Ncaa time febbraio 2018

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Le regular season delle conference sono finite ed ora tutti daranno la caccia all’automatic bid in palio a chi vincerà il proprio torneo. La prima squadra qualificata è stata Murray State mentre Lipscomb è la prima esordiente. Michigan vince nuovamente la BIG10, primo torneo di una major conclusosi.



Photo Gallery

04-05

Editoriale

06-07

ACC di Isabella Agostinelli

08-14

BIG10 di Glauco Barbero

15-16

Big XII

17-18

Il boy scout degli Oregon Ducks di Claudio Tatoli

19-20

PAC-12

20

SEC

21

Big East

22

Hanno collaborato: Glauco Barbero di Rushandslam.blogspot.it

Tutte le immagini inserite in questo numero appartengono ai rispettivi proprietari

Claudio Tatoli Isabella Agostinelli




Redazione NCAA Time Magazine

La Madness è arrivata, questo numero esce in ritardo perché, come avrete potuto leggere sulla nostra pagina facebook, abbiamo voluto creare un Magazine che non nasca già obsoleto. La prova che abbiamo voluto fare è quella di uscire quando le regular season si sono concluse, quando, perciò, almeno un verdetto è arrivato. Le conference più importanti si sono chiuse tra pronostici rispettati, Michigan State in BIG10, conferme sofferte, Kansas in Big XII, duelli tra squadre di alto livello, Xavier su Villanova in Big East, e sorprese, Auburn e Tennessee nella SEC. La PAC-12 ha invece ricevuto uno scossone con l’indagine della FBI che ha colpito duramente Arizona. I Wildcats hanno comunque vinto la conference, ma si sono ritrovati senza Coach e con due dei loro migliori committed per il prossimo anno che hanno cambiato idea, se a questo si aggiunge la mancanza di Trier, sospeso, si campisce che la continuazione della stagione sia nebulosa per Arizona. La ACC ha visto la vittoria di Virginia che è entrata nell’ultima settimana come la numero #1 del ranking. Infine le mid-major con la AAC che ha visto la sfida tra Cincinnati e Wichita State con i Bearcats che si sono imposti nell’ultima sfida ed hanno portato a casa la reguarl season della conference. Nella WCC nuovo successo di Gonzaga davanti alla “solita” St Mary’s.


Vittoria anche per Rhode Island che ha portato a casa la Atlantic 10. Questo numero racconterà cosa sia successo nelle conference migliori per poi soffermarsi su Oregon con la storia del suo allenatore Altman. Quando usciamo molti torneii di conference saranno finiti e spero abbiate seguto con noi le squadre vincitrici degli automatic bid. Tra queste abbiamo dedicato la nostra copertina alle prime a squadre a far parlare di sé: Murray State che torna al Torneo cinque anni dopo l’ultima esperienza ed almeno due stagioni finite a causa di un buzzer beater. Limscomb che ha superato Dunk City, alias Florida Gulf Coast, nella finale della Atlantic Sun ed ha raggiunto per la prima volta la Madness. Radford che ha fatto sua la Big South e sarà nel tabellone dopo 33 anni. Come sempre a Marzo le storie sono tante, almeno quanto i sogni nati e quelli infranti per un canestro che fa perdere l’accesso al Torneo dopo una grande stagione i per un upset nella prima settimana di sfide dentro/fuori. Il prossimo numero uscirà a fine stagione quando si saprà già la vincitrice del Titolo 2018 e le Cenerentole avranno sentito i rintocchi della mezzanotte, nel frattempo seguiteci su facebook. Vi segnaliamo inoltre che, come sempre, alla fine del magazine troverete tutte le informazioni per diventare nostri redattori e condividere la nostra e vostra passione con altri malati di college basket!


Di Isabella Agostinelli

Tra tutte le conference, quella che ha maggiori possibilità di vedere una delle proprie squadre arrivare alle Final Four è precisamente la Atlantic Coast (ACC). Il motivo? Ha ben tre squadre nella TOP 20, con Virginia al numero #1 e Duke #5 North Carolina #9 e Clemson al #18. Stesso numero della blasonata Big 12 e della big 10 di Michigan State. E se quest'anno la questione del primato è sembrata più un coronamento che una corsa, la lotta per la terza e quarta piazza è stata una vera “bo tta e rispo sta ” tra C lem son, UN C e Mia mi. Ripercorriamo quindi la stagione delle principali squadre che si giocheranno la corona della Costa Atlantica a Brooklyn (Barclays Center) dal 6 al 10 marzo. #1 Virginia (CONF: 17-1 e OVR: 28 -2) Ammettiamolo, il risultato di Virginia ha sorpreso un po' tutti: ad inizio stagione non si sapeva bene cosa aspettarsi dai Cavaliers dopo le partenze di London Perrantes (Cleveland Cavaliers), Marial Shayok e Darius Thompson (trasferitisi rispettivamente a Iowa State e Western Kentucky). Il nuovo roster perdeva così di esperienza e si poteva ipotizzare un passo indietro rispetto agli ultimi anni (la scorsa stagione Virginia ha finito la regular season con un record di 11-7 in conference e 23-11 in totale, piazzandosi al sesto posto nella ACC e arrivando fino al secondo round della NCAA e ai quarti di finale i Conference). Invece, l'ateneo di Charlotesville ha continuato a vincere e anche volentieri, spesso con grande autorità (vedi la vittoria su Pitt, quella che poi ha laureto i Cavaliers campioni della regular season, letteralmente doppiata per 66 a 33). Prima della sconfitta nel derby contro Virginia Tech (61-60) – arrivata nonostante il possesso dell'ultimo tiro sia dei tempi regolamentari che supplementari – UVA aveva una striscia vincente di ben 15 partite che includevano anche i trionfi su avversari importanti come Duke (65-63), Clemson (61-36) e North Carolina (61-49).Un piazzamento del genere non si registrava dal 1981 ossia ai tempi di Ralph Sampson – stella NBA che ai tempi del college aveva ricevuto il Wooden Award per ben due volte e il Naismith Award per tre anni consecutivi. Il segreto del successo di Virginia sta innanzitutto nel suo coach Tony Bennet - alla sua nona panchina con i Cavaliers – e nei suoi “cinque pilastri”: umiltà, passione, unità, mettersi al servizio della squadra e gratitudine. Su questi principi, Bennet ha co-


struito un modo tutto particolare di fare pallacanestro e di vivere in gruppo dei suoi ragazzi. Virginia non è Duke, né North Carolina: non ci sono schiere di atleti 5 stelle e quindi bisogna lavorare in maniera diversa dagli altri. E questa maniera differente si riassume nella Pack Line Defense, una variante particolare della difesa a uomo volta in primis a frustrare i tentativi di penetrazione e di gioco interno degli avversari e a tenere bassissimi i ritmi di gioco: la sua“adjusted defensive efficency”è pari a 83.9, la migliore di tutta la Division I nelle ultimi 10 stagioni ma ultima (351esima) per “adjusted tempo (59.5 possessi su 40 minuti). Non è un caso se molte squadre non riescano ad arrivare quota 50 contro UVA (precisamente 12 in 30 partite): a farne le spese è stata in particolar modo Clemson che è riuscita a mettere a segno solo 36 punti proprio sfiancata dalla difesa messa in campo dai Cavaliers; North Carolina si è fermata solo a quota 49. Duke invece si è spinto fino a quota 63, ma si tratta di ben 28 punti sotto la sua media che è di 91.7. UVA infatti non è solo difesa: ha buone percentuali di tiro e gioco dentro e fuori grazie a giocatori come Devon Hall (senior infallibile dall'angolo con una media di 11.7 e terzo al livello di conference per tiri da tre), Kyle Guy (14.2) che sembra segnare da ovunque e il senior Isaiah Wilkinsche una sicurezza sotto canestro in fase di stoppate (45 in questa stagione). Senza contare una panchina lunga con 7 giocatori che arrivano ad una media di più di 6 punti a partita a testa. #2 DUKE (CONF 13-5 OVR 26-6) La domanda per tutti è: riusciranno i Blue Devils a bissare il successo dello scorso anno? A dire degli addetti ai lavori la risposta è sì, ma durante tutta la stagione Duke ha alternato strisce vincenti a delle sconfitte alquanto inaspettate: passino infatti quella contro Clemson (72-63) e UNC (82-78) ma non quelle contro St. Johns- squadra che arrivava da una striscia di 11 sconfitte e che non avrebbe dovuto quindi rappresentare un problema per la corazzata di coach K – e Boston College. All'inizio della stagione, questa inconsistenza poteva spiegarsi con la poca efficienza difensiva, problema che è stato superato grazie alla zona 2-3 (grazie alla quale ora Duke è annoverata tra le migliori top 20 in quanto ad ajusted tempo); anche nella sconfitta contro Virgina Tech, Duke è riuscita a mantenere gli avversari ad meno di un punto per possesso. Ma poi le difficoltà sono iniziate in attacco, ossia nel cavallo di battaglia di questa squadra (la cui percentuale di Adjusted Offensive Efficiency è pari al 123.5, dietro solo a Villanova e Purdue). Sono stati proprio i problemi in fase offensiva a decretare le sconfitte contro Virgina Tech e Syracuse, partite nelle quali i Blue Devis hanno avuto il peggior rendimento in attacco arrivano respettivamente solo a quota 63 e 60. I Blue Devils erano tra le favorite alla vittoria di conference sin da ottobre, prima che


il campionato avesse inizio. Merito anche di una recruiting che ha visto arrivare alla corte di coach K quattro freshman della Top-12, tra i quali Marning Bagley III, diventato ben presto una pedina fondamentale del gioco di Duke, Wendell Carter, Gary Trent Jr e Trevon Duval. La sconfitta contro Virginia per 65 a 63, tuttavia, ha portato allo scoperto un limite di Duke, squadra che conta molto, se non tutto, sui suoi nuovi innesti: sotto pressione costante, le matricole hanno sofferto e non sono riuscite a ribaltare la situazione. Dopo aver rimontato di 12 lunghezze nel secondo tempo - grazie alla zona 2/3 e un parzialone di 14 a 9 in 8 minuti - Duke ha poi ceduto sotto la pressione della difesa di Virgina e si è arresa per 65-61 nonostante i 30 punti di Bagley e ai 14 di Carter Jr. Sul programma pesa però come un macigno il nuovo filone dell'inchiesta dell'FBI da cui fa capolino il nome di Carter, reo di aver accettato un pranzo con la mamma pagata dall'agente sportivo ASM Christian Dawkins, una delle 10 persone arrestate a settembre. La stella emergente Zion Williamson ha firmato per la prossima stagione: ma questa è un'altra storia. #3 CLEMSON (CONF: 11-7 OVR: 22-8) Le Tigri sono tornate! L'ultima apparizione alle Elite Eight risaliva al 1980, una – poi revocata - alle Sweet Sixteen nel '90 seguita da un'altra nel '97. Da allora la storia di Clemson è stata alquanto stagnante. Ma quest'anno il vento sembra essere davvero cambiato: la AP l'ha posizionata al numero 18 e si tratterebbe del più alto piazzamento per il programma. Ciò che rimane in dubbio è come i ragazzi reggeranno la pressione: non a caso, prima del rush finale iniziato con Florida State e continuato con la doppia sfida contro Duke, coach Browneel ha dato qualche giorno di riposo ai suoi. Nonostante la battuta di arresto contro Florida State non abbia avuto dei risvolti troppo significativi in termini di classifica, ha messo però in luce alcune criticità della squadra soprattutto ora che si ritrova orfana del titolare Donte Grantham, fuori per tutto il resto della stagione dopo l'infortunio rimediato contro Notre Dame. Oltre alla già citata deblache


contro Virginia, Clemson vanta una sconfitta e una vittoria contro North Carolina (rispettivamente 87-79 e 82-78): quella rimediata a Chapel Hill era la 59esima per le Tigri contro i Tar Heels. Anche il quell'occasione però Clemson ha giocato un'ottima partita arrivando alla pausa sul + 15 trascinata dai 19 punti di Marquees Reed. La vittoria in casa del 30 gennaio ha messo fine ad un digiuno prolungato di 10 sconfitte consecutive, che durava dal 2010. Il senior DeVoe non ci voleva neppure credere. Contro Duke invece i Tigers hanno mostrato qualche cedimento in termini di ritmo e costanza in fase di attacco: dopo aver rimontato dal -10 grazie ad un parziale di 10 a 0 ed impattando a quota 57, Reed e compagni non hanno però retto fino alla fine il ritmo d'attacco dei Blue Devils che hanno replicato con una serie di 9 a 0 guadagnandosi così la vittoria per 66 a 57. #4 MIAMI (11-7; 22-8) Gli Hurricanes hanno mantenuto le aspettative e si sono piazzati nella parte alta della conference. La squadra di coach Jim Larrañaga si presentava i nastri di partenza con un roster assai invariato da quello della scorsa stagione (che aveva chiuso la regular season al 7 posto e che aveva ricevuto un “at-large bid” al torneo NCAA come No. 9 nel Midwest) a cui ha aggiunto Lonnie Walker, numero 16 del recruit. Proprio il freshman è stato il miglior realizzatore assieme al sophomore Dewan Huell (11.6 punti di media a partita e nella top 4 della ACC nelle percentuali di realizzazione pari a .583). Dopo una fase iniziale più altalenante, che ha visto Miami perdere tre partite di fila contro Boston College (70-72), Virgina (50-59) e Syracuse (55-62), gli Hurricanes hanno trovato il loro assetto ed equilibrio e concluso la regular season in maniera convincente, superando - anche se con margini molto ristretti e con partite decise negli ultimi secondi di gara - Notre Dame (77-74), Boston College (79-78), UNC (91-88) e Virgina Tech (69-68). Quella contro i Tar Heel sarà una partita che ricorderanno per anni a Chapel Hill e non solo perché ha decretato la quarta posizione ma per un finale davvero sensazionale: sulla rimessa in gioco - dopo il canestro dell'88 pari siglato da Joel

Berry II - coach Larrañaga stava per chiamare il timeout, ma quando la palla è arrivata a Ja'Quan Newton ha deciso di lasciar scorrere; proprio sulla sirena il numero 0 di Miami ha lasciato partire un tiro da circa metà campo; la palla ha colpito il ferro interno ed è entrata lasciando ammutoliti i 21.000 spettatori del Dean Smith Center. Ancora più convincente e all'ultimo respiro è stata poi la vittoria su Virginia Tech: dopo aver recuperato da – 12 nel primo tempo, e senza riuscire a segnare per ben 7 minuti nella seconda frazione, Walker ha trovato il 68 pari con 55 secondi sul cronometro. Gli Hookies non hanno sapute cogliere l'occasione per ben due volte e sono stati così puniti dalla lunetta da Lykes che ha lasciato tutta Miami con il fiato sospeso sbagliando il primo libero. Proprio la vittoria contro gli Hookies nell'ultima gara di regular season ha permesso a Miami di agguantare la top 4, sfruttando anche la sconfitta di UNC a Duke (64-74) e quella di Clemson a Syracuse (52-55). Ad inseguire le quattro top team – che avranno un by nei primi round delle finali di conference – ci


sono North Carolina (11-7, 21-10) North Carolina State (11-7; 21-10), Virginia Tech (10-8;21-10), Florida State (9-9: 20-10) e Louisville (9-9; 19-12). I Tar Heels sono i detentori del titolo NCAA ma le partenze di Tony Bradley (vera e propria stella della scorsa stagione e con ancora un anno di college) Isaiah Hicks e Kennedy Meeks hanno lasciato UNC molto scoperta nel front court - nonostante l'arrivo di Cameron Johnson, specialista nel tiro da 3 e trasferitosi da Pittsburgh. Proprio Johnson è diventato un vero leader per i Tar Hells assieme a Kenny Williams: sono loro infatti ad aver fatto il bello e il cattivo tempo in casa UNC. Tutte le volte che Williams ha raggiunto la doppia cifra North Carolina ha vinto (con Williams in doppia cifra UNC ha vinto 13 partite e perse solo 3). Quando gli avversari sono riusciti a contenerlo, i Tar Heels hanno fatto più fatica ad imporsi (6 sconfitte contro solo 3 vittorie).Dal canto suo Johnson oltre ad essere un cecchino dall'arco dei 6.32 m è una pedina importante per la difesa di UNC. Difesa che si basa soprattutto sulla presenza e tecnica di Joel Berry II, MVP delle scorse Finals, che ha mantenuto alta l'efficenza della difesa. Un altro dei punti di forza di UNC – assai sotto valutato - è la grande efficienza in fase di rimbalzi offensivi. Aspetto da non sottovalutare e che è stato una chiave importante nella vittoria della prima sfida contro Duke, obbligato ad un gioco difensivo che non gli appartiene. UNC è infatti al momento al #1 nei rimbalzi d'attacco con una percentuale di 42.7. Contro Duke ne sono stati collezionati ben 20. Ed è proprio l'eterna lotta contro Blue Devils ad aver regalato un dispiacere alla squadra di coach Williams proprio nell'ultima gara di regular season. Fattori chiave della sconfitta (64-74) i troppi errori nel tiro – soprattutto nei momenti più caldi del match che hanno permesso a Duke di rimontare dal -13 – i troppi contropiedi lasciati agli avversari - che si sono trasformati in 15 punti facili per Duke – e i 31 tiri da tre che hanno obbligato i Tar Heels a un gioco che non è esattamente nel proprio DNA. North Carolina State è la squadra che in una serie di partite da dentro o fuori potrebbe riservare qualche sorpresa. Nella regular season ha infatti superato a sorpresa Duke per 96 a 85, ha vinto il primo scontro contro North Carolina a Chapel Hill per 95-91 dopo un over time davvero all'ultimo respiro e ha superato anche Clemson per 78 a 77. Un trend positivo che ha caratterizzato soprattutto la parte finale della regular season e che è partito in particolar modo dalla difesa: ne sa qualcosa Florida State, il cui attacco è stato letteralmente annientato dai “big boys” di NC State: Omer Yurtseven, Abdul-Malik Abu e Lennard Freeman. Altro punto di forza di NC State è la sua efficacia in attacco: con una percentuale di 81.3 è dietro solo a Duke (85.5), North Carolina (83.6) e Florida Sate (81.9). La forza dei Wolfpack sta però nell'unità del “branco “ che proviene tutto dal North Carolina (Torin Dorn, Lavar Batts Jr, Allerik Freeman e C.J. Bryce). Questa vicinanza geografica si è trasformata in alchimia in campo grazie anche al lavoro di coach Kevin Keatts. E pensare che lo scorso anno NC State aveva vinto solo quattro match di conference! Attenzione però al nuovo filone delle inchieste dell'FBI: tra i nomi che emergono dai file acquisti da Yahoo! ci sarebbe anche quello di Dennis Smith stella di NC State nella stagione 2016-17. Nonostante la settima posizione, che conferma quella della scorsa stagione, Virginia Tech è la formazione che si è imposta su tutte le top 5 della conference: iniziando dalla vittoria contro North


Carolina per 80-69, poi quella sorprendente contro Virginia per 61-60, proseguendo poi con la vittoria su Clemson (65-58) e completando l'opera contro Duke (64-63). Peccato per le 8 sconfitte contro alcune squadre decisamente più gestibili (vedi Syarcuse e Louisville). Gli Hokies sono una squadra alquanto pericolosa quando riescono a tenere alto il ritmo di gioco in attacco; e dalle statistiche, sembra che ciò avvenga spesso: infatti Virginia Tech ha una percentuale di 80.2 punti di media (che la posiziona quarto posto della ACC) e al terzo posto per gli assist (16.5 di percentuale); senza contare il fatto che può contare su ben cinque giocatori che arrivano in doppia cifra in tutte le partite. A partire da Justin Robinson che, secondo per numero di assist nella ACC, nell'ultima fase della regular season ha addirittura migliorato le sue statistiche raggiungendo una media di 13.8 e 5.5 assist a partita con 428 punti messi a segno. La stagione ha anche messo in evidenza il talento e le grandi potenzialità del freshman Nickeil Alexander-Walker, la guardia canadese che con le sue quattro triple è stato una delle chiavi della vittoria contro Virginia. Per Florida State questa è stata sicuramente una stagione di passaggio: dopo aver conquistato il terzo posto della ACC nel 2016-17, i Semiholes hanno perso i loro tre migliori tiratori (Dwayne Bacon e Jonathan Isaac approfati in NBA e il canadese Xavier Rathan-Mayes scelto dai New York Knicks

ma ora in G League con i Westchester Knicks). L'ottavo posto di quest'anno non può quindi che essere un giusto compromesso per la squadra allenata da coach Leonard Hamilton. Il nuovo innesto, MJ Walker, top-30 recruit ha dato comunque un buon contributo (7.9 punti a partita). Le vittorie sulle due top 5, North Carolina (81-80) e Clemson (81-79 dopo un tempo supplmentare) ha fatto sì che nelle proiezioni NCAA, Florida State ricevesse molte attenzioni. Non a caso è al 26esimo posto per Adjusted Tempo (72.2) e 30sima in fase offensiva (116.1); merito di giocatori quali Terance Mann (13.3 punti e 5.7 rimbalzi a partita), Phil Cofer e Braian Angona che con i suoi 20 punti è stato il principale protagonista della vittoria su UNC. Louisville ha avuto un rendimento invece più incostante: a differenza di Virginia Tech, non ha vinto contro nessuna delle top 4 e contro le sue dirette avversarie Florida State, NC State e Virgina Tech ha alternato vittorie e sconfitte, perdendo in casa da Florida State dopo averla superata per 73 a 69 a Tallahassee. Certo, l'effetto dell'inchiesta che ha letteralmente sconvolto il programma e che ha portato il licenziamento di Rick Pitino, ha fatto sì che i Cardinals soffrissero, e non poco, in termini di recruiting; soprattutto dopo la sospensione del frashman Brian Bowen. E pensare che l'inizio di stagione aveva dato delle belle sensazioni con ben 10 vittorie e solo tre sconfitte! In molti credevano nel – romantico – sogno della riscossa dei Cardinals. Ma lo scontro con la realtà dei match di conference ha lasciato poco spazio alle fantasie. Il problema maggiore risiede nei rimbalzi soprattutto in fase di difesa: contro North Carolina i Cardinals hanno concesso ben 17 rimbalzi agli avversari che si sono materializzati in 22 punti. La squadra di coach Padgett si è rivelata anche un osso duro per


Virginia che per sistemare la pratica ha avuto bisogno di un buzzbeater di De'Andre Hunter che, con solo 0.9 sul cronometro, ha sparato una tripla sulla sirena per la vittoria (67-66). Anche se i detrattori dicono che i Cavaliers non erano certo sul pezzo dopo essersi assicurati il titolo, i Cardinals hanno però tenuto gli avversari sempre sotto nel punteggio dimostrando di essere una squadra capace di impensierire la difesa migliore della nazione. Più distanziate, Syracuse (8-10), la semifinalista dello scorso anno Notre Dame (8-10) e Boston College (7-11).

Notre Dame ha potuto contare sui punti di Bonzie Colson che con la sua media di 20.7 punti a partita è il secondo miglior realizzatore della ACC; Colson è anche nella top 3 per il numero di rimbalzi (10.3) secondo solo a Bagley III di Duke. Il suo infortunio (frattura del piede sinistro), assieme a quello di Matt Farrell non sembra aver avuto troppe ripercussioni (viste le due vittorie immediatamente successive contro NC State e Syracuse); ma certamente questa stagione non ha seguito il trend positivo delle ultime tre che avevano visto Notre Dame vincere la conference nel 2015, laurearsi “league runner-up” del 2017 e mettere a segno 7 vittorie in NCAA. Colpa anche un tandem d'attacco (quello del duo Pflueger/Ryan) che non ha mantenuto le aspettative e non ha saputo guidare la propria squadra come avevano fatto i loro precessori (Jerian Grant e Pat Connaughton - ora entrambi in NBA - nel 2014-15 o Colson/Farrell la scorsa stagione). Gli Eagles hanno vinto 7 partite di conference: un record se si pensa che nell'ultima stagione ne avevano vinte appena 2 e che nel 2015-16 il ruolino di marcia di BC in conference è stato pari a 0. La vittoria contro Duke per 89-84 (a metà ottobre) aveva creato moltissime aspettative, e in parte queste si sono realizzate. Merito soprattutto di Jerome Robinson, junior guard leader della squadra per il secondo anno consecutivo (20.9 punti a partita), uno dei migliori tiratori da 3 (50.9 di efficacia) e di tiri liberi (83.4%) dell'ACC. Chiudono Giorgia Tech (6-12), Wake Forest (4-14) e Pittsburg (0-18) oramai senza nessuna pretesa da questa stagione (ha vinto solo 8 partite nella pre-season). Un caso davvero unico quello di Pittsburgh in questa stagione. Le pantere si sono infatti presentate senza nessun giocatore della passata stagione e con soli tre giocatori che avevano già avuto un'esperienza in Division I. Sul roster è infatti possibile leggere ben 11 nuovi giocatori: più che un rebuilding si è trattato di una ricostruzione ex novo, senza però neppure delle basi sui cui costruire. Le statistiche in questo articolo sono relative a quelle presentate da https://kenpom.com/ e da ESPN.com


Di Glauco Barbero

La grande favorita della BIG10 di quest'anno era sicuramente Michigan State ed il pronostico è stato rispettato. Il ritorno di Bridges era stato accolto con grande entusiasmo nel college e fin dall'inizio è stato lui a trascinare la squadra. La partenza degli Spartans è stata dura dato che già il 14 novembre hanno dovuto affrontare Duke, perdendo. La squadra sembra, però, non aver avuto una ripercussione psicologica e fino all'inizio della regualr season della conference non ha subito altre sconfitte. Anche Purdue ha avuto un inizio sfortunato, ma, al contrario di Michigan State, la battuta d'arresto è stata molto più importante. Due sconfitte e penultimo posto al Maui dopo la vittoria sull'altra delusione del Torneo Arizona hanno affossato le iniziali speranze dei Boilermakers. Come nel caso degli Spartans, anche Purdue non ha abbandonato l'idea di poter dire la sua ed ecco che 19 vittorie consecutive l'anno riportata sulla mappa fino a stare in testa alla BIG10 ed alla #3 del ranking. I due Edwards con 33.5 punti combinati, Haas e Mathias sono stati i trascinatori della squadra. Cosa hanno in comune le stagioni delle due squadre che hanno comandato la classifica della conference per tutta la stagione? Facile, la prima battuta d'arresto nella loro BIG10, entrambe hanno infatti perso la sfida contro Ohio State. I Buckeyes non sembravano avere grande credito inizialmente, ma da Natale in poi hanno perso solo contro due squadre: 2 volte contro Penn State (che li ha anche eliminato al torneo di conference n.d.r.) ed una contro Michigan. Proprio i Wolverines sonon stati la sorpresa positiva di questa stagione e sono riusciti ad essere una presenza fissa nel ranking grazie all'ottima annata di Wagner.


La regular season della BIG10 si è quindi chiusa con Michigan State prima seguita da Purdue e Ohio State. Michigan ha condiviso la quarta posizione con Nebraska seguite da Penn State ed il trio di squadre in un periodo di transizione come Indiana, Maryland e Wisconsin. A seguire ecco le delusioni della stagione, escludendo Illinois e Rugers che non avrebbero pensato di fare una stagione migliore di quella che hanno fatto. Northwestern è partita al seed #19 del ranking ed in moti la vedevano come sorpresa dell'anno, ma le sconfitte non hanno tardato ad arrivare, fino al chiaro calo finale che ha portato ad una striscia di sei parttia senza una vittoria. Ancora maggiori erano gli esperti che avrebbero visto in alto Minnesota, ma per i Golden Gophers, partiti dalla #15 del ranking, il nuovo anno ha portato un record di 2-13. La gara da ricordare per Minnesota di questa stagione sarà quella chiusa 5 giocatori contro 3 in campo che trovate nel numero di dicembre di NCAA Time Magazine. Il record della squadra dopo quella partita era di 7-0 ed a breve sarebbe arrivata la prima sconfitta contro Miami. Avevamo conosciuto Iowa al College Basketball Tour di quest'anno in Italia e da parte della squadra ci era stato detto che il gruppo di questa stagione era tra i migliori di sempre per l'ateneo, forse l'amalgama non è arrivata e tutto sarà spostato alla prossima stagione in cui non si avranno grandi perdite data la giovane età del roster. La stagione ha vissuto per gli Hawkeyes di periodi e quello che ha dato il colpo di grazie alle speranze di vederli tra le migliori della conferecne è stato quello di febbraio con 6 sconfitte consecutive. Il quadro espresso dalla regular season della BIG10 è stato chiaro: almeno quattro squadre potrebbero fare strada al Torneo, vedremo se qualcuna potrà arrivare veramente avanti. Il torneo di conference di quest'anno è finito presto e già possiamo dire che l'automatic seed è andato a: Michigan che ha replicato la vittoria del 2017 superando Purdue.


Redazione NCAA Time Magazine

14 anni consecutivi in cui Kansas vince la Big XII, non pensavamo di poterlo dire un mese fa, ma i ragazzi di Self hanno saputo tenere duro ed approfittare degli ultimi passi falsi di Texas Tech, anche per via del calo fisico di Evans. La sfida tra Red Raiders e Jayhawks ha infiammato la conference, ma i temi non sono mancati, primi fra tutti quelli legati alla presenza nella conference di Young e Mamba, ma anche per la sempre ostica West Virginia guidata da Carter e da quella che avrebbe potuto essere la sorpresa insieme a Texas Tech ovvero TCU.

La Big XII ha dimostrato, forse più delle altre conference come i freshman sensazionali contano relativamente se non sia una una squadra attorno ed ecco che la classifica finale vede ai primi posti college che hanno le basi su giocatori non al primo anno mentre possono forse chiamarsi delusioni sia Oklahoma che Texas, che dovranno sudare per poter sperare in un posto alal Madness. Kansas, partita come #4 del ranking non ha avuto particolari momenti negativi, ma ha patito particolarmente l'entusiasmo delle squadre rivelazione dell'anno, così sono arrivate le sconfitte contro Arizoan STate, quando questa era in piena forma ed al primo scontro contro Texas Tech e Oklahoma. La qualità del roster, però, non si discute ed il finale con le vittorie contro West Virginia, Oklahoma, Texas Tech e Texas hanno sancito la continuazione della serie di vittorie della regualr season per i Jayhawks. Dietro ai Campioni, ecco Texas Tech, vera sorpresa dell'anno che, guidata da un ottimo Evans è sembrata essere in grado di fermare la striscia di vittorie consecutive dei Jayhawks. Un crollo del loro leader ha compromesso le speranze di vittoria ed ha costretto i Red Raiders a stringere i denti per mantenere almeno il seed 2 e resistere all'assalto di West Virginia. I Mountaneers, trascinati da Carter, sono stati per molto tempo tra le migliori squadre del Paese e solamente la sconfitta finale contro Texas li ha primati del secondo posto. Dietro West Virginia ecco Kansas State che viaggiato a luci spente per poi trovarsi tra le migliori della conference. La posizione dei Wildcats è più che legittima dato che si sono limitati a battere le


squadre che li seguono. Squadre che sono dietro Kansas State come TCU, squadra partita forte che, però, poi ha visto coincidere il periodo negativo con l'infortunio di Fisher. Il finale di stagione degli Horned Frogs ha visto quindi un recupero con quattro vittorie consecutive prima dell'ultima sconfitta contro Texas Tech. Sesta ed ottava ecco Oklahoma e Texas che hanno vissuto la stagione sotto i riflettori grazie ai loro freshmen Young e Bamba.

I Sooners hanno avuto un febbraio molto negativo e la presenza al Torneo appare molto problematica. Texas, invece, ha mancato di continuitĂ mancando anche qualche value victory, ad esclusione della vittoria su Texas Tech a gennaio e l'ultima contro West Virginia. Baylor ed Iowa State non hanno fatto una stagione all'altezza delle ultime annate mentre di Oklahoma State si ricorderanno gli upset contro Kansas due volte, tra cui all'ultima partita delal stagione, Texas Tech e West Virginia piĂš che le tante sconfitte contro squadre di pari valore.


Di Claudio Tatoli

Una cittadina di 6000 anime di nome Crete nel Nebraska dava i natali nel lontano 1958 a coach Dana Altman. “ Ho tutto quello che un allenatore possa desiderare, una facility straordinaria, un seguito di presenze alla Matthew Knight Arena straordinaria e una storia alle spalle che parla da sola. Adesso manca solo una cosa, scegliere gli uomini giusti con cui condividere tutto questo e creare qualcosa di cui andarne fieri”. Furono queste le prime parole di un emozionato ma sempre composto Dana Altman nella conferenza stampa di presentazione nella sala stampa di Oregon University. Lo “studente-atleta” Dana Altman era una guardia tiratrice dotata di ottima visione di gioco presso l’ attuale “Southeast Community College”, allora Fairbury Junior College di Fairbury in Nebraska. Dopo aver concluso brillantemente i suoi studi di economia presso il suddetto ateneo, nel lontano 1980, Dana Altman si rende conto che la carriera da cestista gli sarebbe stata molto stretta. C’era una sfida molto più grande da vincere, quella di dirigere un gruppo di ragazzi con la voglia di sfondare nel mondo della palla a spicchi. Per Dana Altman infatti parole come leadership, gestione delle difficoltà, spirito di sacrificio non sono mai state semplici parole retoriche, ma un vero stile di vita. Sin da ragazzo infatti Altman è stato un validissimo “Boy Scout” ed in particolare un “Eagle Scout”, con ben 21 riconoscenze che gli sono valse massima onorificenza all’interno del mondo Scout americano: il “Distinguished Eagle Scout Award”. Oltre alle già citate qualità morali, il DESA (acronimo del suddetto riconoscimento) richiede un impegno nel sociale, tuttora svolta da Altman nella sua nuova casa, Eugene, a oltre 2000 km di distanza dalla terra natia. Ma ora tutto l’ambiente Ducks chiede a coach Altman un piccolo miracolo, qualificarsi al prossimo March Madness. Dopo una stagione balbettante, conclusasi con il record di 20-11 e con l’addio degli eroi dello scorso cammino fino alle Final Four (si pensi a Casey Benson, trasferitosi alla Grand Canyon University o agli addi di Chris Boucher, Dillon Brooks, Jordan Bell e dell’”ellenico” Tyler Dorsey), coach Altman ha solo un obiettivo in mente:


portare Oregon al torneo di Marzo, consentendo ai freshman arrivati quest’anno di prepararsi in vista della prossima stagione (i Ducks vantano la seconda piazza nel processo di recruiting per la classe 2018). Il primo passo è il torneo della PAC-12 in cui i Ducks sono obbligati ad andare il più avanti possibile (primo appuntamento contro i Cougars di Washington State) per sperare di staccare il pass per il prossimo March Madness, almeno a partire dai playoff prima di poter entrare nel tabellone principale. Dovesse riuscirci anche questa volta, il nome di Dana Altman risuonerebbe con pieno merito nel gotha dei top allenatori del college basketball ai quali siamo abituati. Ma al “Boy Scout” del Nebraska gli elogi o i confronti con altri allenatori non interessano. Interessa solo tre cose: lavorare, soffrire e lavorare. Le parole di un vero Scout.

Redazione NCAA Time Magazine La PAC-12 di quest'anno vedeva Arizona favorita con Trier e Ayton a guidarla verso la vetta della classifica. Il fatto che quest'anno non sarebbe stata, però, la classica stagione NCAA lo si è capito fin dal principio quando alcuni giocatori di UCLA sono stati pizzicati a rubare in un negozio di moda durante la trasferta cinese. Il finale, invece, è stato tutto per l'indagine della FBI sugli illeciti nel recruiting e pagamenti ai giocatori, che hanno coinvolto Arizona che in una settimana ha perso Trier, sospeso, coach Miller, che è stato allontanato in quanto coinvolto nello scandalo, e due giocatori che avevano già committato per i Wildcats. In mezzo ecco la partenza diametralmente opposta per Arizona ed i loro cugini Sun Devils. Al Maui i Wildcats hanno chiuso all'ultimo posto con tre sconfitte consecutive ed hanno passato la stagione per rimediare. Arizona ha chiuso, quindi, due mesi quasi perfetti con un record di 16-1 che le hanno permesso di prendere la testa delal conference che nel frattempo era passata per le mani di Arizona State. I Sun Devils sono partita alla grande, 12 vittorie consecutive ed un Holder dominante. Tutto ci si sarebbe aspettato da quella che era considerata la sorpresa dell'anno tranne al calo proprio al momento di iniziare le sfide della PAC-12. Il record di 8-10 porta i Sun Devils al nono seed del torneo di conference, dietro a Arizona, UCLA, USC, Utah, Stanford, Oregon, Washington e Colorado, che ad inizio anno ha superato Wildcats e Sun Devils a distanza di due giorni. Nonostante solo Colorado, Oregon State, Washington State e California abbiano concluso la stagione con meno di 20 vittorie, la PAC-12 di quest'anno non ha evidenziato squadre adatte al Torneo e negli ultimi ranking i soli Wildcats sono stati presenti.


Redazione NCAA Time Magazine La SEC doveva essere la conference della nuova Kentucky di Coach Cal, ma fin dal principio si è capito che non sarebbero stati i Wildcats a dominare e non perchè quello che avrebbe dovuto essere la numero 1 del prossimo draft, Porter, abbia portato in alto Missouri. Il freshman, infatti, ha subito un infortunio che lo ha portato a saltare tutta la regular season per sperare di giocare il torneo di conference. Con anche l'altro freshman Sexton senza una squadra che lo potesse aiutare, le due squadre a guidare a SEC sono state Auburn e Tennessee. I Tigers sono partiti alla grande con un record al 3 febbraio di 21-2, ma tre sconfitte nelle ultime cinque gare hanno permesso il rientro di Tennessee che è sembrata trovare una quadra chiudendo con quattro vittorie. Dietro la coppia ecco Florida con un'annata simile ad Auburn con un finale, quindi, in calo. Quarta Kentucky che ha cercato per tutta la stagione un leader che potesse trascinare la squadra che è sembrata spesso slegata. Questa situazione ha portato anche alla striscia di sconfitte più lunga, quattro gare, della gestione Calipari. Knox è stato il miglior giocatore e Gilgeous-Alexander ha spesso avuto fiammate decisive, ma sono molti i giocatori che non sono riusciti a lasciare il segno. Dopo i Wildcats, ma sempre con un record di 10-8, sono arrivate Missouri ed Arkansas, che ha chiuso molto bene la stagione. Delusioni della stagione, tutte con una serie di sconfitte lunga, Texas A&M, Alabama e South Carolina. Gli Aggies hanno avuto un gennaio chiuso 3-7 segnato da una striscia di cinque L consecutive, i Crimson Tide, di cui si ricorderà la prima sconfitta stagionale contro Minnesota in una partita chiusa in 3 giocatori e con tutta la panchina espulsa, hanno chiuso con una striscia negativa come Texas A&M ed infine i Gamecocks con sei sconfitte dal 27 gennaio al 13 febbraio.


Redazione NCAA Time Magazine

Xavier-Villanova, Villanova-Xavier, questo il quadro della Big East 2017-18. Villanova ha dominato il ranking stagionale con otto settimane alla numero #1 ed il #2 nell'ultimo prima della Selection Sunday, Xavier ha vinto la conference e, partendo dalla #17 per poi scendere alla #21, ha chiuso risalendo fino alla #3. La Big East potrebbe essere considerata la dominatrice della stagione grazie a Wildcats e Musketeers, ma in realtĂ le altre squadre non sono mai riuscite a mantenere lo status di ranked.

Con 10 vittorie hanno chiuso Seton Hall, Creighton e Providence che sperano di poter trovare un posto al Torneo. Ancora una stagione negativa per St John's che ha avuto la solita serie da oltre 10 sconfitte, ma a differenza degli scorsi anni, è riuscita a piazzare qualche upset con le vittorie su Duke e Villanova a cavallo di inizio febbraio.


Rushandslam nasce come blog di un appassionato di sport americani per tutti coloro che condividono la stessa passione. Nato nel 2013 con quattro sezioni di base (NBA-NCAABB-NFL-NCAAFB) presto riesce a trovare un discreto numero di lettori, fatto che porta all'inizio del 2014 alla creazione di una pagina Facebook dedicata

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Sempre nel 2014 nascono anche diverse collaborazioni con siti importanti e la partecipazione ad eventi LIVE quali il College Basketball Tour a Vicenza ed il 2K Classic a New York oltre all'annuale report da Londra per le NFL International Series. Il blog non si colloca nel panorama dei siti web di basket e football americano come una pagina di aggiornamenti giornalieri, ma come una punto di ritrovo per opinioni sugli argomenti che nascono dalle Leghe americane.


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