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C’era una volta... Il vecchio Santa Margherita
N. 3 / 2022 Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Pavia
PAOLO BOTTONI
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Può darsi che un turista qualsiasi, dopo aver visitato San Michele, percorra Corso Garibaldi, imbocchi via San Giovanni in Borgo e si trovi in piazza Borromeo, una volta tra le più belle della città. Guardandosi attorno ammirerebbe senza dubbio l’austera facciata del Collegio, chiedendosi con un certo fastidio cosa copra quella distesa di assi e reti che sta di fronte e guasta la vista dei passanti.
Non sa e non possono saperlo né il pavese giovane, né la matricola del Collegio che dietro quelle assi c’era una volta il vecchio Santa Margherita. Cioè un Istituto sorto nel 1601, circa cinquant’anni dopo il Collegio fondato nel 1561, con una funzione sociale a favore del disagio, proseguita poi come reparto per malattie polmonari (il Forlanini, 1924-1947), ospedale per malati cronici, Istituto di assistenza e cura in convenzione con l’ASL, negli ultimi anni ospedale geriatrico con annesso corso universitario specialistico. Il giovane pavese e la matricola del Collegio devono sapere che negli ultimi anni in quegli spazi si è fatto strada un diverso approccio operativo nei riguardi del paziente anziano con polipatologie. La geriatria è diventata una sorta di medicina interna rivolta alla riabilitazione globale dell’anziano post-acuto con una visione omnicomprensiva che trasferiva e tentava di realizzare la filosofia introzziana della Clinica Medica degli anni ’60. La Clinica allora era strutturata come piccolo ospedale autonomo, con più di 250 posti letto, che poteva contare su una radiologia, un laboratorio, una sezione radioisotopi, un metabolismo basale, una fisiopatologia respiratoria, un’istologia, oltre agli ambulatori di cardiologia, ematologia, medicina interna, endocrinologia. Patologo medico dal 1937 al 1946, clinico medico dal 1946 al 1968, Paolo Introzzi aveva previsto negli ultimi suoi anni accademici la nascita delle specialità, con lo spezzettamento della medicina in tanti rivoli diagnostici e terapeutici, ma auspicava che rimanesse la figura dell’internista attento a valutare il paziente nella sua interezza, mantenendone e rispettandone la complessità clinica. Tale figura sembra più che necessaria oggi, per fare sintesi clinica a contatto con pazienti anziani con polipatologie. Naturalmente, con l’apporto pluridisciplinare degli specialisti. Certo in quegli anni il Santa Margherita era strutturalmente scricchiolante, problemi tecnici si manifestavano giornalmente, ma l’attenzione nei confronti del paziente instabile, spesso proveniente dai reparti del San Matteo, si è realizzata grazie ad un organico medico e paramedico appassionato, professionalmente adeguato e alla virtuosa collaborazione con i colleghi del San Matteo. Nonostante la sua anzianità la facciata dell’Istituto con la sua intrigante torretta medievale non sfigurava a confronto con quella del Collegio. Da un lato la operosità ospedaliera omnicomprensiva, dall’altro l’eccellenza universitaria ad alto livello.
Occorreva guardare al futuro, che si è realizzato nel 2004 con il trasferimento dell’Istituto nella nuova struttura di via Emilia. Sembrava che si approntassero presto lavori di ristrutturazione, ma il tempo ha dimostrato il contrario. Comunque, il turista, il pavese giovane, la matricola, che passano di lì per visitare gli Orti Borromaici, sappiano che dietro le attuali impalcature ci sono stati spazi altrettanto nobili che hanno accolto e accudito dignitosamente migliaia di anziani pavesi in difficoltà, con una visione sanitaria moderna.