22 minute read

Sara Camponovo, Le avventure di Slusto: Natale a Elatan

Le avventure di Slusto - Natale a Elatan1 di Sara Camponovo

Nelle profondità dell'oceano, al riparo da venti tempestosi e onde gigantesche, si trova la città di Elatan. Ogni anno, durante il mese di dicembre e di dicembre soltanto, uno dei suoi abitanti lascia la città per recarsi sulla terra a raccontare parte della storia di Elatan a un piccolo terrestre.

Quell'anno il duro compito toccò a Slusto, un omino-alga ,( assai pauroso. ((Aiuto, / .: chissà come sono questi terrestri?~ Speriamo non siano pericolosi~ Ah povero me ... »

Così dicendo Slusto era ormai arrivato sulla terra passando attraverso i tortuosi cunicoli che collegavano la città di Elatan alla superficie terrestre. Era notte fonda e lui si trovava al limitare di una piccola città. Non gli restava che da scegliere la casa dove entrare e la bambina o il bambino a cui trasmettere i suoi insegnamenti.

• • J

((Speriamo di non incontrare nessuno, così me ne posso tornare subito a Elatan. Dirò che ho fatto il mio dovere, ma che nessuno mi voleva ascoltare e fine della storia.»

Tuttavia Slusto sapeva bene che a Elatan si sarebbero accorti se mentiva. E così, armato di quel poco di coraggio che gli restava, scelse una casa e vi entrò di soppiatto. Nella sala da pranzo c'era un immenso albero di Natale ricoperto di addobbi con una montagna di regali ai suoi piedi.

«Ma che se ne fanno di tante scatole ? Oh perdindirindina, forse sono esseri mostruosi con tante braccia ? E gli amici che mi avevano detto che non sono poi tanto diversi da noi ... Ma aspetta che ripesco chi si è inventato questa regola di mandare un elatanese sulla terra ... Gliene dirò quattro, anzi di più)» Il piccolo omino prese a salire le scale, le gambe gli tremavano per la paura. Un gradino dopo l'altro arrivò davanti a tre porte. Tremando aprì la prima, una sala da bagno. Provò allora con la seconda. Da dov'era vide i piedi di un letto gigante. Decise allora di salire sul letto e svegliare il dormiente, ma quando si stava affacciando alla parte superiore del letto ...

«Aiutooo, un gigante a due teste)» Slusto urlò dallo spavento. Caduto dal letto gli ci volle un attimo per riprendersi dallo spavento. Poi, passato il peggio, sbirciò ancora il gigante a due teste che se la stava russando della grossa. Ma no) Non era un gigante. Erano i genitori di qualche bambino che sicuramente si trovava nella casa. <<Questa poi. E mi sono pure fatto un bernoccolo) Diventerò lo zimbello degli Eletanesi) Dirò che ho combattuto con un mostro» Finalmente nella terza camera Slusto trovò quello che cercava. Si trattava di una bella bambina, Dina, che sognava beata di regali e di Natale. Dina non aveva fratelli e ne era ben felice, perché così poteva tenersi tutto quel che riceveva. Certo, trovare spazio in camera non sarebbe stato facile. Questa strabordava di pupazzi, giochi di J plastica, giochi di legno, video-

..L!..C..:.----"-'------

giochi, e di tuttiigiochipossibilieimmaginabili. Dina russava placidamente appunto, quando a un tratto calò il silenzio. Due occhi e due orecchie in più la fissavano. Slusto aveva deciso di svegliarla. Per niente intimorita, Dina fissò il piccolo omino alga che a sua volta la sbirciò di sottecchi, timoroso. <(E tu chi sei che vuoi e che fai, sei troppo piccolo e puzzolente per esser Babbo Natale.»

«Ma no che non sono Babbo Natale, io ... » Disse Slusto, ma Dina non lo lasciò parlare. Era abituata a dare ordini e essere ascoltata « Se non

sei qui per portarmi regali allora cosa vuoi ? Perché mi hai svegliata ? Stavo sognando tutto quello che avrei ricevuto a Natale.».« Ma ... », cercò di spiegarsi Slusto, « mi hai rovinato il sogno, ora devi riparare.»

Dina sparava a raffica parole su parole. Slusto si era aspettato di tutto, meno che questo: una bambina poco curiosa che non gli chiedeva nemmeno chi era e da dove veniva. Gli avevano detto che i bambini terrestri erano strani certo, ma questa li batteva tutti di gran lunga. Dina proseguì decisa: «Su forza, regalami qualcosa. Domani è Natale ... »

Finalmente Slusto prese coraggio, si gonfiò fino a raggiungere i venti centimetri di altezza illuminandosi tutto per lo sforzo. Questo repentino cambiamento accompagnato da sbuffi e borbottii mise a tacere la piccola Dina.

«Se non vuoi diventare piccola e puzzolente come me, ascoltami bene1» A queste parole la bambina, che era anche piuttosto vanitosa, si zittì. «Una volta all'anno ci è affidato il compito di venire dalle vostre parti terrene per distillarvi qualche vongola di saggezza. Quest'anno la sfortuna di dover entrare nel vostro universo impazzito è toccata a me.

E devo dire che questo guazzabuglio di regali e tutte queste scatole che avete in ogni angolo della casa, e tutto tutto quello che ho visto venendo fin qui, mi fa apprezzare ancor di più il posto da cui provengo: Elatan.»

E qui Slusto quasi si mise a piangere dalla commozione, quanto gli mancava la sua casa] Tuttavia resistette perché voleva mantenere Dina zitta e attenta.

«Visto il tuo comportamento poco ospitale inoltre, secondo le regole di Elatan, sono COSTRETTO a COSTRINGERTI ad ascoltarmi per bene. E se vuoi evitare di essere tramutata in una donnina alga bruttina con delle chele al posto dei piedi e delle cozze al posto delle braccia, devi raccontare ad almeno altre tre persone quello che io sto per dirti». A queste parole, Dina aveva cominciato a sprofondare

nel suo letto e zitta zitta, con gli occhi spalancati per non perdere una sillaba, si apprestava ad ascoltare come mai aveva fatto. No, lei le chele proprio non le voleva! ((Dunque, Elatan è un posto magnifico che si trova sui fondali dell'oceano. Viviamo tranquilli e felici perché arrivarci per voi terrestri è impossibile e così nessuno può rubarne le ricchezze naturali. Tutti gli abitanti collaborano e anche se ognuno di noi parla lingue diverse, ad esempio le Stelle lo stellese, i Cavallucci il cavallino e gli Omini alga l'alghese, ci capiamo tutti, perché per le strade comunichiamo in elatenese. Si tratta di una lingua molto bollicinosa»

Talmente bollicinosa che quando due elatanesi discutevano non riuscivano nemmeno a vedersi tante erano le bollicine. Slusto, vedendo Dina attenta, proseguì. ((Dalle stelle agli Omini alga e alle Cozzette con i piedi, solitamente tutti collaboriamo perchè la regione funzioni bene». Marorti, ovvero campi dove venivano coltivate le marerdure (alghe, piantine, anemoni, pomodori marini ecc), coltivati insieme; marescuole dove i piccoli elatanesi imparavano il marabeto, la maramatica e tutte le marelingue, a Elatan non mancava nulla. Persino per chi voleva divertirsi ce n'era delle belle. Slusto infatti stava spiegando a Dina dei corsi di tuffo a bombolo, quando il suo tono d'un tratto si fece serio: ((noi non siamo come voi però. Da noi, ci si ascolta, i visitatori sono i benvenuti , tutti cercano di essere solidali con tutti.»

A Elatan infatti vigevano regole diverse e l'importante era rispettare gli altri esseri viventi. Slusto stava raccontando a Dina una delle punizioni più frequenti nella città: la famosa PULIZIA dei piedini di tutte le cozze. Era ritenuta una delle punizioni più stancanti perché le cozze si mettevano a ridere, ma a ridere, che tutta la città ne era contagiata. Dopo ore di sbellicamento tutti gli elatanesi erano stanchi come mai.

Slusto però stava divagando. Lui era lì per raccontare a Dina del Natale a Elatan. Una festa speciale dove nevicavano perle d'ostrica e venivano allestite piste di scivolamento subacqueo.

Tutti lo attendevano con grande impazienza perché era l'unico giorno dell'anno in cui TUTTI ricevono sicuramente un pensiero da qualche altro abitante. Si poteva costruire, cercare, pensare ad un solo

regalo per una sola persona che doveva essere fatto con affetto e proprio per piacere alla persona che lo riceveva. Più semplice era, meglio era. Slusto stava spiegando a Dina che chi infrangeva la regola veniva punito severamente e poteva persino essere espulso da Elatan.

Dina era al tempo stesso estasiata e spaventata. Era sveglia o si trattava di un sogno ? L'omino alga passi, ma stalle di cavallucci, cozzette, piste di scivolamento, nevicate di perle ...

Forse stava avendo le traveggole a causa della troppa TV? Per sicurezza si pizzicò la guancia. No, era proprio sveglia.

Slusto intanto stava ritrovando il filo della storia che era venuto a narrare. «Come ti dicevo, sono qui per raccontarti della storia del più grande di tutti quelli che hanno tentato di infrangere la regola del Natale. Una leggenda per noi elatanesi, perché ci ha insegnato tanto. Marino: un piccolo Omino alga.

Innanzi tutto va detto che Marino si sentiva diverso dagli altri elatanesi, spesso i suoi compagni si prendevano gioco di lui a causa della sua altezza e lo escludevano. Ad esempio, alle partite di bolla, perdeva sempre, perché non riusciva a fare le bolle con il naso grandi come quelle dei compagni e ancor meno riusciva a centrare l'arco, un grande corallo che faceva da porta.

In classe, visto che faticava ad arrivare al

L banco, non riusciva mai a leggere alla lavagna e quando la maestra lo interrogava lui non sapeva cosa rispondere. Per non parlare della maramatica. Marino non capiva perché servisse imparare a sommare bolle, stelle e cavallucci se tanto erano diversi.

Lui sognava di un altro mondo. Più asciutto, più bello, dove si sommano patate con patate, dove essere piccoli era ben visto, dove i banchi non erano fatti su misura per i cavallucci, ma anche per gli omini alga. Aveva letto che un posto simile è proprio qui, sulla terra».

E qui Dina si inorgoglì. Slusto proseguì: «Spesso Marino aveva provato a fuggire da Elatan. Una volta, stufo di essere rincorso e canzonato dai suoi compagni, aveva corso un'intera giornata fino al grande scivolo. Qui, aveva provato a scivolare velocissimo dal basso all'alto per farsi catapultare sulla terra, ma niente da fare, era subito riscivolato verso il

fondale. Affranto, ma non dissuaso, Marino ogni giorno pensava a come poter raggiungere la terra».

Finché un giorno pensò di aver trovato il modo.

Doveva far parlar di sé, se fosse diventato famoso sicuramente voi terrestri l'avreste invitato a raggiungervi. Da quel momento in poi, Marino cominciò un lungo e duro allenamento.

Ogni giorno si costringeva a giocare a qualche videogioco terrestre che era riuscito a procurarsi di nascosto, cercava di imparare le regole dei giochi dei terrestri, dagli scacchi al nascondino, studiava tutti gli sport, dal calcio al balletto e chi più ne ha più ne metta.

Finché un giorno pensò di aver trovato il modo. Doveva far parlar di sé, se fosse diventato famoso sicuramente i terrestri l'avrebbero invitato a raggiungerli. Da quel momento in poi, Marino cominciò un lungo e duro allenamento. Ogni giorno si costringeva a giocare a qualche videogioco terrestre che era riuscito a procurarsi di nascosto.

«Devo imparare le regole dei giochi dei terrestri, così diventerò subito loro amico», pensava.

Scacchi, nascondino, calcio e balletto, Marino studiava tutti gli sport. Ogni tanto pensava: «Ma come fanno i terrestri a non annoiarsi a giocare con tutte queste regole? Non escono mai a costruirsi capanne di corallo o a fare le bolle? Mmm meglio non pensarci, io da qui me ne voglio andare ... ».

Era triste al pensiero di lasciare il corallo dove abitava per trasferirsi con gli strani terrestri. Come avrebbe fatto senza più vedere il grande vulcano subacqueo dal balcone della sua cameretta nel ramo più alto della ---L corallo-casa? ma piano piano, grazie all'allenamento al terrestrese che stava facendo, l'idea che tutti lo invidiassero e che sarebbe diventato famoso lo attraeva sempre più. Cominciò a scordarsi dei piaceri come andare nelle pasticcerie, vie di mezzo tra le pasticcerie e le rosticcerie, coltivare le marepiante, ascoltare le storie della nonna-alga ...

Addirittura Marino non si era accorto che proprio lei aveva smesso di raccontargli le storie la sera, tanto era il tempo che lui passava a giocare ai videogiochi.

Torniamo però a come infranse la grande regola del Natale. «Voglio che tutti mi invidino, voglio diventare famoso e poi quando tutti mi ameranno li abbandonerò e me ne andrò sulla terra dove anche lì mi ameranno alla follia». Pensava. E ... una mattina, Marino si svegliò con chiaro in testa il modo in cui ottenere ciò da lui desiderato. Infrangere la regola di Natale di Elatan.

®o (i)

Marino abitava con la nonna. Solitamente a Natale si scambiavano sempre tra loro il regalo, tanto si volevano bene. Quell'anno Marino però aveva deciso che avrebbe fatto diversamente. Avrebbe fatto un regalo alla nonna, ma non per farle piacere, ma per battere tutti i suoi compaesani, far parlare di sé fin sulla terra. Aveva sentito dire che qui da voi sulla terra, i doni migliori sono quelli che luccicano più degli altri e che sono più grandi e più grossi degli altri». Slusto prese fiato, e Dina ripensò a quello che aveva chiesto nella sua lista di Natale. Tutti giochi grandi o luccicanti. Poi si guardò attorno. Anche nella sua camera c'erano i doni dei Natali passati, ormai abbandonati e infestati dalla polvere e dalle ragnatele. Si era scordata di averli.

Slusto era talmente preso dal suo racconto che non si era accorto che qualcosa nell'atteggiamento di Dina era cambiato. Si era fatta più attenta e ascoltava diligentemente la storia di Marino. Slusto intanto proseguiva.

«Perfetto, regalerò un gigantesco non so che, luccicante non so quanto, alla nonna. Così lei mi dirà un gigantesco grazie e tutti saranno invidiosi e mi vorranno come amico. Dove trovare una simile rarità? Meglio se cerco lontano da casa, qui non c'è sicuramente niente di buono».

Lasciata la casa della nonna, con un pizzico di paura ma tanta voglia di riuscire nel suo intento, Marino si avventurò nella marinforesta. Un bosco fitto fitto nel quale noi elatanesi non andiamo molto volentieri per paura di fare brutti incontri. Cammina, cammina ...

«Questo no. Troppo piccolo. Puah, una marecastagna, inutile. Conchiglie, solite cianfrusaglie ... mmmm. Pianta troppo piccola, tu no tu no tu no. Oooh1 Eccoti. Una corallopianta immensa. Perfetta enorme] Nessuno mi batterà in grandezza, e sentiranno parlare del mio dono persino sulla terra. Firuli firulà, ma che bello scavar ... e sradicarrrr».

«Ahi1» «Ma che sei ammattito? Ti sembra questo il modo di trovare, pensare e costruire un dono per ringraziare tua nonna? E della regola sacra di Elatan di rispettare tutte le altre creature?»

La Corallopianta si era mossa e arrabbiata aveva preso il piccone di Marino con le sue possenti radici e lo aveva scaraventato lontano.

Sorpreso Marino fece un balzo indietro. «Scusa, ma sei la cosa più grande che ho trovato e vorrei regalarti a mia nonna, così tutti mi adoreranno e invidieranno, diventerò importante e m'inviteranno sulla terra». Slusto si rivolse a Dina, «Ora Dina, immaginati la Corallopianta, a sentirsi dire simili sciocchezze!» Facendo la voce grossa l'omino-alga prese a imitare la Corallopianta.

«Mmmm senti un poco, piccolo omino, per soddisfare le tue smanie di grossezza pensi sia giusto ferirmi, rapirmi,e mettermi al chiuso in una casa troppo piccola per me? Meriteresti che ti aggrovigliassi con le mie radici e che ti scaraventassi lontano come ho fatto con il tuo piccone». Dina sorrise nel vedere che l'omino alga si era gonfiato per lo sforzo. Slusto si ricompose e proseguì.

Marino impallidì. «Oh no, la prego. Mi dispiace, mi scusi Madama Corallopianta. Sono stato sciocco a volervi per mia nonna, cercherò qualcos'altro e vi prometto che non rapirò più nessun essere vivente».

Purtroppo però Marino stava perdendo la ragione: «Ah ah, come se ora mi mettessi ad ascoltare questa pazza e rinunciassi alla mia gloria per qualche stupida pianta .. . Adesso mi tocca cercare altrove ... come fare ... ».

Rifletti e rifletti e «Eureka, ci sono! Cercherò qualcosa di lucente, più piccolo e facile da prendere, ma che accercherà tutti per la sua bellezza.

Non ci sarà elatanese che non sarà invidioso». Nuota e nuota e ... «000000000000 eccooooo: finalmente una perlina fluorescente che vaga danzando tra massi e anemoni di mare. Se solo riuscissi a catturarla, altro che sulla terra, parlerebbero di me fino alla luna».

Slusto s'infervorò, «Ma Dina, sai?1 Le e perle sono sacre a Elatan perché come tutte le creature, dalle corallopiante, alle cozzette e agli anemoni, fanno parte della collettività] Ci insegnano il perlese, organiz-

zano la nevicata invernale, illuminano le strade nelle notti ghiacciate scaldando i passanti».

Marino stava proprio per combinarla grossa. Slusto trafelato continuò: «Marino aveva scordato tutto) E quando se ne ricordava vagamente, scacciava il pensiero.

Accecato dalla voglia di sentir parlare di sé, Marino quindi estrasse di tasca un vaso. E ... ». Dina era con il fiato sospeso. Slusto se ne accorse e si giocò la sua carta miglior: piroettò su sé stesso e urlò:

«Zacchete) Presa)» Poi si ricompose e, gioendo per l'ammirazione di Dina, proseguì il suo racconto:

Marino era colmo di gioia: «Finalmente posso tornarmene orgoglioso a casa, e persino prima che diventi notte, così la nonna non sospetterà di niente ... Ma, ma ma? Cosa? ... ».

Slupettirum, Marino si ritrovò penzoloni a testa in giù sopra una voragine marina. Non c'era anima viva. Cos'era dunque quella forza misteriosa? Improvvisamente una voce tuonò nelle vicinanze: «Come osi, minuscolo omettino, appropriarti di mia figlia? Sei forse un intruso? Nessun Elatanese oserebbe tanto. Sei un terrestre o che altro? Qui tutti sanno che rapire altre creature viventi è una grave, gravissima mancanza di rispetto». Si trattava di mamma Perla. Nessun elatanese è mai sopravvissuto di fronte alla loro ira. Sono delle mamme molto protettive e quando si infuriano ti avvolgono e ti imprigionano all'interno della loro pancia trasparente capovolgendoti a testa in giù. Marino, stava rischiando grosso. Cominciò quindi a piagnucolare «Io cioè, volevo sa per la nonna e quindi mi sono detto, ma che male c'è se .. . ». Lavoce tuonante ribadì allora: «Ma non sai che a Elatan il dono di Natale dev'esser frutto di ricerca, fantasia, ma soprattutto semplicità? Devi farlo pensando all'altro e non a te1» Tuttavia mamma Perla era stata intenerita da quel piccolo Omino alga che, tremante di paura, balbettava e da verde che era, era diventato bianco come un lenzuolo. «Bada bene, ti libero, ma solo a patto che tu te ne vada da questa foresta immediatamente. E non farti ripescare da queste parti».

Marino, dopo aver promesso d'ipegnarsi per essere un buon elatanese, partì. Pochi passi in liberta che però si era già scordato della promessa fatta, si fregò le manine-alga e, tornato quello di prima, decise di continuare la ricerca, ma di facilitarsi il compito. Per evitare d'incappare nuovamente in mamma Perla o Madama Corallopianta avrebbe preso qualcosa di inanimato.

Slusto si commosse mentre raccontava a Dina, altrettanto commossa, che Marino stava diventando sempre più terrestre, e oltre alle regole, dimenticava anche l'affetto e l'amore degli elatanesi per gli elatanesi, come sua nonna, che ormai considerava un'anziana scocciante e noiosa. A fatica Slusto, che era molto sensibile, proseguì il racconto, dopo essersi soffiato rumorosamente il naso. ((Marino pensava: <<Perché faticare, perder tempo, pensare e costruire un dono, oltre tutto come quello di tutti gli altri? Tanto se tutto va bene è l'ultimo Natale che passo qui, se alla vecchina non piace, presto non sarà più un problema mio.

Mi è venuta una certa idea ... proprio oltre quella foresta ci sono i cristalli sacri, bellissimi e lucentissimi. Non se ne accorgerebbe nessuno ... no? Sacri poi, e chi si ricorda il perché?»

Correndo come una medusa impazzita, Marino divorò allora la distanza che lo separava dalla miniera di cristalli e ne cercò uno grande e brillante.

Fu allora che Dina intervenne facendo trasalire persino il narratore: (<Ma, cosa fai Marino? Rimettilo giù, è sacro. Non portarlo via altrimenti ... ».

Slusto, che non si era aspettato di sentir parlare la bambina, era caduto dal letto. Dina lo sorprese ancor più quando, si scusò per l'incidente e, lasciatogli il tempo di sbollire e sbollettare, dopo un breve attimo di borbottii e rimbrotti, lo aiutò persino a rimettersi comodo incitandolo a proseguire. Il racconto riprese. <(Felice e fiero della sua avventura Marino ritornò a casa. Non si accorse che c'era meno luce per le strade di Elatan e che le grandi corallopiante che c'erano per i viali, così come le perle che nevicavano, erano tristi e pensierose.

Passarono i giorni e Marino era impaziente di vedere l'espressione di tutti i suoi amici quando avrebbero visto che regalo aveva trovato per la vecchia. La vigilia di Natale si rinchiuse nella sua stanza per impacchettare il regalo.

Finito il suo capolavoro, in preda all'esaltazione prese a saltellare per la camera passandosi il regalo da una mano all'altra. Salta che ti salta, gira e rigira, Scriketekrak. Il regalo TUC TUM TULP.

Marino inciampò in una radice di corallo apparsa dal nulla e ... Sprutucrak: il regalo andò in mille pezzi. «Si è rotto. Oh no, e adesso? Stupida radice, tutta colpa tua e di quella perlina luccicante. Ma? Che ci fate qui?»

Un rombo fece allora tremare la camera di Marino e tutta la sua casetta. Corallopianta e mamma Perla avevano scoperto l'inganno di Marino ed erano uscite dalla marinforesta per dirgliene quattro. Infatti erano e sono tutt'oggi le guardiane della pace di Elatan.

Marino era nei guai: non solo aveva disobbedito, ma aveva mentito alle guardiane della città, era diventato avido e arrogante, aveva persino rubato un importante cristallo e non ricordava più che la «vecchia», come la chiamava lui, era la sua cara nonna. «Ggggiuro, non lo farò più, riparo il cristallo e lo riporto ... » disse Marino.

Le due gli risposero all'unisono: «Niente da fare caro, se domani tua nonna non riceverà un regalo che la faccia felice, sarai espulso da Elatan nella peggior vergogna e non potrai mai più ritornarvi». Marino rimase solo con i suoi pensieri.

«Domani è Natale, come farò senza nemmeno un regalino per la nonna? Dopo tanta fatica ... Mi derideranno, che vergogna! E poi, e poi non potrò mai più tornare a Elatan. Sapranno tutti quel che ho combinato, non potrò più coltivare le mie marerdure, studiare lo stellese, fare le bolle, scivolare e andare con i pescibus.

Non mi vorranno nè sulla terra, nè qui. Bella trovata la mia. Ora come faccio?» Marino non si accorse che da quando il regalo si era rotto, aveva cominciato nuovamente a ricordare quali erano i piaceri di Elatan che lo avevano sempre incantato.

Ora si ricordava persino di avere una nonna alla quale voleva bene.

Convinto della sua sorte pianse tutta la notte e, una lacrima dopo l'altra, pianse tutta la sua voglia di fama, tutta la sua rabbia e tutta la sua tristezza. Poi, una volta pianto la smania e il desiderio di battere i suoi compaesani, seguitò a piangere, ma questa volta le lacrime erano lacrime annaffianti che lo facevano crescere.

Prima qualche centimetro, poi ancora e finalmente quando si svegliò, Marino sembrava un grande Omino-alga. Senza essersi reso conto dei cambiamenti avvenuti durante la notte, Marino pensò mesto che

era Natale e che per far felice anche solo un breve istante la nonna, avrebbe potuto cercare tra preziosi tesori che custodiva in una scatolina segreta sotto il letto. Lì avrebbe scovato sicuramente qualcosa.

«Ma sì, guarda. Eccoti qui splendida conchiglietta. Speriamo che tu, mio bel portafortuna, faccia felice la nonna, che almeno avrà un bel ricordo di me, anche quando mi manderanno in esilio ... »

Triste Marino si avvicinò alla nonna, che lo stava aspettando davanti alla tavola imbandita con leccornie natalizie, e le diede il regalo. La nonna, che da giorni non parlava, lo guardò e e il suo volto si fece raggiante:

«Marino] Sei ritornato in te1 E questo?» La nonna prese il regalo che Marino le porgeva. «Bello, stupendo dono». Prese la conchiglia, «Lo senti? Io sì».

Ballando e saltanto la nonna prese a spiegare a Marino che quella era la conchiglia che restituiva le storie passate presenti e future. «Avevo dimenticato quelle che sapevo perché tu ti stavi allontanando, rapito dall'ossessione dei terrestri. Ma ora rieccole qui. Che bel regalo, anzi che bei regali di Natale. Guardati. Sei persino cresciuto]»

«Come cresciuto? lo?» Marino si guardò allora allo specchio e vide che era davvero più alto. Com'era possibile?» Dina si mise ritta a sedere cercando di allungare il collo. Anche lei voleva crescere in una notte. Slusto ormai stava arrivando alla fine del racconto e cominciava a sentirsi stanco.

«Marino era felicissimo e pensò che nessuno lo avrebbe più canzonato inoltre nessuno non lo avrebbe più cacciato da Elatan visto che la nonna aveva ricevuto un regalo fatto con affetto. Mentre danzava però dalla tasca della nonna caddero una piccola perla simile a quella da lui trovata nel bosco, e un ramo di Corallopianta.

Guardando Marino la nonna gli disse allora: «Marino, siediti che ti racconto di come un Natale di tanti anni fa tentai di diventare famosa e fuggire sulla terra. Sai, quando ero piccola ero tanto piccina che tutti si prendevano gioco di me e così. .. ».

Marino era felicissimo. Che bello ascoltare le storie della nonna e poter rimanere a Elatan.

Alla settima lega sotto il mare Marino, sbollettando dappertutto, capì che anche alla nonna come a tanti altri era capitato di sentirsi diversi e strani, che tanti si erano smarriti per la smania di diventare famosi e che tanti avevano dimenticato la magia del Natale, e il Natale di

Elatan era così speciale ... per fortuna lui non l'aveva perso anzi, ora sapeva che lucente e grande era il pensiero, ma non per forza l'oggetto da regalare. È da quel giorno che la conchiglia narra le storie alla nonna di Marino e che Marino le intreccia fino a farle arrivare sulla terra, facendo così finalmente anche parlare di sé.

Ed è questa la storia che Marino mi ha consegnato, cara Dina, perché io te la dessi. E forse chissà che tu non la racconti a qualcuno, un amico, un conoscente, come piccolo dono di Natale.»

Dina era commossa, aveva ritrovato il senso del Natale. Il mattino seguente, quando si svegliò, invece di correre a scartare i regali come suo solito, si tuffò nel letto dei suoi genitori e prese a leggere ((Questa è la storia di un piccolo omino-alga, Marino ... »

Slusto le aveva lasciato in ricordo il libro con scritta l'intera storia di Marino, e lei aveva intenzione di narrarla a tutti quelli che l'avrebbero voluta ascoltare.

This article is from: