Rivista nuove donne

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NUOVE DONNE

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Rivista di storia e cultura femminile



INDICE

EDITORIALE

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OPINIONI: L’IMPORTANZA DI REINVENTARSI

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SAGGEZZA D’ORIENTE IN OCCIDENTE YOGA E AUTENTICITÀ, Il segreto di essere te – di Fabiola Falcone

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NUOVE FRONTIERE DEL LAVORO, Il nomadismo digitale – di Alessandra Nitti

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RITRATTI CHRISTINE DA PIZAN E LA CITTÀ DELLE DAME, La prima donna scrittrice di professione – di Alessia Knulp

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IN VIAGGIO CON IL MIO ZAINO VIAGGIO SOLA, Breve compendio per un viaggio in solitaria – di Alessandra Nitti

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FOTO REPORTAGE VENEZIA È MORTA – di Elisa Rapisarda

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LA SCIENZA DELLA VITA: AYURVEDA IL GHEE, Il burro miracoloso – di Fabiola Falcone

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SCOPERTE E SAPERE LA DOPPIA ELICA, La storia di Rosalind Franklin – di Chiara Benedetto

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RECENSIONE LA MAGA DELLE SPEZIE di Chitra Banerjee Divakaruni – di Serena Pontoriero

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RACCONTO BREVE UNA STORIA DI MARE E DI NUOVO ORIZZONTE – di Loriana Lucciarini

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62 STORIE DI CAMBIAMENTO CHIACCHIERE CON EMMA FENU, Fondatrice di Cultura al femminile – di Fabiola Falcone CREDITI E BIOGRAFIE

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EDITORIALE

Correva l'anno 2020 e donne come noi, libere, indipendenti, viaggiatrici e sognatrici con la voglia di mangiarsi il mondo, furono costrette a restare chiuse in casa. Cosa potevamo fare? Spinte da quella scintilla che, anche se tappata dalle mura del nostro appartamento, continuava a brillare, decidemmo di reinventarci. Siamo Alessandra e Fabiola. Ci siamo conosciute perché coltiviamo e una comune passione per la scrittura e una simile visione di noi stesse: nuove donne che vogliono cambiare il mondo. Nuove donne che si costruiscono la vita da sole, che non hanno paura e che trovano sempre il modo per reinventarsi. Da queste passioni abbiamo fondato la pagina Facebook "Le nuove donne" per poi sfociare nella creazione della presente rivista, adatta a chi si prende cura di sé, a chi viaggia, a chi si reinventa, alle nomadi digitali, alle donne di cultura, alle ragazze che hanno intrapreso una strada che ha fatto la differenza. Una rivista al femminile, dedicata a te, a noi, a tutte le Nuove donne. La rivista nasce in un momento in cui ci siamo accorte che la maggior parte dei magazines al femminile tocca in prevalenza temi come il culto del corpo, le relazioni con l’altro sesso e la vita da mamma. Argomenti onorevoli, ai quali volevamo donare una controparte più culturale, ma anche delle sezioni dedicate a quelle giovani donne che non fanno dell’essere mamme o mogli lo scopo primario della loro vita. Le nuove donne, come ci piace definirle, sono quelle ragazze nate più o meno trent’anni fa e che hanno deciso di liberarsi di tutte le imposizioni fatte al loro sesso, per fare della propria vita un capolavoro. Siamo donne che hanno deciso di non dipendere da nessuno: le nostre vite sono leggere, ci siamo reinventate, corriamo come cavalli selvaggi e combattiamo il patriarcato con il semplice esempio.

Non siamo il sesso debole, né tantomeno gentile: abbiamo in noi tutta la forza del mondo, la forza creatrice propria delle donne che non serve solo a partorire un altro essere umano ma prima di tutto a forgiare il nostro destino. Non abbiamo paura di viaggiare sole, ché sappiamo che questo mondo è un grande calice da assaporare appieno. Abbiamo deciso di non abbassare la testa a una società che ci vuole ancora umili e sottomesse, ma di innalzarci, di prendere in mano la nostra vita e viverla con energia e passione. Questa è la nostra missione: condividere storie di donne che ce l’hanno fatta da sole, che non hanno paura, che sanno ricostruirsi e guadagnarsi il pane nel miglior modo possibile. Siamo qui per dare la voce a tutte coloro che vogliono rinascere. Cosa c’è in questa rivista? Tanti inserti culturali, dalla vita di Cristine de Pizan, la prima donne scrittrice di professione, alla storia di Rosalind Franklin, scopritrice del DNA a doppia elica; articoli di lifestyle - come trovare un lavoro da nomade digitale e viaggiare il mondo da sole; consigli per star bene dentro e fuori con lo yoga e l’ayurveda; interviste a donne che fanno la differenza, consigli di lettura e persino un racconto breve di un’autrice contemporanea. Questo e molto altro su “Le Nuove Donne”. Allaccia le cinture e preparati a esplorare un nuovo universo femminile. Buon viaggio! A cura della Redazione Fabiola Falcone e Alessandra Nitti

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OPINIONI: L’IMPORTANZA DI REINVENTARSI

Lo scorso anno, il famigerato 2020 che resterà nei libri di scuola, ha messo a dura prova grandi fette di popolazione e le sue conseguenze continueranno a farsi sentire per lungo tempo. Insieme alla tragedia, però, ho sentito ogni giorno anche notizie di gente che si è reinventata.

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“Reinventarsi” è diventata una parola di grande importanza in questo anno buio. Coloro che hanno perso tutto e che ciononostante non hanno mollato ci insegnano una buona lezione: quella della fenice. La fenice è l’uccello mitico che arde e poi rinasce dalle sue ceneri. Allo stesso modo, chi di noi ha visto andare in fumo i propri progetti e tutto ciò che aveva creato, ha avuto l’occasione di rinascere. Non è facile: passare anni e anni a costruire qualcosa, che sia in ambito lavorativo o affettivo, e poi vederselo abbattere da una pandemia globale è un colpo che non molti possono sopportare. Eppure, a chi lo fa, a chi riesce a spostare le macerie e a tornare all’aria aperta, verrà donata una seconda possibilità. Prendere o lasciare: è ora di ricominciare tutto da capo, per quanto frustrante questa situazione sia. In fondo, la caratteristica della vita è proprio la sua instabilità: anche se rincorriamo la sicurezza, essa non è altro che una chimera che evapora in fretta. L’esistenza muta di continuo e con essa le nostre condizioni. Per questo, anziché credere di poter costruire una casa solida, a volte è meglio farsi una dimora flessibile, così che, anche se l’uragano la butta giù, possiamo recuperare i materiali e ricostruirla. Perché è difficile ritornare a galla da sotto quintali di stabile e sicuro cemento armato. A chi si è visto perdere tutto a causa della pandemia auguro di poter riprendere in mano quei pannelli di legno e di ricostruirsi un rifugio, magari un po’ diverso, magari un po’ più in là, forse reinventandosi e trovando un modo alternativo per portare il pane in tavola. Siamo essere pieni di fantasia e talento, noi umani, duri come la roccia sotto i colpi della vita. Sopravviviamo in questo pianeta da secoli e siamo passati attraverso calamità naturali, guerre mondiali, epidemie, carestie, e siamo ancora qua, sempre di più e sempre più forti. Come è possibile?

Perché la vita che ci scorre nelle vene è di una forza immensa e dopo ogni grande tragedia centinaia di milioni di esseri umani nel corso della storia si sono rimboccati le maniche e si sono ricreati attraverso una strada alternativa, quando necessario. Anche adesso, anche dopo il 2020, è possibile - no, è necessario - reinventarsi, scandagliare i propri talenti e metterli al servizio altrui. Non importa cosa si decida di fare, l’importante è farlo. Perché ognuno di noi ha il diritto alla felicità sin dalla nascita, ma ha anche il dovere di rendere questo mondo un po’ migliore, basta solo tenere pulito il proprio spazio vitale e mentale, sorridere e andare avanti. Come? Ripensa a quel tuo sogno nel cassetto, a quel progetto che ti sarebbe piaciuto fare. Forse sei un’ingegnera, ma hai sempre sognato di aprire una panetteria. O forse sei una panettiera e ora che sei in bancarotta vuoi andare all’università a studiare ingegneria. Bene! È il tuo momento ed è un tuo diritto. Perché l’unico modo per sopravvivere alle grandi tragedie è quello della fenice. Una volta che diventerai fenice, volerai alto, altissimo e ti accorgerai di quanto la vita è meravigliosa, di quanti cieli ci sono da esplorare, di quanto a volte basti poco per poter superare i limiti e vivere i nostri sogni a pieni polmoni. A cura di Alessandra Nitti - Redattrice

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SAGGEZZA D’ORIENTE IN OCCIDENTE

YOGA E AUTENTICITÀ Il segreto di essere te

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“Sii te stessa e conquista il mondo, il tuo mondo.” – Oggi più che mai abbiamo bisogno di essere noi stesse, esprimere il nostro potenziale, mettere da parte la gelosia e l’invidia e focalizzarci sul nostro cammino. Tutto questo è possibile. Scopri come liberarti dei giudizi ed essere la miglior versione di te.

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n una società che ci vuole tutti uguali, oggi più che mai è arrivato il momento di essere diverse e originali. Ognuna di noi è unica e non troveremo mai nessun altro con le stesse caratteristiche. Lo sai che nella natura non esiste nulla di uguale? Persino ogni mela, ogni foglia, ogni farfalla è diversa dall’altra. L’unicità non risiede soltanto nella forma fisica, lo siamo anche dentro. Dobbiamo imparare ad essere noi stesse, in ogni situazione, per poter essere totalmente libere. Come facciamo a liberarci di quello che vuole la società? Possiamo essere davvero noi stesse in questo mondo che tende a conformarci? Vi dico che è possibile seguendo questi piccoli passi. 1. ACCETTATI E AMATI Siamo sommerse di immagini: riviste, modelle, tutte seguono dei canoni di bellezza. “ Lei ha le gambe più lunghe delle mie”, “Guarda come è snella”, “Che fortuna avere il naso così piccolo”. Qualcuno, non sappiamo chi, ha deciso come deve essere il corpo femminile e noi ci adeguiamo, nascono il confronto, la competizione e il desiderio di assomigliare a qualcun’altra. Ci ritroviamo così con frustrazione, insoddisfazione e un forte sentimento di inadeguatezza. Smettiamola: ogni corpo è bellissimo, dobbiamo semplicemente trattarlo bene e prendercene cura. Diamo la precedenza alla salute, più che all’aspetto: alimentiamoci in maniera sana, riposiamo la giusta quantità di ore e facciamo attività fisica. Ogni organismo richiede un tipo di alimentazione unica e personale: ciò che fa ingrassare una persona potrebbe mantenere in buona salute un’altra, così come la routine quotidiana e lo sport, attività diverse beneficiano persone diverse. Il corpo è il nostro tempio personale, casa nostra, teniamolo pulito, impariamo ad

amarlo, perché all’interno di esso ci vivremo per tutta la vita. Impariamo ad ascoltarlo e a muoverci in funzione di quello che ci chiede. Oltre a non confrontarci, non critichiamo le altre, ogni volta che viene da dire “Hai visto che … ha quella?” chiediamoci perché non usiamo la bocca e la mente per formulare pensieri produttivi. 2. PERCORRI IL TUO CAMMINO Ognuno ha il proprio cammino, così se qualcuno a venticinque anni ha già una casa e due figli, qualcun altro a trentacinque una laurea, e un altro ancora si è comprato la macchina con i soldi di papà, noi non sappiamo tutti i passi che ha dovuto compiere, le difficoltà incontrate o le opportunità che magari è stato bravo a cogliere. Fermarsi a guardare la strada degli altri, rallenta la nostra. Percorriamo il nostro proprio sentiero per raggiungere qualcosa di specifico. Accettiamo ciò con cui, o senza cui, siamo nate senza invidie e con una buona dose di autoconsapevolezza. Perché provare invidia di un percorso che non è nostro? Lungo la strada ci ritroveremo ad affrontare tante situazioni meravigliose e altrettante sfide che trasformeranno la persona che siamo. Ma il cammino è esclusivo e lo possiamo percorrere solo noi, nonostante ci saranno persone che magari affronteranno questa strada con noi, continuiamo sui nostri passi, dritto alla meta. Spesso, invece di confrontarci, possiamo supportarci l’un l’altra, ispirarci. Quando siamo autentiche cosa importa se qualcuno ci imita? Lasciamo in pace un po’ l’ego. Agiamo in buona fede e vantiamoci di aver ispirato gli altri invece di pensare che hanno rubato l’idea, se stiamo guardando quello che sta facendo qualcun altro è perché ancora non siamo concentrate su noi stesse. Collaboriamo, piuttosto che competere.

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3. LIBERATI DEI PREGIUDIZI E DEI GIUDIZI Più saremo concentrate su noi stesse e più, poco a poco, ci libereremo dalle catene e dagli stereotipi. Saremo libere di dire quello che vogliamo, senza paura di essere giudicate, perché conosciamo il nostro valore e chi siamo realmente, perché ci amiamo e non critichiamo. Perché percorriamo il cammino con il cuore e la mente pulita. Rendersi libere dai pregiudizi è un modo per allontanarci dall’attaccamento ed essere felici. Prendi in mano la tua vita e sii te stessa. Bene, ora che hai letto tutto questo molto probabilmente ti dirai facile a dirsi. E se ti dicessi che esiste un metodo che aiuta il “da farsi”? Si tratta dello yoga. Tramite lo yoga scaviamo tanto dentro noi stesse. I movimenti non sono solo posizioni per diventare più flessibili e avere una zona “core” di ferro. Dietro ogni asana( postura) c’è molto di più: impariamo a focalizzarci su di noi, a non competere, a capire che siamo uniche. Ascolteremo il ritmo del corpo e della mente e impareremo ad andare oltre i limiti quando è il momento giusto. Ci renderemo conto che ogni piccolo miglioramento, durante la pratica, e nella vita in generale, è qualcosa che avviene in maniera naturale ed è solo ed esclusivamente nostro. Durante lo yoga compiamo un viaggio personale. Con l’unione di corpo e mente scopriremo la loro stretta relazione. Come detto prima, è dannoso fare paragoni e nello yoga è evidente perché ci accorgeremo che, mantenendo una posizione di equilibrio, se guardiamo quello che fa un altro, cadremo e perderemo l’allineamento. Impareremo ad amarci, oggi un po’ più di ieri. Lo yoga regala infiniti strumenti per condurre alla libertà, tra un respiro e l’altro, tra un movimento e l’altro fino a sederti in una posizione comoda ad osservare con gli occhi chiusi te, il tuo centro, il tuo mondo. di Fabiola Falcone

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NUOVE FRONTIERE DEL LAVORO: il nomadismo digitale

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“Smartworking” e “nomade digitale”: abbiamo sentito spesso questi termini negli ultimi tempi, di solito accompagnati da foto di persone che lavorano a bordo piscina, all’aria aperta, nel bel mezzo di un giardino, sorseggiando un caffè e in tanti altri luoghi che non siano l’ufficio. Ma cos’è davvero e cosa fa un nomade digitale?

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Sono nomadi digitali coloro che lavorano dal PC, online, ma fuori da un ufficio, cioè da remoto. Possono avere clienti da tutto il mondo e decidere di vivere dove vogliono. Ciò che li contraddistingue è l’avere orari flessibili e l’essere location free, ovvero non sono legati a nessun luogo in particolare. In genere - tranne per i casi di dipendenti da remoto - i nomadi digitali non hanno un cartellino da timbrare, ma solo deadlines. Si lavora, pertanto, a obiettivi e non secondo orari fissi. Che siano queste le nuove frontiere del lavoro? Forse sì: lavorare dalla postazione che più si preferisce con ritmi adatti a se stessi può portare grandissimi benefici in termini di qualità della vita. COME SI GUADAGNA DA VIVERE UN NOMADE DIGITALE? Innanzitutto il termine non identifica una precisa carriera, bensì un gruppo di persone che lavorano in modo rivoluzionario. I nomadi digitali svolgono lavori online i quali possono essere i più disparati e assicurano uno stipendio pieno a fine mese. Ci sono due modalità di lavoro: freelance o dipendenti. In Italia presso le aziende non ha ancora preso piede il lavoro da remoto (in tempi di “non pandemia”), ma chissà che, dopo il covid molte ditte non si aprano a questa modalità. Immaginate come diverrebbero vivibili città quali Roma e Milano, mentre luoghi isolati come molti paesini avrebbero una vita e un giro economico nuovi. A qualcuno piacerebbe poter lavorare dal proprio luogo natio, vicino alla famiglia e lontano dallo smog delle grandi città! Oppure prendere un aereo e andarsene su una spiaggia thailandese. Parlatene con il vostro capo. Magari accetta. Ricordate che un nomade digitale non deve per forza viaggiare: sono molte le persone che decidono di lavorare da remoto per stare più tempo con la famiglia o per non sprecarne in pendolarismo. I lavori da poter svolgere online sono ogni giorno di più. Vediamo i più gettonati Webwriter, copywriter, content writer: creano contenuti per il web, i social, i siti, aiutando aziende e privati a pubblicizzare i loro prodotti, scrivendo per il portale di uno stabilimento, curando blog e articoli per conto di qualcun altro. Insomma, sono proprio queste le figure che riempiono le pagine delle migliaia di siti; ma si occupano anche della pubblicità, dei comunicati, eccetera. Sono l’anello di congiunzione tra l’azienda e il potenziale cliente grazie alla parola. Traduttore: è un lavoro affascinante poiché sempre immerso nelle lingue. Vero che ci sono tanti tools e applicazioni per tradurre, ma il risultato può essere imperfetto. Il traduttore fa due cose importantissime: rende il testo bello e leggibile e, soprattutto, conosce entrambe le culture. Così non solo traduce le parole, ma fa da tramite tra due culture (e mentalità) diverse. Da che mondo e mondo è una mansione che può essere svolto da casa. Nuove Donne_00

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Impegnarsi nello studio di una o più lingue è essenziale per trovare lavoro in questo campo. Programmatore: è uno dei lavori più ricercati degli ultimi anni e dà la possibilità di essere dipendenti d’azienda o di lavorare da remoto. Il programmatore crea tutto ciò che è nel PC e nelle macchine: siti, app, giochi, programma macchinari, eccetera. Sempre più in espansione e molto ben pagato, diventare programmatore richiede studio e impegno. Se non avete intenzione di tornare all’università, il web è pieno di corsi ben fatti per impararne le basi. Graphic Designer: è un esperto di contenuti visivi. Disegna loghi, crea immagini, cura la parte visiva dei siti, sa rendere piacevoli le foto. Inoltre impagina le riviste come questa, è esperto nel gusto del potenziale cliente, rende in immagini l’essenza dell’azienda. Specializzarsi in personal branding, cioè nel “tema” visivo dell’azienda, è un plus molto richiesto. Digital Marketer: è una figura essenziale per le vendite online, un professionista a 360 gradi dell’azienda. Definisce il target di clienti e studia la strategia migliore, conosce le basi della SEO e collabora con i social media manager, i grafici e i copywriter. Conosce le basi dell’informatica, del web design e anche la psicologia dell’acquirente. Ha anche delle basi di cultura economica e di solito conosce bene l’inglese e altre lingue per espandere il mercato all’estero. Social Media Manager: è la figura che gestisce i social media e gli account di qualcun altro. Si occupa dei contenuti, delle visualizzazioni, dell’immagine che la persona o l’azienda vuole trasmettere. Al giorno d’oggi i social sono importantissimi a livello pubblicitario molto più della TV. Sui social la pubblicità è mirata e un social media manager, a seconda del prodotto 18

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venduto, sa a chi rivolgersi ma soprattutto sa come fare. Assistente virtuale: è un segretario vero e proprio per conto di una o più persone/ aziende e si occupa di ciò di cui si occuperebbe un segretario in presenza. Chi ha una posizione manageriale spesso non ha il tempo di stare dietro a tutte le piccole mansioni quotidiane, come fare le telefonate o rispondere alle e-mail. Un segretario è essenziale nell’organizzazione della giornata ma la novità è che si può fare anche da remoto. Life coach: è una mansione sempre più popolare ultimamente. I life coach aiutano a diventare consapevoli: consigliano come organizzare la vita altrui, seguendo un percorso ben preciso e adatto a ogni persona. Si assumono il compito di creare una via personalizzata con lo scopo di miglioramento, ma anche di recare la felicità. Alcuni coach sono specializzati nel nomadismo digitale, per aiutarci a intraprendere questo percorso. L’insegnante di lingua: sempre più gente preferisce imparare una lingua online senza bisogno di andare a scuola. Come si diventa insegnante di lingua online? Innanzitutto bisogna specializzarsi in un idioma, che può essere anche l’italiano; è consigliato conseguire le certificazioni dell’insegnamento per avere più opportunità e fare molta pratica, anche presso una scuola fisica. Quando ci si sposta online, è bene cercare un target di riferimento a cui insegnare: per esempio, insegnare l’italiano agli arabi, così da differenziarsi e crearsi la propria nicchia. Il web è pieno di piattaforme frequentate da chi vuole imparare un idioma straniero. Travel Blogger e/o Travel designer e/o guida turistica: lavorare nell’ambito del turismo (almeno fino a prima della pandemia e speriamo anche dopo!) è una


carta vincente. Ogni anno nel mondo sono miliardi le persone che si muovono per piacere. Studiare le lingue è un must per questo tipo di lavoro e, naturalmente, si deve saper viaggiare. Il travel blogger scrive articoli o crea video su varie destinazioni, fa story telling per hotel, ristoranti e altri servizi turistici, collabora con aziende, enti e compagnie aeree. È difficile vivere solo di questo, ma i travel blogger davvero bravi ci riescono con successo. Se poi abbinate questo lavoro al travel designer (uno “stilista” di viaggi personalizzati) o vi reinventate guide turistiche, il gioco è fatto. Un mio consiglio è quello di concentrarsi su solo un tipo di viaggi o su una località precisa. Esistono travel designer focalizzati solo sull’Indonesia o sull’area ex-sovietica e così via. MA DAVVERO? Tutte le professioni qui elencate sono lavori veri - anche se svolte fuori da un ufficio o a bordo piscina. Per essi servono

preparazione, serietà e impegno. Svegliarsi ogni mattina con un senso di scopo, proprio come per qualsiasi altro lavoro. L’inizio può essere duro e incerto: la difficoltà di trovare clienti, di creare un rapporto di fiducia, l’instabilità economica a fine mese. È normale, nulla ci è regalato. Perciò è bene avventurarsi in questa missione senza abbandonare la nostra fonte di guadagno/ lavoro, e mollare tutto in seguito, quando il nostro business è avviato. Il nomadismo digitale è uno stile di vita per migliorarne la qualità, senza essere costretti a trascorrere 40 ore settimanali in ufficio e più di 5 stipati in metro o bus. Un grande impegno all’inizio sarà il lasciapassare per la nostra felicità e libertà future in ambito lavorativo. di Alessandra Nitti

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RITRATTI

CHRISTINE DE PIZAN E LA CITTÀ DELLE DAME La prima donna scrittrice di professione

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La prima donna scrittrice che la storia ricorda è la veneziana trapiantata a Parigi Cristina da Pizano. Rimasta vedova e indebitata non trovò altro modo per risollevarsi che quello di rimboccarsi le maniche e lavorare. Sembra facile, ma non era cosÏ nel Quattordicesimo secolo.

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“Nessun uomo deve servire una donna, chi lo fa si umilia, perché nessuno deve servire chi è più in basso di lui.”

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osì sentenzia Cicerone, uno dei più elogiati rappresentanti della nostra letteratura classica. Risposta: “Che tacciano! Che tacciano d’ora in avanti i chierici maldicenti… e tutti i loro complici e sostenitori. Abbassino gli occhi per la vergogna di aver mentito tanto nei loro libri, sta più in alto colui o colei che ha più virtù; l’eccellenza o la bassezza delle persone non risiede nei corpi secondo il loro sesso, ma nella perfezione dei costumi e della virtù.” Di chi è questa voce? Olympe de Gouges? Emmeline Pankhurst? No, è di Cristine de Pizan. Non proviene dalle pagine della Rivoluzione Francese, né dai tempi delle suffragette, ma da molto più lontano. Ed è di questa voce straordinaria, di una missione e di un libro che vi voglio parlare. Il suo nome era in realtà Cristina da Pizano. Di origini italiane, era nata a Venezia intorno al 1365 ma aveva vissuto tutta la vita a Parigi poiché il padre, professore di medicina e astrologia all’università di Bologna, venne invitato alla Corte di Francia come medico e astrologo del re Carlo V. La figura paterna rivestì un ruolo determinante, perché fu lui a incoraggiare la figlia allo studio delle lettere. Cristina ricevette dunque un’educazione insolitamente completa per una donna del suo tempo, nonostante l’opposizione di una madre conservatrice che fu “l’ostacolo più grande allo studio e all’approfondimento delle scienze”. A Parigi, grazie alle conoscenze della famiglia, Cristina poté accedere a un prezioso tesoro, la Biblioteca Reale del Louvre, costituita da centinaia di volumi impreziositi da ricchissime miniature. All’età di quindici anni venne data in sposa a un uomo scelto dalla famiglia, di nove anni più anziano. La nostra storia, però, inizia davvero quando morì il marito. All’età di venticinque anni, Cristina, rimasta all’improvviso vedova, si ritrovò a doversi assumere la responsabilità della guida della famiglia. Cominciò a districarsi in complesse questioni di affari di uomini, di cui era rimasta fino ad allora completamente all’oscuro, com’era in uso per una brava moglie. Con l’espediente letterario del sogno1 , ci racconta il significato di questa cruciale svolta. Si trovava insieme al marito su una nave in tempesta: lui timonava la nave ma cadde e scomparve nelle acque agitate. Cristina, sconvolta dallo spavento e dalla lacrime, si addormentò mentre l’imbarcazione senza nocchiere andava alla deriva. Ed ecco la metamorfosi: al risveglio si accorse di aver perso l’anello nuziale e di essere cambiata fisicamente, le membra erano più forti, la voce più grossa, il corpo più leggero. La trasformazione da donna a uomo è il simbolo del passaggio di Cristina ad una vita autonoma e responsabilizzata; è il cambiamento decisivo che genera la sua vocazione di scrittrice, mestiere riservato ai soli uomini.

1 Christine de Pizan, Le Livre de la Mutacion de Fortune, ed. par S. Solente, Paris, Picard, 1959, 1964, 1966.

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Cristina, libera dai doveri della figura tradizionale femminile, si volse dunque allo studio e alla scrittura. Le sue opere cominciarono ad avere un certo successo in Francia e le procurarono numerose committenze da personaggi illustri. La sua fervida produzione poetica spaziava dalla poesia agli scritti allegorici, dalle biografie ai trattati morali. Altre donne avevano scritto prima di lei, ma Cristina fu la prima a realizzare se stessa come scrittrice di professione, la prima ad essere indipendente ed autonoma attraverso il proprio lavoro. Nelle miniature amava farsi ritrarre mentre leggeva nello studio, sola, seduta allo scrittoio. Probabilmente arrivò persino a dirigere un atelier di maestri miniatori. Quando giunse all’apice della celebrità diventando una figura centrale nella produzione culturale della sua epoca, scrisse il suo frutto più maturo, il Livre de la Cité des Dames. Completato in pochi mesi, tra il 1404 e il 1405, La città delle Dame è la massima 24

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espressione dell’identità artistica e intellettuale di Cristina de Pizano. Il libro rappresenta una missione: stabilire l’autorità femminile attraverso la revisione e la riscrittura della tradizione letteraria e della realtà. Nei suoi anni di studio Cristina si era confrontata con un’eredità intellettuale profondamente maschile e, a tratti, misogina. Da questo confronto nacque una necessità di revisione della tradizione. Cristina era convinta che la letteratura maschile avesse avuto fino ad allora la meglio perché non esisteva una tradizione femminile corrispondente. Le donne infatti non avevano mai potuto scrivere libri e la loro assenza dalla scena intellettuale era dovuta all’educazione limitata e all’isolamento forzato tra le mura domestiche. Cristina nella Città ritorna spesso al problema dell’istruzione diversa riservata alle fanciulle, all’impossibilità di una vita varia e stimolante: un’esclusione che l’autrice sottolinea essere culturale e non di certo naturale, perché “una donna intelligente riesce a fare di tutto”.


La Città delle Dame parla della costruzione di “una città perfetta, solida” dove possano essere accolte tutte le “donne degne di lode”. Non si tratta di un edificio di ritiro, ma di rappresentanza, poiché “le dame sono state abbandonate per molto tempo, allo scoperto come in campo senza siepe, senza trovare nessun campione che le difendesse adeguatamente.” Tre dame, figure allegoriche della Ragione, Rettitudine e Giustizia, assistono Cristina in questa realizzazione. La prima l’accompagna nel “Campo delle Lettere”, dove scava un fossato con la “zappa della ricerca” e pulisce dalle false credenze eliminando le “sporche pietre nere”, pone le fondamenta con le vicende delle regine e delle guerriere e poi costruisce le solide mura di cinta con quelle delle donne di grande sapere. Poi interviene Rettitudine che, con le vite delle donne virtuose, costruisce i palazzi, le strade, le torri; infine Giustizia accoglie tra le mura della città le sante e le martiri. Il materiale con cui è costruita la città sono le vite delle donne stesse: Cristina crea una genealogia di figure femminili esemplari che non esisteva ancora nella scena letteraria. Nella sua opera di riscrittura della storia, l’autrice apre la sua Città a quelle donne “forti” che nella tradizione erano invece modello dei vizi femminili. È quindi Semiramide di Babilonia la prima pietra della Città, su cui tutto si posa: esempio di lussuria e di inganno nella tradizione maschile, qui invece è una grande regina che sa governare con coraggio e combattere con audacia. La fondatrice inaugura l’ampia galleria di donne in cui l’autrice si rispecchia. Le loro vite sono la pietra e il marmo con cui viene costruita la Città “per tutte le donne onorate, quelle del passato, come del presente e del futuro”.

è la Città. È la creazione di un nuovo spazio per la rilettura della realtà e della storia, uno nuovo spazio della parola, uno spazio della parola delle donne. Per tutto questo tempo gli uomini hanno avversato le donne per favorire la propria parte, condannando con falsità tutto il genere e ciò che ad esso è legato, ma è come “condannare il fuoco, elemento utile e necessario, con la motivazione che ci si può bruciare, o l’acqua, perché alcuni vi annegano”, così diceva Cristina. Ora non più, perché secondo Cristina è giunto il tempo di “cacciare dal mondo questo errore”. Correva l’anno 1405 e Cristine mostrò all’élite parigina come anche una donna potesse essere capace di lavorare, amministrare l’economia e, soprattutto, creare bellezza artistica se lasciata libera dalle pareti domestiche. di Alessia Knulp

Perciò l’atto dello scrivere è assimilato a quello del costruire. La metafora è continua: la Città è il Libro e il Libro

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IN VIAGGIO CON IL MIO ZAINO

VIAGGIO SOLA

breve compendio per un viaggio in solitaria

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A chi non è mai capitato di dover rinunciare a un viaggio per non aver trovato una persona amica disponibile a venire con noi? Magari le date delle ferie non coincidono o si hanno in testa mete diverse oppure ci si organizza insieme e, alla fine, l’altra persona ci molla all’ultimo minuto. In casi come questi una soluzione potrebbe essere partire da sola.

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Un viaggio in solitaria può spaventare, soprattutto per le donne. Sappiamo bene che per noi ogni cosa è più difficile, specie se si vive in un Paese conservativo e paranoico come il nostro. Sempre più spesso i notiziari trasmettono tragedie e incidenti, senza però ricordare che sono eventi saltuari. La Terra è un posto bellissimo e la maggior parte delle persone non vuole altro che essere felice, proprio come noi: questo lo si comprende quando si inizia a vivere il mondo per davvero. Smettiamo di guardarlo dal buco della serratura dei social, usciamo e andiamo a conquistare questo stupendo pianeta e la sua bellissima umanità. Viaggiando in solitaria ho conosciuto tantissime altre donne in viaggio: un’infermiera belga in giro in bici nel sud-est asiatico, una ragazza tedesca in un van in Cambogia, una neolaureata nelle Highlands scozzesi. Cose le accomunava? Uno zaino e la voglia di vivere. L’IMPORTANZA DI VIAGGIARE DA SOLA Perché è importante viaggiare da sola? A parer mio, serve soprattutto a rivendicare se stesse. Stare sotto una campana di vetro o rimanere sulla torre del castello come una delicata principessa non ci aiuterà di certo. Il viaggio in solitaria diventa allora metafora della nostra vita: scendiamo da quella torre, saltiamo su un cavallo e prendiamo in mano le briglie della nostra quotidianità. Siamo noi il cavaliere: viaggiare, come vivere, è una cosa che spetta a noi e a noi soltanto. È difficile? Certo che lo è: tutto nella vita è difficile. Ci saranno imprevisti? Eccome! Il viaggio è il focolaio degli inconvenienti, ma per questo le viaggiatrici, quelle vere, con gli scarponi inzaccherati e il segno delle spalline dello zaino, imparano a vivere. Saper gestire gli intoppi, dominare le emozioni, tenere sotto controllo il panico, manovrare la situazione attuale a nostro favore è l’arte del viaggio, ma è anche l’arte della vita. Lo è tanto quanto il famoso: hic et nunc, “qui e ora”. Quando sei in viaggio sei immersa così tanto nel momento presente che non esiste nient’altro: sei tutta essenza. Pensieri, ricordi, speranze, tutto evapora: sei quelle membra con la borsa in spalla, quel respiro che si sposta nel mondo assorbendone le benedizioni e donandone in cambio. Se imparassimo a vivere come in questi momenti, quando la concentrazione è sull’attimo presente e niente è oltre a ciò che è ora, allora sapremmo viaggiare e vivere - come dovremmo, come entità divine. COME ORGANIZZARE UN VIAGGIO IN SOLITARIA Scegli la meta con coscienza. Se è vero che il mondo è un posto bello è anche vero che, in alcuni paesi, la donna è considerata di meno valore rispetto agli uomini. Online ci sono tantissime risorse: quando si decide di visitare un luogo è bene passare un po’ di tempo leggendo come è la situazione femminile lì e se vi sono delle regole specifiche da dover seguire. Avvertenza: cerchiamo di non avere pregiudizi. Ci sono tante ragazze che viaggiano in regioni ritenute pericolose eppure in realtà si rivelano essere mete “woman-friendly”.

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Quando prenoti l’alloggio, se una stanza singola è troppo costosa ma non ti senti a tuo agio in una stanza mista, molti ostelli hanno camerate per sole donne, sia in Europa che in altri continenti. Di solito è scritto nella descrizione sul sito di prenotazioni. In caso contrario basta una e-mail o una telefonata per chiarire la situazione. Se hai paura della solitudine, sappi che viaggiare da sola è molto meno solitario di quanto sembri. Non è un controsenso: è facile iniziare a chiacchierare con qualcuno. A Lisbona stavo passeggiando tranquilla quando ho incontrato un gruppo di ragazzi che mi hanno portata a mangiare le specialità del luogo, in Tibet ho fatto amicizia con una coppia di tedeschi che stavano viaggiando per il mondo, in Ucraina con un tassista che sognava la Sicilia, in Laos ho conosciuto così tanta gente che farei fatica a elencarla. Insomma, viaggiare da sole è il modo migliore per conoscere tanta gente e quindi il mondo vero, non quello che vediamo attraverso uno schermo. E se capita un imprevisto? Quando sei disperata e vorresti mollare tutto, piangi pure fino a consumarti i condotti lacrimali, ma poi ricomponiti e datti da fare. Nel viaggio e nella vita, oramai non fa più differenza. IMPARI A CONOSCERE TE STESSA Un’altra parte fantastica del viaggiare da sole è anche godersi i momenti con se stesse. Noi siamo l’unica persona che ci accompagnerà fino alla morte e imparare a conoscersi è essenziale. Viaggiare in solitaria è uno dei metodi migliori per entrare in contatto con i propri limiti e i propri punti di forza, conoscenze che ci guideranno in ogni bivio della vita. È anche il momento per rimettere in ordine la propria esistenza, per fare chiarezza sul percorso passato e quello a venire. Da sole, senza l’opinione altrui, senza le credenze e i valori della società nella quale viviamo di solito, fuori dalla routine che ci costringe a creare pensieri sempre uguali, possiamo vederci in pura chiarezza e decidere chi siamo e dove vogliamo andare. Guardiamoci nello specchio come se stessimo osservando la mappa del viaggio, contempliamo la strada percorsa senza la polvere della quotidianità e con una matita tracciamo ciò che desideriamo nel futuro. Quando viaggio porto con me un diario: è in quei momenti che mi colgono le intuizioni più profonde. “Chi sono?”; “Cosa voglio?”; “Sono io a guidare la mia vita o credo solo di esserlo?” Vedendo altri mondi, conoscendo altre culture, incontrando altra gente che vive in maniere diverse ci renderemo conto che ciò che abbiamo sempre creduto essere l’unico modello di vita non lo è. Attorno a noi ci sono miliardi di strade, tante quante siamo noi esseri umani, e, prima di partire, non immaginavamo potesse esistere tanta ricchezza. Solo ora, scevre dai retaggi culturali e dalle influenze dell’ambiente quotidiano possiamo vedere e ricreare la nostra vita secondo nuovi schemi, rendendola un’opera d’arte personale.

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FAI CHE LA TUA VITA SIA IL TUO CAPOLAVORO Facciamo amicizia con noi stesse: non rimaniamoci sconosciute. Prendiamo il coraggio e partiamo! Per fare questo, non c’è bisogno di andare dall’altra parte del mondo. Va bene anche fare quattro passi da sola nel parco sotto casa. Va bene curarsi, volersi bene, dire di “no” a ciò che è nocivo per noi, siano esse sostanze, persone o situazioni. Viaggiando sole impareremo a non vergognarci delle nostre debolezze, a usare le nostre forze, a smettere di voler essere giuste, perfette, le migliori.

di questa Terra sono in me e io sono in loro, piccolo petalo che insieme a tanti altri crea un prato colorato. Solo per una stagione, solo per qualche istante, ma fino a che non appassirò voglio che quel prato sia il mio capolavoro. Voglio che la mia vita sia il mio capolavoro. di Alessandra Nitti

Ho imparato ad amare me stessa e ad amare il mondo, viaggiando sola: ho scoperto come questo meraviglioso pianeta è un calderone di profumi, cibi, sentimenti, esseri umani, e come tutti essi si riflettono in me stessa. In fondo non sono mica tanto diversa dal mondo: ogni aspetto, ogni raggio, ogni colore e odore

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FOTO REPORTAGE

VENEZIA È MORTA

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enezia è morta è una riflessione fotografica sulla laguna e sulle sue indiscutibili bellezze artistiche. Le immagini raccontano il senso di sconforto provato di fronte ad una città che ho visto cambiare nel corso degli anni: sfruttata dal turismo di massa, distrutta lentamente dalle frequenti e sempre più pericolose acque alte e ora svuotata dall’emergenza sanitaria covid-19. Vittima di un sistema politico e burocratico che non la protegge e preserva, Venezia, mi domando, è ancora viva o sta lentamente morendo? di Elisa Rapisarda 34

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LA SCIENZA DELLA VITA, AYURVEDA

IL GHEE

Il burro miracoloso

Scopriamo insieme cos’è il ghee o burro chiarificato, condimento molto utilizzato nella cucina ayurvedica, per via delle sue molteplici proprietà benefiche. Un ottimo alleato per la salute e l’equilibrio. Indossa il grembiule e sperimenta anche due squisite ricette.

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ggi vi presento il ghee: un super alimento non ancora molto conosciuto nelle nostre cucine occidentali, ma presente da migliaia di anni sulle tavole indiane. DI COSA SI TRATTA? È un burro chiarificato che si ottiene facendo sciogliere, a fuoco lento, il burro (rigorosamente organico, pastorizzato al 100% e senza sale), fino a far evaporare tutta l’acqua. La schiuma che sale in superficie contiene solo la parte nutriente ed è chiamata GHEE, “l'essenza del burro”. Può essere preparato in casa o si può comprare nei negozi di prodotti indiani. Non farti spaventare dal suo costo perché un barattolo di questo burro speciale può durare anche per qualche mese e il prezzo non è nulla in confronto alle infinite proprietà benefiche che contiene. Se fino ad ora avevi abbandonato l’idea di utilizzare il burro nella tua dieta, ti invito a introdurlo nuovamente in questa sua variante più pura. Non preoccuparti delle calorie, perché è il miglior grasso per cucinare, in quanto, a differenza di molti oli, non distrugge le proprietà degli alimenti e contiene molti grassi saturi. SCOPRIAMO INSIEME ALCUNI DEI BENEFICI: 1) È adatto agli intolleranti al lattosio: infatti, durante la sua preparazione, con l’acqua evapora anche la parte contenente il lattosio, la caseina, le proteine e rimane solo la frazione lipidica che lo rende un alimento digeribile. 2) È un alimento facile da assimilare in quanto attiva gli enzimi digestivi, nutre la flora batterica ed è un grande alleato del cuore e del cervello. 3) Ricco di Omega 3 e 9, i quali riducono le infiammazioni delle articolazioni e sono utilissimi per la salute del cervello, accrescono la materia grigia, migliorando la memoria e la comunicazione dei neuroni. 4) Risulta ideale per chi soffre di problemi cardiovascolari o di pressione alta. 5) Ricco di vitamina A, vitamina K (utile per cuore e ossa, e per la calcificazione) D – E (antiossidante). 6) È un prodotto disintossicante, purifica l’organismo, lubrifica il corpo e le articolazioni, essendo ricco di acido batterico, protegge e rimuove le tossine dall’intestino ed è perfetto durante i cambi di stagione, quando siamo più soggetti all’influenza e al raffreddore. 7) È antinfiammatorio, antibatterico ed è un disinfettante naturale, i suoi benefici si vedono anche sulla pelle, promuove la riduzione delle secrezioni e rallenta l’invecchiamento. 8) Fortifica il corpo e dà un senso di pace e tranquillità a livello mentale, assorbe l’energia della luna piena. 42

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Cucinando con il ghee possiamo godere dell’assorbimento dei benefici delle spezie, essenziali per il bilanciamento dei dosha (Vata, Pita, Kapha). COSA SONO I DOSHA? Secondo l’Ayurveda, i tre dosha (o umori) sono la combinazione dei cinque elementi: Acqua, Terra, Fuoco, Aria, Spazio. Vata è aria e spazio, Pita è fuoco e acqua, Kapha è terra e acqua. Ognuno ha un “umore” prevalente che tende a squilibrarsi con più facilità. Possiamo mantenere una vita sana e equilibrata se impariamo a compensare ogni sbilanciamento.

Dal punto di vista ayurvedico il ghee è considerato un alimento satvico (migliora l’energia, l’umore e l’equilibrio) e tridoshico, cioè adatto a tutti i tre tipi, ma è l’ideale soprattutto per Vata. Chi ha una costituzione Kapha deve far attenzione a non esagerare. COME UTILIZZARLO Dal sapore leggero, delicato, dolce e rinfrescante, viene utilizzato per cucinare riso, quinoa, verdure, legumi e per dare più sapore alle spezie. Può essere utilizzato anche per preparare torte o spalmato sul pane. Aggiungine un cucchiaino al tuo caffè per bilanciare la caffeina o al tuo Golden Milk prima di andare a letto per rilassare il sistema nervoso. Ideale per massaggi corporali e per disinfettare le ferite. Ha anche proprietà curative: – 2 cucchiaini di ghee dopo aver bevuto un po’ di acqua calda ci rimetteranno in forma quando non ci sentiamo bene, – Allevia il mal di testa: massaggiati con il ghee la testa e i piedi o mettine un po’ nelle narici. E ora che conosci tutte le sue proprietà magiche, corri a comprarlo e fatti conquistare dal suo sapore unico. Credimi, non ne potrai più fare a meno.

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IL KITCHARI Una ricetta con il ghee

Una ricetta che equilibra i tre dosha è il kitchari, un riso indiano gustoso e nutriente. INGREDIENTI – Riso basmati – Lenticchie gialle (dahl) – Ghee – Semi di cumino – Semi di senape – Hing, assafetida – Coriandolo in polvere – Curcuma – Zenzero – Cumino

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RICETTA – Bollire le lenticchie Dahl per 30 minuti. – Lavare il riso basmati in acqua fredda e bollirlo per 10 minuti. – Mischiare i legumi con il riso. – In una padella far scaldare il ghee, i semi di senape e i semi di cumino, quando scoppiettano aggiungere lo zenzero, un pizzico di hing, il cumino e il coriandolo in polvere. – Unire il riso e il Dahl e lasciar rosolare un paio di minuti. – Condire con curcuma in polvere, un pizzico di pepe nero e coriandolo fresco. Opzione: aggiungere le verdure adatte al tuo dosha in padella assieme a tutti gli ingredienti. …E buon appetito con molta energia e salute! GOLDEN MILK Golden milk o latte dorato è un altro toccasana di salute: si mette a bollire il latte (di vacca o vegetale) con acqua, e si aggiungono varie spezie, come il cardamomo, la curcuma, un po’ di pepe nero, un pizzico di sale e infine si aggiunge un cucchiaino di ghee come ingrediente segreto per rafforzare le proprietà delle spezie. Esistono varie varianti, c’è chi aggiunge chiodi di garofano o lo zenzero o altre spezie. Questa è la ricetta classica e il tocco segreto darà una marcia in più al vostro latte d’oro. Provare per credere. di Fabiola Falcone

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SCOPERTE E SAPERE

LA DOPPIA ELICA

La storia di Rosalind Franklin

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L’educazione femminile è un privilegio che ci è concesso da pochi decenni. Le più fortunate del secolo scorso si sono sempre viste ostacolate dai colleghi uomini, come è successo alla scienziata Rosalind Franklin alla quale è stata derubata la scoperta che ha rivoluzionato la genetica. Chiara Benedetto ci racconta la storia di questa donna rivoluzionaria.

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osalind Elsie Franklin era una giovane donna della Londra dei primi anni ‘50. Non sembrava affatto una ragazza dei suoi tempi. Molte sue coetanee erano già sposate da un decennio e passavano le giornate accudendo marito e figli. Rosalind invece preferiva il camice bianco al grembiule e trascorreva il tempo accudendo molecole in laboratorio. La giovane era infatti una fervente appassionata di chimica, disciplina di cui aveva fatto il suo mestiere, e lavorava come ricercatrice al famoso King’s College di Londra. La sua indole era lontana dall’essere quella di un docile angelo del focolare. Aveva un temperamento forte, era molto gelosa del suo lavoro e, soprattutto, orgogliosa di essere una donna di scienza. L’alta qualità dei lavori precedenti le avevano permesso di ottenere un posto prestigioso al King’s, mansione a cui molti uomini ambivano. Tutto ciò bastava a suscitare l’invidia di questi ultimi, che tentavano in tutti i modi di sminuirla, trattandola come una semplice assistente. L’atteggiamento deciso e scorbutico della “bisbetica Rosy”, come l’apostrofavano, la portava ad allontanarsi dai colleghi. Il lavoro di squadra non faceva per lei e questo era senz’altro un suo difetto. Ogni scoperta restava per lei un segreto fino alla pubblicazione ufficiale. Ciononostante Rosalind non si dava per vinta: continuava a portare avanti il lavoro con fierezza e in totale autonomia. In quel periodo Rosy e i suoi collaboratori si dedicavano a degli studi molto importanti che riguardavano, in qualche modo, l’origine della vita. Infatti cercavano di decifrare la struttura di una nuova molecola biologica, il DNA, principale componente dei geni. Appropriarsi della paternità di tale scoperta faceva gola a tutti, soprattutto agli studiosi più ambiziosi come Rosy.

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La giovane, sempre più determinata e testarda, lavorò duramente giorno e notte finché, con l’ausilio dei raggi X, non riuscì a realizzare una magnifica foto che venne definita “​tra le più belle fotografie a raggi X di qualsiasi sostanza”, come disse lo scienziato britannico John Desmond Bernal. ​ Questo ed altri scatti della giovane Franklin portarono il King’s College ad accettare la forma a spirale del DNA a noi ben nota. La splendida elica della vita fu ancora più evidente dopo che Rosy ebbe scattato, tra le tante, la cosiddetta f​ oto 51, che più di ogni altra fece chiarezza sulla struttura a doppia elica del DNA e sulla sua conformazione. Un lungo lavoro che rimase un prezioso segreto anche quando vide la luce. Fino a che Mr. Wilkins, un suo collaboratore, non scoprì le foto di Rosy e decise di mostrarle alle persone sbagliate. Si trattava di due scienziati dell’Istituto Cavendish, Francis Crick e James Watson, due uomini molto furbi che non esitarono ad appropriarsi delle idee di Rosy e a spacciarle per proprie, senza mai riconoscere il ruolo di questa giovane donna in tale lavoro. L’elica della vita di Rosy non era ormai più un segreto. Watson e Crick si godettero un momento di gloria pubblicando il “loro” lavoro sulla prestigiosa rivista N ​ ature e scrissero con orgoglio di come avessero scoperto la forma a doppia elica del DNA, senza mai menzionare il ruolo di Rosy Un furto a tutti gli effetti del quale lei però non si corrucciò: era una donna così forte da accettare anche i soprusi. Al contrario, mostrò ammirazione per i suoi colleghi-rivali e continuò a lavorare con passione, sia in Inghilterra che all’estero. Ai tempi le donne di scienza erano talmente rare che i tentativi di metterle all’angolo erano all’ordine del giorno.


Passarono gli anni, Rosy giunse all’apice della carriera. Subì una delicata operazione chirurgica che tuttavia non fu in grado di fermare la sua determinazione. Le era stato diagnosticato un tumore alle ovaie, ma lei continuò a recarsi al suo amato laboratorio ogni giorno, senza mai trascurare il lavoro e pubblicando con profitto. Finché la malattia non la spense il 15 aprile 1958, a soli 37 anni. Neanche la morte le rese giustizia. Ancora oggi nei libri di scuola pochi si ricordano di una scienziata inglese di nome Rosalind Franklin, vera scopritrice della doppia elica del DNA a cui era stato rubato il suo più prezioso segreto, nonché un importante articolo e premio Nobel. I due scienziati “ladri” non si fecero scrupoli a ricordarsi di lei solo come una donna “indomabile, poco attraente e dal carattere impossibile”. Non riconobbero mai il valore che la ​terrible Rosy ebbe nel loro lavoro, nel loro immeritato successo che non riuscirono ad ottenere lavorando in modo onesto. Rosy era invece autonoma, indipendente, lavorò sempre da sola e da sola custodì il suo segreto finché non le fu rubato. Lo aveva portato avanti con tutte le forze e con quella che fu la parola chiave della sua vita: la passione. di Chiara Benedetto

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REGALATI UN LIBRO

LA MAGA DELLE SPEZIE

di Chitra Banerjee Divakaruni

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Serena Pontoriero ci parla del romanzo indiano “La maga delle spezie”, dal quale è stato tratto l’omonimo film. Una bambina, un apprendistato del tutto particolare; un viaggio dall’altra parte del mondo per aiutare chi è in difficoltà; un amore che le sconvolgerà la missione.

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a maga delle spezie è un romanzo di Chitra Banerjee Divakaruni edito da Einaudi. La storia narra di una bambina indiana, Tilo, che nasce in una famiglia in cui non si sente amata, anzi è temuta perché possiede dei poteri magici che le permettono di vedere il futuro e di fare delle profezie. Questo dono porterà Tilo a vivere una vita ricca di avventure fra drammi famigliari, razzie di pirati e serpenti parlanti. A seguito di una serie di peripezie, Tilo approda su un’isola misteriosa, l’isola dell’”Antica”, della Prima Madre, colei che detiene il potere delle spezie. La Prima Madre la ammette fra le sue allieve e la ragazza inizia la formazione per diventare a sua volta maga delle erbe. Finito l’apprendistato, ogni maga deve scegliere un luogo in cui risiedere e Tilo decide di andare in America. Così la protagonista si ritrova catapultata in California con la sua bottega di spezie e un nuovo corpo, un corpo da vecchia. “La bottega. Anche per chi non conosce nulla della stanza sul retro con i suoi scaffali sacri e segreti, la bottega rappresenta un viaggio nella terra delle possibilità irrealizzate.” Grazie agli insegnamenti dell’Antica, il suo compito è quello di aiutare il prossimo con il potere delle spezie: una donna vittima di violenza, un giovane che affronta il difficile periodo dell’adolescenza, indiani vittime di razzismo. Il prezzo da pagare per esercitare il suo potere è, tuttavia, alto: oltre ad un corpo da vecchia e al divieto di provare affetto per i clienti del negozio, Tilo non può uscire dalla bottega né utilizzare le spezie per se stessa.

La sua calma esistenza viene nuovamente stravolta dall’incontro con Raven, un uomo americano. Egli comprende che, sotto quell’apparenza di vecchia signora, c’è dell’altro e Tilo sarà sempre più affascinata dall’uomo e dalla sua storia. Quest’attrazione sarà la causa della rivolta delle spezie: elementi quasi animati osservano, giudicano, parlano e rimproverano. Il loro grande potere può dare aiuto così come può portare la distruzione. Tilo si troverà a dover fare i conti con la sua magia, con le spezie e con il corpo che le è stato dato. “Ah, ora ho imparato quanto profondamente la vanità affondi la sue radici nel cuore umano, la vanità, un’altra forma della paura di non essere amati.” Questo romanzo mi è piaciuto perché racconta una storia lunga e complessa in un linguaggio scorrevole, da una prospettiva femminile e in modo non lineare. La magia è onnipresente nella vita della protagonista ma, se nella prima parte della storia, Tilo se ne serve per arrivare ai propri fini, nella seconda, la usa per aiutare gli altri. Mi ha colpito anche la descrizione delle traversie psicologiche che Tilo deve affrontare e che fungono da canale verso la trasformazione da bambina capricciosa, incompresa, malamata a donna vecchia, saggia, completa che, tuttavia, è sempre pronta a ricominciare. “Oh, l’ironia del desiderio, sempre pronto a inseguire il liquido baluginare della duna più lontana. Talvolta solo per scoprire come non sia affatto diversa dalla sabbia riarsa sulla quale ci troviamo giorni, mesi, anni prima, struggendoci di bramosia.” Tilo è una donna particolarmente forte poiché è pronta ad affrontare qualsiasi ostacolo per avvicinarsi al suo vero essere e sentire.

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Alla storia personale della protagonista, fanno da sfondo i contrasti sociali e le problematiche di integrazione degli indiani e dei nativi americani. Consiglio “La maga delle spezie” a coloro che vogliono passare un momento di svago e che hanno bisogno di credere che esista qualcosa oltre a ciò che è visibile, per accogliere la diversità e la spiritualità. SINOSSI Una vecchia signora indiana in una botteguccia di Oakland, California, con le sue mani nodose sfiora polveri e semi, foglie e bacche, alla ricerca del sapore più squisito o del sortilegio più sottile. È Tilo, la Maga delle Spezie. La sua storia inizia in uno sperduto villaggio indiano dove la rapiscono i pirati, attratti dai suoi arcani e misteriosi poteri, per portarla su un’isola stregata e meravigliosa. Lì Tilo apprende la magia delle spezie che in America le permetterà di aiutare chi, come lei, si è lasciato l’India alle spalle. Nella Bottega della Maga, dunque, sfilano vite e desideri, fatiche e speranze d’immigrati, e le spezie, con i loro mille, minuscoli occhi, scrutano ogni gesto della loro signora. Recensione a cura di Serena Pontoriero

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Titolo: La maga delle spezie Autrice: Chitra Banerjee Divakaruni Casa Editrice: Einaudi Pagine: 290 Prezzo: € 11,40 Dove trovarlo: in libreria e in tutti gli store online


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RACCONTO BREVE

UNA STORIA DI MARE E DI NUOVO ORIZZONTE di Loriana Lucciarini

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La storia di Eva Era una giornata perfetta di inizio estate. Eva arrivò in spiaggia che era ancora presto. Aveva occhiali scuri e un braccialetto di perline, una borsa azzurra di corda intrecciata e un costume turchese. La bellezza è stata la mia rovina. Aveva aspettato che l’acqua diventasse calda, nel frattempo aveva letto un po’. La riva portava i mormorii del mare, Eva stette in silenzio ad ascoltare. Quella voce si mischiò ai suoi pensieri, non riusciva a scacciarli via, per quanto provasse. La mia rovina è stata la fame. Il sole si installò alto nel cielo, mise la crema e si sdraiò. Il calore accarezzava piano le sue ferite, fu medicamento, unguento, cura. La fame ha fatto sì che la mia famiglia abbia scelto di liberarsi di me per non dover avere una bocca in più da sfamare. Eva sistemò gli occhiali da sole sul naso e sospirò. Ho avuto uomini che pagavano per venirmi dentro. Ho avuto respiri addosso che sembravano dannata pestilenza. Ho avuto botte e notti di pianto e un futuro che non c’era più. Finché non sono fuggita, scappata altrove... Mise i piedi in acqua. Era tiepida, trasparente, vedeva il fondale fatto di sabbia chiara e granelli fini. Trattenne il fiato quando l’onda arrivò. Sorrise, circondata da schizzi bianchi di spuma. Sono al sicuro, adesso. Nessuno mi farà più male. Eva rivolse lo sguardo a riva. Gli ombrelloni colorati, come piccoli fari, fecero da punti fermi attraverso la calura. Non mi troveranno in terra straniera, in questo paese affacciato sul mare. Alzò lo sguardo e gettò gli occhi verso il cielo. Le poche nuvole sembravano fatte di zucchero filato e questo le ricordò di un’estate bambina, la memoria tornò in effluvi di profumi assieme alle note di una canzone da luna park. Anche lei possedeva un sorriso di bambina, prima che la vita arrivasse anche troppo presto a prendersi il conto a suon di graffi e lacrime. Vivo in un monolocale in affitto, adesso, a 250 euro al mese, non è tanto e lo posso pagare. Faccio la cameriera al ristorante sei giorni su sette, non pagano molto ma con le mance riesco a campare. Mi sposto in corriera, vivo l’esistenza da pendolare stanca nelle sere illuminate dai lampioni della Statale. Si tuffò. Il contatto con l’acqua le diede i brividi finché non si acclimatò. 60

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Si lasciò scivolare nella massa liquida, il mare sembrò accoglierla. L’unico giorno di riposo lo passo al mare. D’inverno siedo al bar sul pontile, prendo un caffè e rimango fino a che non arriva il tramonto. Quando la scia rosso fuoco lascia il posto alla sera, rientro. In pizzeria, nella piazza sotto casa, ordino un calzone ripieno e lo mangio in casa da sola, davanti alla tivvù. A qualcuno può sembrare poco ma non lo è. Questi sono invece i miei piccoli attimi felici, di una vita tranquilla che credevo impossibile per una come me, che non ha mai avuto niente. Eva riemerse con gli occhi chiusi e fili d’acqua impigliati fra le ciglia. Qui la gente è gentile: mi vede diversa. Io diversa lo sono davvero, da quando ho iniziato a credere in me. Anche se stanca sono felice. E non mi sono mai sentita così libera. Raccolse con la lingua il sale sulle labbra. Era forse quello il sapore della felicità? D’estate lascio i ricordi belli stesi al sole ad asciugare; quelli brutti sono le onde a portarseli via. Tra mormorio di risacca e sabbia rilucente di sole, butto via il passato e faccio spazio al presente, riempio il cuore di piccoli istanti di pura felicità. Eva nuota, si sente leggera. Galleggia con la testa immersa nell’acqua e il corpo fermo è portato dal mare. L’orizzonte appare sfumato, terra e cielo si confondono; è in quella linea sottile che vi intravede uno squarcio di futuro. Eva lo immagina come il varco dei sogni. Raccolgo piccoli istanti di gioia, spicchi di vento, profumi di speranza. Il vento mi sussurra storie lontane, io a lui racconto qualcosa di me. Di vita nuova strappata al destino e conquistata con forza, ricucita, con cura. Di storia di mare e di nuovo orizzonte. Tratto da: Storie di mare e di orizzonti - raccolta di racconti Autore: AA.VV. Editore: Gli scrittori della porta accanto In collaborazione con: Cultura e letteratura al femminile Disponibile su tutti gli store online versione ebook e cartacea

Racconto breve di Loriana Lucciarini

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STORIE DI CAMBIAMENTO

CHIACCHIERE CON EMMA FENU Fondatrice di Cultura al femminile.*

*L’associazione letteraria sulle donne, delle donne, ma per le donne e gli uomini. 62

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Abbiamo intervistato la scrittrice Emma Fenu, fondatrice dell’associazione “Cultura al femminile”. Un’intervista che è anche una storia di cambiamento: Emma ci racconta come, da una semplice idea, può nascere qualcosa di straordinario. Quella che oggi è una realtà culturale, sei anni fa, era solo un piccolo gruppo Facebook. Scopri con noi cosa c’è all’interno di questo fantastico universo di donne che condividono lo stesso interesse: la letteratura e le arti.

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1. Come è nata l'idea di “Cultura al Femminile” e quando? Cadeva la neve sui tetti spioventi di Copenhagen, dove sono espatriata, e le luci natalizie rendevano magiche le sere, in quel dicembre del 2014, quando decisi di creare un gruppo Facebook dedicato alla Letteratura al Femminile: letteratura sulle donne, delle donne e per le donne, senza pregiudizi sessisti. Sono trascorsi anni e al gruppo, che oggi annovera più di 20.000 utenti, si è aggiunta una pagina Facebook, un portale web, che raccoglie articoli e recensioni e, infine, un’associazione culturale. È un progetto che mi coinvolge profondamente come studiosa esperta di Storia delle donne, come autrice, come recensora e come Donna. 2. Quali sono i valori dell'associazione? Cultura al Femminile favorisce la diffusione dello studio delle arti, con particolare attenzione alla letteratura, al teatro, al cinema e alla musica; promuove la parità di genere; sostiene la lotta contro la violenza; manifesta attenzione verso le voci emergenti nel panorama culturale contemporaneo. 3. Che tipo di eventi organizzate? Oltre ad essere presenti online con seminari di carattere letterario, storico, antropologico e iconografico e con presentazioni e recensioni di libri, ci interessa organizzare occasioni di incontro quali convegni, conferenze, spettacoli, concerti, laboratori di scrittura e premiazioni di concorsi per racconti e poesie. Mi preme ricordare alcuni eventi che si sono svolti in varie città d’Italia, con scadenza annuale, in collaborazione con altre associazioni o enti che perseguono ideali comuni: “Mille voci contro la violenza”; “Donne fra Oriente e Occidente. Dalla Letteratura alla realtà”; “Un vuoto nel ventre. I mille volti della maternità”; “Empatia

e Resilienza. Storie di Donne”; “Riflessioni al Femminile”; “Donne magiche in Sardegna”; “Inno alla vita. Parole e Musica”. Ovviamente molte delle attività hanno subito un arresto dovuto alla pandemia di Covid. 4. Raccontaci del progetto e programmi per il futuro. Io ritengo che le donne non si distinguano nel campo culturale, nello specifico in quello letterario, per stile o temi trattati, ma per la consapevolezza, a volte paradossalmente inconsapevole, che per anni è stata negata loro voce e azione in nome di una mentalità patriarcale e sessista che le sminuiva e negava loro istruzione, conoscenza, affermazione e credibilità. Oggi molti passi in avanti sono stati fatti, ma la meta non è raggiunta: sapere da dove veniamo ci rende possibile capire chi siamo e determinare chi saremo. Per il futuro desidero continuare le attività, a cui ho prima accennato, e intensificarle, aumentando le occasioni di incontro e di dibattito. Il mio progetto più imminente, e compatibile con le attuali restrizioni, è la realizzazione della terza edizione del concorso per racconti, promosso da “Cultura al Femminile” in collaborazione con “Gli scrittori della Porta Accanto” e “AIL Sassari”, dedicato a Pier Paolo Fadda, giornalista e scrittore precocemente scomparso. A breve saprete i nomi dei componenti della giuria, il tema e le tempistiche per partecipare: vi aspettiamo con il nostro consueto dono al vincitore, ossia un soggiorno ad Alghero a fine estate. 5. Perché ci si dovrebbe associare e come ci si associa? I soci condividono i nostri progetti e la nostra missione culturale, sono mossi dal nostro entusiasmo e dalla nostra voglia di promozione e diffusione della cultura e della libertà. Vogliono sostenerci sempre, anche

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versando una quota annuale di 10 euro. Tuttavia, l’invito a prendere parte alle iniziative di “Cultura al Femminile” sul web e dal vivo e rivolto a tutti, anche ai non soci. A seguire, il link con ulteriori informazioni e le modalità di iscrizione: www.culturalfemminile.com 6. Da sei anni a questa parte hai notato dei cambiamenti nella figura femminile? Pensi che Cultura al femminile sta contribuendo, in qualche modo, a questo cambio? I cambiamenti epocali ci esaltano e ci fanno pensare: “un giorno potrò dire di esserci stato anche io”. In questi sei anni non è avvenuto qualcosa di straordinario che ha cambiato la Storia in un attimo, eppure sono tantissimi i contributi, le conquiste nella politica e nella gestione del potere, l’aumento dei diritti e la strenua difesa di essi, la crescita della consapevolezza dell’esigenza di cambiamento, la riflessione sul femminile e sul maschile, le occasioni di confronto e dibattito. Siamo Donne nuove, lo siamo ogni giorno di più. E camminiamo con Uomini nuovi, che condividono gli stessi ideali. “Cultura al Femminile” è un’associazione culturale che ha un piccolo compito, e in quel piccolo ci crede e non molla, creando rete con altre e altri, perché non basta una donna, non ne bastano mille; tutte e tutti siamo chiamati a rendere la Storia Futura nostra figlia e erede. Intervista a cura di Fabiola Falcone

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BIO: Emma Fenu, nata e cresciuta respirando il profumo del mare di Alghero, ora vive, felicemente, in Danimarca, dopo aver trascorso un periodo in Medio Oriente. Laureata in Lettere e Filosofia, ha, in seguito, conseguito un Dottorato in Scienze dei Sistemi Culturali e ha partecipato a un corso di Storytelling indetto dalla Holden. Scrive per per passione e per lavoro. Si occupa da anni di Storia, Letteratura e Iconografia delle Donne; recensisce libri e intervista scrittori per vari siti web; ha fondato e presiede un'associazione culturale, “Cultura al femminile”, con rispettivi portale web e gruppo facebook, "Letteratura e Cultura al Femminile"; tiene corsi di scrittura creativa e seminari di antropologia, iconografia, storia e letteratura; insegna lingua Italiana agli stranieri; ha partecipato come giurata e autrice a numerose antologie; organizza eventi, convegni, spettacoli e laboratori in tutta Italia e non solo. ​ Ha pubblicato: • un romanzo – inchiesta sul lato oscuro della maternità, "Vite di Madri. Storie di ordinaria anormalità"; • una silloge di poesie e racconti, con testo a fronte in catalano, "Sangue e Miele"; • una fiaba contro i pregiudizi sessisti, "Il segreto delle principesse"; • una silloge di filastrocche sul concepimento, naturale e tramite fecondazione assistita, e sull'adozione, "E da una fiaba che tutti arriviamo"; • una saga familiare al femminile ambientata nel Novecento in una Sardegna piena di mito e mistero, “Le dee del miele”; • un saggio storico-antropologico sulla figura di Maria Maddalena, "Nero rosso di donna. L'ambiguità della femminilità": • una fiaba contro il bullismo, "La bambina misteriosa"; • un romanzo storico ambientato nel cuore della Barbagia a inizio Novecento, in un mondo arcaico di sentimenti ancestrali e magia, "Le spose della Luna".

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BIOGRAFIE AUTRICI FABIOLA FALCONE Fabiola Falcone è un’insegnante certificata di yoga, life coach e consulente di Ayurveda. Scrive per blogs, ha pubblicato alcuni racconti ed è fondatrice della pagina web freehappysoul.com

ALESSANDRA NITTI Alessandra è una nomade digitale, scrittrice di narrativa e di articoli di viaggio. Con Arpeggio Libero Editore ha pubblicato la trilogia “L’amuleto di giada” e la novella “Faust-Cenere alla Cenere.” I suoi articoli sono comparsi su Latitudes Magazine, Turisti per Caso e Gli scrittori della Porta accanto.

ALESSIA KNULP Alessia Knulp vive tra Venezia e la Cina dove insegna lingue. È una sinologa ma ha svariate passioni, tra cui l’antropologia, la storia e lo slow travel.

ELISA RAPISARDA Elisa Rapisarda è nata a Bolzano, in Alto Adige, il 20 gennaio 1990. Si laurea in fotografia contemporanea nel 2019 allo IUAV di Venezia; la sua ricerca fotografica si concentra sulla ritrattistica, con particolare attenzione all'autoritratto, sugli spazi e sulle architetture: coglie le emozioni dei volti e il movimento dei corpi, inserendo armonicamente entrambe le cose nell'ambiente circostante. – IG @elisarapisardaph

CHIARA BENEDETTO Chiara Benedetto, biologa a Parigi. Appassionata di viaggi, musica e scrittura, collabora con due blog e ha di recente creato un sito web a tema viaggi e espatrio.

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SERENA PONTORIERIO Serena Pontoriero è recensora e coordinatrice per Cultura al Femminile, blogger per Donne che Emigrano all’estero e per Qui e altrove. Alcuni suoi racconti e poesie sono stati pubblicati in diverse antologie: con Golem edizioni ha pubblicato “Una casa tutta per lei” e “Storie sbagliate”; con La strada per Babilonia ha pubblicato “Mille voci contro la violenza”; con Innocenti editore, “Espatrio, le paure ed il coraggio delle donne”; in self “Favole dal mondo expat”.

LORIANA LUCCIARINI Loriana Lucciarini, scrittrice, poetessa e blogger, spazia tra generi diversi. Narrastorie, ha una dozzina di titoli pubblicati oltre ad essere presente in numerose antologie. Potete trovarla su lorianalucciarini.wordpress.com

CREDITI FOTOGRAFICI Foto copertina – Elisa Rapisarda Foto p.9 – Wen Pretty Foto p.13 – Fabiola Falcone Foto p.19 – Eugene Khablenko Foto p.21 – Donneprotagoniste.blogspot Foto p.24 – Sistemacritico.it Foto p.27, 29, 33, 35, 36, 38, 39 – Elisa Rapisarda Foto p.41 – Megumi Nachev Foto p.44 – Min Ling Foto p.48 – Podlist.de Foto p.53, 57 – Nunzia Cuzzocrea Foto p.59 – Brusen Ci Foto p.63 – Francesca Guerrini

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BIOGRAFIE STAFF ALESSANDRA NITTI Co-founder di Nuove Donne Classe 1991, Alessandra Nitti è cresciuta un po’ qui e un po’ lì, in mezzo a luoghi, culture e lingue diverse: Tunisia, Germania, Malta, Cina, Austria... È laureata magistrale in Lingue e Letterature straniere presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia; parla inglese, cinese, tedesco e ora è alle prese con l’apprendimento del russo. La sua vita, però, è fatta di parole scritte: ha quattro romanzi all’attivo pubblicati con Arpeggio Libero Editore: la trilogia time-travel che comprende “L’amuleto di giada” (2014), Esilio (2017) e Memorie-La Serenissima tradita (2019) e la novella “Faust-Cenere alla cenere” (2016), finalista del premio Giovane Holden dello stesso anno. Scrive di viaggi per varie riviste, come “Latitudes Magazine” e “Turisti per caso”, e di libri per “Gli scrittori della Porta accanto”. Ha anche un suo sito dove tratta di tecniche di scrittura e narra di viaggi in tutto ciò che è a est: www.alessandranitti.com Ha vissuto in Cina per diversi anni, facendo volontariato, come borsista alla prestigiosa Ren Min University di Pechino e come insegnante di italiano a Guangzhou, senza perdere l’occasione di viaggiare per tutta l’Asia e di scriverne. Al momento vive a Kiev, per amore, ma anche per la sensazione di scoperta dell’Est Europa. Casa sua, Venezia, è in realtà una Porta d’Oriente: è da lì che parte sempre per i suoi incredibili giri ed è lì che ritorna per riposarsi con le gambe penzoloni sui canali, tra un viaggio e l’altro, tra una parola e l’altra. EMILIA CUZZOCREA Social Media Manager e PR di Nuove Donne. Emilia nasce il nel 1991 in una piccola cittadina del sud Italia, Vibo Valentia e trascorre infanzia e adolescenza tra miriadi di parenti, scout e amici. È una persona molto portata per le lingue e già al liceo vince progetti Tandem per poter fare periodi di studi a Cipro e a Berlino. È sempre stata una persona chiacchierona e con la propensione a fare tante amicizie. Un suo campeggio scout le segnerà la vita, in Svizzera: successivamente a una chiacchierata con alcune ragazze cinesi decide di voler studiare il mandarino. Si trasferisce a Napoli, dove frequenta triennale e specialistica, studia cinese, coreano e inglese. Pratica le lingue tramite il servizio Info Point creato da un’associazione universitaria. Dopo la vincita dell’Erasmus Internship si sposta a Dublino, qui parlerà solo inglese e non cinese, quindi deciderà di partire per il Regno di Mezzo. Ha vissuto in Cina quasi 5 anni, il suo bagaglio di conoscenza è aumentato così come le sue esperienze di viaggiatrice in solitaria. Pur essendo sempre circondata da persone, ama viaggiare da sola per assaporare ogni secondo del proprio percorso. Ora è in Italia, supporta le aziende italiane a vendere prodotti made in Italy in Cina, si occupa della relazione con i clienti e la mediazione con lo staff cinese. Tra le sue grandi passioni ci sono i balli latino-americani; non è brava, lo ammette, ma si diverte molto. Il suo grande sogno nel cassetto è quello di visitare almeno tre posti per ogni continente. Ultimamente si dedica alla scrittura, un hobby che le permette di esternare i propri pensieri. Si definisce empatica e molto cocciuta e se ha un obiettivo deve raggiungerlo.

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FABIOLA FALCONE Co-founder di Nuove Donne Nata sul lago di Garda nel 1991, Fabiola Falcone cresce e si forma a Milano. Fin da bambina preferisce rifugiarsi nel suo “io” e lavorare di immaginazione. Studia presso il liceo scientifico, durante il quale si inizia a interessare all’alimentazione ma, nonostante questa passione, sceglie come percorso universitario un indirizzo economico. A diciannove anni trova un lavoro nel mercato immobiliare che la porta ad abbandonare gli studi universitari ma si forma come mediatrice in Camera di commercio. Durante questi anni partecipa a corsi di formazione motivazionale e inizia a interessarsi al coaching. L’ambizione e la determinazione la portano ad ottenere un posto di lavoro presso un importante e prestigiosa agenzia internazionale che si occupa della compravendita di immobili di lusso. Il carattere internazionale della nuova impresa la spinge verso l’estero e decide di partire per Londra, in cerca di un cambio di vita e con l’obiettivo di fare carriera. Parte senza casa e senza lavoro e si costruisce, da zero, una vita in Inghilterra, che però decide di lasciare dopo un anno per la Spagna. Nell’isola di Mallorca inizia a scoprire nuove passioni, a cui si dedica nel tempo libero. Il trasferimento all’estero segna per lei un percorso interiore che la cambia radicalmente. Inizia a dedicarsi allo studio della vita, riporta su carta le sue riflessioni e le pubblica in blog, frequenta corsi di scrittura creativa, partecipa a concorsi di racconti e contribuisce ad alcune raccolte. Inizia a viaggiare in solitaria, cresce e apre le sue prospettive: questa interiorizzazione la avvicina al suo lato “spirituale” e alla filosofia dello yoga. Questa disciplina la aiuta a incanalare le sue passioni di scrittura, benessere e viaggi; così decide di diplomarsi nell’insegnamento dello yoga, del life coaching e dell’ayurveda, raccogliendo tutto nella sua pagina web: www.freehappysoul.com Fabiola è una sognatrice che della felicità e della libertà ne ha fatto uno stile di vita. FABRIZIO FALCONE Designer e Art director di Nuove Donne Fabrizio Falcone, classe 1992, è un designer milanese, si occupa di progettare spazi, disegnare libri e sviluppare identità visive utilizzando la tipografia come linguaggio principale. Nel 2020 ha ricevuto il riconoscimento di eccellenza tipografica dal Type Direction Club di New York. Insegna storia e cultura tipografica al CFP Bauer di Milano. Ha fondato il collettivo editoriale “Tazi Zine” e cura l’archivio digitale “lettere urbane”.

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Tecniche base di scrittura creativa Vuoi imparare a scrivere o migliorare la tua penna? Il corso “Tecniche base di scrittura creativa” offre la possibilità di creare delle fondamenta stabili per le tue storie, lunghe e articolate o brevi e coincise. Il corso prevede: – 8 lezioni online con i tutor, per scoprire le tecniche narrative di base – 2 incontri online con l’editore per entrare nel mondo dell’editoria – Assistenza via e-mail ai tuoi racconti per 5 settimane Per informazioni e iscrizioni inviare una e-mail a: scuola.scrittura@arpeggiolibero.net

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