come presenterà la sua collezione.

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“Per molto tempo ho pensato che il calendario della moda dovesse cambiare”, ha detto Michael Kors. “Abbiamo avuto il tempo di riflettere e penso che molti concordino sul fatto che è tempo di un nuovo approccio”



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di Vanna Assumma

Big FUORIUSCITI dalle fashion week. Cosa ne pensano i buyer? Difendono lo STATUS QUO

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istituzione ‘sacra’ della moda, la fashion week, è messa in discussione da ‘fuoriusciti eccellenti’ come Gucci e Bottega Veneta in Italia, e altri big nel mondo. Ma c’è chi la difende strenuamente. Sono i buyer, i diretti fruitori delle sfilate, che sostengono l’importanza di un momento istituzionale che riunisca il meglio della moda italiana, anzi la necessità di un calendario concentrato, così come viene definito di anno in anno da Camera Nazionale della Moda Italiana. Ne sintetizza i motivi Giacomo Vannuccini, buyer di Tricot e consigliere di Camera Buyer Italia: “La concentrazione delle sfilate è un momento fondamentale, non tanto per una questione di comodità per i buyer, ma perché permette di avere un quadro completo dell’offerta nel breve termine. Solo in questo modo si riesce a fare una somma di tutti gli stili e, grazie alla visione d’insieme, si individua il ‘fil rouge’ che lega le varie proposte. Ogni designer ha la sua differente visione, ma è necessario individuare i capi che legano una collezione a un’altra per costruire l’assortimento del negozio. Se le sfilate fossero dislocate a livello temporale, non si riuscirebbe a fare questo lavoro di sintesi”. Vannuccini aggiunge che la fashion week è un momento di relazione tra addetti ai lavori, di scambio di idee, di incontri anche informali, un networking che ha un valore inestimabile.

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CUI PRODEST? Intervistati da Pambianco Magazine, i buyer riflettono sul motivo che spinge i big ad allontanarsi dal calendario canonico e sulle conseguenze di questa ‘strategia dell’assenza’. A chi giova? Massimo Fiacchini, co-owner di Fiacchini Boutique, ricorda che Dior ha fatto 100 milioni di visualizzazioni nel corso dell’ultima sfilata e la passerella è stata allestita all’interno della Paris Fahion Week. Come dire, non è necessario uscire dal calendario per generare alti numeri. E continua: “Se i grandi escono per limitare la produzione, le collezioni e i ritmi delle uscite, e quindi anche gli show, può avere un senso, anzi è apprezzabile. Ma se ci si sposta solo per dimostrare che si è forti, mi sembra che si crei una sfida alle istituzioni e la trovo anche ad alto rischio”. Un rischio legato al fatto che, sostengono gli intervistati, oggi Gucci è sulla cresta dell’onda, è all’apice del suo business, e per questo decide di ‘fare in autonomia’, ma dato che la moda è circolare, quando la maison della doppia G non sarà più in vetta alle classifiche di vendita, cosa farà? Chiederà di rientrare nella fashion week? “Spero fermamente - aggiunge Vannuccini – che la decisione di uscire non dipenda da logiche ‘amazoniane’, cioè dove il più grande si muove in virtù del suo potere a discapito degli altri, anche perché fino ad ora non si è fatto altro che parlare di inclusività, e queste scelte mi sembra proprio che non vadano in questa direzione”. E conclude con una domanda di carattere ‘etico’: “Questi brand sono nati all’interno del sistema-sfilate, hanno raggiunto il loro successo grazie al supporto di Cnmi, e poi appena diventano importanti lasciano l’istituzione che li ha fatti crescere? Mi sembra ci voglia anche un senso di responsabilità da parte delle maison”. Facendo un po’ di dietrologia, gli intervistati sostengono anche che il motivo per cui i big lasciano il calendario ufficiale è perché vogliono spingere sul retail monomarca, sulle vendite dirette, non più sul wholesale. “Dobbiamo rendere le nostre boutique speciali - osserva Fiacchini - perché le maison faranno sempre più selezione. Spezzando una lancia a favore dei fuoriusciti, se i big dovessero acquisire più awareness con eventi in autonomia, ne giovano anche i negozi multimarca. Cioè, se un brand crea valore, questo ritorna anche su noi rivenditori, spingendo le vendite”. SPAZIO AI PICCOLI Malgrado i dubbi sull’uscita dei big, i buyer ritengono che bisogna rispettare le scelte indipendenti delle maison: “Noi siamo abituati a spostarci - afferma Daniela Kraler, CEO delle boutique Franz Kraler - e quindi seguiremo i big nei diversi appuntamenti che ci proporranno. L’importante è che la fashion week non venga mutilata. Intendo dire che, se escono i grandi, si possono enfatizzare i marchi più piccoli, i nuovi talenti, aiutandoli davvero ad emergere. Per noi buyer è molto importante fare scouting”. Questo problema è sentito da tutti i rivenditori, perché quanto sta facendo attualmente il presidente di Cnmi Carlo Capasa non è ritenuto sufficiente. “Bisogna dare la possibilità a un giovane stilista – riprende Vannuccini – di fare una sfilata con le sue idee e la sua creatività. Non bisogna imporgli uno spazio precostituito. E poi va sostenuto in fase post-show per quanto riguarda la commercializzazione e il marketing”. Insomma, il nuovo scenario porta a diverse riflessioni, ma un’idea è chiara sulla Milano Fashion Week appena trascorsa: per la prima volta Milano Moda Donna e Milano Moda Uomo si sono svolte contemporaneamente, e questa è un’impostazione che i buyer promuovono a pieni voti. “Nel nuovo scenario - sottolinea Kraler - vorrei una fashion week con moda uomo e moda donna insieme, e, perché no, anche con le proposte bimbo. Questa concomitanza ci permette di avere una visione allargata, maggiore ispirazione, aiutandoci a costruire un assortimento coerente”.

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“L’importante è che la decisione di uscire non dipenda da logiche ‘amazoniane’, cioè dove il più grande si muove in virtù del suo potere a discapito degli altri, anche perché fino ad ora non si è fatto altro che parlare di inclusività”



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di Giulia Sciola

HOLIDAY SEASON alla prova Covid. Timori su mood e logistica: riuscirà l’e-commerce a salvare il NATALE?

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a stagione cruciale per le vendite, a momento che rischia di acuire le difficoltà di brand e rivenditori, che arrivano alla sfida dello shopping natalizio con giacenze appesantite dalla pandemia Covid-19, meno disponibilità economiche per acquistare nuove collezioni e più consapevoli del ‘rischio paralisi’ della logistica legata all’e-commerce. La holiday season, il periodo che va dalla fine di novembre all’inizio di gennaio e che in America ingloba la fase delle spese legate alla Festa del Ringraziamento e al Natale, vede oggi diminuire la sua incidenza sul fatturato annuale, complice la capacità del web di creare entusiasmo attorno a molteplici eventi di shopping durante l’anno. Nel 2020, inoltre, la progressione delle vendite negli Usa potrebbe dimezzarsi rispetto alla media degli ultimi dieci anni: stando alle analisi di Cbre, il periodo segnerà una crescita inferiore al 2%, contro il +4,1% medio evidenziato dal 2010. LE SFIDE DEL DIGITALE Per rispondere in modo efficace alle sfide di questa fase, i retailer stanno potenziando le loro operations digitali, mixando promozioni per chi compra sul web a maggiori possibilità di ritiro della merce in negozio. “Assisteremo a una crescita modesta durante le festività natalizie, poiché le vendite nei negozi fisici saranno messe a dura prova e la

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fiducia dei consumatori in generale sarà tiepida”, ha dichiarato alla stampa internazionale John Morris, responsabile del retail per Cbre. Il manager prevede che l’e-commerce raggiungerà “nuovi massimi” quest’anno. Meghann Martindale, responsabile globale della ricerca sulla vendita al dettaglio di Cbre, ha definito questa stagione “un test significativo per nuove strategie e pratiche omnicanale”. Eppure, fatta eccezione per i pure player dell’e-commerce, il web potrebbe nascondere diverse insidie. Un’inchiesta condotta da Business of Fashion, dando voce a numerosi brand americani di abbigliamento, spiega infatti che diventa fondamentale oggi diversificare le opzioni di consegna e tenere presente che l’aumento dei costi che il Covid-19 ha provocato in tutta la supply chain non risparmia il last mile: “Ups e FedEx – si legge su Business of Fashion - hanno annunciato holiday surcharges (ovvero, rincari nei periodi festivi) già all’inizio di agosto. Le reti di consegna si stanno sforzando di gestire l’aumento dei volumi di e-commerce generato dai lockdown e probabilmente registreranno più ostacoli durante le vacanze”. Lo shopping su internet ha visto raddoppiare le sue quote ‘dall’oggi al domani’ con la pandemia ed è possibile che l’esplosione di richieste della holiday season renda poco sostenibili gli attuali modelli di business. Le difficoltà di chi oggi prova a compensare con il web la ridotta propensione dei consumatori agli acquisti nei negozi si scontra poi con lo strapotere di Amazon che, di contro, ha brindato al successo del Prime Day, estendendo sconti e promozioni anche ai prossimi mesi. Il nuovo Holiday Dash Event lanciato dal gigante di Jeff Bezos invoglia infatti ad anticipare lo shopping natalizio con oltre un milione di offerte in tutto il mondo. LO SCENARIO ITALIANO La situazione nel Vecchio Continente si annuncia non troppo distante dal panorama americano. E, questo, senza contare l’ipotesi che il Covid imponga nuovi lockdown generali. In Italia, fa sapere Federazione Moda Italia-Confcommercio, per il momento ci si attrezza con un approccio multicanale a una domanda che però è influenzata dal reddito disponibile netto delle famiglie italiane e dal clima di fiducia che permeerà il periodo. A fine anno, le stime dell’organizzazione di rappresentanza dei settori dell’abbigliamento, delle calzature, dell’arredamento, delle pelletterie e dell’ingrosso tessile prevedono una perdita complessiva che si aggirerà intorno ai 20 miliardi di euro di consumi nel solo settore moda, vista l’impossibilità anche di far conto sullo shopping tourism. “I magazzini – ha raccontato a Pambianco Magazine Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia - sono pieni di merce soprattutto della P/E, ecco perché abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere attenzione alle Istituzioni italiane auspicando di veder premiati i nostri sforzi, con l’estensione al commercio dell’art. 48-bis della legge di conversione del ‘DL Rilancio’ sulla svalutazione dei magazzini, che prevede la concessione di un credito di imposta del 30% ai prodotti rimasti invenduti a causa del Covid. Perché maggiore è l’invenduto e minore è la propensione a nuovi ordini. È un problema di filiera che va affrontato subito e insieme alla parte produttiva”. Il commercio elettronico, ricorda Borghi, ha riscosso molto interesse nel periodo di lockdown, “ma pensare che un canale di vendita, seppure innovativo e in costante crescita a due cifre, possa rappresentare la soluzione per ripartire, mi sembra alquanto azzardato per il settore della moda che vive di emozioni date dalla prova e dal contatto fisico con il prodotto”. Le complessità logistiche rappresentano soltanto uno dei tanti nodi da tenere in considerazione dal lato dell’offerta, come il confezionamento dei pacchi, la sostenibilità e i resi. Dal lato della domanda, oltre ad un occhio all’ambiente, visto che spesso i prodotti acquistati sul web fanno il giro del mondo, si dovrebbe guardare anche all’originalità degli stessi che circolano in rete, e anche alle politiche di pricing, sempre più al ribasso, che contribuiscono a creare confusione. 34

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La holiday season fa i conti con diverse insidie, dalla scarsa fiducia dei consumatori, alle giacenze in eccesso, fino alle difficoltà logistiche del digitale. Amazon intanto brinda al record del Prime Day



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WHAT’S NEW? Se stiamo insieme

di Marco Caruccio

Il formato co-ed ha caratterizzato molte delle passerelle primavera/estate 2021. Alcune maison hanno scelto di svelare le proprie proposte maschili e femminili attraverso eventi phygital, video d’autore, filmati animati. A prescindere dal supporto reale o digitale, le collezioni hanno rivelato la volontà del sistema moda di continuare a stupire, sedurre e coinvolgere. Alcuni brand si sono avvalsi della collaborazione di artisti contemporanei per una fusione creativa dagli esiti sorprendenti. La palette di colori ha dato una nuova dimensione significativa al rosa ed esaltato l’innata luminosità del bianco. I blue jeans sono tornati protagonisti delle passerelle in omaggio agli anni 90 mentre il decennio precedente è stato celebrato da spalline oversize. Gli accessori per la prossima estate rispecchiano la voglia di libertà che mai come ora pervade l’immaginario collettivo del fashion world, e non solo.


Womenswear & Menswear

N°21 Hermès

Jason Wu

Alberta Ferretti

BRA BRA BRA

Sotto la giacca niente, o quasi. Il capo inizialmente pensato solo per il guardaroba maschile viene accostato all’indumento femminile per antonomasia: il reggiseno. Nella variante a fascia, talvolta a contrasto (Hermès, Jason Wu) ma spesso in coordinato (N°21, Alberta Ferretti). Sensualità agli antipodi.

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Marco Rambaldi

Ermanno Scervino Drome

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Michael Kors Collection


tendenze

Prada Versace

Blumarine

Moschino

LA VIE EN ROSE

In tonalità pastello ma lontano dai soliti cliché romantici. Il rosa invade le passerelle, in chiave demi-couture da Moschino, come sintesi delle visioni creative di Miuccia Prada e Raf Simons per la prima collezione firmata dal duo. Immancabile da Blumarine per l’esordio alla direzione creativa di Nicola Brognano.

Krizia

Magliano

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Tom Ford

MSGM

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tendenze

Givenchy

Rick Owens

Maison Margiela

Balmain

EXTRA SHOULDERS

Rick Owens, e non solo, manda in passerella guerriere galattiche dalle spalle extra-large. EstremitĂ a punta per la prima collezione di Givenchy firmata da Matthew Williams, omaggio agli anni Ottanta da Balmain. Declinazioni romantiche per Yohji Yamamoto e Maison Margiela, yeti urbano da Balenciaga.

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Carolina Herrera

Annakiki Yohji Yamamoto

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Balenciaga


fazzinihome.com

Italian Attitude

Made in Italy


tendenze

Dior Men Berluti

Vivienne Westwood

Louis Vuitton

ART ATTACK

La moda incontra l’arte. Il menswear di Louis Vuitton si ispira alle opere pop di Reggie Know, Vivienne Westwood interpreta alcune stampe della musicista Chrissie Hynde, Kim Jones, direttore creativo di Dior Men, fa tandem con l’artista ghanese Amoako Boafo. Berluti invece collabora col ceramista Brian Rochefort.

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Laura Biagiotti

Christian Siriano Iceberg

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Burberry


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Giorgio Armani Salvatore Ferragamo

Chiara Boni La Petite Robe

Fendi

WHITE POWER

Total look senza incertezze. Outfit che inneggiano alla purezza cromatica assoluta celebrata da Silvia Venturini Fendi, Salvatore Ferragamo e Giorgio Armani. Linee pulite (Calcaterra, Neil Barrett) e silhouette minimal (Simona Marziali) senza rinunciare alla sensualitĂ (Luisa Spagnoli, Chiara Boni La Petite Robe).

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Calcaterra Luisa Spagnoli

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Neil Barrett

Simona Marziali MRZ


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tendenze

Zadig & Voltaire Paco Rabanne

Philosophy di Lorenzo Serafini

Valentino

90’S VIBES

Janet Jackson immortalata da Patrick Demarchelier per Rolling Stone, Lenny Kravitz sulla cover del suo Greatest Hits, Mariah Carey nel video di ‘Heartbreaker’. Il jeans torna protagonista delle passerelle come nel suo periodo d’oro, gli anni Novanta. Black blazer e white t-shirt sono d’ordinanza.

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Les Copains

Y’s Yohji Yamamoto Alessandro Enriquez

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Dondup



tendenze

Simone Rocha Lanvin

Emporio Armani

Giambattista Valli

ALMOST NAKED

Come impalpabili veli sulla pelle che ne esaltano la naturale sensualità. Dalle balze romantiche di Giambattista Valli al daywear di Act N°1. La trasparenza coinvolge anche l’universo maschile, come testimonia Emporio Armani. Andrea Pompilio torna al womanswear e non rinuncia a leggiadri abiti in tulle nude. Trés chic.

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Andrea Pompilio

Miu Miu Act N°1

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Emilio Pucci


tendenze

Etro Ermenegildo Zegna XXX

Max Mara

Kenzo

MULTI POCKETS

Giacche, pantaloni, abiti multitasche. Dai capispalla di Tod’s ai cargo pants di Dsquared2, mai più senza uno spazio extra in cui riporre lo stretto indispensabile prima di lasciare casa. La sahariana di Etro ci ricorda che anche la città può essere una giungla quindi meglio essere equipaggiati per ogni evenienza.

Tod’s

Paul Smith Dsquared2

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Elisabetta Franchi

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Shoes &Bags VIC MATIÉ

THE BRIDGE

ANITA BILARDI

PATRIZIA PEPE

LA MARTINA

BORBONESE

DESERT CALL Le sfumature della sabbia colorano le borse per la prossima primavera, da indossare con scarpe en pendant.

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PRIMADONNA COLLECTION

SEBOY’S

PHILIPPE MODEL PARIS

VOILE BLANCHE

Il modello ‘Royale’ è la sneaker sporty-casual di ispirazione running, che non tralascia l’anima parigina del brand. Realizzata con un mix di materiali che prevede nylon, pelle e suede a contrasto.

Un collage di texture diverse caratterizza la silhouette della sneaker che, alla ricca palette cromatica, accosta il confort di sempre. Perfette per il casual friday, alleate preziose nei weekend.

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tendenze

ALVIERO MARTINI 1A CLASSE BIKKEMBERGS

ELLESSE PLINIO VISONÀ

IGI&CO

TONINO LAMBORGHINI

SUNLIGHT GLAM Accessori luminosi arricchiti da tocchi ocra. Il bianco ottico caratterizza maxi bag e sneakers ultra confort.

PINEIDER

CALICANTO

FUORISERIE

PÀNCHIC

Prima capsule collection per il brand di Michele Ruffin, imprenditore con esperienza quarantennale nella moda. Capi e accessori green firmati a quattro mani con il celebre fotografo Giovanni Gastel.

Il brand propone un approccio personale alla calzatura secondo l’interpretazione del fondatore e direttore creativo Leonardo Dal Bello. L’artigianalità italiana accostata ad un’anima pop.

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Le aziende si raccontano in collaborazione con:

VENISTAR

EFFEPIERRE

IL TARÌ

18 MONTENAPOLEONE

WANNABE

FAEDA

INTEGRA FRAGRANCES

DEDAGROUP STEALTH

MILANO MODA GRADUATE

P WC FONDAZIONE YVES ROCHER


PwC

il Circular Fashion Summit 2020 in versione digitale

Digitale e sostenibilità per promuovere una vera economia circolare Il 2020 ha accelerato la propensione alla sostenibilità di consumatori e aziende della moda. PwC Italia ha individuato tre macro-trend riguardanti questa tematica, la cui cartina tornasole si ritrova nell’operato dei brand, come qui raccontato da Salvatore Ferragamo. Digitale e sostenibilità al fine di promuovere una vera economia circolare. Il 2020 ha imposto una notevole accelerazione verso questi elementi, ormai imprescindibili per il settore della moda e del lusso. Come evidenziato da Erika Andreetta, partner PwC Italia, in occasione del Circular Fashion Summit 2020: “È possibile individuare 3 macro-trend sulla sostenibilità: i consumatori si aspettano buone pratiche da brand e retailer, porranno particolare attenzione nelle scelte di acquisto e saranno sempre più responsabili nei comportamenti”. Nello specifico (Millennials e Gen Z in primis) si presterà sempre più attenzione alla sostanibilità lungo la filiera, dalle materie prime al prodotto finito, il quale è meglio

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che sia etico, naturale e animal free. Veronica Tonini, Chief Risk Officer & Sustainability Coordinator di Salvatore Ferragamo, racconta l’operato del brand nel campo della sostenibilità. Come si evince dalla ricerca di Pwc, mai come oggi i consumatori sono sensibili alle tematiche green. In che modo Ferragamo applica i principi di sostenibilità lungo la filiera? Per la Salvatore Ferragamo è di fondamentale importanza che la cultura della sostenibilità coinvolga l’intera catena del valore. Nel rispetto dei valori di qualità e Made in Italy, il Gruppo si affida ad un’ampia rete di fornitori e produttori italiani di

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grande competenza artigiana e fidelizzati spesso da anni di collaborazione continuativa. Al fine di essere qualificati come fornitori, l’Azienda richiede appositi adempimenti, ad esempio: l’accettazione del Codice di Condotta Fornitori, la sottoscrizione della Restricted Substances List (RSL) e l’accettazione della Policy sull’Animal Welfare. Comunicare la sostenibilità è importante quanto ‘farla’. In che modo informate i vostri clienti? Negli anni l’azienda ha implementato numerose iniziative volte a comunicare le attività e la cultura aziendale della sostenibilità al pubblico. Nel 2014 abbiamo redatto il primo Bilancio di Sostenibilità interno al Gruppo che abbiamo poi reso pubblico dal 2015. Successivamente abbiamo creato un sito internet ad hoc dedicato alla promozione e alla pubblicazione di contenuti di sostenibilità dell’Azienda e, più recentemente, abbiamo iniziato a sviluppare contenuti inerenti la sostenibilità su piattaforme social quali LinkedIn e Instagram. Altre iniziative che abbiamo comunicato sono l’adesione al Fashion Pact, quella relativa al sandalo Rainbow Future, e la mostra Sustainable Thinking.

inserendo all’interno delle collezioni materiali innovativi e sostenibili. L’azienda collabora inoltre con numerose Accademie e Università a progetti legati alla sostenibilità e all’ economia circolare. Il Fashion Pact ha appena compiuto un anno. Che primo bilancio potete farne? Sicuramente positivo, sia a livello di commitment della nostra Azienda che di cooperazione di settore. Il Fashion Pact si ripropone di individuare e implementare soluzioni concrete volte al raggiungimento di una serie di obiettivi condivisi, focalizzati su tre aree principali. Questo primo anno si è concentrato nel definire una struttura organizzativa del patto e nell’individuare una serie di obiettivi da raggiungere per ogni macroarea. Come Azienda, abbiamo cominciato a muovere i primi passi, definendo degli obiettivi Science Based ambiziosi, per la riduzione delle emissioni dirette e indirette di Co2, da raggiungere in dieci anni. Abbiamo inoltre individuato una serie di iniziative da mettere in atto, sempre volte al raggiungimento degli impegni presi con la sottoscrizione del patto.

In che modo il digitale vi supporta nel fare e comunicare la sostenibilità? L’integrazione del mondo digitale nelle modalità di comunicazione completa la brand experience del Gruppo e supporta la veicolazione dei messaggi di sostenibilità al pubblico. Un grande lavoro di comunicazione e sensibilizzazione in ambito di sostenibilità e responsabilità ambientale è stato fatto tramite la mostra Sustainable Thinking, che ha come obiettivo quello di fornire uno spunto di riflessione su un tema così importante per il futuro. Da luglio 2020, grazie a un Tour Virtuale con immagini a 360° in alta risoluzione, video e schede di approfondimento, è stato possibile rendere interamente digitali le 10 sezioni della mostra Sustainable Thinking. Millennials e Gen Z sono i più sensibili a queste tematiche. Che rapporto ha il brand con loro? Le nuove generazioni di consumatori hanno aspettative diverse da quelle passate; sono molto più attente e più informate, fanno domande sulla provenienza dei materiali, si interessano sulle certificazioni e danno molta importanza alla trasparenza e alla tracciabilità. La nostra Azienda sta abbracciando questo cambiamento, fornendo maggiore trasparenza nella rendicontazione del proprio operato e

Dall’alto, l’avatar di Erika Andreetta e quello di Veronica Tonini

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Fondazione Yves Rocher

I 100 milioni di alberi della Fondazione Yves Rocher Animata da una vocazione per preservare la bellezza della natura e dei suoi ecosistemi, dal 1991 Yves Rocher si impegna tramite la Fondazione Yves Rocher a cambiare il mondo con iniziative e progetti internazionali quali ‘Piantiamo per il Pianeta’ e ‘Terre de Femmes’. Fondata nel 1959 a La Gacilly da Monsieur Yves Rocher, oggi Yves Rocher è diventata una realtà internazionale mantenendo il suo cuore pulsante in Bretagna, dove si trova l’intera produzione. Un’azienda costantemente impegnata nel produrre cosmetici rispettosi sia della pelle che della natura: Yver Rocher incoraggia, infatti, iniziative esemplari come l’uso di fonti di energia rinnovabili, la riduzione della plastica, dei trasporti, l’equo pagamento del lavoro femminile e la riforestazione. E tutto mantenendo i prezzi dei suoi prodotti accessibili e la qualità delle sue

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formule alta. Ed è supportando la Fondazione Yves Rocher che, da oltre 25 anni, l’azienda si impegna a cambiare il mondo, restituendo alla natura parte dei successi che il brand cosmetico riceve da essa e per dare valore alle donne che si impegnano nella biodiversità. Oltre al progetto ‘Piante e Biodiversità’, che sostiene studiosi, ricercatori e botanici per la protezione della biodiversità nel mondo, e il Festival della Fotografia, che ogni estate si tiene a La Gacilly, l’iniziativa che maggiormente tocca nel profondo la Fondazione è ‘Piantiamo per il Pianeta’.

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Ogni anno, infatti, vengono distrutti 13 milioni di ettari di foreste. Determinati a reagire e agire, la Fondazione Yves Rocher sta combattendo una battaglia globale con la comunità di piantatori di alberi in tutto il mondo per ringiovanire il suolo, rallentare la desertificazione e ricollegare gli esseri umani con l’energia della natura e la magia degli alberi. Tramite questa operazione, la Fondazione Yves Rocher si impegna nella piantumazione di alberi per preservare la biodiversità e agire contro il cambiamento climatico. Dal 2007, più di 99 milioni di alberi sono stati piantati al ritmo di 1 albero ogni 3 secondi in 35 Paesi e tramite il coinvolgimento di esperti di 46 ONG. Dall’Europa all’Asia, passando per l’Oceania le Americhe, entro dicembre 2020 il traguardo di 100 milioni di alberi piantati verrà raggiunto. L’impegno della Fondazione, però, non si ferma qui e proseguirà nel futuro con altri importanti obiettivi. “Nel 1991 - racconta Jacques Rocher, Presidente Onorario della Fondazione Yves Rocher – mio padre Yves Rocher e io abbiamo deciso di creare la Fondazione. Una delle nostre prime azioni è stato il progetto ‘Una scuola, un arboreto’, che ha coinvolto scolari in tutto il mondo e grazie al quale sono stati creati oltre 500 arboreti. Il passo successivo è stato uno di

quegli incontri che cambiano la vita che capita di tanto in tanto. Ho incrociato Wangari Maathai a Nairobi nel 2007 e questo ha segnato una svolta. Accanto a questa donna determinata, vincitrice del Premio Nobel per la Pace, ho deciso di dare il mio pieno sostegno alla piantagione di alberi. Questo è stato l’inizio dell’avventura ‘Piantiamo per il Pianeta’. Arricchito dai nostri incontri con donne e uomini appassionati in tutto il mondo, il nostro obiettivo è balzato da 10 a 50 e finalmente 100 milioni di alberi piantati”. Inoltre, da sempre Yves Rocher Italia supporta la Fondazione e l’iniziativa a livello commerciale con la vendita di alcuni prodotti eco-concepiti: per un prodotto venduto della linea I Love My Planet, infatti, viene piantato un albero dalla Fondazione Yves Rocher. Celebrare la forza delle donne di tutto il mondo che quotidianamente sono impegnate per garantire un futuro migliore al nostro Pianeta è, invece, l’impegno che dal 2001 la Fondazione sostiene con il progetto ‘Terre de Femmes’. Lanciato in Italia nel 2016, il Premio continua ad incrementare le opportunità e a riconoscere l’impegno e il valore delle donne che, sempre di più, si adoperano per il bene della Natura e la salvaguardia del Pianeta.

In questa pagina, Martina Panisi, vincitrice della 4° edizione italiana del Premio ‘Terre de Femmes’ In apertura, Jacques Rocher Ph. Fondazione Yves Rocher

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Integra Fragrances

Integra Fragrances: comunicare attraverso il profumo a 360 gradi L’azienda italiana specializzata nella progettazione di identità olfattive sta portando il concetto di branding olfattivo in innumerevoli applicazioni, dal packaging all’e-commerce, passando per la GDO, un’academy che guida alla vendita dei profumi e la profumazione dell’esperienza artistica. Integra Fragrances si reinventa. Ed evolve. L’azienda, che dal 2006 sviluppa identità olfattive personalizzate per prestigiosi brand internazionali e le diffonde in 48 paesi al mondo, ha un nuovo obiettivo: trascendere la profumazione degli ambienti per diventare sempre più una realtà che si fa ambasciatrice del profumo a 360 gradi, in innumerevoli applicazioni, alcune anche molto innovative. Dall’esperienza al benessere, dagli aspetti più funzionali a quelli di comunicazione sensoriale, la missione di Integra è quella di rendere il profumo parte integrante - e perchè no, migliorativa - della vita di ciascuno di noi. “Abbiamo l’intento - afferma Lorenzo Cotti, CEO di Integra Fragrances - di diventare nel tempo un punto di riferimento a livello mondiale nell’applicazione del profumo, dell’identità olfattiva, in tutte le sue possibili forme: dai trasporti, 58

all’e-commerce, partendo dal prodotto, dal retail, da quello che è stato ed è tuttora la nostra tecnologia”. Il primo grande passo è stato compiuto durante il lockdown, quando, grazie ad alcuni studi condotti in precedenza insieme alla Facoltà di Chimica dell’Università di Parma, Integra ha eseguito un upgrade della propria tecnologia per poter profumare e sanificare con lo stesso sistema. “Chi meglio di noi - commenta Cotti - che possediamo un potente sistema di diffusione canalizzata controllato in remoto, può offrire un servizio completo di sanificazione degli ambienti? Siamo efficaci su aria, superfici e filtri aria, e con eccellenti risultati testati in laboratorio”. Poi, per adattare il concetto di identità olfattiva a un’ottica sempre più multicanale, Integra ha sviluppato la profumazione dell’e-commerce. “In un mondo in cui l’esperienza di acquisto

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è omnichannel - spiega Francesca Piana, responsabile Marketing di Integra Fragrances - è bene che anche il pacco che arriva a casa abbia lo stesso profumo dello store fisico, dei grandi eventi, della comunicazione istituzionale del brand. Profumare l’e-commerce significa profumare gli elementi che si trovano già all’interno della scatola (plastica, pelle, carta, tessuto), oppure inserire un elemento profumato personalizzato nella fragranza, nelle forme e nei colori, che può diventare un gadget brandizzato che libera profumo per i successivi 6-12 mesi. L’obiettivo? Che all’apertura del pacco la fragranza corporate avvolga l’utente e lo proietti con tutti i sensi nell’universo emozionale del marchio.” Oltre a profumare, questi supporti possono avere un effetto sanificante sull’interno della scatola e sul suo contenuto, con test di laboratorio che dimostrano un abbattimento microbico fino al 99,8% in 24 ore. Un settore che potrebbe sembrare lontano al mondo dell’azienda, ma con cui è iniziata una collaborazione, è quello della GDO. Questo mercato, che ha ricevuto un’ottima spinta dalla pandemia, è alla ricerca di soluzioni nuove per immergere i clienti in un’esperienza che vada al di là del funzionale per giocare con i sensi. Per chiudere il cerchio e tramutare un’identità olfattiva in un’opportunità per fare business, Integra supporta i propri clienti anche nella produzione di prodotti finiti con lo stesso profumo corporate. “Ci occupiamo di ogni aspetto, dallo sviluppo del concept al confezionamento, - continua Piana – fino a consegnare loro il prodotto finito pronto per lo scaffale o per un’operazione di gifting. Per supportare i nostri clienti nella vendita e per aumentare il turnover, lanciamo questo mese una piattafor-

ma online dall’interfaccia friendly e multi-device, accessibile anche “on-the-go” a tutti gli assistenti alla vendita: un’academy video, simpatica e fruibile, divisa in più moduli”. E la collaborazione con Intesa Sanpaolo, con cui Integra lavora da anni alla profumazione delle opere d’arte del circuito Gallerie D’Italia. “Realizziamo esperienze sensoriali e percorsi immersivi per arricchire lo storytelling museale. Abbiniamo gli elementi del tratto dell’artista, l’atmosfera, i soggetti, il racconto dietro l’opera, e trasportiamo tutto questo in una fragranza personalizzata. Spesso il profumo è il senso che, in sostituzione della vista, permette la fruizione dell’arte ai soggetti non vedenti e con disabilità.” Pensate infine a una residenza del futuro volta al benessere, dove uscendo di casa al mattino un profumo a base di oli essenziali ci accoglie ispirandoci buon umore e infondendoci energia per iniziare col piede giusto la giornata. Il tutto misurato con la neuroscienza per verificarne l’effetto a livello fisiologico e cerebrale.

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Dedagroup Stealth

Cosimo Solida, CEO Dedagroup Stealth

Dedagroup Stealth corre con sostenibilità e acquisizioni Partnership, acquisizioni e un modulo per monitorare le performance di sostenibilità delle aziende della moda e del lusso. Sono questi alcuni degli elementi tramite cui l’azienda fashiondriven del gruppo Dedagroup punta a diventare leader mondiale. Il 2020 è stato un anno particolarmente sfidante per il mondo della moda e del lusso e in questo contesto Dedagroup Stealth non si è mai fermata, soprattutto nel campo della sostenibilità. L’azienda fashion-driven del gruppo Dedagroup, che da trent’anni contribuisce allo sviluppo delle aziende del settore grazie alla piattaforma gestionale Stealth, ha infatti lanciato Stealth® SustainabilitySolution, un modulo per monitorare le performance di sostenibilità delle aziende. Per farlo è stato siglato un accordo con la Sustainable Apparel Coalization (SAC), organizzazione mondiale a cui partecipano diverse aziende dell’industria dell’abbigliamento, delle calzature e del tessile con l’obiettivo di promuovere una produzione sostenibile del settore. In particolare, Dedagroup Stealth utilizza gli indici di Higg da loro elaborati per calcolare le performance di sostenibilità. “Semplificando saremo, ad esempio, in grado di calcolare il valore della CO2 emessa

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per la produzione di prodotti derivanti da materiali acquistati in un determinato periodo, o calcolare facilmente quanti kg di cotone certificato ‘Better Cotton’ sono entrati nel magazzino nell’intervallo di tempo richiesto”, ha spiegato il CEO Cosimo Solida. La sostenibilità è uno dei cardini di sviluppo dell’azienda, così come lo sviluppo internazionale. “Noi siamo già leader in Italia con il nostro prodotto Stealth e l’obiettivo è quello di esserlo anche a livello globale”. Per questo l’azienda ha iniziato ad attuare una strategia di espansione a partire dall’Europa, acquisendo, a maggio, la realtà inglese Zedonk e stipulando una partnership con la società di consulenza Tnp per il mercato francese del fashion. “Ora, abbiamo in programma, nel 2021, una nuova acquisizione che ci permetterà di entrare direttamente negli Stati Uniti, dove ora siamo presenti in maniera indiretta. Successivamente punteremo anche all’Asia”.

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Il Tarì

Il polo dell’eccellenza orafa Il Tarì festeggia il successo dell’evento Open! Oltre 3700 punti vendita hanno visitato la cittadella campana del gioiello per la manifestazione che ha radunato 480 aziende della filiera. Il savoir-faire professionale si fonde con nuove startegie digital e una scuola di formazione di alta gamma. Il Tarì ha chiuso in linea con l’anno scorso l’appuntamento con Open!. Il polo orafo di Marcianise specializzato nella distribuzione e produzione di gioielli ha ospitato dal 2 al 5 ottobre l’evento europeo B2B che ha visto l’adesione di 480 aziende (alle 380 operative tutto l’anno presso il centro si sono aggiunte quelle invitate per l’occasione) e la partecipazione di oltre 3.700 punti vendita provenienti da tutta Italia e non solo. “Open! è stato il primo vero appuntamento italiano dedicato al business del gioiello dopo il lockdown. I visitatori hanno apprezzato il legame intrinseco con la produzione artigianale nostrana che ingloba aziende provenienti da tutta la Penisola. La competenza sull’intera filiera e il rispetto delle norme anti-Covid hanno spronato i visitatori, come dimostrano le 2.500 registrazioni avvenute già prima della manifestazione”, ha spiegato Vincenzo

Giannotti, da sei anni presidente de Il Tarì e tra i fondatori del polo. La formula di incontri basati su appuntamento ha consentito di gestire con sicurezza i meeting organizzati tra i moduli stabili del polo e i due padiglioni dedicati alle aziende esterne. Oltre all’afflusso di negozianti italiani, grazie alla collaborazione con Ice Agenzia si è svolto inoltre un atteso incoming di buyers europei. Il Tarì si estende su una superficie di 135mila mq e conta ogni giorno 3.500 presenze di operatori professionali. Il polo comprende anche Tads – Tarì Design School, una scuola biennale altamente specializzata che propone diversi percorsi formativi. Sulla digitalizzazione si fonda invece il progetto evolutivo de Il Tarì Next attraverso cui le piattaforme digitali definiscono nuove modalità di relazione: “In futuro vorremmo ampliarci anche al mercato B2B internazionale online”, ha concluso Giannotti.

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Milano Moda Graduate

Da sinistra, look di Giulia Barbieri, Lucia Grande, Alessandro Ripilli e Alberto Cornolò

Milano Moda Graduate premia i talenti creativi del futuro Il presidente Carlo Capasa e la giuria di esperti hanno annunciato i vincitori della sesta edizione durante la Milano Fashion Week di settembre. Premi anche da YKK Italia e Vogue Talents. Camera Nazionale della Moda Italiana ha svelato una nuova generazione di talenti grazie alla sesta edizione di Milano Moda Graduate. Durante la Milano Fashion Week di settembre si è svolta presso La Permanente la cerimonia di premiazione; un evento che ha portato in passerella i migliori studenti delle scuole di moda italiane. La giuria capitanata da Carlo Capasa, presidente di Cnmi, e composta da Beppe Angiolini, Rosy Biffi, Alessandra Carra, Luc Dheedene, Jacopo Etro , Nicoletta Ferrari, Riccardo Grassi, Laura Larbaleister, Luke Leitch, Cristina Manfredi, Federica Montelli, Michael Philouze, Alan Prada, Stefano Roncato, Danda Santini, Julia Song, Sara Sozzani Maino, Riccardo Tortato, Roberta Valentini, Marco Vurro, Hitoshi Yamaguchi, Yukiko Yuzawa ha premiato Giulia Barbieri con il Camera Nazionale della Moda Italiana Fashion Award. Il riconoscimento alla studentessa dell’Istituto Modartech consiste in un premio monetario che il Camera Moda Fashion Trust ha assegnato al 62

designer come supporto allo sviluppo del suo percorso di crescita. Parallelamente anche YKK Italia, main partner di Milano Moda Graduate, ha selezionato Lucia Grande come vincitrice del YKK Prize tra 11 studenti di design delle fashion school italiane, a cui è stato richiesto di creare un outfit speciale focalizzato sull’utilizzo degli accessori da chiusura. La studentessa di Naba - Nuova Accademia di Belle Arti ha ricevuto un premio in denaro da investire nello sviluppo della sua carriera nel mondo della moda. Grande riceverà inoltre per un anno una fornitura di prodotti YKK e avrà anche la possibilità di visitare lo stabilimento YKK a Vercelli. Per l’impegno dimostrato, YKK Italia ha deciso di assegnare anche uno speciale riconoscimento ad Alessandro Rupilli dello IED - Istituto Europeo di Design. Infine, Vogue Talents ha assegnato un premio a Alberto Cornolò, studente dell’Università IUAV di Venezia che sarà il protagonista di un esclusivo editoriale pubblicato su Vogue Talents.

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Effepierre

Maurizio Pezzati, presidente e fondatore di Effepierre

Effepierre, uno showroom digitale di oltre 15mila tessuti Effepierre è un’azienda di tessuti di alta gamma fondata nel 1987 per soddisfare le esigenze delle maison del lusso e del prêt-à-porter. In risposta alle limitazioni imposte dall’attuale situazione sanitaria, ha ideato due nuovi servizi: ‘Virtual Showroom’ e ‘Appuntamento in sicurezza’. Il primo consente di accedere in autonomia, tramite la richiesta di credenziali, a sessanta collezioni, suddivise in tessuti stampati, tessuti jaquard e tessuti uniti, oltre ad artworks, progetti speciali e vintage, messi a disposizione online. Un’area riservata che permette di effettuare ricerche approfondite e mirate all’interno di un archivio composto da più di quindicimila articoli, in costante aggiornamento. “Avendo iniziato l’archiviazione fotografica dei nostri tessuti quindici anni fa, siamo in grado di fornire ai clienti un servizio importante per accompagnarli nella scelta e nella personalizzazione dei prodotti – dichiara

a Pambianco Magazine il presidente e fondatore dell’azienda Maurizio Pezzati –. Nell’ampiezza dell’archivio, contenente documenti risalenti fino ai primi del Novecento, risiede la nostra forza”. L’appuntamento in sicurezza, invece, garantisce la possibilità di avvalersi del supporto del team commerciale tramite una videochiamata, in aggiunta alla consultazione, per ideare un prodotto customizzato. “L’avvento del Covid-19 ha annullato la presenza fisica, per cui abbiamo deciso di far entrare virtualmente i clienti nel nostro showroom – spiega Pezzati –. Dopodiché, a partire dalle immagini selezionate, inviamo loro il campione originale, perché nel nostro settore si lavora molto sulla mano, sulla caduta, sul peso del tessuto”. In questo modo, Effepierre può continuare a offrire ai clienti l’affidabilità di un marchio capace di coniugare creatività e innovazione con il rispetto dei più elevati standard di sostenibilità ambientale.

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Faeda

Faeda inaugura la nuova sede e rafforza il suo servizio stock Nel mercato della pelle dal 1956, oggi la conceria Faeda è sempre più all’avanguardia nello sviluppo di nuovi prodotti e nella ricerca di nuove proposte di colore. Merito dell’esperienza accumulata in molti anni di collaborazione con i maggiori brand del mondo della moda. La conceria Faeda ha conquistato negli anni una posizione di leader mondiale nella produzione di pellami verniciati, sia lisci che stampati, ma è riuscita a distinguersi anche nella produzione di pellami pieno fiore grazie alla propria creatività e alla capacità di trasformazione della materia prima. Dotata di moderni impianti e tecnologie per tutte le fasi della produzione, Faeda è grazie ai suoi impianti di velatura tra i maggiori produttori al mondo di pelli verniciate. Con la sua architettura moderna, la nuova sede Faeda in via Roggia a Montorso Vicentino (VI) simboleggia il giusto connubio tra tradizione e modernità, passione artigianale e sguardo verso il futuro. L’ordine architettonico raffigura organizzazione e dedizione, rappresentando appieno l’identità della conceria Faeda. Una sede immersa nel verde del territorio, un invito ad entrare nel mondo di Faeda fatto di passione, creatività, amore per il proprio

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lavoro. “La nuova sede - dichiara Alberto Caneva, AD di Faeda - è un punto di arrivo per il percorso di crescita fatto in questi anni, allo stesso tempo è un punto di partenza per quello che Faeda vuole diventare nei prossimi anni”. A complemento delle divisioni di pelletteria, calzatura, automotive e arredamento, Faeda dispone di un servizio pronta consegna che permette di ordinare una selezione delle migliori collezioni in continuo aggiornamento pronte per essere spedite in tutto il mondo entro 48 ore, senza minimi di acquisto. Il servizio Flash, introdotto da più di un anno, dispone da marzo 2020 di una sede logistica autonoma unicamente dedicata a questo servizio. “Nel contesto economico in cui ci troviamo – commenta Caneva - dobbiamo investire nel servizio e nella vicinanza al cliente, pensando sia alle grandi aziende con cui lavoriamo, che a realtà minori, uffici stile, ricercatori e piccoli artigiani”.

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ph. Luigi Lista

ph. Diego De Pol

Wannabe

Da sinistra a destra, Cristiano Cesario e la sede milanese di Wannabe

Wannabe Management, verso una nuova definizione del talento digitale Fondata cinque anni fa a Napoli da Cristiano Cesario, Wannabe Management è una realtà pubblicitaria che ad oggi lavora con una rete di talent e content creators provenienti da diversi settori. Per farlo al meglio, di recente è approdata a Milano, nello spazio Wellio in Via Dante 7. Wannabe Management è una realtà pubblicitaria che rappresenta un portfolio di celebrities televisive, musicisti, attori, atleti, creators e tik tokers tra i più influenti in Italia. Nata nel 2015, trae linfa vitale dalla consolidata esperienza in campo strategico e digitale del suo fondatore e CEO Cristiano Cesario. Una carriera alla scoperta dell’influencer marketing iniziata in un’azienda di moda come responsabile del settore digital e proseguita nel 2012, grazie all’incontro con Chiara Ferragni, all’interno del team di The Blonde Salad in qualità di primo project manager. All’apertura di una società di consulenza che lavorava per Alessia Marcuzzi e Melissa Satta, tra gli altri, ha fatto seguito la fondazione di Wannabe. La collocazione nel fertile territorio di Napoli, città natale di Cesario, ha consentito fin da subito la creazione di un network legato al vicino mondo artistico romano, oltre che milanese. Nel capoluogo lom-

bardo, l’agenzia ha da poco aperto una nuova sede e società, anche in funzione dell’ingresso, in veste di socio della cellula milanese, dell’esperto di Tik Tok Nicola Vittadini e del recente rebranding che ha reso strutturale un cambiamento già in atto da due anni, volto a valorizzare il talento nelle sue numerose espressioni. Nello specifico, si tratta della suddivisione del team creativo e commerciale in due aree così da offrire ai clienti un servizio di consulenza su misura: una, con base a Napoli, dedicata ai talent; l’altra, gestita a Milano, specifica per i content creators. Know-how distinti, accomunati dalla volontà di estendere al di là dell’estetica la definizione di talento nel panorama digitale. A questo mira l’importante fase di scouting e la successiva definizione di una strategia di comunicazione, sviluppata garantendo all’artista il costante supporto di un talent manager e di fotografi e videomaker interni all’agenzia.

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Venistar

Venistar al fianco dei Brand verso il Social & Conversational Commerce La nuova tendenza e-commerce su cui capitalizzare nel 2020 permette di sfruttare i canali social e conversational (Instagram, Facebook, YouTube, TikTok, WhatsApp, Telegram, WeChat…) per portare a termine una transazione di vendita. Nel 2019 il mercato dell’e-commerce ha superato la soglia dei 2 trilioni di dollari e oggi continua la sua crescita: mobile-commerce, servizi omni-canale, personalizzazione dei prodotti e sistemi di pagamento digitali sono solo alcune delle tendenze che hanno favorito una maggiore spinta al commercio elettronico nel 2020. A dominare la scena in quest’ultima parte dell’anno è, però, il Social & Conversational Commerce, nuova frontiera dell’acquisto interattivo e asset fondamentale su cui ogni Brand dovrà investire. “Innanzitutto è comodo per il cliente - commenta Antonio Canovese, CX Sales Manager di Venistar - in quanto favorisce l’interazione in modo personalizzato e a distanza, rompe i vincoli di tempo e di spazio dando nuovo valore alla relazione Brand-Cliente. In secondo luogo, contestualizza e rende emozionale l’acquisto durante l’interazione nei canali social su cui spendiamo tanta parte del nostro tempo libero”. I Clienti possono

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essere connessi in tempo reale con il Brand, ricevere risposte immediate, ottenere supporto e fare shopping ponendo delle semplici domande (sia in maniera testuale, sia attraverso la voce), instaurare conversazioni one-to-one con uno shopping assistant in carne e ossa piuttosto che digitale (chatbot) e che attraverso lo scambio di messaggi, foto e video rendono facile, immediato e personale la valutazione e l’acquisto di un prodotto. “Retex e Venistar continua Canovese - con le piattaforme Iconic e CX (Commerce eXperience) hanno l’obiettivo di accompagnare il Cliente in un percorso strutturato che, partendo dalla definizione degli obiettivi di business con una logica integrata ai processi omni-channel e ai sistemi applicativi esistenti, arrivi alla gestione operativa dei canali social/conversational commerce prescelti”. Questa rivoluzione è agli albori ma è indiscutibile il fatto che il retail del futuro sarà costruito sempre più attorno a questi servizi.

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18 Montenapoleone

Via Montenapoleone con veduta della sede di 18 Montenapoleone presso il Palazzo giallo Milano Melzi da Cusano

Il Quadrilatero della moda vive il presente e guarda al futuro La destinazione di shopping più ambita del centro di Milano registra numerosi cambiamenti, pronta a mostrare il suo nuovo assetto nel 2022. A raccontarlo è 18 Montenapoleone, che oggi segue numerose trattative. Attesa per i player del lusso che approderanno in via Verri. La vitalità immobiliare del Quadrilatero non si lascia acquietare. Proseguono infatti i lavori per la sua rinnovata geografia che guarda al 2022 per l’inaugurazione dei building attualmente in fase di riqualificazione e delle boutique dei nuovi brand che lì apriranno. Già oggi comunque la quantità di operazioni attive nel settore retail comunica un dato di fatto: anche in una fase di difficoltà senza precedenti, l’area si conferma la più ambita dalle griffe, pronte a subentrare in location attive o ad aggiudicarsi le vetrine vacanti. La conferma arriva da 18 Montenapoleone Retail Consultancy & Brokerage, società leader nello sviluppo retail high street, che dal 2010 fornisce consulenza per la ricerca delle location più prestigiose per l’apertura di monomarca, temporary shop, uffici e showroom nelle zone d’alta gamma grazie al know how delle fondatrici Antonella Mastrototaro, Maristella Brambilla e Laura Malgrati. “Parlando con le aziende – ha spiegato Antonella Mastrototaro –

notiamo come nessuno voglia rinunciare al cuore di Milano, anche in un momento di difficoltà. Anzi, le trattative che stiamo seguendo sono numerose. Le principali novità in arrivo riguarderanno via Verri, dove l’opening di Off White ha fatto da ‘faro’ per l’arrivo di altri due big del lusso. Anche Montenapoleone, via della Spiga e via Santo Spirito registreranno diversi cambiamenti”. Questi ultimi si concretizzeranno dall’autunno del 2021. “Se pensiamo ad esempio a via della Spiga – ha aggiunto Maristella Brambilla – i negozi vuoti non devono far pensare a un declino della via dello shopping. Ci sono stati infatti passaggi di proprietà di interi palazzi. Gli spazi sono in fase di riprogettazione e quando saranno pronti verranno commercializzati. Notiamo che le metrature più richieste sono nel range dei 150 -200 mq”. L’interesse per le location del Quadrilatero resta dunque alto e, oltre alla moda, oggi vi si avvicinano anche brand del settore arredamento.

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digital & tech

A LECTRA IL GRAND PRIX BFM BUSINESS Il Grand Prix Bfm Business 2020 per l’accelerazione digitale è stato assegnato a Lectra, azienda che combina software, sistemi di taglio, servizi e dati per soddisfare le esigenze specifiche delle aziende che operano nei settori del fashion, dell’automotive e dell’arredamento. Organizzato da Bfm Business, il concorso premia i progetti più rappresentativi della trasformazione digitale, evidenziando pratiche di accelerazione digitale. Davanti a un pubblico di 180 dirigenti che hanno partecipato alla serata, ha ricevuto per primo il Grand Prix per la trasformazione del modello di business, una delle sei categorie di questo concorso. “In Lectra viviamo la trasformazione ogni giorno da 30 anni”, ha commentato Daniel Harari, presidente e CEO di Lectra. “Abbiamo lanciato con successo le nostre prime offerte per l’Industria 4.0: una combinazione di software, hardware, dati e servizi. Soluzioni intelligenti e connesse. Soluzioni green a basso consumo energetico. Ora siamo partner dei nostri clienti. Forniamo loro intelligenza industriale, un’alleanza di competenze umane e intelligenza artificiale. Siamo pronti per una nuova fase e, con un modello di business collaudato, l’affrontiamo con fiducia”.

SOPRA STERIA SARÀ A ZERO EMISSIONI ENTRO IL 2028

FILOBLU CRESCE NEL 2020. RICAVI A CIRCA 51MLN (+28%)

IN ITALIA SWATCHPAY! CON INTESA E MASTERCARD

Sopra Steria, player europeo attivo nella consulenza, nei servizi digitali e nello sviluppo software, annuncia il suo impegno a raggiungere le zero emissioni entro il 2028. Questo obiettivo – che si basa sulla solida performance del suo programma ambientale negli ultimi anni – potrà così essere raggiunto 22 anni prima di quanto raccomandato da Onu e UE, grazie ai risultati tangibili ottenuti con il programma di decarbonizzazione avviato quasi dieci anni fa. Sopra Steria rafforzerà il proprio programma ambientale incentrandolo su tre priorità: mantenere il programma di carbon neutrality di tutti i suoi uffici, data center e viaggi di lavoro; accelerare l’approccio alla sobrietà digitale, con infrastrutture che soddisfino obiettivi di sostenibilità del gruppo e dei partner; sfruttare il potenziale delle nuove tecnologie per sviluppare soluzioni innovative per l’ambiente e per il clima.

FiloBlu, società di consulenza strategica on & offline, si appresta ad archiviare il 2020 registrando un fatturato di circa 51 milioni (+28%). E presenta ‘Transformation by Digital’, un nuovo paradigma con cui si propone di supportare, grazie al digitale, i propri clienti in un contesto in continua evoluzione. Come spiegato dal CEO Christian Nucibella, FiloBlu, che tra i propri clienti conta, per esempio, Santoni ed Elisabetta Franchi offre un approccio consulenziale completo, che parte dall’analisi dei dati grazie all’approccio metodologico e alla suite proprietaria di Business Intelligence, che permette azioni che si traducono in interventi mirati ma trasversali a tutte le aree e livelli dell’azienda. Con questo approccio, la società ha rilanciato il business dei brand durante il lockdown, tanto che i fatturati dei clienti moda si sono attestati a -7% a marzo e +29% ad aprile 2020.

Una carta di pagamento al polso. Ora, infatti, pagare con l’orologio senza avere uno smartwatch è possibile anche in Italia. Dopo il lancio in Cina, in Svizzera e in altri Paesi europei, arriva SwatchPAY!, il sistema della casa svizzera che permette ai clienti di pagare tramite Nfc. Il cliente può associare una carta di pagamento in qualsiasi negozio Swatch e in seguito dall’applicazione sarà possibile bloccare o sbloccare la funzionalità di pagamento per una maggiore sicurezza. “Ancora una volta Swatch applica la sua ricetta ad un prodotto innovativo: semplicità, riduzione, colore, personalità e, naturalmente, la qualità e sicurezza SwissMade”, ha commentato il creative director Carlo Giordanetti. “Ringrazio Intesa Sanpaolo e Mastercard, per essere i primi con noi in Italia: dinamicità ed energia sono alla base di questo progetto, e ne abbiamo trovato tanta”.

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master e-academy

Pambianco “L ACADEMY, sostenibilità e DIGITAL

a necessità di orientarsi nei nuovi scenari del consumo rende necessario per i professionisti un aggiornamento costante e dalla forte connotazione digital e sostenibile. Pambianco Academy è il nuovo punto di riferimento nella formazione professionale dei settori Fashion, Design e Beauty”, racconta David Pambianco.

di Alessia Perrino

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Le tematiche scelte per le nuove proposte di master della piattaforma di formazione realizzata da Pambianco, sono in linea con le ultime tendenze in materia di gestione aziendale e formazione, perché gli imprenditori e i professionisti devono rimodulare i modelli di business e di management e la propria cultura organizzativa, anche ai tempi del Covid-19. Fresco di realizzazione e appena partito, il Master “Sostenibilità nel Fashion, nel Design e nel Beauty” nasce con l’obiettivo di fornire ai partecipanti tutti gli strumenti necessari per poter creare un percorso di sostenibilità all’interno della propria azienda. Il programma si suddivide in 4 aree specifiche, la prima delle quali dal titolo ‘Come iniziare un percorso di sostenibilità’ con lo studio dei principi internazionali di riferimento e l’analisi dei trend di settore. Si prosegue con i macro-focus su ‘Responsabilità ambientale’, ‘Sviluppo delle risorse umane’ e ‘Trasparenza nella governance aziendale’. Continua invece il successo del Master “Progettare e costruire una strategia digitale integrata”, il più venduto dalla nascita di Pambianco Academy, e costantemente aggiornato nei contenuti. Tanti i temi affrontati: la rivoluzione digitale, il nuovo customer journey e l’impatto sulle aziende, come scegliere la piattaforma e-commerce e come gestire il Customer Relationship Management, fondamenti di base della SEO, i segreti del Content Marketing, del Brand Storytelling e del Social Media Marketing con moduli dedicati a ciascun canale (Facebook, Instagram, Linkedin, YouTube), tra cui anche i più recenti come TikTok e Telegram, e ancora Email Marketing, Digital PR, Influencer marketing, Performance marketing, e molto altro. Tutte le proposte formative si avvalgono di un sistema con video-lezioni sempre disponibili, docenze di professionisti qualificati e numerose testimonianze di manager delle più importanti aziende di settore. Per info dettagliate, programma e costi, potete visitare il sito academy.pambianconews.com oppure scriverci a e-academy@pambianco.com

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scenari

Immagine della campagna pubblicitaria 2020 di B&B Italia, brand di Design Holding

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scenari

di Paola Cassola

I BIG DEL DESIGN: fatturato e redditività ‘19. Obiettivo digitale ed e-commerce

anche su pambianco design

I

l 2019 è stato un anno positivo per i big dell’arredo. Lo stato dell’arte del settore dell’arredamento, dei comparti della cucina e dell’illuminazione made in Italy, è stato fotografato nell’ultimo studio condotto da Pambianco Strategie di Impresa che ha analizzato i fatturati 2019 delle 20 principali aziende italiane di design per valore, delle cinque migliori performer per Ebitda e delle top 5 per crescita. Dall’analisi è emerso che, dal punto di vista del fatturato, l’incremento medio nel 2019 è stato del 6%. Pochi i segni negativi, numerosi invece i dati in crescita, anche a doppia cifra. Il top performer per fatturato è Design Holding, che sale del 4,2% raggiungendo i 564 milioni. Il risultato appare l’esito delle diverse strategie messe a punto dai gruppi di arredamento, dai grandi poli che proseguono nella loro politica di aggregazione dei marchi di fascia alta e di manifattura artigianale alla ricerca di un incremento dimensionale, una strategia vincente soprattutto guardando alle potenzialità del mercato del contract, a chi punta verso l’estero con, soprattutto, il mercato statunitense nel mirino. Tutti, invece, sono accomunati da una rinnovata attenzione verso il digitale sia per la comunicazione del brand sia per l’e-commerce.

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scenari

POLI E M&A SPINGONO I BIG Nella classifica delle top 20 dell’arredo italiano, sul podio in prima e terza posizione si collocano i poli del lusso Design Holding e Lifestyle Design. La prima è la società nella quale sono confluiti gli asset di Investindustrial B&B Italia, Flos e Louis Poulsen, e che comprende anche i brand Maxalto, Arclinea e Azucena. Lifestyle Design, è la denominazione dell’ex Poltrona Frau Group, realtà a cui fanno capo Poltrona Frau, Cassina, Cappellini, Ceccotti, Janus et Cie, Luminaire, DZine e Karakter, e l’ultima entrata, nel 2020, Luxury Living Group, che non rientra nei valori considerati per la classifica. Dal 2014 Lifestyle Design è controllata dal gruppo americano Haworth. Oggi il gruppo ha un turnover di 447 milioni di euro, in crescita rispetto ai 436 del 2018. Secondo Gabriele Del Torchio, presidente e CEO di Design Holding, per diventare competitivi a livello internazionale e crescere è essenziale creare sinergie industriali infragruppo anche a livello digitale: “Abbiamo un progetto per avere una piattaforma comune di e-commerce, elemento fondamentale perché mette a sistema tutti gli aspetti di logistica e integrazione che solo un gruppo di una certa dimensione può sostenere. In questa ottica “continuiamo a perseguire logiche di nuove acquisizioni”. Nella ricerca di opportunità future Design Holding guarda all’Italia, all’Europa e oltre: “abbiamo deciso di aprire in Scandinavia uno Scandihub, per affiancare a Louis Poulsen le altre società del gruppo, per diventare una società riconosciuta per la sua presenza internazionale”, annuncia Del Torchio. Lifestyle Design invece, evidenzia il CEO Dario Rinero, cerca aziende che abbiano un potenziale intrinseco, al di là di quello che si può ottenere da sinergie ed efficienza. “Siamo più orientati verso l’estero - spiega Rinero ricordando che l’azionista di Lifestyle Design è americano - perché il nostro primo paese per consumi è rappresentato dagli Stati Uniti, il secondo è la Cina. Certamente non possiamo dimenticare che l’83% dei prodotti alto di gamma del furniture è italiano. Il nostro progetto di retail multimarca però è partito dagli Stati Uniti”. Per il futuro, Design Holding guarda alla Borsa come opzione possibile, mentre per Lifestyle Design l’obiettivo è “costruire un corpo con due polmoni: uno rappresentato dall’ufficio, l’altro sempre più da Lifestyle Design”. OBIETTIVO ESTERO Al secondo posto sul podio spicca la performance di Poltronesofà a 477 milioni di euro, in crescita rispetto ai 381 milioni dell’anno precedente. L’azienda punta a crescere all’estero dove nel 2019 ha realizzato vendite per 133 milioni, in crescita sugli 87 milioni del 2018. Tra i mercati principali figurano Francia, Svizzera e Belgio dove è prevista l’apertura di nuovi punti vendita: in Francia passerà dai 78 store di fine 2020 a 150 entro il 2024, in Svizzera da 4 a 15-20 e in Belgio da 6 a 20-25. Al quarto posto della classifica Natuzzi con 386,9 milioni in calo del 9,7% sul 2018, seguita dal gruppo Molteni, a cui fanno capo i marchi Molteni&C | Dada, UniFor e Citterio e che si occupa della produzione e distribuzione delle cucine Armani/Dada, con 365 milioni di fatturato +9,2% di incremento. Con l’obiettivo di espandere la propria rete di vendita nel mercato statunitense, Molteni&C ha deciso di aderire alla piattaforma 1stDibs, player chiave nel mercato statunitense per le vendite online e a metà novembre 2020 lancerà l’e-commerce con un progetto pilota negli Usa. LEADER PER CRESCITA Nella classifica per crescita al primo posto si trova il polo dell’arredamento Idb - Italian Design Brands con 150 milioni di fatturato nel 2019, in crescita del 44% rispetto al 2018 e con un Ebitda del 16,3%. Nella classifica per redditività invece si colloca al primo posto con un risultato invidiabile Pedrali con un Ebitda del 32,4% su 99 milioni di fatturato. L’analisi completa è disponibile sul sito https://design.pambianconews.com/

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Crescono i ricavi delle principali aziende di arredo, cucine e illuminazione italiane, secondo i risultati dell’analisi condotta da pambianco. Il top performer è design holding, che sale del 4,2% fino a raggiungere i 564 milioni. tre le società che mettono a segno incrementi a doppia cifra


scenari

I TOP 10 dell’arredo italiano per fatturato 2019 4,2 564 25,1 2,4

477

447

-9,7 9,2 387 365

2,5 217

6,7

3,7

5,5

209

205

200

7,6

24,8

163 17,0 12,6

Fatturato ‘19

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7,3

Ebitda % ‘19

ARREDO 3

LUBE

MOLTENI

NATUZZI

LIFESTYLE DESIGN

POLTRONESOFÀ

DESIGN HOLDING

SCAVOLINI

n.d.

0,3

Valori in milioni di euro Fonte: Pambianco Strategie di Impresa

8,2

9,5

POLIFORM

9,7

VENETA CUCINE

12,0

∆%

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scenari

Dall’alto, un’immagine di Vinitaly 2019, il metodo classico di Franciacorta (a sinistra) e le bottiglie per la produzione Alta Langa

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scenari

PREMIUM P ad alto margine anche su pambianco wine&food

di Andrea Guolo

rima che si abbattesse il ciclone Covid-19, il vino italiano era caratterizzato da crescita contenuta (+2%) nella top ten delle aziende e da una marginalità complessiva soddisfacente, misurata in un 13% di incidenza dell’ebitda sul fatturato. Sono questi i dati emersi dallo studio Pambianco sui bilanci 2019 delle principali aziende tricolori del settore. Chiaramente, considerando quel che è accaduto da febbraio a oggi, quei dati appartengono a una diversa epoca storica. Ma già all’epoca, il mondo del vino appariva suddiviso in due emisferi diversi: da un lato la fascia alta, dall’altro le imprese commerciali e in particolare quelle di natura cooperativa. I RE DEGLI EBITDA

I risultati del top di gamma sono risultati determinanti per l’incremento complessivo del fatturato, poiché le prime cinque aziende del segmento alto hanno evidenziato un aumento annuo del 5% nei ricavi, più rilevante rispetto al 2% complessivo della top ten e all’1,5% dei brand commerciali, e soprattutto per la loro capacità di creare profitto. Il leader della classifica premium, Antinori (246 milioni di ricavi), ha raggiunto una percentuale di ebitda su fatturato superiore al 45%, sicuramente la più alta in termini assoluti nell’intero comparto. Ma tutta la top5 del vino di fascia alta è composta da imprese capaci di generare margini e quindi utili da reinvestire nell’attività. Dietro Antinori compare infatti il gruppo Santa Margherita, al cui interno è presente tra gli altri il marchio Ca’ del Bosco, con 189 milioni di ricavi e una percentuale di ebitda pari a 30, che sale addirittura a 34 se prendiamo in considerazione il terzo classificato, Frescobaldi, produttore di Ornellaia e Masseto, che ha chiuso lo scorso anno con 122 milioni di ricavi. E poi a seguire troviamo Lunelli-Ferrari, con il 21% di ebitda, e Masi Agricola, che a fronte di un anno più complesso, concluso con un leggero arretramento dei ricavi, è comunque riuscita a ottenere un buon 17% di margini. Scendendo poi di classifica, troviamo il leader dell’ebitda percentuale: si tratta, ancora una volta, di Tenuta San Guido, produttore del Sassicaia, capace di superare il 60% a fronte di un fatturato 2019 di 38 milioni di euro.

DIVERSO SCOPO SOCIALE

Sono più basse le marginalità nella fascia commerciale dove a farla da padrone, tra le forme societarie, sono le cooperative del vino, il cui fine ultimo non è tanto la creazione di profitto, quanto la remunerazione dei soci OTTOBRE/NOVEMBRE 2020 PAMBIANCO MAGAZINE

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scenari

conferitori delle uve. È l’altro emisfero del vino italiano, dominato da logiche differenti e che non sempre significano penalizzazione in termini di qualità o di brand, come insegna il caso di eccellenza cooperativa rappresentato dalle cantine dell’Alto Adige. O come testimonia l’esperienza del leader nazionale, Cantine Riunite & Civ, che nasce dalla produzione di Lambrusco e altri vini di prima fascia, ma al tempo stesso controlla Gruppo Italiano Vini, proprietario di 15 cantine storiche. Al secondo posto compare un’azienda anomala, per capacità di generare profitti a fronte di un posizionamento non ai vertici. Si tratta di Botter, protagonista negli ultimi anni, grazie anche al boom del Prosecco, di una crescita monstre: è infatti l’unica, nel 2019, ad aver centrato un incremento di ricavi a due cifre (+11%), accompagnato da un 11% di ebitda, tale da aver sollevato l’interesse dei fondi di investimento per acquisire, finora senza concretizzazione, la realtà veneta già oggi partecipata in minoranza da Dea Capital. Le posizioni a seguire vedono andamenti differenti: in calo quelli di Fratelli Martini (-4%) al terzo posto e di Zonin 1821 (-2%) al quinto posto, con entrambe le società penalizzate dall’andamento di alcuni mercati internazionali (in particolare la Gran Bretagna), in crescita quello di Enoitalia, in grado di mettere a segno un +10% annuo e di sfiorare l’ebitda a due cifre.

SPUMANTE, MENO BRIO

Dopo anni di forte crescita, per lo spumante italiano è giunto il momento della riflessione. I dati 2019 già evidenziavano una staticità dei ricavi per i primi cinque player specializzati, con il solo Mionetto (+7%) a concludere in accelerazione un anno poco reattivo, nel quale si è fatta sentire soprattutto la competizione nel prezzo. In vetta alla graduatoria dei re della bollicina troviamo sempre Fratelli Martini, che perde qualcosa in termini di fatturato (-4%) ma continua a mostrare una buona capacità di margine (10%). A seguire c’è La Marca, coop trevigiana del Prosecco, stabile come fatturato e il cui ebitda si ferma al 2%, valore minimo riscontrato all’interno del campione. In terza posizione si conferma Villa Sandi e in quarta Contri. Una situazione, quella degli spumanti italiani, destinata probabilmente a peggiorare nel corso del 2020 perché, analizzando i dati Istat sulle esportazioni nel periodo compreso tra marzo e agosto, le bollicine hanno rappresentato il punto debole per l’Italia, dando origine a una flessione misurata nell’ordine del 12%. E non si tratta di una debolezza specifica italiana, bensì di un calo generalizzato e motivato dalla riduzione delle occasioni di incontro soprattutto nei mercati chiave per i consumi, come Stati Uniti e Gran Bretagna. Le bollicine francesi, nello stesso periodo, hanno lasciato sul terreno il 38,5% di fatturato estero.

QUALI PROSPETTIVE?

A questo punto, l’attesa è rivolta all’ultima parte dell’anno, che sembrava destinata a contribuire alla compensazione del calo primaverile. La forza della seconda ondata, superiore alle previsioni, condizionerà invece il risultato nel periodo più importante dell’anno per le vendite, in presenza di un calo marcato del canale ristorazione. Si rischia, in sostanza, di vanificare il balzo dell’estate e il conto finale, nella previsione di Unione Italiana Vini, rischia di aggirarsi attorno al 30% di calo nell’horeca, tale da generare una perdita in controvalore di 1,2 miliardi di euro. “Inutile nascondere la preoccupazione per questa nuova spirale recessiva, che si rifletterà inevitabilmente in particolare sui consumi di prodotto a fascia medio-alta”, ha precisato il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti. Aggiungendo che “alla perdita nel canale horeca si aggiungono quelle derivanti da blocchi o limitazioni di altre attività che sono direttamente o indirettamente connesse al consumo di vino”. Il riferimento è a feste, matrimoni, convegni, congressi, fiere e spettacoli. Limitazioni che, salvo (gradite) sorprese, sembrano destinate a continuare per buona parte del 2021.

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Nel vino italiano c’è una profonda spaccatura tra i risultati delle aziende di fascia media, incapaci (o disinteressate, nel caso delle coop) di ottenere livelli soddisfacenti di ebitda, e quelle di fascia alta, che arrivano ai massimi livelli nell’ambito del lusso. Il 2019 ha dato il via all’inversione di tendenza dello spumante, destinato a scendere ancora nell’anno in corso


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La nuova campagna di Gucci Bloom (courtesy of Gucci)

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fenomeni

TESTIMONIAL T senza STANDARD anche su pambianco beauty

di Chiara Dainese

utto è iniziato con ‘The unlimited power of beauty’, la campagna dedicata alla bellezza individuale, autentica e senza standard, lanciata da Sephora e Betc lo scorso mese di febbraio. Una campagna multicanale diversa dal passato, diffusa su tutti i media digitali e tradizionali, come cinema, tv, stampa e social media che “offre una visione forte, ambiziosa e onnicomprensiva della bellezza”, come ha affermato Rémi Babinet presidente, fondatore di Betc e global chief creative officer di Havas. Il concetto di bellezza, infatti, è notevolmente cambiato nel tempo: non è più rappresentato dell’ideale delle riviste patinate e delle passerelle, dalle taglie e dai filtri, ma dai selfie degli influencer e degli amici che si seguono ogni giorno sui profili social. Una bellezza senza giudizio, dove ognuno ha il potere e il diritto di sperimentare ciò che vuole, ma anche una bellezza senza limiti che è presente, in modo differente, in tutte le persone che ci sono al mondo. “La bellezza è forza, è accettazione, è nelle nostre mani”, dicono da Sephora. Non è uno standard, ma uno strumento di potere che consente di affermare e amare noi stessi all’interno della società. Inoltre, ognuno ha la facoltà di interpretare ed incarnare il concetto di bellezza come meglio crede. E le testimonial beauty del prossimo autunno-inverno sono un chiaro esempio di come questo concetto sia sempre più presente in tutto il mondo della bellezza. Se una volta le testimonial e ambasciatrici dei marchi beauty venivano scelte per la loro giovinezza, bellezza e successo, ora ci vuole molto, molto di più.

BELLI DENTRO

Shiseido crede che la bellezza prenda vita nel momento in cui la sua componente interiore e la sua componente esteriore sono in armonia dinamica. Nessuno incarna questo concetto meglio dell’attrice e artista Hunter Schafer, nota per il suo debutto nella serie televisiva Euphoria, scelta come nuova testimonial della marca giapponese.Questa millennial poliedrica ispira, promuove il cambiamento e oltrepassa il imiti celebrando l’originalità dentro e fuori dal grande schermo. “Siamo entusiasti di collaborare con una persona così creativa, espressiva e autentica come Hunter – afferma James Boehmer, global artistic director Shiseido makeup – è la rappresentazione perfetta dell’attuale spirito della bellezza, in cui non ci sono regole, limiti o restrizioni”. E non è l’unica. Yves Rocher ha scelto Fiona May, spor-

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fenomeni

tiva, attrice, mamma e soprattutto donna forte e positiva, come ambassador per Lifting Végétal. “La linea Lifting Végétal si rivolge alla donna che non teme di invecchiare ma che, anzi, veste i segni del tempo con orgoglio ed eleganza; una donna interessata all’ambiente, alle cause sociali, contro lo spreco e che lo dimostra col suo impegno quotidiano”, dicono dall’azienda.

PROFUMO DI INCLUSIVITÀ

Consapevolezza di sé, inclusività, libertà e arte. Queste ci sembrano essere le parole chiave del nuovo progetto Valentino Beauty che ha scelto Lady Gaga come volto del nuovo profumo femminile Voce Viva. Fortemente voluta da Pierpaolo Piccioli, la Lady del pop è l’immagine di una generazione che realizza i propri sogni a discapito di tutto, bullismo e bodyshaming compreso: talento puro e fame di sogni l’hanno portata a vincere qualsiasi tipo di premio, dai Grammy agli Oscar. Una ‘voce viva’, appunto, da ascoltare a tutto tondo. “Lady Gaga - sostiene il diretrtore creativo Pierpaolo Piccioli - è simbolo di libertà, consapevolezza di sé, di un cuore puro. La sua partecipazione a questa campagna eleva il potere simbolico del progetto. Lei è l’icona di una generazione. Il suo messaggio di libertà, passione per l’arte, consapevolezza di sé ed uguaglianza è il medesimo sostenuto dalla nostra comunità Valentino”. C’è poi Lucy Boynton, attrice ventiseienne britannica è il nuovo volto della fragranza cult Chloé Eau de Parfum e della nuova Eau de Toilette Rose Tangerine. Come ha spiegato la maison parigina, “Boynton è stata scelta per la sua bellezza sempre autentica, perfettamente in linea con la visione del brand francese”. La fidanzata del premio Oscar Rami Malek, ha abbracciato anche la comune causa che lega Chloé a Unicef sostenendo la campagna Girls Forward, un progetto che sostiene la parità di genere.“Lo spirito brillante e la radiosità naturale di Lucy Boynton - dice Riccardo Bellini, chief executive officer di Chloé - emergono in questa collaborazione. La sua assione, gioia, determinazione e il suo supporto all’iniziativa Girls Forwards promossa da Chloé e Unicef, parlano di valori indissolubili e condivisi dalla Maison”. E per alcuni marchi non basta solo un tipo di donna. La cantautrice Florence Welch, l’attrice e regista Anjelica Huston, l’attrice Jodie Turner-Smith e la stilista Susie Cave, rappresentano il concetto di bellezza inclusiva voluto dallo stilista romano Alessandro Michele per la nuova fragranza Gucci Bloom, firmata dal naso Alberto Morillas. “Quando ho iniziato a immaginare la nuova campagna Gucci Bloom - afferma Michele - sono partito dalla dimensione mistica della sensibilità femminile e dalla sua connessione con l’idea di natura. Questo mondo è un’allucinazione del potere dei fiori, ed è popolato da donne che sono come sacerdotesse. È un mondo dove il tempo è rimpiazzato dalla fascinazione, dalla magia... Che poi è il profumo stesso”. Quattro donne molto diverse tra loro per età e background, quattro artiste che si sono contraddistinte ognuna nel proprio campo, dalla musica al cinema, e che sono state ritratte in una campagna fotografica in perfetto stile Gucci ambientata a La Scarzuola, in Umbria.

“Anjelica, Florence, Jodie e Susie incarnano quattro modi diversi di essere donna e compiono il rito dei fiori come vestali, mentre Floria Sigismondi è la sacerdotessa dietro la macchina da presa. Anche girare la campagna stessa è stato una magia nella magia”, sostiene Michele. Ma non solo. Già per la campagna del nuovo mascara, la maison fiorentina aveva scelto Ellie Goldstein, modella diciottenne con la sindrome di Down, facendosi portavoce di un messaggio dalla forza dirompente: la disabilità non è un limite, così come la bellezza non ha un solo volto ma può averne mille, ognuno con le sue peculiarità, i suoi tratti unici, la sua storia da raccontare.

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Hanno successo, talento ed età molto diverse: sono i volti beauty del prossimo autunno che rappresenteranno i brand del mondo della cosmesi. Uno spaccato denso di significato, che non parla più solo di mera bellezza



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G

IORGIO ARMANI APPRODA A MONTE CARLO - Giorgio

Armani ha aperto la prima boutique a Monte Carlo, nel Principato di Monaco. Il punto vendita è situato nel palazzo dell’Hôtel Hermitage, di cui occupa il lato destro. Un ambiente sofisticato in cui sono presentati sia gli abiti, gli accessori e le creazioni di alta gioielleria Giorgio Armani donna, sia le proposte per l’uomo. FORTE_FORTE APRE UNA BOUTIQUE NELLA CITTÀ ETERNA - L’apertura della nuova boutique romana, in un immobile storico al numero 4c di via Borgognona, nel cuore di quello che fu il Campo Marzio, segna un nuovo capitolo per il brand nato dal dialogo creativo tra la stilista Giada Forte e l’art director Robert Vattilana.

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PER DSQUARED2 IL PRIMO FLAGSHIP IN PORTOGALLO - Dsquared2 ha inaugurato la sua prima boutique a Lisbona, in Avenida da Libertade. 6 vetrine per 240 metri quadrati distribuiti su un unico piano, in cui ogni zona è identificata dall’impiego di diversi colori, marmi e tessuti. Lo store propone abbigliamento donna e uomo, inclusa la Classic collection, una linea di abiti e smoking su misura, oltre alle collezioni di accessori, beachwear e intimo.

CANALI FESTEGGIA A LONDRA - L’apertura della nuova boutique Canali, 310 metri quadrati all’angolo tra New Bond Street e Brooks Street, coincide con l’85esimo anniversario del brand.

MARNI SI SPOSTA A BAL HABOURS SHOPS A MIAMI - Marni si è spostato e ha aperto il nuovo flagship store di Miami a Bal Harbour Shops. Situata al primo piano del centro commerciale, la boutique di 100 metri quadrati accoglie la clientela in un open space dedicato alle collezioni donna. Insieme alle calzature e ai capi ready-to-wear, ospita anche la piccola pelletteria, gli accessori e la collezione di occhiali.

CANADA GOOSE RISCALDA BERLINO - Canada Goose ha inaugurato il suo primo negozio in Germania, sul rinomato Kurfürstendamm, il viale dello shopping nella capitale.

HERNO INVESTE NEL RETAIL IN CINA E IN ITALIA - Herno, il marchio specializzato in capispalla guidato da Claudio Marenzi, ha inaugurato a fine settembre due nuovi punti vendita in Cina, nel China World Tower a Pechino e nel Plaza 66 a Shanghai, dove sono presentate le collezioni uomo, donna e Laminar. Vi si affianca lo sviluppo nel mercato nazionale, con l’apertura di un negozio disposto su due livelli in Calle XXII Marzo, a Venezia.

NUNA LIE ATTERRA A ROMA - Il brand italiano del fast fashion ha aperto una boutique di 160 metri quadrati che si affaccia con due vetrine su via del Tritone, fulcro dello shopping capitolino.

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UNITED COLORS OF BENETTON ARRIVA A FRANCOFORTE E MOSCA - Dopo l’inaugurazione di un nuovo spazio ad Amburgo lo scorso 25 giugno, ha aperto i battenti a Francoforte un nuovo store United Colors of Benetton, all’interno della nuova costruzione Upper Zeil. Entrambe le aperture fanno parte di una più ampia strategia di riposizionamento del brand sul mercato tedesco. Inoltre, è sempre più significativa la presenza di United Colors of Benetton in Russia. Dopo le aperture a Ufa, Astrakhan e Khabarovsk, ha debuttato a Mosca un nuovo punto vendita situato nel centro commerciale Europolis. SLOWEAR E IL SUO PIANO DI SVILUPPO RETAIL IN USA ED EUROPA - Il 12 ottobre ha aperto le porte il negozio di Chicago, 110 metri quadrati dedicati al mondo Slowear. Situato nel West Loop, lo spazio offre i prodotti dei marchi del gruppo retailer italiano, Incotex, Zanone, Glanshirt e Montedoro, oltre a una selezione di libri, prodotti per la cosmesi e altri prodotti lifestyle. L’apertura è stata seguita dall’opening di Williamsburg sulla North 3rd Street, che rappresenta il primo negozio di Brooklyn e il secondo negozio a New York City. In Europa, il focus è stato il mercato tedesco, con l’inaugurazione dello store di Amburgo.

GENNY SCEGLIE VIA DELLA SPIGA - Per la sua nuova boutique a Milano, Genny ha scelto via della Spiga 6A. Lo spazio di circa 110 metri quadrati è stato concepito da Sara Cavazza Facchini, creative director del brand, che ha ripreso nell’arredo degli ambienti i dettami stilistici che da sempre appartengono all’universo della maison.

ROY ROGER’S INAUGURA IL PRIMO PUNTO VENDITA A SINGAPORE - Il produttore di jeans fiorentino Roy Roger’s, in linea con la propria strategia di espansione in Asia, ha inaugurato il primo punto vendita al Robinsons The Heeren di Singapore, offrendo inizialmente una selezione della collezione premium da uomo. Attualmente il brand conta quattro monomarca in Italia ed è presente in oltre mille multimarca premium in tutta Europa.

D.A.T.E CRESCE IN ASIA - Il brand di sneakers fiorentino ha inaugurato un flagship store nello shopping mall di Lotte, in Corea del Sud, dove è prevista l’apertura di altri due monomarca entro l’anno.

LA NUOVA CASA DI ITALIA INDEPENDENT IN BRERA - Al numero 24 di via Fiori Chiari, nel quartiere milanese di Brera, è nato il nuovo spazio di Italia Independent, il brand fondato da Lapo Elkann. Il concept completamente rinnovato e dal sapore made in Italy - dal soffitto tricolore all’illuminazione curata da Flos - fa da cornice alle nuove collezioni Laps Collection, CR7 Eyewear e Hublot Eyewear che potranno essere scoperte anche grazie ai supporti digitali.

VELASCA CONQUISTA PALERMO - Anche i palermitani potranno contare sulla presenza fisica in città di Velasca, brand di scarpe da uomo artigianali italiane, ora in via Daita 26.

QUATTRO NUOVI PUNTI VENDITA PER MANGO IN ITALIA Mango continua il suo consolidamento nel mercato nostrano a partire da un negozio Mango Kids nel centro commerciale Città Fiera di Martignacco e da un punto vendita Woman nel centro commerciale Quasar Village di Perugia. Inoltre, entro la fine dell’anno, si aggiungeranno alla rete di vendita due negozi nei centri commerciali di Roma Bella Vita e Terni Corso Tacito.

PUGNALE DEBUTTA A ROMA - La società di occhialeria P&N ha aperto il suo primo flagship store a marchio Pugnale a Roma: 35 metri quadrati al civico 34 di Piazza del Parlamento.

A VERONA NUOVO INDIRIZZO CMP PER GLI AMANTI DELLO SPORT - A pochi passi dall’Arena di Verona, in via Stella n. 17, Cmp ha inaugurato il suo ventisettesimo store monomarca. Oltre 150 metri quadrati, disposti su due piani, dove trovare il meglio delle collezioni del brand del Gruppo F.lli Campagnolo, specializzato nel settore dell’abbigliamento sportivo. MONNALISA TAGLIA IL NASTRO IN INDIA - Monnalisa, nata ad Arezzo nel 1968 e attiva nel settore del childrenswear di fascia alta, ha inaugurato la sua prima boutique monomarca di circa 80 metri quadrati nel mall The Chanakya a Nuova Dehli, situato nella zona delle ambasciate.

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giro poltrone ENNIO FONTANA Roberto Cavalli SEBASTIAN SUHL Trussardi Sebastian Suhl sale al vertice di Trussardi. Il nuovo CEO succede a Maela Mandelli che, lo scorso luglio, dopo neanche un anno, aveva lasciato la carica di amministratore delegato della maison italiana ed era stata sostituita ad interim dal COO Giuseppe Pinto. Suhl approda in Trussardi dopo aver ricoperto per due anni la carica di managing director global markets di Valentino.

Roberto Cavalli ha annunciato la nomina di Ennio Fontana come direttore generale. In passato Fontana è stato general manager di Philipp Plein. La nomina fa parte della ristrutturazione in corso della maison toscana.

ALESSANDRO BECCARINI Marcolin Group Alessandro Beccarini è il nuovo style & product development director di Marcolin Group. Beccarini ha un expertise consolidato nel settore eyewear e proviene da pluriennali esperienze in aziende di prestigio internazionale quali Prada e Luxottica, in cui ha ricoperto negli anni ruoli strategici e di responsabilità.

RUTH DIAZ Amazon Fashion Amazon cambia il vertice del suo business moda in Europa, e lo fa lanciando un personaggio come Ruth Diaz. Inclusa da El Mundo nella lista delle 500 donne più influenti in Spagna, è stata promossa alla guida di Amazon Fashion in Europa dopo 9 anni di lavoro in diverse posizioni dirigenziali nel marketing e nel retail all’interno del colosso.

MALIKA SAVELL Prada Prada nomina Malika Savell nel nuovo ruolo di chief diversity, equity e inclusion officer in Nord America. Sarà responsabile dello sviluppo di politiche, strategie e programmi che aiutino a garantire la rappresentazione di culture e punti di vista diversificati a tutti i livelli dell’azienda.

PAOLO PITTON Bongénie e Grieder FAUSTO PUGLISI Roberto Cavalli Fausto Puglisi è il nuovo consulente creativo di Roberto Cavalli. Con questa nomina, tutte le funzioni di design della maison saranno sotto la responsabilità dello stilista siciliano, che inizierà nella sua nuova funzione con effetto immediato e debutterà con la sua prima collezione nel gennaio 2021.

Il Gruppo Brunschwig annuncia la nomina di Paolo Pitton come general merchandising manager per i negozi Bongénie Grieder. Pitton ha rafforzato la propria esperienza nel mondo del retail e della moda presso Deloitte Consulting e Bally. Nel 2017 è entrato a far parte del Gruppo Brunschwig come direttore dei negozi Grieder per la Svizzera tedesca.

GIULIA BARATTI Alto Milano Svolta generazionale per Alto Milano. Il marchio specializzato in calze del gruppo Facenti ha appena nominato alla direzione artistica Giulia Baratti, pronipote del fondatore Italo Facenti, laureata in Fashion Design al Polimoda di Firenze con un focus specifico sulla maglieria.

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L’umanità senza volto di GIDEON RUBIN

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omini e donne senza volto, colti in momenti di impalpabile intimità. A ritrarli è Gideon Rubin, autore di opere melanconiche, che parlano di un passato anonimo eppure familiare, di memorie prelevate da giornali e vecchie fotografie per essere assunte come frammenti di una storia più ampia. Una coppia che cammina abbracciata, una ragazza che si sveste, i fiori che lentamente appassiscono fanno parte di una dimensione quasi atemporale di quiete, amplificata dalle tenui colorazioni utilizzate. Toni sabbiosi, blu grigiastri e bianchi lattiginosi sono distesi sulla tela con pennellate fluide e seduttive, che suggeriscono il desiderio di riportare in vita un ricordo tramite la pittura e dargli durata nel tempo. I volti, privati dei tratti somatici, assumono una involontaria risonanza nell’attuale pandemia. Le mascherine chirurgiche che noi tutti adesso indossiamo celano i nostri più significativi tratti identitari, rendendoci astratti ed enigmatici, ma al tempo stesso reali e vitali, al pari delle sagome fantasmatiche che abitano le figurazioni dell’artista israeliano. Nato a Tel Aviv nel 1973, Rubin ha studiato alla School of Visual Arts di New York e poi alla Slade School of Fine Arts di Londra, dove ha completato gli studi nel 2002 e attualmente vive. Già noto a livello internazionale grazie a numerose esposizioni tenutesi in tutto il mondo, è ora alla sua prima mostra personale in Italia, dal 3 giugno al 10 ottobre 2020 ospitata nella sede milanese della Galleria Monica De Cardenas.

Courtesy of Galleria Monica De Cardenas, Milano / Zuoz

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Direttore Responsabile Carlo Pambianco Direttore Editoriale David Pambianco Redazione Luca Testoni (caporedattore), Chiara Dainese (coordinamento), Vanna Assumma, Paola Cassola, Marco Caruccio, Giorgia Ferrais, Anna Gilde, Andrea Guolo, Giulia Mauri, Sabrina Nunziata, Alessia Perrino, Giulia Sciola Grafica e impaginazione Mai Esteve, Lucrezia Alfieri Cover project Anna Gilde Pubblicità Isabella Bernardi Wegher, Alessia Bresciani, Camilla Ceruti, Lia Lasagna, Cristina Tana (beauty) Contacts redazione@pambianco.com adv@pambianco.com abbonamenti@pambianco.com Telefono 02.76388600 Tipografia Starprint srl - Bergamo Registrazione Tribunale di Milano n. 343 del 2/05/2005 Proprietario ed Editore Pambianco Strategie di Impresa Srl Corso Matteotti 11 - 20121 Milano Costo dell’abbonamento annuale: 95 euro Per abbonarti, stampa e compila la scheda su: magazine.pambianconews.com

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OTTOBRE/NOVEMBRE 2020 PAMBIANCO MAGAZINE


Soluzioni integrate per la gestione dei pagamenti

Semplificare guardando al Futuro Siamo gli esperti della gestione dei pagamenti nei settori Luxury, Hospitality, Food & Beverage e Self Service.

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Abbiamo un’ambizione da condividere con voi: aumentare i guadagni generati dalla spesa dei vostri clienti.

• aumentare il footfall nelle vostre boutique

Lo faremo grazie a tutto il know-how capitalizzato in questi anni, all’introduzione di competenze che accorciano i nostri tempi di risposta alle esigenze del mercato e ad un processo di sviluppo tecnico che permette ai nostri prodotti e servizi di fiorire su un solo terreno, l’eccellenza.

• analizzare i dati e interpretare i nuovi trend di consumo • prendere decisioni operative che milgliorino le vostre performance sul mercato • innovare la customer journey • garantire ai vostri clienti la migliore customer experience

Planet è un fornitore globale di servizi di pagamento e di servizi tecnologici che aiutano le aziende a soddisfare le esigenze dei loro clienti, semplificando i pagamenti e garantendo alle persone la migliore esperienza d’acquisto. Planet lavora con 600.000 partner e 100 banche in più di 60 mercati nei cinque continenti, fornendo un’unica piattaforma di pagamento che offre servizi di acquiring, rimborso IVA e conversione valuta. Planet fa parte del portafoglio di società in crescita di Eurazeo.

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