O2 PSICOLOGIA 6

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Anno 2 Numero 6 Digital € 4,50 Mensile

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S ES Y LN OG EL OL W CH Y PS

OSSIGENO PER LA TUA MENTE

ALL’INTERNO

CARTACEO vs. IPAD UOMINI DONNE E SESSO In collaborazione con

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DOSSIER

Arte in Psicoanalisi

Bellezza Amore & Bisturi

Comunicare con le Immagini

DIETRO LA MASCHERA



Editoriale

Atomica ignoranza Non abituiamoci alle parole, guardiamo al loro significato più profondo a quello che vogliono rappresentare. Quanto più la società corre veloce, tanto più si perde l’abitudine di riflettere, pensare, meditare su quanto accade intorno a noi e ci circonda. Non vi è peggior nemico di chi è convinto di non aver bisogno di capire. Durante una qualsiasi nostra giornata capita molte volte di avere a che fare con situazioni, argomenti di cui non siamo pienamente padroni, di cui, quindi “ignoriamo” alcuni aspetti. Essere consapevoli di questo ed avere un’ approccio teso alla quotidiana comprensione di quel complesso sistema che chiamiamo vita, è quanto di più auspicabile si possa intraprendere durante la nostra esistenza. Ma, quando l’ignoranza diventa “atomica” e miete più vittime dell’omonimo ordigno nucleare? Quando viene associata all’ottusità e alla presunzione. Il mix è perfetto. Talmente potente da rendere l’uomo completamente assente rispetto alla propria evoluzione, sociale, culturale, psicologica e umana. Un mix che porta l’equazione irrimediabilmente ad un tragico zero. Distinguere tra l’ignoranza come strumento di curiosità e di conoscenza e l’ignoranza pervasa da ottusità ci può aiutare a identificare l’individuo che abbiamo di fronte, intraprenderne un “conflitto funzionale” e casomai… isolarlo!!! Sergio Pisano Psicologo www.myspace.com/spisano


OSSIGENO PER LA TUA MENTE

Anno 2 Numero 6

www.oxygenemedia.it O2 Psicologia è pubblicata nei seguenti paesi

USA Italia

Be Well Read

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www.zinio.com

Sommario 8 DOSSIER - Le Maschere Dietro la Maschera 18 Maschera 25 Teatro & Maschere 33 Cartaceo vs. iPad 42 Mente Estetica 50 Bellezza Amore & Bisturi 60

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Acquaterapia

Il potere dell’acqua nel migliorare la qualità della vita

I rituali e la simbologia

Blocco del movimento vitale?

Calvino e Pirandello: un viaggio che parte dall’ombra

Due generazioni a confronto

Il bell’essere

La psicologia della chirurgia estetica

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71 Uomini Donne & Sesso 74 Comunicare con le Immagini 86 Benessere fisico, mentale e sociale 96 SPECIALE - Arte in Psicoanalisi 104 Wellness Cooking La passione in tavola

Due rette che si incontrano

Quando l’immagine arriva all’inconscio

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La prevenzione

Sintomo di un conflitto psichico

In collaborazione con

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www.o2psicologia.it Direttore Responsabile Dr. Sergio Pisano Caporedattrice Dott. ssa Graziella Ceccarelli Art Director Mario Spiniello Marketing & Advertising Vittorio Grasso Elisabetta De Feo Grafica Antonio Montana Licenze Internazionali Special Project Cinzia Pisano

Collaboratori Bald Eagle, Alfredo Malandi, Prof. Antonio Giordano, Dott. Antonio Marco Campus, Cinzia Galletto, Dott.ssa Maria Frandina, Dott.ssa Barbara Celani, Peppe Barile, Fabio Campoli, Dott. Giovanni Gentile, Dott. Giuseppe Castello, Dott.ssa Rosalia Cipollina, Dott. Giuseppe Polipo Distributore Italia Edicola Press-Di Versione Digitale www.zinio.com

Editore Oxygene s.r.l. Sede legale Via Taburno, 70 - Montesarchio (BN) Indirizzo Redazione Via G. Dorso, 13 - Avellino Phone/Fax 0825 781734 info@oxygenemedia.it www.oxygenemedia.it

<ISSN 1974-2878>

Aut. Trib. Benevento n. 17/2008 - 10/12/2008 In fase di certificazione secondo il Regolamento

CSST


Azienda Agricola Ciro Picariello www.ciropicariello.com ciropicariello@hotmail.com




TERAPIE ALTERNATIVE

BEN-ESSERE IN ACQUA Il potere dell’acqua non solo per sopravvivere ma per migliorare la qualità della nostra vita… Dott.ssa Barbara Celani, Psicologa www.psicologabarbaracelani.com info@psicologabarbaracelani.com

Acquaterapia

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“Ninfee rosa” Claude Monet olio su tela (1898)

La vita inizia nell’acqua

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Risorse da scoprire e rivalutare acqua è l’elemento fondamentale del nostro pianeta, costituente princ i p a l e d e l c o r p o u m a n o, simbolo della vita e del g r e m b o m a t e r n o. E ’ d a l l ’ a c q u a , i n f a t t i , c h e t u t t o h a i n i z i o. Tr a s c o r r i a m o n o ve m e s i i m mersi nel liquido amniotico prima dell’obb l i g a t o a d a t t a m e n t o a l l a v i t a t e r r e s t r e ch e, c o n i l s u o a r r i v o, f a p a s s a r e i n s e c o n d o piano le esperienze acquatiche. Success i va m e n t e , q u a n d o c i i m m e r g i a m o i n a c q u a , s i a m o ch i a m a t i a d a d e g u a r c i a d e l l e reg ole diverse rispetto a quelle cui siamo abituati nella quotidianità: la resis t e n z a o p p o s t a a i n o s t r i m ov i m e n t i , l a spinta verso l’alto di Archimede, la ridotta percezione del peso corpor e o, i m o v i m e n t i p o s s i b i l i , l e s e n s a zioni. In acqua abbiamo bisogno di riprendere e poi apprendere schemi alter nativi di movimento; ci viene offerta la possibilità di comprendere il movimento e le sue finalità e ancora, di pianificare nuove strategie. L’ a m b i e n t e a c q u a t i c o, q u i n d i , p u ò s t i molare creatività e flessibilità, utili, anche fuori dall’acqua, per fronteg giare le difficoltà, risolvere i problemi, alimentando di conseguenza l’autostima e migliorando l a p e r c e z i o n e d i e f f i c a c i a p e r s o n a l e.


ACQUAMOTRICITÀ IN GRAVIDANZA Effetti benefici prima e durante la vita

Gli effetti positivi a livello materno e fetale che lo sport in acqua può portare durante la gestazione sono molti, a patto che l’attività non preveda sforzi eccessivi e che sia, possibilmente, seguita da personale specializzato. I benefici possibili sono:

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Diminuzione degli episodi di ansia, insonnia e depressione Riduzione dell’affaticamento, della stasi venosa, del gonfiore alle estremità Potenziamento della muscolatura della schiena e di quella deputata al parto Aiuto nel contrastare l’eccessivo aumento di peso Miglioramento della consapevolezza e del controllo della respirazione, importanti durante il parto Aumento della capacità di controllare il corpo, utili per collaborare al parto anche in presenza del dolore


IL LIBRO

Luogo di sensazioni e di integrazione sociale In acqua siamo tutti uguali

Psicologia e psicodinamica dell’immersione subacquea AUTORI G. Venza, S. Capodieci, M. L. Gargiulo, G. Lo Verso ANNO 2006 EDITORE Franco Angeli Editore

Il volume è frutto di scambi e incontri che i curatori hanno compiuto tra loro nel corso di diversi meeting e convegni, nazionali e internazionali. Le tematiche trattate sono l’immersione con autorespiratore, la dinamica motivazionale all’immersione e il profondismo. Vengono esposte le problematiche emotive indotte dalla esperienza subacquea: l’ansia e il panico, la gestione del rapporto e della comunicazione da parte di guide ed istruttori con l’allievo e con i subacquei brevettati. Gli autori descrivono le possibili applicazioni della subacquea, in particolare rispetto a problematiche riabilitative ed educative.

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a situazione acquatica, grazie all’assenza di gravità, permette movimenti anche a chi presenta patologie motorie, ipotonia muscolare, spasticità etc. In acqua si impara ad avere consapevolezza del corpo e delle sue potenzialità, ad eseguire in maniera conscia e attiva determinati schemi e azioni motorie e a riconoscere e stabilire il “luogo” delle sensazioni: tutte queste capacità non sono scontate, so-

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prattutto in presenza di disabilità. In acqua infatti, alcune differenze tra normodotati e non, si annullano, il che pone l’acqua non solo come “luogo” terapeutico (attraverso la pet-therapy, la riabilitazione, l’acquamotricità per bambini e adulti con patologie sensoriali, psichiatriche, comunicative e motorie), ma soprattutto come ambiente di integrazione sociale, dove poter interagire, sperimentare e comunicare attraverso la pratica di molti tipi di sport.


LE TERME AZIONE BENEFICA CHE HA ATTRAVERSATO I SECOLI L’intervento termale ha oggi un ruolo importante in ambito medico, preventivo e riabilitativo. L’uomo ha da sempre ricercato nell’acqua il benessere: già nell’antica Roma si attribuiva un potere terapeutico all’acqua e si costruivano stabilimenti termali, piscine e bagni per sfruttare calore, pressione idrostatica e galleggiamento. Venivano utilizzati cambi di temperatura per stimolare funzioni fisiologiche come il respiro e il ritmo cardiaco. Nel Medio Evo, invece, si studiavano gli effetti diversi dei vari tipi di acque e si praticavano terapie inalatorie e applicazione di fanghi. Dal ‘700 ad oggi lo sviluppo di medicina e scienze chimiche, biologiche e fisiche ha esteso i campi di intervento e le terapie termali (molte convenzionate col Sistema Sanitario Nazionale) vengono utilizzate in vari ambiti tra cui: reumatologia, medicina generale e riabilitativa, affezioni croniche di bronchi, naso e gola, dermatologia, ginecologia, patologie locomotorie.



Assaggiata l’acqua, conosciuta la sorgente (Proverbio Cinese)


Acqua e psiche

Con l’attività subacquea ci immergiamo nel mare dell’interiorità

IL FILM

Water Regia Deepa Mehta Interpreti Lisa Ray, John Abraham, Seema Beswas Durata h 1.53 Cambogia 2005 Attraverso la simbologia degli elementi, la regista indiana, propone un viaggio nell’India dal tempo di Gandhi ai giorni nostri con tre film: Water, Earth e Fire, i quali descrivono l’ambivalenza di un paese rispetto al desiderio di apertura e l’incapacità di allontanarsi dalle tradizioni. Da sempre vittime di discriminazione, le donne sono le protagoniste delle tre storie che ruotano intorno ai tre elementi naturali.

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attività acquatica che causa il maggior stato di stravolgimento sensoriale e percettivo è, probabilmente, la subacquea. Con tale attività ci si “immerge” letteralmente in un mondo meno conosciuto e prevedibile, che esula dalla quotidianità. L’immersione provoca forti emozioni contrastanti: eccitazione adrenalinica ma anche stati di rilassamento e calma. Il silenzio, la mancanza di gravità, la necessità di concentrarsi sul respiro, sono tutte caratteristiche che inducono ad una maggiore attenzione per gli stimoli interni. Tutte le manovre da eseguire sono orientate alla concentrazione e alla focalizzazione su se stessi. Fare attività subacquea significa migliorare le capacità decisionali e di gestione dell’ansia e degli imprevisti (es. saper svuotare la maschera dall’acqua), aumentare la concentrazione e l’attenzione (es. controllare

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minuziosamente l’attrezzatura), affinare la valutazione dei limiti e accrescere l’ascolto del corpo. Tutte queste competenze imprescindibili per immergersi diventano ancora più preziose se “esportate” nella vita di tutti i giorni. Attraverso questo tipo di esperienza acquatica vengono messi in gioco aspetti relazionali, comunicativi, di interdipendenza e di appartenenza. Tale attività, infatti, viene eseguita sempre con un compagno al quale comunicare costantemente decisioni e condizioni fisiologiche attraverso un linguaggio gestuale riconosciuto che prescinde da lingue e culture diverse. Le uscite, inoltre, spesso sono organizzate da Diving Center specializzati. Una delle organizzazioni leader a livello mondiale nell’addestramento all’attività subacquea è la PADI (Professional Association of Diving Instructors), che rilascia brevetti a chi frequenta corsi teorico-pratici e supera i relativi esami.


HYDROBIKE Pedalare su una cyclette immersa in una piscina, con l’acqua all’altezza del busto. Caratteristiche principali di questo sport sono: In acqua il peso corporeo risulta ridotto, dunque articolazioni e schiena non vengono sovraccaricati La lezione è accompagnata dalla musica, i cui ritmi diversificati scandiscono le varie fasi dell’allenamento Tonifica la muscolatura e favorisce la circolazione e il drenaggio di liquidi Migliora e aumenta la resistenza aerobica Non si suda, o meglio, non se ne ha la percezione Il dispendio energetico notevole è legato anche alla necessità di contrastare la resistenza che l’acqua oppone ai movimenti Agisce positivamente sulla tensione muscolare e riduce lo stress aumentando il rilascio di endorfine, sostanze chimiche che influenzano l’umore

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DOSSIER - LE MASCHERE

DIETRO LA MASCHERA Il significato la simbologia e la psicologia delle maschere Cinzia Galletto

Maschere & Mito

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IL LIBRO

Il rituale della maschera

Cerimonie di iniziazione per entrare in contatto con gli spiriti

Mitologia orientale. Le maschere di Dio AUTORE Campbell Joseph ANNO 1991 EDITORE Mondadori

Questo libro rappresenta una delle più importanti sintesi critiche della mitologia mondiale. Si tratta di una vera e propria opera enciclopedica per la trattazione espositiva e l’ampiezza delle fonti. L’opera si struttura in 4 parti: Mitologia Primitiva, Mitologia Orientale, Mitologia Occidentale, Mitologia Creativa. La prima si riferisce alle culture primitive ed ai più antichi miti della creazione; la seconda ai miti ed alle leggende asiatiche; la terza a quelle della tradizione occidentale (greche, romane, etc.); la quarta alla produzione “mitopoietica” della cultura letteraria ed artistica moderna o contemporanea (fonte: Wikipedia)

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ell’Europa del nord i popoli celtici e germanici usavano mascherarsi da animali (cervi, pecore o capre ma anche giovenche e cavalle) e lasciare tavole imbandite di cibo per esseri femminili invisibili. Questi venivano venerati come le “buone signore” (bonnes dames), dee della prosperità alla guida degli

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spiriti dei morti. Pare che questa usanza riflettesse le metamorfosi in animali vissute durante i rituali estatici e le cerimonie iniziatiche che ponevano in contatto il mondo dei vivi con quello dei morti. Quindi nel periodo in cui l’anno vecchio simbolicamente finiva e quello nuovo cominciava si sentiva l’esigenza di propiziarsi gli spiriti dei defunti quali dispensatori di prosperità.


Carnevale e Halloween

Aggressività: l’archetipo della psiche umana

“Self-Portrait” Francis Bacon olio su tela (1971)

ALL’INIZIO ERA LA MASCHERA

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ià Erodoto accennava a uomini in grado di assumere sembianze di lupo. In Africa, in Asia, nel continente americano, sono state rintracciate credenze analoghe, riferite a metamorfosi temporanee di esseri umani in leopardi, iene, tigri e giaguari. Si ritiene che dietro questi miti, che s’incontrano in forma simile nelle culture più diverse, si radichi un archetipo della psiche umana: l’aggressività. Nel mondo antico è il lupo ad impersonare il mondo dei morti. La metamorfosi faceva parte di un rito iniziatico, esprimeva l’allontana-

mento temporaneo dell’anima dal corpo:una morte simbolica, un’estasi. Nel mito la maschera ha, dunque, una duplice matrice da una parte legata all’aggressività archetipica, dall’altra come passaggio essenziale durante un rituale iniziatico di morte/vita. Da qui prendono origine i rumorosi cortei carnevaleschi o le questue di Halloween entrambi trasformazioni degli antichi rituali raffiguranti le schiere dei morti impegnati in battaglie per la fertilità. La trasformazione estatica in animali è anche alla base del rituale sciamanico presente in Siberia e nelle steppe dell’Asia centrale.

“Fin dai primi secoli dell’era cristiana la festa delle calende di gennaio veniva accompagnata da cerimonie i cui partecipanti usavano travestimenti e mascheramenti. In Cappadocia, come risulta dalla predica pronunciata da Asterio nel400, i soldati usavano mascherarsi da donna. A travestimenti analoghi nella stessa circostanza accennò, anche se genericamente, Massimo di Torino verso il 420; lo stesso fece, in forma più specifica, (di nuovo riferita ai soldati) Cesario di Arles un secolo dopo.” (Carlo Ginzburg da “Storia Notturna”)

Maschere & Mito

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CINZIA GALLETTO Cinzia Galletto giornalista e scrittrice, ha pubblicato libri per Touring editore e Mondadori sulla sociologia e sull’antropologia del viaggio. Ama decifrare il linguaggio dei simboli e ricercare il senso delle cose fra gli archetipi. E’ titolare della Blu Communication: primo studio di giornalismo e comunicazione per il turismo del benessere. www.blu-communication.com


Distruggere le maschere

IL FILM

La vera sfida? Giocare il proprio ruolo senza bisogno di maschere!

THE MASK DA ZERO A MITO Regia Chuck Russel Interpreti Jim Carrey, Cameron Diaz, Peter Greene, Amy Yasbeck, Peter Riegert Durata h 1.37 USA 1994

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osa rimane oggi nei nostri mascheramenti quotidiani del mito e degli archetipi del passato? L’aggressività è una componente che trova la sua postazione ideale dietro mascheramenti “quotidiani”. E’ presente infatti, ancora oggi, una rabbia silenziosa che trova brevi occasioni di espressione in questa società fatta d’immagine e apparenza. Ecco, allora che la maschera viene in nostro aiuto per cercare di dare una buona impressione di noi. I nuovi mezzi di comunicazione regalano l’illusione di poter creare un “profilo” migliore ma offrono anche l’opportunità di esprimere liberamente la nostra rabbia, indignazione e idee con più o

meno aggressività. Non occorre citare il caso di Second Life o il successo del film Avatar per giustificare i nostri mascheramenti e le nostre finzioni frutto di un’epoca difficile come lo è ogni percorso di transizione e di forte accelerazione, dove la sfida maggiore è proprio quella di giocare il proprio “ruolo” senza bisogno di maschere. Oggi come in passato e, come ci racconta il mito, il segreto del successo (inteso come la realizzazione di una vita soddisfacente e felice) è morire per rinascere: ovvero fare morire le nostre innumerevoli maschere (io) per abbracciare i vagiti del nostro più profondo Sé che, antico e lontano, ci riporta ad una realtà per niente virtuale da condividere con se stessi e con gli altri.

Nel film appare chiaro il concetto espresso nell’articolo e cioè chi indossa la maschera assume un atteggiamento più aggressivo e forte. Inoltre anche qui la maschera viene trovata e rigettata nel fiume che a livello simbolico rappresenta il mondo dell’aldilà e quindi dei defunti. Stanley, un impiegato di banca sfortunato, trova per caso un’antica maschera voodoo che lo trasforma completamente e gli permette di essere ciò che vuole. Così, per vendicarsi delle passate angherie e per conquistare una bionda superdotata, il giovane decide di sconfiggere una banda di gangster. Maschere & Mito

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DOSSIER - LE MASCHERE

MASCHERA Blocco del movimento vitale? Dott.ssa Maria Frandina, psicoterapeuta

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a maschera rimanda nell’immaginario collettivo alla burla, al divertimento, al carnevale, mascherarsi è quindi divertente. Essere diversi da come “siamo” ogni giorno, cambiare, trasgredire… Eppure se riflettiamo un attimo ci accorgiamo che ogni giorno indossiamo delle maschere forse per proteggerci o per nascondere parti di noi che non ci piacciono, ma spesso le indossiamo anche per esprimerci e svelare le diverse parti della nostra personalità. Abitudini, lavoro quotidiano, ruoli da svolgere, aspettative, autoconvinzioni, ci portano poi, gradualmente a costruire e consolidare le nostre maschere. In “Uno, nessuno, centomila”, Pirandello sottolinea la concezione vitalistica della realtà affermando che essa è un movimento vitale, inteso come eterno divenire, incessante trasformazione da uno stato all’altro. Tutto ciò che si stacca da questo flusso e assume forma distinta e individuale, si irrigidisce, si ferma e muore. Così avviene per l’uomo che si blocca in una maschera: si distacca dall’universale assumendo una forma individuale entro cui si costringe; attraverso la maschera (“persona”) si presenta a sé stesso. Allo stesso tempo, anche gli altri ci attribuiscono le loro maschere, che spesso sono soltanto proiezioni. La società stessa presenta le sue maschere imponendoci il modo in cui truccarci, vestirci, comportarci, apparire ecc.


IL LIBRO

Il mascheramento durante le fasi di cambiamento

Dall’adolescenza all’età adulta

Uno, nessuno e centomila AUTORE Luigi Pirandello ANNO 1926 EDITORE I edizione originale

I mille volti dell’identità vivono nel protagonista di questa vicenda, Vitangelo Moscarda. Una persona ordinaria, che ha ereditato da giovane la banca del padre e vive di rendita. Un giorno, in seguito alla rivelazione da parte della moglie di un suo difetto fisico (il naso leggermente storto), inizia a scoprire che le persone intorno a lui hanno un’immagine della sua persona completamente diversa da quella che lui ha di sé. È la consapevolezza di essere presente nelle persone intorno a lui in centomila forme differenti che accende il desiderio di distruggere queste forme a lui estranee.

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età che si caratterizza più delle altre nell’esplorazione delle nostre diverse maschere è l’adolescenza. Nella fase del “non più bambino”, ma “non ancora adulto”, sperimentare stili di abbigliamento diversi, linguaggi, trucchi, tatuaggi, piercing, mode, diete e chirurgie estetiche servono al giovane per separarsi dalla famiglia d’origine e trovare una propria identità in una società che lo porterà come adulto ad assumersi ruoli, impegni e responsabilità precise e stabili nel tempo. Anche nel mondo animale il cambiare la pelle, il piumaggio, il pelo, spesso indica il passaggio alla fase adulta e spesso è faticoso. L’utilizzo di maschere prosegue oltre l’età adolescenziale per bisogni come quello

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di proteggersi dal giudizio o per assumere un ruolo che si ritiene amabile socialmente. La maschera esprime anche il desiderio profondo di diventare “un altro”, ma può essere anche un modo per ri-conoscersi e saper ridere di alcuni aspetti di se stessi. L’immagine di sé si trasforma più volte nella vita in relazione ai diversi periodi che devono essere attraversati per giungere all’integrazione di tutte le identità parziali della persona. Il nostro corpo, la psiche, l’ambiente stesso, ci richiedono diverse successive modificazioni. Il cambiamento e, quindi, la crescita, implica lasciare la sicurezza di un ruolo ben noto, non come perdita dell’identità già acquisita, bensì come ulteriore espansione e possibilità di agire, sulla scena della vita, più parti, una dopo l’altra per realizzarci al meglio.


IL FILM LA MASCHERA

K-PAX (DA UN ALTRO MONDO) Regia Lain Softley Interpreti Kevin Spacey, Jeff Bridges, Mary McCormack, Alfre Woodard, Celia Weston Durata h 2.05 USA/Germania 2001

Incerta l’etimologia della parola: probabilmente deriva dal latino medioevale màsca, (strega). Dal significato originale si giunge successivamente a quello di fantasma, larva. L’ evoluzione linguistica portò probabilmente all’aggiunta di una ‘r’ facendo assumere al termine la forma dapprima di mascra e successivamente di mascara. Alcuni studiosi hanno suggerito una derivazione dell’etimo dalla locuzione araba maschara o mascharat, (buffonata, burla), derivante dal verbo sachira, (deridere), importata nel linguaggio medievale dalle crociate. Altri vedono un possibile accostamento con il termine pregallico baska da cui abbiamo il verbo francese rabacher, (fare fracasso). Si è dunque probabilmente giunti ad una sorta di processo di assimilazione con la parola ‘maschera’ sia dell’aspetto primordiale di ‘anima cattiva’ o ‘defunto’, sia di un aspetto goliardico e festoso.

Maschere e trasgressione

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Perdere l’identità per viverne una nuova e maschere sono da sempre state collegate ai rituali magici, alla religione e alle diverse culture. Ogni civiltà ha avuto le sue maschere e in ogni epoca c’è stato sempre un tempo in cui era possibile mascherarsi. La Maschera è una forma, un’immagine, un segno che diventa simbolo e come tale rinvia ad una realtà più ampia e significativa. La Maschera rivela e al contempo nasconde. L’utilizzo della maschera è comune in tutto il mondo sin dall’età arcaica, raramente sostituito, ma spesso affiancato

da pitture corporali, tatuaggi o scarificazioni. In molte popolazioni, si configura come un’efficace mezzo di comunicazione tra gli uomini e la divinità, essendo uno strumento che permette di alienarsi dalle convenzioni spazio-temporali, al fine di proiettarsi all’interno di un mondo “altro”, divino, rituale, magico. Colui che indossa la maschera perde la propria identità per assumere quella simbolicamente rappresentata. Spesso l’uso della maschera ci permette di trasgredire, regredire, esprimere parti di noi che quotidianamente nascondiamo.

Prot viene rinchiuso in un manicomio di New York poiché afferma di venire da K-PAX. Insensibile agli psicofarmaci, viene trasferito in una clinica di Manhattan, per essere curato dal dottor Powell. Lo psichiatra è incuriosito dal comportamento estremamente convincente di Prot, il quale con la sua realtà parallela trasmette messaggi positivi a tutti, anche gli altri rinchiusi nella clinica, tanto che molti di essi riescono a superare le proprie patologie grazie agli insegnamenti di Prot. Si viene a scoprire poi che la costruzione della realtà di Prot è frutto di una difesa per sfuggire alla sofferenza di un grave trauma subito.

Maschere & Psicologia

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Riconoscere le proprie maschere

Verso la consapevolezza

Il dramma per me è tutto qui: nella coscienza che ho che ciascuno di noi si crede “uno” ma non è vero: è “tanti” -signore“tanti”, secondo tutte le possibilità d’essere che sono in noi

Luigi Pirandello “Sei personaggi in cerca d’autore, I

Atto”

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a Maschera in ambito psicologico rimanda all’identità di ciascuno di noi: essere o apparire? La nostra maschera ci serve per nasconderci od esprimerci? Ne siamo artefici consapevoli o ripetiamo ruoli e stereotipi che forse non ci corrispondono? Essere consapevoli delle proprie maschere può aiutarci a riconoscere le nostre parti lasciate in ombra, per imparare ad usarle o, conoscendole meglio, a riconoscere i bisogni sottostanti, per gestire i conflitti interiori e per non negare parti della nostra personalità. Le diverse parti di noi potrebbero essere rappresentate come i diversi attori di un palcoscenico. Uno di loro rappresenta l’attore principale, la nostra “maschera” consapevole, l’identità che accettiamo, le altre saranno in secondo piano, ma pur sempre vive e desiderose di attirare l’attenzione. Fino a quando non le “scioglieremo”, ricono-

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scendole e indossandole in maniera consapevole, le sub-personalità toglieranno energia ai nostri programmi consapevoli: dobbiamo dare spazio a tutti, perché diversamente nel nostro inconscio una parte (o più) di noi cercherà di andare per conto suo, anche in contrasto con i nostri progetti. Essere consapevoli di chi siamo è l’unica libertà che possiamo permetterci, è il punto di partenza per poter scegliere quale cammino intraprendere, progettando in maniera creativa la nostra vita, ascoltando i nostri bisogni, piuttosto che i bisogni che ci vengono imposti. Il primo passo da fare è riconoscere le diverse parti di noi, anche quelle che non ci piacciono e che sono in contraddizione con quello che, invece, di noi ci piace mostrare. Solo dopo averle riconosciute possiamo integrarle in una sintesi armoniosa che porterà ad una ri-nascita interiore.




QUALE MASCHERA SEI? 5 passi per riconoscere la tua maschera

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Prenditi più tempo per te: come ti descriveresti quando sei al lavo- ro? A casa? Con gli amici? Con il partner? Da solo? Chiedi alle persone di cui ti fidi di descriverti. Confronta le tue descrizioni con quelle degli altri. Quando qualcuno di fa notare qualcosa su di te, invece di contro- battere, accogli ciò che dice. Attenzione al tuo modo di valutare l’altro, le tue critiche potrebbero essere proiezioni di parti di te che tendi a nascondere.

Le maschere come desiderio di immortalità Le maschere spesso nascondono o rivelano il nostro desiderio profondo di diventare un “altro”, ma anche il nostro desiderio di immortalità. Attraverso il lifting e la chirurgia estetica possiamo fermare il tempo sul nostro volto, sul nostro corpo, ma non nel nostro cuore. Quando la maschera diventa un “calco di gesso” sul nostro volto, corriamo il rischio di rimanere bloccati dalle nostre rigidità, nei nostri conflitti interiori. La maschera, così, diventa solo una copertura per ciò che realmente siamo e rischiamo di vivere una vita che non è la nostra.

LE MASCHERE IN PSICOLOGIA

• Per Jung la maschera sta a significare l’aspetto esteriore dell’individuo che ne definisce il ruolo e che serve ad enfatizzare o a modificare la singola personalità. • Nello psicodramma di Moreno il gruppo recita ruoli e dinamiche della situazione familiare o sociale di uno dei partecipanti del gruppo e così facendo innesca un processo terapeutico attivando strategie legate alla maschera. • Nella Gestalt, con la tecnica della “sedia calda” si mettono in scena i ruoli propri o altrui per meglio svelarli a se stessi e agli altri. • Nella psicologia del lavoro con i “giochi di ruolo” vengono evidenziati modelli e maschere comportamentali sempre nell’ottica di farne poi una scelta responsabile e di pervenire ad una comprensione e ad un uso più profondo ed efficace. • Nella clown-terapia, il naso rosso ci permette magicamente di entrare nel mondo della sofferenza con un sorriso.

Maschere & Psicologia

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DOSSIER - LE MASCHERE

TEATRO E MASCHERE “Dall’Opaco” di Italo Calvino al paesaggio emotivo dell’essere umano…

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Dott.ssa Graziella Ceccarelli, psicologa Peppe Barile, Attore & Pittore

l nostro viaggio nel mondo delle maschere continua con un approfondimento sull’arte di fare teatro giocando con i ruoli, i volti e le sfaccettature dell’essere umano. Vivendo in un mondo che per forza di cose si trova a confrontarsi con un aspetto interiore ed uno esteriore, la maschera assume un valore simbolico: “guardare dentro pur restando fuori…”


C’era un tipo di uomo particolare che si interessava alle maschere o

È dall’ombra dell’io che si scopre il mondo

Peppe Barile attore, pittore e creatore di maschere

piuttosto vedeva le maschere dappertutto: il malinconico. Il malinconico vive un tempo che non è il tempo degli altri, un tempo rallentato, un tempo sul quale la sua malattia proietta un’ombra, ed è lui che crede di non vedere intorno a sé altro che maschere (…). Legge il mondo come un teatro dove ciascuno recita la propria parte, ciascuno recita il proprio ruolo. Ma il teatro è come una scena di illusioni, di suggestioni Strarobinski (La maschera

e l’uomo)

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utto ha inizio con Italo Calvino che nel suo “Dall’Opaco” prova a descrivere il mondo e lo spazio davanti a sé definendo quello esposto al sole, l’Aprico e quello in ombra, alle sue spalle l’Opaco. E’ lo spazio in ombra, quindi, l’Opaco a destare curiosità e magia, in quanto avvolto dall’ombra del mistero. Ma la linea che separa la luce dall’ombra non è così netta e invalicabile e opaco ed aprico si confondono mescolandosi continuamente, interse-

O2 Psicologia - Anno 2 N.ro 6

Creazione di Peppe Barile

cando in tal modo i confini fra io e mondo, interno ed esterno, dentro e fuori. Ecco come Calvino conclude il suo “Dall’Opaco”: “Dal fondo dell’opaco io scrivo, ricostruendo la mappa d’un aprico che è solo un inverificabile assioma per i calcoli della memoria, il luogo geometrico dell’io, di un me stesso di cui il me stesso ha bisogno per sapersi me stesso, l’io che serve solo perché il mondo riceva continuamente notizie dell’esistenza del mondo, un congegno di cui il mondo dispone per sapere se c’è.”


Per Peppe Barile, il volto e, simbolicamente la maschera, rappresenta la linea che separa la luce dall’ombra, per cui guardando in faccia una maschera si guarda verso il mondo interiore e indossandola si volge lo sguardo al mondo esteriore, quello esposto alla luce. È su questa idea della maschera che ruota il suo lavoro, sia come attore che come pittore, creatore di maschere. Il suo obiettivo? Ricercare l’espressività esasperata di un paesaggio emotivo dell’essere umano. Barile ha realizzato, come attore, una pièce in cui

il protagonista, un “mascheraro”, racconta le motivazioni che l’hanno spinto a costruire maschere: “Questa idea che io mi trovo dentro, al chiuso di me stesso, ma stando all’aperto...e per tutti quanti è così…pure per voi...così è! E allora ho fatto le maschere! Per vedere cosa c’è dietro o meglio dentro, come se volessi guardare dentro me stesso senza essere me stesso va’… Come Vitangelo Moscarda, il protagonista di “Uno, nessuno e centomila” di Pirandello, solo che quello è uscito pazzo... Noi abbiamo un sacco di ombre dentro, di luoghi oscuri, di abissi” Maschere & Teatro

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PEPPE BARILE Dopo la maturità artistica, studia Pittura con Armando De Stefano all’Accademia di Belle Arti di Napoli. In Teatro ha lavorato con Luca Ronconi, Bob Wilson, Renato Carpentieri, Carlo Cerciello, Walter Manfrè, Mariano Rigillo, Claudio Mattone, Enrico Vaime, Gino Landi ecc.. TV:Un posto al sole, La squadra, Incantesimo 7, Elisa di Rivombrosa, R.I.S.3, Delitti imperfetti. Cinema con Paolo Sorrentino, Angelo Antonucci, Antonio Hernandez, Franco Nero. www.dallopaco.it

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O2 Psicologia - Anno 2 N.ro 6


Il teatro in psicologia

Quando vita personale e genio creativo si confondono

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“Les Amants” - René Magritte - 1928 - Olio su tela

ella storia personale di Luigi Pirandello, nella sua infanzia, nell’ambiguo rapporto con il padre e, nel continuo accompagnarsi nelle sue vicende ad episodi di follia e di morte, possono esseri rinvenuti i referenti materiali dei suoi sogni e dei suoi incubi, nonché il seme da cui nascono i suoi personaggi. Fra questi, Mattia Pascal sembra avere particolari affinità col drammaturgo e per Mattia Pascal, come per tanti altri personaggi piran-

delliani, il problema è quello di trovarsi imprigionati in un ruolo, sotto una maschera che vela e nasconde la verità della persona. La stessa malinconia acuita dalle disgrazie che segnano la sua vita, Pirandello la trasferisce in Mattia Pascal. Il personaggio abbandona il proprio ruolo per indossare una maschera, nel tentativo di “arginare la paura, l’angoscia per l’esistenza, di garantire l’esistenza di contro alla paura e all’orrore. Pirandello, che non può nascondersi dietro alcun guscio protettivo né lasciarsi alle spalle legami e responsabilità, attua il trave-

stimento all’interno del personaggio. Le idee di suicidio che nascono nella mente di Pirandello, allo stesso modo sono rivissute dal suo personaggio. La scissione della personalità e l’ossessione del ruolo che ognuno è costretto ad impersonare davanti agli altri, il mondo come teatro delle marionette, è un motivo dominante delle sue opere, proprio perché costituiscono per lui un problema del quale non riesce a liberarsi. Da ciò scaturisce, inevitabilmente, l’aspetto malinconico, e deprimente della personalità del drammaturgo. Maschere & Teatro

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PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE

Cartaceo vs. iPad La lettura ci fa

camminare ed esplorare altri mondi‌ Ma quale mezzo scegliamo per immergerci in questo viaggio? Dott.ssa Graziella Ceccarelli, Psicologa

Cartaceo vs. iPad

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iPad e cartaceo

Due generazioni a confronto IL FILM

IL DECAMERON Regia Pier Paolo Pasolini Interpreti Franco Citti, Ninetto Davoli, Angela Luce, Silvana Mangano Durata h 1.51 Italia 1971

Il Decameron (tratto dall’opera di Boccaccio) racconta la storia di dieci giovani, sette donne e tre uomini, costretti a fuggire dalla città di Firenze a causa di una grave pestilenza che si diffuse nel 1348. I dieci giovani per salvarsi dalla peste, si rifugiarono in uno splendido palazzo con giardino e vi rimasero per quattordici giorni raccontando ogni giorno dieci novelle. Pier Paolo Pasolini ripropone nel film nove tra i tanti racconti scritti da Boccaccio. Il film riesce a penetrare l’importanza che il racconto ha nel portare in scena l’emotività dei giovani narratori.

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C

onfrontandomi con alcune persone riguardo il nuovo modo di leggere con iPad ho sentito spesso dire: “No!Non cambierei mai il mio modo di leggere, preferisco il libro, le pagine…”; “E’ tutt’altra emozione girare e curiosare tra gli scaffali di una libreria alla ricerca del titolo giusto…”. Poi ho sentito anche: “E’ molto meglio leggere con l’iPad, sai? C’è qualcosa di magico e affascinante…”; “Mi invoglia molto con le sue tante possibilità e soprattutto leggo, leggo e leggo senza accorgermene: mi ritrovo ad aver divorato un intero libro!!!”. Riflettendo su questi due diversi pensieri e sul diverso

O2 Psicologia - Anno 2 N.ro 6

modo di concepire la lettura mi sono accorta di una cosa molto semplice e apparentemente banale: il modo diverso di concepire la lettura sul cartaceo o con l’iPad dipende molto dalla diversità delle generazioni. Non a caso i giovani abituati al computer da sempre sono quelli che mi hanno offerto le opinioni positive sull’iPad. Bella scoperta direte voi! Eppure il passaggio generazionale deve aiutarci a capire molte cose, in quanto si trascina dietro il cambiamento delle abitudini sconvolgendo anche le priorità e i valori. Il cartaceo sarà per la nuova generazione (per i nostri figli, quelli che sono nati da un paio d’anni e a maggior ragione per quelli che nasceranno entro un


ALCUNE NOTIZIE SULL’IPAD iPad può farci navigare in internet velocemente, vedere foto, video, spedire mail, ascoltare musica, giocare ai videogame e naturalmente leggere Ebook. L’iPad è sottile e leggero con un display ‘multi-touch’ lucido, retroilluminato LED da 9,7 pollici, a colori e, una batteria che promette fino a un massimo di 10 ore di autonomia. Il mondo degli ebook avrà grande spazio e successo nel campo dell’editoria digitale, così come la nascita di Ibooks Store: librerie virtuali dove acquistare ebook. L’iPad può essere trasportato ovunque e utilizzato con grande praticità per qualsiasi attività quotidiana.

paio d’anni) un qualcosa di superato ma nello stesso tempo un qualcosa che acquisterà grande valore. I nuovi giornalisti e scrittori si troveranno a lasciare scritto sulla carta tutto ciò che dovrà restare e che sarà visto come omaggio alla cultura e alla letteratura. Il cartaceo come memoria e stabilità, il digitale come cambiamento e fluidità questo potrebbe essere un binomio sorprendente che potrebbe aiutarci nel complicato passaggio generazionale/tecnologico accogliendo una visione di fusione tra i due modi di concepire la lettura e abbandonando la possibilità di una inevitabile rottura!!! E’ un augurio questo e un incoraggiamento per tutti quelli

che vedono in questo passaggio un sacrilegio piuttosto che un’innovazione. Mi sento di dire che come è stato in passato per altre tecnologie diventate poi di uso giornaliero, così succederà anche per questo nuovo aggeggio che ci offre tra le tante cose la possibilità di avere una biblioteca portatile. I “vecchi” nostalgici devono aprire le loro braccia agli “entusiasmi giovanili”. Naturalmente come tutte le generazioni a confronti lo scontro è inevitabile!!! Noi di O2 pensiamo che l’elemento essenziale nella trasmissione di un pensiero o messaggio sia la qualità dello stesso e il peso che ne assume a livello culturale, che sia esso scritto sul cartaceo, sull’ iPad o su di un muro!!!

I libri sono di chi li legge

A. De

Carlo

Cartaceo vs. iPad

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e-Book therapy

Dovunque si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini

H.Heine

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Q

Quando il potere della lettura viaggia su iPad uando si inizia a leggere un libro, meglio se un romanzo, si intraprende un viaggio avventuroso alla scoperta di mondi ignoti. Ciò che andremo a “spiare” è qualcosa di sconosciuto. Attraverso le parole che si susseguono ci accingiamo a camminare altre strade, ad abitare altri spazi, a contemplare altri paesaggi: ci accingiamo cioè a sperimentare noi stessi attraverso il vissuto raccontato. Con le nuove tecnologie e soprattutto con la nascita dell’iPad non possiamo non tener conto di come il potere della lettura acquista un nuovo

O2 Psicologia - Anno 2 N.ro 6

significato. E allora come può essere utilizzato questo strumento a nostro vantaggio? Una delle tante possibilità che ci viene offerta dall’iPad è quella di poter possedere una biblioteca elettronica: l’iBook. Una libreria a portata di mano che aiuta soprattutto i più pigri a leggere senza recarsi in libreria e senza dover sbirciare tra gli scaffali alla ricerca del libro più adatto. E’ interessante riflettere su quanto affermato dall’amministratore delegato della Apple, Steve Jobs: “ Si vende un iPad ogni tre secondi”, motivo in più per sfruttare questo strumento considerando il calo che invece si riscontra nelle vendite di libri.


Cura da sfogliare “on web”

È possibile una biblioterapia interattiva??? IL LIBRO

Psicologia della lettura e della scrittura AUTORI Rossana De Beni, Lerida Cisotto, Barbara Carretti ANNO 2001 EDITORE Centro Studi Erickson

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erché non utilizzare allora l’iPad per invogliare chi, per motivi diversi (dai meno seri a quelli più invalidanti) è costretto a vivere una situazione di staticità sia fisica che emotiva? Per far emergere la curiosità a chi non può ricercare tra gli scaffali di una libreria? Consideriamo allora anche la possibilità del digitale per non rischiare di perdere il grande potere curativo che ci offre la lettura. Consigliare ad un paziente la lettura aiuta la crescita personale e la

rielaborazione di vissuti emotivi. Se la lettura poi avviene tramite l’iPad si possono scoprire altre possibilità e perché no? Altri input che il paziente e il terapeuta potrebbero trovare interessanti. Pensiamo dunque alla possibilità di una biblioterapia interattiva intesa come un processo interattivo che, partendo dalla lettura, vuole stimolare la riflessione e il cambiamento personale attraverso diversi canali di comunicazione che il web consente. Lo scopo resta sempre lo stesso: il supporto della salute, fisica, psicologica e sociale.

Questo volume è stato scelto per voi in quanto propone una panoramica aggiornata dei contributi della psicologia cognitiva alla comprensione dei processi di lettura e scrittura. Vengono analizzate le principali componenti cognitive, soffermandosi in particolare sulle abilità di lettura e comprensione del testo. Quest’ultima viene analizzata sia nelle sue componenti cognitive sia in quelle metacognitive.

Cartaceo vs. iPad

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La storia di Michele

Coinvolgere tutti i sensi con l’iPad

La letteratura, come l’arte, è la confessione che la vita non basta

F. Pessoa

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ono solo, intorno c’è tanto silenzio, il corpo inizia a cedere e quella paura, la stessa di sempre è lì dietro l’angolo. La solitudine si fa strada e i pensieri si ripetono ancora, ancora e ancora. Sul comodino ho l’iPad, lo prendo e inizio a scorrere tra i titoli di libri che ho memorizzato, trovo un romanzo ci clicco sopra e si apre la schermata. Inizio a leggere. Più aumenta la concentrazione più mi distraggo, perdendomi tra queste righe che raccontano di Theodor. Il silenzio che prima mi spaventava adesso si è trasformato in una voce suadente che racconta una bellissima storia d’amore. Mi ritrovo nelle manie e nelle ossessioni del protagonista e riesco perfino a sorriderne. Il video mi rimanda a immagini e suoni che mi aiutano a entrare

O2 Psicologia - Anno 2 N.ro 6

sempre di più nel mondo del protagonista. E poi la tranquillità di quelle passeggiate descritte, il bosco, la natura, i sentieri, a volte discontinui altre volte regolari, proprio come il mio stato d’animo e le mie emozioni. Riesco a vederli. Dopo più di un’ora trascorsa a leggere, sentire e guardare, alzo la testa e mi accorgo che l’avere intrapreso quel “sentiero nel bosco” mi ha aiutato a mandar via la solitudine e il senso di angoscia che mi stava assalendo prima. Con Theodor ho scoperto una parte di me, le sue emozioni sono diventate le mie, dietro di lui che passeggiava per quei sentieri, c’ero io. Lui si è esposto ha camminato sentieri discontinui e a me è bastato stargli dietro e leggere, sentire, guardare… Ho utilizzato tutti i sensi che avevo a disposizione…


BIBLIOTERAPISTA FAI DA TE ATTENZIONE la scelta della lettura è importante e anche se l’ iPad consente una vasta gamma di titoli una SELEZIONE è necessaria. Se il soggetto vuole usufruire della lettura come momento di crescita il materiale deve rispondere alle esigenze e ai bisogni che quel particolare periodo della vita richiede.

iPAD: UN NUOVO MODO DI LEGGERE Perché scegliere la lettura digitale La lettura digitale presenta molti vantaggi, sceglierla equivale a:

• • • •

Trovare un libro stando comodamente seduti sul divano di casa; Sceglierlo tra una vasta gamma di titoli, anche quelli più irreperibili e di nicchia; Sfogliarlo soddisfacendo qualsiasi curiosità semplicemente cliccando sullo schermo e guardando foto e video ad esso collegati; Diffondere la lettura tra i giovani lettori attraverso il web e i tanti stimoli che questo richiama.


A ciascuno il suo titolo

• A donne tormentate dal desiderio di evasione e riscatto

“Madame Bovary” di Gustave Flaubert, “Anna Karenina” di Lev Nikolaevic Tolstoj, “Casa di bambola” di Henrik Ibsen, “Il Risveglio” di Kate Chopiin

• Ai genitori possessivi

Il capitolo “I Figli” tratto dal Profeta di Gibran

• Ad adolescenti afflitti da incomunicabilità col padre

“Lettera al padre” di Kafka

• Ai depressi

“Bartebly, lo scrivano” di Melville e “Oblomov” di Goncarov o “il Circolo Pickwick” di Dickens, che dona buon umore anche ai più sfiduciati

• Ai manager stressati

“Le memorie di Marco Aurelio” e “Le lettere a Lucilio” di Seneca

• Agli ansiosi ipocondriaci

“Il male oscuro” di Giuseppe Berto o il racconto “Il sentiero nel bosco” di Adalbert Stifter

I libri sono consigliati dal Dott. Andrea Bolognesi, medico omeopata e psichiatra.


Fiaboterapia

“Gauguin’s Chair with Books and candle” V. Van Gogh Olio su tela (1888)

Insceniamo il personaggio fiabesco che è in noi…

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a fiaboterapia è un metodo messo a punto da psicologi russi che hanno pensato e sperimentato l’immersione di pazienti nel magico mondo delle fiabe attraverso l’identificazione in un personaggio. Tale immedesimazione viene

rafforzata dai costumi che i pazienti indossano per calarsi meglio nella parte. E’ come se in seduta avessimo Cappuccetto Rosso, Cenerentola o Biancaneve che indagano le proprie sofferenze: in tal modo il paziente attraverso la voce del personaggio fa emergere l’origine del disagio. Cartaceo vs. iPad

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BELLEZZA

LA MENTE ESTETICA

Se “La bellezza salverà il mondo”, come scriveva Dostoevskij, preparati a ricercare il Bell’essere Dott. Giuseppe Polipo, medico estetico e psicoterapeuta


La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza

Albert Camus

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Che cos’è la Bellezza?

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Perché il nostro cervello apprezza e ricerca il bello uali sono le proprietà di un viso, di un brano musicale, di un’opera artistica che ci fanno esprimere un giudizio di bellezza? La bellezza è sempre stata gelosa dei suoi segreti, ma sappiamo che istintivamente il nostro cervello manifesta una naturale predisposizione a riconoscere come belle e gradevoli forme che rispettano alcune proporzioni. Tra tutte le proprietà di un oggetto o di un volto, quella che maggiormente sembra influenzare

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la valutazione estetica è la simmetria mentre la presenza di parti diverse che si connettono in un insieme ben proporzionato rappresenta un altro elemento oggettivo di percezione estetica che può essere verificato attraverso gli innumerevoli studi che mettono in relazione armonia e bellezza. Tuttavia non basta lo studio delle proprietà “oggettive” per definire ciò che è bello e bisogna approdare alla dimensione psicologica ed esperienziale di ogni individuo per comprendere le ragioni di ogni giudizio estetico.


Una nuova ecologia della mente Il punto di partenza: l’esperienza estetica è un’esperienza emozionale

IL LIBRO

La Mente Estetica AUTORE Giuseppe Polipo ANNO 2009 EDITORE Edizioni Psiconline

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a percezione della bellezza non può essere ridotta ad un riflesso psico-fisiologico, e neanche ad una romantica sensazione edonistica, perché il suo valore è dato dalla qualità e dalla profondità dell’esperienza emozionale. Se, dunque, lo stato d’animo è così decisivo nell’organizzazione della percezione perché non imparare a usare in modo più consapevole l’energia dei nostri pensieri? La maggior parte della nostra attività cerebrale

è fuori dal controllo cosciente e la mente ordinaria non ha gli strumenti per risolvere l’apparente frammentazione della realtà. Tende ad affrontare l’esperienza quotidiana generando divisioni, classificazioni, razionalizzazioni. Il principio di causa-effetto, cardine della scienza, spiega però solo il funzionamento della parte cervello logicoanalitico, mentre emozioni, idee, intuizioni sembrano appartenere a una mente “sincronica”, inconcepibile solo in termini di mera razionalità e quantificazione.

Cosa unisce una canzone dei Beatles al calendario di una pin-up? La teoria della relatività ad un’opera di Stravinskij? Dai neuroni specchio alle proporzioni del Partenone, dalla Psiconeuroendocrinoimmunologia alla medicina estetica e alla meditazione, questo libro traccia un percorso multidisciplinare alla ricerca della fonte da cui scaturiscono la percezione della bellezza e il benessere.

La Mente Estetica

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IL FILM

La Mente Estetica

Per riappropriarsi di un’esistenza autentica e vitale, spalanca le porte sensoriali

Chocolat Regia Lasse Hallström Interpreti J.Binoche, J.Depp, J.Dench, A.Molina, C.Moss, L.Olin, Durata h 2.01 Gran Bretagna, USA 2000 La storia raccontata in questo film aderisce a quanto descritto nel 1909 da Sigmund Freud, nel suo articolo “Il romanzo familiare dei nevrotici” sul mondo emozionale del bambino, popolato da una serie di fantasie inconsce. Il protagonista, Toto, infatti crede di essere stato scambiato nella culla con un altro bambino, quindi di essere cresciuto in una famiglia non sua e di aver vissuto la vita di un altro. Così nel 2027 ospite di una casa di riposo fantastica di uccidere colui che gli ha rubato la vita, Alfred, ricco e potente. Il film è narrato con una serie di sconnessioni temporali, secondo il libero flusso dei ricordi e delle associazioni mentali del protagonista.

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er ritrovare la vitalità originaria della propria esistenza è necessario fondare un’alleanza profonda con la propria parte più creativa e originale. In ogni persona vi è già una propria bellezza, e quando vi è risonanza tra le strutture costituenti il corpo umano, la psiche e l’ambiente esterno, si è sulla strada che porta verso questo plus di benessere psico-fisico e autorealizzazione che chiamiamo bell’essere. Troppo spesso per vincere la paura ci costruiamo un mondo regolato e asettico che abbiamo l’illusione di controllare. Quando scopriamo

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che questo castello inespugnabile, costruito per difenderci, è diventato la nostra prigione, arriva il momento di riaprire le porte sensoriali e di mettersi nuovamente in gioco attraverso esperienze che portano alla percezione della realtà come dono e opportunità. Non ci resta allora che accordare gli strumenti sensoriali e prepararci ad un viaggio verso la più enigmatica delle esperienze: quel “vuoto” e quel “lampo di meraviglia” che sono i presupposti indispensabili per un incontro indimenticabile: quello con la bellezza autentica e il bell’essere della nostra mente estetica.


Tutto il corpo pensa

Le persone

Nel benessere globale dell’organismo, la mente è anche corpo

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n conclusione, la nostra abitudine a pensare alla realtà come qualcosa di unico per tutti è riduttiva. Quello che percepiamo attraverso i sensi (forme, colori, rumori, sapori, odori, sensazioni tattili) non arriva direttamente al nostro cervello, dove giungono, invece, segnali neuro-elettrici che devono essere filtrati e interpretati. Si ammette finalmente che le emozioni risuonano in tutto l’organismo e che un disturbo organico è in grado di influenzare umore, pensieri, tono affettivo e viceversa. Emozioni e sentimenti, anche quelli più sfumati e comples-

sono come le vetrate. Scintillano

si, diventano coscienti per la presenza e l’intervento di specifici messaggeri chimici che sono stati rinvenuti in ogni parte dell’organismo e non solo nel sistema nervoso. Si è accorciata, dunque, la distanza tra la mente e il cervello che la “secerne”, e questa visione psicosomatica ci dice che la mente è anche corpo, e agisce continuamente sotto l’influsso di campi energetici (gli spiriti delle culture primitive) la cui armonia, oppure la mancanza di essa, determina la salute o la malattia. Questo significa che tutto il corpo “pensa” e contribuisce ad elaborare strategie per il benessere globale dell’organismo.

e brillano quando c’è il sole, ma quando cala l’oscurità rivelano la loro bellezza solo se c’è una luce dentro

Elizabeth Kubler- Ros

La Mente Estetica

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LE ERE DELLA BELLEZZA PREISTORIA

LA SVOLTA DEL ‘700

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li scopi prioritari dell’essere umano erano sopravvivere e riprodursi. La bellezza era legata intimamente alla riproduzione e ai cicli della natura. L’arte, infatti, metterà in risalto la funzione materna della donna di cui evidenzierà soprattutto il seno, i fianchi, il ventre

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isognerà attendere il XVIII sec. per assistere ad una laicizzazione dell’estetica. Importanti contributi arriveranno per merito del filosofo tedesco Alexander Baumgarten che nel 1750 scriverà Aesthetica, e per opera di Immanuel Kant che nel 1790 con la Critica del giudizio, definirà la moderna concezione estetica, considerata tuttavia ancora un ramo della discussione filosofica


C

ROMANTICISMO

on Hegel e il romanticismo del 1800, la ricerca estetica acquisterà un’importanza sociale sempre maggiore, e Dostoevskij farà dire al protagonista di un suo romanzo che “la bellezza salverà il mondo”. Bisognerà attendere Moritz Geiger per considerare l’estetica come una scienza a parte che ha il compito di ricercare la bellezza come equilibrio e armonia, e di definirla con strumenti e valori autonomi

MEDIOEVO & RINASCIMENTO

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ell’età di ‘mezzo’ la sensualità era ritenuta antagonista dello spirito e veicolo di peccato e vanitas. Il corpo e la bellezza, considerati valori pagani, erano severamente condannati dalla religione e dalla morale pubblica. Il Rinascimento rappresenterà, invece col ritorno alla cultura classica, la riscoperta della psiche e proporrà attraverso i miti, un modello estetico portatore di gioia, vitalità, elevazione spirituale e ispirazione

GRECI & ROMANI

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a fioritura della civiltà greco-romana affermerà la centralità dell’uomo come misura di tutte le cose. la centralità del corpo umano sarà evidenziata nell’arte, nell’attività ginnica, nei miti e nella guerra. Etica ed estetica saranno correlate nella ricerca filosofica, e la bellezza sarà sinonimo anche di bontà e positività, mentre il brutto coinciderà con la cattiveria, il male, il disordine


LA BELLEZZA È CONTAGIOSA Una mente estetica concilia sentimenti, emozioni e ragione

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ossiamo immaginare la bellezza come un flusso di energia positiva che impregna e illumina persone di ogni età, sesso e cultura. Ha il potere di ammaliarci, farci superare limiti, aiutarci a sradicare pregiudizi. Comunicarla agli altri, quindi, può rappresentare una svolta perché, essendo contagiosa, racconta di un possibile risveglio dei sentimenti e della possibilità di rimettersi nuovamente in gioco. Una mente estetica riconosce l’essenza umana come fondamentalmente sociale e relazionale. In questa prospettiva si può sviluppare un nuovo paradigma estetico in cui le emozioni e i sentimenti non siano visti come nemici della ragione, ma come preziosi alleati nello sforzo di esprimere e condividere conoscenze ed esperienze. Il realismo oggettivo che ci vedeva soli ed escludeva la contaminazione psicologica nella valutazione della realtà è da ritenersi superato, ed una mente “estetica” può riunire vari punti di vista che comprendono innanzitutto il rispetto e il confronto per ogni tipo di valore e percezione.


Una nuova ecologia della mente

“La ragazza col turbante” Vermeer Olio su tela (1927)

I due volti del bello

L’

importanza della dimensione sociale e psicologica nel determinare ciò che è estetico è evidente nel confronto tra secoli e culture diverse. In occidente la bellezza è spesso intesa in modo dettagliato, matematico, razionale. Di conseguenza l’approccio è spesso parziale:uno zigomo alzato da

una puntura di acido ialuronico, una ruga di espressione stirata dal botulino e la bellezza è servita e mostrata al pubblico come status sociale. In oriente è il contrario. La bellezza deve essere pudica, e non è estetico esibirla pubblicamente. Per gli orientali l’ostentazione ha qualcosa di volgare perché la bellezza appartiene alla sfera dell’intimità e bisogna scoprirla e meritarsela. La Mente Estetica

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BELLEZZA

Bellezza Amore & Bisturi Aspetti psicologici positivi e negativi della chirurgia estetica Dott.ssa Rosalia Cipollina, psicologa


La bellezza, un peso

IL FILM

Liberati dai dictat e dalle mode per trovare la tua dimensione estetica

Serie televisiva: Nip/Tuck Christian Troy e Sean McNamara sono i due chirurgo-plastici più ricercati di Miami. Il primo è un playboy incallito a cui importa poco dell’etica professionale e di più fare i soldi, il secondo si fa molte più domande e vive una problematica situazione familiare. Il loro lavoro, con i rischi e i “casi umani”, ingerisce di frequente nella vita privata, con conseguenze spesso inaspettate. La prima serie, mandata in onda dal network americano FX nell’estate 2003, ha suscitato non poche polemiche per la scelta di scrivere un telefilm sul tanto contestato mondo della chirurgia plastica e sulla mania del bisturi e del lifting a tutti i costi per perseguire un discutibile modello di bellezza.

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iamo circondati dalla bellezza. Ogni ‘prodotto’ della civiltà occidentale, tende a raggiungere l’ideale estetico che possa garantirgli un valore, un’importanza. Il bello diventa il mezzo attraverso cui imporre la propria presenza, il proprio potere, la volontà e persino le idee. Essere belli crea uno ‘status’. E’ uno schema dispotico vero e proprio, quello che impone nel pensiero comune il binomio: bellezza-giovinezza a tutti i costi. Un dictat del nostro tempo che viene diffuso dagli onnipresenti mezzi di comunicazione e di massa. La ricerca quasi

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obbligata della perfezione, del canone estetico ufficialmente apprezzato dall’opinione pubblica, il disprezzo per le imperfezioni e i difetti fisici, fanno della bellezza una specie di dovere a cui adempiere. E’ un messaggio sottile e quasi subliminale, ma basta fare un po’ di attenzione al modo in cui guardiamo il mondo e noi stessi per sentire la ‘pressione sociale’ che spinge verso l’adeguamento a determinati canoni estetici. Senza dimenticare un prezioso ma pericoloso alleato: la chirurgia estetica che ha travalicato l’universo femminile, diventando uno strumento a portata di uomini e donne.


Bellezza, amore e chirurgia estetica L’aiuto del bisturi ha un grande potenziale psicologico

IL LIBRO

Specchio delle mie brame. Psicologia della chirurgia estetica AUTORE Ivan Battista ANNO 2008 EDITORE Nuova Ipsa

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a parte della natura umana apprezzare la bellezza. E’ un istinto sano e privo di ogni connotazione negativa. Il problema è quando il bello viene considerato come un valore prioritario o in grado di sostituirne altri, oppure quando la forma estetica non viene percepita come il completamento della nostra essenza ma, piuttosto come il contenitore da adeguare, ag giustare e modificare a seconda delle mode. Per questo motivo la chir urgia estetica, che ha un grande potenziale psicologico sulla

percezione di noi stessi e l’autostima, può rappresentare sia un str umento positivo che l’esatto opposto. La vera bellezza è piacersi, che poi è il risultato dell’amarsi e non viceversa. Amo me stesso, ho cura dei miei bisogni, mi accetto e quindi mi piaccio. E non il processo inverso: ora che mi piaccio (perché sono diventato come volevo o peggio come mi vogliono gli altri e la società) posso amar mi. Fatta questa premessa la chirurgia non va demonizzata e può rappresentare uno strumento valido per il superamento di complessi o malesseri psicologici.

In questo libro l’autore analizza l’habitus mentale di un candidato all’intervento di chirurgia estetica e di chi deve attuarlo, seguendo non l’iter classico di: diagnosi, prognosi e terapia, bensì quello prevalentemente psicologico di: autoanalisi, equilibrio psichico del chirurgo, onesta prospettiva dei risultati.

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Il paziente ideale

Vuoi cambiare la tua vita o risolvere problemi di coppia? Un intervento estetico non è la soluzione

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Coloro che fanno del vestito una parte principale di sé stessi finiranno, in generale, per

a domanda che ognuno dovrebbe farsi è: “Voglio piacere più agli altri o a me stesso ?” Porsi e rispondere a questa domanda aiuta a capire molti degli aspetti psicologici di un eventuale intervento chirurgico. Il paziente ideale, dal punto di vista psicologico, per potersi sottoporre ad un intervento di chirurgia estetica, deve avere una personalità stabile. Si tratta di una persona equilibrata, serena, in grado di affrontare bene il decorso postoperatorio, senza aspettative eccessive e con la consapevolezza che l’operazione di chirurgia può correggere un difetto ma non cambiare totalmente l’aspetto. Questo tipo di ‘coscienza’ è

un requisito che il paziente deve avere ben chiaro. Di conseguenza, non ci si deve aspettare di cambiare totalmente la propria vita, di risolvere problemi in ambito affettivo, sociale e lavorativo. Un difficile rapporto con il partner o un insuccesso in ambito professionale, non possono essere superati esclusivamente grazie a un cambiamento fisico esteriore. La persona equilibrata sa che eliminare un difetto circoscritto ad un singola parte del corpo può influire sull’aspetto psicologico infondendo sicurezza e perciò, indirettamente, migliorare la qualità della vita, di contro è cosciente ed è in grado di superare il disappunto quando non si concretizzano le aspettative.

non valere

LO SAPEVI CHE?

più dei loro abiti

W. Hazlitt

Emblematico è il caso di Michael Jackson che, da bambino, veniva schernito da suo padre che lo chiamava “grande naso”. Negli anni proprio il naso è stata la parte del corpo che ha subito più interventi, modificandosi fino a diventare sottilissimo e addirittura a perdere pezzi. Se non c’è un minimo di accettazione di sé stessi non c’è chirurgia estetica che tenga.

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Perché voglio il bisturi? • Acquisire maggiore sicurezza nei rapporti interpersonali • Accettare maggiormente il proprio corpo • Avere maggiore potere seduttivo • Maggiore corrispondenza fra corpo reale e corpo idealizzato

La psicologia della chirurgia estetica Dagli eccessi ai piccoli interventi l’importante è accettare se stessi

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li aspetti psicologici della chirurgia estetica sono presenti sia prima dell’intervento che dopo quest’ultimo, ed in entrambi i casi, possono essere sia consci che inconsci. Prima dell’intervento non va solo valutata la richiesta di miglioramento estetico ma anche le motivazioni di tipo psicologico. Quest’ultime possono essere le più varie e non sempre sono chiare a chi decide di affrontare un intervento del genere. Inoltre anche post-intervento avvengono molti cambiamenti psicologici. Infatti con la par-

ziale modifica del nostro aspetto esteriore, si assiste spesso ad una rielaborazione della propria immagine interiorizzata, ma nello stesso tempo proiettata all’esterno, e questa rielaborazione può incidere a livello psicologico in maniera sostanziale. L’eccesso di interventi chirurgici a fini estetici può cambiare una persona senza risolvere i problemi psicologici che sono alla base. Non bisogna mai forzare la mano al chirurgo e quest’ultimo non deve sempre assecondare le richieste del paziente. Ci sono persone che si rivolgono al chirurgo per curare ferite ‘psicologiche’ che nessun bisturi può guarire. Bellezza & Chirurgia Estetica

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Che succede dopo un intervento di chirurgia estetica? “Narciso” Caravaggio Olio su tela (1597-1599)

Generalmente, dopo un intervento estetico (riuscito) si assiste, ad una modifica positiva del paziente in tutte le relazioni interpersonali, poiché migliora l’autostima. In breve ci si può sentire più sicuri di sé in ogni ambito della vita. Ma se un minimo di sicurezza non c’era già da prima dell’intervento, difficilmente la si acquisisce magicamente con l’intervento.

FALSO ALLARME

L’intervento è sconsigliato se…

Non tutti i pazienti presentano il profilo psicologico ideale per affrontare un intervento di chirurgia estetica. L’esperienza del chirurgo lo aiuterà a identificare i pazienti problematici fin dal primo incontri e in alcuni casi rifiutarsi di intervenire. Talvolta può essere importante sottoporre il paziente a una valutazione psicologica che lo aiuti a scoprire le vere motivazioni. Bellezza & Chirurgia Estetica

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Cellulite “addio per sempre”

Pubbliredazionale

Con il programma mirato della Villa Eden di Merano (BZ)

Sconfiggere la cellulite è una vittoria che ogni donna che ami e rispetti il proprio corpo merita. Il segreto sta nell’uso delle armi più efficaci. A Villa Eden, la prima, vera Destination Spa italiana, a Merano, mitica città-gioiello della provincia di Bolzano, eliminare gli inestetismi diventa operazione piacevole ed efficace. Un personale medico di prim’ordine e uno staff operativo con il dono del sorriso e della comunicativa rendono carezzevoli tutti i trattamenti delle “Giornate Anticellulite”, programmate per restituire al corpo una pelle perfetta e allo spirito il perduto equilibrio. Se il tono dei tessuti è quello ideale, anche i rapporti con gli altri miglioreranno, di pari passo con la riacquistata fiducia nel nostro charme. In una“Destination Spa” l’ospite è protagonista delle scelte che conducono al benessere e viene “allenato” a sfruttare tutti i vantaggi derivati da trattamenti straordinariamente efficaci, da un’attività fisica non stressante, dall’apprendimento dei segreti che ristabiliscono l’equilibrio mente-corpo e da

una cucina salutare e gustosa. L’obiettivo del programma anticellulite di Villa Eden è quello di colpire gli squilibri organici e metabolici che sono all’origine del problema, combinando in perfetta armonia la corretta alimentazione, i trattamenti estetici e l’attività fisica mirata per avere risultati effettivi e duraturi nel tempo. Il programma prevede 7 notti in pensione completa, una visita medica iniziale, la diagnostica tomografica e la valutazione analitica quantitativa e qualitativa della composizione corporea, la misurazione e la valutazione del Body Mass Index (BMI, composizione corporea: tessuto grasso, massa magra e muscolare e percentuale di acqua), l’elettrocardiogramma, la misurazione del metabolismo fisiologico e dinamico e colloqui giornalieri con i medici per discutere obiettivi, progressi e risultati. Come trattamenti sono previste 6 trattamenti corpo calco, 6 alghe terapie e 1 check-up sportivo con misurazione del lattato. La pensione completa prevede un’alimentazione disintossicante e anticellulite e una terapia nutrizionale biologica, mentre al termine del soggiorno vengono rilasciati esiti della diagnostica, prescrizione della terapia di mantenimento e consigli alimentari nonché una tabella personalizzata del personal trainer per il mantenimento fisico a casa.


WELLNESS COOKING

Con l’autunno arriva la passione... in tavola!

Fabio Campoli, cuoco a 5 stelle di Rai Uno e maestro internazionale di arte culinaria racconta ai lettori di O2 la sua ricetta di benessere

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a cura del Circolo dei Buongustai

abio Campoli presenta così la sua ricetta ai lettori di O2 Psicologia: “Questo piatto l’ho preparato per la prima volta al Festival del Peperoncino di Diamante, ma, a dirla tutta, lo spunto mi venne dalla gloriosa mozzarella e alici, un cult romano, composto di due ingredienti spesso sposati ai fiori di zucca. In questo caso, però ho arricchito la ricetta di base con una crosta di pane al cacao e con del timo, servendomi del fragrante gusto piccante dello jalapeño, un peperoncino molto usato nella cucina messicana e texana, che ebbi modo di conoscere proprio in Calabria. Il cacao messo nel pane bianco fresco conferisce una particolare nota amarognoloaromatica alla pietanza, arrotondata appena dal profumo del timo. L’acciuga fresca appena scottata conserva qui il suo sapore di mare, benché sia passata nel pane aromatizzato, che le forma intorno una crosta dorata. Il cuore della mozzarella, grassa e fresca allo stesso tempo, si ammorbidisce al calore divenendo quasi filante, mentre il peperoncino, ultimo degli ingredienti, dà un’ulteriore sfumatura forte ingabbiata poi dal grasso nobile del pesce. Si tratta di un insieme indimenticabile, in cui l’insalatina a taglio, posta tra un’alice e l’altra, diventa il suggello di una pietanza fuori del comune. Una ricetta che, come tante altre, va interpretata in modo fedele, altrimenti il gusto ne risente. Di massima importanza, ovviamente, è la freschezza delle alici, la qualità della mozzarella e del pane bianco”.


Il sapore dell’eros

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l peperoncino è una pianta vitale. Esso è infatti in grado di stimolare tutte le funzioni del nostro organismo e grazie ai suoi principi attivi, al suo sapore, al suo colore e alle sue mille altre qualità, è senz’altro una delle piante più adatte a stimolare anche il desiderio sessuale. Ma quanto il peperoncino è veramente afrodisiaco? Molti elogiano le erbe, i funghi, il caviale, lo champagne, le ostriche. Altri pensano che siano le situazioni particolari a sprigionare poteri afrodisiaci.

Per quanto riguarda il peperoncino sicuramente la sua fama è dovuta più alla sua forma e al suo colore, che alle sue origini o agli ambienti popolari a cui è legato. Il peperoncino è rosso, un colore caldo, il colore che per eccellenza viene riflesso all’amore e alla passione, ha forma guizzante e insinuante, e sapore prepotente e aggressivo. Tutte caratteristiche che hanno un’ attrattiva di tipo erotico. Per il momento sappiamo con certezza che il peperoncino è ricco di vitamina E, la vitamina della fecondità e della potenza sessuale.

Il peperoncino in storia…

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al punto di vista alimentare il peperoncino piccante era usato come alimento fin dai tempi antichissimi. In Europa è arrivato con Cristoforo Colombo che l’ha portato dalle Americhe. Ma prima di quella data si era già diffuso in Asia e Africa dove si diffuse tra le varie tribù con così grande successo da essere considerata subito come ingrediente della cu-

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cina tradizionale. Il peperoncino, facilmente coltivabile dappertutto, si acclimatò benissimo nel vecchio continente, e divenne la spezia più conosciuta e usata, soprattutto dalle popolazioni con regimi alimentari poveri e carenti di proteine al fine di dare più sapore. Tutto ciò con grande delusione dei Reali di Spagna, Olanda e Inghilterra, che videro cadere i loro sogni di prosperosi guadagni e di business come era solito per le spezie rare.


FABIO CAMPOLI

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abio Campoli, è ancora una volta presente al Festival del Peperoncino per una grande festa. Organizzato dall’Accademia del peperoncino di Diamante il Festival compie 18 anni e per l’occasione il Circolo dei buongustai festeggia dall’8 al 12 settembre con una serie di ricette

Alici panate al cacao con jalapeño e mozzarella Ingredienti per 4 persone 16 alici fresche 150g di fior di latte 150g di mollica di pane in cassetta setacciata 60g di fecola di patate 20g di peperoncino fresco, meglio se jalapeño 60g d’olio extravergine d’oliva dal fruttato delicato 5g di cacao amaro 4g di timo fresco Per guarnire instalatina da taglio

Come si prepara... In una ciotola mettere la mollica del pane in cassetta setacciata, il cacao, il timo appena tritato e miscelare il tutto fino a renderlo omogeneo. Disporre le alici pulite su un vassoio con la pancia rivolta verso l’alto, cospargerle con un po’ di fecola di patate e rivoltarle, ripetere l’operazione dall’altro lato, poi lasciarle riposare per cinque minuti, fin quando la fecola è stata assorbita dai liquidi delle alici; a questo punto hai ottenuto un valido collante senza mettere farina. Passare, quindi, le alici soltanto dalla parte della pelle nella panatura al cacao, facendo attenzione a non far penetrare il pane all’interno dei pesci, quindi disporre di nuovo su un vassoio con la pancia rivolta verso l’alto. Farcire l’interno delle alici con un filetto di peperoncino e una striscetta di mozzarella tagliata longitudinalmente, quindi arrotolare e chiudere con uno stecchino. Poco prima di servire scottarle in padella con l’olio caldo facendo attenzione a non farle friggere (devono risultare croccanti fuori e morbide dentro). Infine, disporle nel piatto con dell’insalatina da taglio, che funge da fresco piedistallo.

Ricette di benessere

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SESSO

Scegliersi Corteggiare Amarsi Dott. Giovanni Gentile Psicologo e Psicodiagnosta


UOMINI DONNE SESSO


IL LIBRO

Il sesso: significati maschili e femminili

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Diverso il punto di partenza, identica la meta

Let’s talk about sex AUTORE Wolfe L. ANNO 2005 EDITORE Gremese

La rivoluzionaria ricerca sulla sessualità umana intrapresa da Alfred Kinsey tra gli anni Quaranta e Cinquanta dette il via a uno dei dibattiti culturali più accesi del XX secolo. Kinsey intervistò migliaia di uomini e di donne sugli aspetti più intimi delle loro esistenze, e quando rivelò i sorprendenti risultati dei suoi studi a un pubblico di lettori affascinato e avido di conoscenza, ne sconvolse d’un colpo le credenze sessuali più radicate, e con esse quelle di tutta l’America. Il libro si snoda, dunque, lungo questo doppio versante: da un lato la ricostruzione oggettiva della straordinaria avventura di Kinsey, dall’altro la sua reinterpretazione cinematografica realizzata dal sceneggiatore e regista Bill Condon.

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onostante i radicali cambiamenti negli atteggiamenti sessuali di uomini e donne, a cui stiamo assistendo, sembra ancora scontato il fatto che esistano delle sostanziali differenze nella maniera in cui le donne e gli uomini vivono e sperimentano il sesso. Differenze legate a ruoli sociali, a stereotipi e a “programmi” evoluzionistici. L’idea che ci sia un fattore genetico che condiziona le scelte, gli stili di vita e addirittura plasma le basi dei ruoli sociali e di conseguenza quelli che possiamo definire i riti culturali di noi esseri umani, è ancora oggi difficilmente accettata. Eppure esistono degli stereotipi,

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che nascono da abitudini sociali, e guidano il comportamento nelle diverse culture. Vedremo come il sesso, assume nei due generi, significati e attribuzioni completamente diversi ma, e come, nonostante ciò, scegliamo di corteggiarci e amarci. Fin dall’infanzia, gli uomini e le donne si cercano, si attirano, si desiderano, si amano. Eppure, non hanno lo stesso punto di partenza e non evolvono nello stesso modo. Ma si ritrovano, ancora meglio, col passare degli anni. In questo viaggio tra Corpo, Desiderio, Piacere, Emozione, Evoluzione scopriremo quanto sono diverse le basi che spingono uomini e donne a cercarsi, e quanto alla fine entrambi i sessi tendono allo stesso scopo: quello dell’amore.


Il sesso non più come depravazione

I

I primi studi “scandalosi” di Alfred Kinsey

l primo a studiare in laboratorio le abitudini sessuali degli esseri umani fu Alfred Kinsey, arrivando a catalogare nel suo registro circa 18.000 casi. Quando scrisse il suo primo libro sul comportamento sessuale maschile, dal titolo originario Sexual Behavior in the Human Male, tradotto in italiano con ‘Il rapporto Kinsey’, fu un successo editoriale di grosse proporzioni: 20.000 copie vendute nei primi mesi con traduzioni in otto lingue. Ma di cosa parlava questo libro? Che i maschi, specialmente i ragazzi, si masturbavano senza per questo diventare pazzi; che il sesso prematrimoniale ed extraconiugale era molto comune ed che un terzo degli uomini aveva avuto un rapporto omosessuale. Facile immaginare che nell’America puritana degli anni quaranta, tutto questo fu un grande scandalo. Cinque anni dopo arrivò il corrispondente volume sulla sessualità femminile chiamato: Sexual

Behavior in the Human Female, tradotto in italiano con “Il ‘secondo Rapporto Kinsey”. Per queste sue ricerche Kinsey fu accusato di omosessualità e dipinto come un depravato, ossessionato dai comportamenti omosessuali e ricercatore di documenti pornografici. La critica lo etichettò come una persona che non poteva avere un’idea obiettiva sulla sessualità degli americani. C’è sicuramente da dire che probabilmente gli studi di Kinsey non furono tutti interamente dettati da curiosità “scientifiche”, forse i suoi metodi di lavoro furono discutibili, il suo senso morale quanto meno poco rispettoso delle tradizioni e della morale pubblica, ma non si può dimenticare che egli fu comunque il padre della rivoluzione sessuale americana e di quel movimento libertario che portò a riconsiderare la sessualità femminile e la posizione della donna nella società, l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole e la nascita della scienza sessuologica. Sesso

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DIFFERENZA ANATOMO-FUNZIONALE

Le differenze di come viene vissuto il sesso dalle donne e dagli uomini dipende anche da una differenza strettamente anatomo-funzionale. Ovvero il pene e la vagina. Nell’uomo l’organo sessuale assume funzione una funzione meccanica attiva, senza la quale il rapporto sessuale diventa impossibile. Nella donna questo non accade. Ciò rappresenta la maggiore fonte di preoccupazione nell’ uomo. Sembra strano, ma il 98% dei disturbi sessuali negli uomini sono derivati da ansia da prestazione, facile spiegarlo se si tiene conto del fatto che senza un eccitazione dell’ organo maschile, e quindi senza un inturgidimento dei corpi cavernosi. L’ atto sessuale diventa impossibile. Dunque l’ uomo viene caricato di tutta la responsabilità dell’atto.


Il piacere di lei e il piacere di lui Cosa succede durante l’orgasmo?

G

li apparati sessuali maschile e femminile differiscono per molti aspetti, mentre per altri sono anche molto simili. Ad esempio i punti erogeni sensibili negli uomini e nelle donne non sono gli stessi. Questo è uno dei motivi per i quali l’ orgasmo maschile e quello femminile si differenziano moltissimo, tanto da essere quasi due reazioni fisiologiche diverse. L’orgasmo nell’uomo è quasi sempre legato al momento dell’eiaculazione, e quindi alla parte evoluzionisticamente funzionale del rapporto, come avviene nella maggior parte delle specie dei mammiferi, quello della donna no. Mentre l’’orgasmo maschile è necessario alla riproduzione, quello femminile. E’ senza dubbio questa è una delle differenze fondamentali. L’orgasmo maschile è rapido e facile, quello femminile più lento e difficile. Tuttavia una donna può provare piacere anche senza arrivare all’orgasmo. Ma cosa succede durante

l’orgasmo? Nell’uomo si verifica una rapida successione di contrazioni ritmiche della prostata, dell’uretra e dei muscoli situati alla base del pene; tali contrazioni permettono l’espulsione durante l’eiaculazione. Questo processo ha una durata che varia dai 3 ai 10 secondi e provoca una sensazione di piacere intenso. Sfatiamo e nello stesso tempo assecondiamolo: la donna a differenza dell’ uomo può provare diversi tipi di orgasmo: quello vaginale, quello clitorideo o entrambi i tipi contemporaneamente. L’orgasmo clitorideo è più veloce, istantaneo e gestibile rispetto all’orgasmo vaginale. Esso si raggiunge più facilmente quando il clitoride viene stimolato attraverso il diretto contatto fisico. L’orgasmo vaginale, invece, si raggiunge con la penetrazione, la donna prova piacere attraverso il contatto tattile con le pareti della vagina. Da un punto di vista fisiologico dunque, non vi è alcuna differenza fra i due, cambia solo la stimolazione per arrivare ad esso. Sesso

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Dopo l’amore…

Ricominciamo?

IL FILM

Kinsey Regia Bill Condon Interpreti Liam Neeson, Laura Linney, Chris O’Donnell, Peter Sarsgaad, Timothy Hutton Durata h 2.00 USA 2004 Un documentario, alla stregua di “Farenheit 9/11”, al quale da alcuni è stato paragonato, in termini di successo. Girato con maestria, senza fronzoli, ha il merito di dimostrare come ancor oggi, similmente agli Stati Uniti degli anni ‘40, si viva il rapporto sessuale con angoscia e pregiudizio, e senza avere una reale cognizione di ciò che è sbagliato e amorale.

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U

na differenza importante a livello emotivo, tra uomini e donne, si verifica dopo l’amore, quando cioè avviene in periodo di recupero, cosiddetto “refrattario”. Alcune donne reagiscono al “riposo dell’uomo” sentendosi “sedotte e abbandonate”. Capita spesso, soprattutto nelle coppie ben affiatate, che questo tempo venga riempito di coccole e attenzioni. Questo rappresenta un delicato momento un test che la coppia deve superare. Quando una donna ha provato un piacere intenso, ha voglia di ricominciare a fare l’amore e il desiderio si

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moltiplica. Invece dopo l’amore, se l’uomo ha provato l’orgasmo, si sente soddisfatto e non prova più alcun desiderio. Questo significa che entrando nel periodo refrattario per l’ uomo è impossibile provare desiderio e avere un’erezione, è totalmente impermeabile a qualsiasi stimolo. Secondo le circostanze questo può durare qualche secondo o qualche ora. Per la donna invece cambia tutto, numerose donne non hanno questo periodo di stop post-orgasmo e possono ricominciare da subito a fare l’amore. La donna che ha provato piacere ha voglia di continuare. Più un uomo la soddisfa più lo desidera.


La scelta del partner

E

L’aspetto evoluzionistico voluzionisticamente un rapporto sessuale costa in termini di spesa energetica molto più ad una donna che ad un uomo. Partiamo dal fatto che il numero degli ovuli di una donna ha un numero finito, quello degli spermatozoi negli uomini è praticamente infinito. Inoltre qualora il rapporto sessuale fosse in termini evoluzionistici, andato a buon fine, questo comporterebbe un periodo di gravidanza per la donna che rischierebbe di non farcela se al suo fianco non avesse un compagno che la sostenesse.

Ciò significa che una donna dovrà “dedicare” i suoi ovuli a partner affidabili che possano accudire lei stessa e la sua prole almeno fino al momento in cui quest’ultima diventi autonoma. Questo è uno dei fattori che caratterizzano le scelte dei partner nei due sessi. Ed è per questo motivo che le donne sono più attente all’altro, sono capaci di leggere stati d’ animo ed intenzioni. L’evoluzione per migliaia di anni ha selezionato gli organismi in grado di leggere le intenzioni dell’altro e le donne sono abili nel fare questo. Ne va della loro “sopravvivenza”!

DUE RETTE CHE… SI INCONTRANO

Ciascuno ha la possibilità di aumentare le proprie potenzialità fisiche e le sensazioni di piacere, aggiungendo sempre nuove note al proprio spartito. Con il passare del tempo si può assistere ad una maturazione convergente: l’uomo può imparare ad estendere il piacere a tutto il corpo, la donna a concentrarlo nella zona degli organi sessuali. Con gli anni l’uomo può imparare, dunque a lasciarsi andare, a trasmettere il piacere a tutto il corpo rendendolo così ben più intenso. La donna che invece prova un piacere diffuso può imparare a concentrarsi di più sul suo sesso.

Feticismo

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Esplorare insieme la sessualità

N

L’orgasmo affatica l’uomo e dà energia alla donna on bisogna però dimenticare che in ogni uomo c’è una parte femminile e in ogni donna una parte maschile. Il piacere femminile sembra misterioso ... soprattutto per gli uomini. E viceversa. Le zone erogene in una donna sono diffuse in tutto il corpo. Nell’uomo, in generale sono, invece più limitate. Nella donna, tutto il corpo partecipa al piacere. Invece nell’uomo le zone erogene sono riunite intorno al pene. L’orgasmo affatica l’uomo e dà energia alla donna. E’ risaputo, dopo l’amore gli uomini hanno voglia di dormire, e non le donne. Nel tao cinese si dice che durante l’atto

sessuale, la donna cattura l’energia dell’uomo. Per questo nella disciplina del Tantra viene proposto all’uomo di trattenere l’eiaculazione per conservare la sua energia vitale, permettendo inoltre alla donna di accumulare energia. L’uomo deve quindi concentrarsi sul piacere della sua partner. Inoltre l’orgasmo richiede tempo nella donna. Strano da credere, ma la maggior parte degli uomini tende a eiaculare rapidamente. E la maggior parte delle donne ha bisogno di tempo per arrivare all’orgasmo. Incompatibilità? Per niente, bisogna solo imparare a conoscere l’altro. Con la pratica si aggiusta tutto , soprattutto se si ha la volontà di esplorare insieme la sessualità.

Come uomini e donne vivono il desiderio

UOMO • • •

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Il desiderio è stabile e costante ll desiderio passa per la vista desidera una donna che trova bella e seducente

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DONNA •

Il desiderio è variabile, (in quanto dipende dagli ormoni) Il desiderio passa per l’udito desidera un uomo che dimostra di desiderarla

• •


DIFFERENZE NEI SOGNI SESSUALI Realtà fantasia e sogno…

ll 4% degli intervistati ammette di vivere un orgasmo nei sogni, ma mentre una parte delle donne lo vive per interposta persona attraverso un personaggio del sogno, gli uomini lo sperimentano in prima persona attraverso il loro io onirico. • I partner reali e gli ex sono molto presenti nei sogni di sesso delle donne, mentre lo sono in numero molto minore in quelli degli uomini. Personaggi famosi nei sogni delle donne hanno il doppio della probabilità di diventare oggetto • di attività sessuale rispetto ai sogni degli uomini. Le differenze riscontrate nei sogni sessuali di uomini e donne possono essere indicativi delle diverse esigenze, esperienze, desideri e atteggiamenti rispetto alla sessualità, che sono riscontrabili nella veglia. Questo è coerente con l’ipotesi della continuità fra sogno e realtà, ed al postulato che vede nel contenuto dei sogni comuni, il riflesso degli stati di veglia e delle preoccupazioni del sognatore. Ciò equivale a dire che il sogno e la veglia contengono gli stessi pensieri ed ospitano gli stessi contenuti.

Il sesso apre la porta alle emozioni

I

La donna si espone, l’uomo si nasconde l sesso è la chiave che apre la porta alle emozioni. Nella donna soprattutto, l’emozione apre la porta al sesso e quando questa è innamorata ha più voglia di fare l’amore. Per l’uomo, è dopo l’amore, che può sentirsi più tenero e innamorato. Diverso è il discorso per quanto concerne la parte più intima e riservata di noi stessi che è più spiccata nell’uomo che tende a non parlare spesso dei propri sentimenti. Per lui ci sono delle cose difficili da dire. Quindi nella donna la pudicizia si riscontra soprattutto fisicamente nell’uomo emotivamente nella manifestazione dei propri sentimenti. Bisogna,

allora, aiutarsi reciprocamente per superare sia le barriere emotive che quelle fisiche. Un altro aspetto importante per valutare l’“emotività sessuale” è la capacità di ricordare. La donna rievoca facilmente le emozioni del passato. L’uomo, invece, perde facilmente la memoria rischiando spesso di non ricordarsi la data del primo appuntamento. E ancora, mentre per una donna le proprie emozioni sono parte integrante della vita e, prima in famiglia e poi con le amiche le esplora in continuazione, raccontandole e rivivendole; per l’uomo parlare dei propri stati emotivi significa rendersi vulnerabile e quindi si sente turbato e spesso preferisce non farlo. Feticismo

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PERCEZIONE

Le immagini comunicano con la nostra vita emozionale Possiamo provare paura, gioia, rabbia, tristezza semplicemente guardando un’immagine Dott. Antonio Marco Campus Psicologo, criminologo e psicodiagnosta

Immagini

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L’immagine arriva direttamente all’ inconscio

Il grande potere evocativo delle immagini

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he si tratti di opere d’arte figurative, di fotografie artistiche o semplicemente attinte dalla nostra vita quotidiana, di trame tratti da film o da videoclip, il potere evocativo delle immagini ci circonda e inconsciamente entra a far parte della nostra vita emozionale modificandone l’assetto. Le immagini ci comunicano sempre qualcosa attraverso il trat-

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to (più o meno marcato), le forme (regolari o irregolari) e il contrasto (tra luci, ombre e il colore). Il potere delle immagini sta nel fatto che riescono a veicolare un’emozione attraverso un canale che, sebbene mediato dalla sfera cognitiva e percettiva, arriva direttamente al nostro inconscio. Paura, gioia, tristezza, rabbia, ribrezzo, sono solo alcune delle emozioni che proviamo dinanzi alla visione di un immagine.


La comunicazione come circolarità dello scambio

L

Impariamo a metacomunicare… a vera essenza della comunicazione è quella di creare dei punti di contatto ed aprire una dinamica relazionale attraverso canali e strumenti appropriati. Gli autori della scuola di Palo Alto la considerano come un processo interattivo circolare in cui il messaggio del mittente influenza ed è influenzato dal comportamento del ricevente in una prospettiva di causalità circolare. L’essere umano non può non comunicare e non essere in relazione con gli altri e con gli stimoli ambientali, in quanto anche il silenzio rappresenta una forma comunicativa densa di accezione. Riguardo a ciò, Watzlawick evidenzia come ciascun messaggio contiene sempre e contemporaneamente un aspetto di contenuto ed uno di

relazione. Quando la relazione arriva prima del contenuto allora si sta “metacomunicando” e ciò avviene nel momento in cui forniamo un riferimento alla comunicazione, ponendo l’attenzione non più al linguaggio (puro mezzo), ma alla relazione e alle reazioni che essa può provocare (modifiche di espressione facciale…). Se impariamo a metacomunicare riusciamo ad acquisire una maggiore consapevolezza di noi stessi e degli altri, in quanto riusciamo a coinvolgere nella maniera più adatta chi ci ascolta. Nella comunicazione con l’immagine l’aspetto di contenuto è rappresentata dall’emozione che l’immagine stessa suscita nel soggetto, mentre l’aspetto relazionale è data dalla modificazione psichica e comportamentale che ne consegue. Immagini

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IL FILM

One Hour Photo Regia

Mark Romanek Interpreti

Robin Williams, Connie Nielsen, Michael Vartan, Dylan Smith, Andrew A. Rolfes Durata h 1.38 USA 2002 Amy ha 13 anni. Sopravvissuta all’incidente in cui è morta la madre, va a vivere con il padre che fa lo scultore in una fattoria del Canada. Un giorno scopre delle uova di oca canadese, e quando si schiudono si prende cura dei piccoli. Insorgono però dei problemi quando giunge il momento della migrazione. Come insegnare alle oche a volare verso il sud? Avendo capito quanto questi animali siano importanti per la figlia, il padre, pilota di aerei ultraleggeri, insegna ad Amy a pilotare un deltamotore grazie al quale riuscirà a farsi inseguire dallo stormo di anatroccoli in formazione di un incredibile volo verso la Carolina del Nord.

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Comunicare con l’immagine

E rivivere i vissuti del passato attraverso una nuova emozione

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urante la comunicazione non verbale, allo stimolo evocativo, rappresentato dall’immagine, la psiche risponde modificando, nel qui ed ora, il suo stato mentale ed emozionale attraverso la sperimentazione di un’emotività nuova e a volte attraverso il rivivere vissuti del passato appartenenti alla nostra quotidianità. E’ ciò che accade

quando si rivedono delle vecchie fotografie, magari raffiguranti persone a cui siamo stati particolarmente legati, o luoghi che rappresentano dei momenti particolari della nostra vita. Sebbene non si tratti di un processo comunicativo nel pieno della sua accezione è altresì vero che il soggetto risponde allo stimolo visivo mutando la sua consapevolezza emozionale e attuando delle micro modificazioni fisiologiche e comportamentali.

DI FRONTE AD UN’IMMAGINE I cambiamenti fisiologici

L’

espressione mimica del volto cambia a seconda dell’immagine che il soggetto osserva dando chiara manifestazione dell’emozione che si sta provando in quel momento. Il pattern fisiologico della rabbia, della gioia, della tristezza si concreta in un architettura espressiva perfetta sorretta dai muscoli facciali e corporali. Tale fenomeno è particolarmente evidente quando il soggetto si trova davanti ad immagini che lo turbano e particolarmente crudeli come possono essere le foto di incidenti stradali, di disastri naturali, di morti o di animali seviziati. Anche la sessualità può essere stuzzicata con un’immagine particolarmente erotica che attiva nel cervello i centri deputati all’eccitazione sessuale.

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“Il Carnevale di Arlecchino” J. Mirò Olio su tela (1924-1925)

La sindrome di Stendhal L’arte che diviene disturbo

IL LIBRO

L’esperienza estetica AUTORE

Vezio Ruggieri ANNO

2002

EDITORE

Armando editore

L

a Sindrome di Stendhal è un disturbo psichico transitorio che si manifesta di solito di fronte ad opere d’arte ed immagini particolarmente suggestive. La sintomatologia prevede capogiri, tachicardia, stati confusionali e talvolta allucinazioni visive. La Sindrome, che prende il nome dallo scrittore francese Marie Henry Beyle (in arte Stendhal) è stata resa nota al grande pubblico nel 1979 con l’uscita del libro della psichiatra Graziella Margherini, responsabile del servizio per la salute mentale dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Firenze, intitolato appunto “La sindrome di Stendhal. Il malessere del viaggiatore di fronte alla grandezza dell’arte”

nel quale ne descrisse oltre 100 casi. La Sindrome di Stendhal in termini psicologici è il risultato di uno scompenso psichico acuto che sebbene non lasci delle conseguenze in quanto fenomeno temporaneo può portare all’ospedalizzazione nei casi più gravi. Il disturbo si può manifestare in tre varianti: con crisi d’ansia o di panico con difficoltà respiratorie, tachicardia, timore di perdere i sensi o di morire; quelle più gravi comportano la presenza di crisi di pianto accompagnate da angoscia e sensi di colpa, fino ad arrivare all’estremo, connotato da allucinazioni e paranoia fino a condurre il soggetto ad acting out aggressivi volti al danneggiamento dell’opera d’arte.

Un libro da leggere in quanto pone l’attenzione essenzialmente sui processi psicologici e psicofisiologici che sono alla base dell’esperienza estetica attraverso una ridefinizione dei processi di base quali emozioni, percezioni, inerenti le opere d’arte. Il prof. Vezio Ruggieri spiega come il nostro corpo vive l’esperienze estetica, descrivendo con rigore scientifico l’intero processo. Un contributo rivoluzionario non solo per le arti performative, ma per l’intervento psicologico clinico. Il testo riesce a supera la dicotomia mente-corpo, svela i segreti della percezione e fonda l’intervento arteterapeutico.

Immgaini

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I COLORI IN PSICOLOGIA Ad ogni sintomo un colore…

Viene considerato come stimolante e aggressivo anche perché rimanda al sangue e al fuoco. Questo colore scalda il corpo e stimola la produzione di sangue. Molto utile in caso di melanconia e depressione in quanto stimola la produzione di adrenalina facendo aumentare la pressione arteriosa. Viene usato nella cura delle malattie da raffreddamento, mal di gola, nella tosse cronica e nell’asma e nel trattamento delle paralisi parziali e totali.

Simboleggia la luce del sole, la felicità, la crescita e l’oro. Il giallo stimola l’attenzione e l’apprendimento, acuisce la mente e la concentrazione e stimola la digestione. E’ utile nei casi di anoressia, inappetenza, flatulenza, emorroidi interne, eczema.

È natura, ambiente, vita, crescita, fortuna, gioventù, primavera, fertilità e religione. E’ considerato un disintossicante e decongestionante dell’organismo ed è particolarmente indicato nella cura del mal di testa, delle nevralgie e della febbre. Il verde è usato in tutte le proliferazioni anomale a livello cutaneo: verruche, nei, tumori.

Simboleggia la calma, l’acqua, il cielo, l’armonia, la fiducia, la pulizia e la lealtà. E’ Molto utile in caso di stress, nervosismo, ansia, insonnia, irritabilità e infiammazioni avendo proprietà antisettiche, astringenti e anestetizzanti. Si usa in tutti i sintomi che sviluppano calore.

È pulizia, innocenza, spazio, purezza, castità, semplicità e pace. Ma anche morte nelle culture orientali, freddezza e sterilità. Si evita con pazienti depressi.

È associato a potere, eleganza, magia, mistero e notte. Simboleggia anche lutto e morte nelle culture occidentali, cattiveria, infelicità, tristezza, rimorso e rabbia. Si evita con pazienti depressi.

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Analisi psicologica del dipinto più enigmatico al mondo… la Gioconda Ansia, angoscia e malizia in un sorriso appena accennato

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a Gioconda di Leonardo da Vinci provoca nell’osservatore un certo turbamento. Ciò è dovuto alla prevalenza dei colori scuri e dal gioco di luci ed ombre che si sussegue nel quadro. I tratti forti e marcati rimandano ad un vissuto di rigidità e di freddezza tradito tuttavia dalla forma delle labbra che pare accennare ad un sorriso. Gli occhi scuri e penetranti rimandano all’introspezione come se la Monna Lisa stesse riflettendo e le ombreggiature nell’arcata sopraccigliare, quasi come se fosse ombretto, regalano allo sguardo quella impenetrabile sensualità che la rende unica. Le braccia conserte, segno di chiusura verso

il mondo e verso gli altri, si scontra con una scollatura generosa che mostra un decolté pronunciato. Le mani grossolane e robuste evocano l’immagine di una donna dal carattere forte. I capelli lunghi, neri e dall’aspetto quasi untuoso le conferiscono un’espressione austera e misteriosa. Ciò che evoca la Gioconda può essere quindi riassunto nell’archetipo del mistero della femminilità, della concezione, dell’enigma che avvolge l’universo femminile così delicato allo stesso tempo forte e impetuoso. Il mistero intrinseco nella Gioconda richiama i costrutti dell’ansia, dell’angoscia che si incontrano con la malizia di un volto che tende al sorriso. Immgaini

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RUBRICA

AMAperBenE Alimentazione per il benessere


Una nuova cultura del cibo

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L’alimentazione dal giusto punto di vista li ultimi rapporti sullo stato di salute degli italiani evidenziano come questi siano sempre più propensi a seguire stili di vita poco salutari. Al di là della passione per gli aperitivi alcolici, le bevande zuccherate, il fumo e le droghe, aumenta la percentuale di persone in soprappeso. L’obesità, motivata anche dalla vita sedentaria e scarsa attività fisica, costitui-

sce già oggi un problema che deve impegnare tutti i paesi occidentali, Italia compresa. In Italia un bambino su 3 è interessato; sovrappeso e obesità aumentano il rischio di malattie croniche come il diabete e le malattie cardiovascolari, ma anche di taluni tipi di cancro. Tutto ciò comporterà un aumento della spesa sanitaria che nessuna comunità potrà affrontare. Tutti devono pertanto adoperarsi perché detti stili di vita poco salutari siano corretti.

Il progetto e gli obiettivi

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Dall’adolescente fino all’intera comunità… l Centro di Ricerche Oncologiche di Mercogliano insieme alla Provincia di Avellino, alle Aziende Sanitarie di Avellino e di Benevento, all’Istituto di Scienze dell’Alimentazione (ISA) – Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Avellino, all’Università degli Studi di Napoli Federico II, all’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania Ufficio XII - Ambito territoriale di Avellino, ai Medici Medicina Generale, all’Oxygene Media, all’Associazione ONLUS “UbecomeU” (ma altri sicuramente si aggiungeranno) hanno attivato il Progetto “AliMentAzione per il BenEssere”(acronimo: AMAperBenE) con l’obiettivo di: 1. predisporre un percorso educativo che, attraverso la conoscenza induca comportamenti coerenti con un modello di vita improntato al BenEssere globale della persona ed alla tutela dello stato di buona salute. 2. creare una nuova cultura del cibo, visto non

più solo come nutrimento indispensabile per tener in vita l’essere, ma come insieme di elementi essenziali per assicurare l’omeostasi dell’organismo affinché quest’ultimo, stando in buona salute, possa proficuamente compiere il corso della vita; 3. avvicinare i giovani alle materie scientifiche e farle diventare patrimonio culturale e formativo delle future generazioni. Il primo target individuato è costituito da soggetti in età evolutiva (età compresa tra 11-18 anni) che frequentano le scuole Irpine. Di qui l’iniziativa dovrebbe estendersi per coinvolgere le famiglie e quindi l’intera Comunità. L’iniziativa verrà presentata nel corso della XX Settimana della Cultura Scientifica e Tecnologica promossa dal MIUR. Questa sarà solo una vetrina per l’iniziativa che dovrebbe portare alla costituzione di un gruppo di lavoro capace di sostenere ed trasferire continuamente le conoscenze alla popolazione. AMAperBenE

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MEDICINA

BENESSERE FISICO MENTALE E SOCIALE Maggiore impegno da parte delle Istituzioni ma soprattutto grande passione

Prof. Antonio Giordano direttore Sbarro Institute


Prevenire, prevenire e… Ancora prevenire

Prevenzione primaria, secondaria e terziaria

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romuovere la salute significa promuovere e migliorare il benessere psicofisico e sociale, per raggiungere tale obiettivo è indispensabile poter avere a disposizione tutte le risorse necessarie per offrire una buona assistenza e prevenzione. Smog, inquinamento, esposizione a sostanze chimiche sono solo alcuni degli “insulti” che il nostro organismo e’ costretto a subire e che mescolati a stili di vita e comportamenti irresponsabili (assunzione di alcool, fumo, alimentazione errata), possono aumentare i rischi e amplificare la possibilità di ammalarsi di cancro. Spesso, si tratta di abitudini fortemente radicate nel nostro vissuto ed elette a modelli di vita. Invertire la rotta non è cosa semplice; importante è il lavoro svolto dalle campagne d’informazione serie ed organizzate nonché il potenziamento di fattori utili alla salute come l’attività fisica, l’eliminazione del fumo di tabacco, la riduzione del consumo di alco-

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ol, la limitazione dell’esposizione ai raggi solari, la modifica del regime dietetico, l’uso di protezioni nell’attività sessuale e l’eliminazione all’esposizione ad agenti notoriamente cancerogeni come le fibre di asbesto. La prevenzione primaria si occupa proprio della riduzione e della completa eliminazione di tutto ciò che fa male al nostro organismo. La prevenzione secondaria mira, invece ad ottenere una diagnosi precoce in modo da poter intervenire prima che la malattia si manifesti clinicamente. Generalmente, essa consente al medico di intervenire su lesioni preneoplastiche, interrompendo, in tal modo, la progressione verso il cancro. Infine, con il termine d prevenzione terziaria facciamo riferimento a tutte le misure per ridurre la morbilità di un cancro in atto, cercando di scongiurare secondi tumori o ricadute dopo il trattamento iniziale della malattia. Consideriamo questo tipo di prevenzione sempre più importante in rapporto all’aumento del numero dei tumori guaribili.


Sapevi che? La cultura della prevenzione purtroppo, nel nostro paese è poco incentivata, infatti, solo una piccola percentuale della spesa totale per la salute è destinata a questo settore, soprattutto nelle regione meridionali


IL FILM

ARMI OPERATIVE DELLA PREVENZIONE SECONDARIA Diversi programmi di screening…

SCELTA D’AMORE LA STORIA DI HILARY E VICTOR Regia Joel Schumacher Interpreti Julia Roberts, Campbell Scott, Vincent D’Onofrio, David Selby, Dion Anderson Durata h 1.47 USA 1991

Hilary, una giovane ragazza di provincia, si presenta ad un colloquio per un impiego come infermiera personale di Victor, un ragazzo colpito da una grave forma di leucemia. Victor è un ragazzo colto e raffinato, lei invece è una ragazza povera e ignorante, ma i due con il passare del tempo si avvicineranno sempre di più fino ad innamorarsi. Si trasferiscono infatti in un piccolo villaggio di pescatori, nel quale trascorreranno delle giornate d’amore e tranquillità. (fonte: wikipedia)

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I Programmi di screening consentono di effettuare diagnosi precoci. I diversi programmi di screening riguardano: • •

• •

Cancro alla mammella: l’esame da effettuare è la mammografia (un esame radiologico della mammella, utile per diagnosticare i tumori al seno). Carcinoma della cervice uterina: l’esame è il paptest (un test riconosciuto in tutto il mondo ed indicato per ridurre la mortalità per carcinoma della cervice uterina. Carcinoma del colon-retto: utile e’ la ricerca del sangue occulto nelle feci e la colonoscopia. Carcinoma della prostata: l’esame da effettuare è il dosaggio del PSA e una visita specialistica rettale. Per una diagnosi più approfondita, e’ consigliabile sottoporsi ad un’ecografia prostatica transrettale e a biopsie prostatiche ecoguidate, ma anche a radiografie e scintigrafie.

Per essere efficaci i programmi di screening devono essere semplici, non invasivi, accurati e relativamente economici e devono essere riferiti a neoplasie fortemente diffuse. Attualmente esistono molteplici programmi che diminuendo la mortalità, incrementano la sopravvivenza, le guarigioni migliorando la qualità di vita dei pazienti stessi.

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DECALOGO EUROPEO CONTRO IL CANCRO Le regole 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8.

Non fumare; per i fumatori: usare sigarette con filtro e contenuto di catrame inferiore a 5 mg; Non eccedere nel consumo di alcolici; Evitare l’eccessiva esposizione al sole. Seguire attentamente, soprattutto negli ambienti di lavoro, le norme di sicurezza relative alla produzione e all’uso di sostanze che possono essere cancerogene; Mangiare frequentemente frutta fresca, verdure e cibi integrali; Non aumentare troppo di peso e limitare l’uso di grassi e di carne. Rivolgersi al medico appena ci si accorge di un’insolita perdita di sangue o di un cambiamento (di forma o di colore) di un neo e della comparsa di un nodulo; Rivolgersi al medico di sintomi persistenti.

Per le donne 1. 2.

Fare regolarmente il PAP test , una volta ogni tre anni tra i 25 e i 65 anni d’età; Controllare il seno regolarmente, specie dopo i 30 anni d’età. Dopo i 50 anni fare una mammografia ogni 2 anni.


Prof. Giovan Giacomo Giordano: un ricercatore che onora l’Italia O2 Psicologia ricorda con affetto il Prof. Giovan Giacomo Giordano, papà del Prof. Antonio Giordano, nostro collaboratore e autore di articoli scientifici interessantissimi. Il Prof. Giovan Giacomo, ha dedicato oltre sessant'anni della propria vita alla ricerca oncologica e all’insegnamento universitario dell’Anatomia e dell’Istologia Patologica presso l’Università degli Studi di Napoli. Autore e coautore di oltre trecento pubblicazioni. Il ricordo più sentito è per il medico ma anche per l’uomo che ha speso la propria vita, promuovendo costantemente l’etica nel sistema medico, anteponendo la passione, la solidarietà e l’empatia verso il paziente a logiche politiche e di potere. E’ stato Direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori “Fondazione G. Pascale” di Napoli. Il professor Giovan Giacomo Giordano ha sempre espresso la sua solidarietà nei confronti dei più deboli e, nel 1976, ottenne il Premio Nazionale "Guido Dorso", un riconoscimento per il lavoro di studiosi dell’Italia meridionale che “hanno contribuito con il loro impegno e la loro attività a sostenere le esigenze di sviluppo e di progresso del Mezzogiorno di Italia”. Dal 2006 ha speso con grande entusiasmo le proprie energie per la Human Health Foundation Onlus di cui coniò il nome, partecipando attivamente alle scelte del Comitato Scientifico. Il prossimo 22 ottobre a Washington la Sbarro Health Research Organization e la National Italian American Foundation sponsorizzeranno, congiuntamente, un premio in onore del Prof. Giovan Giacomo Giordano con lo scopo di onorare un ricercatore meritevole.

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SPECIALE

ARTE IN PSICOANALISI Come è cambiato il concetto di “fare arte” nella storia della psicoanalisi? Come viene analizzata la spinta alla creazione? Scoprilo con il nostro speciale dedicato all’arte in psicoanalisi Dott.ssa Graziella Ceccarelli, psicologa



Personalità creativa e psicoanalisi Freud: l’arte come psicopatologia

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a psicoanalisi, si è sempre interrogata sulla produzione artistica, sull’artista e sui processi attivi nell’esperienza estetica, ma soprattutto si è sempre interessata all’enigma della creatività che si radica nell’essere della persona. Come origine dell’opera creativa, essa accetta la possibile combinazione che può esserci tra una predisposizione di personalità e una cultura e storia familiare particolare.

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Freud apre la strada all’analisi psicoanalitica della creazione artistica. E la sua linea operativa sarà, poi seguita da numerosi analisti, tra i quali Karl Abraham, Ernest Jones, Otto Rank. Inizialmente l’attenzione è rivolta allo studio dell’opera, all’analisi introspettiva dell’artista e della sua biografia che avviene però in una prospettiva psicopatologica. Freud, infatti, concepisce lo stimolo a creare un’opera d’arte, soprattutto in termini di libido e impulsi.


L’artista il bambino e il sognatore

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Aspetti comuni e differenze… reud traccia una linea continua che, partendo dal gioco immaginativo del bambino, passa attraverso il sogno ad occhi aperti e la fantasia, per arrivare, infine al lavoro dell’artista. Nel saggio “Il poeta e la fantasia” il padre della psicoanalisi affronta in modo diretto il mistero della creazione artistica: l’artista ha in comune con il sognatore ad occhi aperti che “egli crea un mondo di fantasia in cui può appagare i suoi desideri inconsci”. Mentre, però, il sognatore ad occhi aperti, evita il conflitto attraverso una

fantasia di appagamento onnipotente di un desiderio, ed una negazione della realtà esterna e psichica, l’artista cerca di individuare il suo conflitto e risolverlo nella creazione. Egli, dunque, differisce dal sognatore in quanto trova nella sua opera artistica una via di ritorno alla realtà e sotto questo aspetto il suo lavoro è simile al gioco dei bambini. I bambini, infatti, usano e modellano il mondo esterno secondo i propri desideri. L’arte, dunque, ha analogie con il gioco e con il sognatore a occhi aperti, ma non è nessuna di queste cose.

La psicoanalisi… non può far nulla per chiarire l’essenza del dono artistico, non può spiegare con quali mezzi l’artista lavori

Freud


Sintomo di un conflitto psichico L’opera d’arte mediatore tra l’Es e il Super-Io

IL LIBRO

Il fascino discreto dell’orrore. Psicologia dell’arte e della letteratura fantastica. AUTORE Aldo Carotenuto ANNO 2002 EDITORE Bompiani

Aldo Carotenuto apre al lettore un mondo rovesciato, fatto di immagini e simboli che appartengono al terreno dell’inconscio. La facoltà creativa di uno studioso che, degenerando, partorisce mostri; una città immaginaria in cui l’io non distingue più se appartenga ai vivi o ai morti. Specchi che racchiudono mondi paralleli che trasfigurano lo sguardo, porte che separano il quotidiano dal meraviglioso. Questo ed altro in questo testo molto illuminante e originale.

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n saggi, quale “Il Mosè di Michelangelo”, Freud pone l’accento sul conflitto inconscio. Ciò permette di pensare all’arte come lavoro, invece che come un sogno o un gioco e l’opera, adesso, viene vista come conciliatore degli scopi contraddittori dell’Es e del Super-Io. L’opera d’arte diventa, allora, il sintomo emergente del conflitto psichico, il quale sconosciuto nei “normali” (in quanto essi lo sentono come generale e oggettivo, e deviano l’eccitamento sul sogno, nell’inconscio), è avvertito

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dagli artisti proiettato sull’Io, con violenza, in quanto troppo maturo per il sogno e non ancora patogeno: cercano di liberarsene con l’opera d’arte. Ciò pone l’artista, dal punto di vista psicologico, oltre che in relazione con il sognatore, anche con il nevrotico. La diversità che l’uomo creativo porta con sé, è proprio questa capacità di “superare” i conflitti interiori riproducendoli, quasi a voler esorcizzarli in continuazione, attraverso creazioni: poesie, quadri, sculture o brani musicali.


LA CREATIVITÀ DA JUNG A MATTE BLANCO

Per Jung, la creatività è oggetto di comprensione indiretta, di intuizioni scaturite dall’analisi dell’opera artistica. Per Kris, attraverso le creazioni artistiche l’inconscio si manifesta con la massima chiarezza. Per Rank, l’artista è un isterico che creando, libera le sue tendenze inconsce e che, nelle opere esprime i conflitti infantili inconsci. Per M. Klein e i suoi seguaci la creatività è un rifacimento simbolico, un fare oggetti mentali al posto di quelli reali, un riparare. Per J. Chasseguet-Smirgel la creatività artistica ha un significato più autoriparativo, essendo al servizio di un narcisismo sano, mirante a colmare un sé lacunoso e fragile. Per Gaddini senza alcuna capacità creativa, lo sviluppo psichico risulterebbe bloccato. Per Matte Blanco la creatività comporta una identificazione con il Creatore e una parallela fantasia di “deicidio”, cui consegue un’angoscia di colpa con “autosvalutazione”.


Caratteristiche della personalità artistica Umori oscillanti, insonnia, perseveranza, passione…

Occorreva far uscire dalla penombra ciò che avevo sentito in me, ritrasformarlo in un equivalente spirituale. Ora il mezzo che mi sembrava l’unico adatto, che altro era se non il creare un’opera d’arte

M. Proust

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L’

analisi della vita di personalità artistiche, ha evidenziato alcune componenti che sembrano essere presenti in ognuna di loro: la sensibilità, l’audacia, lo spirito di ribellione, la forte tendenza all’individualismo, la perseveranza, l’attitudine al gioco e l’umiltà. Tra queste anche l’attitudine al lavoro e la perseveranza. E’ ricorrente, infatti, l’immagine di artisti creatori, scrittori, pittori e musicisti, seduti al tavolo da lavoro, giorno e notte, con la penna o il pennello in mano.

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Michelangelo, Cocteau, Leonardo da Vinci, Beethoven, Flaubert, sono esempi di instancabili artigiani delle loro opere geniali, vincolati all’ impegno come a una missione divina che esige dal suo autore la dedizione assoluta. Michelangelo, infatti, lavorando dalla mattina alla sera, aveva acquisito un’energia e una velocità realizzativi fuori del comune. Inoltre, dalle analisi fatte è emerso che molti artisti, nel corso della propria vita, si sono dovuti confrontare con l’emarginazione e la solitudine; spesso prima di affermarsi e ottenere consenso sono stati derisi; si sono sentiti incompresi e stranieri


rispetto agli altri e perfino rispetto a se stessi. Un metodo, spesso utilizzato dai creatori, per evadere e isolarsi dal mondo circostante, è scalare i ritmi del sonno, non a caso è stato riscontrato che molti sono gli artisti sofferenti di insonnia, che hanno sconvolto il proprio orologio biologico, lavorando di notte e dormendo di giorno. Un altro fattore emerso è che, queste personalità sembra vivano, un rapporto simbiotico e adesivo con le proprie opere, un forte attaccamento emotivo. L’opera è vissuta come un’estensione del sé e ciò spiega anche tanti feno-

meni, come la difficoltà a separarsi dall’opera compiuta e la sofferenza a vederla manipolata da altri. Un’altra caratteristica, anche abbastanza evidente è rappresentata dalla stravaganza e dagli umori oscillanti, ritmici e transitori, caratteristici della malattia maniaco-depressiva e dei temperamenti a essa connessi. Il percorso interiore che porta a scegliere di creare per sopravvivere è un percorso duro, profondo, spesso inconscio ma seguito, accompagnato e sostenuto da un elemento indispensabile comune a tutti gli artisti: la passione.

Nella foto Ludwig van Beethoven

Arte & Psicoanalisi

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Leopardi Gershwin e Munch

Analisi psicologica della loro vita “creativa”

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olti psicoanalisti si sono interessati ai meccanismi della creatività e hanno avanzato l’ipotesi di un fattore trainante, presente in ogni opera d’arte, e cioè: il desiderio della madre. Bisogna, infatti, tener conto dell’importanza che riveste la figura materna nell’organizzazione della personalità, associata, però, anche ad un altro fattore ugualmente importante: la depressione. Giacomo Leopardi, frustrato dal mondo esterno familiare, gelido e vuoto, trova un fattore di compensazione solo nei libri, gli unici a rispondere alla sue richieste d’affetto. La forte passione e ambizione di comporre e pubblicare opere, lo fa evadere dalle oppressive condizioni ambientali, in cui la figura, forse più terrificante è proprio quella della madre, schiacciata da un forte bigottismo. George Gershwin, grande musicista e compo-

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sitore americano, uomo di successo, ricchissimo e amatissimo dalle donne. Allo stesso tempo, però, insicuro, costantemente alla ricerca di qualcosa, quasi non riuscisse mai a raggiungere completamente la meta. Fin dall’adolescenza, si è nascosto dietro la malinconia e la depressione. La madre Rose, non è mai stata soddisfatta della carriera del figlio, sempre pronta a fargli notare le recensioni negative dei critici musicali. Possessiva, lo ha sempre “costretto” a non sposarsi. Allo stesso tempo, però, era fredda e distaccata: se il piccolo George provava a darle un bacio, lei si voltava dall’altra parte. Un altro esempio è rappresentato da Munch, che incarna a pieno, con la sua produzione, la funzione de-tensiva dell’attività artistica. La sua vita è segnata da un’infanzia ricca di vicende dolorose e di lutti, tra cui quello della madre, che non riesce ad elaborare, se non con la pittura.


Pubbliredazionale

ESTETICA

Hi-Tech&Beauty Tecnologie in continua evoluzione

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e apparecchiature per il benessere che caratterizzano i moderni Centri Beauty&Wellness sono numerose e si basano su tecnologie in continua evoluzione, come la radiofrequenza, gli ultrasuoni, gli infrarossi, la luce pulsata, la cavitazione… Ma la tecnologia non si ferma alle strumentazioni specifiche per i trattamenti: anche l’arredo diventa tecnologico, basta pensare ai sempre più sofisticati lettini ad acqua, alle avveniristiche poltrone multifunzione, oppure ai nuovi trattamenti polisensoriali che sfruttano le più moderne tecnologie per coinvolgere i consumatori a 360°. Che cosa non deve assolutamente mancare nei nuovi “templi del benessere”? Come sarà l’istituto del futuro? Saranno ancora le mani dell’uomo a regalare la bellezza o tutto verrà affidato alle macchine? Viviamo in un momento storico altamente tecnologico, in cui la cultura informatica di massa ha ridotto a cifre, slogan e simboli digitali gli aspetti relazionali dell’esistenza. In questa caotica realtà “cibernetica” i consumatori avvertono l’esigenza di una nuova cultura del benessere, che li conduca verso il recupero progressivo delle “emozioni perdute”, attraverso la valorizzazione dei bisogni primordiali, umani, interiori… È la ricerca della qualità della vita, intesa anche e soprattutto come la ricerca della qualità di relazione, a tracciare i confini di un Istituto d’Estetica di nuova concezione, dotato delle più innovative apparecchiature, ma in grado di trasmettere solidi valori umani e contenuti emozionali profondi. Per questo gli operatori del settore devono aggiornarsi continuamente, cercando di conciliare tradizione e innovazione, tecniche manuali e tecnologie strumentali, per arrivare a proporre un servizio all’avanguardia senza banalizzare le esigenze sensoriali di un consumatore sempre più attento ai dettagli e al calore dell’accoglienza.





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