NIP #23 Novembre 2014

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3. Come ti è venuta in mente l’idea di realizzare un Community Garden e come sei riuscito a coinvolgere sponsor e autorità? Da architetto ho sempre guardato con ammirazione la capacità dei nostri maestri di trasformare luoghi in apparenza degradati, abbandonati e “brutti”, in qualcosa di nuovo, utile e “bello”. Mio padre è uno di questi. Ero alla ricerca di uno spazio urbano estremo da tramutare in un giardino commestibile. Ero al corrente di molte realtà internazionali in questo senso, e mi piaceva l’idea di poter realizzare qualcosa di simile anche da noi in Italia, a Firenze, aggiungendo i punti di forza italiani: il buon cibo e la tradizione agricola. Ho iniziato a cercare uno spazio adeguato partendo dal mio quartiere, S. Ambrogio, e quando dopo diversi sopralluoghi sono incappato in quello che poi è diventato Orti Dipinti mi sono fermato, perchè mi è sembrato perfetto: una ex pista di atletica in disuso dagli anni ‘80. Convinti i fruitori dello spazio (l’istituto Gaetano Barbieri, che si occupa di attività ricreative per ragazzi con difficoltà) e la proprietà, ossia il Comune di Firenze, della bontà della nostra iniziativa attraverso un progetto di massima, abbiamo contattato associazioni, imprese, privati, istituzioni, e siamo riusciti a raccogliere la cifra necessaria ad iniziare l’attività, inaugurando lo scorso ottobre. Essendo uno dei nostri obiettivi l’aspetto sociale, abbiamo fin dall’inizio coinvolto i residenti della zona, fatto che ha decretato il successo di Orti Dipinti laddove altri progetti simili hanno fallito.

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