Passengers-ITA.

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No Title Gallery

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PASSENGERS MARCO CECOTTO MARCO CILIGOT ROBERTA FEOLI GASTROVISIONE KINDERGARTEN CHRISTIAN PALAZZO ANDREA VALLE special guest SON ENSEMBLE

è promosso da No Title Gallery In collaborazione con INFART Passengers è un evento curato da: Francesco Liggieri Progetto grafico a cura di: Carla Daniela Pepa Testi di: Elisabetta Vanzelli e Francesco Liggieri. Assistente curatore: Paola Natalia Pepa. Ufficio Stampa: Ester Baruffaldi. Allestimento a cura di Elena Picchiolutto. Assistenza tecnica a cura di Cosimo Patisso. Photo courtesy: Christian Palazzo, Kindergarten. Questo catalogo è un esperimento e come tale può essere condiviso con chiunque vogliate senza nuocere a nessuno, nel rispetto di tutti. Si ringraziano particolarmente:

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INFART Collective, Diego Knore e Claudio Pelusio in particolar modo per aver reso possibile con la loro professionalità l’evento Passengers. Info e contatti: www.notitlegallery.com info@notitlegallery.com press@notitlegallery.com

Le immagini non si possono modificare e neanche usare per scopi commerciali

No Title Gallery presenta la mostra collettiva Passengers nell’ambito di Infart VI, il festival di urban art più atteso dell’anno, dal 30 agosto al 2 settembre 2012, presso la CSC San Bonaventura di Bassano del Grappa (VI). Passengers è un esperimento di condivisione e incontro tra arte e osservatore. Quanto il pubblico nel fruire un’opera interagisce con essa, rendendola viva, durante un evento artistico? Questa è la domanda a cui gli artisti cercano di rispondere attraverso suoni, immagini e installazioni che coinvolgono il visitatore dell’esposizione. Utilizzando tecniche artistiche estremamente diverse tra loro, spaziando dalle più tradizionali alle più innovative, gli artisti Marco Cecotto, Marco Ciligot, Roberta Feoli, Gastrovisione, Kindergarten, Christian Palazzo e Andrea Valle propongono opere che stimolano l’interazione con l’osservatore, con l’intento di abbattere la barriera culturale tra opera e osservatore. In occasione dell’inaugurazione il 30 agosto alle 18.30, sarà possibile assistere all’esibizione di un ensemble di musica contemporanea, il Son Ensemble, che proporrà un omaggio al compositore John Cage, eseguendo una versione rivisitata dell’opera Speech.


INTRO

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Passengers è stato un esperimento di condivisione e incontro tra arte e osservatore. Quanto il pubblico nel fruire un’opera interagisce con essa, rendendola viva, durante un evento artistico? Questa è la domanda cui gli artisti hanno cercato di rispondere attraverso suoni, immagini e installazioni che hanno coinvolto il visitatore dell’esposizione. Utilizzando tecniche artistiche estremamente diverse tra loro, spaziando dalle più tradizionali alle più innovative, gli artisti Marco Cecotto, Marco Ciligot, Roberta Feoli, Gastrovisione, Kindergarten, Christian Palazzo e Andrea Valle hanno proposto opere che stimolano l’interazione con l’osservatore, con l’intento di abbattere la barriera culturale tra opera e osservatore. Passengers è stata realizzata nel contesto del festival INFART 6 a Bassano del Grappa ed ha reso possibile attraverso le opere in esposizione l’unione tra pubblico e artisti. Una mostra sperimentale all’interno di un luogo particolare, la chiesa di San Bonaventura, un’ambientazione tra vecchio e nuovo che si sono fusi in maniera totale, rendendo l’evento stesso un’esperienza indimenticabile. Il pubblico è stato fondamentale: lo scopo era la condivisione e il coinvolgimento ed è avvenuto non solo durante l’inaugurazione ma anche durante i giorni successivi. Un’esperienza unica con un grande richiamo anche in rete attraverso blog e magazine di settore. Questo che avete scaricato è il catalogo che, come l’evento che espone, è sperimentale e inusuale. Un piccolo gioiello. Buona visione! Francesco Liggieri

Ci viene insegnato a contrapporre reale e immaginario, come se il primo fosse sempre a portata di mano e il secondo distante, remoto. Questa contrapposizione è falsa. Gli eventi sono sempre a portata di mano. Ma la coerenza di tali eventi – che è ciò che intendiamo per realtà – è una 1 costruzione della fantasia .

CRITICA ELISABETTA VANZELLI

John Berger 1

In John Berger, E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto, Bruno Mondadori, Milano 2008, p.100.

Tra gli interrogativi più urgenti della pratica artistica contemporanea primeggia il quesito circa la capacità di instaurare o meno relazioni con il contesto sociale, che non siano, beninteso, di ordine puramente cognitivo, ma capaci di generare, a vario titolo e secondo modalità differenti, zone alternative di comunicazione collettiva. Sul carattere ‘relazionale’ dell’opera d’arte, storicizzato fin dalla nascita degli happening e dalle performance Fluxus della seconda metà del secolo scorso, la critica si concentra con particolare urgenza a partire dagli anni ’90, come logica deduzione alle prime grandi installazioni /azioni di artisti di fama internazionale come Beecroft, Parreno, Cattelan, Holler, etc. Accade che l’arte, fortemente sensibile a sperimentazioni di tipo sociale, affondi le proprie basi su un’operatività che non solo agisce a livello simbolico, ma genera, oltre a ciò, corrispondenze e relazioni inconsuete con lo spettatore, modalità di ricezione nuove, partecipative, più intime e più complesse, in grado di fornire un rapporto con la realtà – si legga relazioni interpersonali – al di fuori da spazi di controllo socialmente consentiti. La forma, processuale o comportamentale che sia, non si esime da un principio di piacevolezza e coerenza estetiche, ma accondiscende in primis alla sua stessa essenza simbolica, che trova piena efficacia nell’incontro (più o meno attivo) con lo spettatore. Se ne desume quindi un carattere di artisticità dettato da un principio di non-autonomia, ovvero di subordinazione

al contatto con il fruitore, all’ambiente circostante, all’accostamento alle altre opere esposte. Non si tratta più (o meglio dire, soltanto) del modo in cui un’opera appare al visitatore, quanto piuttosto della sua propensione allo scambio, del suo grado di transitività, della sua capacità di generare pluralità inaspettate, rette da un equilibrio che diverge da quello standardizzato dell’esperienza comune. Passengers, che nella volontà del curatore Francesco Liggieri nasce come momento di condivisione tra arte e osservatore, affronta i contenuti di cui sopra concretizzandone i concetti/base e portando a compimento la teoria secondo cui l’opera, sciolta da strutture istituzionalizzate e da vincoli storico-critici, si fa immediatamente esperienza inter-soggettiva, pratica trasformatrice, modello di condivisione sociale. Le possibilità di percorrenza e di (com)partecipazione si moltiplicano nella pluralità delle tecniche utilizzate dagli artisti e si rinforzano nella scelta del luogo stesso, originariamente adibito, per propria natura, ad una comunione di ordine sensoriale. La narrazione, che transita da minimi frammenti percettivi a considerazioni mistiche, imprescindibili dalla vicenda umana, suggerisce a chi incontra l’opera un approccio tutt’altro che ordinario, il cui fine ultimo si evidenzia, come da premesse, nella congiunzione forma/contenitore/condotta collettiva. Elisabetta Vanzelli


MARCO CECOTTO 1 9 8 2 T R I E S T E

Questo non è un oggetto / This is not an object (found object) 2011 Antenna, asta microfonica, microfono a contatto, computer, amplificatore Opera diffusa L’installazione è divisa in tre sezioni (FOUND OBJECT - SOUND OBJECT - ART OBJECT) il cui scopo comune è permettere al fruitore di indagare sotto l’aspetto esperienziale e percettivo la tenuta dei limiti di diverse tipologie di oggetto, utilizzando il suono come medium e l’interazione come strategia.


MARCO CILIGOT 1 9 8 2 P O R D E N O N E T R I E S T E

Fragile 2012 Calco con nastro adesivo Dimensioni variabili

L’installazione si compone di tre calchi del corpo dell’autore realizzati con nastro adesivo ad uso commerciale, su cui è impressa la scritta ‘fragile’. L’assetto messo in scena dalle tre sagome, apparentemente farsesche, sostiene di fatto un atteggiamento provocatorio di chiari intenti metaforici circa la condizione umana contemporanea.


ROBERTA FEOLI 1 9 8 7 B E N E V E N T O

“Il re è morto, viva il re” 2012 Tecnica mista Dimensioni variabili

“ ‘Il Re è morto evviva il Re’ è un detto che senza saperlo racconta l’infinito. Nel momento in cui l’elemento Re muore un nuovo sovrano è già in carica, il nuovo Re. Così questa figura non muore mai realmente, muoiono soltanto coloro che la impersonano”. Partendo da un dato autobiografico Feoli procede verso assiomi universalmente condivisibili. Interviene sull’immagine fotografica con un linguaggio a cavallo tra Espressionismo e decoro, e concilia l’iconografia appartenente alla propria tradizione con quella di culture extra-europee.


GASTROVISIONE 2 0 1 0 V E N E Z I A

Iconofagia 2012 Opera commestibile Opera diffusa

L’azione performativa evidenzia il valore del cibo non solo come necessità primaria ma anche come traccia della dimensione culturale e spirituale dell’uomo. L’atto di nutrizione si fa motivo di recupero delle proprie origini e diviene nel contempo occasione di integrazione sociale, recuperando, nello specifico, i valori fondanti la celebrazione eucaristica.


KINDERGARTEN 2 0 0 8 B E R L I N O

Un angolo di paradiso 2012 Installazione 28 piscine gonfiabili, 800 litri di acqua, 28 pesci rossi 900x600x30 cm L’opera si fonda su elementi codificati della tradizione cristiana: l’acqua come simbolo di purificazione e il pesce come segno di appartenenza tra i più antichi del Cristianesimo. L’assetto delle piccole piscine gonfiabili gioca su un impianto di relazioni ambivalenti, interpretabili come l’angolo di Paradiso a cui le persone ambiscono (conquistabile attraverso l’incontro con la Chiesa) o come emblema della condizione umana, imprigionata all’interno di ideologie religiose.


CHRISTIAN PALAZZO 1 9 8 0 V E N E Z I A

Non è mai come sembra 2012 Bozzoli di Attacus Atlas, resina, smalto Dimensioni variabili

L’opera, di intenso valore scenico, si compone di circa duecento bozzoli di farfalla, sospesi ad altezza variabile da terra. Ogni singolo involucro, interpretato dall’artista come feto e sepolcro al tempo stesso, pone l’accento su questioni di ordine filosofico, riconducibili alla teoria ontologica esistenzialista di Heidegger. L’intervento cromatico, estraneo a variazioni di ordine estetico, definisce la sopraffazione dell’uomo sulla natura.


ANDREA VALLE 1 9 7 4 T O R I N O

Organo fonatorio 2012 Installazione radio, citofono, tubi in PVC, altoparlanti, computer Dimensioni variabili

Installazione interattiva realizzata con quattordici tubi cilindrici in pvc dotati di altoparlante, un vinile, un citofono, un’applicazione software. L’opera, che rimanda anche strutturalmente allo strumento aerofono da chiesa, riproduce un sottofondo sonoro generato da un vinile. L’azione musicale prevede l’intervento attivo del visitatore, la cui voce a citofono viene alterata dal suono riprodotto e dal set di tubi.


SON ENSEMBLE Speech

“Il fermento musicale che contraddistinse gli anni cinquanta in Europa sembrava attendere un forte segnale. La scossa decisiva arrivò nel 1958 alla prima esecuzione europea del Concerto per pianoforte e orchestra di John Cage. Ciò che da un lato sconvolse e dall’altro meravigliò pubblico e addetti ai lavori fu una nuova concezione della musica basata su tecniche compositive detratte da componenti extramusicali. L’avvicinamento del compositore americano alle filosofie orientali e, in particolare, alla pratica del buddismo zen, avvia Cage attraverso un percorso atto al raggiungimento dell’illuminazione spirituale. Unico obiettivo da raggiungere, esso si manifesta attraverso il totale abbandono della dimensione individuale, insita in ognuno, al bisogno di condurre il proprio spirito in uno stato di armonia con tutto ciò che ci circonda. La ricerca di questo tipo di equilibrio spirituale si concretizza attraverso un attento percorso d’ascolto. Nasce in questo modo la consapevolezza che ogni corpo produce suono. Questo tipo d’esperienza valicò i confini della sfera personale riversandosi, sul lato artistico, nelle tecniche compositive adottate dal compositore americano. Per la prima volta in musica vengono introdotti due aspetti fondamentali che caratterizzeranno la produzione musicale di Cage da questo momento in poi: il concetto di “non intenzionalità” e di “silenzio”. John Cage concepisce l’opera musicale attraverso un percorso molto simile a quello avviato dalla meditazione dove l’assenza dell’intenzione, essenziale affinché la pratica sia efficace, elimina qualsiasi aspetto soggettivo del processo compositivo. In questo modo viene pensato il concerto per pianoforte e orchestra dove l’intervento dello strumento solista all’interno del tessuto orchestrale non viene determinato in partitura. In occasione del centesimo anniversario

della nascita, INFART Festival vuole rendere omaggio a John Cage. In quest’occasione il SON Ensemble presenta Speech: scritto nel 1955, questo lavoro è stato concepito per un ensemble composto da cinque radio e un lettore di notizie. La partitura di Speech, di stampo tutt’altro che tradizionale, si configura attraverso una serie di numeri che indicano la tempistica attraverso la quale ogni esecutore interviene nella composizione. Ognuno di loro è chiamato a seguire la partitura in certi aspetti, per altri, invece, viene richiesto il loro intervento: crescendo e diminuendo, ad esempio, vengono affidati alla libera interpretazione dell’esecutore. In questo modo si configura un lavoro dove il contrappunto ottenuto dall’insieme dei vari interventi radiofonici costituisce il tessuto musicale della composizione. La componente casuale di Speech risiede nella selezione della stazione radiofonica, effettuata da ogni esecutore in maniera indipendente, al momento dell’esecuzione. Come indicato in partitura il lettore supporta la performance continuando a leggere indisturbato due diversi tipi riviste. Viene così a configurarsi un sostegno alla composizione che ricorda quello evocato dal basso continuo nel concerto barocco. Ne risulta una composizione che, oltre a coinvolgere il pubblico dal punto di vista sonoro, riesce a catturarlo anche dal punto di vista visivo assumendo la forma di una vera e propria performance che, avviata all’interno di una qualsiasi altra attività, assume la forma di happening. Speech rappresenta in questo modo un lavoro di rottura col passato musicale, del quale conserva espedienti tecnici rivalutati e riorganizzati nel segno di una nuova concezione dell’arte intesa come fusione di tutte le

discipline artistiche all’interno di un unico spazio. La versione ridotta presentata qui dal SON Ensemble si mette in linea, attraverso la piena metabolizzazione dell’estetica cageana, con lo spirito estemporaneo della composizione.” Alberto Massarotto


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