MASP Nicholas Diddi

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MAsp 2013-14 IL PROGETTO DELLO SPAZIO PUBBLICO | MASTER UNIVERSITARIO DI II LIVELLO PROGETTO FINALE AREA EX OFFICINE LENZI



PERMANENZA

Alessandro Bartocci Nicholas Diddi Nathaschia Pagni Carlo Possati



PREMESSA Tutto il progetto ruota attorno al concetto di “permanenza”, ma in termini del tutto originali: non si tratta dell’inclinazione, tutta italiana, verso la valorizzazione della preesistenza storica o dell’ideologica predisposizione alla “continuità” con la tradizione. Piuttosto il gruppo di lavoro ha inteso lavorare in modo molto sottile ripristinando la spazialità che ha caratterizzato le Officine Lenzi per decenni, attraverso una sorta di calco dell’esistente, offrendo alla città un nuovo luogo ricco di valori simbolici ma rinnovato radicalmente e compatibile con la società dinamica. Come nelle visioni di Hayao Miyazaki, un’isola volante, costituita da materiale vivente e collettivo, con radici che traggono forza dal passato.


VUOTO

Il nostro corpo riceve la vita dal profondo del nulla. Esistere dove non vi è nulla è il significato della frase: “la forma è il vuoto”. Il fatto che tutte le cose traggano sostentamento dal nulla è il senso del motto: “il vuoto è la forma”. Sarebbe errato pensare che si tratti di due concetti distinti. Hagakure, Yamamoto Tsunetomo

Il vuoto viene anche definito come “spazio completamente privo di materia / condizione di rarefazione della materia contenuta in un recipiente”. La città è convenzionalmente costituita da un’alternanza di pieni e di vuoti. La realtà è che sottili membrane - i muri - separano il vuoto esterno dal vuoto interno. Noi viviamo nel vuoto e le proporzioni che esso instaura con i limiti che lo definiscono ci trasmettono sensazioni differenti; la solennità di una navata, l’intimità di una camera da letto, l’alienazione di una piazza troppo grande, il piacere di una strada all’interno di un borgo medioevale. Il grado di rarefazione del vuoto è ciò che l’architettura può modulare tramite la modellazione della materia.

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2001: odissea nello spazio

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TEMPO

Il montaggio, in ultima analisi, è soltanto una variante ideale del collegamento dei piani che è già contenuto a priori nel materiale ripreso sulla pellicola. Montare correttamente un film significa non disturbare l’unione organica delle singole scene e inquadrature, poiché esse, per così dire, si montano anticipatamente da sé, dato che dentro di loro agisce la legge in base alla quale esse vengono unite e che occorre soltanto comprendere e avvertire effettuando, in obbedienza a essa, la giunta o il taglio di questo o quel fotogramma. Avvertire la legge della correlazione, del collegamento delle inquadrature, talvolta è tutt’altro che semplice, specialmente quando la scena è stata girata in maniera imprecisa. Allora al tavolo di montaggio non avviene un semplice collegamento – logico e naturale – dei vari brani, bensì una tormentosa ricerca del principio di unificazione dell’inquadratura, durante la quale gradualmente, passo dopo passo, tuttavia si andrà manifestando in maniera sempre più evidente l’essenza racchiusa nel materiale. Scolpire il tempo, Andrej Tarkovskij

Sarebbe stimolante immaginare che un luogo, una volta modificato dall’uomo, inneschi un processo di trasformazione che lo plasmerà durante il tempo in cui riuscirà a vincere la forza di gravità, servendo scopi differenti e modificando il proprio aspetto e le proprie strutture a seconda dei momenti in cui l’uomo interverrà su di esso. Potremmo pensare che un edificio maturi una sorta di “anima” e l’architetto divenga quasi un tramite tra una mutazione e l’altra sulla base dei valori di pensiero della società di cui fa parte, fotografando un determinato istante storico; l’edificio vive se ciclicamente spogliato e arricchito delle proprie parti, in un continuum che unisce i caratteri identitari delle varie epoche che si succedono.

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muro, Lucca

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MEMORIA

(…) giungo allora ai campi e ai vasti quartieri della memoria dove riposano i tesori delle innumerevoli immagini di ogni sorta di cose introdotte dalle percezioni, dove sono pure depositati tutti i prodotti del nostro pensiero e tutto ciò che vi fu messo al riparo. Confessioni, Sant’Agostino

Qualora si affronti un processo finalizzato alla trasformazione del presente, la nostra mente istintivamente ricorre ai “tesori” che l’esperienza ha depositato all’interno della nostra coscienza. La stratificazione di informazioni che ne consegue, consente di evolvere la capacità di sintesi a partire dal mondo sommerso delle cose passate.

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Rachel Witheread’s House

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Il progetto nasce dalla preservazione di un vuoto, dal quale germoglierà una nuova forma costruita frutto della stratificazione di due momenti storici: lo spazio è prodotto dall’impronta della memoria depositata nel corso del tempo. Il vuoto definito dall’attuale volumetria viene immaginato come cassero di una nuova materia “gettata” sopra l’attuale copertura; la colata tenta di esaltare l’atmosfera coltivata negli anni dalla fabbrica, che viene dunque trattata come invisibile prezioso reperto. Il risultato è il calco dell’attuale volume che, quasi interamente preservato nelle dimensioni, diviene il nuovo vuoto su cui si imposta uno spazio pubblico adatto a contenere molteplici manifestazioni al coperto. Il lavoro sui pieni e i vuoti consente di moltiplicare la superficie pubblica, che diviene un potente attrattore urbano stimolando l’interesse a usufruire delle nuove funzioni in grado di riattivare la vita sociale e economica dell’intero quartiere; in particolare le volumetrie in angolo con via Guidiccioni ospiteranno una funzione ricettiva, un centro direzionale e commerciale, mentre il volume a ovest del sito di progetto amplierà l’attuale palestra in un centro fitness dotato di piscine, spa, bar e ristorante. Al centro dell’area di progetto è previsto un parcheggio interrato di 330 posti auto, che in occasione di eventi straordinari potranno essere aumentati fino a 600 stalli occupando parte della piazza coperta. Gli elementi di risalita collegano tutte le quote e le funzioni previste, dal parcheggio sino alla copertura abitata che, fratturata da un “cretto” centrale, introduce una tipologia in grado di contenere funzioni a carattere collettivo all’interno di un disegno riconducibile a una strada del centro storico di Lucca. La strada, quasi risultato del passaggio di un aratro, definisce un percorso da cui si stagliano alcune terrazze di paesaggio rurale, da cui traguardare le mura e il centro città; su questo ultimo piano orizzontale è possibile supporre una prosecuzione dei percorsi che si sviluppano al di sopra delle mura di fortificazione, la cui altimetria diviene un’ideale “quota 0” dove alimentare le attività ricreative della città.

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stato attuale - pilastri metallici supportano la copertura a falde inclinate

primo intervento - cresce un nuovo piano abitato sopra l’attuale copertura

stato di progetto - i pilastri scompaiono, resta il calco delle officine Lenzi

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Il percorso in copertura viene direttamente collegato con il sovrappasso della ferrovia e con un nuovo piccolo edificio-richiamo pensato in adiacenza dell’edificio ex-Bertolli a nord-ovest oltre la ferrovia rispetto all’area di progetto; i due accessi permettono di raggiungere in quota il piano abitato tramite percorsi fluidi e continui all’interno di una dinamica permeabilità trasversale a servizio delle nuove funzioni. Gli accessi a piano terra, le due strade in quota e le risalite verticali convergono visivamente all’interno della piazza a cielo aperto, dove due file di campate in ferro vengono mantenute e recuperate, svelando l’intento progettuale tramite l’icona della storica officina. Il nuovo intervento cerca di offrire un nuovo spazio pubblico che possa essere utilizzato all’interno delle differenti stagioni; la piazza coperta a servizio di tutti i cittadini diviene una cassa di espansione delle importanti manifestazioni della città (Lucca Comix, Summer Festival), mentre l’ampia terrazza vegetale offre un polmone verde al quartiere, prevedendo nuovi servizi sportivi in grado di stimolare l’utilizzo del nuovo livello pubblico. L’importante scala dell’intervento, che ricalca lo stato attuale, viene dissimulata tramite un lavoro di ricucitura con il quartiere San Concordio, disegnando sui prospetti prospicienti via Guidiccioni edifici che, pur adottando un linguaggio contemporaneo, ricercano un dialogo formale con le proporzioni dettate dalle preesistenze, relegando alla sola area interna i suggestivi effetti scenografici offerti dal movimento della copertura animata dalle corti di luce che illuminano la piazza coperta. In quota, l’impatto dimensionale viene mediato tramite il trattamento vegetale previsto in copertura, che permette di instaurare un dialogo materico, oltrechè formale, con il limitrofo baluardo S.Maria, facendo sentire il nuovo intervento quasi come una prosecuzione del sistema di fortificazione, un frammento di città murata all’interno del quartiere di San Concordio. Il fronte prospiciente la ferrovia, al contrario, mostra tutta la forza dell’intervento di recupero; una lunga linea orizzontale sotto la quale il negativo di ciò che è stato ha cristallizzato l’atmosfera di un momento.

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spazio pubblico pt

costruito p3

costruito pt -p1-p2

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percorsi in copertura


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copertura abitata

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via della Formica angolo via Guidiccioni

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percorso in copertura

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piazza pubblica coperta

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Le Nuove Officine Lenzi nascono sulle spoglie del loro passato, sotto una forma che tenta di inspirare una contemporanea metamorfosi della cittĂ .

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ingresso via Guidiccioni

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PROGETTO: Alessandro Bartocci Nicholas Diddi Nathaschia Pagni Carlo Possati MAsp 2013-2014 IL PROGETTO DELLO SPAZIO PUBBLICO Tredicesima edizione Video: http://youtu.be/wJ2PWPtD1vQ

Direttore scientifico: Pietro Carlo Pellegrini Direttore: Domenico Taddei Tutor: Nicola Nottoli Organizzazione: Celsius - Simona Godini Con il contributo di Seven Spa, proprietaria delle Ex Officine Lenzi


~ APRILE 2014

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