Stanislav Grof - Psicologia del futuro

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Stanislav Grof

PSICOLOGIA DEL FUTURO Sviluppi della moderna ricerca sulla coscienza Traduzione di Maura Gancitano e Andrea Colamedici


Stanislav Grof Psicologia del futuro titolo originale: Psychology of the Future traduzione: Maura Gancitano e Andrea Colamedici revisione: Elisa Picozza © 2005 Stanislav Grof © 2015 Spazio Interiore Tutti i diritti riservati Edizioni Spazio Interiore Via Vincenzo Coronelli 46 • 00176 Roma Tel. 06.90160288 www.spaziointeriore.com info@spaziointeriore.com illustrazione in copertina The Magus di Interesni Kazki (Vladimir Manzhos aka Waone) I edizione: aprile 2015 ISBN 88-97864-60-8 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, archiviata o trasmessa in qualsiasi forma o attraverso qualunque mezzo, inclusi quelli elettronici, meccanici, di fotocopiatura o di registrazione, senza l’autorizzazione dell’editore e/o dell’autore. Sebbene siano state prese tutte le possibili precauzioni durante la preparazione di questo libro, l’editore non si ritiene responsabile per eventuali errori o omissioni, né per eventuali danni provocati dall’utilizzo delle informazioni ivi contenute.


INDICE

prefazione di Stanislav Grof . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Capitolo 1 guarigione e potenziale euristico degli stati non ordinari di coscienza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 Capitolo 2 cartografia della psiche umana: dimensioni biografiche, perinatali e transpersonali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35 Capitolo 3 l’architettura dei disordini emozionali e psicosomatici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89 Capitolo 4 emergenze spirituali. comprensione e trattamento delle crisi di trasformazione . . . . . . . . . . . . . . 163 Capitolo 5 nuove prospettive per la psicoterapia e l’autoesplorazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 207 Capitolo 6 spiritualità e religione

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Capitolo 7 l’esperienza della morte e del morire. prospettive psicologiche, filosofiche e spirituali . . . . . 253


Capitolo 8 il gioco cosmico: esplorazione dei territori pi첫 remoti della coscienza umana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 311 Capitolo 9 evoluzione della coscienza e sopravvivenza umana. una prospettiva transpersonale sulla crisi globale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 337 bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 367


PREFAZIONE di Stanislav Grof

Oltre quarant’anni fa, una profonda esperienza durata soltanto alcune ore cambiò radicalmente la mia vita personale e professionale. Ero un giovane specializzando in psichiatria, laureato da pochi mesi in medicina, quando mi offrii volontario per un esperimento con l’lsd, una sostanza dalle straordinarie proprietà psicoattive che era stata scoperta dal chimico svizzero Albert Hoffman nei laboratori farmaceutici Sandoz a Basilea. Quella sessione, e in particolare il momento culminante durante il quale ebbi un’intensa e indescrivibile esperienza di coscienza cosmica, risvegliò in me quel che divenne un interesse permanente nei confronti degli stati non ordinari di coscienza. Da allora la maggior parte delle mie attività cliniche e di ricerca sono consistite nell’esplorazione sistematica del potenziale terapeutico, trasformativo ed evolutivo di questi stati. Le quattro decadi dedicate alla ricerca sulla coscienza sono state per me una straordinaria avventura di scoperta e autoscoperta. Ho speso approssimativamente metà della mia vita conducendo terapie con sostanze psichedeliche, prima in Cecoslovacchia presso l’Istituto di Ricerca Psichiatrica di Praga e successivamente negli Stati Uniti, nel Centro di Ricerca Psichiatrica di Baltimora, nel Maryland, dove ho partecipato all’ultimo programma americano di studi sulle sostanze psichedeliche. Dal 1975 ho lavorato con la Respirazione Olotropica, un potente metodo di terapia e autoesplorazione che ho sviluppato insieme a mia moglie Christina. Negli anni ho anche assistito molte persone nel pieno di crisi psicospirituali o emergenze spirituali, come le abbiamo definite Christina e io. Il denominatore comune di queste tre condizioni è il fatto che implichino uno stato non ordinario di coscienza o, più specificamente,

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un’importante sottocategoria degli stessi che io definisco olotropica. Nella terapia psichedelica tali stati sono indotti dalla somministrazione di sostanze che alterano la mente, come l’lsd, la psilocibina, la mescalina, l’ibogaina e i derivati della triptamina o dell’anfetamina. Nella Respirazione Olotropica la coscienza è modificata da una combinazione di respirazione accelerata, musica evocativa e lavoro corporeo di rilascio energetico. Durante le emergenze spirituali, infine, gli stati olotropici si manifestano spontaneamente, nel bel mezzo della vita d’ogni giorno, e le loro cause sono solitamente sconosciute. Inoltre, sono stato marginalmente coinvolto in molte discipline collegate più o meno direttamente agli stati non ordinari di coscienza. Ho partecipato alle cerimonie sacre delle culture native in varie parti del mondo, sono entrato in contatto con sciamani nordamericani, messicani e sudamericani, e ho scambiato informazioni con molti antropologi. Ho avuto stretti rapporti con i rappresentanti di varie discipline spirituali tra cui il vipassana, lo zen, il buddhismo vajrayana, il siddha yoga, il tantra e l’ordine cristiano benedettino. Un’altra area che ha ricevuto molta della mia attenzione è stata la tanatologia, la giovane disciplina che studia le esperienze di pre-morte e gli aspetti psicologici e spirituali della morte e del morire. Alla fine degli anni Sessanta e all’inizio dei Settanta ho partecipato a un grande progetto di ricerca sullo studio degli effetti della terapia psichedelica sui malati terminali di cancro. Aggiungo inoltre che ho avuto il privilegio di conoscere e collaborare con alcuni tra i più grandi medici e parapsicologi del nostro tempo, con pionieri della ricerca sulla coscienza in laboratorio e con terapeuti che hanno sviluppato e praticato potenti forme di terapia esperienziale che inducono stati non ordinari di coscienza. Il mio primo incontro con tali stati fu molto difficile e impegnativo, sia intellettualmente che emozionalmente. Nei primi anni delle mie ricerche cliniche e di laboratorio con le sostanze psichedeliche venni giornalmente bombardato da esperienze e osservazioni a cui i miei studi in medicina e psichiatria non mi avevano preparato. Di fatto, stavo sperimentando e vedendo cose che nel contesto della visione scientifica dentro cui ero cresciuto erano considerate impossibili e non avrebbero dovuto accadere. Ciononostante, queste cose apparentemente impossibili accadevano tutte le volte. Dopo aver superato il trauma concettuale iniziale e aver dubitato della mia stessa sanità mentale, cominciai a realizzare che il problema po-

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teva non consistere nelle mie capacità d’osservazione o nel mio giudizio critico, bensì nelle limitazioni dell’attuale teoria psicologica e psichiatrica e del paradigma monistico materialista della scienza occidentale. Naturalmente non fu facile per me giungere a questa comprensione, perché dovevo lottare contro la soggezione e il rispetto che uno studente alle prime armi di medicina o di psichiatra vive nei confronti dell’establishment accademico, delle autorità scientifiche e di chi possiede titoli e credenziali impressionanti. Negli anni, il mio sospetto iniziale circa l’inadeguatezza delle teorie accademiche sulla coscienza e sulla psiche umana è gradualmente diventato una certezza, avvalorato e consolidato da migliaia di osservazioni cliniche così come da esperienze personali. A questo punto è incontrovertibile che le informazioni provenienti dalla ricerca sugli stati non ordinari di coscienza rappresentano una sfida concettuale decisiva per il paradigma scientifico che attualmente domina in psicologia, psichiatria, psicoterapia e in molte altre discipline. Questo libro è un tentativo di mettere in rilievo attraverso una modalità sistematica e comprensiva quelle aree che richiedono una revisione radicale, suggerendo inoltre la direzione e la natura dei cambiamenti necessari. Le sfide concettuali presentate dalla ricerca sulla coscienza sono davvero fondamentali e non possono essere risolte unendo insieme teorie minori o qualche ipotesi formulata ad hoc. A mio parere, la natura e lo scopo della crisi concettuale a cui stanno facendo fronte psicologia e psichiatria è comparabile alla situazione creatasi agli inizi del xx secolo per la fisica in seguito ai risultati dell’esperimento Michelson-Morley. Il capitolo iniziale del libro offre una discussione generale sugli stati non ordinari di coscienza, sul ruolo che hanno giocato nella vita rituale, spirituale e culturale dell’umanità e sulle sfide che presentano alla visione monistico-materialista propria della scienza occidentale. Questo capitolo si chiude con un profilo delle aree in cui sono necessari i maggiori cambiamenti concettuali, tracciando brevemente la natura delle alternative suggerite. Queste ultime saranno esplorate più lungamente e approfonditamente nelle successive sezioni del libro. Il capitolo seguente si concentra sulla prima di queste aree: la natura e l’origine della coscienza e le dimensioni della psiche umana. Le osservazioni scaturite dagli studi più recenti cancellano il mito corrente della scienza materialistica che vede la coscienza come un epifenomeno della materia, un prodotto di un processo neurofisiologico del cervello. Que-

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sto capitolo mostra quanto la coscienza sia un attributo primario dell’esistenza, capace di molte attività precluse allo stesso cervello. Stando a queste nuove scoperte, la coscienza umana è parte di e partecipa a un più vasto campo universale di coscienza cosmica che permea tutto l’esistente. La psichiatria e la psicologia accademiche tradizionali usano inoltre un modello della psiche limitato alla biologia, alla biografia postnatale e all’inconscio individuale freudiano. Per spiegare tutti i fenomeni che avvengono negli stati olotropici, le nostre comprensioni riguardo alle dimensioni della psiche umana devono estendersi drasticamente. La nuova cartografia della psiche tracciata nel libro comprende due settori aggiuntivi: perinatale (relativo al trauma della nascita) e transpersonale (che comprende le memorie ancestrali, razziali, collettive e filogenetiche, le esperienze karmiche e le dinamiche archetipiche). Nella prosecuzione del testo questa comprensione espansa della psiche viene applicata a vari disordini emozionali e psicosomatici privi di basi organiche (psicopatologia psicogena). Per spiegare tali condizioni, la psichiatria tradizionale utilizza un modello limitato ai traumi biografici postnatali dell’infanzia, della fanciullezza e delle età successive. La nuova comprensione suggerisce che le radici di tali disordini affondano molto più in basso, e include il contributo fondamentale offerto dal livello perinatale e dai domini transpersonali della psiche. Una delle conseguenze più importanti di tale nuova comprensione delle dimensioni della psiche umana risiede nel fatto che molti stati considerati dalla psichiatria moderna come patologici e trattati con medicamenti soppressivi sono in realtà emergenze spirituali, cioè crisi psicospirituali che possiedono un potenziale di guarigione e trasformazione. Un capitolo a parte è dedicato alla discussione della natura di tali condizioni, delle situazioni che le innescano, delle forme di manifestazione e delle nuove strategie terapeutiche. Le osservazioni provenienti dagli stati olotropici minano seriamente le fondamenta del pensiero materialistico, la credenza nella supremazia della materia e nell’assenza di una dimensione spirituale nella trama dell’esistenza. Forniscono l’evidenza diretta ed empirica del fatto che la spiritualità sia un attributo critico e legittimo della psiche umana e dello schema universale delle cose. Questo punto importante riceve un’attenzione speciale nel libro. Inoltre si dimostra che, se comprese propriamente, spiritualità e scienza non sono e non possono essere in conflitto, giacché rappresentano due approcci complementari all’esistenza.

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Un capitolo speciale è dedicato agli aspetti psicologici, filosofici e spirituali della morte e del morire. Vi si esplorano problematiche quali il significato della morte in psicologia, le esperienze di pre-morte, il karma e la reincarnazione, gli antichi libri dei morti, la preparazione e l’allenamento esperienziale alla morte. Le osservazioni su cui questo capitolo si basa sono tratte, tra l’altro, da uno studio estensivo della terapia psichedelica con malati terminali di cancro, descritto e discusso sotto molti punti di vista. Le intuizioni metafisiche di più vasta portata nella ricerca degli stati olotropici sono riunite nel capitolo Il gioco cosmico. Riguardano questioni come la natura della realtà, il Principio Cosmico Creativo e la nostra relazione con esso, le dinamiche della creazione, i tabù che ci impediscono di conoscere la nostra vera identità e il problema del bene e del male. È affascinante notare che le risposte a queste domande fondamentali sull’esistenza umana, che emergono spontaneamente durante gli stati olotropici, sono sorprendentemente simili non solo a quelle trovate nella letteratura della filosofia perenne, come l’ha definita Aldous Huxley, ma anche alle scoperte rivoluzionarie del nuovo paradigma scientifico. Il capitolo conclusivo del libro si concentra sulle implicazioni delle nuove scoperte nella comprensione dell’attuale crisi globale e sulle modalità attraverso cui la ricerca sulla coscienza e la psicologia transpersonale possono contribuire ad alleviarla. Vengono in seguito esplorate le radici psicospirituali dell’aggressività maligna e dell’avidità insaziabile, due forze che hanno dominato la storia umana e che, a causa del rapido progresso tecnologico, sono diventate una seria minaccia per la sopravvivenza della vita sul nostro pianeta. Il lavoro con gli stati olotropici di coscienza fornisce quindi non soltanto una nuova comprensione di tali elementi pericolosi contenuti nella psiche umana, ma anche vie efficaci per confrontarli e trasformarli. Quarant’anni di ricerca intensiva e sistematica sugli stati olotropici mi hanno portato alla conclusione che una trasformazione radicale interiore dell’umanità e l’ascesa a un livello di coscienza più alto siano le uniche vere speranze per il futuro. Mi piacerebbe credere che coloro che si stanno per imbarcare nel viaggio interiore o che lo hanno già intrapreso troveranno questo libro e le informazioni qui presentate come utili compagni in questa stimolante avventura. Mi sento profondamente debitore e grato a Jane Bunker, editor della State University New York Press, senza la quale questo libro non sareb-

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be stato scritto. È stata lei a suggerire che i miei lettori avrebbero apprezzato un lavoro che contenesse in un volume le scoperte più importanti emerse dalle mie ricerche sugli stati non ordinari di coscienza. Seguendo la sua guida ho scritto questo libro in maniera tale da fornire informazioni chiare sulle grandi aree che ho esplorato durante le mie ricerche. I lettori che mostreranno interesse per un soggetto particolare discusso in uno dei capitoli, potranno utilizzare questa visione d’insieme come un’introduzione ai miei altri scritti, che offrono una disamina più approfondita dei temi trattati. Quella che segue è una lista di riferimenti ai miei scritti o a parti di essi che può essere utilizzata quale fonte di informazioni aggiuntive sui temi esplorati nei singoli capitoli. Capitolo 1. Informazioni più dettagliate circa il potenziale euristico e terapeutico degli psichedelici possono essere trovate nel mio libro lsd Psychotherapy, un manuale completo dedicato specificamente a questo tema, e nell’appendice di The Adventure of Self-Discovery, che si concentra sull’uso rituale e terapeutico delle sostanze psichedeliche. Il ruolo degli stati non ordinari di coscienza nello sciamanismo, nei riti di passaggio, negli antichi misteri di morte e rinascita e le grandi tradizioni spirituali è trattato nel libro La tempestosa ricerca di se stessi, di cui è coautrice mia moglie Christina. Capitolo 2. La nuova cartografia della psiche umana è esplorata nei dettagli soprattutto in Realms of the Human Unconscious e in The Adventure of Self-Discovery. Questi libri descrivono le dinamiche dei sistemi coex, delle matrici perinatali e di varie forme di esperienze transpersonali con molti esempi illustrativi. La mente olotropica, scritto insieme a Hal Zina Bennett, è un’introduzione molto elementare alla mappa espansa della psiche diretta ai nuovi studiosi del transpersonale. Capitolo 3. Le implicazioni delle mie ricerche per la diagnosi e la cura dei disordini emotivi e psicosomatici e per la psichiatria e la psicologia generale si trovano in Oltre il cervello. Questo testo contiene anche una trattazione dei vari sviluppi rivoluzionari della scienza moderna con i quali tali nuove scoperte sono compatibili. Sebbene sia accessibile al grande pubblico, questo testo è prettamente indirizzato ai professionisti del settore. Capitolo 4. Coloro che sono interessati principalmente al concetto di emergenza spirituale e alle implicazioni della ricerca sulla coscienza ai fini della comprensione e della cura delle psicosi, troveranno maggiori informazioni in due libri che ho scritto insieme a mia moglie Christina,

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La tempestosa ricerca di se stessi e Emergenza spirituale. Il primo rappresenta la nostra ricerca dettagliata ed esaustiva sugli approcci alternativi alle psicosi, il secondo è un compendio di articoli di diversi autori attorno al tema. Capitolo 5. Il potenziale terapeutico degli stati non ordinari è il fulcro di molti miei libri. Di particolare interesse può essere la seconda metà di The Adventure of Self-Discovery, che descrive la pratica della Respirazione Olotropica e i meccanismi terapeutici operanti negli stati non ordinari di coscienza. Sono inoltre rilevanti i passaggi di Oltre il cervello in cui discuto i pro e i contro di varie scuole di psicoterapia, comparando i metodi terapeutici di copertura e svelamento. Capitolo 6. La relazione tra spiritualità e religione viene discussa in maniera esaustiva ne Il gioco cosmico della mente. Informazioni rilevanti circa questo tema possono essere inoltre trovate ne La tempestosa ricerca di se stessi. Capitolo 7. Gli aspetti psicologici, filosofici e spirituali della morte e del morire sono trattati ne L’incontro con la morte, scritto con Joan Halifax, in cui descriviamo un progetto di ricerca sulla terapia psichedelica con oltre duecento pazienti malati di cancro, condotto presso il Maryland Psychiatric Research Center di Baltimora. Ho inoltre scritto due libri, riccamente illustrati, sulle ramificazioni culturali di questo lavoro: Books of the Dead e Oltre la soglia, quest’ultimo con mia moglie Christina. Capitolo 8. Gli aspetti filosofici, metafisici e spirituali della mia ricerca sono oggetto del volume Il gioco cosmico della mente. Il libro esplora la comprensione della natura umana e della realtà basandosi su esperienze e intuizioni prodotte dagli stati olotropici di coscienza. Evidenzia inoltre la sorprendente analogia tra questa visione e la filosofia perenne di Aldous Huxley, come pure i rivoluzionari sviluppi nella scienza moderna e i paradigmi noti o emergenti. Capitolo 9. Informazioni aggiuntive sulle più ampie implicazioni del lavoro con gli stati olotropici possono essere trovate nell’epilogo di Oltre il cervello e ne Il gioco cosmico della mente. Ho inoltre curato il libro Human Survival and Consciousness Evolution, un compendio di articoli scritti da vari autori importanti attorno a questo tema. Tutti i capitoli sopracitati contengono una vasta bibliografia che guiderà i lettori interessati nella letteratura relativa ai temi collegati. Stanislav Grof

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Capitolo 1

GUARIGIONE E POTENZIALE EURISTICO DEGLI STATI NON ORDINARI DI COSCIENZA

Questo libro raccoglie le mie esperienze e le osservazioni emerse da più di quarant’anni di ricerca sugli stati non ordinari di coscienza. Il mio interesse primario è la messa a fuoco degli aspetti euristici di tali stati, vale a dire in che modo questi possano contribuire alla comprensione della natura della coscienza e della psiche umana. Essendomi formato come psichiatra clinico, porterò inoltre un’attenzione speciale al potenziale di guarigione, di trasformazione e di evoluzione di queste esperienze. A questo scopo, l’espressione stati non ordinari di coscienza è troppo vasta e generica, perché include un’ampia gamma di condizioni che sono di poco o di nessun interesse da un punto di vista euristico o terapeutico. La coscienza può essere trasformata profondamente attraverso una grande varietà di processi patologici: traumi cerebrali, intossicazioni con sostanze velenose, infezioni o processi degenerativi del cervello. Situazioni del genere provocano sicuramente profonde trasformazioni mentali, tanto da essere classificate come stati non ordinari di coscienza. Tuttavia, menomazioni simili causano deliri superficiali o psicosi organiche, ossia stati clinicamente molto importanti ma non rilevanti per la nostra discussione. Le persone che soffrono a causa di tali stati sono solitamente disorientate; non sanno chi sono né dove si trovino, né che giorno sia. Inoltre, le loro funzioni intellettuali sono considerevolmente debilitate, e di conseguenza soffrono spesso di amnesie circa le proprie esperienze. In questo libro mi concentrerò su un grande e importante sottogruppo di stati non ordinari di coscienza, che differiscono significativamente

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dal resto e rappresentano una preziosa fonte di nuove informazioni circa la psiche umana – in salute e in malattia – dal notevole potenziale terapeutico e trasformativo. Nel corso degli anni, le osservazioni cliniche quotidiane mi hanno convinto della straordinaria natura di queste esperienze e delle implicazioni di vasta portata che offrono alla teoria e alla pratica della psichiatria. Trovo difficile credere che la psichiatria contemporanea non riconosca le loro caratteristiche specifiche e non abbia coniato per esse un nome ad hoc. Giacché sento fortemente il fatto che meritino di essere distinti dal resto e collocati in una categoria speciale, ho coniato per questi stati l’aggettivo olotropico. Questa parola composita significa letteralmente “orientato verso la completezza” o “in movimento nella direzione della totalità” (dal greco hòlos, cioè “intero”, e trèpein, “movimento verso qualcosa”). Il significato completo di questo termine e la giustificazione per il suo utilizzo saranno chiari proseguendo la lettura di questo libro. In breve, suggerisce che nel nostro stato quotidiano di coscienza ci identifichiamo solo con una piccola parte di ciò che siamo veramente. Negli stati olotropici siamo in grado di trascendere gli angusti confini dell’ego e reclamare la nostra piena identità. Stati olotropici di coscienza Negli stati olotropici la coscienza viene qualitativamente modificata in maniera profonda e radicale, ma non gravemente compromessa come nei traumi e nelle degenerazioni organiche. Rimaniamo totalmente presenti nei termini di spazio e tempo e non perdiamo completamente il contatto con la realtà di tutti i giorni. Contemporaneamente, il campo di coscienza è invaso da contenuti provenienti da altre dimensioni dell’esistenza, in un modo che può essere molto intenso e addirittura schiacciante. Possiamo così sperimentare allo stesso tempo due realtà molto diverse, con ciascun piede in un mondo diverso. Gli stati olotropici sono caratterizzati da forti cambiamenti percettivi in tutte le aree sensoriali. Quando chiudiamo gli occhi il nostro campo visivo può essere invaso da immagini tratte dalla nostra storia personale e dall’inconscio individuale e collettivo. Possiamo avere visioni ed esperienze che ritraggono vari aspetti del regno animale e della botanica, della natura in generale o del cosmo. Le nostre esperienze possono por-

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tarci nel regno degli esseri archetipici e nelle regioni mitologiche. Quando apriamo gli occhi, la nostra percezione dell’ambiente può essere illusoriamente trasformata da proiezioni vivide di tale materiale inconscio. Ciò può essere accompagnato da una vasta gamma di esperienze che coinvolgono altri sensi: suoni, sensazioni fisiche, odori e sapori. Le emozioni associate agli stati olotropici coprono uno spettro molto ampio che si estende in genere ben oltre i limiti della nostra esperienza quotidiana, sia nella natura che nell’intensità. Si va da sensazioni di rapimento estatico, beatitudine celeste, e “pace che sorpassa ogni comprensione” a episodi di terrore abissale, rabbia omicida, disperazione, senso di colpa lacerante e altre forme di inimmaginabile sofferenza emotiva. Le espressioni estreme di questi stati emotivi corrispondono alle descrizioni dei regni paradisiaci o celesti e degli inferi, presenti nelle scritture delle grandi religioni del mondo. Un aspetto particolarmente interessante degli stati olotropici è il loro effetto sui processi mentali. L’intelletto non è compromesso, ma funziona in maniera molto diversa dal solito. Anche se potremmo non essere in grado di contare sul nostro giudizio rispetto a questioni di ordinaria amministrazione, possiamo essere letteralmente inondati da notevoli valide informazioni su vari campi di conoscenza. Possiamo raggiungere profonde intuizioni psicologiche che riguardano la nostra storia personale, le dinamiche inconsce, le difficoltà emotive e i problemi interpersonali. Possiamo anche sperimentare rivelazioni straordinarie riguardanti vari aspetti della natura e del cosmo che trascendono ampiamente la nostra formazione educativa e intellettuale. Tuttavia, le intuizioni più interessanti che si renderanno disponibili negli stati olotropici ruoteranno attorno a questioni filosofiche, metafisiche e spirituali. Saremo in grado di sperimentare le sequenze di morte e rinascita psicologica e un ampio spettro di fenomeni transpersonali, come ad esempio i sentimenti di unità con le altre persone, la natura, l’universo e Dio. Potremmo fare scoperte in merito ad altre incarnazioni, incontrare potenti figure archetipiche, comunicare con esseri disincarnati e visitare numerosi paesaggi mitologici. Esperienze olotropiche di questo tipo sono la fonte principale di tutte quelle cosmologie, mitologie, filosofie e sistemi religiosi che descrivono la natura spirituale del cosmo e dell’esistenza. Sono la chiave per la comprensione della vita rituale e spirituale dell’umanità, dallo sciamanesimo e dalle cerimonie sacre delle tribù aborigene alle grandi religioni del mondo.

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Stati olotropici di coscienza e storia dell’umanità Quando esaminiamo il ruolo che gli stati olotropici di coscienza hanno avuto nella storia umana, la scoperta più sorprendente è la notevole differenza tra l’atteggiamento della società industriale occidentale verso questi stati e quello di tutte le culture antiche e preindustriali. In netto contrasto con l’umanità moderna, tutte le culture indigene hanno tenuto gli stati olotropici in grande considerazione, impiegando molto tempo e molta fatica nello sviluppare modi sicuri ed efficaci per indurli e utilizzandoli come veicolo principale della propria vita rituale e spirituale e per diversi altri scopi importanti. Nel contesto delle cerimonie sacre dei popoli nativi, gli stati non ordinari mediavano un contatto esperienziale diretto con le dimensioni archetipiche della realtà: divinità, regni mitologici e forze numinose della natura. Un altro settore in cui questi stati hanno giocato un ruolo cruciale è stato quello riguardante la diagnosi e la cura di varie malattie. Sebbene le culture aborigene possedessero un’impressionante conoscenza dei rimedi naturalistici, ponevano costantemente l’accento sulla guarigione metafisica, che implicava l’induzione di stati olotropici di coscienza per il paziente, per il guaritore o per entrambi. In molti casi un folto gruppo o anche un intera tribù entrava contemporaneamente in una trance di guarigione, come accade ancora oggi, per esempio, tra i boscimani !Kung nel deserto africano del Kalahari. Gli stati olotropici sono stati utilizzati a fini pratici anche per coltivare l’intuizione e la percezione extrasensoriale (esp), come la ricerca di persone e oggetti smarriti, l’ottenimento di informazioni su individui che si trovavano in località remote, e per seguire il movimento della selvaggina. Inoltre sono serviti come fonte di ispirazione artistica, poiché fornivano idee per rituali, dipinti, sculture e canzoni. L’impatto che le esperienze riscontrate in questi stati hanno avuto sulla vita culturale delle società preindustriali e sulla storia spirituale dell’umanità è stato enorme. A livello etnologico, l’importanza degli stati olotropici per le antiche culture aborigene, e anche per quelle contemporanee, si riflette nella quantità di tempo ed energia dedicati allo sviluppo delle tecnologie del sacro, ossia alle diverse procedure in grado di alterare la mente o indurre stati olotropici per scopi rituali e spirituali. Si tratta di metodi che combinano in vari modi il suono del tamburo e altre forme di percussione, la musica, il canto, la danza ritmica, i cambiamenti di respirazione e l’educazione a particolari forme di consapevolezza. Un completo isolamento

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sociale e sensoriale, come ad esempio un soggiorno in una grotta, nel deserto, nel ghiaccio artico o in alta montagna, svolge d’altra parte un ruolo importante come mezzo per l’induzione di stati olotropici. Interventi fisiologici estremi utilizzati a questo scopo sono il digiuno, la privazione del sonno, la disidratazione e persino massicci salassi, l’uso di lassativi e purganti potenti e l’inflizione di dolore intenso. Una tecnologia particolarmente efficace per l’induzione degli stati olotropici è l’uso rituale di piante e sostanze psichedeliche. La leggendaria pozione divina denominata haoma nell’antico Zend Avesta persiano e soma in India, utilizzata dalle tribù indoiraniane diversi millenni fa, era probabilmente la fonte più importante della religione e della filosofia vedica. Sostanze tratte da diverse varietà di canapa sono state fumate e ingerite sotto vari nomi (hashish, charas, bhang, ganja, kif, marijuana) nei paesi orientali, in Africa e nella zona caraibica per divertimento, per piacere e durante le cerimonie religiose. Hanno rappresentato un sacramento importante per gruppi diversi come i brahmini, alcuni ordini sufi, gli antichi sciti e i rastafariani giamaicani. L’uso cerimoniale di vari vegetali psichedelici ha una lunga storia anche in America Centrale. Varie piante molto efficaci nell’alterazione della mente erano ben note in diverse culture preispaniche, tra gli Aztechi, i Maya e i Toltechi. Le più note sono il cactus messicano peyote (lophophora williamsii), il fungo sacro teonanacatl (psilocybe mexicana) e l’ololiuqui, cioè semi di convolvolo di diverse varietà (ipomoea violacea e turbina corymbosa). Questi vegetali sono tutt’oggi utilizzati come sacramenti dagli Huichol, dai Mazatechi, dai Chichimechi, dai Cora e da altre tribù indigene messicane, così come dalla Native American Church. Il famoso yajé o ayahuasca del Sudamerica è un decotto preparato con una liana della giungla (banisteriopsis caapi) in combinazione con altri additivi vegetali. L’area amazzonica e le isole dei Caraibi sono note anche per una serie di sostanze psichedeliche che vengono sniffate. In Africa alcune tribù aborigene ingeriscono e inalano prodotti tratti dalla corteccia della pianta denominata iboga (tabernanthe iboga). Ne utilizzano piccole quantità come stimolanti e dosi più grandi in rituali di iniziazione per uomini e donne. I composti psichedelici di origine animale comprendono le secrezioni della pelle di alcuni rospi (bufo alvarius) e la carne di un pesce del Pacifico, il kyphosus fuscus. È possibile che questo elenco rappresenti soltanto una piccola frazione degli psichedelici che sono stati utilizzati nel corso dei secoli nella vita rituale e spirituale dei vari paesi del mondo.

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tabella 1 - tecniche antiche e aborigene per indurre gli stati olotropici

• Lavoro con il respiro, diretto o indiretto (pranayama, bastrika yogico, respiro del fuoco buddista, respiro sufi, ketjak balinese, canto gutturale eschimese). • Tecnologie sonore (suonare il tamburo, scuotere sonagli, uso di bacchette, campanelli, gong, didgeridoo, rombo, cantilenare, recitare mantra). • Danza e altre forme di movimento (danza rotante dei dervisci, danze dei lama, danza dei boscimani del Kalahari, hatha yoga, tai chi, chigong). • Isolamento sociale e deprivazione sensoriale (stare nel deserto, in caverne, sulla cima di una montagna, in campi di neve, vision quest); • Sovraccarico sensoriale (una combinazione di stimoli acustici, visivi e propriocettivi in riti aborigeni, dolore estremo). • Mezzi fisiologici [digiuno, deprivazione del sonno, purghe, lassativi, salassi (Maya), procedure fisiche dolorose (danza del Sole dei Sioux Lakota, subincisione, limatura dei denti)]. • Meditazione, preghiera e altre pratiche spirituali [vari tipi di yoga, tantra, zen rinzai e soto, dzogchen tibetano, esicasmo cristiano (preghiera di Gesù), esercizi di Ignazio di Loyola]. • Materiale psichedelico animale e vegetale (hashish, peyote, teonanacatl, ololiuqui, ayahuasca, tabernanthe iboga, psychotria viridis delle foreste hawaiane, erba ruta siriana, secrezioni dalla pelle del rospo bufo alvarius e dal pesce del Pacifico kyphosus fuscus).

La pratica di induzione degli stati olotropici può essere fatta risalire agli albori della storia umana e costituisce il cardine dello sciamanesimo, il più antico sistema spirituale e di cura dell’umanità. La carriera di molti sciamani inizia con una crisi psicospirituale spontanea, la cosiddetta malattia sciamanica, un potente stato visionario durante il quale il futuro sciamano sperimenta un viaggio nel mondo inferiore, il regno dei morti, dove subisce l’attacco di spiriti maligni e viene sottoposto a varie prove, durante le quali viene ucciso e smembrato. Segue poi un’esperienza di rinascita e risalita nei regni celesti.

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Disegno eseguito dopo una sessione di Respirazione Olotropica. Riflette l’esperienza della trasformazione dello sciamano in un leone di montagna (Tai Ingrid Hazard).

Lo sciamanismo è collegato con gli stati olotropici anche in un altro modo. Gli sciamani esperti sono in grado di entrare volontariamente in uno stato di trance in modo controllato; lo usano per diagnosticare malattie, per curare, per acquisire percezioni extrasensoriali, per esplorare dimensioni alternative della realtà e per altri scopi. Spesso inducono stati olotropici in altri membri della loro tribù e svolgono il ruolo di psicopompi; forniscono, cioè, il sostegno e la guida necessari a chi attraversa i complessi territori dell’Aldilà. Lo sciamanesimo è molto antico; esisteva già almeno trenta o quarantamila anni fa. Le sue radici si possono far risalire molto indietro, fin nel Paleolitico. Le pareti delle famose grotte nel sud della Francia e nella Spagna settentrionale, come Lascaux, Font de Gaume, Les Trois Frères e Altamira sono decorate con splendide immagini di animali. La maggior parte raffigura specie tipiche dei paesaggi dell’età della Pietra: bisonti, cavalli selvatici, cervi, stambecchi, lupi, mammut, rinoceronti e renne. Tuttavia, altri dipinti come il Mago Bestia di Lascaux sono crea-

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ture mitiche che hanno chiaramente un significato magico e rituale. In molte di queste grotte vi sono pitture rupestri e sculture di strane figure che combinano caratteristiche umane e animali che senza dubbio rappresentano antichi sciamani.

Disegno eseguito durante una sessione di Respirazione Olotropica: l’autrice si è identificata con un’adolescente di una tribù sudamericana, che partecipa a un rito di pubertà. Una parte importante del rituale è stata l’identificazione esperienziale con un giaguaro (Kathleen Silver).

La più nota di queste immagini è quella dello Stregone di Les Trois Frères, una misteriosa figura composita che combina vari simboli maschili. Ha le corna di un cervo, gli occhi di un gufo, la coda di un cavallo selvaggio o di un lupo, la barba umana e le zampe di un leone. Un’altra famosa incisione di uno sciamano nello stesso complesso di grotte è quella del Signore degli Animali, che presiede le Happy Hunting Grounds, brulicanti di splendidi dipinti fauneschi. È nota inoltre la scena di caccia sulla parete di Lascaux in cui sono presenti un bisonte ferito e la figura 22


sdraiata di uno sciamano con un pene eretto. La grotta conosciuta come La Gabillou ospita l’incisione di una figura sciamanica in movimento dinamico che gli archeologi chiamano Il Danzatore. Sul pavimento in argilla di una di queste caverne, quella di Tuc d’Audoubert, gli scopritori hanno trovato impronte di piedi umani disposte circolarmente attorno a due bisonti d’argilla. Tali tracce suggeriscono che gli abitanti della caverna praticassero danze simili a quelle che vengono ancora oggi eseguite da molte culture aborigene per indurre stati di trance. Le origini dello sciamanesimo si possono far risalire a un culto ancora più antico dell’uomo di Neanderthal, cioè quello dell’orso delle caverne, come si vede nelle grotte del periodo interglaciale trovate in Svizzera e in Germania meridionale.

Disegno eseguito durante una sessione di Respirazione Olotropica, che raffigura l’identificazione con una vergine dello Yucatán (Messico), usata come vittima sacrificale in un rito che celebra la dea del mais. A periodi di soffocamento, panico ed eccitamento sessuale è seguito un meraviglioso arcobaleno che ha portato luce e pace (Kathleen Silver).

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Lo sciamanesimo non è soltanto antico, è universale; può essere trovato nell'America del Nord e del Sud, in Europa, in Africa, in Asia, in Australia, in Micronesia e in Polinesia. Il fatto che così tante culture diverse nel corso della storia umana abbiano ritenuto le tecniche sciamaniche utili e pertinenti, suggerisce che gli stati olotropici impegnino quella che gli antropologi chiamano la mente primitiva, un aspetto fondamentale e primordiale della psiche umana che trascende la razza, il sesso, la cultura e il tempo storico. Nelle culture che sono sfuggite all’influenza dirompente della civiltà industriale occidentale, le tecniche e le procedure sciamaniche sono sopravvissute fino ad oggi. Un altro esempio di trasformazione psicospirituale culturalmente sancita che coinvolge gli stati olotropici è costituito da quegli eventi rituali che gli antropologi chiamano riti di passaggio. Questo termine è stato coniato dall’antropologo olandese Arnold van Gennep, autore del primo trattato scientifico sul tema.1 Cerimonie di questo tipo esistevano in tutte le culture native riconosciute e vengono ancora eseguite in molte società preindustriali. Il loro scopo principale è quello di ridefinire, trasformare e consacrare individui, gruppi e persino intere culture. I riti di passaggio si svolgono durante i periodi di trasformazione della vita di un individuo o di una comunità. La loro tempistica coincide spesso con le grandi transizioni fisiologiche e sociali come il parto, la circoncisione, la pubertà, il matrimonio, la menopausa e la morte. Rituali simili sono anche associati all’iniziazione allo status di guerriero, all’ingresso in società segrete, alle feste calendariali di rinnovamento, alle cerimonie di guarigione e all’avvento delle grandi migrazioni di gruppi umani. I riti di passaggio comportano potenti procedure di alterazione mentale che inducono esperienze psicologicamente sconquassanti, portatrici di un livello più elevato d’integrazione. Questi episodi di morte e rinascita psicospirituali vanno quindi interpretati come il dissolvimento dei vecchi ruoli e la nascita di nuove opportunità. Ad esempio, gli iniziati entrano nei riti di pubertà come ragazzi o ragazze e ne escono come adulti, con i diritti e i doveri che questo status comporta. In tutte queste situazioni, l’individuo o il gruppo abbandonano un modo di essere e si trasferiscono in toto dentro nuove forme di esistenza.

1. A. Van Gennep, The Rites of Passage, University of Chicago Press 1960.

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A tornare dall’iniziazione non è la stessa persona che vi era entrata. Dopo aver subito una profonda trasformazione psicospirituale, infatti, l’individuo sviluppa un legame personale con le dimensioni numinose dell’esistenza, acquisisce una visione nuova e più espansa, una migliore immagine di sé e un diverso sistema di valori. Tutto ciò è il risultato di una crisi deliberatamente indotta che raggiunge il nucleo essenziale dell’iniziato e che a volte può essere terrificante, caotica e scompaginante. I riti di passaggio, quindi, forniscono l’ennesimo esempio di una situazione in cui una fase temporanea di disgregazione e turbolenza porta a una maggiore salute mentale e al benessere. I due esempi di disgregazione positiva fin qui citati, ossia la crisi sciamanica e l’esperienza dei riti di passaggio, sebbene abbiano molte caratteristiche in comune differiscono in alcuni aspetti importanti. La crisi sciamanica invade la psiche del futuro sciamano inaspettatamente e senza preavviso; è spontanea e naturalmente autonoma. Al contrario i riti di passaggio sono un prodotto culturale e seguono un calendario preimpostato. Le esperienze degli iniziati sono il risultato di specifiche tecnologie del sacro, sviluppate e perfezionate dalle precedenti generazioni. Nelle culture che tengono in grande considerazione gli sciamani e che eseguono riti di passaggio, la crisi sciamanica è considerata una forma di iniziazione di gran lunga superiore al rito di passaggio. È vista come l’intervento di un potere superiore, l’indicazione della scelta divina: una chiamata speciale. Da un altro punto di vista, i riti di passaggio rappresentano un passo ulteriore verso l’apprezzamento culturale del valore positivo degli stati olotropici. Le culture sciamaniche accettano e tengono in grande considerazione gli stati olotropici che si verificano spontaneamente durante le crisi iniziatiche e le trance di guarigione vissute direttamente o indirettamente da sciamani riconosciuti. I riti di passaggio introducono gli stati olotropici nella cultura su larga scala, li istituzionalizzano e li rendono parte integrante della vita spirituale e rituale della comunità. Gli stati olotropici di coscienza hanno inoltre svolto un ruolo fondamentale nei misteri di morte e rinascita, cerimonie sacre e segrete molto diffuse nel mondo antico. Questi misteri erano basati su storie mitologiche di divinità che parlavano di morte e trasfigurazione. Nell’antica Sumer tali divinità erano Inanna e Tammuz, in Egitto Iside e Osiride e in Grecia Attis, Adone, Dioniso e Persefone. Le loro controparti mesoamericane erano l’azteco Quetzalcoatl o Serpente Piumato e gli Eroi Gemelli dei Maya, noti grazie al Popol Vuh. Questi misteri erano par-

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ticolarmente popolari nell’area del Mediterraneo e in Medio Oriente, come esemplificato dalle iniziazioni nei templi sumeri ed egizi, dai Misteri Mitraici, dai riti coribantici, dai Baccanali e dai Misteri Eleusini. Una testimonianza impressionante della potenza e dell’impatto delle esperienze in questione è il fatto che i misteri condotti nel santuario di Eleusi, nei pressi di Atene, si siano svolti regolarmente e senza interruzioni (e senza mai cessare di attirare l’attenzione del mondo antico) ogni cinque anni per un periodo di quasi duemila anni. Le attività cerimoniali di Eleusi furono brutalmente interrotte quando l’imperatore cristiano Teodosio interdisse la partecipazione ai misteri e a tutti i culti pagani. Poco dopo, nel 395 d.C., gli invasori Goti distrussero il santuario. Nel Telesterion, la sala gigante dedicata all’iniziazione a Eleusi, oltre tremila neofiti alla volta sperimentavano forti esperienze di trasformazione psicospirituale. L’importanza culturale di questi misteri per il mondo antico, e il loro ruolo ancora oggi sconosciuto nella storia della civiltà europea, diviene evidente quando ci si rende conto che tra gli iniziati vi erano molti personaggi celebri e illustri dell’antichità. L’elenco dei neofiti comprendeva i filosofi Platone, Aristotele ed Epitteto, il capo militare Alcibiade, i drammaturghi Euripide e Sofocle e il poeta Pindaro. Un altro famoso iniziato, Marco Aurelio, era affascinato dalle possibilità escatologiche offerte da questi riti. Lo statista e filosofo romano Marco Tullio Cicerone partecipò a questi misteri e scrisse un rapporto esaltato sui loro effetti e sul loro impatto sulla civiltà antica. Un altro esempio del grande rispetto e dell’influenza che le antiche religioni misteriche avevano nel mondo antico fu il mitraismo. Cominciò a diffondersi in tutto l’impero romano nel i secolo dopo Cristo, raggiunse il suo picco nel iii secolo e cedette al cristianesimo alla fine del iv secolo. I santuari sotterranei di Mitra (i mitrei) sono stati scoperti in moltissimi luoghi: dalle rive del Mar Nero alle montagne della Scozia, fino al confine del deserto del Sahara. I misteri di Mitra furono la religione sorella del cristianesimo e la sua concorrente più importante.2 Le specifiche delle procedure per l’alterazione mentale utilizzate in questi riti segreti sono rimaste per la maggior parte sconosciute, sebbene sia probabile che il kykeon, la pozione sacra che svolse un ruolo critico nei Misteri Eleusini, fosse un intruglio contenente alcaloidi della segale cor2. D. Ulansey, Origins of the Mithraic Mysteries. Cosmology and Salvation in the Ancient World, Oxford University Press 1989.

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nuta simili all’lsd. È altresì molto probabile che le sostanze psichedeliche venissero somministrati nei Baccanali e in altri tipi di riti. Gli antichi greci non conoscevano la distillazione dell’alcol e tuttavia, secondo i rapporti, i vini utilizzati nei rituali dionisiaci venivano diluiti dalle tre alle venti volte, e tre sole tazze portavano gli iniziati «sull’orlo della follia».3 In aggiunta a quanto sopra elencato circa le tecnologie antiche e aborigene del sacro, molte grandi religioni hanno sviluppato sofisticate procedure psicospirituali specificamente progettate per indurre esperienze olotropiche. A queste appartengono, ad esempio, diverse tecniche di yoga, alcune meditazioni utilizzate nella vipassana, nello zen e nel buddhismo tibetano, così come gli esercizi spirituali della tradizione taoista e i complessi rituali tantrici. È possibile aggiungere vari elaborati approcci utilizzati dai sufi, i mistici dell’Islam, che nelle loro cerimonie sacre praticavano regolarmente gli zikr, cioè esercizi caratterizzati da respirazione intensa, canti devozionali e danze estatiche d’induzione alla trance. Dalla tradizione giudaico-cristiana possiamo citare in questa sede gli esercizi di respirazione degli Esseni e il loro battesimo (che consisteva in un semi-annegamento), la preghiera cristiana di Gesù (l’esicasmo), gli esercizi di Ignazio di Loyola e varie procedure cabalistiche e chassidiche. Approcci progettati per indurre o facilitare le esperienze spirituali dirette sono caratteristici dei rami mistici delle grandi religioni e dei loro ordini monastici.

Gli stati olotropici nella storia della psichiatria L’accettazione univoca degli stati olotropici nell’epoca preindustriale è in netto contrasto con l’atteggiamento complesso e confuso verso tali stati da parte della civiltà industriale. Gli stati olotropici hanno giocato un ruolo cruciale agli inizi della storia della psicologia del profondo e della psicoterapia. Nei manuali psichiatrici, le radici della psicologia del profondo sono generalmente riconducibili alle sedute ipnotiche con pazienti isterici condotte da Jean Martin Charcot alla Salpêtrière di Parigi, e alla ricerca sull'ipnosi effettuata da Hippolyte Bernheim e Ambroise Liebault a Nancy. Sigmund Freud visitò entrambi i luoghi durante il 3. R.G. Wasson, A. Hofmann e C.A.P. Ruck, The Road to Eleusis. Unveiling the Secret of the Mysteries, Harcourt, Brace Jovanovich 1978.

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proprio viaggio in Francia e imparò la tecnica per l’induzione dell’ipnosi, che usò poi nelle sue esplorazioni iniziali al fine di accedere all’inconscio dei pazienti. In seguito cambiò radicalmente la propria strategia, sostituendo questo approccio con il metodo delle libere associazioni. Inoltre, le prime idee di Freud vennero ispirate dal lavoro con una paziente, curata insieme all’amico Joseph Breuer. Questa giovane donna, che Freud definì nei suoi scritti la signorina Anna O., soffriva di gravi sintomi isterici. Durante le sedute terapeutiche sperimentò stati olotropici di coscienza spontanei, in cui regredì fino all’infanzia e rivisse vari ricordi traumatici sottostanti al suo disturbo nevrotico. Trovò queste esperienze molto utili e le definì come esperienze spazzacamino. In Studi sull’isteria, i due terapeuti consigliarono la regressione ipnotica e l’abreazione emotiva ritardata di traumi per il trattamento delle psiconevrosi. Nei lavori successivi, Freud si allontanò dallo studio dell’esperienza emotiva diretta nello stato olotropico, avvicinandosi invece alla tecnica della libera associazione nello stato ordinario di coscienza. Spostò inoltre l’accento dall’idea di rivivere consapevolmente i traumi e dall’abreazione emotiva del materiale inconscio all’analisi del transfert, e dal trauma vero e proprio alle fantasie edipiche. Col senno di poi, questi paiono essere stati gli sfortunati sviluppi che nei successivi cinquant’anni hanno instradato la psicoterapia occidentale nella direzione sbagliata.4 Mentre la terapia verbale può essere molto utile per fornire un apprendimento interpersonale e rettificare l’interazione distorta e la comunicazione nei rapporti umani – come nel caso della terapia di coppia o familiare – si rivela inefficace nel trattare blocchi e macrotraumi emozionali e bioenergetici, che sono alla base di molti disturbi emotivi e psicosomatici. Come risultato di questo sviluppo, la psicoterapia nella prima metà del xx secolo era sostanzialmente sinonimo di dialogo faccia a faccia, libere associazioni sul lettino e decondizionamento comportamentista. Allo stesso tempo gli stati olotropici, inizialmente visti come uno strumento terapeutico efficace, vennero associati alle patologie piuttosto che alla guarigione. Questa situazione iniziò a cambiare nel 1950 con l’avvento della terapia psichedelica e con innovazioni radicali nel campo della psicologia. Un gruppo di psicologi americani guidati da Abraham Maslow, insod4. C.A. Ross, Multiple Personality Disorder. Diagnosis, Clinical Features and Treatment, John Wiley 1989.

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disfatti dal comportamentismo e dalla psicoanalisi freudiana, lanciò un nuovo movimento rivoluzionario: la psicologia umanistica. In poco tempo questo movimento divenne molto popolare, dando spazio a un ampio spettro di terapie basate su principi completamente nuovi. Mentre le psicoterapie tradizionali utilizzavano principalmente i mezzi verbali e l’analisi intellettuale, queste nuove terapie, dette esperienziali, privilegiavano l’esperienza diretta e l’espressione delle emozioni. Molte comprendevano anche varie forme di lavoro sul corpo come parte integrante del processo terapeutico. Probabilmente il più noto rappresentante di questi nuovi approcci fu Fritz Perls, padre della terapia Gestalt. Nonostante l’enfasi sull’esperienza emotiva, la maggior parte di queste terapie si basa ancora in larga misura sulla comunicazione verbale e richiede che il paziente si trovi in uno stato ordinario di coscienza. Le innovazioni più radicali nel campo terapeutico sono avvenute grazie ad approcci così potenti da cambiare profondamente lo stato di coscienza dei pazienti: la terapia psichedelica, vari sviluppi neo-reichiani, la terapia primaria, il Rebirthing e pochi altri. Mia moglie Christina e io abbiamo sviluppato la Respirazione Olotropica, un metodo che può facilitare l’induzione di profondi stati olotropici attraverso mezzi molto semplici: una combinazione di respirazione consapevole, musica evocativa e uno specifico lavoro sul corpo. Esamineremo la teoria e la pratica di questa potente forma di autoesplorazione e psicoterapia più avanti nel libro. La moderna ricerca psicofarmacologica ha arricchito l’armamentario dei metodi per indurre stati olotropici di coscienza, aggiungendo le sostanze psichedeliche in forma chimica pura, isolate da piante o sintetizzate in laboratorio. A queste appartengono il tetraidrocannabinolo (thc), principi attivi ricavati dall’hashish e dalla marijuana, la mescalina dal peyote, la psilocibina e psilocina dei funghi magici messicani e vari derivati triptaminici ottenuti da sostanze psichedeliche da inalare, utilizzate nella zona caraibica e in Sudamerica. L’lsd, o dietilammide dell’acido lisergico, è una sostanza semisintetica: l’acido lisergico è il prodotto naturale della segale cornuta e il gruppo della dietilammide viene aggiunto in laboratorio. I più famosi psichedelici sintetici sono i derivati anfetaminici mda, mdma (ecstasy o adam), stp e 2-cb. Esistono anche tecniche di laboratorio molto efficaci per alterare la coscienza. Una di queste è la deprivazione sensoriale, che comporta una

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significativa riduzione degli stimoli sensoriali.5 Nella sua forma estrema, l’individuo viene privato di ogni input sensoriale mediante l’immersione in una vasca buia e insonorizzata, riempita con acqua a temperatura corporea. Un altro ben noto metodo di laboratorio finalizzato al cambiamento della coscienza è il biofeedback, in cui l’individuo è guidato da segnali di feedback in stati olotropici di coscienza caratterizzati dalla prevalenza di alcune specifiche frequenze di onde cerebrali.6 Potremmo citare qui anche le tecniche di privazione del sonno e del sogno e il sogno lucido.7 È importante sottolineare che episodi di stati olotropici di durata variabile possono verificarsi anche spontaneamente, senza alcuna causa specifica identificabile e spesso contro la volontà delle persone coinvolte. Giacché la psichiatria moderna non fa differenza fra stati mistici o spirituali e malattie mentali, le persone coinvolte in stati simili sono spesso etichettate come psicotiche e ricoverate in ospedale, dove ricevono un trattamento di routine con psicofarmaci soppressivi. Mia moglie Christina e io ci riferiamo a questi stati come a crisi psicospirituali o emergenze spirituali. Crediamo che, se adeguatamente sostenute e trattate, possano portare a una guarigione emotiva e psicosomatica, alla trasformazione positiva della personalità e all’evoluzione della coscienza. Tornerò su questo importante argomento in un capitolo successivo. Anche se sono stato profondamente interessato a tutte le categorie degli stati olotropici di cui sopra, ho svolto la maggior parte del mio lavoro nel campo della terapia psichedelica, della Respirazione Olotropica e dell’emergenza spirituale. Questo libro si basa prevalentemente sulle mie osservazioni provenienti da questi tre ambiti, nei quali ho più esperienza. Tuttavia, le conclusioni generali che trarrò dalla mia ricerca si potranno applicare a tutte quelle situazioni che coinvolgono gli stati olotropici.

Psichiatria occidentale: idee sbagliate e bisogno urgente di revisione L’avvento della terapia psichedelica e le potenti tecniche esperienziali hanno reintrodotto gli stati olotropici nell’armamentario terapeutico 5. J.C. Lilly, Deep Self. Profound Relaxation and the Tank Isolation Technique, Simon & Schuster 1977. 6. E.E. Green e A.M. Green, Beyond Biofeedback, Delacorte Press 1978. 7. S. Laberge, Sogni coscienti, Armenia 1985.

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della psichiatria moderna. Tuttavia, fin dall’inizio la comunità accademica tradizionale ha mostrato una forte resistenza verso questi approcci e non li ha accettati, né come modalità di trattamento né come fonte di sfide concettuali capitali. Tutte le ricerche pubblicate in numerose riviste specializzate e in volume non sono state sufficienti per contrastare l’atteggiamento profondamente radicato nei confronti degli stati olotropici stabilito nella prima metà del xx secolo. I problemi derivanti dall’autosperimentazione non supervisionata della generazione degli anni Sessanta e le idee sbagliate diffuse dai giornalisti sensazionalistici, hanno complicato ulteriormente il quadro, rendendo impossibile una valutazione realistica del potenziale delle sostanze psichedeliche, nonché dei rischi associati al loro uso. Nonostante le schiaccianti prove contrarie, gli psichiatri tradizionali continuano a considerare tutti gli stati olotropici di coscienza come patologici, ignorando le informazioni fornite dalle ricerche e non facendo distinzione tra stati mistici e psicosi. Hanno anche continuato a utilizzare vari mezzi farmacologici per sopprimere indiscriminatamente tutti gli stati non ordinari di coscienza che si verificano spontaneamente. È importante analizzare fino a che punto la scienza ufficiale abbia ignorato, distorto e male interpretato tutti gli elementi a favore degli stati olotropici, sia che la fonte fossero gli studi storici, le religioni comparate, l’antropologia, sia che fossero le varie aree della moderna ricerca sulla coscienza come la parapsicologia, la terapia psichedelica, le psicoterapie esperienziali, l’ipnosi, la tanatologia o il lavoro di laboratorio con tecniche per l’alterazione mentale. La rigidità con cui gli scienziati tradizionali hanno affrontato la mole di informazioni accumulate da tutte queste discipline è qualcosa che ci si aspetterebbe dai fondamentalisti religiosi. È davvero sorprendente il fatto che si verifichi un tale atteggiamento nel mondo della scienza, dal momento che ciò è in contrasto con lo spirito della ricerca scientifica. Gli oltre quarant’anni che ho dedicato alla ricerca sulla coscienza mi hanno convinto che un serio esame dei dati derivanti dallo studio degli stati olotropici avrebbe conseguenze di vasta portata non solo per la teoria e la pratica della psichiatria, ma anche per l’intero paradigma scientifico del mondo occidentale. L’unico modo attraverso cui la scienza moderna può conservare la propria filosofia materialistica e monistica è escludere e censurare sistematicamente tutti i dati relativi agli stati olotropici.

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Come abbiamo visto, l’utilizzo del potenziale di guarigione degli stati olotropici rappresenta il più recente sviluppo della psicoterapia occidentale, fatta eccezione per il breve periodo a cavallo del secolo di cui abbiamo discusso in precedenza. Paradossalmente, in un contesto storico più ampio rappresenta anche la più antica forma di guarigione, che può essere fatta risalire agli albori dell’umanità. Le terapie che utilizzano gli stati olotropici rappresentano quindi la riscoperta e la reinterpretazione in chiave moderna degli elementi e dei principi che sono stati documentati dagli antropologi che hanno studiato le forme antiche e aborigene di guarigione spirituale, in particolare le varie procedure sciamaniche.

Le moderne ricerche sulla coscienza e le loro implicazioni in psichiatria Come ho affermato, la psichiatria e la psicologia occidentali non vedono gli stati olotropici – a eccezione dei sogni spaventosi o non ricorrenti – come qualcosa che possiede un potenziale terapeutico ed euristico, ma fondamentalmente come fenomeni patologici. Michael Harner, antropologo di buona reputazione accademica, che ha anche ricevuto un’iniziazione sciamanica durante il proprio lavoro sul campo nella giungla amazzonica e che pratica lo sciamanesimo, suggerisce che la psichiatria occidentale è seriamente polarizzata in almeno due modi significativi: è etnocentrica, il che significa che considera la sua visione della psiche umana e della realtà come l’unica corretta e superiore a tutte le altre, ed è cognicentrica (una parola più precisa potrebbe essere pragmacentrica), nel senso che prende in considerazione solo le esperienze e le osservazioni provenienti dallo stato ordinario di coscienza.8 Il disinteresse della psichiatria nei confronti degli stati olotropici e il disprezzo che nutre per questi ultimi ha portato a un approccio culturalmente insensibile e a una tendenza a patologizzare tutte quelle attività che non possono essere comprese nel contesto ristretto del paradigma materialistico monista. Ciò include la vita rituale e spirituale delle culture antiche e preindustriali, e tutta la storia spirituale dell’umanità. Allo stesso tempo, quest’atteggiamento ha anche offuscato la fondamentale

8. M. Harner, La via dello sciamano, Mediterranee 1995.

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sfida concettuale che lo studio degli stati olotropici offre alla teoria e alla pratica della psichiatria. Lo studio sistematico delle esperienze e delle osservazioni associate agli stati olotropici porta inevitabilmente a una revisione radicale delle idee di base sulla coscienza e sulla psiche umana, e a un approccio completamente nuovo alla psichiatria, alla psicologia e alla psicoterapia. I cambiamenti che dovremmo compiere nel nostro pensiero cadono in diverse ampie categorie. La natura della psiche umana e le dimensioni della coscienza La psichiatria e la psicologia accademica tradizionali utilizzano un modello limitato alla biologia, alla biografia postnatale e all’inconscio individuale freudiano. Per tener conto di tutti i fenomeni che si verificano negli stati olotropici dobbiamo drasticamente rivedere la nostra comprensione delle dimensioni della psiche umana. Oltre al livello biografico postnatale, la nuova cartografia ampliata comprende due domini aggiuntivi: perinatale (relativo al trauma della nascita) e transpersonale (che comprende i ricordi ancestrali, razziali, collettivi e filogenetici, le esperienze karmiche e le dinamiche archetipiche). La natura e l’architettura dei disturbi emotivi e psicosomatici Per spiegare i vari disturbi che non hanno una base organica (psicopatologia psicogena), la psichiatria tradizionale utilizza un modello che si limita ai traumi postnatali biografici dell’infanzia, della fanciullezza e della vita successiva. La nuova comprensione suggerisce che le radici di tali disturbi raggiungano ben altre profondità, fino a includere contributi significativi provenienti dal livello perinatale (trauma della nascita) e dai domini transpersonali. Meccanismi terapeutici efficaci La psicoterapia tradizionale conosce solo quei meccanismi terapeutici che operano sul piano del materiale biografico, come il ricordo di eventi dimenticati, l’eliminazione della rimozione, la ricostruzione del passato attraverso i sogni o i sintomi nevrotici, il rivivere i ricordi traumatici e l’analisi del transfert. La ricerca olotropica rivela molti altri importanti meccanismi di guarigione e di trasformazione della personalità che si rendono disponibili quando la nostra coscienza raggiunge i livelli perinatali e transpersonali.

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Strategia della psicoterapia e dell’esplorazione di sé L’obiettivo delle psicoterapie tradizionali è quello di raggiungere una comprensione intellettuale di come funzioni la psiche, del perché i sintomi si sviluppino e di quale sia il loro significato. Questa comprensione diventa quindi la base per lo sviluppo di una tecnica che i terapeuti possono utilizzare per curare i propri pazienti. Un grave problema di questa strategia è la sorprendente mancanza di un accordo tra gli psicologi e gli psichiatri sulle questioni teoriche fondamentali, oltre al numero incredibilmente alto di scuole concorrenti di psicoterapia. Il lavoro con gli stati olotropici mostra una straordinaria alternativa radicale: la mobilitazione della profonda intelligenza interiore dei pazienti, la quale guida il processo di guarigione e trasformazione. Il ruolo della spiritualità nella vita umana La scienza materialistica occidentale non ha posto per alcuna forma di spiritualità e, in effetti, la ritiene incompatibile con la visione scientifica del mondo. La moderna ricerca sulla coscienza mostra che la spiritualità è una dimensione naturale e legittima della psiche umana e dello schema universale delle cose. Tuttavia, in tale contesto è importante sottolineare che questa affermazione vale per una spiritualità genuina e non per le ideologie delle religioni organizzate. La natura della realtà: psiche, cosmo e coscienza Le revisioni necessarie discusse fino a questo punto hanno riguardato la teoria e la pratica della psichiatria, della psicologia e della psicoterapia. Tuttavia, il lavoro con gli stati olotropici comporta sfide di natura molto più radicale. Molte delle esperienze e delle osservazioni che si verificano nel corso di questo lavoro sono così straordinarie che non possono essere comprese nel contesto di un approccio materialistico monista della realtà. Il loro impatto concettuale è di così vasta portata che mina gran parte delle assunzioni metafisiche fondamentali della scienza occidentale, in particolare quelle riguardanti la natura della coscienza e la sua relazione con la materia.

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