POETI classici moderni

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POETI classici moderni

a cura di Nino Muzzi

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Praise of Ysolt In vain have I striven, to teach my heart to bow; In vain have I said to him "There be many singers greater than thou". But his answer cometh, as winds and as lutany, As a vague crying upon the night That leaveth me no rest, saying ever, "Song, a song". Their echoes play upon each other in the twilight Seeking ever a song. Lo, I am worn with travail And the wandering of many roads hath made my eyes As dark red circles filled with dust. Yet there is a trembling upon me in the twilight, And little red elf words crying "A song", Little grey elf words crying for a song. Little brown leaf words crying "A song". Little green leaf words crying for a song. The words are as leaves, old brown leaves in the spring time Blowing they know not whither, seeking a song. White words as snowflakes but they are cold, Moss words, lip words, words of slow streams. In vain have I striven to teach my soul to bow, In vain have I pled with him: "There be greater souls than thou". For in the morn of my years there came a woman As moonlight calling, As the moon calleth the tides, "Song, a song". Wherefore I made her a song and she went from me As the moon doth from the sea, But still came the leaf words, little brown elf words Saying "The soul sendeth us." "A song, a song!" And in vain I cried unto them "I have no song For she I sang of hath gone from me".

Lode d'Isolda In vano ho tentato d'insegnare al mio cuore a piegarsi; in vano gli ho detto: "Ci sono stati poeti più grandi di te". Ma la sua risposta giunge, come suono di venti e di liuti,

come un vago pianto che copre la notte e non mi lascia tregua, ripetendo sempre "Un canto, un canto". I loro echi si accavallano nel crepuscolo cercando sempre un canto. Ecco, sono stremato dal travaglio e vagare per molti sentieri ha reso i miei occhi due cerchi rosso-cupo invasi di polvere. Eppure mi sovrasta un tremito nel tramonto, e piccoli elfi-parole rossi gridano: "Un canto", piccoli elfi-parole grigi implorano un canto. piccole foglie-parole brune gridano: "Un canto". piccole foglie-parole verdi implorano un canto. Parole come foglie, vecchie foglie scure nell'aria primaverile che le soffia chissà dove in cerca di un canto. Parole bianche come fiocchi di neve, ma fredde, parole di muschio, parole a fior di labbra, parole come placide correnti. In vano ho tentato d'insegnare all'anima a piegarsi, in vano l'ho implorata: "Ci sono state anime più grandi di te". Nel mattino dei miei anni venne qui una donna chiamandomi come luce lunare come luna che chiama le maree, "Canto, un canto". Donde le feci un canto e lei si levò da me come la luna si leva dal mare, ma sempre di nuovo giungevano foglie-parole, piccoli bruni elfi-parole perché quella di cui cantai si è partita da me". Ma la mia anima mandò una donna, una donna di un popolo mirabile, una donna come fuoco sopra le pinete a chiedere : "Canto, un canto". Come la fiamma grida nella linfa. Il mio canto s'infiammò per lei e lei si levò da me, come la fiamma si leva dalla brace per penetrare in nuova foresta e le parole restarono con me sempre a gridare; "Canto, un canto". Ed io: "Io non ho canti", finché l'anima mia mandò una donna come il sole: Oh sì, come il sole chiama verso il seme, come la primavera sopra il ramo

But my soul sent a woman, a woman of the wonder-folk,

A woman as fire upon the pine woods crying, "Song, a song." As the flame crieth unto the sap. My song was ablaze with her and she went from me As flame leaveth the embers so went she unto new forests

And the words were with me crying ever "Song, a song." And I "I have no song", Till my soul sent a woman as the sun: Yea as the sun calleth to the seed, As the spring upon the bough So is she that cometh, the mother of songs,

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She that holdeth the wonder words within her eyes The words, little elf words that call ever unto me, "Song, a song". In vain have I striven with my soul to teach my soul to bow. What soul boweth while in his heart art thou? (Ezra Pound)

così è lei che viene, madre dei canti lei che tiene nel fondo degli occhi parole mirabili parole, piccoli elfi-parole che chiamano sempre dentro di me, "Canto, un canto". In vano ho tentato con l'anima mia d'insegnare all'anima a piegarsi. Quale anima si piega se nel suo cuore ci sei tu?

Meine Mutter Es brennt die Kerze auf meinem Tisch Für meine Mutter die ganze Nacht Für meine Mutter ...

Mia madre Arde la candela sul mio tavolo per mia madre tutta la notte per mia madre...

Mein Herz brennt unter dem Schulterblatt Die ganze Nacht Für meine Mutter ... (Else Lasker-Schüler, Mein blaues Klavier)

Arde il mio cuore sotto la scapola tutta la notte per mia madre... Al mio bambino Sempre di nuovo torni, figlio mio, a morirmi nell'anno che ci lascia,

An mein Kind Immer wieder wirst du mir Im scheidenden Jahre sterben, mein Kind,

quando la fronda si dispoglia e i rami si fanno scheletriti.

Wenn das Laub zerfließt Und die Zweige schmal werden.

Con le rose rosse hai provato l'amaro sapore della morte,

Mit den roten Rosen Hast du den Tod bitter gekostet,

nemmeno un solo palpito d'agonia ti è stato risparmiato.

Nicht ein einziges welkendes Pochen Blieb dir erspart.

Da qui nasce il mio grande eterno pianto nella notte del mio cuore.

Darum weine ich sehr, ewiglich ... In der Nacht meines Herzens. Noch seufzen aus mir die Schlummerlieder, Die dich in den Todesschlaf schluchzten,

Piangono ancora in me le ninnenanne, che fra singhiozzi ti accompagnarono nel sonno della morte,

Und meine Augen wenden sich nicht mehr Der Welt zu;

e i miei occhi non sono più rivolti al mondo;

Das Grün des Laubes tut ihnen weh. - Aber der Ewige wohnt in mir.

li offende il verdeggiare delle fronde. - Però l'eterno abita in me.

Die Liebe zu dir ist das Bildnis, Das man sich von Gott machen darf.

L'amore per te è l'accecamento che ci è dato ottenere da Dio.

Ich sah auch die Engel im Weinen, Im Wind und im Schneeregen.

Ho visto anche gli angeli piangere, nel vento e nella bufera di neve.

Sie schwebten ... In einer himmlischen Luft.

Essi alitavano... in un'aria celestiale.

Wenn der Mond in Blüte steht

Quando la luna è in fiore

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Gleicht er deinem Leben, mein Kind.

somiglia alla tua vita, bimbo mio.

Und ich mag nicht hinsehen Wie der lichtspendende Falter sorglos dahinschwebt.

E io non amo guardare là dove svolazza incurante la falena luminosa.

Nie ahnte ich den Tod - Spüren um dich, mein Kind -

Mai ebbi il presagio che la morte fiutasse intorno a te, mio figlio,

Und ich liebe des Zimmers Wände, Die ich bemale mit deinem Knabenantlitz.

e amo le pareti della stanza, che dipingo col tuo volto di ragazzo.

Die Sterne, die in diesem Monat So viele sprühend ins Leben fallen, Tropfen schwer auf mein Herz. (Else Lasker-Schüler, Mein blaues Klavier)

Le tante stelle che sfolgoranti cadono nella vita in questo mese, gocciolano grevi sul mio cuore.

Mein blaues Klavier Ich habe zu Hause ein blaues Klavier Und kenne doch keine Note.

Il mio pianoforte blu A casa tengo un pianoforte blu eppure non conosco una nota.

Es steht im Dunkel der Kellertür, Seitdem die Welt verrohte. Es spielen Sternenhände vier

Sta là dietro la porta di cantina dacché il mondo conosce la barbarie.

- Die Mondfrau sang im Boote Nun tanzen die Ratten im Geklirr.

Lo suonano le stelle a quattro mani - dama Luna cantava nella barca ora ballano i topi fra le corde.

Zerbrochen ist die Klaviatur ... Ich beweine die blaue Tote.

Ormai tutta distrutta è la tastiera… ed io compiango il cadavere blu.

Ach liebe Engel öffnet mir - Ich aß vom bitteren Brote Mir lebend schon die Himmelstür Auch wider dem Verbote. (Else Lasker-Schüler, Mein blaues Klavier)

Oh voi, angeli amati, aprite a me - che ho mangiato di quel pane amaro ancor vivente già la porta al cielo seppur contro il divieto.

Die Harfenjule Emsig dreht sich meine Spule Immer zur Musik bereit, Denn ich bin die Harfenjule Schon seit meiner Kinderzeit.

Giulia dell'arpa Assidua si muove la mia spola della musica sempre in ansia, ché io sono dell'arpa la Giulia fin dalla mia prima infanzia.

Niemand schlägt wie ich die Saiten, Niemand hat wie ich Gewalt. Selbst die wilden Tiere schreiten Sanft wie Lämmer durch den Wald.

Come me nessuno percuote le corde, nessuno ha potere. Vanno bestie feroci mansuete come agnelli nel bosco a vagare.

Und ich schlage meine Harfe, Wo und wie es immer sei, Zum Familienbedarfe, Kindstauf oder Rauferei.

La mia arpa vo pizzicando dove e come sempre mi muovo, per bisogni di famiglia o quando in battesimi o baruffe mi trovo.

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Reich mir einer eine Halbe Oder einen Groschen nur. Als des Sommers letzte Schwalbe Schwebe ich durch die Natur.

Se un mezzo marco mi date o anche un centesimo solo, come l'ultima rondine d'estate attraverso la natura in volo.

Und so dreht sich meine Spule, Tief vom Innersten bewegt, Bis die alte Harfenjule Einst im Himmel Harfe schlägt. (Klabund, Gedichte)

Così scorre la mia spola, mossa dall'intimo profondo, fino a che la vecchia Giulia suonerà l'arpa all'altro mondo.

Einmal noch den Abend halten Einmal noch den Abend halten Im versinkenden Gefühl! Der Gestalten, der Gewalten Sind zuviel. Sie umbrausen den verwegnen Leuchter, Der die Nacht erhellt. Fiebriger und feuchter Glänzt das Angesicht der Welt. Erste Sterne, erste Tropfen regnen, Immer süßer singt das Blatt am Baum. Und die brüderlichen Blitze segnen Blau wie Veilchen den erwachten Traum. (Klabund, Gedichte)

Trattenere la sera Trattenere la sera ancora un poco nel sentimento che s'ingorga! Troppe son le figure, le violenze troppe. Bruiscono d'intorno al candelabro che la notte rischiara temerario. Febbrile e umido riluce il volto del mondo. Piovon le prime stelle, prime gocce, e sempre dolce canta la foglia sulla fronda ed i fraterni lampi benedicono azzurri come viole il sogno che si desta.

Die Jungfrau Hier ruht die Jungfrau Lisa Gütersloh, Mein Gott, sie tat nur immer so. In der letzten Nacht noch haben sie gesehn Einen Schlächtergesellen auf ihr Zimmer gehn. Doch auf dem Fuße folgte die Strafe diesem Graus: Es war des Morgens um halb vier, Da blies derselbe Schlächter ihr Mit seinem Schlächtermesser Das Lebenslämpchen aus. (Klabund, Gedichte)

La vergine Qui giace l'illibata Gütersloh, oddio, si fa per dire, era apparenza. Anche l'ultima notte l'hanno visto quel macellaio salire su da lei. Eppure passo passo a quell'orrore fece seguito proprio il suo castigo: alle tre e mezza del mattino all'alba il macellaio con quel suo coltellaccio le spense la lucerna della vita.

Paesaggio ironico Una fila di grigi vagabondi minacciosi, oscillanti come bare ubriache, le nubi della sera vagano sopra lontane montagne

Ironische Landschaft Gleich einem Zuge grau zerlumpter Strolche Bedrohlich schwankend wie betrunkne Särge Gehn Abendwolken über jene Berge, In ihren Lumpen blitzen rote Sonnendolche. Da wächst, ein schwarzer Bauch, aus dem Gelände Der Landgendarm, daß er der Ordnung sich beflisse, Und scheucht mit einem bösen Schütteln seiner Hände Die Abendwolkenstrolche fort ins Ungewisse. (Klabund, Gedichte)

e brillano a traverso i loro stracci rossi pugnali di sole.

Cresce un nero pancione dal paesaggio come un gendarme di questa campagna che zelante dell'ordine discaccia con un suo brusco battito di mani le nubi vagabonde della sera verso un incerto più in là.

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Weltende Dem Bürger fliegt vom spitzen Kopf der Hut, In allen Lüften hallt es wie Geschrei. Dachdecker stürzen ab und gehn entzwei Und an den Küsten - liest man - steigt die Flut. Der Sturm ist da, die wilden Meere hupfen An Land, um dicke Dämme zu zerdrücken. Die meisten Menschen haben einen Schnupfen. Die Eisenbahnen fallen von den Brücken. (Jakob van Hoddis, Gedichte)

Fine del mondo Volano via cappelli dalle teste aguzze dei borghesi e ad ogni vento echeggia un solo grido. Cadono giù le tegole e si spezzano, sulle coste -si legge- alta marea. La tempesta è vicina, fiere ondate percuotono la riva, spezzano gli argini. Quasi tutta la gente è raffreddata dai ponti cade giù la via ferrata.

Der Träumende Blaugrüne Nacht, die stummen Farben glimmen. Ist er bedroht vom roten Strahl der Speere Und rohen Panzern? Ziehn hier Satans Heere? Die gelben Flecke, die im Schatten schwimmen, Sind Augen wesenloser großer Pferde. Sein Leib ist nackt und bleich und ohne Wehre. Ein fades Rosa eitert aus der Erde. (Jakob van Hoddis, Gedichte)

Il sognante Notte verdazzurrina, muti colori ardenti. Lo minacciano i rossi getti di lancia E i rudi carrarmati? Sfilano gli eserciti di Satana? Le macchie gialle galleggianti nell'ombra Son occhi di cavalli senza vita, giganteschi. Nudo è il suo corpo e pallido e indifeso. Un rosa-marcio affiora dalla terra.

Klage Wird denn die Sonne alle Träume morden, Die blassen Kinder meiner Lustreviere? Die Tage sind so still und grell geworden Erfüllung lockt mit wolkigen Gesichten. Mich packt die Angst, daß ich mein Heil verliere. Wie wenn ich ginge, meinen Gott zu richten. (Jakob van Hoddis, Gedichte)

Lamento Dovrà il sole per forza uccidere i miei sogni Pallidi figli di vogliosi recessi? I giorni mi diventan muti e crudi. Compimento mi attrae con volti oscuri. La paura mi prende di perder la salvezza. Come se andassi a giustiziare Dio.

Le vase brisé Le vase où meurt cette verveine D'un coup d'evantail fu fêlé; Le coup du éffleurer à peine, Aucun bruit ne l'a rêlevé.

Il vaso incrinato Il vaso in cui muore questa verbena da un colpo di ventaglio fu incrinato. Il colpo dovette sfiorarlo a pena perché nessun suono l'ha rivelato.

Mais la légère meurtrissure, Mordant le cristal chaque jour, D'un marche invincible et sûre En a fait lentement le tour.

Ma la leggera incrinatura che mordeva il cristallo ogni giorno avanzando invisibile e sicura vi ha fatto lenta il giro intorno.

Son eau fraîche à fui goutte à goutte, Le suc des fleurs s'est épuisé; Personne encore ne s'en doute. N'y touchez pas il est brisé.

L'acqua fresca è stillata goccia a goccia, il succo del fiore è evaporato. Fino ad ora nessuno se n'è accorto. Non accostatevi, il vaso è incrinato.

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Souvent aussi la main qu'on aime, Effleurant le cœur le meurtrit; Puis le cœur se fend de lui même, La fleur de son amour périt;

Spesso è così che una mano amata ferisce un cuore sfiorandolo appena. Nel cuore la ferita si dilata il fiore del suo amore vi si svena.

Toujour intact aux yeux du monde, Il sent croître et pleurer tout bas Sa blessure fine et profonde. Il est brisé n'y touchez pas. (Sully Prudhomme)

Intatto appare agli occhi del mondo il cuore che, solo, soffrendo ha notato questo taglio sottile e profondo. Non accostatevi, il vaso è incrinato.

Pensée des morts Voila les feuilles sans sève qui tombent sur le gazon voila le vent qui s'élève et gémit dans le vallon voila l'errante hirondelle qui rase du bout de l'aile l'eau dormante des marais voila l'enfant des chaumières qui glane sur les bruyères le bois tombe des forets. C'est la saison ou tout tombe aux coups redoubles des vents un vent qui vient de la tombe moissonne aussi les vivants ils tombent alors par mille comme la plume inutile que l'aigle abandonne aux airs lorsque des plumes nouvelles viennent réchauffer ses ailes a l'approche des hivers. C'est alors que ma paupière vous vit pâlir et mourir tendres fruits qu'a la lumière dieu n'a pas laisse mûrir quoique jeune sur la terre je suis déjà solitaire parmi ceux de ma saison et quand je dis en même "ou sont ceux que ton coeur aime?" je regarde le gazon C'est un ami de l'enfance qu'aux jours sombres du malheur nous prêta la providence pour appuyer notre coeur il n'est plus : notre âme est veuve il nous suit dans notre épreuve et nous dit avec pitié "Ami si ton âme est pleine de ta joie ou de ta peine qui portera la moitie?" C'est une jeune fiancée qui, le front ceint du bandeau

Pensando ai morti Ecco le foglie esangui cadere sull'erba del prato Ecco levarsi il vento e gemere giù nella valle Ecco la rondine errante sfiorare con l'ombra dell'ala l'acqua che dorme nei fossi Ecco dai tetti di paglia uscire un bimbo a raccolta dei rami morti del bosco caduti sulla brughiera. E' la stagione in cui tutto cade percosso dai venti Un vento che vien dalla tomba falcidia pure i viventi E cadono allora a migliaia come l'inutile penna ceduta dall'aquila ai venti quando le giovani piume vanno a scaldar le sue ali all'approssimar dell'inverno. Allora il mio sguardo vi vide impallidire e morire teneri frutti che Dio non rese maturi alla luce. Benché sia giovane in terra ormai sono già solitario nella mia stessa stagione e quando sovente mi chiedo "Dove son quelli che amo?" rivolgo lo sguardo alla terra. E' un amico dell'infanzia che nei giorni del dolore ci prestò la provvidenza ad alleviarci un dolore non c'è più: l'anima è sola lui ci segue in questa prova e ci dice con pietà "Amico se il tuo cuore è pieno di tua gioia o di tua pena chi porterà la metà?" E' una giovane fidanzata

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n'emporta qu'une pensée de sa jeunesse au tombeau Triste, hélas ! dans le ciel même pour revoir celui qu'elle aime elle revient sur ses pas et lui dit : "ma tombe est verte! sur cette terre déserte qu'attends-tu? je n'y suis pas!" C'est l'ombre pale d'un père qui mourut en nous nommant c'est une soeur, c'est un frère qui nous devance un moment tous ceux enfin dont la vie un jour ou l'autre ravie, emporte une part de nous murmurent sous la pierre "vous qui voyez la lumière de nous vous souvenez vous?" Voila les feuilles sans sève qui tombent sur le gazon voila le vent qui s'élève et gémit dans le vallon voila l'errante hirondelle qui rase du bout de l'aile l'eau dormante des marais voila l'enfant des chaumières qui glane sur les bruyères le bois tombe des forets. (Alphonse de Lamartine)

che cinta la fronte di bende portò con sé nella tomba un sol giovanile pensiero Triste ahimè persino in cielo per rivedere l'amato lei ritorna sui suoi passi "La mia tomba è ancora verde! Su questa terra deserta cos'aspetti, io non ci sono!" E' la pallida ombra d'un padre che morì chiamandoci a nome È una sorella, un fratello che ci precede un istante. Tutti quelli la cui vita un giorno o l'altro rapita rapisce una parte di noi sembran dire sotto la pietra "Voi che vedete la luce Vi ricordate di noi?" Ecco le foglie esangui cadere sull'erba del prato Ecco levarsi il vento e gemere giù nella valle Ecco la rondine errante sfiorare con l'ombra dell'ala l'acqua che dorme nei fossi Ecco dai tetti di paglia uscire un bimbo a raccolta dei rami morti del bosco caduti sulla brughiera.

L'homme À Lord Byron. Toi, dont le monde encore ignore le vrai nom, Esprit mystérieux, mortel, ange, ou démon, Qui que tu sois, Byron, bon ou fatal génie, J'aime de tes concerts la sauvage harmonie, Comme j'aime le bruit de la foudre et des vents Se mêlant dans l'orage à la voix des torrents ! La nuit est ton séjour, l'horreur est ton domaine : L'aigle, roi des déserts, dédaigne ainsi la plaine Il ne veut, comme toi, que des rocs escarpés Que l'hiver a blanchis, que la foudre a frappés ; Des rivages couverts des débris du naufrage, Ou des champs tout noircis des restes du carnage. (Lamartine)

L'uomo A Lord Byron Tu, di cui il mondo ancora ignora il nome vero, mortale, angelo o demone, spirito pien di mistero, genio buono o fatale, Byron, chiunque tu sia, amo dei tuoi concerti la selvaggia armonia, come amo il rumore del fulmine e dei venti frammisti nella bufera alla voce dei torrenti! La notte è la tua sede, il tuo dominio l'orrore: l'aquila, re dei deserti, disdegna le pianure, come te, cerca solo le scarpate rocciose, dall'inverno innevate, dal fulmine percosse, le rive coperte dai relitti dei naufragi o i campi anneriti dai resti delle stragi.

Tristesse Ramenez-moi, disais-je, au fortuné rivage Où Naples réfléchit dans une mer d'azur Ses palais, ses coteaux, ses astres sans nuage, Où l'oranger fleurit sous un ciel toujours pur. Que tardez-vous ? Partons ! je veux revoir encore

Tristezza Riportami, dicevo, sulla riva fertile dove Napoli riflette in un mare azzurro i palazzi, le coste, gli astri senza nuvole, e sboccia l'arancio sotto un cielo sempre puro. Cosa aspetti? Partiamo! Voglio vedere ancora

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Le Vésuve enflammé sortant du sein des eaux ; Je veux de ses hauteurs voir se lever l'aurore ; Je veux, guidant les pas de celle que j'adore, Redescendre, en rêvant, de ces riants coteaux ; Suis-moi dans les détours de ce golfe tranquille ; Retournons sur ces bords à nos pas si connus, Aux jardins de Cinthie, au tombeau de Virgile, Près des débris épars du temple de Vénus : Là, sous les orangers, sous la vigne fleurie, Dont le pampre flexible au myrte se marie, Et tresse sur ta tête une voûte de fleurs, Au doux bruit de la vague ou du vent qui murmure, Seuls avec notre amour, seuls avec la nature, La vie et la lumière auront plus de douceurs.

il Vesuvio infuocato uscir dal sen dell'onda; vedere dall'alto spuntare l'aurora; voglio guidare i passi della mia veneranda, ridiscender, sognando, dai dirupi gioiosi; seguimi nei tornanti di quel golfo tranquillo; raggiungiamo le rive ben note ai nostri passi, i giardini di Cinzia, la tomba di Virgilio, presso i frantumi sparsi del tempio di Venere: là, sotto gli aranceti e la vigna fiorita,col tralcio flessuoso che al mirto si marita, tessendo sul tuo capo tutt'una volta in fiore, al dolce suon dell'onda o al mormorar del vento, soli col nostro amore, soli con la natura, la vita e la luce avranno più incanto.

De mes jours pâlissants le flambeau se consume, Il s'éteint par degrés au souffle du malheur, Ou, s'il jette parfois une faible lueur, C'est quand ton souvenir dans mon sein le rallume ; Je ne sais si les dieux me permettront enfin D'achever ici-bas ma pénible journée. Mon horizon se borne, et mon oeil incertain Ose l'étendre à peine au-delà d'une année. Mais s'il faut périr au matin, S'il faut, sur une terre au bonheur destinée, Laisser échapper de ma main Cette coupe que le destin Semblait avoir pour moi de roses couronnée, Je ne demande aux dieux que de guider mes pas Jusqu'aux bords qu'embellit ta mémoire chérie, De saluer de loin ces fortunés climats, Et de mourir aux lieux où j'ai goûté la vie. (Alphonse de Lamartine)

Dei pallidi miei giorni si consuma la fiamma e via via si spegne al soffio delle sventure, o, se talvolta getta un pallido chiarore, è quando il tuo ricordo si riaccende nell'anima; io non so se gli dei mi avranno infine offerto di chiudere quaggiù la mia triste giornata. L'orizzonte si sbarra, ed il mio occhio incerto osa estenderlo appena alla fine dell'annata. Ma se devo morire al mattino, se devo su una terra alla gioia destinata lasciarmi sfuggire di mano questa mia coppa che pareva il destino avesse per me di rose coronata, chiedo solo agli dei di guidare i miei passi alla riva, dal tuo caro ricordo abbellita, di salutar da lungi quei climi rigogliosi e morire nei luoghi dove gustai la vita.

Le Cygne A Victor Hugo

Il cigno A Victor Hugo

I Andromaque, je pense à vous ! Ce petit fleuve, Pauvre et triste miroir où jadis resplendit L'immense majesté de vos douleurs de veuve, Ce Simoïs menteur qui par vos pleurs grandit, A fécondé soudain ma mémoire fertile, Comme je traversais le nouveau Carrousel. Le vieux Paris n'est plus (la forme d'une ville Change plus vite, hélas ! que le coeur d'un mortel) ; Je ne vois qu'en esprit tout ce camp de baraques, Ces tas de chapiteaux ébauchés et de fûts, Les herbes, les gros blocs verdis par l'eau des flaques, Et, brillant aux carreaux, le bric-à-brac confus. Là s'étalait jadis une ménagerie ; Là je vis, un matin, à l'heure où sous les cieux Froids et clairs le Travail s'éveille, où la voirie Pousse un sombre ouragan dans l'air silencieux,

I Andromaca, penso a voi! Quel ruscello sottile, povero e triste specchio, ove rifulse un tempo la gran maestà del vostro dolore vedovile, quel falso Simoenta, gonfio del vostro pianto, ha fecondato a un tratto la mia memoria fine, appena ho attraversato il nuovo Carrousel. Muore il vecchio Parigi (le immagini cittadine cambian più svelte, ahimè! Del cuore di un mortale); solo in ricordo vedo quel campo di baracche, mucchi di capitelli sbozzati e colonnine, gran blocchi, verdi dalle pozzanghere, erbacce e confuse anticaglie luccicanti in vetrine. Era là che un tempo si stendeva un serraglio; è là che vidi, un giorno, sotto un cielo diafano e gelido, nell'ora in cui il Lavoro è al risveglio e la nettezza alza nell'aria un cupo uragano,

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Un cygne qui s'était évadé de sa cage, Et, de ses pieds palmés frottant le pavé sec, Sur le sol raboteux traînait son blanc plumage. Près d'un ruisseau sans eau la bête ouvrant le bec Baignait nerveusement ses ailes dans la poudre, Et disait, le coeur plein de son beau lac natal : "Eau, quand donc pleuvras-tu? quand tonneras-tu, foudre?" Je vois ce malheureux, mythe étrange et fatal, Vers le ciel quelquefois, comme l'homme d'Ovide, Vers le ciel ironique et cruellement bleu, Sur son cou convulsif tendant sa tête avide Comme s'il adressait des reproches à Dieu !

un cigno che, scappato dalla sua voliera, raspando con i piedi palmati sul selciato, trascinava piume bianche sulla scabra terra. La bestia a becco aperto in un rivo seccato bagnava nervosamente le ali nella polvere, dicendo in cuor suo, colmo del bel lago natale: "Acqua, quando cadrai? Quando tuonerai, folgore?" Vedo quell'infelice, mito strano e fatale, come l'uomo d'Ovidio, talvolta verso il cielo, verso il cielo sarcastico, cielo di azzurro odio, tendere l'avida testa sopra il contorto collo come se rivolgesse dei rimproveri a Dio. II Parigi cambia! Ma nella mia malinconia niente muta! Ponteggi, blocchi, nuovi edifici, vecchi sobborghi, tutto diventa allegoria e i miei cari ricordi più duri delle selci. Così dinanzi al Louvre un'immagine m'opprime: penso al mio grande cigno, e ai folli gesti suoi, come ad un esiliato, ridicolo e sublime e roso senza tregua da un desiderio! E a voi, Andromaca, dal braccio di un grande marito caduta, vile bestiame, al fiero Pirro in mano, curvata in estasi sopra ad un sepolcro vuoto, vedova d'Ettore, ahimè! E maritata a Eleno! Sto pensando alla negra, dimagrita e tisica, che pesticcia nel fango e, l'occhio teso, spia le palme assenti dell'Africa magnifica al di là di un' immensa muraglia di foschia; a chiunque ha perduto quello che non ritorna mai! Giammai! A coloro, che dissetano i pianti e che il Dolore allatta come una lupa buona! Agli orfanelli magri e, come fiori, stenti! Così nella foresta ove la mente si esula il corno a pieno soffio suona una vecchia Memoria! E penso ai marinai scordati sopra un'isola, ai prigionieri, ai vinti! … e ad altri, ad altri ancora!

II Paris change ! mais rien dans ma mélancolie N'a bougé ! palais neufs, échafaudages, blocs, Vieux faubourgs, tout pour moi devient allégorie Et mes chers souvenirs sont plus lourds que des rocs. Aussi devant ce Louvre une image m'opprime : Je pense à mon grand cygne, avec ses gestes fous, Comme les exilés, ridicule et sublime Et rongé d'un désir sans trêve ! et puis à vous, Andromaque, des bras d'un grand époux tombée, Vil bétail, sous la main du superbe Pyrrhus, Auprès d'un tombeau vide en extase courbée Veuve d'Hector, hélas ! et femme d'Hélénus ! Je pense à la négresse, amaigrie et phtisique Piétinant dans la boue, et cherchant, l'oeil hagard, Les cocotiers absents de la superbe Afrique Derrière la muraille immense du brouillard ; A quiconque a perdu ce qui ne se retrouve Jamais, jamais ! à ceux qui s'abreuvent de pleurs Et tètent la Douleur comme une bonne louve ! Aux maigres orphelins séchant comme des fleurs ! Ainsi dans la forêt où mon esprit s'exile Un vieux Souvenir sonne à plein souffle du cor ! Je pense aux matelots oubliés dans une île, Aux captifs, aux vaincus !… à bien d'autres encor ! (Charles Baudelaire, Les Fleurs du Mal)

Il crepuscolo del mattino La diana cantava nel cortile delle caserme, e il vento del mattino soffiava alle lanterne.

Le crépuscule du matin La diane chantait dans les cours des casernes, Et le vent du matin soufflait sur les lanternes.

E' l'ora in cui lo sciame dei sogni inquietanti fa torcer sui guanciali i bruni adolescenti; in cui, pupilla sanguigna, palpitante e mossa, la lampada sul giorno fa una macchia rossa e l'anima, con il peso del corpo greve e truce, imita le battaglie della lampada e la luce. Come un volto di pianto asciugato dai venti, l'aria è piena del brivido delle cose fuggenti e l'uomo è stanco di scrivere e la donna di amare.

C'était l'heure où l'essaim des rêves malfaisants Tord sur leurs oreillers les bruns adolescents ; Où, comme un œil sanglant qui palpite et qui bouge, La lampe sur le jour fait une tache rouge ; Où l'âme, sous le poids du corps revêche et lourd, Imite les combats de la lampe et du jour. Comme un visage en pleurs que les brises essuient, L'air est plein du frisson des choses qui s'enfuient,

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Et l'homme est las d'écrire et la femme d'aimer. Le case qua e là cominciano a fumare. Le donne di piacere dormon con l'occhio livido, a bocca aperta, del loro sonno stupido; le mendicanti trascinando i seni magri e freddi, soffiano sui tizzoni e sulle proprie dita. E' l'ora in cui, in mezzo al freddo e agli stenti s'acuiscono le doglie delle partorienti; singhiozzo rotto da sangue schiumoso il canto del gallo lacera il giorno brumoso; un mare di foschia bagnava gli edifici, e gli agonizzanti dal fondo degli ospizi lanciavan l'ultimo raglio in singhiozzi ineguali. I debosciati rientravano, rotti dai loro lavori.

Les maisons çà et là commençaient à fumer. Les femmes de plaisir, la paupière livide, Bouche ouverte, dormaient de leur sommeil stupide ; Les pauvresses, traînant leurs seins maigres et froids, Soufflaient sur leurs tisons et soufflaient sur leurs doigts.

C'était l'heure où parmi le froid et la lésine S'aggravent les douleurs des femmes en gésine ; Comme un sanglot coupé par un sang écumeux Le chant du coq au loin déchirait l'air brumeux ; Une mer de brouillards baignait les édifices, Et les agonisants dans le fond des hospices Poussaient leur dernier râle en hoquets inégaux. Les débauchés rentraient, brisés par leurs travaux.

L'aurora freddolosa in veste verde e rosata stava avanzando lenta sulla Senna desolata, e Parigi, cupo, sfregando dagli occhi il torpore, impugnava i suoi arnesi, vecchio lavoratore.

L'aurore grelottante en robe rose et verte S'avançait lentement sur la Seine déserte, Et le sombre Paris, en se frottant les yeux Empoignait ses outils, vieillard laborieux. (Charles Baudelaire, Les Fleurs du Mal)

Une martyre Dessin d'un Maître inconnu

Una martire Disegno di Maestro ignoto

Au milieu des flacons, des étoffes lamées Et des meubles voluptueux, Des marbres, des tableaux, des robes parfumées Qui traînent à plis somptueux,

In mezzo a flaconi, a tessuti laminati e a suppellettili voluttuose, a marmi, a quadri, ad abiti profumati cadenti in pieghe sontuose,

Dans une chambre tiède où, comme en une serre, L'air est dangereux et fatal, Où des bouquets mourants dans leurs cercueils de verre Exhalent leur soupir final,

in una stanza tiepida dove, come in serra, l'aria è dannosa e fatale, dove bouquets morenti nella lor vitrea bara esalano il sospiro finale, una morta decapitata versa, come una gora, sul guanciale dissetato sangue rosso e vivo, e la stoffa se n'abbevera con l'avidità di un prato.

Un cadavre sans tête épanche, comme un fleuve, Sur l'oreiller désaltéré Un sang rouge et vivant, dont la toile s'abreuve Avec l'avidité d'un pré.

Simile alle visioni pallide generate dall'ombra che c'incatenano lo sguardo, la testa, con la massa della sua criniera scura e dei suoi gioielli di riguardo,

Semblable aux visions pâles qu'enfante l'ombre Et qui nous enchaînent les yeux, La tête, avec l'amas de sa crinière sombre Et de ses bijoux précieux,

riposa sul comodino, come un ranuncolo, e, vuota di ragionamenti, uno sguardo vago e bianco come il crepuscolo esce dagli occhi ripugnanti.

Sur la table de nuit, comme une renoncule, Repose ; et, vide de pensers, Un regard vague et blanc comme le crépuscule S'échappe des yeux révulsés.

Sul letto il tronco nudo espone senza pudore nel più assoluto abbandono la bellezza fatale e il segreto splendore di cui Natura le fece dono;

Sur le lit, le tronc nu sans scrupules étale Dans le plus complet abandon La secrète splendeur et la beauté fatale

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Dont la nature lui fit don ; una calza rosastra, bordata d'oro, alla gamba, è restata come un ricordo; la giarrettiera, come occhio segreto che avvampa, lancia un adamantino sguardo.

Un bas rosâtre, orné de coins d'or, à la jambe, Comme un souvenir est resté ; La jarretière, ainsi qu'un oeil secret qui flambe, Darde un regard diamanté.

Il singolare aspetto di questa solitudine e di un grande ritratto languoroso, dagli occhi provocanti come la sua attitudine, sta rivelando un amore tenebroso, una gioia colpevole e dei festini strani pieni di baci infernali, di cui gode lo sciame degli angeli malsani che fra le tende muove le ali;

Le singulier aspect de cette solitude Et d'un grand portrait langoureux, Aux yeux provocateurs comme son attitude, Révèle un amour ténébreux, Une coupable joie et des fêtes étranges Pleines de baisers infernaux, Dont se réjouissait l'essaim des mauvais anges Nageant dans les plis des rideaux ;

eppure, a vedere dalla magrezza elegante della spalla profilata, l'anca un po' appuntita e la taglia scattante come una serpe irritata,

Et cependant, à voir la maigreur élégante De l'épaule au contour heurté, La hanche un peu pointue et la taille fringante Ainsi qu'un reptile irrité,

è ancor molto giovane! - L'anima esasperata e i sensi dal tedio azzannati si erano semiaperti alla schiera esacerbata dei desideri erranti e sbandati?

Elle est bien jeune encor ! - Son âme exaspérée Et ses sens par l'ennui mordus S'étaient-ils entr'ouverts à la meute altérée Des désirs errants et perdus?

L'uomo vendicativo che non potesti, vivente, pur con tanto amore, placare, pose sulla tua carne inerte e compiacente il culmine del suo desiderare?

L'homme vindicatif que tu n'as pu, vivante, Malgré tant d'amour, assouvir, Combla-t-il sur ta chair inerte et complaisante L'immensité de son désir ?

Rispondi, morta impura! per le tue trecce rudi alzandoti con braccio malfermo, dimmi, testa orribile, ha sui tuoi denti freddi sigillato un addio supremo?

Réponds, cadavre impur ! et par tes tresses roides Te soulevant d'un bras fiévreux, Dis-moi, tête effrayante, a-t-il sur tes dents froides Collé les suprêmes adieux?

-Lontano dal mondo ironico e dalla folla impura, lontano dal magistrato curioso, dormi in pace, dormi in pace, strana creatura, dentro il tuo avello misterioso;

- Loin du monde railleur, loin de la foule impure, Loin des magistrats curieux, Dors en paix, dors en paix, étrange créature, Dans ton tombeau mystérieux ;

il tuo sposo percorre il mondo e la tua immortale forma lo veglia dormente; come te a lui, l'amore suo per te sarà fedele e fino alla morte costante.

Ton époux court le monde, et ta forme immortelle Veille près de lui quand il dort ; Autant que toi sans doute il te sera fidèle, Et constant jusques à la mort. (Charles Baudelaire, Les Fleurs du Mal)

Le bateau ivre Comme je descendais des Fleuves impassibles, Je ne me sentis plus guidé par les haleurs: Des Peaux-Rouges criards les avaient pris pour cibles, Les ayant cloués nus aux poteaux de couleurs.

Il battello ebbro Mentre discendevo per Fiumi indifferenti non mi sentii più guidato dagli alatori, presi a bersaglio da pellirosse urlanti e infilzati nudi ai pali multicolori.

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J'étais insoucieux de tous les équipages, Porteur de blés flamands ou de cotons anglais. Quand avec mes haleurs ont fini ces tapages, Les Fleuves m'ont laissé descendre où je voulais.

Ero insofferente di tutti gli equipaggi, portavo grani di Fiandra o cotoni inglesi. Finiti gli alatori assieme agli schiamazzi, i Fiumi m'han fatto scendere ove volessi.

Dans les clapotements furieux des marées,

Dentro i furiosi spruzzi delle mareggiate io, l'ultimo inverno, più sordo degl'infanti cervelli, ho corso! E Penisole disancorate non hanno mai subìto urla più trionfanti.

Moi, l'autre hiver, plus sourd que les cerveaux d'enfants,

Je courus! Et les Péninsules démarrées N'ont pas subi tohu-bohus plus triomphants. La tempête a béni mes éveils maritimes. Plus léger qu'un bouchon j'ai dansé sur les flots Qu'on appelle rouleurs éternels de victimes, Dix nuits, sans regretter l'oeil niais des falots!

La tempesta ha benedetto le albe marittime. Più leggero di un tappo ho danzato sul flutto che chiamano eterno avvolgitore di vittime, dieci notti, senza cercar fari dall'occhio fatuo!

Plus douce qu'aux enfants la chair des pommes sures, L'eau verte pénétra ma coque de sapin Et des taches de vins bleus et des vomissures Me lava, dispersant gouvernail et grappin.

Più dolce che ai ragazzi polpa di mele agre, l'acqua verde penetrò nello scafo di faggio e le macchie di vino e di vomito violacee mi lavò via, spazzando timone e ancoraggio.

Et dès lors, je me suis baigné dans le Poème De la Mer, infusé d'astres, et lactescent, Dévorant les azurs verts; où, flottaison blême Et ravie, un noyé pensif parfois descend;

E da allora mi son bagnato dentro il Cantico del Mare, infuso d'astri, lattescente, vorace di azzurri verdi; ove talvolta, natante estatico e livido, un annegato pensoso scende a foce;

Où, teignant tout à coup les bleuités, délires Et rythmes lents sous les rutilements du jour, Plus fortes que l'alcool, plus vastes que nos lyres, Fermentent les rousseurs amères de l'amour!

dove, tingendo a un tratto le bluità, deliri e ritmi lenti sotto i rutilamenti del giorno, più forti dell'alcool, più vasti delle lire, gli amari rossori dell'amore fermentano!

Je sais les cieux crevant en éclairs, et les trombes Et les ressacs et les courants: je sais le soir, L'Aube exaltée ainsi qu'un peuple de colombes, Et j'ai vu quelquefois ce que l'homme a cru voir!

Io so i cieli crettati di lampi e le trombe e le risacche e le correnti; io so la sera, l'Alba esaltata come un popolo di colombe e vidi a volte ciò che l'uomo ha creduto vedere!

J'ai vu le soleil bas, taché d'horreurs mystiques, Illuminant de longs figements violets, Pareils à des acteurs de drames très antiques Les flots roulant au loin leurs frissons de volets!

Ho visto il sole basso, sporco d'orrore mistico, irraggiante una lunga violacea filigrana, pari a degli attori di un dramma molto antico, dilatando i flutti i loro brividi da persiana!

J'ai rêvé la nuit verte aux neiges éblouies, Baiser montant aux yeux des mers avec lenteurs, La circulation des sèves inouïes, Et l'éveil jaune et bleu des phosphores chanteurs!

Ho sognato la notte verde dalle nevi abbagliate, bacio che sale agli occhi con lentezza dai mari, la circolazione delle linfe inaudite, e il risveglio blu e giallo dei fosfori canori!

J'ai suivi, des mois pleins, pareille aux vacheries Hystériques, la houle à l'assaut des récifs, Sans songer que les pieds lumineux des Maries Pussent forcer le mufle aux Océans poussifs!

Ho seguito, a mesi pieni, pari a vaccherie isteriche, l'onda sulle scogliere all'assalto, senza pensar che i luminosi piedi delle Marie possano premere il muso di Oceani in sussulto!

J'ai heurté, savez-vous, d'incroyables Florides Mêlant aux fleurs des yeux de panthères à peaux D'hommes! Des arcs-en-ciel tendus comme des brides Sous l'horizon des mers, à de glauques troupeaux!

Ho urtato, sapete, contro Floride incredibili mischianti i fiori ad occhi di pantere a pelle d'uomo! Degli Arcobaleni tesi come redini, sotto l'orizzonte dei mari, su mandrie cerule.

J'ai vu fermenter les marais énormes, nasses

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Où pourrit dans les joncs tout un Léviathan! Des écroulements d'eaux au milieu des bonaces, Et les lointains vers les gouffres cataractant!

Ho visto fermentare paludi enormi, nasse ove marcisce nei giunchi tutt'un Leviatano! Scrosci d'acqua crollati in mezzo alle bonacce, e le lontananze che verso abissi degradano!

Glaciers, soleils d'argent, flots nacreux, cieux de braises!

Echouages hideux au fond des golfes bruns Où les serpents géants dévorés des punaises Choient, des arbres tordus, avec de noirs parfums!

Ghiacci, soli d'argento, flutti perlati, braci di cieli! Immondi cascami nei golfi marroni, dove serpenti giganti mangiati dalle cimici cadono dagli alberi ritorti con neri aromi!

J'aurais voulu montrer aux enfants ces dorades Du flot bleu, ces poissons d'or, ces poissons chantants.

- Des écumes de fleurs ont bercé mes déérades Et d'ineffables vents m'ont ailé par instants.

Avrei voluto mostrare ai fanciulli le orate del flutto blu, pesci d'oro, pesci cantanti. - Schiume di fiori han cullato le mie salpate e d'ineffabili venti mi hanno alato gl'istanti.

Parfois, martyr lassé des pôles et des zones, La mer dont le sanglot faisait mon roulis doux Montait vers moi ses fleurs d'ombre aux ventouses jaunes

Et je restais, ainsi qu'une femme à genoux...

Talvolta, martire stanco di poli e di zone, il mare il cui singhiozzo addolciva la beccheggiata alzava a me fiori d'ombra a ventose gialle e io restavo, simile a una donna inginocchiata …

Presque île, ballottant sur mes bords les querelles Et les fientes d'oiseaux clabaudeurs aux yeux blonds. Et je voguais, lorsqu'à travers mes liens frêles Des noyés descendaient dormir, à reculons!

Quasi un'isola, sui miei bordi ballottavano liti e sterco d'uccelli a occhi biondi e canto iroso, e, mentre degli annegati a dormire scendevano fra i miei fragili orditi, io vogavo a ritroso!

Or moi, bateau perdu sous les cheveux des anses, Jeté par l'ouragan dans l'éther sans oiseau, Moi dont les Monitors et les voiliers des Hanses N'auraient pas repêché la carcasse ivre d'eau;

Ora io, battello sperso sotto il crine dell'anse, gettato dall'uragano nell'etere senza uccelli, io che nessun Molitor né veliero dell'Ansa avrebbe ripescato, carcassa ubriaca d'acqua;

Libre, fumant, monté de brumes violettes, Moi qui trouais le ciel rougeoyant comme un mur Qui porte, confiture exquise aux bons poètes, Des lichens de soleil et des morves d'azur;

libero, fumante, gravido di bruma violetta, che il cielo rossastro foravo come un muro, che porto, confettura squisita al buon poeta, licheni di sole e mucillagine di azzurro;

Qui courais, taché de lunules électriques, Planche folle, escorté des hippocampes noirs, Quand les juillets faisaient crouler à coups de triques Les cieux ultramarins aux ardents entonnoirs; Moi qui tremblais, sentant geindre à cinquante lieues Le rut des Béhémots et les Maelstroms épais, Fileur éternel des immobilités bleues, Je regrette l'Europe aux anciens parapets!

che correvo, screziato di elettriche lunelle, tavola folle, scortata da neri ippocampi, quando luglio scrollava a colpi di randello i cieli oltremarini dai cappucci roventi; che tremavo al gemito da cinquanta leghe di Behemot in calore e Maelstrom compatti, eterno filatore su immobilità glauche, rimpiango l'Europa dagli antichi parapetti!

J'ai vu des archipels sidéraux! et des îles Dont les cieux délirants sont ouverts au vogueur: - Est-ce en ces nuits sans fonds que tu dors et t'exiles,

Million d'oiseaux d'or, ô future Vigueur? Toute lune est atroce et tout soleil amer: L'âcre amour m'a gonflé de torpeurs enivrantes. O que ma quille éclate! O que j'aille à la mer!

Ho visto arcipelaghi siderali! Ed isole con cieli deliranti aperti al vogatore: -E' in notti senza fondo che dormi e ti esuli, milione d'uccelli d'oro, o futuro Vigore?

Si je désire une eau d'Europe, c'est la flache Noire et froide où vers le crépuscule embaumé Un enfant accroupi plein de tristesse, lâche

E' vero, ho pianto troppo! Le Albe son desolanti. Ogni luna è atroce ed ogni sole è amaro: l'acre amore m'ha gonfiato di torpori inebrianti.

Mais, vrai, j'ai trop pleuré! Les Aubes sont navrantes.

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Un bateau frêle comme un papillon de mai.

Oh che la chiglia schianti! Oh ch'io finisca in mare!

Je ne puis plus, baigné de vos langueurs, ô lames, Enlever leur sillage aux porteurs de cotons, Ni traverser l'orgueil des drapeaux et des flammes, Ni nager sous les yeux horribles des pontons

Se desidero un'acqua d'Europa, è una pozza nera e fredda, ove verso il crepuscolo odoroso un fanciullo accovacciato pieno di tristezza vari un battello fragile come farfalla di maggio.

(Arthur Rimbaud septembre 1871)

Molle di vostri languori, non posso più, o lame, sottrarre i loro percorsi ai mercanti di cotoni, né traversare l'orgoglio di bandiere e di fiamme, né navigare sotto l'occhio atroce dei pontoni.

Mémoire I

Memoria

L'eau claire ; comme le sel des larmes d'enfance, l'assaut au soleil des blancheurs des corps de femmes; la soie, en foule et de lys pur, des oriflammes sous les murs dont quelque pucelle eut la défense ;

I L'acqua chiara; come lacrime d'infanzia salate, l'assalto al cielo dei biancori dei corpi di donna; la seta, distesa e di puro giglio, dell'orifiamma sotto le mura da qualche pulzella salvate;

l'ébat des anges ; - Non... le courant d'or en marche, meut ses bras, noirs, et lourds, et frais surtout, d'herbe. Elle sombre, ayant le Ciel bleu pour ciel-de-lit, appelle pour rideaux l'ombre de la colline et de l'arche.

gli angeli alitanti; - No…il rivo d'oro, cammina, muove bracci, neri, grevi e freschi, sopra tutto, di erba. Essa, scura, col cielo blu a baldacchino, si riserba come tendaggio l'ombra dell'arco e della collina.

II

II

Eh ! l'humide carreau tend ses bouillons limpides ! L'eau meuble d'or pâle et sans fond les couches prêtes. Les robes vertes et déteintes des fillettes font les saules, d'où sautent les oiseaux sans brides.

L'umido vetro stende le sue limpide brodaglie! L'acqua orna d'oro chiaro e diafano le pronte culle. Le vesti delle bambine, verdi e stinte, son salici, donde saltano uccelli senza briglie.

Plus pure qu'un louis, jaune et chaude paupière, le souci d'eau - ta foi conjugale, ô l'Épouse ! au midi prompt, de son terne miroir, jalouse au ciel gris de chaleur la Sphère rose et chère.

Gialla e calda palpebra, di un luigi più pura, la calta palustre -la fede coniugale, o Sposa!invidia a mezzodí la Sfera amabile e rosa, dal suo specchio spento, al cielo grigio di calura.

III

III

Madame se tient trop debout dans la prairie prochaine où neigent les fils du travail ; l'ombrelle aux doigts ; foulant l'ombelle ; trop fière pour elle des enfants lisant dans la verdure fleurie

La signora si tiene nel prato confinante troppo in piedi, ove nevicano i fili del lavoro; l'ombrella fra le dita; sfiora l'umbella; fiero sguardo ai figli che leggono nel verde fiorente

leur livre de maroquin rouge ! Hélas, Lui, comme mille anges blancs qui se séparent sur la route, s'éloigne par-delà la montagne ! Elle, toute froide, et noire, court ! après le départ de l'homme ! IV

il libro di marocchino rosso! Ahimè, Lui, come mille angeli bianchi che si separan sulla strada, oltre la montagna si allontana! Lei tutta gelida e nera, corre! inseguendo la partenza dell'uomo!

Regret des bras épais et jeunes d'herbe pure !

IV

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Or des lunes d'avril au cœur du saint lit ! Joie des chantiers riverains à l'abandon, en proie aux soirs d'août qui faisaient germer ces pourritures !

Voglia di spesse braccia e giovani d'erba pura! Lune d'aprile al cuore del santo letto! Piacere dai cantieri della riva all'abbandono, in potere alle sere d'agosto pullulanti di questa lordura!

Qu'elle pleure à présent sous les remparts ! l'haleine des peupliers d'en haut est pour la seule brise. Puis, c'est la nappe, sans reflets, sans source, grise : un vieux, dragueur, dans sa barque immobile, peine.

Ch'ella pianga ora sotto i bastioni! Il tremore dei pioppi lassù in alto è soltanto per il vento. Poi, lo stagno, senza riflessi, senza fonte, spento: fermo sulla barca, soffre, un vecchio, dragatore.

V Jouet de cet œil d'eau morne, je n'y puis prendre, ô canot immobile ! oh ! bras trop courts ! ni l'une ni l'autre fleur : ni la jaune qui m'importune, là ; ni la bleue, amie à l'eau couleur de cendre.

V Zimbello di quest'occhio d'acqua tetro, prendere non posso, o barca immobile! O troppo corte braccia! Né l'uno né l'altro fiore: né il giallo là che mi cruccia; né il blu, amico dell'acqua color della cenere.

Ah ! la poudre des saules qu'une aile secoue ! Les roses des roseaux dès longtemps dévorées ! Mon canot, toujours fixe ; et sa chaîne tirée au fond de cet œil d'eau sans bords, - à quelle boue ? (Arthur Rimbaud1872)

Ah! La polvere dei salici che un'ala va scrollando! La rosa dei rosai da gran tempo rosicchiata! La mia barca, sempre fissa; e la catena tirata in fondo a quest'occhio d'acqua, - a quale fango?

Brise marine La chair est triste, hélas ! et j'ai lu tous les livres. Fuir ! là-bas fuir ! Je sens que des oiseaux sont ivres D'être parmi l'écume inconnue et les cieux ! Rien, ni les vieux jardins reflétés par les yeux Ne retiendra ce coeur qui dans la mer se trempe O nuits ! ni la clarté déserte de ma lampe Sur le vide papier que la blancheur défend, Et ni la jeune femme allaitant son enfant. Je partirai ! Steamer balançant ta mâture Lève l'ancre pour une exotique nature ! Un Ennui, désolé par les cruels espoirs, Croit encore à l'adieu suprême des mouchoirs ! Et, peut-être, les mâts, invitant les orages Sont-ils de ceux qu'un vent penche sur les naufrages Perdus, sans mâts, sans mâts, ni fertiles îlots... Mais, ô mon coeur, entends le chant des matelots ! (Stéphane Mallarmé)

Brezza marina La carne è triste, ahimè! e ho letto ogni libro. Fuggir! fuggire là! sento ogni uccello ebbro di trovarsi nel mezzo fra schiuma ignota e cieli! Né i vecchi giardini riflessi dagli occhi fedeli, niente tratterrà, o notti! questo fluttuante cuore nel mare. Né della lampada il deserto chiarore su carta vuota il cui candore per difesa lotta, né la giovane madre che il fanciullo allatta. Partirò! Vapore che dondoli l'alberatura leva l'ancora verso un'esotica natura! Una Noia, stremata dagli auspici maledetti, crede ancora all'addio supremo dei fazzoletti! E, forse, i pennoni, che invitano gli uragani, son quelli che un vento piega su spersi rottami, senz'albero, senz'albero, né isole d'incanto… Ma, cuore mio, ascolta dei marinai il canto!

O, si chère de loin ... O si chère de loin et proche et blanche, si Délicieusement toi, Mary, que je songe À quelque baume rare émané par mensonge Sur aucun bouquetier de cristal obscurci

O, sì cara di lontano… O sì cara di lontano e vicina e bianca, tanto deliziosamente te stessa, Mary, che penso a qualche raro balsamo per celia cosparso su nessun vaso da fiori di cristallo spento

Le sais-tu, oui ! pour moi voici des ans, voici Toujours que ton sourire éblouissant prolonge La même rose avec son bel été qui plonge Dans autrefois et puis dans le futur aussi.

lo sai tu, sì! ecco per me è da anni, ecco che è da sempre che il tuo riso splendente prolunga la stessa rosa con la sua bella estate che affonda in un altro tempo e poi nell'avvenire, anche.

Mon coeur qui dans les nuits parfois cherche à

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s'entendre Ou de quel dernier mot t'appeler le plus tendre S'exalte en celui rien que chuchoté de soeur

Il mio cuore che a udirsi talvolta nelle notti prova o si esalta con quale nome a chiamarti l'ultimo quello più tenero di sorella a mezza

N'étant, très grand trésor et tête si petite, Que tu m'enseignes bien toute une autre douceur Tout bas par le baiser seul dans tes cheveux dite. (Stéphane Mallarmé)

voce detto, gran tesoro e testa piccoletta, se non che tu m'insegni ben altra dolcezza, silente, solo dal bacio nei tuoi capelli detta.

Chevelure La chevelure vol d'une flamme à l'extrême Occident de désirs pour la tout éployer Se pose (je dirais mourir un diadème) Vers le front couronné son ancien foyer

Chioma La chioma volo d'una fiamma all'estrema declinazione di desideri per farla sfiaccolare si posa (si direbbe il morire di un diadema) sulla fronte coronata di un vecchio focolare

Mais sans or soupirer que cette vive nue L'ignition du feu toujours intérieur Originellement la seule continue Dans le joyau de l'oeil véridique ou rieur

ma non esala oro sol quella nube viva l'ignizione del fuoco sempre interiore originariamente la sola che si ravviva nel gioiello dell'occhio vero o schernitore

Une nudité de héros tendre diffame Celle qui ne mouvant astre ni feux au doigt Rien qu'à simplifier avec gloire la femme Accomplit par son chef fulgurante l'exploit

una nudità da eroe tenero diffama lei che senza muover astro né fuoco al dito solo a semplificare con gloria la dama adempie con il capo sfolgorante l'invito

De semer de rubis le doute qu'elle écorche Ainsi qu'une joyeuse et tutélaire torche. (Stéphane Mallarmé)

a sparger di rubini il dubbio ch'essa spella simile a una gioiosa e tutelare fiammella.

Plusieurs sonnets I Quand l'Ombre menaça de la fatale loi, Tel vieux Rêve, désir et mal de mes vertèbres, Affligé de périr sous les plafonds funèbres Il a ployé son aile indubitable en moi.

Diversi sonetti I Quando l'Ombra minacciò del fatale dettame, quel vecchio Sogno, desío e mal delle vertebre, afflitto di morire sotto a un soffitto funebre ha inclinato la sua ala indubitabile in me.

Luxe, ô salle d'ébène où, pour séduire un roi Se tordent dans leur mort des guirlandes célèbres, Vous n'êtes qu'un orgueil menti par les ténèbres Aux yeux du solitaire ébloui de sa foi.

Lusso, oh sala d'ebano dove, per sedurre un re s'intreccia nella morte qualche ghirlanda celebre, voi non siete che orgoglio mentito dalle tenebre agli occhi del solitario abbagliato dalla sua fe'.

Oui, je sais qu'au lointain de cette nuit, la Terre Jette d'un grand éclat l'insolite mystère Sous les siècles hideux qui l'obscurcissent moins.

Sì, io so che la Terra, lontano da questa notte, di un grande bagliore l'infinito mistero emette sotto i sordidi secoli che la oscurano di meno.

L'espace à soi pareil qu'il s'accroisse ou se nie Roule dans cet ennui des feux vils pour témoins Que s'est d'un astre en fête allumé le génie.

Lo spazio pari a se stesso che si neghi o cresca ruota in questa noia dei vili fuochi a testimonio che si è illuminato il genio di un astro in festa.

II Le vierge, le vivace et le bel aujourd'hui Va-t-il-nous déchirer avec un coup d'aile ivre

II Il vergine, il vivace ed il bello ai dì presenti stanno per squarciarci con un ebbro colpo d'ala

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Ce lac dur oublié que hante sous le givre Le transparent glacier des vols qui n'ont pas fui!

quel duro lago scordato che opprime e congela il ghiacciaio trasparente dei voli non sfuggenti!

Un cygne d'autrefois se souvient que c'est lui Magnifique mais qui sans espoir se délivre Pour n'avoir pas chanté la région où vivre Quand du stérile hiver a resplandi l'ennui.

Un cigno d'altri tempi non si è dimenticato che è magnifico ma senza speranza si libra per non avere cantato la regione ove vivrà quando di arido inverno il tedio ha brillato.

Tout son col secouera cette blanche agonie Par l'espace infligé à l'oiseau qui le nie, Mais non l'horreur du sol où le plumage est pris.

Tutto il suo collo scrollerà quella bianca agonia tramite lo spazio inflitto all'uccello che lo nega, ma non l'orror del suolo ove è preso il piumaggio.

Fantôme qu'à ce lieu son pur éclat assigne, Il s'immobilise au songe froid de mépris Que vêt parmi l'exil inutile le Cygne.

Fantasma che a quel luogo il puro abbaglio lega, s'immobilizza a un freddo pensiero di dileggio che fra l'esilio inutile quel Cigno di sé avvolga.

III Vittoriosamente fugato il suicidio attraente tizzo di gloria, schiuma di sangue, oro, tempesta! Oh che ridere se là una porpora si appresta solo a rendere regale la mia tomba assente.

III Victorieusement fui le suicide beau Tison de gloire, sang par écume, or, tempête ! Ô rire si là-bas une pourpre s'apprête A ne rendre royal que mon absent tombeau.

Che! Di tutto quel lampo neppure il barlume tarda, è mezzanotte, all'ombra che ci fa festa ammeno che un tesoro presuntuoso di testa versi la sua carezzevole indolenza senza lume,

Quoi ! de tout cet éclat pas même le lambeau S'attarde, il est minuit, à l'ombre qui nous fête Excepté qu'un trésor présomptueux de tête Verse son caressé nonchaloir sans flambeau,

la tua, se sempre lo riempie di delizia! La tua sì, la sola che del cielo evanescente faccia sua un po' della infantile gloria che t'incorona

La tienne si toujours le délice ! la tienne Oui seule qui du ciel évanoui retienne Un peu de puéril triomphe en t'en coiffant

di splendore quando sopra i cuscini si posa come casco guerriero d'imperatrice bambina da cui per figurarti cadrebbe più d'una rosa.

Avec clarté quand sur les coussins tu la poses Comme un casque guerrier d'impératrice enfant Dont pour te figurer il tomberait des roses.

IV Alto consacrando le pure unghie il loro onice, l'Angoscia, a mezzanotte, sostiene, lampadofora, tanti sogni crepuscolari bruciati dalla Fenice non raccolti in nessuna cineraria anfora

IV Ses purs ongles très haut dédiant leur onyx, L'Angoisse, ce minuit, soutient, lampadophore, Maint rêve vespéral brûlé par le Phénix Que ne recueille pas de cinéraire amphore

sulle credenze, nel salotto vuoto: niente strige aboliti i ninnoli d'insensatezza sonora, (ché il Padrone ha attinto le lacrime allo Stige con l'unico oggetto di cui il Nulla si onora.)

Sur les crédences, au salon vide : nul ptyx Aboli bibelot d'inanité sonore, (Car le Maître est allé puiser ses pleurs au Styx Avec ce seul objet dont le Néant s'honore.)

Ma vicino alla crociera a nord solinga, un oro sta agonizzando forse seguendo il decoro dei liocorni scalcianti fuoco su una naiade,

Mais proche la croisée au nord vacante, un or Agonise selon peut-être le décor Des licornes ruant du feu contre une nixe,

ella, defunta ignuda nello specchio, ancor che, nell'oblio formato dal riquadro, s'intride di scintillii tutt'ad un tratto l'Ursa major.

Elle, défunte nue en le miroir, encor Que, dans l'oubli formé par le cadre, se fixe De scintillations sitôt le septuor.

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L'après-midi d'un faune Églogue

Il pomeriggio di un fauno Egloga

Le Faune

Il Fauno

Ces nymphes, je les veux perpétuer. Si clair, Leur incarnat léger, qu'il voltige dans l'air Assoupi de sommeils touffus.

Queste ninfe le voglio eternare. E' così chiara, la loro carnagione lieve, che volteggia nell'aria assopita di sogni ovattati.

Aimai-je un rêve ? Mon doute, amas de nuit ancienne, s'achève En maint rameau subtil, qui, demeuré les vrais Bois mêmes, prouve, hélas ! que bien seul je m'offrais Pour triomphe la faute idéale de roses. Réfléchissons...

Un sogno ho amato? Il mio dubbio, ammasso di antica notte, culminato in una ramaglia sottile, che, rimasta come i veri boschi stessi, prova, ahimè! che io solo mi offrii per trionfo la subdola conquista ideale di rose. Riflettiamo… o se le donne di cui tu chiosi figuran come desio dei tuoi sensi affabulatori! Fauno, l'illusione dilegua dagli occhi azzurri e freddi, come fonte in pianto, della più casta: ma, l'altra tutta sospiri, dici che contrasta come brezza calda del giorno nella peluria? Ma no! per l'inamovibile e stanca lussuria che soffoca calda il mattino se fresco combatte, non mormora acqua che il flauto mio non emette nel boschetto bagnato d'accordi; e l'unico vento, che, pronto ad esalar dalle due canne un momento prima che disperda il suono in pioggia riarsa, è all'orizzonte che nessuna ruga attraversa, il visibile e sereno soffio artificiale dell'ispirazione che verso il cielo sale.

ou si les femmes dont tu gloses Figurent un souhait de tes sens fabuleux ! Faune, l'illusion s'échappe des yeux bleus Et froids, comme une source en pleurs, de la plus chaste : Mais, l'autre tout soupirs, dis-tu qu'elle contraste Comme brise du jour chaude dans ta toison ? Que non ! par l'immobile et lasse pâmoison Suffoquant de chaleurs le matin frais s'il lutte, Ne murmure point d'eau que ne verse ma flûte Au bosquet arrosé d'accords ; et le seul vent Hors des deux tuyaux prompt à s'exhaler avant Qu'il disperse le son dans une pluie aride, C'est, à l'horizon pas remué d'une ride Le visible et serein souffle artificiel De l'inspiration, qui regagne le ciel.

O rive siciliane di calme acque stagnanti rubate dalla mia vanità ai soli invidianti tacite sotto fiori di scintille, NARRATE " che qui tagliavo cave canne domate dal talento; quando sull'oro glauco di lontane verzure porgenti la loro vigna a fontane, ondeggia un biancore d'animali riposati: e che al preludio lento ove nascono i flauti quel volo di cigni, no!, di naiadi si leva o affonda…"

O bords siciliens d'un calme marécage Qu'à l'envi de soleils ma vanité saccage Tacite sous les fleurs d'étincelles, CONTEZ « Que je coupais ici les creux roseaux domptés « Par le talent ; quand, sur l'or glauque de lointaines « Verdures dédiant leur vigne à des fontaines, « Ondoie une blancheur animale au repos : « Et qu'au prélude lent où naissent les pipeaux « Ce vol de cygnes, non ! de naïades se sauve « Ou plonge... »

Inerte, tutto arde nell'ora fulva senza mostrare per quale arte insieme vola troppo imene agognato da chi ricerca il la: mi risveglierò allora al fervore precoce, dritto e solo, sotto un antico fiotto di luce, Gigli! e uno di voi tutti per l'ingenua mente.

Inerte, tout brûle dans l'heure fauve Sans marquer par quel art ensemble détala Trop d'hymen souhaité de qui cherche le la : Alors m'éveillerai-je à la ferveur première, Droit et seul, sous un flot antique de lumière, Lys ! et l'un de vous tous pour l'ingénuité.

Solo annunciato dal lor labbro quel dolce niente, il bacio, che in silenzio dai perfidi rassicura,

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Autre que ce doux rien par leur lèvre ébruité, Le baiser, qui tout bas des perfides assure, Mon sein, vierge de preuve, atteste une morsure Mystérieuse, due à quelque auguste dent ; Mais, bast ! arcane tel élut pour confident Le jonc vaste et jumeau dont sous l'azur on joue : Qui, détournant à soi le trouble de la joue, Rêve, dans un solo long, que nous amusions La beauté d'alentour par des confusions Fausses entre elle-même et notre chant crédule ; Et de faire aussi haut que l'amour se module Évanouir du songe ordinaire de dos Ou de flanc pur suivis avec mes regards clos, Une sonore, vaine et monotone ligne.

il mio seno, vergin di prove, una morsicatura mostra misteriosa di un qualche augusto dente; ma, basta! arcano tale elesse a confidente il giunco vasto e gemino che sotto il ciel si suona: che, il turbamento della gota a sé richiama, sogna, in un lungo assolo, che divertivamo la bellezza dattorno e poi confondevamo in errore essa stessa e la sonata credula; e di fare, all'altezza in cui amor si modula, esalare dal sogno ordinario di un dorso o fianco puro seguìti con lo sguardo chiuso, una sonora, vana e monotona linea. Cerca dunque, strumento delle fughe, maligna Siringa, di rifiorire ai laghi ove mi attendi! Fier del mio suono, andrò a lungo parlando delle dee; e attraverso idolatriche pitture alla loro ombra ancora toglierò le cinture: così, quando ai grappoli la chiarità succhiata, per scacciare un'ansia, con una finta evitata, ridendo, levo al cielo estivo il raspo vuoto, e, soffiando nelle sue bucce luminose, dato all'ebbrezza, fino a sera con l'occhio le attraverso.

Tâche donc, instrument des fuites, ô maligne Syrinx, de refleurir aux lacs où tu m'attends ! Moi, de ma rumeur fier, je vais parler longtemps Des déesses ; et par d'idolâtres peintures A leur ombre enlever encore des ceintures : Ainsi, quand des raisins j'ai sucé la clarté, Pour bannir un regret par ma feinte écarté, Rieur, j'élève au ciel d'été la grappe vide Et, soufflant dans ses peaux lumineuses, avide D'ivresse, jusqu'au soir je regarde au travers.

Ninfe, diamo ancor fiato a un RICORDO diverso.

O nymphes, regonflons des SOUVENIRS divers.

"L'occhio, forando i giunchi, feriva scollature immortali, che annegano nell'onda bruciature con un grido di rabbia verso il cielo alberato; e lo splendido bagno dei capelli è dileguato nei bagliori e nei brividi, o pietre preziose! Accorro; mentre, ai miei piedi, sonnacchiose (patite dal gustato languore del mal di esser due) s'intrecciano fra sole, ardite braccia nude; io le rapisco senza scioglierle e m'involo in quel folto, odiato dal meriggio frivolo, di rose estenuanti ogni profumo al sole ove il fremere nostro a luce consunta sia eguale."

« Mon oeil, trouant le joncs, dardait chaque encolure « Immortelle, qui noie en l'onde sa brûlure « Avec un cri de rage au ciel de la forêt ; « Et le splendide bain de cheveux disparaît « Dans les clartés et les frissons, ô pierreries ! « J'accours ; quand, à mes pieds, s'entrejoignent (meurtries « De la langueur goûtée à ce mal d'être deux) « Des dormeuses parmi leurs seuls bras hasardeux ; « Je les ravis, sans les désenlacer, et vole « A ce massif, haï par l'ombrage frivole, « De roses tarissant tout parfum au soleil, « Où notre ébat au jour consumé soit pareil. »

Io ti adoro, corruccio delle vergini, o delizia selvatica del sacro fardello nudo che guizza per sfuggire al mio labbro infuocato, trasale come lampo! il secreto spavento carnale: dai piedi dell'inumana al cuor della timida che a sua volta lascia un'innocenza, umida di lacrime folli o di men tristi vapori.

Je t'adore, courroux des vierges, ô délice Farouche du sacré fardeau nu qui se glisse Pour fuir ma lèvre en feu buvant, comme un éclair Tressaille ! la frayeur secrète de la chair : Des pieds de l'inhumaine au coeur de la timide Qui délaisse à la fois une innocence, humide De larmes folles ou de moins tristes vapeurs. « Mon crime, c'est d'avoir, gai de vaincre ces peurs « Traîtresses, divisé la touffe échevelée « De baisers que les dieux gardaient si bien mêlée : « Car, à peine j'allais cacher un rire ardent « Sous les replis heureux d'une seule (gardant « Par un doigt simple, afin que sa candeur de plume « Se teignît à l'émoi de sa soeur qui s'allume,

"Il mio delitto, lieto di vincere traditori timori, è che sciolsi il cespo scarmigliato di baci che gli dei tenevano ben intricato: ché, mentre un riso ardente stavo celando sotto i cedimenti felici di una (trattenendo per un dito, affinché si tingesse il suo candore di piuma all'emozione della sorella in calore, la piccola, ingenua, ma che non arrossì:) dalle mie braccia, sfatte da vaghi trapassi,

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« La petite, naïve et ne rougissant pas : ) « Que de mes bras, défaits par de vagues trépas, « Cette proie, à jamais ingrate se délivre « Sans pitié du sanglot dont j'étais encore ivre.»

questa preda eternamente ingrata si libera senza pietà di me, ebbro di spasimo ancora." Tanto peggio! ben altre alla gioia mi trarranno, una treccia alle corna della fronte annoderanno: tu sai, passione, che, già matura e di porpora, la melagrana si cretta e di api rimormora; e il sangue nostro avvinto da chi lo sta afferrando sopra l'eterno sciame del desio va scorrendo. Nell'ora che quel bosco d'oro e cenere si tinge si esalta una festa nel fogliame che si spenge: Etna! è in mezzo a te che, visitandoti, Venere poggia il tallone ingenuo sulla tua calda cenere, se tuona un colpo triste o si esaurisce la fiamma. Io tengo la regina!

Tant pis ! vers le bonheur d'autres m'entraîneront Par leur tresse nouée aux cornes de mon front : Tu sais, ma passion, que, pourpre et déjà mûre, Chaque grenade éclate et d'abeilles murmure ; Et notre sang, épris de qui le va saisir, Coule pour tout l'essaim éternel du désir. A l'heure où ce bois d'or et de cendres se teinte Une fête s'exalte en la feuillée éteinte : Etna! c'est parmi toi visité de Vénus Sur ta lave posant tes talons ingénus, Quand tonne une somme triste ou s'épuise la flamme. Je tiens la reine !

O sicuro castigo…

O sûr châtiment...

No, ma l'alma di parole svuotata e questo corpo greve soccombon lenti del mezzodì al silenzio grave: nient'altro che dormire nell'oblio del blasfemo, giacendo abbrutito sulla sabbia e come io amo aprir la bocca ai vini, beneficio degli astri!

Non, mais l'âme De paroles vacante et ce corps alourdi Tard succombent au fier silence de midi : Sans plus il faut dormir en l'oubli du blasphème, Sur le sable altéré gisant et comme j'aime Ouvrir ma bouche à l'astre efficace des vins !

Coppia, addio; or vedrò l'ombra che diventasti.

Couple, adieu ; je vais voir l'ombre que tu devins. (S. Mallarmé)

Erste Elegie Wer, wenn ich schriee, hörte mich denn aus der Engel Ordnungen? und gesetzt selbst, es nähme einer mich plötzlich ans Herz: ich verginge von seinem stärkeren Dasein. Denn das Schöne ist nichts als des Schrecklichen Anfang, den wir noch grade ertragen, und wir bewundern es so, weil es gelassen verschmäht,

uns zu zerstören. Ein jeder Engel ist schrecklich. Und so verhalt ich mich denn und verschlucke den Lockruf dunkelen Schluchzens. Ach, wen vermögen wir denn zu brauchen? Engel nicht, Menschen nicht, und die findigen Tiere merken es schon, daß wir nicht sehr verläßlich zu Haus sind in der gedeuteten Welt. Es bleibt uns vielleicht irgend ein Baum an dem Abhang, daß wir ihn täglich wiedersähen; es bleibt uns die Straße von gestern und das verzogene Treusein einer Gewohnheit, der es bei uns gefiel, und so blieb sie und ging nicht. O und die Nacht, die Nacht, wenn der Wind voller Weltraum

Prima duinese Chi se gridassi m'udrebbe mai dalle schiere degli angeli? e anche posto che a un tratto mi prendesse uno a cuore: trapasserei del suo più forte esistere. Ché il Bello è nient' altro che inizio del Tremendo che ancora appena sosteniamo e sì l'ammiriamo perché non curante disdegna distruggerci. Ciascuno degli angeli è terrificante. E così dunque mi rattengo e inghiotto soffocato richiamo d'oscuro singhiozzo. Ah chi c'è dato mai poter invocar nel bisogno? Angeli no, non uomini e i sagaci animali ben l'avvertono: non si è molto di casa fiduciosi nel mondo segnato dal linguaggio. Ci resta forse un albero qualunque sul dirupo che lo si torni a vedere ogni giorno; ci rimane la strada di ieri e l'essere-fedele viziato d'un'abitudine cui piacque starci appresso, e ci rimase così e non partì.

Oh e la notte, la notte quando il vento colmo di spazio cosmico al viso ci corrode -, a chi non rimarrebbe la desiata, dolce-deludente, quale al singolo cuore

uns am Angesicht zehrt -, wem bliebe sie nicht, die ersehnte,

sanft enttäuschende, welche dem einzelnen Herzen

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mühsam bevorsteht. Ist sie den Liebenden leichter? Ach, sie verdecken sich nur mit einander ihr Los.

ostinata, presiede. E' più lieve agli amanti? Ah, si sottraggon soltanto l'un l'altro lor sorte. Ancora non lo sai? Getta via dalle braccia il vuoto in aggiunta agli spazi che respiriamo; forse gli uccelli sentiranno che l'aria è dilatata con più intimo volo.

Weißt du's noch nicht? Wirf aus den Armen die Leere

zu den Räumen hinzu, die wir atmen; vielleicht daß die Vögel die erweiterte Luft fühlen mit innigerm Flug. Ja, die Frühlinge brauchten dich wohl. Es muteten manche Sterne dir zu, daß du sie spürtest. Es hob sich eine Woge heran im Vergangenen, oder da du vorüberkamst am geöffneten Fenster, gab eine Geige sich hin. Das alles war Auftrag. Aber bewältigtest du's? Warst du nicht immer noch von Erwartung zerstreut, als kündigte alles eine Geliebte dir an? (Wo willst du sie bergen, da doch die großen fremden Gedanken bei dir aus und ein gehn und öfters bleiben bei Nacht.) Sehnt es dich aber, so singe die Liebenden; lange noch nicht unsterblich genug ist ihr berühmtes Gefühl. Jene, du neidest sie fast, Verlassenen, die du so viel liebender fandst als die Gestillten. Beginn immer von neuem die nie zu erreichende Preisung;

Sì, le primavere chiedevano te nel bisogno. Osavano sperare alcune stelle da te che tu le sentissi. Ti si levava incontro una lamina d'onda dal passato oppure

quando passavi accanto a una finestra aperta, si concedeva un violino. Tutto questo ti s'imponeva. Ma ne reggevi il confronto? Non eri distratto da attesa come se tutto t'annunciasse un'amata? (Dove vuoi darle rifugio, se poi gli estranei grandi pensieri entrano ed escono in te e a volte rimangono la notte.) Ma se nostalgia ti recinge canta allora le amanti: è ancora tanto insufficientemente immortalato il loro bennoto sentire.

denk: es erhält sich der Held, selbst der Untergang war ihm

nur ein Vorwand, zu sein: seine letzte Geburt. Aber die Liebenden nimmt die erschöpfte Natur in sich zurück, als wären nicht zweimal die Kräfte, dieses zu leisten. Hast du der Gaspara Stampa denn genügend gedacht, daß irgend ein Mädchen, dem der Geliebte entging, am gesteigerten Beispiel dieser Liebenden fühlt: daß ich würde wie sie? Sollen nicht endlich uns diese ältesten Schmerzen fruchtbarer werden? Ist es nicht Zeit, daß wir liebend uns vom Geliebten befrein und es bebend bestehn: wie der Pfeil die Sehne besteht, um gesammelt im Absprung mehr zu sein als er selbst. Denn Bleiben ist nirgends.

Quelle quasi le invidi abbandonate che tanto trovavi più amanti delle appagate. Riprendi daccapo canta la lode che mai non s'attinge; pensa: l'eroe si conserva, la stessa caduta per lui non fu che pretesto di esistere: sua ultima nascita. Le amanti invece in sé le riprende l'esausta natura come le forze mancassero a compiere ancora il prodigio. Hai meditato abbastanza di Gaspara Stampa, che una qualsiasi fanciulla

cui l'amato sfuggì nell'esaltato esempio di quella innamorata senta: potrei io diventar come lei? Non devono infine tornarci più fertili codesti più antichi dolori? Non è ora che amando ci liberiam dall'amato e gli resistiamo, fremendo: come resiste alla corda la freccia per esser, raccolta nel lancio ove scocca, di più di sé stessa. Ché sosta non è in nessun dove.

Stimmen, Stimmen. Höre, mein Herz, wie sonst nur Heilige hörten: daß die der riesige Ruf aufhob vom Boden; sie aber knieten, Unmögliche, weiter und achtetens nicht: So waren sie hörend. Nicht, daß du Gottes ertrügest die Stimme, bei weitem. Aber das Wehende höre,

Voci, voci. Odi, mio cuore, come soltanto santi sapevano udire: che il gigantesco richiamo li levava dal suolo; e loro impossibili stavano ancora in ginocchio e non vi badavano: così rimanevano loro in ascolto. Non che tu possa di Dio sostenere la voce, no di sicuro. Ma l'alito udire, la non-interrotta novella che dal silenzio si forma. Muove ora il fruscio di quei giovani morti verso te.

die ununterbrochene Nachricht, die aus Stille sich bildet.

Es rauscht jetzt von jenen jungen Toten zu dir. Wo immer du eintratest, redete nicht in Kirchen zu Rom und Neapel ruhig ihr Schicksal dich an? Oder es trug eine Inschrift sich erhaben dir auf, wie neulich die Tafel in Santa Maria Formosa. Was sie mir wollen? leise soll ich des Unrechts Anschein abtun, der ihrer Geister reine Bewegung manchmal ein wenig behindert.

Dovunque tu entrassi non ti rivolgeva pacato il discorso

in chiese di Roma o di Napoli il loro destino? Oppure non ti s'imponeva sovrana una scritta qual di recente la lapide in Santa Maria Formosa. Che vogliono loro da me? togliere debbo lieve l'aspetto d'ingiusto che intralcia talvolta lor spiriti in pure movenze.

Freilich ist es seltsam, die Erde nicht mehr zu bewohnen,

kaum erlernte Gebräuche nicht mehr zu üben,

Certo è strano non abitar più la terra,

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Rosen, und andern eigens versprechenden Dingen nicht die Bedeutung menschlicher Zukunft zu geben; das, was man war in unendlich ängstlichen Händen, nicht mehr zu sein, und selbst den eigenen Namen wegzulassen wie ein zerbrochenes Spielzeug.

lasciare in disuso costumi appena appresi, a rose e altre cose di speciale promessa non dare segno di umano avvenire; ciò che si è stati fra mani eternamente trepide non esserlo più, e il proprio nome stesso metter da parte, come un giocattolo rotto. Strano cessare di desiderar desideri. Strano quel tutto che corrispondeva vederlo sconnesso fluttuar nello spazio. E l'essere-morto è stremante e pieno di recupero: che grado a grado un po' d'eternità si senta. - I vivi però fanno tutti l'errore di distinguere troppo recisi. Angeli spesso (si dice) non sappiano se vanno fra vivi o fra morti. L'eterna corrente

Seltsam, die Wünsche nicht weiterzuwünschen. Seltsam,

alles, was sich bezog, so lose im Raume flattern zu sehen. Und das Totsein ist mühsam und voller Nachholn, daß man allmählich ein wenig Ewigkeit spürt. - Aber Lebendige machen alle den Fehler, daß sie zu stark unterscheiden. Engel (sagt man) wüßten oft nicht, ob sie unter Lebenden gehn oder Toten. Die ewige Strömung reißt durch beide Bereiche alle Alter immer mit sich und übertönt sie in beiden.

alle sponde strappa dell'uno e dell'altro regno tutte le età

sempre con sé e le sovrasta in entrambe scrosciando. Schließlich brauchen sie uns nicht mehr, die Früheentrückten, man entwöhnt sich des Irdischen sanft, wie man den Brüsten milde der Mutter entwächst. Aber wir, die so große Geheimnisse brauchen, denen aus Trauer so oft seliger Fortschritt entspringt -: könnten wir sein ohne sie? Ist die Sage umsonst, daß einst in der Klage um Linos wagende erste Musik dürre Erstarrung durchdrang; daß erst im erschrockenen Raum, dem ein beinah göttlicher Jüngling plötzlich für immer enttrat, die Leere in jene Schwingung geriet, die uns jetzt hinreißt und tröstet und hilft. (Rainer Maria Rilke)

Die zehnte Elegie Daß ich dereinst, an dem Ausgang der grimmigen Einsicht, Jubel und Ruhm aufsinge zustimmenden Engeln. Daß von den klar geschlagenen Hämmern des Herzens keiner versage an weichen, zweifelnden oder reißenden Saiten. Daß mich mein strömendes Antlitz glänzender mache; daß das unscheinbare Weinen blühe. O wie werdet ihr dann, Nächte, mir lieb sein, gehärmte. Daß ich euch knieender nicht, untröstliche Schwestern, hinnahm, nicht in euer gelöstes Haar mich gelöster ergab. Wir, Vergeuder der Schmerzen. Wie wir sie absehn voraus, in die traurige Dauer, ob sie nicht enden vielleicht. Sie aber sind ja unser winterwähriges Laub, unser dunkeles Sinngrün, eine der Zeiten des heimlichen Jahres -, nicht nur Zeit -, sind Stelle, Siedelung, Lager, Boden, Wohnort.

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In fondo non provano più bisogno di noi gli immaturi-sottratti alla vita, s'abbandonan così, delicati, terrene abitudini com'è della madre ai capezzoli il nostro soave sottrarsi crescendo. Ma noi che di tanto grandi misteri sentiamo il bisogno dai quali per lutto sì sovente discende beato progresso- :potremmo noi essere senza di loro? E' invano il mito che un dì nel compianto per Linos osando la musica prima penetrava aridita durezza; che dentro allo spazio inorridito da cui quasidivino un giovinetto a un tratto usciva e per sempre, il vuoto in quell'attimo

entrò in vibrazione, quella che ora con sé ci trascina e consola ed aiuta.

Decima duinese Che un giorno allo sboccar della rovita intuizione canti io giubilo e lode ad angeli assenzienti. Che dei martelli chiaro-battuti del cuore nessuno fallisca le corde molli, dubitose o dirompenti. Che mi renda il fluire del mio volto più rilucente; che il piangere inapparente fiorisca. Oh come mi sarete allora care, Notti, accorate. Che più in ginocchio, desolate sorelle, non v'abbia accolte, non mi sia renduto ancor più sciolto nella vostra sciolta chioma. Noi, sprecanti i dolori, come con l'occhio li misuriamo, in anticipo, nel loro triste durare, se abbiano, chissà, una fine. E sono invece la nostra fronda che resiste l'inverno, il nostro cupo sempreverde, una delle stagioni dell'anno segreto -, non solo tempo -, sono luogo, insediamento, bivacco, territorio, fissa dimora.


Freilich, wehe, wie fremd sind die Gassen der LeidStadt, wo in der falschen, aus Übertönung gemachten Stille, stark, aus der Gußform des Leeren der Ausguß prahlt: der vergoldete Lärm, das platzende Denkmal. O, wie spurlos zerträte ein Engel ihnen den Trostmarkt, den die Kirche begrenzt, ihre fertig gekaufte: reinlich und zu und enttäuscht wie ein Postamt am Sonntag. Draußen aber kräuseln sich immer die Ränder von Jahrmarkt. Schaukeln der Freiheit! Taucher und Gaukler des Eifers! Und des behübschten Glücks figürliche Schießstatt, wo es zappelt von Ziel und sich blechernd benimmt, wenn ein Geschickterer trifft. Von Beifall zu Zufall taumelt er weiter; denn Buden jeglicher Neugier werben, trommeln und plärrn. Für Erwachsene aber ist noch besonders zu sehn, wie das Geld sich vermehrt, anatomisch, nicht zur Belustigung nur: der Geschlechtsteil des Gelds, alles, das Ganze, der Vorgang -, das unterrichtet und macht fruchtbar...

Certo, ahimè, come sono estranei i vicoli della Cittàdolore, dove in falso silenzio fatto d'assordamento, forte si staglia dallo stampo del vuoto la colata del chiasso: lo strepito dorato, il monumento turgido che scoppia. Oh come un angelo calpesterebbe loro fin all'ultima traccia il mercato di consolazione che la chiesa delimita loro acquistata già pronta: asettica e chiusa e desolata come un ufficio postale la domenica. Ma verso l'esterno s'increspano i lembi della fiera. Altalene della libertà! Tuffatori e prestigiatori dello zelo! E della felicità imbellettata il tiro a segno a figurine: vi è un saltellio di bersaglio e uno scattar di lamiera quando un più-abile fa centro. Da plauso a caso vacilla oltre; ché baracche d'ogni sorta d'attrazione reclamizzano, stamburano e strombettano. Per adulti però c'è ancora la visione speciale del denaro, com'esso si moltiplica, anatomicamente, non per puro trastullo: il sesso del denaro, tutto, l'Intero, il Pro-cedimento -, che ammaestra e rende fruttiferi...

. . . . Oh aber gleich darüber hinaus, hinter der letzten Planke, beklebt mit Plakaten des >Todlos<, jenes bitteren Biers, das den Trinkenden süß scheint, wenn sie immer dazu frische Zerstreuungen kaun . . ., gleich im Rücken der Planke, gleich dahinter, ists wirklich. Kinder spielen, und Liebende halten einander, abseits, ernst, im ärmlichen Gras, und Hunde haben Natur. Weiter noch zieht es den Jüngling; vielleicht, daß er eine junge Klage liebt . . . . . Hinter ihr her kommt er in Wiesen. Sie sagt: - Weit. Wir wohnen dort draußen . . . . Wo? Und der Jüngling folgt. Ihn rührt ihre Haltung. Die Schulter, der Hals -, vielleicht ist sie von herrlicher Herkunft. Aber er läßt sie, kehrt um, wendet sich, winkt . . . Was solls? Sie ist eine Klage.

... Oh, ma appena al di là, di dietro all'ultimo steccato tappezzato d'affissi dell' "Immortale", quella birra amara che par dolce a chi beve masticandoci dietro sempre fresche distrazioni..., subito alle spalle dello steccato, subito dietro, c'è davvero. Fanciulli giocano e amanti si tengono l'un l'altro, - ai margini, seri, nell'erba patita, e i cani hanno natura. Ciò attira ancor più in là il giovinetto; chissà non ami una giovane Lamentazione... La segue nei prati. Ella dice: - Lontano. Noi abitiamo là fuori...Dove? E il giovinetto segue. Lo tocca il portamento di lei. Le spalle, il collo -, forse è magnifica progenie. Però la lascia, ritorna, si volta, accenna ad un saluto... Che giova? E' una Lamentazione.

Nur die jungen Toten, im ersten Zustand zeitlosen Gleichmuts, dem der Entwöhnung, folgen ihr liebend. Mädchen wartet sie ab und befreundet sie. Zeigt ihnen leise, was sie an sich hat. Perlen des Leids und die feinen Schleier der Duldung. - Mit Jünglingen geht sie schweigend.

Solo i giovani morti , nel primo stato d'imperturbabilità senza tempo, di dissuetudine, la seguono amando. Ella attende fanciulle e le fa amiche. Mostra loro sommessa ciò che indossa. Perle del dolore e i fini veli della sofferenza. - Coi giovinetti se ne va tacendo.

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Aber dort, wo sie wohnen, im Tal, der Älteren eine, der Klagen, nimmt sich des Jünglings an, wenn er fragt: - Wir waren, sagt sie, ein Großes Geschlecht, einmal, wir Klagen. Die Väter trieben den Bergbau dort in dem großen Gebirg; bei Menschen findest du manchmal ein Stück geschliffenes Ur-Leid oder, aus altem Vulkan, schlackig versteinerten Zorn. Ja, der stammte von dort. Einst waren wir reich. – Und sie leitet ihn leicht durch die weite Landschaft der Klagen, zeigt ihm die Säulen der Tempel oder die Trümmer jener Burgen, von wo Klage-Fürsten das Land einstens weise beherrscht. Zeigt ihm die hohen Tränenbäume und Felder blühender Wehmut, (Lebendige kennen sie nur als sanftes Blattwerk); zeigt ihm die Tiere der Trauer, weidend, - und manchmal schreckt ein Vogel und zieht, flach ihnen fliegend durchs Aufschaun, weithin das schriftliche Bild seines vereinsamten Schreis. Abends führt sie ihn hin zu den Gräbern der Alten aus dem Klage-Geschlecht, den Sibyllen und WarnHerrn. Naht aber Nacht, so wandeln sie leiser, und bald mondets empor, das über Alles wachende Grab-Mal. Brüderlich jenem am Nil, der erhabene Sphinx -: der verschwiegenen Kammer Antlitz. Und sie staunen dem krönlichen Haupt, das für immer, schweigend, der Menschen Gesicht auf die Waage der Sterne gelegt.

Ma là dove dimorano, dentro la valle, delle più anziane, una Lamentazione si prende a cura il giovinetto se fa domande: Fummo, ella dice, un tempo, grande progenie, noi Lamentazioni. I padri aprivano miniere là nella grande montagna; fra gli uomini talvolta trovi un pezzo di scheggiato dolore primigenio o d'antico vulcano collera in scorie impietrita. Sì, proveniva di là. Noi fummo ricche un tempo.E lieve lo guida nel vasto paesaggio di Lamentazioni, gli mostra le colonne dei Templi e i frantumi di quelle Rocche da cui lor principi un tempo dominarono saggi la terra. Gli mostra gli alti alberi di lacrime e i campi di fiorita mestizia, (la conoscono i vivi solo in fogliame tenero); gli mostra gli animali d'afflizione pascolanti - e a volte orridisce un uccello e traccia in piatto volo loro attraverso il sospicciare, lontanando, la scritta figura del suo grido solo.A sera lo guida fin presso alle tombe degli avi della stirpe, alle Sibille e ai Signori del presagio. Ma notte sopravanza, sì più sommessi vagano, e tosto alluna il Monumento funebre che veglia sopra il Tutto. Fratello a quello del Nilo, la Sfinge sovrana -: volto della cripta sottaciuta. E attoniti mirano il capo regale che ha posto per sempre, taciturno, il volto dell'Uomo sulla bilancia delle stelle. Ciò non afferra l'occhio di lui in vertigine di giovane morte. Ma il suo sguardo spaventa da dietro al bordo dello Pschent la civetta. E questa, radendo in lento striscio lungo la guancia, quella di più matura rotondità, disegna morbida nel nuovo udito del morto, sopra una pagina doppio-dischiusa, l'indescrivibile tracciato.

Nicht erfaßt es sein Blick, im Frühtod schwindelnd. Aber ihr Schaun, hinter dem Pschent-Rand hervor, scheucht es die Eule. Und sie, streifend im langsamen Abstrich die Wange entlang, jene der reifesten Rundung, zeichnet weich in das neue Totengehör, über ein doppelt aufgeschlagenes Blatt, den unbeschreiblichen Umriß.

E più in alto, le stelle. Nuove. Le stelle del Paesedolore Le nomina lenta la Lamentazione: - Qui, vedi. il Cavaliere, il Bastone, e il segno più pieno degli astri lo chiaman Ghirlanda di frutti. Poi, oltre, verso il Polo: Culla; Sentiero; Libro in fiamme; Bambola; Finestra.

Und höher, die Sterne. Neue. Die Sterne des Leidlands. Langsam nennt sie die Klage: - Hier, siehe: den Reiter, den Stab, und das vollere Sternbild nennen sie: Fruchtkranz. Dann, weiter, dem Pol zu:

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Wiege; Weg; Das Brennende Buch; Puppe; Fenster. Aber im südlichen Himmel, rein wie im Innern einer gesegneten Hand, das klar erglänzende >M<, das die Mütter bedeutet . . . . . . -

Ma nel cielo australe, puro come l'interno d'una mano segnata, la chiaro splendente M, che le Madri significa... Pure deve pro-cedere il morto e tacita lo porta la più anziana Lamentazione fin nella gola della valle ove tremola al chiaro di luna la polla sorgiva della Gioia. Nel rispetto la nomina essa dice: - Questa fra gli uomini è una corrente portante. -

Doch der Tote muß fort, und schweigend bringt ihn die ältere Klage bis an die Talschlucht, wo es schimmert im Mondschein: die Quelle der Freude. In Ehrfurcht nennt sie sie, sagt: - Bei den Menschen ist sie ein tragender Strom. -

Sostano ai piedi del monte. E lei qui lo abbraccia piangendo.

Stehn am Fuß des Gebirgs. Und da umarmt sie ihn, weinend. Einsam steigt er dahin, in die Berge des Ur-Leids. Und nicht einmal sein Schritt klingt aus dem tonlosen Los.

Solitario s'inoltra scalando le montagne del dolore primevo. E neppure il suo passo risuona da quella sorte, assorta nel silenzio.

Aber erweckten sie uns, die unendlich Toten, ein Gleichnis, siehe, sie zeigten vielleicht auf die Kätzchen der leeren Hasel, die hängenden, oder meinten den Regen, der fällt auf dunkles Erdreich im Frühjahr. –

Ma se in noi ridestassero i morti senza fine un confronto, vedi, chissà, indicherebbero i sospesi ramoscelli di gemme dei vuoti noccioli o intenderebbero la pioggia che cade su oscuro terriccio in Primavera. E noi che pensiamo felicità come ascesa ne sentiremmo il tocco, che quasi ci sgomenta, quando un felice cade.

Und wir, die an steigendes Glück denken, empfänden die Rührung, die uns beinah bestürzt, wenn ein Glückliches fällt. (Rainer Maria Rilke)

Sonetti a Orpheus Sonette an Orpheus Sonett 1 Da stieg ein Baum. O reine Übersteigung! O Orpheus singt! O hoher Baum im Ohr! Und alles schwieg. Doch selbst in der Verschweigung ging neuer Anfang, Wink und Wandlung vor. Tiere aus Stille drangen aus dem klaren gelösten Wald von Lager und Genist; und da ergab sich, daß sie nicht aus List und nicht aus Angst in sich so leise waren,

Sonetto 1 Qui sorse un albero. Puro trascendimento! Oh Orfeo, canta! Oh alto albero udito! E tutto tacque. Pur nel sottacimento procedè nuovo inizio, accenno, acchito. Usciron bestie di silenzio al chiaro bosco disciolto da covo e giaciglio; e non fu paura né astuzia se loro stettero fermi senza alcun bisbiglio, ma per l'ascolto. Il loro cuore ha sentito più piccoli i gridi, i ruggiti, i bramiti. E dove prima c'era appena un riparo,

sondern aus Hören. Brüllen, Schrei, Geröhr schien klein in ihren Herzen. Und wo eben kaum eine Hütte war, dies zu empfangen,

un rifugio di oscuro desiderio con un ingresso dai tremuli stipiti, -

ein Unterschlupf aus dunkelstem Verlangen

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mit einem Zugang, dessen Pfosten beben, da schufst du ihnen Tempel im Gehör.

là creasti lor tempio nell'udito. Sonetto 2 Ed era appena una fanciulla uscita da quest'unica gioia di canto e lira fulgida nel suo velo di primavera e si creò un giaciglio nel mio udito.

Sonett 2 Und fast ein Mädchen wars und ging hervor aus diesem einigen Glück von Sang und Leier und glänzte klar durch ihre Frühlingsschleier und machte sich ein Bett in meinem Ohr.

E dormì in me. E il suo sonno fu tutto. Quegli alberi che ho sempre ammirato, il senso di lontananza, il senso del prato, e lo stupore che mi aveva trafitto.

Und schlief in mir. Und alles war ihr Schlaf. Die Bäume, die ich je bewundert, diese fühlbar Ferne, die gefühlte Wiese und jedes Staunen, das mich selbst betraf.

Dormiva il mondo. Come potè compirla il Dio del canto sì che non anelasse al risveglio? Vedi, lei sorse dormendo.

Sie schlief die Welt. Singender Gott, wie hast du sie vollendet, daß sie nicht begehrte, erst wach zu sein? Sieh, sie erstand und schlief.

Dov'è la morte sua? Stavi trovando il motivo prima che il canto esalasse? Dove lei scende da me?...Quasi fanciulla…

Wo ist ihr Tod? O wirst du dies Motiv erfinden noch, eh sich dein Lied verzehrte? Wo sinkt sie hin aus mir? ... Ein Mädchen fast ...

Sonetto 3 Un Dio lo può. Ma come fa a seguirlo un uomo, dimmi, per la lira angusta? Il senso è dubbio. Al crocevia non resta fra due strade del cuor tempio d'Apollo.

Sonett 3 Ein Gott vermags. Wie aber, sag mir, soll ein Mann ihm folgen durch die schmale Leier? Sein Sinn ist Zwiespalt. An der Kreuzung zweier Herzwege steht kein Tempel für Apoll.

Il canto, tu lo insegni, non è brama, né istanza di un qualcosa infine mio; il canto è l'Essere. Facile per un Dio. Ma quando siamo? Quand'è che lui chiama

Gesang, wie du ihn lehrst, ist nicht Begehr, nicht Werbung um ein endlich noch Erreichtes ; Gesang ist Dasein. Für den Gott ein Leichtes. Wann aber sind wir? Und wann wendet er

sul nostro esserci la terra e le stelle? Ragazzo, non è l'essere in amore, se anche ti urtassero la bocca le parole –

an unser Sein die Erde und die Sterne? Dies ists nicht, Jüngling, daß du liebst, wenn auch die Stimme dann den Mund dir aufstößt, - lerne

sappi scordare il perituro canto. Cantare in vero è un altro respirare. Un alito nel nulla. Alito in Dio. Vento.

vergessen, daß du aufsangst. Das verrinnt. In Wahrheit singen, ist ein andrer Hauch. Ein Hauch um nichts. Ein Wehn im Gott. Ein Wind. (R.M.Rilke)

Sulla primavera Molto prima che ci lanciassimo su petrolio, acciaio e ammoniaca tornava ogni anno il tempo degli alberi che fiorivano inarrestabili e vigorosi noi tutti ricordiamo l'allungarsi dei giorni il cielo più luminoso i cambiamenti dell'aria

Über das Frühjahr Lange bevor Wir uns stürzten auf Erdöl, Eisen und Ammoniak Gab es in jedem Jahr Die Zeit der unaufhaltsam und heftig grünenden Bäume Wir alle erinnern uns Verlängerter Tage Helleren Himmels Änderungen der Luft

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Des gewiß kommenden Frühjahrs. Noch lesen wir in Büchern Von dieser gefeierten Jahreszeit Und noch sind schon lange Nicht mehr gesichtet worden über unseren Städten Die berühmten Schwärme der Vögel. Am ehesten noch sitzend in Eisenbahnen Fällt dem Volk das Frühjahr auf. Die Ebenen zeigen es In aller Deutlichkeit. In großer Höhe freilich Scheinen Stürme zu gehen: Sie berühren nur mehr Unsere Antennen. (Bertolt Brecht)

la primavera che stava senza dubbio arrivando. Nei libri si legge ancora di quel tempo celebrato e da tanto ormai non si sono più visti sulle nostre città i famosi stormi di uccelli. E' soprattutto seduta nei treni che la gente nota la primavera. Le pianure la mostrano in tutta chiarezza. Certo a più grandi altezze sembra che si muovano delle tempeste: toccano ormai appena le nostre antenne.

O Falladah, lassù appeso Tiravo il mio carro, sebbene stremato, giunsi fino alla Frankfurter Allee. Qui mi vien fatto di pensare: Oddio! Che debolezza! Se mi lascio andare mi può succedere di stramazzare. Dieci minuti dopo sulla strada giacevano soltanto le mie ossa.

O Falladah, die du hangest Ich zog meine Fuhre trotz meiner Schwäche Ich kam bis zur Frankfurter Allee. Dort denke ich noch: O je! Diese Schwäche! Wenn ich mich gehenlasse Kann 's mir passieren, daß ich zusammenbreche. Zehn Minuten später lagen nur noch meine Knochen auf der Straße. Kaum war ich da nämlich zusammengebrochen (Der Kutscher lief zum Telefon) Da stürzten aus den Häusern schon Hungrige Menschen, um ein Pfund Fleisch zu erben Rissen mit Messern mir das Fleisch von den Knochen Und ich lebte überhaupt noch und war gar nicht fertig mit dem Sterben. Aber die kannt' ich doch von früher, die Leute! Die brachten mir Säcke gegen die Fliegen doch Schenkten mir altes Brot und ermahnten Meinen Kutscher, sanft mit mir umzugehen. Einst mir so freundlich und mir so feindlich heute! Plötzlich waren sie wie ausgewechselt! Ach, was war mit ihnen geschehen? Da fragte ich mich: Was für eine Kälte Muß über die Leute gekommen sein! Wer schlägt da so auf sie ein Daß sie jetzt so durch und durch erkaltet? So helft ihnen doch! Und tut das in Bälde! Sonst passiert euch etwas, was ihr nicht für möglich haltet! (Bertolt Brecht) Dunkel im Weidengrund Dunkel im Weidengrund Orgelt der Wind Und weil die Mutter ruft

Ero appena stramazzato per terra (il vetturino era corso al telefono) che dalle case si era già precipitata gente affamata, coi coltelli mi tagliava la carne dalle ossa per averne una libbra e non ero ancora finito di crepare. Ma quella gente la conoscevo da prima! Mi portava dei sacchi contro le mosche mi regalava pane secco ed esortava il vetturino a trattarmi con dolcezza. Così amica un tempo e ora così ostile! Trasformata d'un tratto! Cosa le era successo? Così mi chiesi: quale freddezza dev'essere calata sulla gente! Chi è che picchia su di lei a tal punto che sta diventando sempre più fredda? Aiutatela invece! E fatelo presto! Sennò vi accade ciò che ciò che ritenete impossibile!

Buio nel saliceto Nel saliceto risuona l'organo cupo del vento, siccome la madre chiama

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Macht sie's geschwind...

tu lo fai in un momento …

Wolken am Himmel und Orgelnder Wind: Weil es schon dunkel ist Tut sie es blind.

Nubi nel cielo e organo del vento risuonante: siccome è buio pieno tu lo fai ciecamente.

Weil es im Gras naß und Kalt ist darin: An einem Weidenstrunk Gibt sie sich hin.

Siccome l'erba è bagnata e sopra si sta gelidi: a un salice appoggiata tu a lui ti concedi.

Wenn rot der Neumond hängt Im Weidenwind: Schwimmt sie im Fluß schon ab: Jungfrau und Kind. (Bertolt Brecht)

Di luna il nuovo lume nel vento dei salici pende: tu scivoli già sul fiume, fanciulla col tuo infante.

Kohlen für Mike Ich habe gehört, daß in Ohio Zu Beginn dieses Jahrhunderts Ein Weib wohnte zu Bidwell Mary McCoy, Witwe eines Streckenwärters Mit Namen Mike McCoy, in Armut.

Carbone per Mike Ho sentito che in Ohio all'inizio di questo secolo una donna abitava a Bidwell: Mary McCoy, vedova di un controllore di binari di nome Mike McCoy, caduta in miseria.

Aber jede Nacht von den donnernden Zügen der Wheeling Railroad Warfen die Bremser einen Kohlenklumpen Über die Zaunlatten in den Kartoffelgarten Mit rauher Stimme ausrufend in Eile: Für Mike!

Però ogni notte dai treni sferraglianti della Wheeling Railroad i frenatori gettavano un pezzo di carbone oltre lo steccato nell'orto delle patate gridando con voce roca in fretta: "Per Mike!"

Und jede Nacht, wenn der Kohlenklumpen für Mike An die Rückwand der Hütte schlug Erhob sich die Alte, kroch Schlaftrunken in den Rock und räumte zur Seite den Kohlenklumpen Geschenk der Bremser an Mike, den Gestorbenen, aber nicht Vergessenen.

E ogni notte, quando il pezzo di carbone per Mike sbatteva contro il retro della baracca, si alzava la vecchia, s'infilava ubriaca di sonno nella vestaglia e metteva da parte il pezzo di carbone regalo dei frenatori per Mike, morto ma non dimenticato.

Sie aber erhob sich so lange vor Morgengrauen und räumte Ihre Geschenke aus den Augen der Welt, damit nicht Die Bremser in Ungelegenheit kämen Bei der Wheeling Railroad.

Lei però si alzava molto prima dell'alba e nascondeva i suoi doni alla vista del mondo, perché i frenatori non avessero noie con la Wheeling Railroad.

Dieses Gedicht ist gewidmet den Kameraden Des Bremsers Mike McCoy (Gestorben wegen zu schwacher Lunge Auf den Kohlenzügen Ohios) Für Kameradschaft. (Bertolt Brecht)

Questa poesia è dedicata ai compagni del frenatore Mike McCoy (morto per i polmoni troppo deboli sui treni a carbone dell'Ohio) per solidarietà.

Apfelböck oder Die Lilie auf dem Felde

Apfelböck ovvero il giglio sul campo

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1 Im milden Lichte Jakob Apfelböck Erschlug den Vater und die Mutter sein End schloß sie beide in den Wäscheschrank Und blieb im Hause übrig, er allein.

1 In luce mite Jakob Apfelböck ammazzò suo padre e sua madre e li chiuse ambedue nell'armadio e restò l' unico in casa, lui solo.

2 Es schwammen Wolken unterm Himmel hin Und um sein Haus ging mild der Sommerwind Und in dem Hause saß er selber drin Vor sieben Tagen war es noch ein Kind.

2 Sotto il cielo nuotavano le nubi e intorno a casa tirava vento estivo e dentro casa abitava lui stesso che sette giorni prima era un bambino.

3 Die Tage gingen und die Nacht ging auch Und nichts war anders außer mancherlei Bei seinen Eltern Jakob Apfelböck Wartete einfach, komme was es sei.

3 Correvano i giorni e correva la notte tutto era uguale salvo qualche inezia coi genitori Jakob Apfelböck solo aspettava, venga quel che venga.

4 Als die Leichen rochen aus dem Spind Da kaufte Jakob eine Azalee Und Jakob Apfelböck, das arme Kind Schlief von dem Tag an auf dem Kanapee.

4 Quando le salme puzzaron dall'armadio Jakob allora si comprò un'azalea e Jakob Apfelböck povero bambino da quel giorno dormì sul canapè.

5 Es bringt die Milchfrau noch die Milch ins Haus Gerahmte Buttermilch, süß, fett und kühl. Was er nicht trinkt, das schüttet Jakob aus Denn Jakob Apfelböck trinkt nicht mehr viel.

5 La lattaia porta ancora il latte in casa latte cremoso, dolce, grasso e fresco. Quel che non beve, lui lo getta via ché Jakob Apfelböck più non beve molto.

6 Es bringt der Zeitungsmann die Zeitung noch Mit schwerem Tritt ins Haus beim Abendlicht Und wirft sie scheppernd in das Kastenloch Doch Jakob Apfelböck, der liest sie nicht.

6 Porta il giornale ancora il diffusore con passo grave in casa verso sera e lo getta in cassetta sferragliando ma Jakob Apfelböck, lui non lo legge.

7 Und als die Leichten rochen durch das Haus Da weinte Jakob und ward krank davon. Und Jakob Apfelböck zog weinend aus Und schlief von nun an nur auf dem Balkon.

7 Quando le salme puzzaron per la casa pianse Jakob e ne venne ammorbato. E Jakob Apfelböck uscì fuori piangendo e dormì da quel giorno sul balcone. 8 Il diffusore che veniva ogni giorno disse: Che c'è? Sento cattivo odore. In luce mite Jakob Apfelböck: Saranno i panni sporchi nell'armadio.

8 Es sprach der Zeitungsmann, der täglich kam: Was riecht hier so? Ich rieche doch Gestank. In mildem Licht sprach Jakob Apfelböck: Es ist die Wäsche in dem Wäscheschrank.

9 La lattaia che veniva ogni giorno disse una volta: C'è puzzo di morto! In luce mite Jakob Apfelböck: È carne guasta dentro la dispensa.

9 Es sprach die Milchfrau einst, die täglich kam: Was riecht hier so ? Es riecht, als wenn man stirbt ! In mildem Licht sprach Jakob Apfelböck: Es ist das Kalbfleisch, das im Schrank verdirbt. 10 Und als sie einstens in den Schrank ihm sahn

10 E quando gli guardaron nell'armadio

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Stand Jakob Apfelböck in milden Licht Und als sie fragten, warum er's getan Sprach Jakob Apfelböck: Ich weiß es nicht.

Jakob Apfelböck stava in luce mite e quando chiesero perché l'aveva fatto Jakob Apfelböck disse: Non lo so.

11 Die Milchfrau aber sprach am Tag danach Ob wohl das Kind einmal, früh oder spät Ob Apfelböck wohl einmal noch Zum Grabe seiner armen Eltern geht? (Bertold Brecht)

11 Ma la lattaia disse il giorno dopo che forse il bimbo, presto o tardi, un giorno che certo Apfelböck ancora una volta andrà alla tomba dei poveri genitori.

Die Individualität ist nichts Elementares, sondern ein Organismus, Elementare Dinge unterschiedlicher Art wohnen da unteilbar zusammen. Wenn man teilen wollte, stürben die Teile ab. Mein Ich ist beispielsweise ein ganzes dramatisches Ensemble, da tritt ein prophetischer Urvater auf, da brüllt ein brutaler Held. Da räsoniert ein alkoholischer Bonvivant mit einem gelehrten Professor. Da himmelt eine chronisch verliebte Lyrica. Da tritt der Papa pedantisch entgegen. Da vermittelt der nachsichtige Onkel. Da tratscht die Tante Schwätz. Da kichert die Zofe Schlüpfrig. Und ich schaue zu mit erstaunten Augen, die gespitzte Feder in der Linken. Eine schwangere Mutter will auftreten. Bscht! rufe ich, du gehörst nicht hierher. Du bist teilbar. Und sie verblasst. 1905 (Paul Klee)

L'individualità non è una cosa elementare, bensì un organismo, le cose elementari di vario genere vi abitano insieme inseparabilmente. Se si volessero separare le parti svanirebbero. Il mio Io è per esempio tutto un insieme drammatico, vi avanza un antenato profetico, vi urla un eroe brutale. Vi conversa un bonvivant alcolizzato con un elegante professore. Vi sale al cielo una lirica inguaribilmente innamorata. Vi si avanza contro il papà con pedanteria. Vi presta la sua mediazione lo zio accondiscendente. Vi spettegola la zia Chiacchiera. Vi sguscia la cameriera Scivola. E io guardo con occhi attoniti La penna appuntita nella sinistra. Una madre incinta si vuol presentare. Psch! Le grido, tu non ne fai parte. Tu sei divisibile. E lei sbianca 1905

Ich kenne wohl die Äolsharfen-artige Weise, nach innen zu erklingen. Ich kenne wohl das Ethos, welches dieser Sphäre eignet. Ich kenne ebenso gut die pathetische Gegend der Musik und denke mir leicht dazu bildnerische Analoga aus. Nun tun mir beide zur gegenwärtigen Zeit gar nicht not. Im Gegenteil, ich sollte so einfach sein, wie ein kleines Volkslied. Arglos-sinnlich sollte ich sein, offenen Auges. Das Ethos möge in der

So ben far suonare la melodia di arpe eolie dall'interno. Conosco bene l'etos che a tale sfera si addice. Conosco altrettanto bene l'ambito patetico della musica e mi figuro con facilità delle analogie figurative. Ma le due cose al momento attuale non mi son necessarie. Al contrario, dovrei esser così semplice come una canzoncina popolare. Dovrei esser ingenuo-sensuale, dall'occhio aperto. L'etos può attendere

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Ferne warten. Es eilt nicht. Das Pathos möge überwunden sein. Wozu drangvoll weg von einer freudigen Diesseitigkeit?? Das Schwere ist daran nur, Entwicklungen, die schon vorbei, nachzuholen, aber "es muss!"

in lontananza. Non c'è fretta. L'etos chiede di esser superato. Perché sfuggire a forza ad un gioioso aldiquà?? La pesantessa sta solo recuperando sviluppi già trascorsi, ma così "dev'essere!"

1909 (Paul Klee)

1909

In der Nacht vom 30. Juni auf den 1. Juli 1925 träumte ich merkwürdig deutliche Dinge. Ich sah im Winkel zweier Hauswände unter dem Dachvorsprunge ein großes Vogelnest. Dasselbe war aber mit einer Katzenfamilie besetzt. Die jungen Katzen waren schon ordentlich groß, etwa vier Wochen alt. Und besonders eine davon ein dunkles Tigerkätzchen, hing übermütig mit dem Hinterteil weit über den Rand des Nestes hinaus. Unterhalb des Nestes lief ein nur ganz schmaler Mauervosprung, der Weg der Katzenmutter vom Nest in ein offenes Fenster. Der Gedanke, dass der erste Ausgang der Kleinen auf so gefahrvollem Weg erfolgen würde, beängstigte mich und ich sann auf Abhilfe, der drohenden Gefahr zu begegnen. Dann sah ich mich beim Graben in einem Garten. Mühevoll war etwas hergerichtet, aus dem etwas Ersprießliches hervorgehen sollte. Nun kam plötzlich ein Hund nach dieser Stelle gerannt und wälzte sich in zerstörender Weise drauf herum, die wühlende Schnauze zu Hilfe nehmend. Man wunderte sich, dass ich ihn gewähren ließ. Ich aber entschuldigte mich damit, dass ich ihn einen " Sachverständigen " nannte.

Nella notte fra il 30 giugno e il primo luglio 1925 sognai cose di una chiarezza impressionante. Vidi all'angolo di due muri di una casa sotto l'aggetto della gronda un gran nido di uccelli. Il quale però era occupato da una famiglia di gatti. I gattini erano già veramente grandi, diciamo di quattro settimane. E uno in special modo, uno tigrato scuro, stava appeso allegramente con il sedere molto sporgente dal nido. Sotto il nido correva uno strettissimo cornicione, il passaggio della mamma gatta dal nido ad una finestra aperta. L'idea che la prima uscita dei cuccioli dovesse avvenire su una passerella così pericolosa, mi fece paura e mi misi a pensare a come aiutarli per evitare quel pericolo minaccioso. Poi mi vidi scavare in un giardino. Con impegno venne eretto qualcosa, dalla quale uno zampillo doveva sprizzare. Ma ecco che a un tratto un cane vi accorse e vi si rotolò sopra distruggendolo, con l'aiuto del muso grufolante. Ci si stupiva che io lo lasciassi fare. Io però mi difesi dicendo che si trattava di un "esperto". 1925

1925 (Paul Klee)

Reduktion! Man will mehr sagen als die Natur

Riduzione!

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und macht den unmöglichen Fehler, es mit mehr Mitteln sagen zu wollen als sie, anstatt mit weniger Mitteln. Das Licht und die rationellen Formen liegen im Kampf, das Licht bringt sie in Bewegung, biegt gerade, ovalisiert parallele, dreht Kreise in die Zwischenräume, macht den Zwischenraum aktiv. Daher die unerschöpfliche Mannigfaltigkeit.

Si vuol dire di più della Natura e si compie l'errore impossibile di volerlo dire con più mezzi di lei, piuttosto che con meno mezzi. La luce e le forme razionali si trovano in lotta, la luce le mette in movimento, le piega la retta, ovalizza la parallela, gira cerchi negli anfratti, rende l'anfratto attivo. Da qui l'inesauribile varietà.

1908 (Paul Klee)

1908

Der schiffskoch, ein gefangener, singt Weh, geschieden von den Meinigen, Lieg ich hier seit vielen Wochen; Ach und denen, die mich peinigen, Muß ich Mahl- um Mahlzeit kochen.

Il cuoco prigioniero su una nave canta Ahimè, lontano dai miei qui giaccio da piu` settimane; costretto da chi mi tormenta, a cucinar pranzi e cene.

Schöne purpurflossige Fische, Die sie mir lebendig brachten, Schauen aus gebrochenen Augen, Sanfte Tiere muß ich schlachten. Stille Tiere muß ich schlachten,

Bei pesci con pinne purpuree, portatimi vivi, che state con occhi sgranati a guardare, miti bestie, vi devo squartare, mute bestie, vi devo squartare,

Schöne Früchte muß ich schälen Und für sie, die mich verachten, Feurige Gewürze wählen. Und wie ich gebeugt beim Licht in Süß- und scharfen Düften wühle,

frutti splendidi devo sbucciare e sceglier per chi mi disprezza pimenti colore di fuoco. E mentre alla luce piegato rimesto fra odori agro-dolci,

Steigen auf ins Herz der Freiheit Ungeheuere Gefühle! Weh, geschieden von den Meinigen, Lieg ich hier seit wieviel Wochen! Ach und denen, die mich peinigen,

nel cuore della liberta` insorge un istinto spietato! Ahimè, lontano dai miei qui giaccio da piu` settimane; costretto da chi mi tormenta,

Muß ich Mahl- um Mahlzeit kochen (Hugo von Hofmannsthal)

a cucinar pranzi e cene.

Prologo al libro "Anatol" Alte sbarre, siepi di tasso, stemmi ormai non più dorati, sfingi occhieggiano nel folto… … Si apron striduli portoni. -

Prolog zu dem Buch "Anatol" Hohe Gitter, Taxushecken, Wappen nimmermehr vergoldet, Sphinxe, durch das Dickicht schimmernd ...

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... Knarrend öffnen sich die Tore. Mit verschlafenen Kaskaden Und verschlafenen Tritonen, Rokoko, verstaubt und lieblich, Seht... das Wien des Canaletto, Wien von siebzehnhundertsechzig... ... Grüne, braune stille Teiche, Glatt und marmorweiß umrandet, In dem Spiegelbild der Nixen Spielen Gold- und Silberfische... Auf dem glattgeschornen Rasen Liegen zierlich gleiche Schatten Schlanker Oleanderstämme; Zweige wölben sich zur Kuppel, Zweige neigen sich zur Nische Für die steifen Liebespaare, Heroinen und Heroen... Drei Delphine gießen murmelnd Fluten in ein Muschelbecken ... Duftige Kastanienblüten Gleiten, schwirren leuchtend nieder Und ertrinken in den Becken ... ... Hinter einer Taxusmauer Tönen Geigen, Klarinetten, Und sie scheinen den graziösen Amoretten zu entströmen, Die rings auf der Rampe sitzen, Fiedelnd oder Blumen windend, Selbst von Blumen bunt umgeben, Die aus Marmorvasen strömen: Goldlack und Jasmin und Flieder... ... Auf der Rampe, zwischen ihnen Sitzen auch kokette Frauen, Violette Monsignori... Und im Gras, zu ihren Füßen Und auf Polstern, auf den Stufen: Kavaliere und Abbati... Andre heben andre Frauen Aus den parfümierten Sänften... Durch die Zweige brechen Lichter, Flimmern auf den blonden Köpfchen, Scheinen auf den bunten Polstern, Gleiten über Kies und Rasen, Gleiten über das Gerüste, Das wir flüchtig aufgeschlagen. Wein und Winde klettert aufwärts Und umhüllt die lichten Balken, Und dazwischen farbenüppig Flattert Teppich und Tapete, Schäferszenen, keck gewoben, Zierlich von Watteau entworfen ...

Con cascate sonnecchianti, con assonnati tritoni, rococò, impolverati e amorevoli di aspetto, vedi… Vienna di Canaletto, millesettecentosessanta… … Verdi, bruni stagni muti, lisci, chiusi in marmo bianco, nel riflesso delle Naiadi guizzan pesci d'oro e argento… sui pratini ben rasati si proiettan ombre uguali di oleandri a tronco snello; rami a cupola incurvati, rami a nicchia ripiegati per le coppie irrigidite di eroine con eroi… Tre delfini mormorando versan flutti nelle conche… Odorose fioriture di castagni scendon chiare annegando nelle vasche… …Dietro una siepe di tasso violini e clarinetti, musica che sembra uscire da Amorini graziosetti seduti in cerchio alla rampa, che sviolinando intreccian fiori, loro stessi avvolti in fiori sciorinati dai vasi di marmo: violacciocca, gelsomino, lillà… …Sulla rampa in mezzo a loro siedon donne un po' civette, in violetto monsignori… e nell'erba, ai loro piedi, su cuscini, su gradini: cavalieri e abatini… Altri alzano altre dame dai giacigli profumati… Lumi occhieggiano fra i rami brillano su teste bionde, appaion su vivi cuscini, scivolano su ghiaia e prato, filano su impalcature che alziamo in tutta fretta. Viti e tralci arrampicati vanno a fasciar nude travi, e nel mezzo colorati svolazzan tappeto e fondale, intessuto argutamente delle scene pastorali dagli abbozzi di Watteau…

Eine Laube statt der Bühne, Sommersonne statt der Lampen, Also spielen wir Theater, Spielen unsre eignen Stücke,

Una pergola per scena, sole estivo per le luci, così noi facciam teatro,

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Frühgereift und zart und traurig, Die Komödie unsrer Seele, Unsres Fühlens Heut und Gestern, Böser Dinge hübsche Formel, Glatte Worte, bunte Bilder, Halbes, heimliches Empfinden, Agonien, Episoden. . . Manche hören zu, nicht alle ... Manche träumen, manche lachen, Manche essen Eis ... und manche Sprechen sehr galante Dinge... ... Nelken wiegen sich im Winde, Hochgestielte weiße Nelken, Wie ein Schwarm von weißen Faltern, Und ein Bologneserhündchen Bellt verwundert einen Pfau an. (Hugo von Hofmannsthal)

recitando i propri pezzi, giovanili, dolci e tristi, la commedia dell'anima nostra, del nostro sentir di oggi e d' ieri, belle formule per storie crudeli, parole lisce, quadri colorati, mezzi sentimenti celati, agonie ed episodi… C'è chi ascolta, ma non tutti… C'è chi sogna, c'è chi ride, c'è chi mangia gelato… e chi dice cose molte galanti… Garofani si librano nel vento, bianchi garofani a gambo lungo, come sciame di bianche falene, e intanto un canino bolognese abbaia stupefatto a un pavone.

Ballade des äußeren Lebens Und Kinder wachsen auf mit tiefen Augen, die von nichts wissen, wachsen auf und sterben, und alle Menschen gehen ihre Wege.

Ballata della vita esteriore E i bimbi crescono con sguardo fondo, di tutto ignari, crescono e muoiono, e va la gente per la sua via, vagando.

Und süße Früchte werden aus den herben und fallen nachts wie tote Vögel nieder und liegen wenig Tage und verderben.

E i frutti che da aspri si fan dolci a notte come morti uccelli cadono, pochi giorni per terra e sono marci.

Und immer weht der Wind, und immer wieder vernehmen wir und reden viele Worte und spüren Lust und Müdigkeit der Glieder.

E sempre soffia il vento, e si rinnova l'ascolto e l'uso di tante parole e gioia e pena alle membra si prova.

Und Straßen laufen durch das Gras, und Orte sind da und dort, voll Fackeln, Bäumen, Teichen, und drohende, und totenhaft verdorrte...

E strade corrono fra l'erba, e i siti sparsi qua e là con stagni, piante, fiaccole e minacciosi, e come salme stecchiti …

Wozu sind diese aufgebaut? Und gleichen einander nie ? Und sind unzählig viele ? Was wechselt Lachen, Weinen und Erbleichen?

Perché furono eretti? E mai somigliante l'uno con l'altro? E sono innumerevoli? Cosa muta il ridente nel pallido e piangente?

Was frommt das alles uns und diese Spiele, die wir doch groß und ewig einsam sind und wandernd nimmer suchen irgend Ziele ?

A che serve tutto questo e quei giochi, a noi che siamo grandi e sempre soli, sempre vagando, ad ogni meta ciechi?

Was frommt's, dergleichen viel gesehen haben? Und dennoch sagt der viel, der "Abend" sagt, ein Wort, daraus Tiefsinn und Trauer rinnt wie schwerer Honig aus den hohlen Waben. (Hugo von Hofmannsthal)

Vedere tante e tali cose a che serve? Eppur chi dice "sera" dice tutto, parola da cui sgorga pensiero e lutto come dal favo vuoto miele greve.

Le Cimetière marin 1920

Il cimitero marino 1920

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Ce toit tranquille, où marchent des colombes, Entre les pins palpite, entre les tombes ; Midi le juste y compose de feux La mer, la mer, toujours recommencée Ô récompense après une pensée Qu'un long regard sur le calme des dieux ! Quel pur travail de fins éclairs consume Maint diamant d'imperceptible écume, Et quelle paix semble se concevoir! Quand sur l'abîme un soleil se repose, Ouvrages purs d'une éternelle cause, Le Temps scintille et le Songe est savoir. Stable trésor, temple simple à Minerve, Masse de calme, et visible réserve, Eau sourcilleuse, Oeil qui gardes en toi Tant de sommeil sous un voile de flamme, Ô mon silence !… Édifice dans l'âme, Mais comble d'or aux mille tuiles, Toit ! Temple du Temps, qu'un seul soupir résume, À ce point pur je monte et m'accoutume, Tout entouré de mon regard marin ; Et comme aux dieux mon offrande suprême, La scintillation sereine sème Sur l'altitude un dédain souverain. Comme le fruit se fond en jouissance, Comme en délice il change son absence Dans une bouche où sa forme se meurt, Je hume ici ma future fumée, Et le ciel chante à l'âme consumée Le changement des rives en rumeur. Beau ciel, vrai ciel, regarde-moi qui change ! Après tant d'orgueil, après tant d'étrange Oisiveté, mais pleine de pouvoir, Je m'abandonne à ce brillant espace, Sur les maisons des morts mon ombre passe Qui m'apprivoise à son frêle mouvoir. L'âme exposée aux torches du solstice, Je te soutiens, admirable justice De la lumière aux armes sans pitié ! Je te tends pure à ta place première, Regarde-toi !… Mais rendre la lumière Suppose d'ombre une morne moitié. Ô pour moi seul, à moi seul, en moi-même, Auprès d'un coeur, aux sources du poème, Entre le vide et l'événement pur, J'attends l'écho de ma grandeur interne, Amère, sombre, et sonore citerne, Sonnant dans l'âme un creux toujours futur ! Sais-tu, fausse captive des feuillages, Golfe mangeur de ces maigres grillages, Sur mes yeux clos, secrets éblouissants, Quel corps me traîne à sa fin paresseuse, Quel front l'attire à cette terre osseuse ? Une étincelle y pense à mes absents. Fermé, sacré, plein d'un feu sans matière, Fragment terrestre offert à la lumière,

Tetto tranquillo sparso di colombe Palpita in mezzo ai pini e fra le tombe; Giusto meriggio di fuochi vi plasma Il mare, il mare, ognora risorgente Oh premio ad un pensiero conseguente Un lungo sguardo sulla divina calma! Puro lavoro in fini guizzi consuma Tanti diamanti d'invisibile schiuma, E quale pace concepirsi pare! Se sull'abisso il sole si riposa, Opera pura di un'eterna causa, Scintilla il Tempo ed il Sogno è sapere. Tesoro fermo, sobrio tempio a Minerva, Massa di calma e visibil riserva, Acqua sorgiva, Occhio che tien protetto in sé tal sonno sotto un velo di fiamma, O mio silenzio!... Edificio nell'alma, Ma colmo d'oro a mille scaglie, Tetto! Tempio del Tempo, in un soffio riassunto, Salgo e mi adeguo in un sì puro punto, Tutt'involto nel mio sguardo marino; E come mia suprema offerta al Dio, Sull'altura il sereno scintillio Va seminando un disdegno sovrano. Come il frutto si fonde in ebbrezza, Com'esso cambia l'assenza in dolcezza In una bocca in cui la forma smuore, Sento d'incenso la futura fumata, E canta il cielo all'anima stremata Il trasformarsi delle rive in rumore. Bel cielo, vero cielo, guardami mutare! Dopo tanto orgoglio, tanta singolare Pigrizia, però piena di potere, Mi dono a questo spazio abbacinante, Su case di morti l'ombra mia vagante passa e mi piega al suo fragil volere. L'anima esposta ai fuochi del solstizio, Io ti sostengo, ammirabil giustizia Della luce dalle armi senza pietà! Ti tendo pura al tuo stato in nuce, Osservati!... Ma rendere la luce Suppone d'ombra una triste metà. Oh per me solo, a me solo, in me stesso, Del poema alla fonte, a un cuore appresso, Stretto fra il vuoto e il puro accadimento, Attendo l'eco della grandezza interna, Amara, oscura, e sonora cisterna, Nell'anima vuoto futuro lamento! Lo sai, falsa prigioniera di verzure, Golfo divoratore di magre arsure, Sugli occhi chiusi, segreti abbaglianti, Che corpo mi trascina a una fine attardata, Che fronte l'attira a questa terra ossificata? Qui una scintilla pensa ai miei assenti. Concluso, sacro, d'incorporea brace Terrestre frammento offerto alla luce,

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Ce lieu me plaît, dominé de flambeaux, Composé d'or, de pierre et d'arbres sombres, Où tant de marbre est tremblant sur tant d'ombres ; La mer fidèle y dort sur mes tombeaux ! Chienne splendide, écarte l'idolâtre ! Quand solitaire au sourire de pâtre, Je pais longtemps, moutons mystérieux, Le blanc troupeau de mes tranquilles tombes, Éloignes-en les prudentes colombes, Les songes vains, les anges curieux ! Ici venu, l'avenir est paresse. L'insecte net gratte la sécheresse ; Tout est brûlé, défait, reçu dans l'air À je ne sais quelle sévère essence… La vie est vaste, étant ivre d'absence, Et l'amertume est douce, et l'esprit clair. Les morts cachés sont bien dans cette terre Qui les réchauffe et sèche leur mystère. Midi là-haut, Midi sans mouvement En soi se pense et convient à soi-même… Tête complète et parfait diadème, Je suis en toi le secret changement. Tu n'as que moi pour contenir tes craintes ! Mes repentirs, mes doutes, mes contraintes Sont le défaut de ton grand diamant… Mais dans leur nuit toute lourde de marbres, Un peuple vague aux racines des arbres A pris déjà ton parti lentement. Ils ont fondu dans une absence épaisse, L'argile rouge a bu la blanche espèce, Le don de vivre a passé dans les fleurs ! Où sont des morts les phrases familières, L'art personnel, les âmes singulières ? La larve file où se formaient les pleurs. Les cris aigus des filles chatouillées, Les yeux, les dents, les paupières mouillées, Le sein charmant qui joue avec le feu, Le sang qui brille aux lèvres qui se rendent, Les derniers dons, les doigts qui les défendent, Tout va sous terre et rentre dans le jeu ! Et vous, grande âme, espérez-vous un songe Qui n'aura plus ces couleurs de mensonge Qu'aux yeux de chair l'onde et l'or font ici ? Chanterez-vous quand serez vaporeuse ? Allez ! Tout fuit ! Ma présence est poreuse, La sainte impatience meurt aussi ! Maigre immortalité noire et dorée, Consolatrice affreusement laurée, Qui de la mort fais un sein maternel, Le beau mensonge et la pieuse ruse ! Qui ne connaît, et qui ne les refuse, Ce crâne vide et ce rire éternel ! Pères profonds, têtes inhabitées, Qui sous le poids de tant de pelletées, Êtes la terre et confondez nos pas, Le vrai rongeur, le ver irréfutable

Mi piace questo luogo, ove la face incombe, Composto d'oro, pietra e oscure fronde, Ove trema tanto marmo su tante ombre; Fedele il mar vi dorme sulle tombe! Splendida cagna, caccia via il pagano! Se solo, col sorriso di guardiano, Pascolo, a lungo, montoni misteriosi, Il bianco gregge delle placide tombe, Allontana le timide colombe, I sogni vani, gli angeli curiosi! Qui giunto, ormai, l'avvenire è pigrizia. L'insetto scabro gratta la secchezza; Tutto è riarso, sfatto, accolto in aria In non so quale mai severa essenza… La vita è vasta, ebbra com'è di assenza, E l'amarezza è dolce, e lo spirito chiaro. I morti nascosti godono in questa terra Che li riscalda e secca il lor mistero. Meriggio in alto, senza movimento In sé si pensa e a se stesso consente… Testa completa e diadema eccellente, Io seguo in te il segreto mutamento. Non hai che me a frenare i timori! I pentimenti, i dubbi miei, i doveri Sono il difetto del tuo gran diamante… Ma nella notte gravata di marmi Un popol vago alle radici degli alberi Per te si sta schierando lentamente. Si sono fusi in massiccia assenza, La creta rossa succhia bianca essenza, Il dono di vivere è passato in fiore! Dove sono dei morti le frasi familiari, L'arte personale, le anime singolari? La larva fila dove nasce il dolore. Acute grida di ragazze vellicate, Occhi, denti, pupille bagnate, Seno attraente che scherza col fuoco, Sangue che brilla sulla bocca arresa Gli ultimi doni, le dita a difesa Tutto è inumato e rientra nel gioco! E voi, grande anima, sperate in un sogno Che non ha più i colori della menzogna Che qui a occhi di carne fa l'onda e l'oro? Canterete quando sarete vaporosa? Via! Tutto fugge! La mia presenza è porosa, Anche la santa impazienza muore! Magra immortalità nera e dorata Consolatrice orridamente laureata, Che della Morte fa seno materno, Bella menzogna e astuzia pietosa! Chi non conosce, e rifiutar non osa, Quel cranio vuoto e quel riso eterno! Profondi padri, teste inabitate, Che sotto il peso di tante palate, Siete la terra e i miei passi ingannate, Il roditore vero, il verme ineluttabile

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N'est point pour vous qui dormez sous la table, Il vit de vie, il ne me quitte pas ! Amour, peut-être, ou de moi-même haine ? Sa dent secrète est de moi si prochaine Que tous les noms lui peuvent convenir ! Qu'importe! Il voit, il veut, il songe, il touche ! Ma chair lui plaît, et jusque sur ma couche, À ce vivant je vis d'appartenir ! Zénon ! Cruel Zénon ! Zénon d'Êlée ! M'as-tu percé de cette flèche ailée Qui vibre, vole, et qui ne vole pas ! Le son m'enfante et la flèche me tue ! Ah ! le soleil… Quelle ombre de tortue Pour l'âme, Achille immobile à grands pas ! Non, non !… Debout ! Dans l'ère successive ! Brisez, mon corps, cette forme pensive ! Buvez, mon sein, la naissance du vent ! Une fraîcheur, de la mer exhalée, Me rend mon âme… Ô puissance salée ! Courons à l'onde en rejaillir vivant. Oui ! Grande mer de délires douée, Peau de panthère et chlamyde trouée, De mille et mille idoles du soleil, Hydre absolue, ivre de ta chair bleue, Qui te remords l'étincelante queue Dans un tumulte au silence pareil, Le vent se lève !… Il faut tenter de vivre ! L'air immense ouvre et referme mon livre, La vague en poudre ose jaillir des rocs ! Envolez-vous, pages tout éblouies ! Rompez, vagues ! Rompez d'eaux réjouies Ce toit tranquille où picoraient des focs ! (Paul Valéry, Le Cimetière marin)

Non è là per chi dorme sotto le tavole, Vive di vita, non mi ha mai lasciato! L'amore forse o l'odio di me stesso? Il suo dente segreto mi è sì presso Che ogni nome comunque gli conviene! Che importa! Beve, vede, pensa, dà di piglio! La mia carne gli piace e fin sul giaciglio Con tal vivente dovrò vivere assieme! Zenon! Crudo Zenon! Zenon eleata! M'hai trapassato con la freccia alata Che vibra, vola, e non riesce a staccarsi! Suono mi crei e freccia mi trafigga! Ah! Il sole…Quale ombra di tartuca Per l'alma, Achille immoto a gran passi! No, no!... Suvvia! Nell'epoca seguente! Sgretola, o corpo, questa forma pensante! Bevi, mio seno, la nascita del vento! Una freschezza, dal mare esalata, Mi rende l'anima…Oh potenza salata! Corriamo all'onda che risorge vivente. Sì! Gran marina di deliri inondata, Pelle di pantera e clamide forata, Di mille e mille idoli solari, Idra assoluta, ebbra di carne blu, Che la tua scintillante coda tu Mordi in tumulto al silenzio pari, Muove il vento!... Tentiamo di vivere! Apre e chiude il mio libro immenso l'aere, Pulvisco di onda osa sprizzar dai blocchi! Volate, voi, pagine tutte abbagliate! Onde, rompete! Rompete di acque liete Il tetto quieto ove beccavano i fiocchi!

Morfina In attesa di un'ultima avventura Che c'interessa la luce del sole? Giorni su giorni accumulati in torri Rovinano e le notti senza tregua Sono preghiere in fondo al Purgatorio. Non leggiamo neppure più la posta Solo ogni tanto ridiamo nei cuscini Silenziosi perché tutto sappiamo, Volando al vento febbrile come stracci. Che corran pure anelando gli uomini Oggi la pioggia cade ancor più smorta Senza sosta avanziamo nella vita Attraversandola in sonno, turbati…

Morfin Wir warten auf ein letztes Abenteuer Was kümmert uns der Sonnenschein? Hochaufgetürmte Tage stürzen ein Unruhige Nächte - Gebet im Fegefeuer. Wir lesen auch nicht mehr die Tagespost Nur manchmal lächeln wir still in die Kissen, Weil wir alles wissen, und gerissen Fliegen wir hin und her im Fieberfrost. Mögen Menschen eilen und streben Heut fällt der Regen noch trüber Wir treiben haltlos durchs Leben Und schlafen, verwirrt, hinüber... (Emmy Hennings)

Dopo il cabaret All'alba torno a casa. Suonan le cinque, si fa giorno

Nach dem Cabaret Ich gehe morgens früh nach Haus.

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Die Uhr schlägt fünf, es wird schon hell, Doch brennt das Licht noch im Hotel. Das Cabaret ist endlich aus. In einer Ecke Kinder kauern, Zum Markte fahren schon die Bauern, Zur Kirche geht man still und alt. Vom Turme läuten ernst die Glocken, Und eine Dirne mit wilden Locken Irrt noch umher, übernächtig und kalt. Lieb mich von allen Sünden rein. Sieh, ich hab manche Nacht gewacht. (Emmy Hennings)

Eppure brilla la luce nell'albergo. Ha chiuso finalmente il cabaret. In un angolo bimbi rannicchiati, Al mercato si avviano i contadini, Vecchi silenti entran nella chiesa. Dal campanile suonan le campane E una puttana dai capelli irsuti Vaga ancora annottata e raggelata.

Tänzerin Mir ist als ob ich schon gezeichnet wäre Und auf der Totenliste stünde. Es hält mich ab von mancher Sünde. Wie langsam ich am Leben zehre. Und ängstlich sind oft meine Schritte, Mein Herz hat einen kranken Schlag Und schwächer wird's mit jedem Tag. Ein Todesengel steht in meines Zimmers Mitte. Doch tanz ich bis zur Atemnot. Bald werde ich im Grabe liegen Und niemand wird sich an mich schmiegen. Ach, küssen will ich bis zum Tod. (Emmy Hennings)

Danzatrice E' come se io fossi già segnata E stessi nella lista dei morenti. Ciò mi trattiene da qualche peccato. Come mastico lenta la mia vita! E timorosi spesso sono i passi, Il cuore ha come un battito malato Sempre più flebile al passar dei giorni. L'angelo della morte è in casa mia. Eppure ballo e ballo a perdifiato Presto sarò allungata in una fossa Non mi si stringerà nessuno addosso. Fino alla morte voglio dare baci.

La fin Eh bien, tous ces marins - matelots, capitaines, Dans leur grand Océan à jamais engloutis... Partis insoucieux pour leurs courses lointaines Sont morts - absolument comme ils étaient partis.

La fine Eh sì, questa gente di mare - marinai, capitani, dal loro grande Oceano per sempre inghiottiti... Partiti spensierati per percorsi lontani son morti - tutti interi com'erano partiti.

Allons! c'est leur métier ; ils sont morts dans leurs bottes!

- Eux, allons donc : Entiers! enlevés par la lame Ou perdus dans un grain...

Suvvia! È il lor mestiere, morti nei loro stivali! La borraccia a tracolla, nella cerata ancor vitali... - Morti... Grazie: la Comare non ha il piede marino; che dorma con voi: è l'esperta di rimedi alla mano... - Loro, suvvia dunque: Tutt'interi! Sollevati dall'onda o perduti in un uragano ...

Un grain... est-ce la mort ça ? la basse voilure Battant à travers l'eau ! - Ça se dit encombrer... Un coup de mer plombe, puis la haute mâture Fouettant les flots ras - et ça se dit sombrer.

Un uragano... è forse la morte? La bassa velatura sbattuta fra le onde! - che si dice appesantita... Un'onda di mare a piombo, poi l'alta alberatura che sferza raso l'onda - che si dice affondata.

- Sombrer - Sondez ce mot. Votre mort est bien pâle Et pas grand'chose à bord, sous la lourde rafale... Pas grand'chose devant le grand sourire amer Du matelot qui lutte. - Allons donc, de la place ! Vieux fantôme éventé, la Mort change de face : la Mer !...

- Affondare- sondate questa parola. La pallida morte vostra è niente a bordo, nella sferza dell'onda... Niente al confronto delle grandi risa amare del marinaio che lotta. - Suvvia, dunque, posto! Vecchio fantasma agitato, la Morte cambia volto:il Mare!...

Leur boujaron au cœur, tout vifs dans leurs capotes... - Morts... Merci : la Camarde a pas le pied marin ; Qu'elle couche avec vous : c'est votre bonne femme...

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Annegati? - Ma via! son d'acqua dolce gli annegati. -Colati a picco, corpi e beni! Fino al piccolo mozzo, la sfida negli occhi, fra i denti la bestemmiaccia! Sputando nella schiuma una cicca rantolata, bevendo senza conati la gran tazza salata... - Come hanno bevuto dalla propria borraccia. -

Noyés ? - Eh allons donc ! Les noyés sont d'eau douce. - Coulés ! corps et biens ! Et, jusqu'au petit mousse, Le défi dans les yeux, dans les dents le juron ! À l'écume crachant une chique râlée, Buvant sans hauts-de-coeur la grand'tasse salée... - Comme ils ont bu leur boujaron. -

- Macché fossa di sei piedi o topi di cimitero: loro vanno agli squali! L'anima marinara, invece di trasudare nelle vostre patate il suo siero, ad ogni ondata respira.

- Pas de fond de six pieds, ni rats de cimetière : Eux ils vont aux requins ! L'âme d'un matelot Au lieu de suinter dans vos pommes de terre, Respire à chaque flot.

- Vedete all'orizzonte una lama d'onda levata; la diresti il ventre innamorato di una prostituta in calore, un po' sbronzata... Loro sono là! - L'onda ha un vuoto –

- Voyez à l'horizon se soulever la houle ; On dirait le ventre amoureux D'une fille de joie en rut, à moitié soûle... Ils sont là ! - La houle a du creux. -

- Ascoltate, ascoltate la tormenta muggente!... È il loro anniversario. - Ricorre assai sovente! O poeta, conserva per te il tuo cieco canto; - A loro il De profundis soffiato dal corno del vento,

- Ecoutez, écoutez la tourmente qui meugle !… C’est leur anniversaire – Il revient bien souvent – Ô poète, gardez pour vous vos chants d’aveugle ; - Eux : le De profundis que leur corne le vent. .. Qu’ils roulent infinis dans les espaces vierges !… Qu’ils roulent verts et nus, Sans clous et sans sapin, sans couvercle, sans cierges… - Laissez-les donc rouler, terriens parvenus ! (Tristan Corbière)

...che rotolano infiniti negli spazi puri!... che rotolano verdi e denudati, senza chiodi, né bara, né coperchio, né ceri. - Lasciateli rotolare, voi, stirpe di arrivati!

Ausgang Du hast in die Hände geklatscht. Neig' nicht deinen Kopf zu deiner Freude. Nimmer, nimmer. Und da schneidet er wieder mit dem Messer. Wieder schneidet er mit dem Messer durch. Und da rollt der Donner am Himmel. Wer führte dich tiefer ein? Im dunklen tiefen ruhigen Wasser sind die Bäume mit den Spitzen nach unten. Immer. Immer. Und da seufzt er. Ein schwerer Seufzer. Wieder seufzte er. Seufzte er. Und da schlägt der Stock auf etwas trockenes. Wer zeigt da die Tür, den Ausgang? (Kandinskj, Klaenge)

Uscita Hai battuto le mani. Non piegare la testa alla tua gioia. Mai, giammai. Ed ecco che lui taglia di nuovo col coltello. Di nuovo taglia in due col coltello. Ed ecco il tuono che rotola nel cielo. Chi t'introdusse più a fondo? Nell'acqua scura, fonda e tranquilla, gli alberi stanno rovesciati con le cime in basso. Sempre, sempre. Ed ecco che lui singhiozza. Un singhiozzo profondo. Di nuovo ha singhiozzato. Ha singhiozzato. Ed ecco che il bastone batte su qualcosa di arido. Chi è qui che indica la porta, l'uscita?

Hymnus Innen wiegt die blaue Woge. Das zerrissne rote Tuch. Rote Fetzen. Blaue Wellen. Das verschlossne alte Buch.

Inno Dentro oscilla l'onda blu. Panno rosso lacerato. Stracci rossi. Ondate blu. Vecchio libro sigillato.

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Schauen schwelgend in die Ferne. Dunkles Irren in dem Wald. Tiefer werden blaue Wellen. Rotes Tuch versinkt nun bald. (Kandinskj, Klaenge)

Guarda in deliquio lo sfondo. Erra nelle tenebre del bosco. Il blu dell'onde è più fondo. La vela rossa affonda tosto.

Primavera Lenz 1 1 Ad Ovest la luna nuova. Di fronte al corno della luna nuova una stella. Una casa snella, alta, nera. Tre finestre illuminate. Tre finestre. 2

Im Westen der neue Mond. Vor des neuen Mondes Horn ein Stern. Ein schmales hohes schwarzes Haus. Drei beleuchtete Fenster. Drei Fenster. 2

Sul barbaglio giallo ci sono chiazze di blu pallido. Solo i miei occhi vedevano quelle chiazze di blu pallido. Ai miei occhi facevano bene. Perché nessuno ha visto quelle chiazze di blu pallido sul barbaglio giallo?

Auf der gelben Grelligkeit sind blassblaue Flecken. Bloß meine Augen sahen die blassblauen Flecken. Wohl taten sie meinen Augen. Warum hat keiner die blassblauen Flecken gesehen auf der gelben Grelligkeit?

3 3 Intingi le dita nell'acqua bollente. Scottati le dita. Lascia che le tue dita cantino di dolore.

Tauche deine Finger in das siedende Wasser. Verbrühe deine Finger. Lass deine Finger vom Schmerz singen. (Kandinskj, Klaenge)

Was kommt ihr, weiße Falter ... Was kommt ihr, weiße Falter, so oft zu mir? Ihr toten Seelen, was flattert ihr also oft Auf meine Hand, von euerm Flügel Haftet dann oft ein wenig Asche.

Perché venite, bianche falene… Perché venite, bianche falene, a me sovente? Voi, anime morte, perché fremete sì sovente sulla mia mano e poi come una traccia della vostra ala mi resta un po' di cenere.

Die ihr bei Urnen wohnt, dort wo die Träume ruhn In ewigen Schatten gebückt, in dem dämmrigen Raum Wie in den Grüften Fledermäuse Die nachts entschwirren mit Gelärme.

Voi che abitate dove i sogni riposano ripiegati in eterne ombre, nel tramonto, come nelle cripte i pipistrelli che nella notte svolazzano stridendo. Odo nel sonno sovente gli urli dei vampiri, simili a sghignazzi dai foschi crateri lunari, e vedo in fondo agli alveoli cavi del buio senza patria alcune luci.

Ich höre oft im Schlaf der Vampire Gebell Aus trüben Mondes Waben wie Gelächter, Und sehe tief in leere Höhlen Der heimatlosen Schatten Lichter.

Cos'è la vita? Una esigua torcia

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Was ist das Leben? Eine kurze Fackel Umgrinst von Fratzen aus dem schwarzen Dunkel Und manche kommen schon und strecken Die magren Hände nach der Flamme.

circondata di ceffi ghignanti dal buio fondo che talvolta già avanzano tendendo le mani ossute verso la fiamma. Cos'è la vita? Piccolo vascello nei gorghi di mari dimenticati. Orrore di cieli induriti. Oppure come di notte sopra i campi deserti perso chiaro di luna che vaga e scompare. Male a colui che vide uno morire un giorno quando non vista d'autunno nel fresco silenzio la Morte si accostò all'umido letto del malato dando il commiato ad uno la cui gola come il sibilo e il fremito di un organo sfiatato lasciò esalare l'ultimo respiro rantolando. Male a colui che vide morire. Porterà sempre il pallido fiore dello spavento, greve come piombo.

Was ist das Leben? Kleines Schiff in Schluchten Vergeßner Meere. Starrer Himmel Grauen. Oder wie nachts auf kahlen Feldern Verlornes Mondlicht wandert und verschwindet. Weh dem, der jemals einen sterben sah, Da unsichtbar in Herbstes kühler Stille Der Tod trat an des Kranken feuchtes Bette Und einen scheiden ließ, da seine Gurgel Wie einer rostigen Orgel Frost und Pfeifen Die letzte Luft mit Rasseln stieß von dannen. Weh dem, der sterben sah. Er trägt für immer Die weiße Blume bleiernen Entsetzens.

Chi ci schiude le terre dopo la morte e chi la porta dell'inquietante runa. Cosa vedono i morenti per rovesciare inorriditi il bianco cieco dei loro occhi.

Wer schließt uns auf die Länder nach dem Tode, Und wer das Tor der ungeheuren Rune. Was sehn die Sterbenden, daß sie so schrecklich Verkehren ihrer Augen blinde Weiße. (Georg Heym, Gedichte)

Der Winter Der Sturm heult immer laut in den Kaminen, Und jede Nacht ist blutigrot und dunkel, Die Häuser recken sich mit leeren Mienen.

L'inverno Il vento nei camini urla sempre forte, ed ogni notte è color sangue e scura, le case si allungano in facciate vuote.

Nun wohnen wir in rings umbauter Enge Im kargen Licht und Dunkel unsrer Gruben, Wie Seiler zerrend an der Tage Länge.

Si abita ora un' angustia murata tutt'intorno, con fioca luce e buio delle nostre fosse, sfilacciando come cordai la durata del giorno.

Die Tage zwängen sich in niedre Stuben, Wo heisres Feuer krächzt in großen Öfen. Wir stehen an den ausgefrornen Scheiben Und starren schräge nach den leeren Höfen. (Georg Heym, Gedichte)

Si rannicchiano in bassi abitacoli i giorni, ove rauco gracchia il fuoco in ampi camini, noi stando in piedi ai vetri congelati fissiamo di traverso i cortili desolati.

Giardino d'autunno Anima delle correnti, essenza dei venti, scendete giù, dentro la sera, fra breve, in baie di falasco, ove boscaglie ardenti marciscon d'autunno più aspre e vive.

Der herbstliche Garten Der Ströme Seelen, der Winde Wesen Gehet rein in den Abend hinunter, In den schilfigen Buchten, wo herber und bunter Die brennenden Wälder im Herbste verwesen.

Vogano in bianche parvenze i vascelli e il sole cerca ad ovest il suo occaso, ma i lunghi salici con tristi ramoscelli stanno sull'acqua e le vigne, in sospeso.

Die Schiffe fahren im blanken Scheine, Und die Sonne scheidet unten im Westen, Aber die langen Weiden mit traurigen Ästen Hängen über die Wasser und Weine.

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In der sterbenden Gärten Schweigen, In der goldenen Bäume Verderben Gehen die Stimmen, die leise steigen In dem fahlen Laube und fallenden Sterben.

Nel silenzio dei giardini morenti, fra gli alberi d'oro che vanno in malora corron le voci e salgon mormoranti fra pergole spoglie che la morte sfiora.

Aus gestorbener Liebe in dämmrigen Stegen Winket und wehet ein flatterndes Tuch, Und es ist in den einsamen Wegen Abendlich kühl, und ein welker Geruch.

Da morto amore nel barlume dei pontili sventola un panno e flottante saluta, e il freddo della sera nei sentieri soli porta un odore di natura appassita.

Aber die freien Felder sind reiner Da sie der herbstliche Regen gefegt. Und die Birken sind in der Dämmerung kleiner, Die ein Wind in leiser Sehnsucht bewegt.

Le campagne vuote sono più pulite,spazzate dall'autunno quando piove. E nel tramonto le betulle più minute, mosse da un vento in nostalgia lieve.

Und die wenigen Sterne stehen Über den Weiten in ruhigem Bilde. Laßt uns noch einmal vorübergehen, Denn der Abend ist rosig und milde. (Georg Heym, Gedichte)

E stanno fisse in alto poche stelle nello spazio in immagini tranquille. Fateci passare una volta ancora, perché rosea e tenera è la sera.

Die Stadt Sehr weit ist diese Nacht. Und Wolkenschein Zerreißet vor des Mondes Untergang. Und tausend Fenster stehn die Nacht entlang Und blinzeln mit den Lidern, rot und klein.

La città Lontana lontana è la notte. E le nuvole dinanzi al tramonto lunare si squarciano. E mille finestre lungo la notte si aprono e luccicano con ciglia rosse e piccole.

Wie Aderwerk gehn Straßen durch die Stadt, Unzählig Menschen schwemmen aus und ein. Und ewig stumpfer Ton von stumpfem Sein Eintönig kommt heraus in Stille matt.

Come un sistema venoso le vie scorrono per la città, vuote o traboccanti di gente. E sempre un suono sordo di vite spente dall'opaco silenzio sgorga monotono.

Gebären, Tod, gewirktes Einerlei, Lallen der Wehen, langer Sterbeschrei, Im blinden Wechsel geht es dumpf vorbei.

Nascita, morte, effetto indifferente, delirio nelle doglie, ululo del morente, trascorrono sordi alternativamente.

Und Schein und Feuer, Fackeln rot und Brand, Die drohn im Weiten mit gezückter Hand Und scheinen hoch von dunkler Wolkenwand.. (Georg Heym, Gedichte)

E lume e fuoco, rosse torce e incendio, minacciano in mani agitate con piglio brillando alte dal muro di nuvole, buio.

Scritti sulla porta Écrits sur la porte XVI XVI Quelli che sono vecchi nel paese sono i primi ad alzarsi ad aprir lo scurino e osservare il cielo, il mare che cambia di colore e le isole, dicendo: la giornata sarà bella a giudicare da quest'alba.

Ceux qui sont vieux dans le pays le plus tôt sont levés à pousser le volet et regarder le ciel, la mer qui change de couleur et les îles, disant : la journée sera belle si l'on en juge par cette aube.

E subito è giorno! E la lamiera dei tetti s'accende

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nell'angoscia, e la rada è consegnata al malessere, e il cielo al brio, e il Narratore si lancia nella veglia!

Aussitôt c'est le jour ! et la tôle des toits s'allume dans la transe, et la rade est livrée au malaise, et le ciel à la verve, et le Conteur s'élance dans la veille !

Il mare, fra le isole, è roseo di lussuria; il suo piacere è oggetto di contrattazione, lo hanno avuto per un lotto di braccialetti di rame!

La mer, entre les îles, est rose de luxure; son plaisir est matière à débattre, on l'a eu pour un lot de bracelets de cuivre !

Dei bimbi corrono ai ruscelli! Dei cavalli corrono ai ruscelli! …un milione di bimbi porta le ciglia come corimbi …e il nuotatore ha una gamba in acqua tiepida ma l'altra affonda in una corrente fresca; e le gonfrene, le ramie, l'acalifa a fiori verdi e le pilee cespitose che sono la barba dei vecchi muri si affollano sui tetti, sugli orli delle grondaie,

Des enfants courent aux rivages ! des chevaux courent aux rivages !... un million d'enfants portant leurs cils comme des ombelles... et le nageur a une jambe en eau tiède mais l'autre pèse dans un courant frais ; et les gomphrènes, les ramies, l'acalyphe à fleurs vertes et ces piléas cespiteuses qui sont la barbe des vieux murs s'affolent sur les toits, au rebord des gouttières,

perché il vento, il più fresco dell'anno, si alza, nei bacini d'isole azzurrini, e irrompendo fino a quest'isole piatte, le nostre case, scende in seno al vecchio sotto il riparo di tela fino al punto pieno di crine fra le due mammelle.

car un vent, le plus frais de l'année, se lève, aux bassins d'îles qui bleuissent, et déferlant jusqu'à ces cayes plates, nos maisons, coule au sein du vieillard par le havre de toile jusqu'au lieu plein de crin entre les deux mamelles.

E la giornata è iniziata, il mondo non è così vecchio che a un tratto non abbia riso… * È allora che l'odore del caffè risale le scale.

Et la journée est entamée, le monde n'est pas si vieux que soudain il n'ait ri... * C'est alors que l'odeur du café remonte l'escalier. (Saint-John Perse)

Pour fêter une enfance

Per festeggiare un'infanzia

I Palmes... ! Alors on te baignait dans l'eau-de-feuilles-vertes ; et l'eau encore était du soleil vert ; et les servantes de ta mère, grandes filles luisantes, remuaient leurs jambes chaudes près de toi qui tremblais... (Je parle d'une haute condition, alors, entre les robes, au regne de tournantes clartés.)

I Palme…! Ti bagnavano allora nell'acqua-di-foglie-verdi; e l'acqua ancora era sole verde; e le serve di tua madre, grandi ragazze splendide, muovevano le loro gambe calde accanto a te che tremavi… (Parlo di un'alta condizione, allora, fra le vestaglie, nel regno delle volteggianti chiarità.)

Palmes ! et la douceur d'une vieillesse des racines... ! La terre alors souhaita d'être plus sourde, et le ciel plus profond où des arbres trop grands, las d'un obscur dessein, nouaient un pacte inextricable... (J'ai fait ce songe, dans l'estime : un sûr séjour entre les toiles enthousiastes.)

Palme! E la dolcezza di antiche radici…! La terra allora desiderò di essere più sorda, e il cielo più profondo dove alberi troppo grandi, stanchi di un oscuro disegno, allacciavano un patto inestricabile… (Ho fatto questo sogno, nel rispetto: una sicura dimora fra le stoffe entusiaste.)

Et les hautes racines courbes célébraient l'en allée des voies prodigieuses, l'invention des voûtes et des nefs

E le alte radici curve celebravano l'avvio dei percorsi prodigiosi, l'invenzione

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et la lumière alors, en de plus purs exploits féconde, inaugurait le blanc royaume où j'ai mené peut-être un corps sans ombre... (Je parle d'une haute condition, jadis, entre des hommes et leurs filles, et qui mâchaient de telle feuille.)

delle volte e delle navate e la luce allora, feconda di purissimi ardimenti, inaugurava il bianco regno dove ho condotto forse un corpo senz'ombra… (Parlo di un'alta condizione, allora, fra alcuni uomini e le loro figlie, e che masticavano una tale foglia.)

Alors, les hommes avaient une bouche plus grave, les femmes avaient des bras plus lents ; alors, de se nourrir comme nous de racines, de grandes bêtes taciturnes s'ennoblissaient ; et plus longues sur plus d'ombre se levaient les paupières... (J'ai fait ce songe, il nous a consumés sans reliques.) (Saint-John Perse)

Allora, gli uomini avevano una bocca più grave, le donne avevano braccia più lente; allora, di nutrirsi come noi di radici, grandi bestie silenti si nobilitavano; e più lunghe su più ombra si alzavano le palpebre… (Ho fatto questo sogno, ci ha consumato senza residui.)

Pour fêter une enfance

Per festeggiare un'infanzia

IV Et tout n'était que règnes et confins de lueurs. Et les troupeaux montaient, les vaches sentaient le sirop-de-batterie. . . Croissent mes membres et pèsent, nourris d'âge! Je me souviens des pleurs d'un jour trop beau dans trop d'effroi, dans trop d'effroi! . . . du ciel blanc, ô silence! qui flamba comme un regard de fièvre . . . Je pleure, comme je pleure, au creux de vieilles douces mains . . .

IV E tutto era solo regni e confine di bagliori. E le mandrie salivano, le vacche odoravano di sciroppo di canna … Crescono le mie membra e pesano, nutrite di età! Mi ricordo dei pianti di un giorno troppo bello in troppo spavento, in troppo spavento! … del cielo bianco, o silenzio! Che fiammeggiò come uno sguardo febbrile … Io piango, come piango, nel cavo di vecchie dolci mani …

Oh! cest un pur sanglot, qui ne veut être secouru, oh! ce n'est que cela, et qui déjà berce mon front comme une grosse étoile du matin.

Oh! è un puro singhiozzo, che non vuol essere soccorso, oh! non è che questo, e che già culla la mia fronte come una grande stella del mattino.

. . . Que ta mere était belle, était pâle lorsque si grande et lasse, à se pencher, elle assurait ton lourd chapeau de paille ou de soleil, coiffé d'une double feuille de siguine, et que, perçant un rêve aux ombres dévoué, l'éclat des mousselines inondait ton sommeil!

…Com'era bella tua madre, era pallida quando così grande e stanca, nello sporgersi, ti aggiustava il cappello di paglia pesante o di sole, incappucciato di una doppia foglia di filodendro, e come, perforando un sogno alle ombre devoto, inondava l'abbaglio delle mussole il tuo sonno!

. . . Ma bonne était metisse et sentait le ricin; toujours j'ai vu qu'il y avail les perles d'une sueur brillante sur son front, a l'entour de ses yeux-et si tiède, sa bouche avait le gout des pommes-rose, dans la rivière, avant midi.

…La bambinaia era meticcia e odorava di ricino; ho visto sempre che aveva le perle di un sudore lucido sulla fronte, intorno agli occhi - e così tiepido, la sua bocca aveva il gusto delle melerosa, nel ruscello, prima di mezzogiorno.

. . . Mais de l'aieule jaunissante et qui si bien savait soigner la piqure des moustiques, je dirai qu'on est belle, quand on a des bas blancs, et que s'en vient, par la persienne, la sage

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fleur de feu vers vos longues paupières d'ivoire.

…Ma della nonna che ingialliva e che sapeva curar così bene le punture delle zanzare, dirò che una è bella, quando porta calze bianche e se ne viene, attraverso la persiana, il saggio fiore di fuoco verso le vostre lunghe palpebre d'avorio.

. . . Et je n'ai pas connu toutes Leurs voix, et je nai pas connu toutes les femmes, tons les hommes qui servaient dans la haute demeure de bois; mais pour longtemps encore j'ai mémoire des faces insonores, couleur de papaye et d'ennui, qui s'arrêtaient derriere nos chaises comme des astres morts. (Saint-John Perse)

…E non ho conosciuto tutte le Loro voci, e non ho conosciuto tutte le donne, tutti gli uomini che servivano nell'alta dimoradi legno; ma per molto tempo ancora io ho memoria delle facce insonore, colore di papaia e di noia che si fermavano dietro le nostre sedie come astri defunti.

Dem das Gehörte quillt aus dem Ohr und die Nächte durchströmt: ihm erzähl, was du abgelauscht hast deinen Händen.

A chi sgorga il sentito dall'orecchio e dilaga per le notti: a lui racconta ciò che hai origliato dalle tue mani.

Deinen Wanderhänden. Griffen sie nicht nach dem Schnee, dem die Berge entgegenwuchsen? Stiegen sie nicht in das herzendurchpochte Schweigen des Abgrunds? Deine Hände, die Wandrer. Deine Wanderhände.

Dalle tue mani vaganti. Non si tesero a ghermire verso la neve, incontro a cui crescevan le montagne? Non scesero nel silenzio trascorso da battiti di cuore nell'abisso? Le tue mani, le vaganti. Le tue vaganti mani.

Wortaufschüttung, vulkanisch, meerüberrauscht.

Sedimento di parole, vulcanico, sovrastato dal fragore del mare.

Oben der flutende Mob der Gegengeschöpfe: er flaggte - Abbild und Nachbild kreuzen eitel zeithin.

In alto la inondante folla delle controcreature: egli alzò la bandiera - icona e imitazione s'incrociano vanitose nel corso del tempo.

Bis du den Wortmond hinausschleuderst, vom dem her das Wunder Ebbe geschieht und der herzförmige Krater nackt für die Anfänge zeugt, die Königsgeburten. (Paul Celan)

Finché non lanci fuori la parola lunare, da cui ci viene il miracolo della risacca e il cratere nudo a forma di cuore non testimoni dei primordi, delle regali procreazioni.

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Notre-Dame de Paris NOTRE-DAME est bien vieille : on la verra peut-être Enterrer cependant Paris qu'elle a vu naître ; Mais, dans quelque mille ans, le Temps fera broncher Comme un loup fait un bœuf, cette carcasse lourde, Tordra ses nerfs de fer, et puis d'une dent sourde Rongera tristement ses vieux os de rocher !

Notre-Dame de Paris Notre-Dame è stravecchia: potremo credere tuttavia che sotterri Parigi che vide nascere; ma fra migliaia d'anni il Tempo farà fremere, come fa un lupo un bue, questa carcassa greve, torcerà i suoi nervi di ferro e poi con dente lieve roderà tristemente le sue ossa di rudere!

Bien des hommes, de tous les pays de la terre Viendront, pour contempler cette ruine austère, Rêveurs, et relisant le livre de Victor : - Alors, ils croiront voir la vieille basilique, Toute ainsi qu'elle était, puissante et magnifique, Se lever devant eux comme l'ombre d'un mort ! (Gérard de Nerval)

Tanta gente da tutti i Paesi della Terra verrà per contemplar questa rovina austera, sognando, e rileggendo il romanzo di Victor:Crederanno allora veder la vecchia basilica, com'era un tempo, possente e magnifica, levarsi a lor dinanzi come l'ombra di un morto!

Nei boschi Il passero nasce e canta a primavera: non avete sentito la sua voce? … È semplice, è commovente e pura - nei boschi! del passero la voce.

Dans les bois Au printemps l'Oiseau naît et chante : N'avez-vous pas ouï sa voix ?... Elle est pure simple et touchante, La voix de l'Oiseau - dans les bois !

D'estate il passero cerca la passera; lui ama - e amar solo una volta suole! Com'è dolce e tranquilla la dimora, - nei boschi! del passero fedele.

L'été, l'Oiseau cherche l'Oiselle ; Il aime - et n'aime qu'une fois ! Qu'il est doux, paisible et fidèle, Le nid de l'Oiseau - dans les bois !

Poi d'autunno, la stagione brumosa, lui tace… ché il freddo è alle porte. Ahimè! Come dev'essere gioiosa - nei boschi! del passero la morte.

Puis quand vient l'automne brumeuse, Il se tait... avant les temps froids. Hélas ! qu'elle doit être heureuse La mort de l'Oiseau - dans les bois ! (Gérard de Nerval)

Aprile Già i bei giorni, - con la polvere, un cielo azzurro e tutto fulgore, i muri ardenti, le lunghe sere: -E niente di verde: - appena ancora un riflesso rossastro decora i grandi alberi a fronde nere!

Avril Déja les beaux jours, - la poussière, Un ciel d'azur et de lumière, Les murs enflammés, les longs soirs ; - Et rien de vert : - à peine encore Un reflet rougeâtre décore Les grands arbres aux rameaux noirs !

Questo bel tempo pesa e aduggia. - È solo dopo un giorno di pioggia che,come in un dipinto, rinasce la primavera verdeggiante e rosa, come una ninfa fresca, dischiusa, che, sorridente, dall'acqua se n'esce.

Ce beau temps me pèse et m'ennuie. - Ce n'est qu'après des jours de pluie Que doit surgir, en un tableau, Le printemps verdissant et rose, Comme une nymphe fraîche éclose, Qui, souriante, sort de l'eau. (Gérard de Nerval)

Un viale del Luxemburgo

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È passata una ragazza snella e agile come un uccello: nella mano un fiore che brilla, sulle labbra un nuovo ritornello.

Une allée du Luxembourg Elle a passé, la jeune fille Vive et preste comme un oiseau : A la main une fleur qui brille, A la bouche un refrain nouveau.

Forse è lei l'unica al mondo che al mio cuore risponderebbe, che entrando nel mio buio profondo di un solo sguardo lo illuminerebbe!

C'est peut-être la seule au monde Dont le cœur au mien répondrait, Qui venant dans ma nuit profonde D'un seul regard l'éclaircirait !

Ma no, - la gioventù è fuggita via… Addio, dolce raggio che mi ha colpito, -Profumo, giovinezza, armonia… passava la felicità, - lui è fuggito!

Mais non, - ma jeunesse est finie... Adieu, doux rayon qui m'as lui, Parfum, jeune fille, harmonie... Le bonheur passait, - il a fui ! (Gérard de Nerval)

Spagna Mio dolce Paese di Spagna, chi vorrebbe dal tuo cielo fuggire, dalla tua città, dalla montagna, e dalle tue eterne primavere?

Espagne Mon doux pays des Espagnes, Qui voudrait fuir ton beau ciel, Tes cités et tes montagnes, Et ton printemps éternel ?

L'aria tua, pura, carica di oblio, più belle dei giorni le notti stesse, i tuoi campi, dove vivrebbe Iddio se dal suo paradiso se ne andasse?

Ton air pur qui nous enivre, Tes jours moins beaux que tes nuits, Tes champs, où Dieu voudrait vivre S'il quittait son paradis ?

In altri tempi, la tua sovrana, l'Arabia, da te fuggente, lasciò sulla tua fronte di regina la sua corona d'Oriente!

Autrefois, ta souveraine, L'Arabie, en te fuyant, Laissa sur ton front de reine Sa couronne d'Orient !

Un'eco ancora ripropone alla tua riva incantata dei Mori l'antico canone: Gloria, Amore e Libertà!

Un écho redit encore A ton rivage enchanté L'antique refrain du Maure : Gloire, amour et Liberté! (Gérard de Nerval)

Politica (1832) A Sainte-Pélagie, nelle segrete, sotto questo regno dilatate, io, sognatore pensoso, sto vivendo da recluso, non vi spunta un'erbaccia, né di muschio una traccia lungo i muri inferriati e da poco squadrati! Uccello che fendi gli spazi… e tu venticello che passi per l'angusta visione di questa prigione, nella vostra ascesa superba, portatemi qualche filo d'erba, uno stelo di frumento

Politique (1832) Dans Sainte-Pélagie, Sous ce règne élargie, Où, rêveur et pensif, Je vis captif, Pas une herbe ne pousse Et pas un brin de mousse Le long des murs grillés Et frais taillés ! Oiseau qui fends l'espace... Et toi, brise, qui passe Sur l'étroit horizon De la prison, Dans votre vol superbe, Apportez-moi quelque herbe,

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Quelque gramen, mouvant Sa tête au vent ! Qu'à mes pieds tourbillonne Une feuille d'automne Peinte de cent couleurs Comme les fleurs ! Pour que mon âme triste Sache encor qu'il existe Une nature, un Dieu Dehors ce lieu, Faites-moi cette joie, Qu'un instant je revoie Quelque chose de vert Avant l'hiver ! (Gérard de Nerval)

che muove la testa al vento! Che ai miei piedi tutt'intorno svolazzi una foglia d'autunno dipinta di cento colori come tanti fiori! Perché la mia anima triste sappia che ancora esiste un Dio, una natura, fuori da queste mura, datemi questa gioia, che un attimo mi appaia qualcosa di verdeggianteor che l'inverno è incombente!

Versi dorati Eh che! Tutto è sensibile! Pitagora

Vers dorés Eh quoi ! tout est sensible ! Pythagore

Uomo! Libero pensatore - ti credi il solo pensante in questo mondo ove la vita in ogni cosa esplode: delle forze che detieni la tua libertà gode, ma da tutti i tuoi pensieri l'Universo è assente.

HOMME ! libre penseur - te crois-tu seul pensant Dans ce monde où la vie éclate en toute chose : Des forces que tu tiens ta liberté dispose, Mais de tous tes conseils l'Univers est absent.

Rispetta nella bestia uno spirito operante: ogni fiore è un'anima schiusa alla Natura; un mistero d'amore nel metallo dimora: "Tutto è sensibile!" - e sul tuo spirito influente!

Respecte dans la bête un esprit agissant : Chaque fleur est une âme à la Nature éclose ; Un mystère d'amour dans le métal repose : "Tout est sensible !" - Et tout sur ton être est puissant !

Dal muro cieco temi uno sguardo che ti spia: alla materia stessa un verbo sta legato… Non fare sì che serva a una meta non pia!

Crains dans le mur aveugle un regard qui t'épie : A la matière même un verbe est attaché... Ne la fais pas servir à quelque usage impie !

Spesso nell'essere oscuro abita un Dio celato; e come un occhio nasce coperto dalle palpebre, un puro spirito cresce sotto la scorza delle pietre

Souvent dans l'être obscur habite un Dieu caché ; Et comme un œil naissant couvert par ses paupières, Un pur esprit s'accroît sous l'écorce des pierres ! (Gérard de Nerval)

Myrto Penso a te, Myrtho, divina incantatrice, a Posillipo altero, di mille fuochi raggiante, alla tua fronte inondata di luce d'Oriente, ai chicchi d'uva neri fra l'oro delle trecce.

Myrtho Je pense à toi, Myrtho, divine enchanteresse, Au Pausilippe altier, de mille feux brillant, A ton front inondé des clartés d'Orient, Aux raisins noirs mêlés avec l'or de ta tresse.

Ho bevuto l'ebbrezza proprio dal tuo calice e dal lampo furtivo del tuo occhio ridente, quando ai piedi di Iacco fui visto supplicante, ché la Musa un figlio di Grecia mi fece.

C'est dans ta coupe aussi que j'avais bu l'ivresse, Et dans l'éclair furtif de ton œil souriant, Quand aux pieds d'Iacchus on me voyait priant, Car la Muse m'a fait l'un des fils de la Grèce.

Io so perché là il vulcano si è riaperto … ieri con agile piede l'hai sfiorato di sfuggita, e subito l'universo di cenere si è coperto.

Je sais pourquoi là-bas le volcan s'est rouvert... C'est qu'hier tu l'avais touché d'un pied agile, Et de cendres soudain l'horizon s'est couvert.

Dacché un Duca normanno spezzò i tuoi dei di creta, sempre la pallida Ortensia al verde Mirto,

Depuis qu'un duc normand brisa tes dieux d'argile,

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Toujours, sous les rameaux du laurier de Virgile, Le pâle Hortensia s'unit au Myrte vert ! (Gérard de Nerval)

sotto le fronde di lauro di Virgilio, è unita!

Serata perplessa Come ti posso prendere in braccio e trasportare oltre la corrente quasi io fossi San Cristoforo e le acque mi si aprissero davanti? Io, io che non posso sostenere la pesantezza della sera quando l'amore sui miei seni brilla indiscreto come un grido di gelsomino che frastorna la gente per la strada.

Ratloser abend Wie kann ich dich auf den Arm nehmen und über den Strom tragen als sei ich der heilige Christopher und es wichen die Wasser vor mir? Ich, die ich die Schwere des Abends nicht heben kann wenn die Liebe auf meinen Brüsten glänzt indiskret wie ein Schrei aus Jasmin der die Leute auf der Straße verstört. (Hilde Domin)

Rosa di macchia Ho sognato di essere una rosa di macchia con petali pallidi sul calice stretto. Tu sei passato. E io ero già frutto di rosa rosso e pieno di semi.

Heckenrose Mir träumte ich sei eine Heckenrose mit blassen Blättern über dem engen Kelch. Du gingst vorbei. Da war ich eine Hagebutte, bunt und voll Samen.

Ho sognato di un campo arato, tu come grano germinante dentro al solco.

Ich träumte von einem gepflügten Feld, du wie quellendes Korn in der Furche.

Però quando mi sono svegliata il mio corpo era appena arcuato e le nostre voci più lievi del vento che gioca con la fronda d'una betulla.

Doch wie ich erwachte da war mein Leib kaum gewölbt und unsere Stimmen leichter als Wind der mit dem Laub einer Birke spielt. (Hilde Domin)

Corrida L'impari gara è finita.

Stierkampf Das ungleiche Spiel ist zu Ende.

È morto secondo regole precise fra gli applausi degli esperti pubblicamente e tuttavia sorprendente e solo con la morte.

Es wird nach den genauesten Regeln unter dem Beifall der Kenner öffentlich und doch staunend und allein mit dem Tod gestorben.

Sabbia dorata vien subito gettata a coprire il sangue e la sofferenza. La musica suona una marcia e la coppia di cavalli scuri

Goldener Sand wird sofort über Blut und Leiden gedeckt. Die Musik spielt einen Marsch und das 50


dunkle Gespann mit den wehenden Fähnchen öffnet endlich, zu spät, einen Weg aus dem quälenden Rund der Arena.

con le bandierine svolazzanti apre, finalmente, troppo tardi, un varco fuori dal cerchio di dolore dell'arena.

Mauerringe von Mädchen in weißen Kleidern sehen dem Tod lüstern mit zu und träumen sich, Sonnenblumenkerne im Mund, in die Arme des Töters. (Hilde Domin)

Tribune colme di ragazze in abiti bianchi seguono con sguardi sensuali la morte e sognano se stesse, coi semi di girasole in bocca, fra le braccia dell'uccisore.

There came a Wind like a Bugle It quivered through the Grass And a Green Chill upon the Heat So ominous did pass We barred the Windows and the Doors As from an Emerald Ghost The Doom's electric Moccasin That very instant passed On a strange Mob of panting Trees And Fences fled away And Rivers where the Houses ran Those looked that lived - that Day The Bell within the steeple wild The flying tidings told How much can come And much can go, And yet abide the World! (Emily Dickinson)

Giunse là un vento come suon di tromba tremò fra l'erba e sopra la calura un verde gelo strisciò così funesto che sbarrammo le finestre e le porte come dinanzi a uno spettro di smeraldo L'elettrico crotalo del Giudizio che via guizzava velocissimo sopra un pauroso groviglio di alberi affannati e steccati divelti e fiumi che trascinavano le case corse l'occhio di chi visse - quel giornoLa campana di dentro al campanile pazza annunciava un turbinio di notizie quanto può giungere e quanto può passare, e il mondo sempre resiste!

Will there really be a "morning"? Is there such a thing as "Day"? Could I see it from the mountains If I were as tall as they?

Ci sarà davvero un "mattino"? C'è qualcosa di simile al "giorno"? Potrei vederlo da sopra le montagne se io fossi alta come loro?

Has it feet like Water lilies? Has it feathers like a Bird? Is it brought from famous countries Of which I have never heard?

Ha i piedi come gigli d'acqua? Ha le penne come un uccello? È giunto da Paesi rinomati dei quali non ho mai udito il nome?

Oh some Scholar! Oh some Sailor! Oh some Wise Man from the skies! Please to tell a little Pilgrim Where the place called "morning" lies!

Oh, qualche studioso! Oh, qualche marinaio! Oh, qualche saggio venuto dai cieli! Prego narrate a un piccolo pellegrino dov'è il posto chiamato "mattino"!

The Daisy follows soft the Sun And when his golden walk is done Sits shyly at his feet He - waking - finds the flower there Wherefore - Marauder - art thou here?

La margherita segue il sole delicata E quando cessa la sua corsa dorata Resta ai suoi piedi docile Lui - svegliandosi - trova il fiore là Perché mai - Vagabonda - siedi qua?

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Because, Sir, love is sweet!

Perché Signore, l'amore è dolce!

We are the Flower - Thou the Sun! Forgive us, if as days decline We nearer steal to Thee! Enamored of the parting West The peace - the flight - the amethyst Night's possibility! (Emily Dickinson)

Io sono un fiore - tu sei il sole! Perdonami se col giorno che muore Io mi avvicino a te furtivamente! Innamorata dell'occaso morente Della pace - del volo - dell'ametista Della possibilità della notte!

Les passantes Je veux dédier ce poème A toutes les femmes qu'on aime, Pendant quelques instants secrets. A celle qu'on connait à peine Qu'un destin différent entraîne Et qu'on ne retrouve jamais.

Le passanti Io dedico questa poesia a ogni donna, quale che sia, amata in certi segreti istanti. A quella conosciuta appena che un altro destino trascina con sé e mai più non incontri.

A celle qu'on voit apparaître Une seconde à sa fenêtre Et qui, preste, s'évanouit, Mais dont la svelte silhouette Est si gracieuse et fluette Qu'on en demeure épanoui.

A quella che alla finestra un attimo compare e, lesta, scompare poi in un minuto, ma la cui snella figurina è così graziosa e carina che ne rimani estasiato.

A la compagne de voyage Dont les yeux, charmant paysage Font paraître court le chemin Qu'on est seul, peut-être, à comprendre Et qu'on laisse pourtant descendre Sans avoir effleuré sa main.

Alla compagna di viaggio i cui occhi, fascinoso paesaggio, ti rendon più breve il cammino, che sei forse il solo a capire e nondimeno la lasci partire senza averle sfiorato la mano.

A la fine et souple valseuse Qui vous sembla triste et nerveuse Par une nuit de carnaval Qui voulu rester inconnue Et qui n'est jamais revenue Tournoyer dans un autre bal

All'agile e fine danzatrice di valzer, inquieta e infelice, che a carnevale una sera ha voluto restare celata e che non è più ritornata a ballare una volta ancora.

A celles qui sont déjà prises Et qui, vivant des heures grises Près d'un être trop différent Vous ont, inutile folie, Laissé voir la mélancolie D'un avenir désespérant.

A quelle che sono già prese e che vivon delle ore noiose con un uomo troppo differente ti hanno fatto, vana follia, intravedere la malinconia di un avvenire disperante.

Chères images aperçues Espérances d'un jour déçues Vous serez dans l'oubli demain Pour peu que le bonheur survienne Il est rare qu'on se souvienne Des épisodes du chemin.

Voi, care immagini scorte, speranze di un giorno e poi morte, vi dovremo dimenticare. Per la poca gioia che consente è raro che ci ritorni a mente un episodio del nostro passare.

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Mais si l'on a manqué sa vie On songe avec un peu d'envie A tous ces bonheurs entrevus Aux baisers qu'on n'osa pas prendre Aux cœurs qui doivent vous attendre Aux yeux qu'on n'a jamais revus.

Ma se la vita è un fallimento si pensa con certo rimpianto a quei godimenti intravisti, ai baci che non osasti dare ai cuori pronti ad aspettare agli occhi che mai rivedesti.

Alors, aux soirs de lassitude Tout en peuplant sa solitude Des fantômes du souvenir On pleure les lèvres absentes De toutes ces belles passantes Que l'on n'a pas su retenir (Georges Brassens)

Allora le sere di sgomento, che popolano il tuo isolamento dei fantasmi da rievocare, rimpiangi quelle labbra assenti di tutte le belle passanti che non riuscisti a fermare.

Volverán las oscuras golondrinas en tu balcón sus nidos a colgar, y otra vez con el ala a sus cristales jugando llamarán.

Torneranno le rondini scure ad appendere il nido al tuo balcone e battendo di nuovo l'ala ai vetri giocose chiameranno.

Pero aquellas que el vuelo refrenaban tu hermosura y mi dicha a contemplar, aquellas que aprendieron nuestros nombres... ésas... ¡no volverán!

Ma quelle che frenando il volo a mirar la tua bellezza e la mia felicità, quelle che appresero il nostro nome … quelle…non torneranno!

Volverán las tupidas madreselvas de tu jardín las tapias a escalar, y otra vez a la tarde aún más hermosas sus flores se abrirán.

Torneranno i gremiti caprifogli a scalar le pareti al tuo giardino, e di nuovo la sera ancor più belli i loro fiori si apriranno.

Pero aquellas cuajadas de rocío cuyas gotas mirábamos temblar y caer como lágrimas del día... ésas... ¡no volverán!

Ma quelle distese di rugiada le cui gocce guardavamo tremare e cader come lacrime del giorno… quelle … non torneranno!

Volverán del amor en tus oídos las palabras ardientes a sonar; tu corazón de su profundo sueño tal vez despertará.

Torneranno a risuonare al tuo udito dell'amore le ardenti parole; il cuore dal suo sonno profondo talvolta ti si risveglierà.

Pero mudo y absorto y de rodillas, como se adora a Dios ante su altar, como yo te he querido..., desengáñate, nadie así te amará. (Gustavo Adolfo Bécquer)

Ma muto e assorto e le ginocchia a terra, come si adora Dio sotto l'altare, come ti ho amato io …, non t'ingannare, nessuno più ti amerà.

The Presumptuous

Il presuntuoso Hanno notato, per catturare l'unicorno,

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They noticed that virginity was needed To trap the unicorn in every case, But not that, of those virgins who succeeded, A high percentage had an ugly face.

che ci volevano vergini in ogni caso, ma non, delle vergini che ce la fanno, che molte avevano un volto spaventoso.

The hero was as daring as they thought him, But his pecular boyhood missed them all; The angel of a broken leg had taught him The right precautions to avoid a fall.

L'eroe era audace come l'avevano pensato, ma a tutti mancava la sua gioventù singolare; l'angelo dalla gamba rotta gli aveva insegnato le necessarie cautele per evitar di cadere.

So in presumption they set forth alone On what, for them, was not compulsory, And stuck half-way to settle in some cave

In tal presunzione da soli vollero avviarsi su quella via per cui non erano obbligati e si bloccarono a metà strada per stabilirsi

With desert lions to domesticity, Or turned aside to be absurdly brave, And met the ogre and were turned to stone. (Wystan Hugh Auden)

in una grotta con leoni del deserto domati, o volsero, per essere assurdamente coraggiosi, lo sguardo verso l'orco, e ne furon pietrificati

К добру ты или к худу, решает время пусть. Но лишь с тобой побуду, я хуже становлюсь. Ты мне звонишь нередко, но всякий раз в ответ, как я просил, соседка твердит, что дома нет. А ты меня тревожишь письмом любого дня. Ты пишешь, что не можешь ни часу без меня, что я какой-то странный, что нету больше сил, что Витька Силин пьяный твоей руки просил. Я полон весь то болью, то счастьем, то борьбой... Что делать мне с тобою? Что делать мне с собой?! Смотреть стараюсь трезво на все твои мечты. И как придумать средство, чтоб разлюбила ты? В костюме новом синем, что по заказу сшит, наверно, Витька Силин сейчас к тебе спешит. Он ревностен и стоек. В душе - любовный пыл. Он аспирант-историк и что-то там открыл. Среди весенних лужиц

Lasciate che il tempo decida del bene e del male. Ma se con te resto solo, io divento peggiore. Tu mi telefoni spesso, ma ogni volta in risposta, come le dissi, la vicina di casa ripete: non è in casa! E tu mi tormenti con una lettera al giorno. Tu scrivi che non puoi stare un’ora senza di me, che io ho qualcosa di strano, che ti mancano le forze, che Vitka Silin ubriaco ha chiesto la tua mano. Sono pieno di tutto quel dolore, di quella felicità, di quella lotta... Ma cosa devo fare con te? Ma cosa devo fare con te?! Cerco di guardare sobrio a tutti i sogni tuoi. E come trovare un rimedio che ti possa piacere? In abito blu, nuovo, che ha ordinato dal sarto, Vitka Silin è probabile che corra ora da te. Lui è zelante e tosto. Nell'anima – polvere d’amore. È un laureando in Storia e qualcosa ha scoperto. Tra le pozzanghere di primavera

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идет он через дождь, а ты его не любишь, а ты его не ждешь, а ты у Эрмитажа" стоишь, ко мне звоня, и знаешь - снова скажут, что дома нет меня. (E. Evtuscenko)

lui attraversa la pioggia, e tu non lo ami, e tu non lo aspetti, e tu stai in piedi all’Ermitage e mi telefoni, e sai – che di nuovo diranno che io non sono in casa.

Abendlied Am Abend, wenn wir auf dunklen Pfaden gehn, Erscheinen unsere bleichen Gestalten vor uns. Wenn uns dürstet, Trinken wir die weißen Wasser des Teichs, Die Süße unserer traurigen Kindheit. Erstorbene ruhen wir unterm Holundergebüsch, Schaun den grauen Möwen zu. Frühlingsgewölke steigen über die finstere Stadt, Die der Mönche edlere Zeiten schweigt. Da ich deine schmalen Hände nahm Schlugst du leise die runden Augen auf, Dieses ist lange her. Doch wenn dunkler Wohllaut die Seele heimsucht, Erscheinst du Weiße in des Freundes herbstlicher Landschaft. (Georg Trakl)

Canto della sera Di sera se andiamo per oscuri sentieri, ci appaion pallide dinanzi le nostre forme. Quando ci viene sete, beviamo le bianche acque dello stagno, la dolcezza della nostra triste infanzia. Morti si giace sotto fronde di sambuco guardando verso i grigi gabbiani. Nubi di primavera si levano sulla cupa città, che tace dei tempi più puri dei monaci. Appena presi le tue esili mani tu apristi piano gli occhi rotondi, questo avvenne molto tempo fa. Però quando dolci oscuri suoni frugano l'anima, bianca tu appari nel paesaggio autunnale del tuo amico.

Girotondo serale Campi pieni di aster viola e bruni, accanto a tombe i bimbi giocano, nei riverberi della sera, in un alito di aria chiara grigio-argentei gabbiani planano. Echeggia per i prati un suon di corni.

Abendlicher Reigen Asternfelder braun und blau, Kinder spielen dort an Grüften, In den abendlichen Lüften, Hingehaucht in klaren Lüften Hängen Möven silbergrau. Hörnerschall hallt in der Au.

Nella vecchia birreria più forte gridano su un violino scordato, alle finestre sussurra un girotondo, sussurra un vario giro-giro-tondo, rapidissimo e di vino inebriato. Freddolosa fa il suo ingresso la notte.

In der alten Schenke schrein Toller auf verstimmte Geigen, An den Fenstern rauscht ein Reigen, Rauscht ein bunter Ringelreigen, Rasend und berauscht von Wein. Fröstelnd kommt die Nacht herein.

Sta volteggiando il riso e poi svanisce, ironica una chitarra suona, leggera una tacita ruta, una malinconica ruta presso alla soglia s'inchina. Cling clang! Si sente mietere una falce.

Lachen flattert auf, verweht, Spöttisch klimpert eine Laute, Leise eine stille Raute, Eine schwermutvolle Raute An der Schwelle niedergeht. Klingklang! Eine Sichel mäht.

D'incanto il lume di candela volteggia, macchia questa giovane carne cadente, Cling clang! Senti nella nebbia echeggiare, al ritmo del violino echeggiare, e passa oltre uno scheletro danzante.

Traumhaft webt der Kerzen Schein, Malt dies junge Fleisch verfallen, Klingklang! Hörs im Nebel hallen, Nach dem Takt der Geigen hallen,

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Und vorbei tanzt nackt Gebein. Lange schaut der Mond herein. (Georg Trakl)

A lungo su di noi la luna occhieggia.

Träumerei am Abend Wo einer abends geht, ist nicht des Engels Schatten

Fantasticheria della sera Dove si va di sera, l'ombra dell'angelo non appare né la beltà! Segue alla pena dolce smemoratezza; mani di ignoto tastano il fresco e una stanchezza avvolge i cipressi e l' anima sua di stupore.

Und Schönes! Es wechseln Gram und sanfteres Vergessen;

Des Fremdlings Hände tasten Kühles und Zypressen Und seine Seele faßt ein staunendes Ermatten. Der Markt ist leer von roten Früchten und Gewinden. Einträchtig stimmt der Kirche schwärzliches Gepränge,

In einem Garten tönen sanften Spieles Klänge, Wo Müde nach dem Mahle sich zusammenfinden. Ein Wagen rauscht, ein Quell sehr fern durch grüne Pfühle.

Da zeigt sich eine Kindheit traumhaft und verflossen, Angelens Sterne, fromm zum mystischen Bild geschlossen,

Und ruhig rundet sich die abendliche Kühle. Dem einsam Sinnenden löst weißer Mohn die Glieder,

Il mercato è vuoto di frutti rossi e corone. È un cheto accordo il nero fasto della chiesa, da un giardino esala una sonata silenziosa, là dopo cena stanche si raccolgono persone. Un carro stride, una fonte lontana fra verdi pozze. Qui si mostra un'infanzia sognante e conclusa, le stelle di Angela, pia, in mistica forma chiusa, e quieto perde il fresco della sera le sue asprezze.

Daß er Gerechtes schaut und Gottes tiefe Freude. Vom Garten irrt sein Schatten her in weißer Seide Und neigt sich über trauervolle Wasser nieder.

Il bianco papavero le membra al solitario pensatore discioglie, a che veda il giusto e la gioia profonda di Dio. Per il giardino in bianca seta, vagabonda, la sua ombra si piega su acque piene di dolore

Gezweige stießen flüsternd ins verlaßne Zimmer Und Liebendes und kleiner Abendblumen Beben. Der Menschen Stätte gürten Korn und goldne Reben, Den Toten aber sinnet nach ein mondner Schimmer. (Georg Trakl)

Fronde fruscianti penetrano vuote camere con amore e tremore di fiori della sera. Cingon le case dell'uomo il grano e l'aurea vigna, ma i morti sognano un barlume lunare.

Das Spiel ist aus Mein lieber Bruder, wann bauen wir uns ein Floß und fahren den Himmel hinunter? Mein lieber Bruder, bald ist die Fracht zu groß und wir gehen unter.

Il gioco è finito Caro fratello, costruiamo un natante e discendiamo giù dall'altro mondo? Caro fratello, sarà troppo pesante il carico e noi coleremo a fondo.

Mein lieber Bruder, wir zeichnen aufs Papier viele Länder und Schienen. Gib acht, vor den schwarzen Linien hier fliegst du hoch mit den Minen.

Caro fratello, disegniamo sulla carta molti Paesi con linea ferroviaria. Dinanzi alle linee nere sta' in allerta: ci son le mine e tu salti in aria.

Mein lieber Bruder, dann will ich an den Pfahl gebunden sein und schreien. Doch du reitest schon aus dem Totental und wir fliehen zu zweien.

Caro fratello, vorrò essere legata al palo e inizierò a gridare. Però dei morti fuor dalla vallata cavalcherai e in due possiam scappare.

Wach im Zigeunerlager und wach im Wüstenzelt, es rinnt uns der Sand aus den Haaren, dein und mein Alter und das Alter der Welt mißt man nicht mit den Jahren.

Nel campo zingaro e nella tenda del deserto, al risveglio, la sabbia dai capelli defluisce, l'età nostra e l'età del mondo, certo, in termini di anni non si definisce.

Laß dich von listigen Raben, von klebriger Spinnenhand

Da corvi astuti non farti ingannare,

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und der Feder im Strauch nicht betrügen, iß und trink auch nicht im Schlaraffenland, es schäumt Schein in den Pfannen und Krügen.

da mano di ragno collosa e da penna nel cespuglio, nel Paese di cuccagna guardati dal mangiare e dal bere l'apparenza esalante da brocche e padelle.

Nur wer an der goldenen Brücke für die Karfunkelfee

das Wort noch weiß, hat gewonnen. Ich muß dir sagen, es ist mit dem letzten Schnee im Garten zerronnen.

Solo chi ancora sa la parola fatata al ponte dorato per la maga carbonchiolare ha vinto. Dopo l'ultima nevicata ti dirò che nel giardino si è dovuta liquefare.

Von vielen, vielen Steinen sind unsre Füße so wund. Einer heilt. Mit dem wollen wir springen,

Per le tante e tante pietre i piedi sanguinano. Uno guarisce e con lui salteremo, finché il re dei bimbi con la chiave del regno in bocca ci accoglierà e noi canteremo:

bis der Kinderkönig, mit dem Schlüssel zu seinem Reich im Mund

uns holt, und wir werden singen: Es ist eine schöne Zeit, wenn der Dattelkern keimt! Jeder, der fällt, hat Flügel. Roter Fingerhut ist's, der den Armen das Leichentuch säumt, und dein Herzblatt sinkt auf mein Siegel.

è un tempo bello quello in cui germoglia il nocciolo del dattero! Chi cade è alato. È un rosso ditale, quello che ai poveri orla il sudario, e il tuo amore sul mio sigillo è calato. Caro, dobbiamo andare a dormire, è finito il gioco. Le bianche camicie si gonfiano. Babbo e mamma dicono che gira uno spirito in casa, quando i fiati s'incontrano.

Wir müssen schlafen gehn, Liebster, das Spiel ist aus. Auf Zehenspitzen. Die weißen Hemden bauschen. Vater und Mutter sagen, es geistert im Haus, wenn wir den Atem tauschen. (Ingeborg Bachmann)

Der Tod Der Tod, der in dem blassen Mädchen weinet, Der aufgerollt liegt in der Alten Haar, Der, was er bös oft trennet, besser einet, Der jauchzet ungestüm durch manche Bar,

La morte La morte che piange nella pallida ragazza, che nella chioma della vecchia è intrecciata, che meglio unisce, quel che dura spezza, che per i bar va esultando sfrenata,

Der gell erschallt im Volkstumult furchtbar, Als Feuerschrift an schwarzer Wand erscheinet, Als Strolch mit Hund und Messer nächtlich streunet, Da werden ihn wohl viele bleich gewahr…

che nel tumulto popolare strepita forte, spunta in scritte di fuoco su muri anneriti, con cane e coltello va girando di notte da birba, e la vedranno in molti impauriti…

Welch schönes Kleid hat er sich ausgesucht, Da tat er ab den Flaus aus Kot und Schimmel! Es bauschet sich in unerhörter Wucht

Che bel vestito è quello che si è scelta, le ha tolto ogni patina di fango e di rancido! Si gonfia con potenza inaudita

Sein Mantel, jener zarte Lilahimmel, Der Herbstzeitlose Kelch, endlose Bucht, Aufsaugend uns und irdisches Gewimmel. (Johannes Becher)

il suo mantello, quel cielo viola-timido, quel calice senza autunni, baia infinita, che ci risucchia col turbinio del mondo.

Entbietung Schmück dir das Haar mit wildem Mohn, die Nacht ist da all ihre Sterne glühen schon. All ihre Sterne glühn heut Dir! du weißt es ja:

Invito Coi rosolacci la tua chioma abbella, la notte è presente già brilla ogni sua stella. Ogni sua stella arde oggi per te!

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all ihre Sterne glühn in mir!

E tu ne sei cosciente: ogni sua stella arde dentro a me!

Dein Haar ist schwarz, dein Haar ist wild und knistert unter meiner Glut; und wenn die schwillt, jagt sie mit Macht die roten Blüten und dein Blut hoch in die höchste Mitternacht.

Hai la chioma nera, la chioma ispida che crepita sotto il mio ardore; e quando diventa turgida, scaglia su forte il tuo sangue con rosse fioriture nel culmine della mezzanotte.

In deinen Augen glimmt ein Licht, so grau in grün,wie dort die Nacht den Stern umflicht. Wann kommst du?! - Meine Fackeln loh'n! laß glühn, laß glühn! schmück mir dein Haar mit wildem Mohn! (Richard Dehmel)

Nei tuoi occhi un barlume arde, grigio in verde, come la stella che la notte circonfonde. Quando vieni?! -Le mie fiamme son deste! Attizza la fiammella, la fiammella! Orna per me la chioma di papavero agreste!

"La primavera ha venido. Nadie sabe cómo ha sido. La primavera ha venido. ¡Aleluyas blancas de los zarzales floridos!"

"La primavera ha fatto il suo ingresso, nessuno sa come sia successo. La primavera ha fatto il suo ingresso. Alleluja di bianco colore da tutti i cespugli in fiore!"

"Nubes, sol, prado verde y caserío en la loma, revueltos. Primavera puso en el aire de este campo frío la gracia de sus chopos de ribera. Los caminos del valle van al río y allí, junto al agua, amor espera"

"Nubi, sole, prato verde e fattoria in collina, sconvolti. Primavera in questo campo freddo ha unito all'aria la grazia dei suoi pioppi di riviera. Scende al fiume nella valle ogni carraia e accanto all'acqua amore aspetta ancora."

"Tejidos sois de primavera, amantes, de tierra y agua y viento y sol tejidos. La sierra en vuestros ojos los campos florecidos, pasead vuestra mutua primavera, y aún bebed sin temor la dulce leche que os brida hoy la lúbrica pantera, antes que, torva, en el camino aceche."

"Siete tessuti di primavera, amanti, di terra e acqua e vento e sol tessuti. Nei vostri occhi il monte, i campi in fiore, passate la vostra mutua primavera, e beva ognuno il dolce latte senza timore che oggi ci porge la viscida pantera, che poi, torva, il cammino ripercorre."

"Tú y yo, silenciosamente, trabajamos , compañera, en esta noche de marzo, hilo a hilo, letra a letra ¡con cuánto amor! mientras duerme el campo de primavera"

"Tu e io, silenziosamente, lavoriamo, compagnera, in questa notte di marzo, filo a filo, lettera e lettera con quanto amore! Mentre dorme il campo di primavera"

"La primavera besaba suavemente la arboleda, y el verde nuevo brotaba como una verde humareda. Las nubes iban pasando sobre el campo juvenil..." (J. Machado)

"La primavera baciava soavemente l'albereta, e il verde tenero spuntava come una verde fumata. Le nubi trascorrevano sulla campagna ringiovanita"

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L'Été Il brille, le sauvage Été, La poitrine pleine de roses. Il brûle tout, hommes et choses, Dans sa placide cruauté.

L'estate Brilla, l'estate selvaggia, dal seno pieno di rose. Con la sua calma malvagia brucia tutto, uomini e cose.

Il met le désir effronté Sur les jeunes lèvres décloses ; Il brille, le sauvage Été, La poitrine pleine de roses.

Sulle giovani labbra dischiuse una voglia impudica sfoggia; col seno pieno di rose, brilla, l'estate selvaggia.

Roi superbe, il plane irrité Dans des splendeurs d'apothéoses Sur les horizons grandioses ; Fauve dans la blanche clarté, Il brille, le sauvage Été. (Théodore de Banville)

Plana irata, regina altera, fra splendori di apoteosi sopra orizzonti grandiosi; nel bianco calore, fiera brilla, l'estate selvaggia.

Le verger du roi Louis Sur ses larges bras étendus, La forêt où s'éveille Flore, A des chapelets de pendus Que le matin caresse et dore.

Il verziere di Re Luigi Sopra gli ampi bracci distesi, il bosco dove si sveglia Flora, porta grappoli d'uomini appesi che il mattino carezza e dora.

Ce bois sombre, où le chêne arbore Des grappes de fruits inouïs Même chez le Turc et le More, C'est le verger du roi Louis.

Lo scuro bosco, ove la quercia si onora dei grappoli di un frutto singolare per il Turco e per il Moro addirittura, questo è di Re Luigi il verziere.

Tous ces pauvres gens morfondus, Roulant des pensers qu'on ignore, Dans des tourbillons éperdus Voltigent, palpitants encore.

Quei poveretti tutti semimorti, in un gorgo di pensieri che s'ignora, da un turbinio qua e là sconvolti, volteggiano, palpitando ancora.

Le soleil levant les dévore. Regardez-les, cieux éblouis, Danser dans les feux de l'aurore. C'est le verger du roi Louis.

Il sole del mattino li divora. Cielo abbagliato, guardali ballare attraverso le fiamme dell'aurora. Questo è di Re Luigi il verziere.

Ces pendus, du diable entendus, Appellent des pendus encore. Tandis qu'aux cieux, d'azur tendus, Où semble luire un météore,

Quegl' impiccati, col diavolo d'intesa, richiamano nuovi impiccati ancora. Mentre nei cieli dall'azzurra tesa, ove sembra brillare una meteora,

La rosée en l'air s'évapore, Un essaim d'oiseaux réjouis Par-dessus leur tête picore. C'est le verger du roi Louis.

la rugiada nell'aria svanisce, uno sciame di uccelli a beccare sopra la loro testa gioisce. Questo è di Re Luigi il verziere.

Prince, il est un bois que décore Un tas de pendus enfouis

Principe, c'è un bosco e a decoro ha una folla d'impiccati da vedere

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Dans le doux feuillage sonore. C'est le verger du toi Louis ! (Théodore de Banville)

nascosti nel dolce fogliame sonoro. Questo è di Re Luigi il verziere.

Querelle Lorsque ma soeur et moi, dans les forêts profondes, Nous avions déchiré nos pieds sur les cailloux, En nous baisant au front tu nous appelais fous, Après avoir maudit nos courses vagabondes.

Disputa Quando con la sorella, in foreste profonde, logoravamo i piedi sopra i sassi taglienti, tu ci baciavi in fronte e chiamavi incoscienti, maledicendo le nostre corse vagabonde.

Puis, comme un vent d'été confond les fraîches ondes De deux petits ruisseaux sur un lit calme et doux, Lorsque tu nous tenais tous deux sur tes genoux Tu mêlais en riant nos chevelures blondes. Et pendant bien longtemps nous restions là blottis, Heureux, et tu disais parfois : " O chers petits! Un jour vous serez grands, et moi je serai vieille. "

Poi, come su un calmo e dolce letto mischia un vento estivo di due rivi le fresche onde, tenendoci ambedue sopra le tue ginocchia tu ridevi mischiando le nostre chiome bionde. E a lungo stavamo come dentro una nicchia, felici, e tu dicevi a volte: "Cari piccini! Un dì sarete grandi, ed io sarò una vecchia."

Les jours se sont enfuis, d'un vol mystérieux, Mais toujours la jeunesse éclatante et vermeille Fleurit dans ton sourire et brille dans tes yeux. (Théodor de Banville)

In un volo misterioso son fuggiti i giorni, ma ancora la splendente gioventù vermiglia fiorisce nel tuo riso e nei tuoi occhi brilla.

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