Pambianco magazine N3 XIII

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SCENARI

A lato, uno store Antony Morato In apertura, un look Corneliani

Manifattura Paoloni, che in portfolio ha marchi da uomo come Paoloni e Manuel Ritz, ma anche realtà in crescita con entrambi i generi come Msgm, fa i conti con il diverso posizionamento delle controllate: “L’assetto strategico di ognuno, ben differente dall’altro, ci permette di fare scelte di campo delineate, dove ogni brand si propone come specialist ed eccellenza di un determinato segmento”, ha commentato Fabrizio Carnevali, AD del gruppo. Sia quest’ultimo sia Stefano Ricci, tra i big names di Pitti Uomo, riconoscono alla manifestazione fiorentina un ruolo di riferimento per lo stile maschile e, di conseguenza, di appuntamento irrinunciabile, alla pari di Milano Moda Uomo per chi sceglie la passerella. “Il menswear italiano e le piazze di Firenze e Milano godono di un’altissima percezione all’estero. Il rischio, per gli specialisti del menswear che volessero ampliare gli orizzonti alla moda femminile è quello di non rouscire poi a rendere appieno la qualità del marchio”, ha confermato a Pambianco Magazine Paolo Roviera, nominato CEO di Corneliani la scorsa estate, precisando come nonostante l’alta credibilità e spendibilità del marchio Corneliani, l’azienda abbia oggi delle dimensioni “relativamente piccole” (il 2016 si è chiuso con un fatturato leggermente superiore ai 110 milioni di euro) per sperimentade sul lato donna.

“Nulla è impossibile, ma c’è ancora molto da fare nei settori in cui siamo già bravi. Non abbiamo ancora esplorato appieno tutte le categorie merceologiche del menswear, partendo dagli accessori e dallo sportswear, e oggi dobbiamo anzitutto ampliare la distribuzione all’estero”, ha continuato l’AD, che inoltre chiude le porte al fenomeno agender. A fargli eco, Lello Caldarelli, presidente e direttore creativo di Antony Morato, che riconosce inoltre al menswear una maggiore programmabilità delle strategie: “La clientela maschile è molto più fedele di quella femminile. Il segreto nel nostro settore non è avere un pubblico molto vasto, ma fidelizzare i clienti. In store, inoltre, l’uomo cerca garanzie, punti di riferimento e apprezza la vendita assistita, mentre la donna preferisce l’effetto sorpresa”, ha concluso Caldarelli. Fuori dal coro, pur confermando un’offerta e un approccio esclusivamente maschile, il caso di Stone Island, che vede il pubblico femminile avvicinarsi alle proprie collezioni e contribuire alla crescita del brand. L’azienda ha chiuso il 2016 con un fatturato di oltre 105 milioni di euro (+20% sul 2015 e +100% sugli ultimi cinque anni) con un ebitda pari a 18 milioni (+35% sul 2015). “Il brand - ha affermato il direttore creativo e presidente Carlo Rivetti - sta vivendo un momento tale che molte ragazze si sono avvicinate a Stone Island e scelgono i nostri prodotti”.

6 febbraio 2017 PAMBIANCO MAGAZINE 39


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