Pambianco Magazine N.8 XI

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intervista

ADRIANO AERE

L’arte di essere fast a kM zero Il fondatore di Imperial racconta il modello-a-rete che è arrivato a produrre 8 milioni di capi l’anno, e che è oggetto di studio in università. Il segreto? Fare squadra con clienti e fornitori. “Pagando le fatture ogni venerdì mattina”.

di Luca Testoni

“S

e lavoro due ore in più al giorno del mio concorrente, vedrà che lo vinco”. Adriano Aere parla come se la storia della sua Imperial oggi non fosse oggetto di analisi da parte di economisti e studiosi dei distretti industriali. Invece, l’azienda, fondata nel 1978 da Aere e sua moglie Emilia Giberti nell’ambito del pronto moda alla bolognese sviluppatosi attorno al Centergross, rappresenta un caso piuttosto unico di impresa-a-rete, dove, attorno all’imprenditore leader, si è costituita una catena di fornitori a chilometro zero capace di smentire la convinzione che la massima elasticità non possa abbinarsi alla massima efficienza. “Il modello 70 pambianco magazine 16 giugno 2015

funziona – dice Aere – perché consente di generare e distribuire denaro”. E i conti parlano chiaro. Il fatturato 2014 di Imperial Fashion è aumentato del 15,5% a 178 milioni di euro, cui vanno aggiunti i 29 milioni di Dixie, acquisita due anni fa, per un consolidato di 207 milioni. Nel 2010, ci si fermava sotto i cento. Ma a far funzionare il modello c’è anche qualcos’altro, ossia il concetto di fare squadra con i fornitori (pagati ogni venerdì mattina), e addirittura con i clienti, trasformati in “antenne dell’azienda” Il vostro fashion è fast come la vostra crescita. E la nuova acquisita, Dixie, promette di adeguarsi al passo di marcia. Questa azienda arriverà a 50 milioni nel giro di due anni. Abbiamo già ampliato la rete a 18 negozi e portato i franchising da 15 a una trentina. Soprattutto, stiamo introducendo il nostro modello, cioè il nostro know how e il nostro concetto di

lavoro. Dixie ha bravissimi artigiani sul prodotto, attorno ai quali ora costruiamo un sistema di terzisti come quello di Imperial. Appunto, il modello Imperial, studiato dalle università. Cos’è il chilometro zero? È una intuizione nata anche dalla necessità. Lavoriamo nel fast fashion, in cui i tempi tra l’ideazione del prodotto e la vendita sono estremamente ridotti. Trent’anni fa, l’intuizione: ci siamo arrangiati con ciò che era necessario, imparando come cambiare il prodotto ogni settimana. Cioè impostando un modello a chilometro zero, ossia basato su capacità di produzione localizzate tutte nelle vicinanze. Abbiamo capito che funzionava e lo abbiamo portarlo a livello industriale. Tecnici per controllo produzione. Tecnologia per trasmettere le idee. Investito su strumenti e persone. E un risultato straordinario e unico


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