Io sono quello

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contrapporre per conoscere. Il mondo è come un foglio di carta su cui è battuto a macchina qualcosa. La lettura e il significato varieranno col lettore, ma la carta è il fattore comune, sempre presente, raramente percepito. Quando il nastro è tolto, la macchina non lascia traccia sul foglio. Così è la mia mente: le impressioni continuano ad affluire, ma non lasciano traccia. I.: Perché restate costì seduto a parlare con la gente? Qual è il vostro motivo per farlo? M.: Non c'è un motivo. Tu affermi che debbo avere un motivo. Io non sto qui seduto a parlare; è inutile creare i motivi. Non confondermi con il corpo. Non ho un lavoro da svolgere né doveri cui ottemperare. Quella parte di me che puoi chiamare Dio, baderà al mondo. Codesto vostro mondo che ha tanto bisogno che gli si badi, vive e si muove nella tua mente. Sprofòndati in essa e troverai le risposte. e solo lì le troverai. Di dove ti aspetti che provengano? Fuori della coscienza esiste forse qualcosa? I.: Può esistere senza che io lo venga a sapere. M.: E che genere di esistenza sarebbe? Può l'essere divorziarsi dal conoscere? Ogni essere come ogni conoscere è in rapporto a te8. Una cosa è perché tu sai che essa è nella tua esperienza o nel tuo essere. Il corpo e la mente esistono finché lo credi. Cessa di pensare che essi sono te, e saranno dissolti. Lascia per carità che il corpo e la mente funzionino, ma non permettere che ti limitino. Se noti delle imperfezioni, continua a notarle: il fatto di prestare attenzione ad esse ti metterà a posto il cuore, la mente e il corpo. I.: Posso curarmi da una seria malattia solo prendendone coscienza? M.: Prendi coscienza della sua globalità, non solo dei suoi sintomi esterni. Ogni malattia comincia nella mente. Bada anzitutto alla mente, rintracciando ed eliminando tutte le idee e le emozioni errate. Poi vivi e agisci lasciando perdere la malattia e non pensarci più. Rimuovendo le cause, l'effetto è destinato a sparire. L'uomo diventa ciò che crede di essere. Tralascia tutte le idee che puoi avere su di te, e scoprirai che sei il puro testimone al di là di tutto ciò che può accadere al corpo e alla mente. I.: Se divento qualsiasi cosa che pensi di essere, e comincio a pensare di essere la Realtà Suprema, forse che la mia Realtà Suprema non resterà per caso una mera idea? M.: Prima raggiungi quello stato, e poi fa' la domanda. ______________________________________________________ 49. 3 Aprile 1971

I.: La gente viene da voi per avere consiglio. Come fate a sapere che cosa rispondere? M.: Come sento la domanda, mi sento rispondere. I.: E come sapete che la risposta è giusta? M.: Poiché conosco la fonte delle risposte, non ho bisogno di dubitare. Da una fonte pura può solo scaturire acqua pura. Né mi preoccupo dei desideri e delle paure della gente. Sono intonato ai fatti, non alle opinioni. L'uomo scambia il suo nome e la sua forma per se stesso, io non scambio nulla per me stesso. Se mi credessi un corpo noto per il nome che ha, non saprei rispondere alle tue domande. Se ti prendessi per un corpo e basta, non trarresti vantaggio dalle mie risposte. Nessun vero maestro perde tempo con delle opinioni. Vede e mostra le cose come sono. Se prendi la gente per ciò che pensa di essere, non farai che farle del male, come incessantemente gli uomini si fanno del male l'un l'altro. Ma se li vedi come sono in realtà, ciò farà loro un bene enorme. Se ti domandano che fare, quali pratiche adottare, che genere di vita condurre, rispondi: non fate nulla; siate, semplicemente. Nell'essere, tutto accade naturalmente1. I.: Mi sembra che nelle nostre conversazioni usiate "naturalmente" e "accidentalmente" in modo indiscriminato, mentre ritengo che ci sia una profonda differenza nel significato delle due espressioni. Ciò che è naturale è ordinato, sottomesso alle leggi; si può avere fiducia nella natura, l'accidentale invece è caotico, inatteso, imprevedibile. Si potrebbe sostenere che tutto è naturale, soggetto alle leggi di natura; sostenere invece che tutto sia accidentale, senza causa, è certo un'esagerazione. M.: Preferiresti che usassi "spontaneo" invece che "accidentale"? I.: Potete usare spontaneo o naturale come contrapposto ad accidentale. Nell'accidentale c'è un elemento di disordine, di caos. L'accidente è sempre un'infrazione alle regole, una sorpresa. M.: La vita stessa non è forse un flusso di sorprese? I.: Nella natura c'è armonia. L'accidentale è un disturbo. M.: Parli come una persona limitata nel tempo e nello spazio, ridotta ai contenuti di un corpo e di una mente. Ciò che ti piace lo chiami naturale, e ciò che non ti piace, accidentale. I.: Mi piace ciò che è naturale, e conforme alla norma, ciò che è atteso; temo la violazione, il disordinato, l'inatteso, l'insensato. L'accidentale è sempre mostruoso. Ci possono essere i cosiddetti "incidenti fortunati", ma essi provano la regola che in un universo accidentale la vita sarebbe impossibile. M.: Sento che c'è un malinteso. Per accidentale intendo qualcosa cui non si applica alcuna legge nota. Quando dico che tutto è accidentale, non causato, intendo soltanto che le cause e le leggi secondo cui esse operano sono al di là del nostro conoscere o perfino del nostro immaginare. Se tu chiami ciò che ti appare ordinato, armonioso, prevedibile, "naturale", allora ciò che obbedisce a leggi superiori ed è mosso da più alte potenze, si può chiamare spontaneo. Quindi avremo due ordini naturali: il personale, prevedibile, e l'impersonale o sovrapersonale e imprevedibile. Chiamali natura inferiore e natura superiore, e cancella la parola accidentale. Via via che cresci in conoscenza e intuizione, la linea di demarcazione tra la natura inferiore e la superiore recede via via, ma le due rimangono fino a che sono viste come una cosa sola. Perché infatti tutto è splendidamente inspiegabile? I.: La scienza spiega molto. M.: La scienza tratta nomi e forme, quantità e qualità, modelli e leggi; va bene al suo posto. Ma la vita è da vivere, non c'è tempo per l'analisi. La risposta deve essere istantanea: di qui l'importanza dello spontaneo, del senza-tempo. È nell'ignoto che


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