Ossola it n14 inverno 2013

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ossola

anno VI - numero 14 - INVERNO 2013 - free press

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Natura · Sport · Arte · Enogastronomia | Natur · Sport · Kunst · Gastronomie

Alpe Crampiolo - Devero

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Riale 1740 mt.

Sottofrua

Valle Formazza

Formazza 1300 mt.

Fondovalle Chioso

1720 mt. Passo

Alpe Devero 1630 mt.

Goglio

Parco Nat. Veglia Devero

Esigo Osso

Alpe Veglia 1750 mt.

Cadarese Ausone Croveo

Premia 750 mt.

Baceno

San Domenico Foppiano

Crego

700 mt.

1420 mt.

Verampio

Cravegna Viceno Mozzio

Trasquera 1100 mt.

Briga

Crodo

Iselle

Oira

Varzo

Passo del Sempione

800 mt.

550 mt.

San Bernardo 1600 mt.

Locarno

Montecrestese Altoggio

Crevoladossola

Gomba

830 mt. Masera

Coimo 880 mt.

Fonti

600 mt.

Domodossola

Alpe Lusentino 1060 mt.

Malesco

Cannobina

Trontano Cosasca

Calvario

1500 mt.

Craveggia Ville調e Re 750 mt.

Druogno Santa Maria M.

Monteossolano

Bognanco

Toceno

Tappia

Cheggio

Beura

Villadossola

Montescheno

Antrona 920 mt.

Seppiana

Cardezza

Viganella

Cuzzego

Pallanzeno Prata

Parco Nat. Valle Antrona

Cimamulera

Castiglione Calasca

San Carlo Vanzone Pecetto Macugnaga 1300 mt.

Staffa

Borca

Pestarena

Borgone

Ceppo Morelli 800 mt.

Pontegrande

Bannio

Anzino

Piedimulera Fomarco Vogogna Colloro Pieve Premosello Vergonte Cuzzago 250 mt.

Anzola

Candoglia

Migiandone

Ornavasso

Mergozzo

Boden

Verbania

Baveno

Lago Maggiore

Stresa

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sommario Anno VI - N. 14 - INVERNO 2013 Editore Mood s.n.c. di Riccardo Faggiana e C. Redazione Via Bianchi Novello, 139 28844 Villadossola (VB) Tel. 0324.51372 info@ossola.it

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Direttore Editoriale Riccardo Faggiana Capo Redattore Claudio Zella Geddo

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Redattori Elisabetta Colusso, Paolo Crosa Lenz, Marco De Ambrosis, Giulio Frangioni, Uberto Gandolfi, Cecilia Marone, Adriano Migliorati, Paolo Pirocchi, Giuseppe Possa, Fabio Pizzicoli, Michela Zucca.

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Coordinamento grafico e impaginazione Eleonora Fiumara - eleonora@ossola.com

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Collaboratori Aurora Video, Luca Chessa, Stefano De Luca, Tonino Galmarini, Felice Jerich, Marina Morandin, Anna Proletti, Diovuole Proletti, Paola Rovelli, Massimo Sartoretti, Maria Antonia Sironi Diemberger, Carlo Solfrini, Marco Valsesia Valeria Tantardini. Hanno collaborato a questo numero Luciana Fattalini di Accompagnatur, Fabio Barbaglia di Animal Discount Fotografia Archivio © Riccardo Faggiana, Adriano Migliorati, Marina Morandin Video Editing Aurora Video Traduzioni Chiara Cane, Nicole Rose

EDITORIALE

4

NEVICATE STORICHE IN OSSOLA

5

VAL DIVEDRO: DREUZA-ALPE 61 SOLCIO

22 9

ETNOBOTANICA IN VALLE ANTIGORIO

14

VALLE ANTRONA: GLI STAMBECCHI DEL CINGINO

19

GOPRO: LA NUOVA HERO3

24

HALLOWEEN: LA TRADIZIONE OSSOLANA

26

ARTE: GIAN LUCA PAVESI

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GASTROFILOSOFIA: COOKING FOR ART 2013

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INVERNO... E GLI AMICI A QUATTRO ZAMPE?

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SNOWKITE

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SNOWBOARD, SCI, FREERIDE, CIASPOLE...

42

SENTIERI DI NEVE

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I PANI ANTICHI DEL FORNO OSSOLANO

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RUBRICA: ARTE DEL RICICLO

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TOCENO: LA TRADIZIONE DI SANT’ALBINO

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Stampa FLYERALARM SrL - Bolzano

a Ossola.it è un periodico registrato presso il Tribunale di Verbania in data 10/04/08 con il n. 3/08.

© 2012 É vietata la riproduzione anche parziale di foto, testi e cartine senza il consenso dell’editore. Tutti i diritti sono riservati.

Direttore Responsabile Massimo Parma

In copertina: Crampiolo - Alpe Devero - foto R. Faggiana

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Editoriale Cari Lettori, E siamo arrivati a quattordici. La pubblicazione di un nuovo numero, non così scontata, arriva dopo un anno di stand-by e, nelle nostre intenzioni, rappresenta un nuovo inizio. Dodici mesi di riflessioni, soluzioni, decisioni… ci hanno portato a una rivisitazione strutturale, neanche poi così sostanziale, che mantiene inalterati contenuti e qualità, ma che amplia il panorama di Ossola.it a argomenti come il riciclo, la tecnologia, i racconti, le mode, ecc… Nel progredire torniamo però alle origini, riabbracciando la nostra vocazione di freepress. Al centro di tutto rimangono, come sempre, l’Ossola e le sue splendide valli, che cercheremo di raccontare al nostro meglio e che ci piacerebbe poter raccontare con nuove collaborazioni, esplorando altri filoni, seguendo le vostre richieste. L’invito, in questo senso, è a contattarci e a scriverci per far sì che la nostra e la vostra rivista sia sempre più viva e ricca e continui a guardare avanti. Noi l’occhio l’abbiamo già gettato oltreconfine. Ossola.it sarà anche distribuita nel Canton Vallese e per questo ogni articolo sarà corredato da un abstract in tedesco. È un modo, questo, anche per accogliere i turisti che ogni anno e con sempre maggior frequenza affollano le nostre valli, certi di trovare piccoli paradisi da visitare, golosità da assaporare, luoghi da scoprire. Ossola.it, nel suo pratico formato, con immagini sempre suggestive e di una qualità unica per il suo genere, vuole essere anche la loro guida di riferimento. Il nostro invito quindi non è solo alla lettura e alla consultazione, ma anche alla collaborazione e alla partecipazione. Continuiamo a credere nella nostra idea originale e al progetto di Ossola.it: LA rivista delle Valli dell’Ossola.

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di Giulio Frangioni

Nevicate storiche in Ossola

Come sarà l'inverno, se ricco o scarso di neve, lo sapremo di certo solo questa primavera perché le previsioni meteo che vanno più in là delle quarantotto ore non sono più di tanto attendibili, figuriamoci quelle a distanza di mesi, che hanno la stessa validità degli antichi detti tipo: “tanti mirtilli, tanta neve” o “tante vespe tanta neve”. In più il clima non vive di compensazioni e ad una stagione molto secca non è garantito che ne segua una più umida; in meteorologia sono più le eccezioni che le regole, anche perché ci si ricorda molto più facilmente degli anni anomali che di quelli con andamento nelle medie. Ma a scorrere il libro del passato si scoprono davvero cose interessanti: di quanto la neve potesse far paura e spargere terrore, anche quando si presentava come un prezioso soffice manto a protezione del terreno dal freddo intenso che avrebbe potuto bruciare radici e sementi, mandando al diavolo i futuri raccolti che, nei secoli passati, si trasformavano in carestie, fame ed emigrazione.

Di nevicate fuori dalla norma l'Ossola vanta un bel campionario. Le cronache ricordano quelle che generarono distruttive valanghe come le tante che si abbatterono sull'abitato di Agaro, che secondo la tradizione fu distrutto e, con estrema caparbietà, ricostruito ben 5 volte. A nulla valse il “bosco sacro“ nato sul fianco di Topera, dove non si potevano tagliare alberi proprio per proteggere il paese. Ma un bosco di larici per una valanga non è barriera insormontabile ma solo qualche rado ostacolo da lambire o trascinare lungo la corsa distruttiva. La peggiore slavina fu quella del 31 dicembre del 1650, che rase al suolo l'intero villaggio, non si ebbero vittime e da allora gli agaresi fecero voto di celebrare San Silvestro, l'ultimo dell'anno, come giorno festivo. Ma se la caparbietà degli uomini e l'aiuto divino poterono contrastare le valanghe nulla si potè fare con la burocrazia. Il 16 ottobre del 1930 venne approvato il progetto della Società Italiana Edison, per la costruzione di un invaso idrico di 20 milioni di metri ossola.it - 5


cubi d'acqua, per produrre energia elettrica nella valle di Agaro e a nulla valsero le proteste solitarie dei pochi abitanti, il loro destino era stato deciso in lontani palazzi del potere. Nel 1777 è il calaschese Sandretti che ricorda la fenomenale valanga che spazzò via i mulini nella valletta di Vigino di Calasca, ma anche da altre parti in Ossola non andò meglio. Nel 1814 copiose e tardive nevicate bloccarono la fioritura e la crescita del raccolto e l'anno fu davvero da fam negra da fame nera. Dal 6 al 10 gennaio del 1863 a Formazza la neve cadde ininterrottamente fino a raggiungere un'altezza di 4 metri: Fondovalle fu praticamente distrutta. 24 fabbricati rasi al suolo, annientato il bestiame, sette morti tra cui un bimbo di due anni. Avvolti in un semplice lenzuolo i cadaveri trascinati su slitte furono seppelliti di gran fretta, senza passare in chiesa. Per depositarli nella fossa comune “pareva che scendessero in cantina”, poi tutti di corsa a casa: troppo alto era il rischio di rimaner travolti da altra neve. Nella vicina valle Levantina, nello stesso giorno la stessa sorte colpì il paese di Bedretto, ma qui le vittime furono ben 28. E arriviamo alla più famosa nevicata di sempre, quella del 1888, anche perché in quel periodo le cronache degli eventi iniziano ad essere precise, puntuali e rigorose e non più lasciate al caso. Siamo grati a Maria Francesco Denza, un prete barnabita che puo’ essere considerato a buon diritto il padre della meteorologia italiana, nato nel 1834 fu un vero spirito dell'ottocento risorgimentale tutto inteso a diffondere il sapere nello studio dell'atmosfera. Trovò un prezioso alleato all'interno del novello Club Alpino Italiano, sorto nel 1863, che muoveva i primi passi nel diffondere la cultura dell'alpinismo e delle terre alte, in ogni settore. Padre Denza creò l'osservatorio meteorologico di Moncalieri e, con l'aiuto del CAI, installò altre specole di osservazione sull'arco alpino, tra cui a Domodossola. Infatti su proposta dell'ingegner Giorgio Spezia di Piedimulera era nata la Sezione ossolana del CAI, a cui aderirono uomini del calibro dell'ing. Belli 6 - ossola.it

di Calasca, Calpini Stefano ancora studente, l'avv. Trabucchi, Giovanni Gentinetta e molti altri. Nel 1872 la sezione si impegnò nella raccolta di fondi per dare vita ad un proprio osservatorio geofisico, che sarà piazzato nel Collegio Mellerio-Rosmini, che sostenne anche una parte consistente delle spese. Venne inaugurato il 30 di novembre dello stesso anno in una bella giornata di sole tra le orazioni ufficiali di sindaco, e del professor Don Calza, rettore dell'istituto e primo direttore della specola che, ligio al proprio compito, lesse per la prima volta davanti ad un pubblico entusiasta, i valori riportati dagli strumenti. La direzione passò negli anni successivi al prof. Alessandro Malladra, noto per i suoi studi sulla geologia del Sempione, e quindi al prof. Francesco Pinauda che, nel 1914, diede alle stampe un volume “Nozioni di meteorologia ossolana ossia il clima dell'Ossola” che raccoglieva i primi quarant'anni di dati forniti dalla specola domese, e dedicato alla Società Escursionisti Ossolani. Il Denza, vero luminare del settore, non si lasciò di certo scappare l'evento nevoso del 1888, e lo studiò a fondo. La stagione 18871888 si preannunciò molto precoce, con precipitazioni già ad ottobre, ma le nevicate più importanti furono cinque: nella prima decade di dicembre, la seconda dal 27 al 1° gennaio, la terza a cavallo fra gennaio e febbraio, poi dal 14 al 16 e dal 19 al 22; ma la “tempesta perfetta” si scatenò dal 24 al 27 dello stesso mese che il detto popolare vuole, appunto, corto e maledetto. Una situazione da manuale con massa d'aria di origine atlantica, costretta a scendere verso sud e riscaldarsi sulle coste africane, per risalire verso nord inglobando umidità anche dal Mediterraneo, poi affacciarsi sul golfo di Genova e incontrare l'aria fredda nella pianura Padana, a ridosso delle Alpi. Perturbazione molto lenta, che scaricò tutta la sua potenza in lunghe e copiose nevicate che interessarono anche il centro Italia. Ovunque ci fu un metro di neve caduta dapprima a larghe falde con temperature prossi-


me allo zero, poi più fine e fredda: una miscela esplosiva per la tenuta di qualunque pendio. Generalmente le nevicate furono più copiose nella bassa e media valle che alle alte quote: a Domodossola si registrarono 4,08 metri, a Pestarena 4, a Campello Monti 4,80, Gurro 3,74, al Sempione 3,65 e al Mottarone 3,40. Un'enorme massa di neve investì l'ospizio del Sempione penetrando nelle cantine, nella chiesa e nelle stanze del secondo piano, lambendo il terzo. La Prefettura di Novara fornì questi dati: case, stalle e fienili distrutti 1 a Trontano, 3 a Piedimulera, 13 a Formazza, in particolare a Morasco, non ancora cancellato dall'invaso idrico, 27 ad Agaro, 37 fra Bugliaga e Iselle, 46 in valle Antigorio, 3 a Bognanco, 9 in Vigezzo, 16 in Antrona, 31 fra Macugnaga e la valle Anzasca, 26 in valle Strona e 16 in Cannobina. In totale 225 edifici danneggiati di abitazioni private, con una stima dei danni di oltre 273.000 lire. Fu impossibile determinare il numero delle valanghe cadute, i paesi erano tutti isolati, le strade interrotte, i ponti distrutti e ci vollero anni per ritornare alla normalità. Il tributo più alto fu però in vite umane: si stima una quarantina di persone travolte, di cui solo un terzo salvate. A Bugliaga ci fu la tragedia più impressionante, con 8 morti. Una interessante e drammatica relazione dell'accaduto ci è stata lasciata in una lettera che Vairoli Giovanni Andrea, testimone oculare dei fatti, inviò pochi giorni dopo ai propri fratelli, emigrati in America, informandoli degli avvenimenti: “...il mattino del 27 febbraio abbiamo visto le case crollate e abbiamo sentito gridare 'aiuto aiuto' ma per quel giorno non si è potuto recare soccorso, perché nevicava ancora abbondantemente e nessuno ha avuto il coraggio di rischiare la vita...”. Il giorno seguente disseppellirono alcune donne, che erano rimaste 38 ore imprigionate fra neve e macerie, ma miracolosamente illese. Fece anche un dettagliato resoconto di tutti i danni, delle persone coinvolte e alla fine, come ogni buona lettera, informò i parenti anche della vita di tutti i giorni del paese cioè di chi era nato, di chi era morto e di chi si era sposato. A Cimamulera ci fu 1 morto, 4 a Sambughetto,

2 in Vigezzo a Folsogno e Albogno, 1 a Salecchio e 3 sempre nella sfortunata Agaro. Anche a Premia ci furono due morti nella frazione Cristo e l'evento è ricordato con due lapidi poste in una cappella a poca distanza dal fiume Toce. In una si legge come la valanga del 26 febbraio distrusse in parte questa edicola e la seconda che in quell'evento si disseppellì un bimbo sano e salvo, dopo quattro ore che era rimasto sotto la neve, dove persero la vita la mamma e la nonna del piccolo. In totale i morti furono 21 e mai nella storia delle nostre valli le valanghe fecero così tante vittime e danni in un evento solo. Croci e lapidi costellano molti sentieri e dirupi a testimoniare altre disgrazie che colpirono seriamente le comunità alpestri, ma il fenomeno metereologico del 1888 rimane, fortunatamente, straordinario e unico nella sua drammaticità. Historische Schneefälle im Ossola Beim öffnen des Buches der Vergangenheit entdeckte man viele schwere Schneefälle im Ossola, die dann die Lawinen verursacht, wie diese, die Agaro bedeckten und das für 5-mal zerstörten. Einer der Orte, wo der Schnee sicherlich der Protagonist ist, isst das Formazzatal, wie im Januar 1863, als die Schneedecke 4 Meter erreichte. Der meiste Schneefall der jemals war, wurde der von 1888, der im Dezember begann und wütete bis 5 mal bis Februar. In dieser Zeit war man auch in der Lage, präzise Messungen dank der Sternwarte geo-physikalische Mellerio Rosminis Hochschule zu machen. In Domodossola waren es 4 Meter und 8 Zentimeter, in Campello Monti 4 und 80 Zentimetern, der Simplon 3,65 Meter und auf dem Mottarone bis zu 3,40 Meter. Unfähig, die Zahl der gestürzten Lawinen oder Beschädigungen zu bestimmen. Die Dörfer waren isoliert worden, die Brücken zerstört, es dauerte Jahre, um wieder zur Normalität zurückkehren. Kreuze und Grabsteine besetzten die Wege und Straßen im ganzen Ossola. ossola.it - 7


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testi e foto di Marina Morandin

FIOR DI NEVE Dal cielo tutti gli Angeli videro i campi brulli, senza fronde nĂŠ fiori e lessero nel cuore dei fanciulli che aman le cose bianche. Scossero le ali stanche di volare ed allora discese lieve lieve la fiorita di neve. Umberto Saba

val divedro ossola.it - 9


La Val Divedro è conosciuta dai più per il Parco Naturale Alpe Veglia, la “classica” meta per cui la maggior parte degli escursionisti vi giunge nel periodo estivo. Ma qui l’inverno ferma il tempo. La strada e i sentieri d’accesso all’area protetta sono bloccati dalle continue valanghe e fanno di questo luogo un mondo a parte. Facilmente raggiungibili invece dai ciaspolatori si offre invece l’Alpe Solcio. In un ambiente austero e selvaggio, il rifugio Crosta (m 1750) attende i ciaspolatori accogliendoli in un clima familiare e di condivisione delle emozionanti sensazioni che sa donare questa armoniosa vallata. Ci si accede con l’autostrada A26 Genova-Gravellona seguendo poi le indicazioni per il confine di Stato. Dopo Domodossola, si continua sulla statale

10 - ossola.it

L’inverno ci offre un modo alternativo di vivere la montagna: assaporando la lentezza, passo dopo passo, in silenzio. Più lentamente, più profondamente, con più consapevolezza e ammirazione. Riscoprendo l’ebbrezza dello stupore, come sa fare il “cuore dei fanciulli”. Nell’odierna realtà veniamo rapiti dal ritmo della velocità, con il dovere di stare al passo con i tempi. E ci lasciamo sfuggire la capacità di osservare e di reagire con lo stupore alle manifestazioni della natura. Durante una camminata in montagna con le ciaspole ci avvolge la magia: i cristalli sospesi nell’aria che riflettono la luce, gli alberi che si caricano dei ricami operati dalle neve, la percezione dei suoni del silenzio per cui ti ritrovi a fermarti per non disturbarli. I luoghi conosciuti, grazie ad una nevicata, diventano luoghi nuovi. Sotto la neve la natura si riappropria di tutto. Ed ecco che la montagna si propone come luogo dove riappropriarci del potere di stupirci. Anche attraverso l’entusiasmo del muoversi al ritmo lento dei nostri passi.


33 con indicazione Sempione fino allo svincolo per Varzo dove si esce alla seconda uscita.

ITINERARIO DREUZA-ALPE SOLCIO LocalitÀ di partenza: Varzo, località Dreuza (m 990). Accesso: Da Varzo seguiamo le indicazioni per San Domenico. Dopo le ultime abitazioni del paese, in corrispondenza di una secca curva, deviamo a destra seguendo le indicazioni per Coggia/Dreuza, oltre all’indicazione per il rifugio Crosta. La strada è stretta ma comunque in buone condizioni e viene ripulita da mezzi comunali; è bene comunque avere le catene al seguito. Qualche km dopo la frazione di Coggia arriviamo nel piccolo piazzale adibito a parcheggio di Dreuza, con cartello di successivo divieto di transito, dove parcheggiamo l’auto.

DifficoltÀ: E Dislivello: m 760 Tempo di percorrenza: 2h45 Note: in caso di forte innevamento il percorso potrebbe svilupparsi lungo la strada poderale, non perdendo comunque il suo fascino. Contattare preventivamente il rifugio per informazioni riguardo a innevamento e pericoli: tel. 0324 634183. Descrizione: Poco oltre il parcheggio, sulla sinistra, inizia il percorso con l’indicazione per Solcio. In breve arriviamo al villaggio di Valera, oltrepassiamo un vecchio lavatoio, continuando sulla sinistra proseguiamo verso le abitazioni situate a monte, poco più in alto intersechiamo la poderale, che seguiamo in salita arrivando ad un bivio. Abbandoniamo la strada per continuare a sinistra su sentiero segnato da cartelli in-

Il panorama dal rifugio Pietro Crosta ossola.it - 11


dicanti l’alpe Solcio. Un silenzio irreale ci avvolge mentre saliamo, l’ambiente circostante ha un’atmosfera fiabesca. Dopo aver superato la località Baratta proseguiamo in ambiente più aperto, fiancheggiamo alcune baite sparse, incontriamo una bella cappella dedicata alla Madonna recentemente restaurata. Ci rituffiamo nel fitto bosco dove la luce, attraversando a fatica tra i rami di abeti e larici carichi di neve, crea suggestivi effetti. Usciamo nella radura dove sorgono le baite di Quartina di Sotto, ora ci ritroviamo nuovamente sulla poderale dove la traccia è ben battuta. Continuiamo a salire e in pochi minuti eccoci al bivio dove sale la pista da Maulone, una delle vie più frequentate durante il periodo invernale per accedere al rifugio Crosta. Dopo due tornati e un tratto in piano, arriviamo all’alpe Solcio, ancora una breve salita ed eccoci al rifugio Pietro Crosta (m 1751) 2h45. In inverno questo angolo di montagna diventa un vero paradiso, consigliamo questo tracciato come alternativa alla salita da Maulone a chi preferisce addentrarsi in percorsi meno battuti rischiando di dover, a volte, aprirsi la traccia in solitaria ma con l’esclusività di passare per posti immacolati dove le uniche impronte che si potrebbero scorgere saranno quelle degli abitanti del bosco.

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Tratto dalla Guida Escursionistica “Ciaspole nelle Valli dell’Ossola” di Morandin-De Ambrosis, edita da Zanetti.

Divedro Tal Das Divedro Tal ist vor allem bekannt durch ein klassisches Ziel für Wanderer, Alpe Veglia.Conca, dass jedoch im Winter nicht erreicht werden kann, wegen der vielen Lawinen. Leicht zugänglich für Schneeschuhwandern bleibt der Alpe Solcio, eine karge und wilde Gegend in einer Höhe von 1750 m., wo es auch das gemütliches Refugium Crosta (Kruste) ist das ganzjährig geöffnet bleibt. Eine schöne Route beginnt von Varzo, um die Fraktion Coggia zu erreichen und dann Dreuza, wo Sie Ihr Auto parken können. In etwa 2 Stunden und 45 min. erreichbar bei einem Höhenunterschied von 760 m. der Beschilderung folgend, durch dichte Wälder, Gruppen von Hütten aus Stein, Kapellen und Schreine bis zur Kreuzung mit dem Wanderweg von Maulone, ein weiterer sehr beliebter Weg um ins Refugium zu kommen. Nach zwei Biegungen und einem kurzen Aufstieg ist dann die schöne Silhouette der Kruste. Sie werden mit wenig Aufwand in einer wahren Ecke des Paradieses sein!


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di Valeria Tantardini

Tradizioni alpine.

Etnobotanica in Valle Antigorio

14 - ossola.it ossola. osso la.it it


L

’uomo, da sempre, ha confidato nelle piante un grande interesse, sia alimentare di sostentamento quotidiano, che curativo, per sanare i problemi di salute. Da parte delle nuove generazioni, cresce sempre di più l’esigenza di contatto con la natura, di rivalutazione delle tradizioni e del territorio, di ritorno alle origini. Per accomunare queste tematiche verranno trattati nelle prossime pagine, alcuni piccoli frammenti, tratti da una ben più ampia “Ricerca Etnofarmacobotanica”, da me effettuata nel territorio della Valle Antigorio, comprendente lo studio di 330 piante. Siamo quindi all’estremo Nord-Italia, ad indagare le tradizioni erboristiche di un territorio alpino, che si tramandano soprattutto per uso familiare-casalingo, molto meno per commercio o per reddito. La Valle Antigorio, incorpora a sua volta, la Valle di Devero, col suo Parco Naturale, vero e proprio “Erbario a cielo aperto”! Etimologicamente Antigorio, sembra significare: "località popolata dai pinastri": "Tigorio" dal latino "tigor" o "taedorium", significante "pinastro". Questo dato etimologico è confermato dalle conifere predominanti sulle pendici della vallata stessa. La Valle è ricca di sentieri, oggi meta di trekking. Un tempo erano vie di comunicazione tra Italia e Svizzera, per gli scambi utili alla sopravvivenza. Bella meta di trekking, è quella, verso i paesi di Salecchio Inferiore e Superiore (“Nido d’Aquile” secondo lo storico Mortarotti), memoria storica della stirpe alemanna Walser. A Salecchio Inferiore, a febbraio, col paese innevato, si rievoca ogni anno, la tradizionale festa religiosa: “La Candelora”. La Candelora è l’usanza di benedire le candele, come simbolo di Cristo, (“Luce che illumina”), nella festa cristiana della Purificazione (Presentazione di Gesù al Tempio di Gerusalemme), con processione e fiaccole. La Candelora, coincide con l’antica festa pagana, della dea Giunone purificata, in cui, i fedeli, accendevano fiaccole.

Infine, la “mia” valle Antigorio, è, soprattutto, il luogo in cui passai - nella casa della Centrale Idroelettirca di Cadarese, opera magnifica dell’architetto milanese Piero Portaluppi - gli anni felici dell’infanzia. Per questo mi venne spontaneo partire da questo territorio, quando decisi di svolgere un’Indagine Etnofarmacobotanica come tesi sperimentale di laurea in Farmacia. Cos’è un’Indagine etnofarmacobotanica? E’ la raccolta di dati riguardanti le tradizioni popolari, in questo caso le tradizioni fitoterapiche, tramite comunicazione verbale, da un campione di popolazione intervistata. Nel contempo, questi dati raccolti, devono essere confrontati con gli usi ufficiali della fitoterapia, con ricerche bibliografiche. Da questo confronto, volendo, si puo’ passare a ricerche di laboratorio (Etnofarmacologia), per stabilire possibili nuovi impieghi in fitoterapia o addirittura in campo farmacologico. A completare la ricerca, occorre allestire un Erbario, di quanto presente sul territorio, con classificazione per Famiglia, Genere, Specie, delle erbe trattate nella ricerca, suddivise in Tavole Botaniche per ciascuna specie. Tornando all’argomento di questa ricerca, dobbiamo dire che, Etnofarmacobotanica è tradizione e attualità scientifica messe a confronto, per la verifica della concretezza degli impieghi passati. L’Etnofarmacobotanica è un modo per preservare i saperi, le culture, le biodiversità e l’ambiente. Ai giorni nostri l’efficacia di un’erba è valutata mediante studi approfonditi, a livello universitario, con ricerche chimiche qualitative e quantitative dei principi attivi e del loro meccanismo d’azione. Questi studi, molte volte, partono dal bagaglio culturale popolare, in cui molte volte, l’efficacia di un’erba, era valutata casualmente ed empiricamente, mediante osservazione ed esperienza di molte generazioni (esperienza popolare-tradizione). Nell’evolversi del progresso scientifico, i ricercatori a volte, si ispirano o si sono ispirati, a nuove molecole ossola.it - 15


farmacologiche, tramite lo studio di principi attivi esistenti in natura. Molti farmaci, ottenuti per sintesi di laboratorio, sono rielaborazioni di molecole d’origine vegetale. Piante di impiego tradizionale Gli antichi usi fitoterapici, della Valle Antigorio, riguardano prevalentemente le piante allo stato fresco, piuttosto che le piante essiccate. L’utilizzo delle piante descritte concerne una farmacopea familiare semplice e pratica. Poche sono le ricette composte ed elaborate. Ci troviamo in un territorio di montagna, piccolo lembo d’Italia incuneato nella Svizzera, i cui rimedi erboristici popolari, possono subire l’influenza del vicino territorio elvetico e della tradizione Walser (minoranza etnica che popolava i paesi di Salecchio e di Agaro). Ma i rimedi popolari erboristici, possono subire anche l’influenza di altre zone d’Italia,

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quali Bologna, Milano e Roma, mete di collettive migrazioni degli uomini della Valle. L’Antigoriese infatti, emigrava soprattutto a Bologna, Milano e Roma. Quando tornava in paese portava le novità dalla città, come quel tale che portò in valle il libro “Pratica Universale di medicina che tratta et insegna la cura di tutti li mali o infirmitadi che possono occorrere al corpo humano, tanto quelli che si curano da mano chirurga come gl’altri che appartengono ai Dottori Fisici composta per l’Eccellente M. Andrea Bosco Ferrarese Dotore in Medicina”, edito a Ferrara nel 1588. Testimonianza dell’emigrazione, sono anche le donazioni di paramenti sacri nelle chiese locali, da parte delle confraternite di emigrati, a partire dal 1500, fino alla fine dell’800, soprattutto da parte dei Compagni di S. Antonio in Roma e Bologna. Le tradizioni fitoterapiche sono influenzate quindi da questa apertura verso altre zone d’Italia e verso la vicina Svizzera. Quindi tradizioni che non si limitano ad una unica cultura alpina. I paesi più isolati come Salecchio ed Agaro, popolati dalla minoranza etnica Walser di origine alemanna, potevano vantare statuti propri e tradizioni certamente più esclusive e prettamente alpine. Le notizie di riferimento alle tradizioni locali, sono state da me raccolte, dalla viva voce degli abitanti più anziani. Sono state esaminate 330 piante spontanee e 15 coltivate negli orti domestici. Per ogni pianta esaminata è stata redatta la relativa tavola d’erbario. Sono poi stati confrontati gli usi popolari, con gli usi ufficiali della fitoterapia. Tra le 330 piante esaminate nell’Indagine Etnofarmacobotanica, si riscontra che 113 specie erano adoperate dalla popolazione della Valle Antigorio. Tra queste 113 piante, ve ne sono molte, il cui uso non corrisponde a quello della letteratura ufficiale, delineando un utilizzo originale. Questo tipo di lavoro ha consentito di controllare la concretezza degli impieghi passati e quanto vi è in essi di realmente efficace o di presunto.


Schedatura di alcune specie utilizzate: GAROFANINO SELVATICO DIANTHUS CARTHUSIANORUM L. Famiglia: Caryophyllaceae Etimologia: Carthusianorum=dei Certosini, perché i frati lo coltivavano nei giardini dei monasteri e lo utilizzavano per fare un liquore tipo “Centerbe”. Habitat: Prati aridi (calc.); (0-2000m). Caratteristiche botaniche: viene impollinato dalle farfalle. Petali dentati color ciclamino. Foglie strette coriacee, verde chiaro. Parti usate: Fiori. Uso popolare Antigoriese: Da un’anziana signora di Cadarese, si raccoglie notizia sul garofanino. La signora Letizia, segnalava che l’intera pianticella di garofanino, fresca od essiccata, veniva utilizzata in infuso, da bere in caso di tosse stizzosa e di influenza. I fiori da soli, freschi od essiccati, si allestivano infusi da utilizzare come impacchi per gli occhi arrossati o affetti da secrezione purulenta, anche dei bambini e dei neonati. Conferme in letteratura degli usi popolari riscontrati: Il Poletti conferma gli usi popolari. E’ grazie all’azione bechica e diaforetica che l’infuso giova nelle tossi e nell’influenza. L’azione decongestionante a livello topico, giova nelle irritazioni oculari. CARLINA CARLINA ACAULIS L. Famiglia: Compositae Etimologia: da Carlo Magno. Nome dialettale: Fiur dul temp. Habitat: Prati e pascoli (0-2100m rar. 2600m). Caratteristiche botaniche: Fiori racchiusi in una corona di brattee fogliari spinose, che si ripiega verso il centro della corolla per proteggere gli organi della riproduzione. Foglie pungenti Parti usate: Radice.

Uso popolare Antigoriese: I valligiani usavano indistintamente i fiori e le foglie di Carlina, in infuso o in decotto, sia per problemi influenzali, che per problemi di fegato. Conferme in letteratura degli usi popolari riscontrati: Il Negri riporta l’azione diaforetica di Carlina, a conferma dell’uso popolare come antinfluenzale. Paris et Moyse riportano l’azione colagoga di Carlina, a conferma dell’uso popolare contro i problemi di fegato. FRAGOLA FRAGARIA VESCA L. Famiglia: Rosaceae Etimologia: Fragaria, da Fragare = mandare fragranza, da cui “Fragum”, per Fragola. Dal sanscrito Ghra=fragranza. Nome dialettale: Fragula, basagnoi. Habitat: Faggete, pinete, abetine, soprattutto nelle zone schiarite, siepi (2001900m, rar. 0-2400m). Caratteristiche botaniche: Fiori bianchi, fusto, con 3-10 fiori, eretto con stoloni. I falsi frutti sono eduli, gustosi. Parti usate: Foglie, rizomi, frutti. Uso popolare Antigoriese: Della fragola sappiamo tutti apprezzarne la delizia del frutto. I valligiani non assaporavano solo i frutti, ma sapevano sfruttare anche i benefici delle foglie di fragola. Infatti venivano utilizzate le foglie fresche, per uso topico, direttamente sulle ferite, per fermarne il sangue. Le foglie fresche, erano utilizzate anche per cicatrizzare le ulcere. Una pozione antidolorifica da bere, veniva così preparata: infuso di foglie di fragola, di timo, di rosmarino più uno spicchio d’aglio, il tutto somministrato a digiuno, contro i reumatismi. Uso veterinario: L’infuso di foossola.it - 17


glie, era somministrato ai vitelli, quando erano gonfi e soffrivano di diarrea. Conferme in letteratura degli usi popolari riscontrati: Grazie all’azione astringente delle foglie è giustificato l’uso topico emostatico e cicatrizzante delle ulcere Alpine Traditionen. Ethnobotanik in Valle Antigorio Seit immer hat die Menschheit in Pflanzen vertraut, - ein großes Interesse als Nahrung oder für die Heilung. Das Antigoriotal ist ein idealer Nährboden für eine Forschung in Ethnobotanik, immer noch voll von reichen Zeugnissen und mündlichen Überlieferungen, die ordnungsgemäß mit dem aktuellen wissenschaftlichen überprüft werden müssen. Die alten Bräuche des Tal betreffen vor allem die frischen Pflanzen anstatt getrocknete Pflanzen, Volksmedizin mit pflanzliche Heilmittel erlitten im Laufe der Jahrhunderte, sei es der Einfluss der Walser oder von anderen Teilen von Italien, wo die Männer des Tales ausgewanderten. Im Zuge einer spezifischen Forschung wurden 330 Wildpflanzen und 15 kultivierte in den Gärten untersucht. Wurden dann mit

(Fournier). In letteratura vi sono riscontri dell’azione antireumatica, ma, non della ricetta popolare antireumatica. È confermata inoltre anche l’azione astringente, antidiarroica ad uso veterinario. dem offiziellen beliebtesten Anwendungen von Kräutermedizin verglichen. Unter den untersuchten Pflanzen wurde der Schluss gezogen, dass 113 von den Bewohnern des Tals Gebraucht waren manchmal mit einem singulären gebrauch. Wilde Weidenröschen Gebraucht als Tee gegen Husten und Grippe, die Blumen - frisch oder getrocknet - wurden als Kompressen für die gerötet Augen verwendet Carlina Die Blüten und Blätter landeten in einer Infusion, nützlich um die Grippe -oder Leberprobleme zu behandeln Erdbeeren Die frischen Blätter sind sehr nützlich, um die Blutung zu stoppen oder heilenden von Geschwüren. Es gibt auch eine Tierärztliche Verwendung für Kälber, wenn sie geschwollen waren oder das Leiden vom Darm.

www.tantardini.net 18 - ossola.it

P.zza Chiossi, 2 | DOMODOSSOLA (VB)


testi e foto di Adriano Migliorati

Gli stambecchi

del Cingino Valle Antrona

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Posso immaginare l'espressione dei lettori alla vista di questo titolo, il pensiero sarà sicuramente: No, basta non se ne può più di questi stambecchi, sono diventati più famosi di Belen Rodriguez... in effetti come darvi torto, gli abbiamo visti ovunque in questi anni, pubblicati sulle riviste più autorevoli, alla tv, nel web, in ogni dove, attraverso questo articolo colgo l'occasione per proporre un'escursione in un ambiente indimenticabile e per mettervi al corrente di come abbia avuto inizio il loro successo. Dobbiamo tornare al luglio del 2010, quando decidiamo di fare questa splendida escursione ad anello in Valle Antrona in una zona a noi piuttosto sconosciuta fino a quel giorno. Decauville Bacino di Campliccioli

La gita ha inizio al Bacino di Campiccioli che raggiungiamo in auto percorrendo un tratto stradale piuttosto ostico che si stacca dal Lago di Antrona. Siccome decidiamo di effettuare l'anello in senso orario, percorriamo inizialmente la sponda orientale del lago, camminando su quello che rimane della decauville che serviva per il trasporto materiale alla teleferica che saliva alla diga del Cingino. Proseguiamo su bel sentiero che lungamente costeggia la sponda orografica sinistra del torrente Troncone in uno scenario di rara bellezza, fino a raggiungere 20 - ossola.it

Alpe Lombraoro

l'Alpe Lombraoro, siamo alla testata della valle chiusa da un suggestivo anfiteatro, in lontananza di fronte a noi si staglia una imponente cascata che non passa di certo inosservata, a questo punto seguiamo l'indicazione Cingino che ci invita a salire sul versante posizionato alla nostra destra. Ora le pendenze diventano sostenute, il sentiero serpeggia tra i larici secolari per poi sbucare all'Alpe Saler, offrendoci la possibilità di riprendere fiato, proseguendo l'ascesa sfioriamo l'Alpe Cingino e finalmente raggiungiamo la casa dei guardiani della diga del Cingino (2250 m). Alpe Saler


Siccome mi era giunta voce che a volte era possibile scorgere degli stambecchi sulla diga, già in lontananza scrutavo con attenzione lo sbarramento per scorgere qualche segno che mi indicasse la presenza degli ungulati, delle macchie marroni mi facevano presagire che la possibilità si concretizzasse e infatti giunti sul posto ne ho la conferma. Al cospetto dell'imponente muraglia, prendiamo posto sugli spalti per assistere allo spettacolo pazzesco offerto dagli stambecchi, la scena che si presenta davanti a noi ha dell'incredibile, non riusciamo a capire come sia possibile che questi animali rimangano letteralmente attaccati alla parete con estrema disinvoltura alla ricerca del salnitro che esce dalla muratura, questo grazie alla particolare conformazione dei loro zoccoli, non dimentichiamo che il manufatto è alto circa 50 metri ed ha una pendenza che arriva a 80°, una situazione che metterebbe in difficoltà anche uno scalatore provetto. Non mi faccio scappare l'opportunità di fare un bel report fotografico, immortalando queste femmine di stambecco con i loro piccoli da ogni angolazione, cercando di rendere giustizia alla loro abilità. Ci congediamo dai bovidi e continuiamo la nostra escursione, oggi le emozioni non mancano, infatti percorriamo la claustrofobica galleria recante all'interno la condotta forzata che fuoriesce dal lago, la quale ci permette di uscire dal versante opposto a Crestarossa dopo 30 minuti di cammino. Ancora gobbo per la posizione assunta all'interno, alla presenza della luce impallidisco vedendo quanta strada dobbiamo ancora percorrere. Non ci demoralizziamo e ripartiamo di buona lena percorrendo un camminamento in cemento che si trasforma in un piano inclinato con il quale arriviamo piuttosto provati al Lago di Camposecco (2325 m). Purtroppo il tempo stringe, diamo il tempo ai nostri occhi di memorizzare la bella zona, ossola.it - 21


visitiamo il bivacco celermente e iniziamo la lunga e ripida discesa che metterà a dura prova le nostre ginocchia, con la quale torniamo al Lago di Campliccioli chiudendo il nostro anello escursionistico. La settimana seguente l'escursione dopo avere pubblicato la relazione sui siti di condivisione che si occupano di escursioni in montagna (Gulliver.it e Hikr.org) come faccio di solito, mi rendo conto di avere innescato un fenomeno a livello mondiale, infatti iniziano a fioccare le richieste delle foto dal mondo intero, questo grazie alla potenzialità del web, tutti incuriositi e increduli alla vista degli scatti, non nego che la soddisfazione sia stata grande, d'altra parte non ho fatto nient'altro che proporre le nostre bellezze naturali che possediamo in Val d'Ossola che tutti ci invidiano, come faccio da molti anni, anche se mi sono chiesto come mai questa cosa non è stata fatta da chi aveva questa potenzialità sulla porta di casa e che, grazie a me si sono presi i meriti successivamente, non voglio fare nessuna polemica sia ben chiaro, sarebbe veramente poco elegante, ma almeno un grazie mi avrebbe fatto piacere. Attraverso questo articolo spero di avere stuzzicato la vostra curiosità, quindi se avete voglia di forti emozioni e tanta voglia di camminare accomodatevi questa è la gita adatta a voi, buon divertimento. Dati escursione: Località partenza: Bacino di Campliccioli (Antrona Schieranco, VB) 1320 m. Punto più elevato: Lago di Camposecco 2325 m. Punti appoggio: Bivacco Cingino/bivacco Camposecco Dislivello complessivo GPS: 1200 m. Difficoltà: E/EE Sviluppo planimetrico: 21 Km. Cartografia: C.N.S. Monte Moro n°1349/ Saas n°1329 Tunnel Cingino/Crestarossa: Lunghezza 2,8 Km, altezza 1,80/2,00 metri, larghezza 80 22 - ossola.it

cm. circa, tempo di percorrenza 30’ circa. In alcuni tratti sono posizionate delle passerelle metalliche, causa infiltrazioni d’acqua. La galleria è illuminata, il pulsante di accensione si trova all'ingresso con il quale si attiva un timer della durata di un'ora, premunirsi comunque di lampada frontale o torcia in caso di emergenza. Si sconsiglia la percorrenza del tunnel a chi soffre di claustrofobia. COME ARRIVARCI: Percorrere la superstrada del Sempione ed uscire allo svincolo di Villadossola, proseguire in direzione ovest, superare la prima rotonda, alla seconda rotonda prendere la seconda uscita, continuare alla successiva rotonda dove si prende la prima uscita, proseguire per 600 m fino all'imbocco della Valle Antrona che si percorre interamente fino ad Antronapiana. Giunti in paese seguire le indicazioni Cimallegra che conducono al Lago di Antrona, in prossimità del lago svoltare a sinistra, qua inizia il tratto di strada di proprietà Enel con divieto di transito, a vostra discrezione potete decidere se salire in auto come fanno in molti, oppure iniziare l'escursione a piedi partendo da qui, aumentando il dislivello di 280 m. Ingresso della galleria


Die Steinböcke von Cingino Eine schöne Rundwanderung in Antronatal ermöglicht ein ungewöhnliches Naturschauspiel zu bewundern: die Steinbock - Bergsteiger von Cingino. Die Tour beginnt an der Wasserkraft Reservoir Campliccioli - erreichbar mit dem Auto vom Antronasee . Jetzt gehen wir den östlichen Ufer des Sees zu Fuß auf den Überresten einer Decauville, verwendet um Material bis zur Seilbahn zu transportieren der mit dem Damm verbunden ist. Man kommt dann bald zur Alpe Lombraoro, wo wir einen herrlichen Blick über Wälder und Wasserfälle haben. Wir steigen bis zur entstehenden Piste Saler Alpe auf und dann zur der Alpe Cingino die in einer Höhe von 2250 m zu erreichen ist, die Heimat der Wächter des

Dammes. Vor der großen Wand haben wir die Gelegenheit, ein außergewöhnliches Spektakel der Bergziegen zu bewundern, an einer Wand von 50 m Höhe und mit einem Gradienten von 80%! Wir fahren fort, entlang der Galerie der Druckleitung, für etwa 30 min. bis zu Crestarossa und dann entlang einem Weg aus Beton, bis zum See Camposecco in 2325 m. Höhe. Der lange Abstieg bringt uns zurück zum See Campliccioli, der dann die Route im Kreislauf schließt. Karte Beginn: Basin Campliccioli 1320 m . Höhenunterschied 1200 m. Kartografie: C.N.S. Monte Moro 1349 Für die Durchquerung der Druckrohrleitung sich mit Taschenlampe oder Stirnlampe rüsten. ossola.it - 23


La vediamo ormai un pò ovunque, molti se la sistemano in testa, o la tengono semplicemente in mano, altri sulla moto, in windsurf, in auto, sul parapendio, sugli sci, sullo snowboard, in bici... e chissà in quanti altri posti la vedremo. Stiamo parlando della Gopro, la action cam che ha rivoluzionato il mondo delle riprese amatoriali sportive. La facilità di utilizzo, la praticità, la robustezza, l’alta qualità delle immagini e il prezzo accessibile, hanno decretato il successo di questa foto/videocamera. Perfetta per ogni attività: in volo, a terra, o sott ’acqua. GoPro è infatti sinonimo di inquadrature uniche e spettacolari realizzate anche grazie ai numerosi accessori disponibili. I nuovi modelli sono ancor più piccoli e performanti fino ad arrivare a filmare in formato cinema Ultra HD 4k. Ad aumentare le possibilità di utilizzo della nuova HERO3 ci sono il GoPro LCD Touch BacPac, il nuovo schermo LCD touchscreen per rivedere le foto e i video appena girati, ma anche seguire in tempo reale le immagini

ed avere così un’inquadratura sempre perfetta. Il kit comprende anche gli sportellini del case stagno per l’utilizzo dello schermo in ogni si24 - ossola.it

tuazione ambientale e il GoPro Battery BacPac, batteria aggiuntiva indispensabile per aumentare l’autonomia di tutti i modelli GoPro Hero e avere fino a 5 ore di utilizzo ininterrotto. Il wi-fi è stato migliorato e l’integrazione con lo smartphone è supportata. Gli accessori rendono ancora più facile usare in modo adeguato questo gioiellino tecnologico. Sulla neve per esempio, dove l’esposizione può venire alterata, è bene acquistare un filtro polarizzato polar pro, costa intorno ai 10 euro e ci salva in tante situazioni. Ovviamente da evitare il fissaggio diretto sugli sci o sulla tavola, specialmente in pista o su nevi ghiacciate, le vibrazioni rendono le riprese video inutilizzabili. Le fotografie invece, in modalità scatti automatici, da quella posizione potranno risultare spettacolari, anche se il rischio di romperla è alto. Il posto migliore per riprese in soggettiva rimane il classico casco o, se si vuole una prospettiva alternativa, la si può fissare ad un bastone da un metro o poco più, la classica racchetta da sci telescopica opportunamente accessoriata può andar bene. Fortunatamente la Gopro dispone di molti kit e aggeggi di fissaggio. Ne troveremo sempre uno per ogni occasione. Se si monta la GoPro sul casco, utilizzando la sua placca adesiva curva o la cinghietta antiscivolo, in fase di ripresa ci si deve concentrare al fine di ottenere immagini fluide e non scattose effettuando movimenti dolci, senza scatti.


Tutti i movimenti laterali e alto-basso andranno fatti con cognizione restando, per quanto possibile, in asse con l’orizzonte. Con la prolunga a braccio “il bastoncino” le cose si complicano, non si avrà solo la soggettiva ma si potrà variare il punto di ripresa dall’alto al basso e viceversa. In tutto si avrà a disposizione un’escursione di tre mt. circa e muovendosi lentamente, con fluidità si avranno immagini spettacolari. Ovviamente tutte queste regole sono fatte per essere infrante, con la GoPro si possono sfruttare con creatività migliaia di idee e creare un’infinità di inquadrature, in rete ci sono migliaia di siti dove trovare spunti, il canale Gopro su youtube potrebbe bastare, da vedere assolutamente il video di presentazione della Hero3+. Il segreto rimane quello di pre-visualizzare il ri-

Die GoPro ist die Aktion-Cam, die die Welt der Amateur -Sportaufnahmen revolutioniert hat, Sie ist Benutzerfreundlich, Funktional, Langlebig und hat eine hohe Bildqualität für einen günstigen Preis, dies haben den Erfolg dieser Kamera bestimmt. Um die Benutzerfreundlichkeit der neuen Hero3 zu erhöhen gibt es die

sultato finale che si vuole ottenere. NON fate “riprese a caso”, pensate ai movimenti, copiate quello che avete già visto e riproponetelo. Mostrerete a tutti riprese semi professionali. Scoprila presso LUCCHINI in via Galletti a Domodossola - binocolo.it

GoPro LCD BacPac-Touch, der neue LCDTouchscreen für die Überprüfung der gerade geschossen Bilder und Videos, aber auch um genauso gut in Echtzeit die Bilder zu verfolgen um so immer eine perfekt Aufnahme zu erhalten. Die Welt kann die Gopro bei Lucchini Photo-Video i der Via Galletti in Domodossola entdecken. ossola.it - 25


di Elisabetta Colusso

Halloween

T

utti credono che la festa di Halloween sia una tradizione nata negli Stati Uniti; non è così. Importata negli USA intorno al 1840 dagli emigranti irlandesi che fuggivano dalla carestia di patate che aveva colpito la loro patria, questa antichissima tradizione ha origine nella cultura celtica e romana. Anche nel nostro paese, in quasi tutte le regioni, possiamo trovare antiche pratiche e abitudini legate a questa ricorrenza. Una delle più diffuse, era l’approntare un banchetto, o anche un solo un piatto con delle vivande, dedicato ai morti. In Piemonte, ad esempio, era usanza, per cena, lasciare un posto in più a tavola riservato ai defunti che sarebbero tornati in visita. Nella nostra Val d’Ossola, invece, dopo la cena, tutte le famiglie si recavano insieme al cimitero, lasciando le case vuote in modo che i morti potessero andare lì a ristorarsi 26 - ossola.it

in pace. Il ritorno alle case era poi annunciato dal suono delle campane, perché i defunti potessero ritirarsi senza fastidio. Altra tradizione legata alla cena di Ognissanti era quella di mangiare le caldarroste tutti insieme lasciandone alcune sul tavolo per i defunti, tradizione diffusa particolarmente in Valle Antrona; o il tipico “Pan dei morti” come nell’antica ricetta preparata dalla storica Pasticceria Grandazzi di Domodossola e che oggi, per grandi e piccini, viene sostituito da molteplici varietà di biscotti a km 0 o con pane e ottimo cioccolato di ogni forma e per ogni ricorrenza. E proprio da questa valle arriva la leggenda che andremo a raccontare. Noi di Ossola.it abbiamo incontrato Pier Franco Midali, ex sindaco di Viganella e noto cultore delle tradizioni della Valle Antrona. “Questa storia me la raccontava sempre la mia mamma che era di Antrona-


racconta Midali. Tutte le sere del primo novembre ci radunavamo sempre a casa sua per mangiare le caldarroste. E lei, ligia alla tradizione, ne lasciava sempre qualcuna sul tavolo. Ho un bel ricordo di quella tradizione- continua Midali- Successivamente ho scoperto che un po’ ovunque in Ossola si mangiavano le castagne quella sera e se ne lasciava qualcuna sul tavolo. Chiude Midali- è certamente il rito più bello che io ricordi della notte che oggi va di moda chiamare Halloween”. STORIA Il vento che alla vigilia di Ognissanti scende dall’Andolla gelido, pungente e frizzante come le stalattiti ghiacciate d’una cascata d’inverno, da queste parti si dice che oltre a spazzar rive e muri terrazzati, racconti storie antiche ormai entrate nell’immaginario collettivo. Sarà l’alone di mistero che da sempre separa il mondo dei vivi dall’aldilà, o più semplicemente l’angoscia di non dimenticare gli avi per paura che questi vengano di notte a tirarci i piedi, fatto sta che la sera dei morti, di ritorno dalla rituale visita al camposanto, ogni famiglia si riunisce attorno al focolare. La “brascarola” appesa alla “chena”, la “legna fina” vicino al camino, “ul bucal dul vin” che proprio non vuol sapere di restar pieno e le castagne a scoppiettar sul fuoco. Per quella notte le caldarroste sono un rito, quasi una magia cui nessuno vuole rinunciare. Tradizione vuole sia il capofamiglia a cuocerle per tutti. E mentre le ballotte saltellano sulla brace e la “chena” emette il caratteristico strepitio degli anelli che sfregano uno sull’altro, nella casa c’è chi sgrana la corona, chi fuma la pipa, chi tira un asso o una “taroca”. Il tempo si deve pur far passare. Che festa poi quando sul tavolo fanno il caldo ingresso, le castagne e le dita diventano nere dallo sbucciar di quei gustosi frutti. Non bisogna dimenticare però di lasciarne qualcuno sul tavolo, rimasto apparecchia-

to, perché si dice che le anime dei defunti ritornino tra noi per una visitina in quel mondo che hanno amato e che il buon Dio, per quella notte, concede di rivedere. Guai farsi sorprendere ancora desti oltre la mezzanotte, si dice porti sfortuna ma soprattutto grave sia la pena cui si va incontro. Una volta, racconta il vento d’Andolla, un giovanotto baldanzoso e fiero non ubbidì al richiamo della mamma che le ricordava di andare a letto prima di mezzanotte. “Rimarrò qui per vedere se davvero vengono i morti, quanti sono e che faccia hanno” disse di rimando il giovane in tono di sfida. E si nascose nell’angolino tra il camino e la credenza. Si spensero le luci, la tavola restò apparecchiata, le castagne e un pezzo di formaggio lasciati in bella vista e il tic tac dell’orologio che inesorabile segnava il tempo che passa. Non appena il campanile ebbe suonato la mezzanotte un frusciare leggero s’udì nella cucina e a uno a uno fecero il loro ingresso nell’abitazione, le anime dei defunti di quella casa. Si sedettero al tavolo e iniziarono a mordicchiare le castagne, degustare il formaggio e sorseggiare un goccio di buon vino. La disinvolta spavalderia del giovane ben presto si tramutò in fifa. Trattenne il fiato ma certo non poteva muoversi e in cuor suo si rattristò d’aver disobbedito. Finito il simposio e la conversazione, l’anima più anziana domandò ai commensali: “Dove mettiamo il coltello così da ritrovarlo il prossimo anno?” E il più giovane di rimando: “mettilo nell’angolino tra la credenza e il camino, di certo lì nessuno lo potrà trovare”. In men che non si dica il coltello fu conficcato sulla fronte del curioso nascosto in quell’anfratto. Non ci furono medico né pievano che poterono esorcizzare il sacrilegio; la lama non doleva ma nemmeno si muoveva. Così il giovane per un anno fu costretto a mostrare ossola.it - 28


la gogna derivata dalla sua curiosità. La saggia madre che il figlio aveva in cuor suo perdonato, le disse di tornare l’anno dopo allo stesso posto e restare ad aspettare. Venne la sera dei Morti, tornarono le anime dei defunti, e prima di banchettare la più canuta disse alla più sbarazzina “ricordi, dove avevo messo il coltello? Rivoglio proprio quello!” “Certo” replicò il giovincello e con gesto deciso lo estrasse dalla fronte del ragazzo. La lama non finì più in quell’angolino, ma tra la credenza e il camino la sera del primo novembre mai più nessuno osò accucciarsi per spiare.

Antica ricetta del

Pan dei morti

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Halloween

Viele glauben, dass die Tradition des Halloween ein Fest ist das in den Vereinigten Staaten erstellt und vor kurzem in Europa eingeführt wurde. Stattdessen, auch die alten Kelten und die Römer feierten nach der Nacht von Allerheiligen als eine Zeit des Übergangs zwischen der Welt der Lebenden und der Toten. Selbst in Italien, fast jede Region hat ihre Tradition in Verbindung mit diesem Anlass behalten, einer der häufigsten war ein Bankett oder eine Platte vorzubereiten, gewidmet den Toten. In Val d’Ossola gibt es alte Praktiken in diesem Zusammenhang in fast allen Tälern. Viele Legenden erzählen, dass nach dem Abendessen alle Familien auf den Friedhof gingen, die Häuser leer ließe, um die Rückkehr der Toten zu erlauben. Der Klang der Glocken erlaubte dann den Verstorbenen, sich zurück zuziehen ohne gesehen zu werden . Andere Zeugen erzählte das sie alle gemeinsam geröstete Kastanien aßen, dann einige auf dem Tisch für die Toten zurück ließen; weit verbreitet, vor allem in der Tradition des Antronatals und das heute noch lebt mit einem typischen süßen “Brot der Toten”.


dal 1924 a Domodossola

La Pioda L Pi d

Risultato di un’antica lavorazione del sasso, è da sempre materia prima di ricchezza delle nostre valli... ora anche di dolcezza.

“La Pioda” ist nicht nur ein Reichtum der Steinbruecke des Ossola Tal’s, sondern sind heute auch erhaeltlich in der Form von Schokolade.

Baci di d Domo

Da un’antica ricetta di famiglia nascono i BACI di DOMO. Ingredienti semplici di una volta danno forma a un biscotto che al suo interno racchiude l’impronta dell’“Officina del Cioccolato”

“Baci di Domo” werden nach einem alten Familienrezept hergestellt. In einem Keks hergestellt aus einfachen Zutaten verbirgt sich die Tradition unserer Schokoladenfabrik.

PASTICCERIA GRANDAZZI Via Castellazzo, 23 - 28845 DOMODOSSOLA (VB) Tel. +39 0324 243040 - choco@pasticceriagrandazzi.com

www.lofficinadelcioccolato.it


di Giuseppe Possa

Gian Luca Pavesi colori che vanno dritti al cuore

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In Gian Luca Pavesi è stato sempre forte l'attrazione per i paesaggi e in generale per la bellezza della natura e, di conseguenza, gli è venuta in modo naturale la passione per l’arte, intesa come espressione di sentimenti e d’emozioni che, tramite i colori, crea e trasmette stati d'animo di grande effetto all'osservatore. E’ vero che alla pittura si è avvicinato osservando il padre Ugo, valente maestro ossolano, da cui ha appreso i primi insegnamenti, fondamentali per potersi avventurare nello straordinario e affascinante mondo dell'arte. Si è, però, staccato ben presto dallo stile del genitore. Tuttavia, dice: “Se ho bisogno di un consiglio, il papà è un aiuto; preferisco, però, operare da solo”. Nato a Domodossola nel 1970, Gian Luca ha frequentato scuole tecniche e lavora presso un importante stabilimento, ma il tempo libero che si ritaglia dopo gli impegni familiari (è sposato e ha due figli) lo dedica, da autodidatta, alla pittura all’aria aperta o nel suo studio a Seppiana, in Val d’Ossola, dove vive. “La pittura” afferma, “diventa per me momento d’evasione e nello stesso tempo di riflessione. Penso ormai di aver raggiunto un mio stile, anche se non disdegno di provare cose nuove. Mi piace spaziare un po’ in ogni ambiente della natura e il mio obiettivo e sempre quello di migliorare”. Fin dalla giovane età dipinge dal vero, in particolare i paesaggi della sua terra, di cui ha raffigurato tanti scorci interessanti, cercando sempre di coglierne i momenti più suggestivi. In seguito, però, preferendo gli spazi più

ampi, ha frequentato maestri del novarese, come Giroldi (scomparso di recente) o Sarasi con cui si accompagna spesso o l’amico Cigalotti. Così, oggi, si può affermare che l'essenziale della sua pittura è di giovarsi di un punto d’osservazione personale, con un suo realismo, visto con occhio sereno, con toni cromatici liberi e un tocco di pennello morbido e sciolto che coglie l’essenziale. Molte sue opere sono già appese nelle case di alcuni collezionisti: sono parte dei dipinti che ha esposto nelle mostre di Premosello nel 2007, di Vanzone (alla Torretta) nel 2010 e di Antrona nel 2012. Pavesi ha già partecipato anche a numerose collettive in Ossola e nel Novarese. Per il prossimo anno ha intenzione di presentarsi al grande pubblico con una personale a Villadossola. Egli, negli ultimi tempi, con buona maestria scenica, coglie molti paesaggi dal richiamo lirico, dove i laghi, il mare, i fiumi, le nuvole del cielo, sono i principali protagonisti. La trasparenza dell’acqua, soprattutto, è ripresa in modo egregio, con emozionanti risvolti sensitivi, nei giochi di luce e di riflessi. Le morbide o agitate onde che s’infrangono sulla spiaggia o su rocce e scogliere, i sinuosi salti dei ruscelli, affascinano per compostezza e armonia di sintesi. Sono raffigurati con poesia meditativa, con stile intuitivo personale e ricco di contenuti visivi. L’artista li riprende da scorci pittoreschi, ridestando emozioni velate da un fascino stilistico, finalizzato al richiamo di ambienti incontaminati. Interessanti sono anche le “atmosfere ossola.it - 31


pomeridiane” o le “impressioni invernali” con cui dipinge le sue brughiere, con il vento che ne muove il fogliame e le nuvole a strisce, quasi impalpabili veli che valorizzano e accentuano l’aria di mistero; i canneti che si sviluppano alle foci dei fiumi; le paludi costruite tra arbusti, come luoghi raccolti, silenziosi. Nella frastagliata articolazione di colori vivi, Gian Luca si dedica in modo particolare a riprodurre fiori, ripresi con una pittura morbida, il cui cromatismo, impastato di luce, dà una spazialità di decantazione, orientata verso un magico lirismo, dove la tensione luce-ombra è avvolta nella stessa creatività dell’artista. Le mimose, le ortensie, le rose, le peonie o le margherite nelle loro disposizioni in vasi o anche solo abbandonate a se stesse in sequenza d’immagini incantate che vanno dritte al cuore, suscitano nell’osservatore un senso di distensione e di serenità. Nella scioltezza lucente dei rossi, dei gialli o dei blu, in felice sintesi, i fiori non sono descritti, ma con idilliaco gusto sono appena accennati in fantasiose combinazioni, in chiave contemporanea e nel fascino della loro suggestiva semplicità.

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In sintesi è questo che si prova contemplando i suoi quadri: essi, infatti, ci trasmettono quel senso di pace, di quiete, negli aspetti più rasserenanti, a cui ognuno di noi aspira.

Gian Luca Pavesi , Farben die gerade ins Herz gehen

In Gian Luca Pavesi seit jeher gab es eine starke Anziehungskraft für Landschaften und vor allem für die Schönheit der Natur. Für ihn ist Kunst ein Ausdruck von Gefühlen und Emotionen die durch Farben positive Stimmungen dem Beobachter bieten. Geboren in Domodossola in 1970 und Sohn der Kunst, Pavesi widmet seine freie Zeit, für die Malerei en plein air oder in seinem Atelier in Seppiana wo er lebt. Heute kann man sagen, dass seine Malerei eine sehr persönliche Sicht hat und mit einem Hauch von weichen Pinsel, die das wesentliche einfängt. Viele seiner Gemälde sind bereits schon im Besitz der Sammler und für das nächste Jahr im Kalender ist eine persönliche Ausstellung in Villadossola. In jüngster Zeit hat Themen wie Seen, Flüsse und den Wolken des Himmels und vor allem die Transparenz des Wassers begünstigt , wo seine Malerei Poesie und Meditation wird. Auch interessant sind die “Nachmittag Atmosphären” oder “Winter Impressionen”, in dem er malte Mooren, Winde, Röhricht und Sümpfe, Blumenbilder, wo die Farben eine wichtige Rolle spielen . Pavesi Gemälde vermitteln immer ein Gefühl von Ruhe und Frieden.


Il pubblico di Cooking for Art

COOKING for ART 2013

La Val d’Ossola a Cooking for Art - Roma 2013 Quando il territorio si offre con qualità e competenza… Davvero un successo! Su tutti fronti! Ecco, in quattro parole, la sintesi di una meravigliosa esperienza vissuta dai professionisti dell’enogastronomia ossolana, in trasferta a Roma per presentare e valorizzare il nostro territorio. L’occasione è stata “Cooking for Art - 2013” una Manifestazione ideata e organizzata da WITALY sotto la supervisione ed il coordinamento dal noto giornalista enogastronomico Luigi Cremona, giunta alla sua quarta edizione. Cooking for Art 2013 è stata una vetrina ad alto contenuto gastronomico, nella quale si sono esibiti i migliori professionisti della montagna italiana. Un evento ospitato presso le officine Farneto di Roma, cui hanno partecipato i migliori chef e i migliori produttori agroalimentari provenienti dai Territori di Montagna Italiani tra i quali: Val Gardena, Altopiano di Asiago, Carnia, Città dell’Aquila e Magione Papale, Merano, Sappada Dolomiti, Teramo ed il Gran Sasso d'Italia, Val di Fiemme, Valle d’Aosta, Cortina d’Ampezzo e altri ancora. Tra gli chef già affermati nel panorama della ristorazione italiana, che hanno partecipato all’evento ricordiamo in particolare

Heinz Beck, che insieme a molti altri hanno regalato ai presenti momenti di alta cucina italiana. L’Ossola era presente grazie allo stand allestito dall’Unione dei Comuni montani Alta Ossola, reso vivo dalla partecipazione di alcuni dei migliori chef ed operatori turistici del nostro territorio: Matteo Sormani di Formazza, Fabio Pizzicoli di Bognanco, Marco Rossetti di Varzo, Danilo Bortolin di varzo, Fabio Sandretti di Formazza, Giulio Pedroli di Premia, insieme a Lara Pennati di Formazza, Piera Pioda di Varzo, Marco Valsesia di Formazza, Daniela Panighetti di Bognanco e il sindaco di Formazza Bruna Papa con Fabrizio Montanari, assessore al turismo di Un momento dello show cooking


Il Formazza stagionato

Varzo. Hanno partecipato alle fasi di preparazione precedenti la trasferta: Ugo Facciola di Crodo, Giandomenico Iorio di Crodo, Denis Croce di Crodo. L’evento, disposto e organizzato con cura, ha previsto l’esposizione dei territori al piano superiore, ognuno con il proprio stand, nel quale erano presentate e valorizzate al pubblico le attrattive naturalistiche e le specialità gastronomiche locali. Al piano inferiore, in due spazi appositamente allestiti, con cucina a vista e sala degustazione, gli chef di ogni territorio hanno tenuto gli show-cooking: veri e propri momenti di creatività culinaria in tempo reale, durante i quali sono stati preparati e presentati al pubblico alcuni piatti della cucina di territorio. Diciamo subito che la partecipazione a questo importante evento di alta cucina

il piatto di Matteo Sormani la Prataaplha nel raviolo 34 - ossola.it

è stata possibile grazie alla collaborazione sentita di alcuni attori. Oltre agli chef e le persone già citate, è da evidenziare lo sforzo attuato dai produttori di specialità alimentari ossolane, che hanno fattivamente contribuito all’allestimento ed al successo delle degustazioni. La Val d’Ossola ha messo in campo solo alcune delle produzioni locali, ma di fatto ha dimostrato la sua grande vocazione legata al turismo enogastronomico oltre che naturalistico. L’apprezzamento non è mancato da parte del pubblico presente, tra cui anche moltissimi giornalisti esperti di gastronomia, turisti e agenti di viaggio, abituati a girare in lungo e in largo la penisola alla ricerca di sapori d’eccellenza. Non poteva essere altrimenti, considerato il fatto che la fase di preparazione, durata un paio di mesi, ha visto i nostri chef incontrarsi ripetutamente, per studiare a tavolino le risorse locali ed elaborare la corretta strategia di valorizzazione delle delizie nostrane. Alla fine ogni prodotto si è trovato perfettamente inserito in un contesto gastronomico di altissimo livello, dove le specialità gastronomiche presentate ricreavano un insieme armonico di profumi, sapori e colori. Negli occhi del numeroso pubblico (circa 7000 persone in 3 giorni) abbiamo letto lo stupore e la meraviglia nell’ammirare l’esposizione e l’abbondanza dei prodotti Ossolani, che culminava con l’assaggio. Ogni palato è stato soddisfatto, grazie all’ampia gamma di sapori proposti. Apprezzatissimo il gusto del saporito Ossolano Riserva e l’aromatico Ossolano al Prunent, della Latteria di Crodo, che ha anche regalato l’assaggio del formaggio Baita, ottenuto con la stessa lavorazione dei formaggi d’alpeggio, apprezzato per la sua dolcezza, il gusto morbido e delicato. Formazza Agricola ha portato a Roma il gusto dei formaggi di alta montagna, ed ha


emozionato il pubblico con la degustazione parallela tra il “Formazza” prodotto a Riale ed il “Summer”, prodotto in alpeggio nei mesi estivi. Massimo Bernardini di Viceno di Crodo ha offerto il Bettelmatt, che ha inevitabilmente riscosso il meritato successo. I salumi sono stati ben rappresentati dalla macelleria Crosetti di Crodo, che ha fatto assaggiare la Brisaula della val Formazza e il Lonzino al lardo, che si sono distinti tra gli altri produttori per la loro assoluta genuinità, frutto di sapiente lavorazione artigianale. Formaggi e Salumi sono stati accompagnati dai pani ossolani, tutti buonissimi e assolutamente da scoprire: il Forno Ossolano di Crodo ha preparato il Walser Brot e il Pane Ossolano con uvetta e noci. La panetteria Dueci di Varzo ha offerto il Pane dell’asino a base di carota, ed il forno Brot vom herzem di Formazza ha offerto il Pane Walser con segale e miele. Il maestro pasticcere Germano Meneghello di Crodo, ha inviato a Roma anche una selezione di pasticceria secca, tra cui sono risultati indimenticabili i biscotti Pepite d’oro di Crodo e i Biscotti Walser con mirtilli rossi. Da cornice e completamento gastronomico hanno fatto le conserve di alta gastronomia della Fabbrica del Buongusto di Bognanco, e la gamma di mieli artigianali della val d’Ossola, forniti da Arturo Prina di Baceno, Luigi Giovangrandi di Montecrestese, e Elio Arrigoni di Varzo. Il vino è stato offerto dal Consorzio Nebbioli alto Piemonte, tra cui non poteva mancare l’apprezzatissimo Prunent, della Casa vinicola Garrone di Crevoladossola Momenti di ricca partecipazione ha riscosso il momento dell’aperitivo con il famosissimo Crodino, di cui pochi conoscevano l’origine geografica. Anche l’Acqua minerale ha rappresentato una vera e propria eccellenza, grazie all’assaggio delle acque di Bognanco, Fonte Ausonia, Gaudenziana e San lorenzo, che

il piatto di Danilo Bortolin Trota di torrente carpione all’aceto di barbera

grazie al loro particolare contenuto di Sali minerali, hanno stupito i partecipanti alla degustazione. Vivo stupore ha destato la nuova Bottiglia A di Acqua disegnata da ALESSI per le Terme di Bognanco, che sarà presto in commercio. Il nostro stand si è distinto anche per la competenza nel fornire le corrette informazioni riguardanti sia i prodotti esposti, sia le occasioni di vacanza che il territorio dell’Alta Ossola offre. Degno di nota il mini ufficio turistico allestito con il materiale promozionale e pubblicitario dell’Ente gestore delle Aree protette dell’Ossola, del Distretto turistico dei Laghi, del Comune di Varzo e degli uffici di informazione e accoglienza turistica di Crodo, Formazza e Bognanco. Un gioco di squadra che ha premiato in termini di risultati, ma che evidentemente ha

la Fiocca aromatizzata al pane nero con gocce di mirtilli di Bognanco ossola.it - 35


anche indicato la via da seguire per il futuro sviluppo turistico dell’Ossola. Gli Enti Locali e gli operatori turistici privati, devono operare in maniera sinergica e congiunta per l’abbattimento delle barriere tra le singole vallate ossolane, per arrivare ad offrire un territorio che è ricco di storia e natura, e che, se considerato nel suo insieme, abbonda di realtà in grado di eccellere nel confronto con territori più blasonati del nostro. Da Roma portiamo a casa la consapevolezza di avere a disposizione gli strumenti qualitativi e quantitativi per affermare la vocazione turistica dell’Ossola, al pari di territori che lo fanno già da anni come la val d’Aosta, il trentino Alto Adige o la Valtellina, anch’essi presenti a Roma.

Fabio Pizzicoli presenta la Fiocca Matteo Sormani

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Marco Rossetti prepara la Cuchela

Das Val d’Ossola in Kochen für Kunst - Rom 2013 Wenn das Territorium sich anbietet mit Qualität und Kompetenz Eine wunderbare Erfahrung die von den Gastronomischen Experten des Ossola erlebt wurde, nach Rom, um unseres Gebiet zu präsentieren und zu fördern. Der Anlass war “Kochen für Kunst - 2013” Ausstellung konzipiert und organisiert von Witaly, unter der Aufsicht und Koordination von bekannten Weinjournalisten Luigi Cremona, jetzt in seiner vierten Auflage. Eine Schaufenster mit hohen kulinarischen Inhalt, in welcher sich die besten Fachleute der italienischen Bergen zeigten. Ossola war durch den Ständ, ausgestattet von der Vereinigung der Berggemeinden des Hohen Ossola anwesend, lebendig gemacht durch die Teilnahme von einigen der besten Köche und Reiseveranstalter von unserem Gebiet.


shop on line

Bognanco Terme (VB) - Tel. +39.0324.482626

Alta gastronomia sottovetro

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inverno...

e gli amici a quattro zampe? Animal Discount,

con i suoi punti vendita di Villadossola, Casale Corte Cerro e Verbania, è da ormai quasi un decennio, un importante centro di riferimento nel mondo dell'animale da compagnia. Numerosi sono gli articoli presenti nei suoi punti vendita al fine di soddisfare le esigenze e le necessità degli animali e dei loro proprietari. L'evoluzione è costante e mira a fornire alimenti e attrezzature a prezzi vantaggiosi, unendo la professionalità di personale preparato. al fine di guidare il cliente nella scelta di un acquisto corretto e utile. È arrivata la stagione invernale e alcuni accorgimenti possono essere utili. I cani sono abbastanza ben equipaggiati per affrontare il freddo, la pioggia, la neve, l’importante è non costringerli a restare fermi sotto le intemperie, o a dormire a temperature troppo fredde. Se il cane ha modo di correre, giocare, muoversi, allora può uscire a qualsiasi temperatura. Se il cane trascorre fuori la notte o rimane per ore in giardino, occorre fornirgli una cuccia dove possa ripararsi. Ottime le cucce termiche, disponibili nei nostri punti vendita, che mantengono costante la temperatura dell'animale, sia d'estate che di inverno. Disponiamo di tutta una serie di cappottini ed impermeabili, utili soprattutto durante le passeggiate mattutine e serali. Il cucciolo ed il cane anziano, che vivono a 20 gradi, sono i più sensibili alle variazioni di temperatura.

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Abbiamo a disposizioni unguenti naturali oleosi che spalmati sotto le zampine, alleviano il disagio della neve e del terreno gelato. Lasciare a lungo il cane in macchina con temperature sotto lo zero è pericoloso: così come esiste l’“effetto serra” d’estate, esiste anche l’“effetto frigo” d’inverno. In previsione della stagione fredda, si potrebbe abituare il gatto a vivere in casa. Quando il gatto inizia a familiarizzare con l'ambiente domestico, è il momento di fornirgli una lettiera dove sporcare (ottime quelle chiuse che limitano il diffondersi degli odori). Il gatto è un cacciatore, dunque anche in casa devono esserci dei giochi con i quali Micio possa sfogarsi cacciando, mordendo e agguantando da vero predatore. Allo stesso tempo devono esserci anche luoghi confortevoli dove riposarsi, magari posti sui davanzali o dovunque il gatto possa osservare il mondo che lo circonda dall'alto, cosa che in genere adora. È una buona idea anche investire qualche soldo nell'acquisto di un tiragraffi alto -i gatti amano allungarsi per farsi le unghie- e magari dotato di piattaforme, tubi e quanto altro serva a soddisfare il bisogno del gatto di arrampicarsi, fermarsi a osservare quel che gli accade intorno o anche per dormire: è un acquisto che contemporaneamente tiene il gatto impegnato e aiuta a preservare mobili e quanto altro dall'attacco delle terribili unghie del felino di casa. Nei nostri punti vendita troverete una vasta gamma


di cucce giochi e tiragraffi a prezzi decisamente imbattibili. Molti pensano che il cane d’inverno non vada mai lavato, proprio perchè “potrebbe prendere freddo”: Se il cane vive all'aperto si sporca di più in questa stagione e quindi va lavato quando serve. È importante che venga asciugato molto bene; i cani con molto sottopelo sembrano asciutti, ma in realtà difficilmente lo sono. È importante usare uno shampoo corretto, che non aggredisca la cute del cane. Il riscaldamento di casa nostra secca l’aria e quindi disidrata la pelle del cane: non sarebbe male utilizzare un umidificatore nella stanza in cui il cane dorme, proprio come si fa con i bambini. Nel caso in cui sia un problema lavare il cane in casa, Animal Discount dispone di una toelettatura e di professionisti qualificati che possono fornirvi consigli e aiuto. Forse non tutti sanno che i maggiori rischi che i cani corrono in inverno non sono legati al freddo, ma alla superficialità dei proprietari. Sono frequenti gli avvelenamenti causati dal liquido antigelo per la macchina. I contenitori semivuoti vengono svuotati del tutto per terra o nei tombini, ma ne resta sempre qualche goccia che cani (e gatti) possono leccare, perché il glicole propilenico contenuto in questi prodotti è dolce e piace moltissimo agli animali. Bastano poche gocce per causare un’intossicazione talora letale. Un’altra causa frequente di incidenti sono cuscinetti termici, stufette, termofori, borse elettriche eccetera: gli animali (specie se cuccioli) possono rosicchiare i cavi elettrici ed esserne fulminati. Ancora, per sciogliere il ghiaccio su scale, marciapiedi eccetera bisogna utilizzare prodotti non pericolosi per il cane: alcuni possono causare irritazioni alle zampe, altri possono causare intossicazioni qualora il cane li lecchi (o

si lecchi le zampe). Per quanto riguarda l'alimentazione durante l'inverno, soprattutto se il cane vive fuori, dovrebbe essere leggermente più proteica, ma facendo meno movimento potrebbe ingrassare; Nei nostri punti vendita troverete personale preparato che saprà consigliarvi al meglio, in collaborazione con il vostro veterinario, al fine di scegliere il cibo più adatto. Attenzione alle ciotole di metallo che, gelando, possono attaccarsi alla lingua dei nostri animali, causando traumi. L'emergenza freddo riguarda anche i nostri amici selvatici. In particolare esistono uccellini, che svernando qui, soprattutto in caso di neve, non trovano assolutamente nulla da mangiare. Sono per lo più insettivori e d'inverno si adattano anche a cibarsi di semi. Questi sono i pettirossi, le cinciallegre, gli storni, i passeri, fringuelli e merli. È importante liberare dalla neve la base dei cespugli al fine di dare loro un riparo naturale. Vastissima la gamma di cibo e attrezzature fornite da Animal Discount al fine di agevolare la vita a questi animali. Winter ... und die Vierbeiner Freunde? Discounter für Tierbedarf, mit seinen Geschäften in Villadossola, Casale Corte Cerro und Verbania ist das Referenzzentrum für Haustiere. Mit der Wintersaison muss man ein bisschen mehr auf Sie aufpassen. In unserem Shop finden Sie alles, was Sie für Ihre Vierbeiner - Freunde brauchen um sich vor der Kälte zu schützen: Thermik Zwinger, Mäntel, Salben für die Pfoten ... und viele Spiele, die ihnen helfen, die Zeit zu vertreiben, ohne das Haus zu zerstören! Der Notfall „Kälte“ wirkt sich auch auf unsere wilden Freunde aus, kommen Sie und finden Sie heraus wie, in unseren Filialen.

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di Gianvi Galtarossa

Futurismo?? Assolutamente no!!! Nee aavevamo v v o giàà p ve parlato a ar su questaa rivista riv ivis ista ta aan nni fa, f precorrendone preeco orr rren ndo d nee forse troppo pp po i temtemanni pi e quindi ui di ci ci permetti per e metti meettiamo am di rinfrescarvi rinf ri nfreesc nf s arrvi v la la m ori riia. a. memoria. wki kite te e = farsi farrsi far s trainare ttrra ra sulllla su llla neve, neeve, ve, co ve on sci Snowkite sulla con ssn now o b bo oar a d ai a p tras tr assci asci cn naati da da un u kite o snowboard piedi, trascinati (a aqu quililon lon o e) e). (aquilone). Unaa radicale U Un raadi dica ca evoluzione negli n gl ne glii anni delle fo orm rme, e, d id d e delle siforme, delle tecniche di guida ccurezze, cu urre ez sta portando lo Snowkite a una es sp espansione fino a due anni fa impensabile. I materiali di costruzione sono essenzialmente gli stessi, ma molto è stato fatto sui profili dei kite; e ogni tipologia di profilo ora è ben dedicata alla prestazione che si desidera dal kite. Fondamentalmente si hanno tre tipologie di kite: I Freestyle, ali molto veloci e potenti che permettono di eseguire tutte le manovre derivate dal kitesurf, con la differenza che si atterra sulla neve. Hanno un ottimo Hang-Time (portanza durante i salti) e quindi molto plananti. Questa caratteristica permette di eseguire dei salti di oltre 40/50 metri di altezza, saltando dalla costa di una montagna e planando fino a valle. Naturalmente è solo per Mega Esperti! I FreeRide: questa è la più grande novità, 40 - ossola.it


Kite molto performanti, con trazioni ottime anche con pochissimo vento per permettere di risalire i pendii per poi ridiscenderli. In pratica uno SkiLift immaginario pieghevole da riporre nello zaino. Perché immaginario? Perché la scelta dell’itinerario e del percorso varia ad ogni risalita a seconda del vento e della neve. Una volta arrivati in cima, si piega il Kite, lo si mette nello zaino e si scende normalmente ma con la differenza che la fatica di risalita con le pelli è stata tramutata in divertimento. Gli All-Round: uniscono le due tipologie precedenti, cercando di dare un kite che non sia eccellente in nessuna condizione estrema ma che si comporti molto bene in tutte. Questa è il tipo di kite perfetto per chi deve iniziare e progredire; è molto facile da guidare, con una trazione molto dolce ma potente se necessaria. Per la sicurezza, si usano le stesse soluzioni che si usano sul kitesurf: C-Loop a sgancio rapido e sicurezze dirette sulle linee. Il fattore sicurezza è molto importante perché stiamo su una superfice “dura”, magari con sassi attorno e con strapiombi nelle vicinanze. Quindi se si cade o il vento aumenta all’ improvviso, dobbiamo essere in grado di annullare la trazione del kite istantaneamente, altrimenti una allegra gita potrebbe trasformarsi in una tragedia. Forse qualcuno pensa che bisogna essere dei super uomini per contrastare la forza enorme del kite: no, tutto lo sforzo è sullo speciale imbrago, tipo un imbrago da roccia. Paliamo ora delle zone in Ossola dove si puo’ praticare lo Snowkite. Le due aree più belle e sicure (anche per la possibilità di trovare vento) sono senza dubbio la zona del Maria Luisa in alta Formazza e il Passo del Sempione. Al Maria Luisa la zona migliore sono i pendii che dal lago del Castel risalgono verso la bocchetta del Basodino e si addentrano fino al Passo del S. Giacomo. Anche la parte opposta, quella verso il Monte Elgio è molto bella, ma nella prima parte c’è da prestare molta attenzione ai tralicci dell’alta tensione.

Il Sempione è molto più accessibile, perché si scende dalla macchina e si parte. Ma questa comodità la si paga con molto affollamento nelle giornate di vento. Come dicevamo, le possibilità sono infinite, soprattutto se si abbina lo Snowkite alla risalita con le pelli (o ciaspole se si è con lo Snowboard) per alzarsi dal fondovalle o per uscire dai boschi e poi si alza il kite e si vaga per le montagne, quasi senza meta. Ma quanto tempo ci vuole per imparare? Sembra uno sport molto difficile, ma forse conta più la teoria che la pratica. Già in due ore si può apprendere l’uso dell’ala e poi il passo è breve per la sensazione della prima “scivolata”. Quanta trazione ha un Kite? Moltissima, ma con possibilità di regolarla. Per un’idea di quanto è in grado di “tirarci” un kite, lo scorso anno sono salito dal Vecchio Ospizio del Sempione (quello in basso a sinistra, prima del passo) fino al colle dello Spitzhorli (una salita complessiva di più di 800 metri di dislivello) in circa 20 minuti. Buon vento a tutti!!! In Snowkiten ist eine radikale Entwicklung von Materialien und Techniken des Fahrens gewesen die zu einer Ausweitung führt die bis vor zwei Jahren undenkbar war. Die beiden schönsten und sicher Bereiche, wo man Snowkiten im Ossola praktizieren kann, ist im Bereich der Maria Luisa im hochen Formazza und auf dem Simplonpass. An der Maria Luisa “Val Formazza” die beste Gegend sind die Pisten von dem See der Burg in Richtung der Mündung des Basodino und dringen bis zum Passo del S.Giacomo. Auch die andere Seite, Richtung Monte Elgio ist sehr schön. Die Möglichkeiten sind endlos, besonders wenn man Snowkite beim Aufstieg mit Fellen Schneeschuhen kombiniert, (oder wenn Sie mit dem Snowboard sind) um aus der Talsohle hoch zukommen, oder um aus dem Wald zu verlassen und dann drehen Sie den Kite hoch und durchstreift die Berge, fast ohne Ziel. ossola.it - 41


INVERNO = SCI, SNOWBOARD, FREERIDE, CIASPOLE...

Comunque lo si scriva e a prescindere dallo stile, lo sport sulla neve è uno dei marchi di fabbrica dell’Ossola e delle sue vallate. Gli impianti non mancano e il comprensorio, attivo da decenni, è ampio e offre varie possibilità. Sono sei le società di gestione che, in altrettante località, si occupano di 127 km di piste per lo sci alpino. L’offerta è molto ampia a Domobianca - Lusentino. A pochi minuti di auto da Domodossola e con la possibilità di sciare in notturna, le piste a disposizione sono 12, gli impianti di risalita 6: 21 km in tutto che vanno dai 1048 ai 1845 metri di altezza. La perla del Rosa, Macugnaga, è tra le stazioni la più rinomata con 19 piste, 11 impianti di risalita e 40 km che vanno da 1370 metri ai 2820 del Monte Moro. San Domenico e l’alpe Ciamporino, in alta Val Divedro, stanno vivendo una stagione di rilancio grazie a un’area ski di 35 km disposti su 1100 di dislivello (1100-2500). La Formazza offre 4 piste di quasi 2 km, e al Devero ci sono altri 9 km distribuiti in 3 impianti di risalita e con una zona dedicata specificamente a freeride specialità in voga anche a Macugnaga - e fuori-pista. Sono 5 le piste in Val Vigezzo per complessivi 20 km. Sempre in Vigezzo, a Santa Maria Maggiore, il Centro del fondo è uno dei luoghi più importanti per questa disciplina, la cui sede più importante è sicuramente a San Michele, in Val Formazza, lungo il doppio anello che tra Riale e Fondovalle si sviluppa per 14 km e che è sede di gare nazionali e internazionali.

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Valle Formazza


Macugnaga

Alpe Lusentino

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San Domenico

, frazione alpina del comune di Varzo situata a quota 1.420m, offre decine di km di piste da sci, infrastrutture per lo snowboard e il freestyle, spazi aperti e percorsi per gli appassionati di passeggiate nella natura, sci alpinismo e ciaspole il tutto accompagnato da un’offerta ristorativa e ricettiva di qualità. Dal punto di vista delle attività sportive invernali, che la propria passione sia lo sci alpino, lo snowboard o il freeride, San Domenico è in grado di soddisfare appieno ogni aspettativa. La ski area comprende 35km di piste e si sviluppa su un dislivello di più di 1.100m, dai 1.420m dell’abitato di San Domenico fino ai 2.500m del Dosso attraversando l’assolata e accogliente conca dell’Alpe Ciamporino a quota 1.930m. I pendii, perfettamente preparati, sono adatti a sciatori e snowboarder di ogni livello tecnico: sia i principianti che i più esperti possono infatti trovare a San Domenico il terreno ideale per muovere i primi passi sugli sci o sulla tavola oppure sfogare la propria passione su tracciati che per le qualità tecniche hanno ottenuto omologazioni per competizioni nazionali e internazionali. Altrettanto valida è l’offerta per gli amanti del freeride grazie a distese innevate e spazi aperti che consentono in tutta sicurezza di regalarsi emozionanti discese circondati da un paesaggio da cartolina. L’apertura degli impianti di risalita per la stagione invernale è garantita tipicamente da inizio dicembre a inizio maggio grazie a un innevamento naturale di altissima qualità che non ha paragoni in tutta l’Ossola e che probabilmente risulta tra i migliori di tutto l’arco alpino. La collocazione geografica della maggior parte dei pendii al di sopra dei 2.000m, l’esposizione favorevole e la frequenza delle precipitazioni sono infatti ingredienti che configurano un quadro ideale da questo punto di vista. Gli impianti di risalita sono moderni e confortevoli con seggiovie quadriposto di ultima generazione che assicurano agli sciatori e agli snow44 - ossola.it


boarder risalite veloci e in pieno relax. Per coloro che preferiscono attività più rilassanti e meno impegnative, la località offre la possibilità di passeggiate a piedi o con le ciaspole su sentieri innevati che salgono sia verso l’Alpe Ciamporino sia che scendono verso la conca di Ponte Campo, una vallata dal paesaggio da cartolina attraversata dal torrente Cairasca ai piedi del Monte Leone (3.552 m). Per gli appassionati di sci di fondo, a Trasquera, una bella pista di media difficoltà lunga 5 km si snoda in un incantevole bosco di conifere in località La Sotta. La ricettività e la ristorazione sono di primissimo livello. In quota, il Rifugio 2000 offre servizio di ristorante, bar e albergo con 44 posti letto direttamente sulle piste da sci. Particolarmente emozionanti sono le cene in quota organizzate presso il Rifugio 2000 dove i partecipanti raggiungono la struttura a bordo di un gatto delle nevi speciale adibito al trasporto persone su un tracciato innevato nella magia dell’Alpe Ciamporino in notturna al chiaro di luna. In San Domenico paese invece, l’accoglienza è garantita dal rinato Albergo Ristorante Cuccini e dalla Taverna del Cuccini. In un ambiente raffinato ma allo stesso famigliare, la struttura assicura un’offerta culinaria di qualità con piatti tipici, gustose Raclette di formaggio e Polletti al cestello nonché la possibilità di pernottare in stanze dotate di tutti i comfort per un piacevole soggiorno in una delle zone più incantevoli e caratteristiche nelle Alpi Lepontine. Goditi la magia della neve, scegli San Domenico!

Altitudine 1.420 - 2.500 m Dislivello sciabile 1.100 m Impianti di risalita: 7 Km di piste: 35 Numero piste totali: 18 Snowpark per snowboard con area per principianti Innevamento programmato: 1,5 km

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L’Alpe Devero si trova nel cuore della Val d’Ossola in una conca naturale immersa nel Parco Naturale dell’Alpe Veglia Devero ai piedi delle imponenti Alpi Lepontine. La stazione sciistica Alpe Devero offre 3 impianti di risalita, una seggiovia e due skilift, che portano dai 1640 metri della piana del Devero ai 2240 metri della partenza delle piste sotto la cima del Monte Cazzola, per un dislivello totale di 600m. Sono presenti 5 piste di diversa difficoltà, per una lunghezza totale di 9 km adatte sia per gli sciatori esperti sia per i principianti. A questi si aggiungono almeno altri 10 km di percorsi freeride. Misanco e Buscagna sono le classiche discese assolutamente da fare almeno una volta, per provare, ovviamente accompagnati da chi conosce il territorio. Non particolarmente difficili ma affascinanti per i paesaggi di rocce, valli e boschi di larice. Alla base degli impianti si trova un’area principianti e bambini completamente rinnovata con un tapis-roulant di 80 metri. Se allo sci Alpino si preferisce lo Sci Nordico allora l’Alpe Devero offre un anello di fondo che attraversa per 6 chilometri tutta la piana e porta alla scoperta di un ambiente incontaminato e ricco di tradizione dove la neve fa da contorno alle baite in pietra e gli alpeggi del Parco Naturale. Sono diversi anche i sentieri e gli itinerari da intraprendere con le racchette da neve (ciaspole) non solo nella vallata ma anche in quota dove si possono raggiungere punti panoramici di straordinaria bellezza. Non a caso durante la stagione invernale le montagne dell’Alpe Devero sono il punto di incontro di numerosi escursionisti che intraprendono i vari percorsi con la tecnica dello Sci Alpinismo salendo fino alle vette più alte per poi lanciarsi in lunghe discese tra la neve fresca che qui si trova sempre abbondante. I paesaggi a corollario lasciano senza fiato.

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La Chiesa di Baceno all’imbrunire

Sci alpinismo

Der Alpe Devero ist in einem natürlichen Becken, versunken in dem Naturpark am Fuße der imposanten granitischen Alpen Lepontine im Nordwesten des Ossolano Territoriums, in der Gemeinde Baceno. Das Skigebiet ist über 3 Lifte verteilt, geöffnet jedes Wochenende von 08.30 bis 16.30 Uhr und jeden Tag von 26. Dezember - 6. Januar. Ein Sessellift und zwei Schlepplifte, die von der 1640 Meter Ebene des Devero bis 2240 Meter führen von der Abfahrt von den Pisten unterhalb des Gipfels des Monte Cazzola, von einer Gesamtfallhöhe von 600m. Es gibt 5 Pisten mit unterschiedlichen Schwierigkeitsgraden, mit einer Gesamtlänge von 9 km die sich eignen für erfahrene Skifahrer sowohl wie für Anfänger. Hinzu kommen die Routen der Freeride von Misanco. 48 - ossola.it


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Sentieri di neve Le escursioni con le racchette da neve, meglio conosciute col nome di “ciaspole”, da una decina d'anni hanno contagiato molti: famiglie, bambini, la terza età e tutti coloro che per scelta o per caso non praticano lo sci nelle sue numerose declinazioni. Un tempo le ciaspole erano allacciate ai piedi di cacciatori e guardiacaccia, forestali, boscaioli e contrabbandieri. Avevano un semplice telaio di legno a forma di fagiolo, o con una lunga coda nella versione canadese, incordate con un'intrecciatura regolare e trattenute con robusti laccioli. Ora, questi “grandi piedi” che ci permettono di galleggiare sulla neve, sono di materiale plastico molto resistente, di facile utilizzo e non richiedono alcuna abilità sportiva, ma interpretano splendidamente l'escursionismo in chiave invernale, con la filosofia dei ritmi lenti. Così, quando la neve si riappropria della natura, la montagna ed i boschi sono pronti ad accoglierla. 50 - ossola.it

Che scenda in grandi fiocchi ovattati od in fitte tempeste, la neve si adegua alla superficie delle cose, soffermandosi su staccionate e tetti, su sottili rami di larice, in precario equilibrio su bacche e pigne, aggrappata alle cortecce di grandi tronchi. Ridisegna il paesaggio, sovrana di un regno mutevole quando il vento la trasporta da un posto all'altro, cancellando tracce e forme. Ed il bosco innevato e silenzioso, dove l'unico rumore è il fruscio delle ciaspole od il tonfo della neve caduta dal ramo di un abete, ben interpreta le suggestive atmosfere invernali e riserva sempre grandi sorprese a chi “sa ascoltare” e a chi “sa vedere”. Ma attenzione però! Il mondo della montagna e della neve è pur sempre un ambiente naturale difficile, seppur molto affascinante, un universo da avvicinare con prudenza e rispetto senza approssimazione e leggerezza. La montagna non è mai cattiva, sono gli uomini ad essere stupidamente presuntuosi nell'affrontarla.


ANELLO ISELLA DI MACUGNAGA VAL QUARAZZA BORCA ISELLA Dal parcheggio di Isella si sale sulla strada forestale che larga, spesso battuta ed in lieve pendenza porta al Lago delle Fate, bacino artificiale che ha sommerso la frazione di Quarazza. Proseguite affiancando il rio Quarazza e inoltrandovi nel fitto bosco di abeti lasciatevi abbracciare dal silenzio ovattato. Con un po' di attenzione non vi sarà difficile scoprire le tracce degli animali selvatici. Ora state percorrendo un tracciato storico, quello del popolo Walser dalle origini germaniche che per primo si stabilì alle alte quote alpine e che proprio attraverso il Passo del Turlo, alto davanti a voi, trovò la via ideale per la colonizzazione di tutte le vallate intorno al Monte Rosa. Giungerete presto alle baite della località Crocette, dove ancora oggi si trovano i ruderi degli edifici un tempo adibiti alla lavorazione del materiale aurifero estratto in val Quarazzola. Il tracciato prosegue e sale ancora nel bo-

sco, ma è necessario valutare il percorso perchè, in caso di forti nevicate e rialzo termico, la zona è interessata dalle valanghe. Ritornati sui propri passi sino al Lago delle Fate scendete alla vostra destra ad attraversare il ponte della diga. Ora la discesa è su ampia pista ed avviene nel bosco misto di faggi, abeti bianchi e rossi. A Fornalei di Borca, addentratevi nel villaggio, osservate la bella architettura delle case walser, dei fienili e dei granai issati su “funghi” di pietra che in passato permettevano di salvare le granaglie da topi e umidità. Prendetevi il tempo di ammirare i numerosi dettagli e le preziose travi di larice incise a perenne memoria. Riprendete il cammino affiancando il torrente Anza e rientrate ad Isella e non perdetevi la visita del forno frazionale, la bella chiesa, le antiche case in legno di larice, alcune risalenti alla fine del 1500. Una passeggiata per tutti, dentro la natura e dentro la nostra storia.

Ring Isella Macugnaga - Val QuarazzaBorca - Isella Mit den Schneeschuhen in Quarazza Tal, entlang einer historischen Route, dass von dem Walservolk von germanischen Ursprung, als die Ersten die hohen Hoch Alpen besiedelten und genau durch den Turlo Pass, hoch vor Ihnen, fanden Sie den idealen Weg, für die Besiedlung von allen Tälern rund um den Monte Rosa. ossola.it - 51


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I pani antichi

del Forno ossolano Il pane è uno dei cibi più antichi della storia dell’umanità. Quando i forni non esistevano ancora, veniva cotto fra due pietre arroventate. Si conservava per moto tempo, e quando diventava duro, veniva bagnato nell’acqua, nel latte, nel brodo per ammorbidirlo. Sulle Alpi, era il concorrente “ricco” della polenta: che veniva cucinata sulla stufa, quotidianamente, calda e morbida, facile da mangiare anche per chi non aveva più i denti, riempiva lo stomaco in fretta e scaldava le ossa nei lunghi inverni freddi. Il pane invece, aveva bisogno di un forno e di tanta legna solo per cuocerlo: allora si faceva solo poche volte all’anno, e poi veniva conservato in speciali armadi, spesso anche chiuso a chiave per tener lontane mani sempre affamate, razionato un poco alla volta per mesi... e mangiato fino all’ultima briciola. Buttar via anche un piccolo pezzo di pane era peccato mortale. Il pane era il cibo rituale del pasto sacro: sprecarlo era offendere Dio, insultare quelli dell’altro 54 - ossola.it

mondo. Ogni frazione aveva il suo forno: quando si accendeva, si cuocevano pani e pagnotte senza smettere mai, dandosi il turno per caricarlo e godendo di un calore insolito: far legna costava fatica, e anche di quella, bisognava consumarne il meno possibile. Fare il pane insieme, tanto quanto riunire il consiglio comunale, e riaprire la scuola tutti gli anni, dava il senso e il ritmo alla vita della comunità. Un paese senza forno, senza scuola e senza sindaco prima o poi sarebbe svanito, inghiottito dalle montagne, cancellato dalla memoria. Questo per quelli che vogliono eliminare i piccoli comuni di montagna perché “costano”. In un’economia non monetaria, come era il sistema che ha sostenuto la vita dei montanari per millenni, si compra il meno possibile, ma si conserva e si valorizza quello che c’è per tanto tempo: così a Crodo, al Forno ossolano, si conserva un lievito madre che ha più di cent’anni, che serve a fare un pane espressione dei prodotti e della cul-


tura del territorio. Nata nel lontano 1960 come panetteria, l’azienda ha aggiunto il laboratorio di pasticceria nel 1988. Cinquant’anni di storia uniti da un unico fil rouge: la passione di una famiglia per il proprio lavoro, con il figlio Germano che insieme alla moglie Piera ha continuato l’attività iniziata dai genitori Felice e Marisa. E adesso, un’ulteriore novità: due prodotti particolari, legati ad una storia che segnò profondamente l’immaginario della gente e che è rimasta nel ricordo deli abitanti della valle dell’Ossola: il maxi processo alle streghe che fra il 1609 e il 1611 portò decine di donne a morire di stenti nelle galere novaresi prima, di rogo sulle piazze dei paesi ossolani poi. Fatti orrendi, che non possono essere dimenticati. Ed è anche per riscattare quelle povere donne, che si è deciso di fare il Dolce delle streghe, dedicato a tutte le signore e signorine, in forma di magica stella pentacolare, son prugne, fichi e cannella; e il Pan d’la stria, con semi di papavero, salvia e rosmarino. Si stanno

sperimentando adesso le nuove ricette e saranno pronti a breve. Passate al forno, e provate per credere!

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arte del riciclo idee&regali

In un periodo in cui il consumismo è passato di moda il riciclo prende il sopravvento “finalmente” come rimedio antispreco. Questa vuole essere una rubrica per imparare a fare qualcosa di divertente, utile, inventarsi dei regali creativi… Con l’inverno le giornate si accorciano, si passa molto tempo in casa, perchè allora non impiegare questo tempo con qualcosa di creativo? Tutti possiamo creare, e girando sul web si trovano davvero tantissime idee. Ci sono oggetti che non hanno bisogno di grandi doti per essere realizzati, ne grandi studi artistici ma solo un po’ di manualità. Oltre agli oggetti che quotidianamente ci passano tra le mani e che istintivamente buttiamo (scatolette di latta, bottiglie, vasetti...), provate a fare un giro nel garage o in cantina, cercare negli angoli remoti e nascosti... spostate tutto... troverete dei futuri tesori!!! Quello che vi proporrò nella rubrica “Arte del riciclo” saranno piccoli e grandi oggetti da realizzare da soli o, perchè no, con l’aiuto della vostra dolce metà… o magari con i vostri figli. Condividere è vivere del tempo insieme e, visto che il lavoro ormai riduce questo tempo al minimo, sfruttiamolo con la nostra famiglia! Volete partecipare a questa rubrica? Inviatemi le foto dei vostri lavori e le vostre idee a info@ossola.it, le pubblicheremo nelle prossime uscite. 56 - ossola.it

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Toceno: La tradizione di Sant'Albino

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U

na bella tradizione che si svolge a Toceno da tempi remoti è quella di “Sant'Albino”, ricordato sul calendario il primo di Marzo. Secondo le testimonianze orali, si racconta che in questa giornata tutti i bambini del paese indossavano un campanaccio delle mucche, infilandolo come una collana intorno al collo. Il campanaccio (in dialetto chiuchin) era legato ad una grossa cinghia di cuoio chiamata “sfata”. I ragazzi, dopo averla indossata, la scuotevano rumorosamente con le due mani e producevano una allegra e festosa cacofonia di suoni alti e bassi. Con questi attrezzi giravano per le vie del paese ed il gruppo solitamente molto numeroso si fermava un po' nelle piazze, nelle osterie e soprattutto nelle abitazioni dove il proprietario si chiamava Albino. Costui usciva dalla casa e pagava la festa ai ragazzi, distribuendo dolcetti, qualche3 spicciolo e ancora bicchieri di acqua o gazzosa. Poi tutta la comitiva si recava suonando a più non posso nei paesi vicini: Crana, Buttogno, Santa Maria Maggiore e Craveggia. I più temerari arrivavano fino a Zornasco e a Malesco. L'intento era di svegliare gli animali del bosco e anche tutta la natura addormentata sotto la coltre di neve del lungo inverno, annunciando in anticipo l'arrivo imminente della primavera, con questa musica originale. I ragazzi preparavano in tempo “bronzi e brunzit” e facevano a gara per portare al collo i campanacci più grossi e più lavorati che trovavano nelle numerose stalle del paese. A quei tempi infatti, vicino ad ogni casa, sorgeva la stalla “cascina” sempre piena di animali, capre, mucche, pecore, e maiali che costituivano la vera ricchezza delle famiglie contadine. (Ora al posto


delle stalle, sono state costruite le autorimesse o garage per le automobili). Ma nonostante questi cambiamenti, ogni anno a Toceno, si rinnova questa allegra festa e i bambini, forse un po'

più timorosi e meno avvezzi a conoscere e usare questi sonagli, ritornano il primo Marzo a scampanellare festosi nelle vie principali del paese e a svegliare, in questo modo, la primavera. Sant’Albino Eine schöne Tradition, die in Toceno stattfindet, in der Antike war es die von “Sant’Albino”, erinnert auf dem Kalender am 1. März. Laut mündlicher Aussage ist es so, dass an diesem Tag alle Kinder des Dorfes eine Kuhglocke trugen, umgehängt um den Hals wie eine Halskette. Die Kuhglocke (im Dialekt Chiuchin) wurde an einem großen Lederband namens “Sfata” gebunden. Die Jungen, nachdem Sie diese angelegt hatten, schütteln Sie geräuschvoll mit beiden Händen und produzierte eine fröhliche und festliche Kakophonie mit lauten und leisen Tönen in den Straßen des Dorfes.

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FooD Risotto al Bettelmatt per 4 persone: 400 g di riso; 200 g di Bettelmatt; 60 g di burro; 2 bicchieri di vino Prßnent (è un vino ossolano); brodo di carne; cipolla; sale e pepe. > Tritate finemente la cipolla e metterla a rosolare in una casseruola con il burro; appena preso colore aggiungere il riso e lasciate tostare; bagnate poi con il vino, ed appena evapora continuare la cottura col brodo, insaporendo con sale. Aggiungete quindi il formaggio Bettelmatt, amalgamando bene ed infine servire ben caldo.


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