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Intervista La ricetta anti crisi del Gruppo Davines

La ricetta anti crisi del gruppo Davines

9 Intervista a Davide Bollati, Presidente di una delle più importanti aziende nel mondo del benessere

L’intera filiera del turismo, della mobilità, dell’accoglienza sta vivendo una crisi senza precedenti a causa della recente Pandemia. Ne parliamo con Davide Bollati, Presidente del Gruppo Davines di Parma, realtà internazionale, leader nel mondo del benessere e delle amenities alberghiere. Davines è stata una delle prime aziende italiane a essere certificata B Corp, una certificazione di livello internazionale, conferita alle aziende che dimostrano come la loro performance sia strettamente legata ad attività a impatto positivo su società e ambiente. In questo caso, tutte le filiere di fornitura mirano a controllare la tracciabilità dei principi attivi in collaborazione con i principali attori del settore, dalla coltivazione di piante medicali alla raccolta, alla loro incorporazione nei prodotti. La maggiore parte del packaging è riciclato e o riciclabile, così come le formule rinse off, studiate per essere biodegradabili. Gli imballaggi sono realizzati in cartone proveniente da foreste gestite in modo sostenibile e stampate con inchiostri a base vegetale; infine gli stabilimenti usano energia proveniente da fonti rinnovabili. Qual è la sua ricetta per affrontare la crisi? L’aiuto che possiamo dare alla intera filiera del turismo, degli alberghi e del benessere professionale è in termini di un nuovo pensiero di geopolitica mondiale che si trova nella necessità di generare un nuovo modo di abitare il mondo. Non cambierà la curiosità di “scoprire e conquistare” la terra ma ciò andrà fatto secondo logiche di limiti planetari. C’è bisogno anche di nuovi modelli di business stakeholder orientedper una giusta transizione verso una crescita sostenibile. Ritengo inoltre importante promuovere le biodiversità e le culture locali, le attività carbon neutral e le tecnologie al servizio della sostenibilità. Va favorita una logica rigenerativa che preveda un approccio più B Corp. Come cambierà il settore?

Il settore passerà attraverso una ristrutturazione ed è mia intenzione creare momenti di confronto sui principi evocati. Credo che la nostra esperienza possa offrire modelli di resilienza e favorire l’inizio di una fase di rigenerazione del settore. Come si possono garantire alla clientela migliori condizioni di sicurezza? Sappiamo come si propaga il virus e la sua pericolosità e, almeno fino alla sospirata immunità di gregge, consigliamo di adottare protocolli e strumenti previsti dalle direttive di Governo, Regioni e ASL. I nostri protocolli sono già stati adeguatamente riaggiustati, senza abbandonare i nostri principi. Bisogna ricorrere a una conscious skin science, estetica consapevole che aspira alla realizzazione di un mondo migliore. Ovvio che dispositivi di protezione individuale, igiene e sanitizzazione vanno aggiunti ai protocolli. Da parte nostra abbiamo messo a disposizione una formula disinfettante che si è dimostrata molto efficace. Come attrarre un pubblico che ha paura che anche nei luoghi del benessere possa annidarsi il COVID? Bisogna affermare con decisione che i nostri luoghi di benessere sono anche luoghi di cultura post coronavirus. Che bisogna andare oltre l’emergenza, guardando al dopo. Sappiamo che il virus si approfitta delle nostre fragilità, quindi, abbiamo una motivazione in più per vivere in salute, in pieno benessere psico-fisico e lontano da certe condizioni di cronicità, adottando quello stile di vita sano che da anni promuoviamo insieme ai nostri prodotti. Quanto tempo pensa che ci vorrà al diffondersi di questo modello culturale? Credo che la consapevolezza che il tempo a nostra disposizione si sta riducendo, stia facendo breccia soprattutto fra i più giovani e la crisi indotta dalla pandemia ha accelerato questo processo. 9

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