Design II n3 2017

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INTERVISTA ESCLUSIVA / ARCHITETTI

DALLE ‘CASE’ E DAI PADIGLIONI, FRANCESCO LIBRIZZI HA TRASFERITO AL DESIGN DEL PRODOTTO LA SUA OSSESSIONE PER LO SPAZIO. “OGGI MI PIACE IMMAGINARE CHE SI SIA A UN PUNTO SIGNIFICATIVO DELL’ABITARE”.

PIENI E VUOTI ALL’ORIGINE ANCHE DELL’OGGETTO di Costanza Rinaldi

L

e sue opere lavorano sulle caratteristiche essenziali dello spazio e sul modo in cui questo viene influenzato da oggetti, strutture e, soprattutto, dagli esseri umani. Francesco Librizzi legge lo spazio architettonico come un susseguirsi di vuoti e pieni, e ha deciso di applicare anche al prodotto questa visione, tanto semplice quanto filosofica. Nella sua carriera spiccano prestigiosi premi internazionali e menzioni speciali, oltre a progetti architettonici eccellenti come Casa C e Casa di G, o gli allestimenti per il Padiglione italiano alla XII Biennale di Architettura di Venezia (2010) e per il Bahrain Padiglione alla XIV Biennale di Architettura di Venezia due anni dopo. Quando poi, nel 2016, per la XXI Triennale di Milano, cura un’installazione della mostra “Stanze. Nuove filosofie dell’abitare”, l’attenzione viene traslata verso le qualità spaziali degli oggetti facendo nascere le collaborazioni con Driade e con Fontanaarte.

In apertura, Francesco Librizzi, ph. Filippo Avandero

Architetto che si affaccia al design: che scenario si profila in Italia? Ci sono dei trend? Lo scenario dell’architettura è molto vario. Esiste una notevole differenza, tra i progettisti, tra le diverse generazioni e tra gli ambiti di progettazione: chi fa interiors, exhibition e anche design, chi fa soltanto architettura, e chi fa entrambi. La mia generazione è la prima che ha esplorato il digitale, ne Giugno/Luglio 2017 PAMBIANCO DESIGN 45


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