Ncaa Time Magazine Marzo 2016

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Anno 3 Numero 6

Marzo 2016

Seton Hall sorprende Villanova nella Big East, la PAc 12 porta ben 7 squadre al torneo con Oregon testa di serie numero 1



STONY BROOK POINT di Manuel Follis........................................6 BIG EAST di Stefano Bei..............................................................8-9 BIG TEN di Glauco Barbero......................................................10-11 SEC di Glauco Barbero.............................................................12-13 PAC 12 di Manuel Follis............................................................14-15 IL GIOCATORE: CARIS LEVERT di Riccardo Gentilini...........16-17 BIG 12 di Riccardo Di Stefano .................................................18-19 TOP TEN TOURNAMENT UPSET di Stefano Bei....................21-26 ATLANTIC 10 di Stefano Bei....................................................28-29 ACC di Riccardo di Stefano......................................................30-31

Hanno collaborato:

Stefano Bei di NBA-Evolution.com Glauco Barbero di Rushandslam.blogspot.it Manuel Follis di Ncaabasket.net Giovanni Bocciero di giovannibocciero.blogspot.it Riccardo Gentilini di hoopscience.it Riccardo Di Stefano Luca Caslini

ANGELTOWN di Luca Caslini..................................................32-34 TOP TOURNAMENT PLAYER di Stefano Bei...............................36 TOURNAMENT ANALISYS di Giovanni Bocciero....................38-39

Tutte le immagini inserite in questo numero appartengono ai rispettivi proprietari




Di Manuel Di Luca Caslini Follis

Hanno celebrato come se avessero vinto il Torneo e questo banalmente perché l’università di Stony Brook al Torneo non ci è mai arrivata nella sua storia. Nella finale della America East Conference hanno battuto Vermont (8074), che 15 giorni prima li aveva sconfitti in casa, mentre adesso al primo turno affronteranno Kentucky che vuol dire avere un piede già fuori dalla porta, ma i tifosi dei Seawolves non ne vogliono sentir parlare: questo è il loro anno e vogliono essere loro la Cinderella della Ncaa. Lo dimostra il fatto che il loro miglior giocatore,Jameel Warney (per 3 anni di seguito player of the year della conference) ha messo a segno il suo career-high in finale, 43 punti, conditi da 10 rimbalzi. Peccato per la panchina cortissima, che espone inevitabilmente la squadra a problemi di falli.

Prospetti Segnatevi il nome di Jameel Warney, che probabilmente non vedrete mai in Nba, ma che sembra stato disegnato apposta per l’Europa. 203 centimetri per quasi 120 chili, il fisico del lungo dei Seawolves e i suoi movimenti in post

basso gli hanno permesso di chiudere l’anno in doppiadoppia di media. Ma non è tutto qui, perché Warney è uno stoppatore eccellente (solo 7 giocatori al Torneo hanno un %Blks migliore del suo) e quest’anno è stato nominato anche defensive player of the year. Merita un’occhiata.

Giocatore chiave La guardia Carson Puriefoy tira da 3 con il 40% abbondante e questo ne fa il giocatore più pericoloso da fuori per Stony Brook. Se le sue percentuali dovessero salire, l’upset su UK potrebbe non essere più un sogno. .



Di Stefano Bei (www.nba-evolution.com)

Come ogni marzo che si rispetti c’è sempre qualche sorpresa, oltre a Holy Cross protagonista nella nostra Photopage c’è anche Seton Hall. Non una vera sorpresa come i Pirates ma certo non la candidata alla vittoria finale in una conference che vedeva protagonista Villanova e Xavier, rispettivamente numero 3 e numero 5 del ranking. La squadra di coach Kevin Willard non era l’ultima arrivata, rosper ricco di talento che ormai era in rampa di lancio da più di una stagione, punta di diamante del roster è Isaiah Whitehead che dopo una stagione da freshman di apprendimento si è caricato la squadra sulle spalle guidandone il gioco con ben 5 assist di media e portando in dote quasi 20 punti a partita. Non solo lui però fra i sophomore a dato segni di maturità, ben 4 dei 5 migliori marcatori della squadra sono infatti studenti al secondo anno di college, Khadeen Carrington, Desi Rodriguez e Angel Delgado sono la vera ossatura dei Pirates che contro ogni pronostico hanno vinto il campionato.

Ma facciamo un passo indietro e andiamo a vedere come si è evoluta la situazione in questi ultimi giorni del Torneo della Big East. Al primo turno due partite con tanto da vedere soprattutto fra Marquette e St.Johns, le due squadre si scontrano a viso aperto senza timori per tutti i 40 minuti. I Red Storm alla loro miglior partita in stagione purtroppo non possono fare molto contro il talento di Henry Ellenson che mette a referto ben 27 punti con 14 rimbalzi. Con la sconfitta di St.Johns finisce la stagione del nostro Federico Mussini autore di 15 punti che però poco hanno aiutato la causa. Nei quarti di finale entrano in scena le Big Villanova e Xavier che come previsione hanno la meglio facilmente rispettivamente su Georgetown e su Marquette che questa volta non può nulla contro i numero due del tabellone. Providence ha la meglio su Butler grazie alla grande prestazione si Ben Bentil autore di ben 38 punti, sua seconda prestazione stagionale.


Seton Hall affronta Creighton in una partita non facile che si risolve soltanto negli ultimi 60” dopo che i BlueJays avevano impattato sul 73-73 dopo essere stati in svantaggio di 9 punti a fine primo tempo. Arriviamo alle semifinali, Villanova-Providence e XavierSeton Hall le partita in tabellone. I Frati partono sfavoriti ma lottano su ogni pallone rendendo difficile la vittoria di Villanova che non riesce mai a mettere un vantaggio sicuro nonostante sia sempre avanti nel punteggio. L’unico momento di sbandamento arriva poco dopo la metà del secondo tempo con Providence che dal -14 rientra fino al -2. A questo punto però si causa stanchezza si spegne nuovamente la luce e negli ultimi 5 minuti di gioco i VWildcats riconquistano la vittoria chiudendo sul 76-68. Nell’altra semifinale si assiste a due partite in 40’. Nel primo tempo Seton Hall fa quello che vuole e costringe Xavier a rincorrere sempre dalla distanza portandola ad un passivo al termine del primo tempo di 11 punti. Nel secondo tempo partita a senso opposto con Xavier che detta legge segnando ben 53 punti, I Pirates però con caparbietà reggono l’urto segnando 46 punti limitando le possibilità dei Musketeers nonostante i 31 punti portati dalla panchina di questi ultimi. Per la finale fra Seton Hall e Villanova potremmo dire le stesse identiche cose, Prima figa dei Pirati e poi poi il recupero nuovamente non finalizzato degli avversari che non riescono a sfruttare a pieno ila scarsa lunghezza del

roster della squadra di South Orange. Da sottolineare i 26 punti di Isaiah Whitehead che pareggia la sua terza miglior partita stagionale dal punto di vista realizzativo.


Di Glauco Barbero (www.rushandslam.blogspot.it)

BIG10 ovvero la conference che lo scorso anno ha portato due squadre alle Final Four, ma che ha visto anche lo smantellamento di una delle squadre più forti, a livello collegiale, delle ultime stagioni: la Wisconsin di Kaminsky e Ryan. Quest’anno i favori dei pronostici erano per Maryland, che ha avuto l’aggiunta dell’ex Duke Sulaimon e del freshman Stone. Come lo scorso anno, però, la stagione della conference ha visto regnare un grande equilibrio. La squadra che inizialmente sembrava poter dominare è stata Michigan State, che ha avuto in Valentine il faro del proprio gioco. Dopo due triple doppie e diverse prestazioni di rilievo il 45 degli Spartans ha dovuto, però, fermarsi per un infortunio e la sua assenza non è stata senza danni per la squadra di Izzo. Forbes non si è dimostrato continuo ed in cabina di regia vi è stato qualche problema nel gestire i ritmi.

Iniziata la regular season sono, quindi, state Indiana, che ha avuto un inizio molto problematico con un MAUI disastroso, e Iowa, che, perso White, ha visto l’esplosione di Uthoff quale giocatore capace di trascinare la squadra anche fino alla numero 3 del ranking, a prendere in mano la conference rimanendo imbattute per il primo mese. Maryland, pur essendo sempre nei piani nobili della top 25, è invece sempre rimasta defilata ed il crollo finale, quattro sconfitte nelle ultime 6 gare, ha lasciato che fosse Indiana a vincere la regular season della BIG10. Con una classifica che ha visto 7 squadre chiuse in solo 3 vittorie, dietro gli Hoosiers, ed altrettante che hanno fatto apparizioni nel ranking durante la stagione, il torneo di conference ha decretato chi sarebbe potuta andare alla Madness. Il secondo turno ha già fatto vedere qualche sorpresa con Michigan, seed #8, che ha avuto la meglio su Northwe-


stern solo in OT, Iowa in pieno calo, che ha perso contro Illinois e Wisconsin, che ha chiuso la stagione in crescendo, battuta nettamente da Nebraska. I quarti sono stati più tranquilli, se non per la tripla di Chatman che ha regalato a Michigan il Torneo NCAA grazie all’eliminazione di Indiana. Con Purdue che ha avuto la strada libera contro i Wolverines già sereni dopo l’ultimo upset, la sfida tra Michigan State e Maryland è apparsa essere una finale anticipata. Gli Spartans si sono presentati così come favoriti per l’automatic bid e per un seed #1 nel bracket. Izzo ha saputo preparare la gara nel migliore dei modi e, per eliminare le problematiche in cabina di regia, ha schierato Valentine da playmaker ad inizio partita, mentre per arginare i lunghi avversari, ha inserito in quintetto sia Costello che Davis, autore di un grande miglioramento durante la stagione. Il primo tempo è stato uno show di Valentine, ma nel secondo tempo, complice una difesa migliore dei Boilermakers, l’attacco di Michigan State si è inceppato. Proprio in questo momento si è visto come non vi sia un giocatore capace di prendere in mano la squadra quando il 45 abbassa il suo livello di gioco. Per fortuna del college di Magic, Valentine si è ripreso chiudendo con un 15+10+9 e la vittoria del torneo. Proprio quando tutti si aspettavano per Izzo un seed #1, ecco la beffa ed un #2. Il declassamento non dovrebbe generare problemi a Michigan State, dato che il regional appare relativamente abbordabile con Utah e Gonzaga ad impensierire fino alle Sweet 16 e squadre che spesso

si perdono al Torneo, quali Virginia, in arrivo per le Elite 8. Oltre agli Spartans approdano al tabellone anche Purdue, nello stesso regional dei campioni del torneo della BIG10, Indiana, Iowa, Maryland, Wisconsin e Michigan, che partirà dalle first four contro Tulsa. Unica delusa è Ohio State cui non è bastata la vittoria su Penn State per aggiudicarsi un invito. Vedremo i Buckeyes all’opera nel NIT.


Di Glauco Barbero (www.rushandslam.blogspot.it)

La SEC di quest’anno è stata subito etichettata come la conference di Kentucky e Simmons. I Wildcats dovevano nuovamente fare la voce grossa in attesa di riprendere la corsa al Titolo che lo scorso anno si era interrotta in maniera improvvisa contro Wisconsin, mentre il freshman doveva fare una stagione da incorniciare prima di andare a stringere la mano a Silver. Simmons ha mantenuto le aspettative fornendo grandi prestazioni, ma LSU ha avuto più di una battuta a vuoto chiudendo la regular season al quarto posto. Kentucky, invece, dopo il primo mese di livello si è un po’persa e coach Calipari ha cercato di creare nuovi equilibri ed assetti. Il leader della squadra è stato per tutta la stagione Ulis, che ritroveremo più avanti in questo articolo. Con i Wildcats ed i Tigers non costanti nei risultati, ecco esplodere Texas A&M che ha aperto le gare di conference con un 7-1 e la vittoria nel Challenge contro Iowa Sta-

te. Proprio quando sembrano essere gli Aggies i dominatori della conference sono, però, arrivate quattro sconfitte consecutive che hanno fatto recuperare UK. Siamo arrivati quindi alla fine della regular season con Kentucky e Texas A&M appaiati al primo posto con un record di 13-5. Dietro alle due squadre migliori: South Carolina, partita alla grande nelle sfide fuori dalle conference, ma crollata quando contava maggiormente, LSU e Vanderbilt, che ha avuto un inizio di stagione sotto le aspettative. Proprio per questi college il torneo assumeva maggiore importanza. Dopo le prime sfide, i quarti di finale, le prime partite con le teste di serie, hanno visto passare UK, che ha battuto la #10 Alabama, Texas A&M, LSU, che ha superato Tennessee arrivata dal primo turno preliminare dopo aver eliminato anche Vandy, e Georgia che ha fatto fallire definitivamente la stagione dei Gamecocks. Nelle semifinali i Wildcats sono riusciti ad avanzare in


finale senza patemi, ma sono gli Aggies che hanno dato una grande prova di forza superando 71-38 LSU. Dopo 33 partite l’automatic bid della SEC si è risolto con la partita che tutti avrebbero voluto vedere: Texas A&MKentucky. La sfida non ha deluso e lo scontro tra Ulis e House a colpi di trentelli è stato uno spettacolo che nessuno avrebbe voluto che finisse. Ad aumentare il pathos, sul 71-71 è arrivato il supplementare. Kentucky ha preso in mano la partita ed una tripla sbagliata da House a 47 secondi dalla fine ha di fatto chiuso la stagione della SEC. L’esito della partita non ha impedito agli Aggies di andare al Torneo, con un seed migliore dei Wildcats, come ha sottolineato coach Cal, ma il torneo della SEC ha decretato l’esclusione di LSU e South Carolina. A sorpresa si è salvata Vanderbilt, che porta a casa un biglietto per le first four contro un’altra delusa del torneo della propria conference: Wichita State.


Di Manuel Follis

La Pac 12 si è chiusa con il torneo forse più entusiasmante da guardare e lo testimoniano le due semifinali Arizona-Oregon e Utah-Cal decise entrambe ai tempi supplementari. Ma vediamo come si è svolto il torneo e come si è arrivati a determinare le migliori quattro squadre. Va detto che la Pac 12, a differenza di altre conference, è stata avara di upset, che di solito appassionano i tifosi. In compenso il livello mediodi gioco espresso è stato molto alto e ha confermato la buona stagione di molte squadre. La prova del nove è stata che ben 7 formazioni sono poi state invitate al Torneo Ncaa senza bisogno di preliminari. Nel primo turno del torneo non ci sono state sorprese né partite in bilico. Washington ha avuto la meglio nettamente si Stanford (91-68) con 25 punti di Dejounte Murray in quella che in teoria avrebbe dovuto essere la partita più equilibrata. Delle altre tre gare solo Oregon State è rimasta sotto la doppia cifra di scarto contro Arizona State (75-66) in una partita però che i Beavers hanno sempre dato l'impressione di dominare. Colorado ha strapazzato Washington State (80-56) e anche USC ha annientato UCLA (95-71) aprendo ufficialmente la crisi dell'universi-

tà. E c'è da scommettere che fin da maggio a Los Angeles si parlerà a lungo di coach Alford, che già oggi secondo molti media californiani sarebbe con un piede fuori dalla porta. Il secondo turno ha rispettato ancora la legge delle teste di serie ma questa volta le gare sono state più equilibrate. Oregon ha dovuto faticare per avere la meglio su Washington (83-77) che alla fine è stata l'unica delle squadre dei quarti a non accedere al torneo (ma è giovane e avrà tempo per rifarsi), Arizona ha superato di 4 punti Colorado (82-78), Utah si è imposta su USC per 80-72 mentre California ha superato Oregon State (76-68). Tra le note interessanti, dopo la gara contro Washington Chris Boucher (che ha chiuso con 19+11) è diventato il primo giocatore nella storia della Pac-12 a realizzare 100 stoppate e 30 tiri da 3 in una stagione. Josh Scott contro Arizona ha messo a segno il season high (26) risultando una spina costante nel fianco dei Wildcats che hanno anche rischiato. “Non siamo sugli standard degli altri anni, non aspettatevi di vedere l’Arizona delle stagioni passate”, ha detto Miller dopo la sofferta vittoria contro Colorado, I Buffaloes hanno infatti recuperato uno svantaggio di 22


punti e stavano andando vicini a piazzare l'upset. E così veniamo alle semifinali, il momento clou del torneo. "Loro sono una delle migliori squadre dell’intera nazione e tra le principali candidate a vincere il titolo dell’Ncaa”, ha detto il coach di Arizona Sean Miller a fine partita, riconoscedo la forza di Oregon che però ha dovuto mostrare la sua solidità mentale quando, dopo essere andata sul +7 a 27 secondi dalla fine, ha rischiato di gettare il prezioso vantaggio regalando sul +1 e con 0.7 secondi sul cronometro i due tiri liberi della possibile vittoria a Tollefsen. Per fortuna di Oregon l’ala dei Wildcats ha fatto solo 1/2 e cosi (nell'overtime) i ragazzi di coach Altman hanno potuto prendere il largo guidati dal loro go tu guy Brooks (19 punti, 8 rimbalzi e 6 assist). Dall'altra parte in finale Oregon ha trovato Utah, che è riuscita a scrollarsi di dosso parte delle incertezze che l'avevano colpita in stagione avendo la meglio dei Golden bears. La stagione regolare aveva già comunque premiato gli Utes, che avevano chiuso al secondo posto a una sola vittoria da Oregon. I ragazzi di coach Larry Krystkowiak hanno centrato per la prima volta nella loro storia la finale della Pac 12, eliminando in una semifinale avvincente California grazie ad un layup di Bonam allo scadere dei tempi regolamentari che ha mandato la partita all’overtime, dove Poeltl ha dimostrato perché "è il giocatore dell’anno” (parola del coach avversario Cuonzo Martin) con le giocate decisive e una prova monstre da 29 punti e 11 rimbalzi. Cal ha patito anche l'assenza di Jaylen Brown che era già stato completamente anonimo già dai quarti di finale (1/6 dal campo e 6 palle perse in 31 minuti) confermando poi l'apatia in semifinale (12 punti, 5 assist e 5 rimbalzi ma con 3/17 dal campo) facendo sempre la scelta sbagliata in attacco e ostinandosi a cercare il tiro

dalla lunga distanza, nonostante le mediocri percentuali stagionali. Peccato che gli Utes si siano sciolti proprio in finale, dove il risultato (88-57) dimostra come non siano mai entrati in partita, subendo la difesa aggressiva dei Ducks capace di generare 20 palle perse (che hanno portato a 28 punti) concedendo loro 17 rimbalzi offensivi e facendoli tirare con il 52% dal campo (11 su 22 da tre punti). Oregon così è stata capace di vincere per la prima volta nella sua storia sia la stagione regolare che il torneo della Pac-12. Alla fine coach Altman ha potuto contare con costanza sul contributo dei suoi 4 quattro migliori giocatori: Brooks devastante in attacco, Dorsey preciso al tiro, Boucher in versione “Mutombo di Montreal” e Cook decisivo su entrambi i lati del campo e premiato con il titolo di MVP del torneo. Il risultato è stato comunque apprezzabile. Al torneo la Pac 12 schiererà Oregon testa di serie n. 1, Utah (3), California (4), Arizona (6), Oregon State (7), Colorado (8), USC, (8). Scusate se è poco.


Di Riccardo Gentilini (www.hoopscience.it)

Guardia | Michigan Wolverines | Senior Altezza: 199cm Peso: 91 kg Data di Nascita: 25/8/1994 High School: Pickerington

PRO Abilità realizzativa Pur essendo calati i minuti rispetto alla scorsa stagione, arrivando a toccare quota 31,1 contro gli oltre 36 del 2014-15, LeVert è stato abile nel mantenere ed addirittura migliorare il dato alla voce punti segnati, che ora indica 16,4, contro i 14,6 dell’annata precedente. Tranne che ai tiri liberi inoltre, dove comunque staziona su un rispettabile 78,8%, il senior ha fatto registrare sensibili progressi in tutte le altre aree di tiro: da due punti la percentuale ora scollina oltre il 50% (53,3% contro il 42,6% dell’annata passata), da oltre l’arco ora si staziona sul 45% (contro il 38,4%).

Stazza Non ci è dato sapere l’effettiva altezza di LeVert, a causa della mancanza di misurazioni ufficiali recenti. Tuttavia, attenendoci a siti di una certa credibilità, possiamo affermare con scarso margine di errore che attualmente Caris si aggiri attorno ai due metri di altezza, ed avendo compiuto 21 anni ormai il processo di crescita dovrebbe già essersi arrestato, lasciandogli in dote una rispettabile stazza sulla quale sviluppare i suoi talenti. Versatilità LeVert ha dato prova di essere un giocatore versatile su entrambi i lati del campo, risultando capace di cambiare tipo di gioco in base all’andamento della gara. Nonostante lo scarso livello dei compagni, il senior arriva a distribuire ben 4,9 assist ad incontro, a fronte di sole 1,3 palle perse, dati che testimoniano la possibilità di vederlo gestire l’attacco per qualche spezzone. In difesa invece, le palle rubate si sono dimezzate rispetto alla passata stagione


(da un ottimo 1,8 allo 0,9 attuale), ma grazie ai suoi mezzi fisici rimane una minaccia costante sulle linee di passaggio. Positivo anche il numero a rimbalzo, che arriva a quota 5,4.

CONTRO Forza LeVert ha palesato numerose difficoltà nell’imporre il suo gioco anche quando si trattava di usare il fisico, finendo per essere spazzato via dai rivali più fisicati. Anche qui, permangono le incertezze sul peso ufficiale, ma ciò che è sicuro è che il senior dovrà lavorare per aggiungere tonnellaggio Discontinuità Spesso la guardia dall’Ohio tende ad uscire dall’incontro, dimenticandosi di essere il leaderindiscusso di un team che senza di lui fa molta fatica ad esprimersi, nonostante il talento di Zak Irvin e Derrick Walton. Dovrà aggiustare la sua mentalità in base al talento di cui dispone per massimizzare la produzione su entrambi i lati del campo se vorrà far parte di un quintetto NBA Forma Fisica Numerosi infortuni l’hanno falcidiato e conseguentemente limitato nel corso delle passate stagioni, impedendogli di esprimersi al massimo del potenziale. Il numero di tiri all’interno dell’arco è calato di quasi due unità, mentre cresce la tendenza a limitarsi al tiro da fermo piuttosto che sfruttare l’altezza e puntare il ferro. Le squadre NBA potrebbero non fidarsi della sua incostanza a livello fisico e puntare su un giocatore più solido

DRAFT STOCK LeVert è senza dubbio uno dei prospetti più intriganti che si presenteranno al prossimo Draft. Sebbene sia stato costretto a saltare molte gare di queste ultime due stagioni che sarebbero dovute essere decisive per le sue quotazioni, il senior dall’Ohio rimane un giocatore ancora appetibile grazie alla sua capacità di segnare in diversi modi. La zona di competenza dovrebbe estendersi dalle chiamate immediatamente dopo la Lottery alla fine del primo giro, sperando in qualche squadra che voglia prendersi il rischio di allevare un cristallo estremamente fragile


Di Riccardo Di Stefano

E’ stata una grande stagione per la Big 12. Kansas ha vinto la regular season per la dodicesima volta di fila, ma mai come in questa occasione la vittoria è stata sudata. L’MVP e top scorer è stato Buddy Hield di Oklahoma, uno dei favoriti per vincere il premio di giocatore dell’anno NCAA. Tubby Smith di Texas Tech è stato votato allenatore dell’anno, mentre Jawun Evans di Oklahoma State è stato il miglior freshman. Delle 10 squadre presenti nella conference, ben 6 sono state presenti nel ranking di Associated Press durante la stagione. Il torneo della Big 12 si è giocato tra il 9 ed il 12 marzo allo Sprint Center di Kansas City. Le teste di serie sono state stabilite dal record di conference. Le prime 6 hanno saltato il primo turno e si sono automaticamente qualificate ai quarti di finale, mentre le teste di serie dalla 7 alla 10 hanno dovuto giocare una partita in più.

Nella prima giornata, Kansas State ha battuto Oklahoma State 75 a 71 e TCU ha sorpreso Texas Tech vincendo 67-62. Nei quarti di finale successi facili per Baylor(75-61 su Texas), Kansas(85-63 su Kansas State) e West Virginia(8666 su TCU). L’altra vincitrice è Oklahoma, che batte Iowa State 79 a 76 in un duello appassionante tra due dei senior più forti della nazione, Buddy Hield(39 punti e 9 rimbalzi) e Georges Niang(31 e 7). Le due semifinali si dimostrano combattute come ci si attendeva. La prima vede Kansas domare Baylor con il punteggio di 70-66, grazie ai 20 punti in 25 minuti di Perry Ellis. La seconda semifinale tra Oklahoma e West Virginia assomiglia più ad un romanzo che ad una partita di basket. Dopo un 1 su 2 ai liberi, West Virginia è sul +2 con un secondo e otto decimi da giocare quando Buddy Hield(e chi sennò) si alza da metà campo e segna il tiro della


vittoria facendo impazzire l’intera arena. Gli arbitri però riguardano l’azione con l’aiuto dell’instant replay ed annullano correttamente il canestro poichè la palla era ancora nelle mani del n.24 dei Sooners nel momento in cui il cronometro si era fermato a zero. Vince quindi West Virginia per 69-67 grazie ai 26 di Jevon Carter e ad un po’ di fortuna. Sabato 12 marzo è il giorno della finale tra la testa di serie numero 1, i Kansas Jayhawks, e quella n.2, i West Virginia Mountaineers, di fronte i 19.046 dello Sprint Center. West Virginia chiude il primo tempo in vantaggio di un punto. Nel secondo tempo Kansas parte alla grande e dopo 5 minuti è gia sopra di 12. I Jayhawks mantengono il vantaggio fino alla sirena e si laureano campioni del torneo della Big 12 per la decima volta, la settima nell’era Bill Self. 21 punti per Wayne Selden Jr. e 27 per Devonte’ Graham, votato MVP del torneo. A West Virginia non bastano i 31 punti di Devin Williams. La qualità della Big 12 2015-2016 è testimoniata anche dal fatto che la conference porti 7 squadre su 10 al torneo NCAA. Kansas sarà testa di serie n.1 nella south region, mentre Kansas State, Oklahoma State e TCU sono le uniche assenti alla Big Dance.


Rushandslam nasce come blog di un appassionato di sport americani per tutti coloro che condividono la stessa passione. Nato nel 2013 con quattro sezioni di base (NBA-NCAABB-NFL-NCAAFB) presto riesce a trovare un discreto numero di lettori, fatto che porta all'inizio del 2014 alla creazione di una pagina Facebook dedicata

www.facebook.com/rushandslam

Sempre nel 2014 nascono anche diverse collaborazioni con siti importanti e la partecipazione ad eventi LIVE quali il College Basketball Tour a Vicenza ed il 2K Classic a New York oltre all'annuale report da Londra per le NFL International Series. Il blog non si colloca nel panorama dei siti web di basket e football americano come una pagina di aggiornamenti giornalieri, ma come una punto di ritrovo per opinioni sugli argomenti che nascono dalle Leghe americane.


ei B o n a f e t S di


Di Stefano Bei Villanova arriva alla finale del 1985 fra la sorpresa totale di tutti gli appassionati. Degli scappati di casa contro Georgetown campione in carica e con un Pat Ewing in roster e in rampa di lancio verso l’NBA. La partita è a punteggio basso, Georgetwon non riesce a prendere il largo. Alla fine Vincerà Villanova tirando con un’incredibile 78,6% dal campo sbagliando soltanto un tiro in tutto il secondo tempo. Finale: 66-64 per i Wildcats e uno dei più grandi upset della storia dello sport è servito.

Di Stefano Bei 1983, Houston è la netta favorita per la vittoria del titolo e a dividere la squadra di Hakeem Olajuwon dalla vittoria finale è rimasta solo NC State. La squadra di coach Jim Valvano viene da una stagione con ben 10 sconfitte e un record appena positivo nella conference. Nessuno l’avrebbe data più avanti delle Elite 8, e già l’approdo in finale fu una sorpresa. E’ una partita giocata tutta sul filo dell’entusiasmo e della tensione. Olajuwon segna 20 punti con 18 rimbalzi ma il finale è incredibile NC State ha la palla della vittoria, parte un tiro da 3 da lontanissimo, è corto, ma Lorenzo Charles è più veloce del cronometro e praticamente allunga la traiettoria del tiro fin dentro al canestro che regala a Jim Valvano l’emozione più grande della sua carriera


Di Stefano Bei UConn arriva alle Elite 8 del torneo 2006 con la testa di serie numero 1 e la sfida a Geroge Mason arrivata fin li con il numero 11 sembra solo una passeggiata in vista delle final 4, ma succede l’imponderabile. Gli Huskies come previsto prendono subito il controllo della partita chiudendo il primo tempo avanti 43-34, nei secondi 20 minuti però esce fuori la grinta di geroge Mason che non solo recupera lo svantaggio ma passa addirittura avanti e solo un canestro di Denham Brown regala i supplementari. Nel i 5 minuti extra la partita prosegue punto a punto ma a 26” dal termine i Patriots sono avanti 86-81 chiudendo di fatto la pratica e approdando alle Final 4 dove usciranno sconfitti solo contro Florida, futura campione.

Di Stefano Bei Ucla si presenta al torneo da campione in carica e con la testa di serie numero 4, la sorte mette davanti ai Bruins i tigers di Princetonarrivati al torneo dopo aver vinto la Ivy League e con la prospettiva di veni buttati fuori e anche malamente al primo turno. Sulla Panchina di Princeton siede Pete Carril che è alla sua ultima stagione. Io giocatori gli fanno un grande regalo, eseguono alla perfezione ogni suo singolo programma di gioco e alla fine esce fuori una partita dal punteggio bassissimo risolta con un tiro del freshman Gabe Lewullis a 3,9” dalla sirena. Il punteggio finale vede Princeton vincere 43-41


Di Stefano Bei Syracuse era la numero 2 del tabellone, Richmond la numero 15. Tutto va prospettare ad una partita solo per le statistiche ma gli Spiders sorprendono tutti battendo i favoriti, Richmond entra nella storia come prima squadra con il seed numero 15 a riuscire a battere una squadra con il seed numero 2. Dal 1985, ovvero da quando il torneo è stato ampliato a 64 squadre è successo soltanto 4 volte.

Di Stefano Bei Ancora una numero 15 che batte una numero 2, questa volta è Hampton ad entrare nei libri di storia della NCAA. Un tiro di Tarvis Williams con 6,9 secondi sul cronometro fa esplodere la panchina dei Pirates che al primo giorno del torneo si prendono cosi il lusso di battere i ben più quotati Cyclones di Iowa State che chiudono cosi la loro stagione dopo aver perso solo 4 partite in regular season.


Di Stefano Bei Una partita che va ben oltre il semplice lato sportivo, Texas Western con quei magnifici 40 minuti ha cambiato per sempre la storia della pallacanestro e non solo. Un gruppo di giocatori scartati per la loro carnagione viene sapientemente assemblato da Don Haskins che ne farà una squadra vincente contro ogni pronostico. Kentucky è la squadra dei bianchi, la squadra dei futuri NBA Pat Riley e Loui Dampier. Ma quella sera vengono umiliati davanti a tutti gli stati uniti. Il punteggio finale reciterà il seguente risultato Texas Western 72 - Kentucky 65

Di Stefano Bei La North Carolina dei futuri All Star NBA Jerry Stackhouse e Rasheed Wallace cede di schianto e a sorpresa contro Boston College che in una settimana trova tutte le energia rimaste per poter avanzare ancora fino alle Elite 8 battendo anche Indiana.


Di Stefano Bei Una delle sconfitte piĂš pesanti nella storia per gli Hoyas, Ohio entra nel tabellone con il numero 14 e Georgetown ha il numero 3. Oltre alla sconfitta arriva anche un passivo molto pesante. Ohio vincerĂ infatti con ben 14 punti di margine con il punteggio di 97-83. In vantaggio per la maggior parte della partita Ohio non rallenta nemmeno un minuto e alla fine nessun giocatore degli Hoyas ha il coraggio di guardare il campo con i giocatori dei Bobcats festeggiare la storica vittoria

Di Stefano Bei Santa Clara guidata da Steve Nash batte la super corazzata Arizona che a roster poteva contare su ben 4 futuri giocatori NBA. Sotto di 20 punti i Brocnos riescono a ribaltare la partita grazie ad un parziale di 25-0 nel secondo tempo avanzando cosi al secondo turno del torneo. Verranno in seguito sconfitti da Temple che arriverĂ poi fino alle Elite 8


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Di Stefano Bei

Doveva essere una stagione di pausa, di transizione, invece quella di St.Joseph “rischia” di diventare una delle stagioni più vincenti degli ultimi anni seconda solo alla magnifica stagione 2003-2004 chiusa alle Elite 8. La conferma di DeAndre Bembry come Leader e gli expliti di Isaiah Miles e Shavar Newkirk hanno portato gli Hawks a giocarsi e vincere il titolo contro VCU in una partita più facile del previsto. Nel roster degli Hawks come ormai è risaputo è presenta anche Pierfrancesco Oliva, fortemente voluto da coach Phil Martelli come punto fermo della squadra, lo dimostrano le numerose partenze in quintetto base nonostate lo status di freshman e la poca esperienza. Dicevamo di Bembry, il capellone di Charlotte, questo giocatore è in grado di portarsi tranquillamente la squadra sulle spalle ma come ha spesso dimostrato in questa stagione ogni tanto ha dei passaggi a vuoto pericolosissimi. In 3 anni a SJU è sempre peggiorato nelle percentuali nel tiro da 3 e il 25% fatto segnare quest’anno non è presentabile per

nessun giocatore che si possa definire tale, soprattutto se tiri quasi 5 volte da oltre l’arco a partita. Isaiah Miles ha fatto un ottimo scatto in avanti. Da 10 e 5 rimbalzi con il 38% al tiro è salito a 18+8 con il 53% al tiro giocando solo 3 minuti in più. Molto più costante di Bembry grazie a questa stagione si è costruito molte possibilità per un futuro da professionista. Tornando al torneo di conference le prime due partite vedono protagoniste le quattro squadre peggio classificate con La Salle e St.Louis che hanno la meglio rispettivamente su Duquesne e Geroge Mason. Al secondo turno mini upset di Richmond che sorprende Fordham grazie ai 34 punti del duo Jones-Cline. Decisamente più pesante la sconfitta di Rhode Island contro UMass che ferma cosi la favorita di inizio stagione secondo gli esperti. St.Louis si arrende a Geroge Washington e Davidson grazie ai 27 punti di Aldridge ferma la corsa di LaSalle.


Ai quarti di finale entrano in scena le big della conference con Dayton che non ha nessun problema a sbarazzarsi di Richmond nonostante i 25 punti del solito Cline per gli Spiders. St.Joseph supera a con non senza difficoltà Geroge Washington che dilapida un vantaggio di quasi 20 punti cedendo definitivamente solo nei minuti conclusivi. UMass ferma la sua post season contro i Rams nonostante la straordinaria prestazione di Holloway che dalla panchina mette a referto ben 16 punti con 8 rimbalzi. Per VC la vittoria arriva soprattutto alle seconde opportunità che i 20 rimbalzi offensivi hanno prodotto facendo passare in secondo piano l’1 su 16 dalla lunga distanza. Davidson riesce ad arginare la prova monstre da 54+22del duo Posley-Wriight di St.Bonaventure. La Partita è combatutta e i Bonnies alla lunga pagano lo scarso apporto della panchina che produce solo 6 punti contro i 21 di Davidson. Nel supplementare i liberi e un paio di triple fanno la felicità dei Wildcats. In semifinale arriva una delle partita più attese, St.Joseph contro Dayton. Gli Hawks cominciano subito bene mettendo subito punti di margine, nei primi 5 minuti del secondo tempo il vantaggio arriva a 12 punti ma da quel momento parte la lenta ma costante rimonta di Dayton che si riporta fino a -3 quando mancano 7’. St.Joseph riprende il controllo tornando di nuovo a +10 a 3’ dal termine lasciando poco tempo ai Flyers per poter compiere un altro break. Nella seconda semifinale VCU ha vita facile contro Davidson che crolla sotto un passivo di 22 punti senza mai opporre resistenza. In finale i pronostici sono tutti a favore dei VCU Rams che però dopo un’ inizio positivo escono gradualmente dalla

partita restando sempre intorno ad un distacco di 10 punti per tutto il tempo toccando anche il -21 a 9’ dalla sirena. Per gli Hawks si stratta della 6a vittoria nel torneo di conference dopo quelle del 1981,1982, 1986, 1997 e 2014


Di Riccardo Di Stefano

North Carolina ha vinto il titolo della regular season della ACC come pronosticato in prestagione, ma con una sola vittoria in più rispetto a Virginia e Miami. Malcolm Brogdon, guardia di Virginia, è stato votato come miglior giocatore e come miglior difensore dell’anno della conference, Brandon Ingram di Duke è il miglior freshman, mentre Jim Larranaga di Miami è il miglior coach. Il torneo della ACC si è giocato dall’8 al 12 marzo al Verizon Center di Washington, casa dei Wizards della NBA. Grande assente è Louisville, che si è auto-esclusa dalla postseason a causa di presunte irregolarità in fase di reclutamento dopo essersi piazzata al quarto posto in regular season. Il tabellone è quindi composto da 14 squadre. Le prime 4 teste di serie hanno saltato i primi due turni e si sono automaticamente qualificate ai quarti di finale, le teste di serie dalla n.5 alla n.10 hanno saltato il primo turno de-

buttando agli ottavi di finale. Nella prima giornata NC State ha sconfitto Wake Forest 75 a 72 grazie ai 24 punti di Maverick Rowan e ad i 22 di Anthony Barber, mentre Florida State ha stravinto 88-66 su Boston College, che ha chiuso così una stagione senza vittorie all’interno della conference sia nel basket che nel football. Il giorno dopo il pubblico della capitale statunitense ha potuto assistere a grandi partite: Pittsburgh batte Syracuse 72-71 con 24 punti di Cameron Johnson; NC State cede a Duke 89-92 nonostante i 29 di Anthony Barber; Georgia Tech rimonta e batte Clemson 88-85 dopo un supplementare grazie ai 28 punti di Marcus GeorgesHunt; infine Virginia Tech sconfigge Florida State 96-85. Nei quarti di finale North Carolina tira con il 59% dal campo e regola Pittsburgh 88-71; Notre Dame rimonta Duke nonostante un Grayson Allen da 27 punti e vince all’overtime; debutto agevole per Virginia che batte Georgia Tech con il punteggio di 52 a 72 grazie ad un Brogdon da 26 punti.


Miami doma Virginia Tech 88-82 nonostante i 31 di Seth Allen. In semifinale arrivano quindi le prime 4 teste di serie. North Carolina fa un sol boccone di Notre Dame superandola per 78 a 47. Virginia riesce a battere un’ottima Miami 73-68 grazie ai 24 punti del solito Malcolm Brogdon. La finale della ACC vede di fronte due delle principali candidate al titolo nazionale. I Tar Heels ed i Cavaliers danno vita ad una partita combattutissima. Alla fine prevale North Carolina 61-57 grazie ad i 19 punti della guardia Joel Berry, votato MVP del torneo. Per UNC è il diciottesimo titolo nel torneo della ACC, il primo dal 2008 ed il terzo con Roy Williams allenatore. L’Atlantic Coast Conference porta 7 squadre al torneo NCAA 2016 incluse North Carolina, testa di serie n.1 dell’East region, e Virginia, n.1 del Midwest regional.


Di Luca Caslini

Nel nostro viaggio attraverso le principali città americane non poteva mancare Los Angeles. La prima città statunitense per estensione e la seconda per numero di abitanti, 4 milioni, che con l'intera area metropolitana arriva a 11,5. Quest'area ospita circa il 50% della popolazione dell'intera California, con una grande multietnicitá con comunitá afroamericane, asiatiche e ispaniche. Questo meltin pot ha messo, nel corso degli anni, in evidenza grandi problematiche legate al razzismo e alla criminalità che hanno portato svariate volte la città sulle prime pagine di giornali e trasmissioni televisive. Gli scontri razziali furono la causa di due delle principali rivolte afroamericane che colpirono la metropoli nel 1965, quando nel quartiere di Watts un banale litigio tra un nero e un poliziotto bianco fece esplodere la violenza. Il bilancio fu di 34 morti e più di 1000 feriti. La recessione è la disoccupazione porto poi nel 1992 ad un'altra esplosione di violenza. A scatenarla fu l'assoluzione, da parte di una giuria composta da 4 bianchi e un asiatico, di quattro poliziotti bianchi che avevano picchiato selvaggiamente un motociclista nero che non si era fermato ad un blocco stradale e aveva opposto resistenza. Il bilancio arrivò a 54 morti accertati, 4000 feriti e 12000

arrestati. Ancora oggi nelle zone più disagiate molte sono le famiglie monoparentali, il 65% degli adulti non ha terminato la scuola del l'obbligo e più del 50% dei ragazzi sopra i 16 anni appartiene ad una banda. Proprio le gang sono un problema endemico della città, tra cui spiccano le band afroamericane dei Bloods e Crips e quelle sudamericane 18th street, MS-13 e The Rascals. Affiliato dei Crips è stato Javari Crittenton, che entrò a farvi parte poco dopo aver siglato il contratto con i Lakers. Famoso per il diverbio in spogliatoio e pistole annesse con Gilbert Arenas é stato poi condannato nel 2015 a 23 anni di carcere e 17 di libertà vigilata per l'uccisione con arma da fuoco di una ragazza in uno scontro tra gang a Atlanta. Los Angeles non é solo delinquenza e povertà, ma anche una città turistica ricca di attrazioni. Hollywood, Beverly Hills, Venice Beach, Gli Universal Studios e Sunset Boulevard. La città è un grandissimo polo sportivo con squadre professionistiche di NBA i Lakers e Clippers, di MLB Dodgers e Angels, Di MLS Galaxy, NHL kings e Ducks, di WNBA Sparks e dal 2016 di NFL con i Rams. Se da un lato le squadre professionistiche non mancano,


dall'altro le università si fanno valere e non restano a guardare. Svariati sono i programmi sportivi fra cui spiccano nella Divison I i Loyola Maryomount Lions, gli UCLA Bruins e gli USC Trojans. Anche in Divison II militano i Cal State Los Angeles Golden Eagles della California State University Los Angeles. Le tre università citate in precedenza sono ricche di storia, tradizioni e grandissimi atleti. Loyola Marymount University é un'università gesuita privata collocata nella comunità di Westchester. I Lions competono nella West Coast Conference e giocano le partite casalinghe al Gester Pavilion, sostenuti dai suoi tifosi al canti di "Fight on Loyola". I Lions arrivarono a farsi notare sulla scena nazionale nei tardivi anni 80', sotto la guida di Paul Westhead e dopo le apparizioni al torneo finale del 1988 e 89 tornarono nel 1990 dove conquistarono le Final Eight perdendo contro la futura vincitrice UNLV. La squadra arrivò a questo traguardo anche dopo aver perso, durante la semifinale del torneo WCC, Il suo miglior giocatore per arresto cardiaco. Hank Gaters, 23 anni, schiacció un alley-oop portando i Lions sul 25-13, ma poco dopo si accasciò a terra a pochi passi dal playmaker avversario Erik Spoelstra (futuro allenatore è campione Nba con i Miami Heat). La squadra del 1990 verrà anche ricordata come la squadra con la più alta media punti per partita della storia della Ncaa, ben 139. Da Loyola sono usciti anche 3 giocatori NBA: Corey Gaines, Bo Kimble e Rick Adelman, allenatore di grande esperienza visto a Houston e Minnesota nel finale di carriera. Spostandoci in un'altra area di Los Angeles troviamo l'University of Southern California, fondata nel 1880 e più antica università privata della California. Nel 2008 é stata inserita al 27*posto nella lista dei miglior college america-

ni per la qualità degli insegnamenti e degli svariati premi Nobel laureatosi nell'ateneo. Il palmares della squadra di basket, affiliata alla Pac-12, é molto ricco e conta un titolo di Conference, sedici apparizioni al torneo finale e due apparizioni alle Final Four. Per questa università hanno giocato ben 25 All-American e altri giocatori e allenatori vennero inseriti nella Hall of Fame. Sam Berry rimane uno dei tre allenatori che riuscì a portare una squadra alle Final Four di basket ed una squadra alle World Series di Baseball. Un'altra figura di questa università, inserita poi nella Hall of Fame é Tex Winter, l'ideatore della Triangle Offense e compagno di Phil Jackson in tante vittorie NBA. Hanno militato in questa università molti talenti tra cui Brian Scalabrine vincitore nel 2008 del titolo con i Boston Celtics, Nick Young dei Lakers, Taj Gibson dei Bulls, Nicola Vucevic dei Magic, Daniel Hackett attualmente all'Olympiacos, OJ Mayo capitano della squadra 2008 che fu coinvolto in uno scandalo di carattere economico. L'università scopri che Mayo riceveva compensi e benefit e cancellò volontariamente tutte le vittorie ottenute nella stagione. L'anno successivo approdò Demar Derozan, futuro giocatore dei Raptors che vinse il premio di MVP Pac-10 per il 2009. Derozan é nato a Compton, una delle città più dure e pericolose degli Stati Uniti, ma allo stesso tempo cittadina influente sui costumi sociali degli afroamericani. Compton vide la nascita del Gangsta Rap con il gruppo N.W.A. e della successiva rivalità rap tra East e West Coast. Le vicende della band raccontate nel recente film Straight Outta Compton, titolo dell'omonimo album, hanno influenzato molte generazioni con canzoni dal forte connotato sociale che inasprirono le tensioni con la polizia


losangelina. Come detto questa città ha sfornato talenti in vari campi tra cui non possiamo dimenticare il rapper Kendrick Lamar, le tenniste Venus e Serena Williams, il cornerback NFL Richard Scherman e molti giocatori NBA come Tyson Chandler, Brandon Jennings, Bobby Jones oggi a Caserta e Baron Davis. Passando poi dalle istituzioni private a quelle pubbliche una delle più prestigiose e importanti università é quella della Università della California, Los Angeles ( una delle 10 sedi della struttura universitaria tra cui quella di Berkley già approfondita nel numero su San Francisco) situata nell'area residenziale di Westwood. UCLA é una delle università più progressiste d'America che negli anni ha sostenuto svariate campagne di attivismo, ha sfornato molti premi Nobel e pionieri di internet. La squadra di pallacanestro dei Bruins con i caratteristici colori blu e oro milita nella Pac-12 e disputa le partite casalinghe al Pavley Pavilion (capacità 13.800). Il programma cestistico é uno dei più vincenti di sempre, impossibile da descrivere in poche righe. Vi consiglio, a tal proposito, il bellissimo documentario HBO "The Ucla Dinasty" che racconta l'ascesa di John Wooden e l'inizio del dominio incontrastato nel panorama cestistico nazionale. Tra i tantissimi record detenuti dall'università ricordiamo gli 11 titoli ( 10 con Wooden), 7 titoli consecuitivi (19671973), 88 vittorie di fila in regalar season. "The Wizars of Westwood" Nickname di John Wooden, Denny Crume e Larry Brown sono gli allenatori indotti nella Naismith Hall of Fame, mentre i giocatori sono Reggie Miller, Bill Walton uno dei più grandi giocatori universitari di tutti i tempi, e Kareem Abdul-Jabbar. Kareem vinse con Ucla tre titoli nazionali e dopo aver rifiutato un'offerta dagli Harlem Globetrotters decise di giocare in NBA. Vinse un titolo, l'unico dei Milwaukee

Buks, nel 1971 e cinque con i Lakers. Durante la sua permanenza in Ncaa la schiacciata venne vietata, data la facilità con cui segnava, dopo la stagione 1967 e reintrodotta dalla stagione 76-77. Nel 1968 si convertì all Islam e cambio definitivamente nome da Lewis Alcindor a Kareem Abdul-Jabbar. Fra i più recenti giocatori di Ucla ricordiamo Russel Westbrook, Kevin Love, Jason Kapono, Zach Lavine, Jrue Holiday, Arron Afflalo e Travor Ariza. Lo splendore dei titoli passati si é un po' oscurato e l'ultimo titolo risale al 1995 mentre l'ultima apparizione alle Final Four é del 2008. Questa é Los Angels, una metropoli smisurata e molto diversa dalle città della East Coast con un doppio volto e forti contrasti che possiamo riassumere in una citazione dal film Collateral: "Ehi Max, un uomo sale sulla metropolitana qui a Los Angeles e muore. Pensi che se ne accorgerà qualcuno?". Anche questo viaggio é ormai giunto al termine, e anche se solo USC tra queste università parteciperà al torneo finale la March Madness é alle porte e regalerà grandi partite ed emozioni.


s e l e ng

Los Angeles è la città più popolosa dello Stato della California con una popolazione di quasi 4 milioni e si trova nella parte meridionale dello stato. La città di Los Angeles è stata fondata da coloni spagnoli nel 1781 e fu il centro della guerra messicana-americana, che si è concluso con l’acquisto di questa terra e il resto della California ufficialmente a far parte degli Stati Uniti nel 1848. LA è oggi città globale e 6 ° fila nell’indice global Cities. La città ha una forte economia basata su commercio internazionale, musica e intrattenimento industria, moda, sport, tecnologia e altro. Questa città è molto varia, culturalmente e ha più di 80 quartieri e distretti, tra cui Downtown LA, Hollywood, Pacific Palisades, Brentwood, Bel Air, Century City e molti altri. Principali luoghi di interesse includono: Walt Disney Concert Hall, Los Angeles City Hall, la Cattedrale di Nostra Signora degli Angeli, il Chinese Theatre, il Teatro Kodak, l’Hollywood Sign e Hollywood Boulevard, la Capitol Records Building, l’Osservatorio Griffith, il Getty Center e la Getty Villa, l’Hollywood Bowl, lo Staples Center e molti altri! Los Angeles ha un clima subtropicale-mediterraneo con soli 35 giorni l’anno di precipitazioni, leggermente superiore alla media del clima semi-arido. Los Angeles ha un sacco di sole durante tutto l’anno con una giornatatemperatura media di circa 75 ° F (24 ° C). LA è anche noto per il suo microclima che provoca variazioni estreme di temperatura in aree che sono fisicamente vicini l’uno all’altro, ad esempio non è raro avere una differenza di 20 ° C tra due quartieri adiacenti. La maggior parte delle precipitazioni si verifica novembre ad aprile.

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Crociere e tour

BIGLIETTI E PASS

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Di Stefano Bei

1- Buddy Hield Una guardia che non sta mai ferma, porta con se energia e la sensazione di poter fare sempre canestro. Il senior in stagione sta tenendo 25 punti di media e ha portato Oklahoma al primo posto nel ranking dopo 26 anni. Molto migliorato rispetto alla passata stagione in tutte le statistiche, ben 7,6 punti in più e la percentuale al tiro è passata dal 41 al 49% con il tiro da 3 che è diventata la sua arma preferita dal 36 al 46%. Per lui si prospetta una scelta abbastanza alta anche da prime 10. 2-Denzel Valentine Difficile trovare al momento un giocatore più versatile di Valentine nel mondo collegiale, per lui parlano i numeri. E’ il primo giocatore ad avere 19+7+7 di media dal 1983, ovvero da quando gli assista sono diventati una statistica ufficiale. E’ senza dubbio la guida degli Spartans che punteranno ancora una volta a raggiungere le Final 4. La sua miglior partita stagionale recita 29 punti, 12 rimbalzi e 12 assist e gli è valsa i complimenti di Magic Johnson, altra leggenda MSU. 3-Malcom Drogdon Sta giocando come non mai nella sua carriera e nel finale di stagione è riuscito anche ad alzare le sue percentuali al tiro. Virginia è un sistema vincente grazie anche alle sue abilità di catch and shoot che abbina alla capacità di an-

dare al ferro. Oltre ad essere un buon attaccante è anche un’ ottimo difensore in grado di coprire più posizioni risultando un giocatore importantissimo per le possibilità di vittoria dei Cavaliers. 4-Chris Dunn A detta di molti doveva entrare al Draft già la scorsa stagione convinti che più su di cosi non potesse arrivare, invece Dunn ha sfidato i suoi seguaci ed è restato al college. E’ migliorato ulteriormente ed ora è una delle guardie più complete del lotto e punta ad essere chiamato entro le prime 5 scelte. 16 punti, 5 rimbalzi e 6 assist a partita a cui aggiunge anche le 2,5 palle rubate a partita. Playmaker robusto ma che ha la stessa velocità e atletismo dei suoi colleghi più leggeri. 5-Tyler Ulis Il miglior play puro del campionato, non disdegna lo spettacolo, qualche centimetro più basso della media ma questo non sembra dargli tanti problemi, è il secondo realizzatore della squadra dopo Jamal Murray con 17 punti e con 7,2 assist di media è 6° nella classifica generale per numero di assist. In stagione ha messo a referto 8 doppie doppie e nelle 9 gare finali di stagione, precedenti al torneo di conference ha tenuto ben 10,2 assist di media. Non è utopistico pensare che con lui in forma Kentucky possa raggiungere l’ennesima Final 4.


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Di Giovanni Bocciero (giovannibocciero.blogspot.it)

L'attesa per l'inizio della March Madness è giunta al termine. Con le gare degli spareggi validi come primo turno avrà inizio uno degli spettacoli più belli legati alla pallacanestro. Con la "selection sunday" è andato completandosi il tabellone del Torneo NCAA, e con i primi risultati milioni di fans vedranno svanire i propri bracket stilati da bravi profeti. Prima di analizzare i quattro regionals però, c'è da dire che tutto sommato quest'anno sono pochi gli scontenti per non aver avuto l'invito. I più delusi non possono che essere da una parte Saint & Mary's, che dopo aver vinto la regular season della West Coast ha perso la finale del torneo di conference contro Gonzaga; dall'altra abbiamo Louisiana State e soprattutto il prospetto numero uno del prossimo NBA draft Ben Simmons, che effettivamente ha disputato una stagione parecchio sottotono e non meritava l'accesso se non per il blasone e le diverse prestazioni messe a segno dal fenomeno australiano.

E adesso veniamo ai quattro regionals. Nel South la seed 1 è Kansas e incontrerà per primo sul suo percorso Austin Peay. Sinceramente i Jayhawks non dovrebbero fallire l'accesso alla Final Four di Houston anche se nella propria parte di tabellone ha Villanova, Miami (FL), California, Maryland, Arizona, Iowa e Connecticut. Del lotto la più accreditata per mettere i bastoni tra le ruote a Kansas sembra essere la Miami di coach Jim Larranaga, mentre se si vuol cercare la "cinderella", allora si deve cerchiare Connecticut che arriva al torneo in una fase piuttosto crescente e nonostante la seed 7 potrebbe ripercorrere un po' le orme della vittoria centrata nel 2014, e sempre in Texas. Segni del destino? Nel West ci sono molte più pretendenti per staccare il biglietto con direzione Houston. Dalla seed 1 Oregon che ha un gioco particolarmente spumeggiante, ad Oklahoma del leader Buddy Hield, passando per la solita blasonata


Duke e quella Texas A&M vincitrice della regular season della SEC. Un centesimo lo punterei ancora sui Sooners pur se hanno avuto un finale di conference complicato, in calando. Per quanto riguarda le sorprese, attenzione sia a Texas che al contrario di Oklahoma ha avuto un finale nella Big XII di sicuro brillante, e la Saint Joseph's dell'italiano Pierfrancesco Oliva fresca vincitrice del torneo dell'Atlantic 10. Per quanto riguarda l'East sono tre le squadre candidate a prenotare il volo in Texas: la seed 1 North Carolina e che a parer mio è la principale indiziata, Kentucky e West Virginia. UNC è lunga e completa ma non deve deconcentrarsi; i Wildcats hanno disatteso le aspettative d'inizio anno ma alla fine si sono ritrovati; i ragazzi di coach Bob Huggins invece hanno un gioco speciale ma comune in ambito NCAA che li può contraddistinguere in questo regionals. Sorprese in questa parte del tabellone, a dir la verità, ne vedo davvero poche, ma se debbo fare un nome dico Wisconsin. Ma è davvero molto arduo. Infine abbiamo il regionals Midwest in cui sinceramente avrei invertito le seed 1 e 2, ovvero Virginia con Michigan State. Proprio per questo gli Spartans sono i miei favoriti per approdare in quel di Houston. Detto questo, in questa parte di tabelloni forse regna l'equilibrio, e allora ci si può aspettare una Purdue così come una Utah oppure una Seton Hall - che arriva piuttosto in ritmo al torneo - o ancora una Gonzaga. Ma se proprio si vuol cercare la "cinderella", allora Texas Tech nella parte alta e Fresno State in quella bassa potrebbero fare al caso. Per il resto Iowa State non la vedo per nulla bene.


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