Ncaa time dicembre 2016

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Periodo di Tornei, sfide extra-conference e sconfitte inaspettate per le squadre favorite



Photo Gallery____________________________________ 04-07 Editoriale_______________________________________

08

Early Tournament di Glauco Barbero _________________ 09-10 8 Top foreign players di Claudio Tatoli ________________ 11-14 20th Silent night di Glauco Barbero___________________

15

Impact transfer di Stefano Bei_______________________ 16-17 Il primo mese degli italiani di Riccardo De Angelis_______ 18-21

Hanno collaborato:

Stefano Bei Glauco Barbero di Rushandslam.blogspot.it Claudio Tatoli Riccardo De Angelis di ItaliaHoop

Tutte le immagini inserite in questo numero appartengono ai rispettivi proprietari






Redazione NCAA Time Magazine

Il primo mese è quello dedicato ai Tornei ed alle partite extra conference, ma non solo, è anche il periodo degli upset più clamorosi dato che spesso le squadre del ranking incontrano Mid-Major già in forma. Anche quest’anno il primo mese non ha deluso con tanti upset, tra cui i più clamorosi sono stati quello di Fort Wayne ai danni di Indiana, che era salita in maniera vertiginosa nel ranking dopo le tante vittorie convincenti, e UCLA che, pur essendo una squadra del ranking, ha interrotto la serie di vittorie casalinghe dei ragazzi di Calipari arrivata a 2 anni e 27 partite. I tornei verranno descritti in questo numero, ma oltre a quelli c’è anche stato il Challenge tra BIG10 e ACC. Dopo due giorni sostanzialmente in equilibrio, ecco la terza giornata dominata dalla ACC con le vittorie di VTech su Michigan, Virginia su Ohio State e Louisville su Purdue, unico sorriso per la BIG10 proprio da Indiana che ha quindi cominciato la risalita contro North Carolina. North Carolina che al MAUI Invitational ha fatto un percorso importante superando anche Wisconsin. Settimane in vetta al ranking per i Campioni di Villanova e per Kentucky, ma le sorprese sono le scalate di Baylor e UCLA oltre che la solidità di Creighton. Crollo di Michigan State, Texas, Rhode Island e Syracuse vittime di tanti troppi crolli. La stagione è appena iniziata e tutti avranno tempo per recuperare in vista delle sfide dei Tornei di Conference e della Madness.


Di Glauco Barbero Prima dell’inizio della regular season delle varie Conference, l’inizio della stagione del college basket vive il periodo dei Tornei. Come ogni anno i Tornei sono stati tanti: andiamo a vedere quelli che hanno dato i risultati più sorprendenti e le prime indicazioni circa il futuro di alcune delle squadre più attese. Si è iniziato con il Tire Pros Invitational in cui Xavier ha conquistato la vittoria, dopo che Northern Iowa aveva eliminato i Sooners di Oklahoma, orfani in questa stagione di Hield. Dopo Xavier anche Villanova ha vinto un Torneo: il Gildan Charleston Classic, in finale contro UCF. In questo inizio di stagione la Big East ha dimostrato tutto il suo valore, dato che Creighton ha vinto lo US Virgin Island Paradise Jam, Butler il Continental Tire Las Vegas Invitational e soprattutto Baylor ha ottenuto la vittoria nel prestigioso Battle 4 Atlantis.

Il Torneo delle Bahamas vedeva ai nastri di partenza diverse squadre storicamente tra le migliori della division I ed accreditate anche in questa stagione di una buona annata. Le gare iniziali sono state VCU - Baylor, Michigan State - St.John’s, Wichita State - LSU e Louisville - Old Dominion. Alla netta vittoria

degli Shockers sull’ex ateneo di Ben SImmons si è contrapposta la sfida che ha visto i Cardinals superare i Monarchs solamente dopo un tempo supplementare. Michigan State, in arrivo da un Champions Classic in cui ha subito una dura sconfitta da Kentucky, è sembrata avere in Bridges un giocatore adatto a far ripartire la loro stagione e contro la squadra di Federico Mussini è arrivata la vittoria per 73-62. Infine Baylor che con Motley ha dominato tutto il Torneo fin dal 71-63 contro VCU. Nelle semifinali ecco la vittoria di Louisville su Wichita State, ma soprattutto l’affermazione dei Bears sugli Spartans. 33-30 per Coach Izzo a metà gara, ma nella seconda frazione arriva una prestazione di valore per Baylor che si impone 73-58. La finale ha visto la ripetizione del copione con Louisville che scappa nel primo tempo 39-24 per poi subire il recupero di Baylor che vince la partita 66-63 ed i Torneo.

Non sono veri Tornei dato che sono solamente due sfide fini a sé stesse, ma l’Armed Forces


Classic ed il Champions Classics hanno sempre sfide molto importanti. Nel primo Indiana ha superato Kansas e Arizona ha faticato a battere Michigan State, nel secondo ancora una sconfitta per gli Spartans, questa volta da parte di Kentucky con un netto 69-48, ed il riscatto dei Jayhawks che hanno inflitto a Duke la prima sconfitta stagionale. I Blue Devils si sono però rifatti prontamente nell’Hall of Fame Tip Off dove prima si sono sbarazzati di Penn State e poi hanno vinto contro una delle squadre più attese della stagione: Rhode Island. La partita ha, però, sollevato qualche dubbio sulla panchina di Duke, dato che dalle riserve non è arrivato nemmeno un punto e nei 12 minuti fatti da Jeter e Vrankovic sono arrivati solo 1 tiro ed 1 rimbalzo. Grande spettacolo al Maui Invitational, non solo per le squadre impegnate. North Carolina ha avuto vita facile al primo turno contro Chaminade e Wisconsin ha faticato relativamente contro Tennessee. Più equilibrate sono state le sfide tra Oklahoma State e UConn, con la vittoria dei Cowboys sugli Huskies, decisamente alla ricerca di loro stessi in

questo inizio di stagione molto sottotono, e tra Oregon e Georgetown, con la vittoria di quest’ultimi. I Ducks erano molto accreditati ad inizio di stagione, ma la sconfitta contro gli Hoyas è stata disastrosa dato che a metà gara il tabellone diceva: 38-21 a sfavore di Oregon. Dopo questa sorpresa il torneo è arrivato alla finale più scontata con i Badgers sconfitti dai Tar Heels. Immancabile anche il 2K Classic che al Madison Square Garden ha visto la vittoria di Michigan su SMU dopo le semifinali contro Pittsburgh e Marquette. Il Torneo che, però, ha riservato la sorpresa maggiore è stato il NIT Season Tip Off, dove tutti aspettavano la finale tra West Virginia e Florida State, ma a vincere sono stati gli Owls di Temple. Due gare speculari hanno fatto saltare il banco: prima Temple in rimonta dal 31-41 di metà gara contro i Seminoles ed un parziale da 58 punti per Enechionyia e compagni, poi un primo tempo attento con un parziale di +20 (45-25) contro West Virginia ha regalato la vittoria al Torneo nonostante i 52 punti dei Mountaneers nella seconda frazione.


Di Claudio Tatoli

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Negli ultimi dieci anni si è assistito ad un fenomeno in controtendenza rispetto al passato, ossia ad un recruiting-process sempre più aperto agli studenti non americani. Dalla speciale lista redatta per il numero di Dicembre di NCAA Time riportiamo la Top 8 dei giocatori al loro primo anno di college basketball che non hanno frequentato/giocato presso alcuna High School in territorio Statunitense.

Omer Yurtseven, Centro, North Carolina State Wolfpack, Turchia Avesse giocato presso una High-School americana, la sua posizione nelle speciali classifiche elaborate da ESPN o da 247Sports si sarebbe aggirata intorno alla decima posizione. Il centro diciassettenne nativo di Tashkent (Uzbekistan) ha rescisso la scorsa estate il primo contratto da professionista con il club turco del Fenerbahce e ha sposato il nobile progetto dei Wolfpack di North Carolina State di Coach Mark Gottfried. I suoi 211 cm per 100 Kg sono ottimamente supportati da una buona dinamicità e da un ottimo controllo del piede perno: elementi che fanno di lui un ottimo rimbalzista, oltre che un cecchino nel tiro dalla media distanza (ben 91 i punti segnati in una sola partita dello scorso campionato giovanile turco). Grazie al talento di Omer Yurtseven e di Dennis Smith (fiore all’occhiello del recruiting 2016, destinato ad una scelta all’interno della Lottery del prossimo NBA Draft), i tifosi in maglia biancorossa si augurano di recitare il ruolo di mina vagante all’interno della ACC, da tanti anni dominata dal duo DukeNorth Carolina.

LAURI MARKKANEN—ARIZONA

Lauri Markkanen, Ala grande, Arizona Wildcats, Finlandia Gli Wildcats di Arizona hanno dovuto battere un’agguerritissima North Carolina per accaparrarsi uno dei migliori prospetti del panorama europeo giunto negli USA. Atleta dotatissimo dal punto di vista fisico (213 cm per 100 Kg), ma con un’ottima meccanica di tiro che ha migliorato negli ultimi 2 anni, che lo ha reso letale sia dalla media che dalla lunga distanza. La sua formazione presso l’Academy basketball di Helsinki lo ha molto disciplinato tatticamente, soprattutto in termini di uscita dai blocchi e dal palleggio. Tutto questo ne ha reso un lungo moderno, molto mobile, in grado di crearsi spazi di tiro difficilmente attesi dalle difese avversarie. Rispetto a molto suoi coetanei giunti negli Stati Uniti, Markkanen può già vantare (all’età di 19 anni) quattro anni di professionismo ed una esperienza FIBA completa. Atteso da un durissimo confronto nel panorama NCAA, Markkanen è cosiderato da tutti gli addetti i lavori un predestinato ed è probabile una sua selezione all’interno della prossima Lottery and Draft del 2017. Nell’ultima stagione il lungo finlandese ha viaggiato sui 18.3 punti e sui 6.3 rimbalzi di media a partita, contribuendo significativamente alle buone prove della sua Finlandia all’ultimo campionato Europeo Under18. OMER YURTSEVEN—NC STATE


Killian Tillie, Ala grande- Ala piccola, Gonzaga Bulldogs, Francia Con ben 3 giocatori stranieri reclutati, i Bulldogs di Gonzaga sono la squadra nella Division I con più giocatori stranieri reclutati per la stagione in corso. Rispetto al giapponese Rui Hachimura e al danese Jacob Larsen, molto ci si aspetta dall’eclettico lungo da Parigi nella sua prima stagione da atleta collegiale. Il “4-stars player” secondo le classifiche ESPN e 247Sports associa velocità e ottimo tocco sotto canestro. Tuttavia, come dichiarato dallo stesso Head Coach Mark Few, ha bisogno di parecchio lavoro in palestra per poter essere ancor più competitivo sotto canestro (vanta solo 89 Kg per 208 cm). A lui il difficilissimo compito di non far rimpiangere Domantas Sabonis. Nel 2014 Tillie ha viaggiato sui 13 punti e 8 rimbalzi di media a partita in occasione dei campionati Europei U16 con la sua Francia.

Richard Freudenberg, Ala piccola, St. John’s Red Storm, Germania Cosi come il suo collega Omer Yurtseven, anche il lungo tedesco ha preferito optare per la carriera collegiale invece che per un contratto da professionista offertogli dal Bayern Monaco, squadra presso la quale si è formato cestisticamente. Dopo una corte serrata da parte di college blasonati come Miami, Vanderbilt e Boston College, Freudenberg ha sposato l’interessantissimo progetto dei Red Storm di St. John’s. Il nativo di Heidelberg viene descritto dagli addetti ai lavori come un “building-prospect”, ossia un atleta non formato, ma con ampi margini di miglioramento. Ad una buona fisicità e a discreti mezzi nei fondamentali, (soprattutto nel lavoro di piedi per liberarsi dai blocchi) fa da contraltare una meccanica di tiro ancora in costruzione, che ne ha limitato la produttività sia dalla media che dalla lunga distanza. Segnaliamo inoltre una certa inconsistenza nella difesa 1vs1, soprattutto quando si tratta di fronteggiare giocatori più veloci nei primi passi. A precisa domanda l’Head Coach Chris Mullin ha chiarito che ci sarà un discreto minutaggio per il tedesco, in un gruppo tra i più giovani della Big East e dell’intera Division I. Freudenberg rappresenta uno dei migliori prospetti per un movimento cestitico teutonico alle prese con un evidentissimo quanto necessario ricambio generazionale,

KILLIAN TILIE– GONZAGA

dopo il fallimento nell’ultimo Europeo disputato in casa. Da sesto uomo, Freudenberg ha totalizzato 5 punti e tre rimbalzi di media negli ultimi Europei U18.

William McDowell-White, Guardia, Fresno State Bulldogs, Australia Sfortunatamente per i Bulldogs di Fresno State, la guardia provieniente da Brisbane (Australia) non potrà scendere in campo secondo i regolamenti NCAA. Lo scorso 9 Aprile, White ha avuto modo di mettere in mostra le sue qualità in occasione dell’evento organizzato da Nike ( il “Nike Hoop Summit”) a Portland nell’Ohio. Le capacità di ottimo distributore e la visione di gioco fanno dell’australiano un prospetto molto interessante, con ampi margini di miglioramento nella gestione di palla in transizione e di costruzione di gioco, specialmente contro difese molto aggressive. Il “tallone d’Achile” dell’ australiano risiede nella velocità nei primi metri, al cospetto di guardie americane che fanno della velocità nei primi metri e della potenza le loro armi migliori. Come tiratore, White sta ampliando il proprio range di tiro (soprattutto dagli angoli), sebbene la tecnica di tiro non sia propriamente delle migliori. Difensivamente l'australiano mostra le qualità migliori con mani veloci ed un ottimo istinto a “sporcare” le linee di passaggio avversarie. Ad oggi risulta difficile capire se la carriera professionista dell’australiano si svilupperà come Guardia o Playmaker puro. Tuttavia gli addetti ai lavori lo definiscono uno dei migliori prospetti della Mountain West, (la Conference di appartenenza dei Bulldogs) e del panorama NCAA dei prossimi anni. McDowell-White ha partecipato insieme a Jack White (altro Freshman australiano, committatosi per Duke) al campionato del mondo U19, viaggiando alla media di 7.4 punti e 3.7 assist a partita.


HARRY FROLING SMU

RICHARD FREUDENBERG-ST. JOHN’S WILLIAM MCDOWELL-WHITE-FRESNO STATE

DEJAN VASILJEVIC MIAMI

Harry Froling, Center, SMU Mustangs, Australia

da atleti professionisti quali Milan Macvan, Enes Kanter e Nikola Jokic.

A detta degli addetti ai lavori, Froling rappresenta uno dei migliori prospetti del movimento cestistico australiano approdato negli Stati Uniti. Il centro proveniente da Canberra può vantare una mole di tutto rispetto (208 cm per 104 Kg) all’età di 18 anni e una tecnica di tiro sopraffina. Contro ogni pronostico, l’australiano ha deciso di unirsi al progetto dell’università texana di Southern Methodist allenati da coach Larry Brown, declinando offerte da parte di prestigiose università come quelle di Colorado, Arizona ed Illinois. Froling rispecchia molto bene la fisionomia del centro moderno, sia nel gioco in post che nel pick-roll con il playmaker. Ciò che ha colpito maggiormente gli scouter americani è stata la tecnica di tiro, decisamente sopra la media rispetto a tanti altri centri pari età. A coach Larry Brown spetterà l’arduo compito di modellare questo interessantissimo prospetto, facendone non solo una “rebounds-machine”, ma anche un efficace difensore (soprattutto in termini di esplosività e di velocità nei cambi difensivi). Cosi come il suo connazionale McDowellWhite, Froling ha presenziato all’evento Nike Hoops Summit, ricevendo anche apprezzamenti

Dejan Vasiljevic, Combo Guard, Miami Hurricanes, Australia A riprova di un movimento cestistico australiano in grande spolvero, annoveriamo un altro “Aussie” nella nostra speciale Top 8. Il nome tradisce chiare origini slave, serbe nella fattispecie. Il nativo di Calgary, Canada, si è trasferito insieme ai suoi due genitori Todor e Danijela (entrambi giocatori professionisti di pallacanestro) a Melbourne all’età di sei anni. Cresciuto nel mito di Drazen Petrovic, Dejan incarna al meglio l’emblema della guardia tiratrice europea. Già all’età di dodici anni, Dejan mostrava qualità nettamente superiori ai suoi pari età e ben presto ha scalato tutte le classifiche di prolificità in attacco nella nazione. Dopo un campionato del mondo U19 da protagonista (13 punti e 4 assist di media a partita), per Dejan si sono aperte le porte del mondo NCAA ricevendo ben quattro offerte rispettivamente da Miami, LSU, Stanford. Se l’australiano saprà trasformarsi nel tempo, divenendo oltre che un ottimo tiratore, anche un disciplinato difenso-


re, i tifosi degli Hurricanes potrebbero non rimpiangere l’addio dello storico play portoricano Angel Rodriguez.

con i suoi 8 punti, 3 rimbalzi e 2 assist di media a partita.

Fiifi Aidoo, Playmaker, Grand Canyon University, Finlandia Come Markkanen, Aidoo si è formato cestiticamente presso l’Academy di Helsinki. Playmaker di 188 cm, Aidoo ha impressionato gli addetti ai lavori per le sue doti fisiche (quasi 2 metri di “apertura alare”) e per l’intensità di gioco mostrata in fase difensiva. In fase offensiva, Aidoo rispecchia molto il canone di Point Guard apprezzato negli USA, ossia capace di giocare in transizione, leggere i tagli dei propri compagni, giocare il pick-roll attaccando il ferro e segnare da oltre l’arco. Agli ultimi campionati U20, Aidoo ha trascinato la sua Finlandia

FIIFI AIDOO-GRAND CANYON


Di Glauco Barbero

Un tiro da fuori nella palestra silenziosa e subito dopo un boato del pubblico e l’invasione di campo. Non stiamo raccontando il finale di una partita importante vinta allo scadere dalla squadra di casa dopo che è stata sotto nel punteggio per tutto il match, ma, come ogni dicembre degli ultimi 20 anni, della Silent Night della Taylor University. Cos’è la Silent Night? I nostri lettori più attenti lo avranno già letto gli scorsi anni, ma è bene ricordare le regole di questo rituale del college basket che si ripete da venti anni. Il luogo è semplice: l’Indiana, culla del basket e fucina di molti eventi legati al mondo del college basket. Il circuito non è quello della Division I di cui siamo soliti sentire parlare, ma la NAIA, National Association of Intercollegiate Athletics, un circuito di 246 college di piccole e medie dimensioni sparse in tutto il Nord America, compreso quindi il Canada. L’università è la Taylor University, che ogni anno, il venerdì prima dell’esame di fine anno, organizza la più pazza partita casalinga di basket che si conosca. Le regole sono semplici: gli studenti possono organizzare ogni genere di gag e travestirsi in qualunque modo vogliano, organizzandosi da soli (pochi lo fanno n.d.r.) o in gruppo per andare a vedere la partita. Una volta iniziata la gara bisogna stare in silenzio, qualunque cosa accada in campo, fino al decimo punto della squadra di casa. Nel momento in cui nella retina entra il tiro del decimo punto, prima un boato quasi assordante, poi gli arbitri sospendono la gara e, quindi, parte una festa all’insegna della follia collettiva. Quest’anno è partita una gara di curling, è avvenuta la rappresentazione dell’ultima cena, vi sono stati balli tirolesi e molto altro fino alla proposta di matrimonio di Grande Puffo ad un soldatino di plastica, ma quando ricomincia la partita è tempo di tornare quasi seri, giusto qualche scenetta durante i liberi, ma poi ci si prepara al gran Finale.

Tutto il palazzetto si unisce in un abbraccio per cantare Silent Night ed accompagnare la squadra alla vittoria. Sì, perché in tutto questo Taylor University è 20-0 durante le Silent Night!


Di Stefano Bei la conference e a Omaha già si stropicciano gli occhi. Fra chi ha piazzato un colpo importante troviamo anche Gonzaga che accoglie Jonathan Williams III in arrivo da Missouri, dove due anni fa ha chiuso la stagione con 12 punti e 7 rimbalzi di media. Certo sostituire Kyle Wiltjier non sarà un compito facile, ma le prospettive per vedere una stagione nuovamente importante da parte dei Bulldogs ci sono tutte. Coach Mark Few avrà sicuramente del potenziale da dover sfruttare al massimo per poter continuare la sua striscia arrivata a 17 presenze consecutive al torneo NCAA

Scordiamoci il vecchio college basket dove cambiare college era pressoché impossibile, nel CBB moderno anche i trasferimenti possono cambiare le sorti di una squadra, purtroppo come nel calcio. Almeno qui nel nostro mondo, però, chi cambia deve spesso stare fermo una stagione. Ora alcuni “acquisti” hanno finito il riposo forzato e sono pronti a dare una mano alle loro squadre.

Partiamo da Marcus Foster che arriva a Creighton con grandissime aspettative. Visto il suo passato a Kansas State, si è subito assicurato il grado di leader e insieme a Maurice Watson proverà a portare al torneo i BlueJays, che, dopo la partenza di Doug McDermott, stanno provando a tornare al vertice della Big East. Il duo Foster-Watson si candida fin da subito a diventare uno dei più completi di tutta


Da Spokane ci spostiamo a Bloomington per vedere Josh Newkirk, il nuovo arrivato in casa Hoosiers. Nativo di Raleigh ha disputato le prime due stagioni al college con la maglia dei Pittsburgh Panthers e sarà il principale innesto della squadra. Il suo compito sarà quello di sostituire Yogi Ferrel nel ruolo di playmaker della squadra. Secondo i piani di Tom Crean il giocatore sarà fondamentale nel gioco in campo aperto grazie alla sua velocità. Due anni fa ha chiuso con 6 punti e quasi 3 assist a partita. Chi avrà una vera esplosione sarà Sami Ojeleye che da Duke ha scelto SMU per proseguire il suo percorso collegiale. I Mustangs dovranno sostituire due big come Markus Kennedy e Jordan Tolbet e sarà appunto Ojeleye a doversi assumere questa responsabilità. Grazie alla sua capacità di movimento e al suo fisico sarà fondamentale per muovere le difese avversarie e da lui ci si aspetta sicuramente un grande apporto a livello realizzativo, dopo aver chiuso a Duke con 3 punti di media.


Di Riccardo De Angelis

Federico Mussini St. John’s Red Storm (Big East, 5-6) 11 GP, 21.5 MIN, 10.4 PPG, 0.9 APG St. John’s sembra non conoscere pace: dopo un primo tribolatissimo anno con Chris Mullin nel ruolo di head coach (8-24), anche questa stagione sembra partire sotto cattivi auspici. I Red Storm sono una squadra molto giovane, composta prevalentemente da giocatori al primo o al secondo anno, con punte di talento interessanti e rappresentate in primis dalle guardie Marcus LoVett e Shamorie Ponds. Fermo restando che sarebbe prematuro aspettarsi risultati importanti già da ora, St. John’s non ha impressionato fin qui, incappando in due sconfitte piuttosto brutte e inaspettate (Delaware State e LIU Brooklyn) oltre a dover fare i conti, ora, con l’assenza di LoVett, fermato da un infortunio alla caviglia. Come se non bastasse, lo spagnolo Yankuba Sima (giocatore dall’ottimo potenziale ma fin qui piuttosto deludente) ha deciso di lasciare la squadra e cercare un nuovo college, accorciando in maniera significativa le rotazioni nel reparto lunghi. La non-conference season volge ormai al termine e i Johnnies avranno da giocare due partite molto insidiose (Penn State e Syracuse) prima di calarsi nella difficilissima Big East. Federico Mussini, nonostante tutto, figura fra i giocatori più affidabili su cui Mullin può contare. Con meno minuti rispetto allo scorso anno e giocando soprattutto da ball handler secondario in uscita dalla panchina, il Musso ha avuto alcune difficoltà dal punto di vista realizzativo nelle prime partite, ma nelle ultime cinque ha sempre chiuso abbondantemente in doppia cifra (14.2 punti) e con minutaggi “sostanziosi” (24.8). Eccellente il rendimento nelle specialità della casa, ovvero il tiro da


tre (50.9% in 11 partite), ma mostrando anche una buonissima capacità di attaccare gli spazi con tagli in backdoor e una ritrovata rapidità nell’attaccare dal palleggio. La difesa continua a essere un punto debole – pur non difettando in voglia e applicazione – ma nonostante questo, nel complesso, il reggiano risulta uno dei giocatori più maturi e mentalmente solidi del roster:

Mullin dovrà necessariamente tenerne conto nei momenti di maggiore difficoltà.

Nicola Akele Rhode Island Rams (Atlantic 10, 6-4) 10 GP, 14.8 MIN, 3.3 PPG, 2.3 RPG Fra tutte le squadre in cui militano gli italiani del college basket, Rhode Island è la più ambiziosa e attrezzata per puntare alla partecipazione al torneo NCAA, la quale manca, in questo caso, dal 1999. Partiti molto bene con un record 5-1 dove l’unica sconfitta fu ad opera di Duke, i Rams hanno incontrato diverse difficoltà negli ultimi tempi, trovando una vittoria (Old Dominion) a fronte di tre sconfitte in trasferta (Valparaiso, Providence e Houston). A peggiorare la situazione, l’infortunio, occorso a inizio dicembre, che terrà Hassan Martin (16.1 punti, 8.1 rimbalzi e 3.9 stoppate di media) lontano dal

parquet per un periodo per ora da determinare. Urgono nuovi equilibri interni, soprattutto in considerazione del rendimento ondivago della stella E.C. Matthews (15.4 punti a partita), apparso spesso troppo ingombrante nell’attacco di URI. Nicola Akele, nel frattempo, sta consolidando la sua presenza nelle rotazioni di coach Dan Hurley. Il suo impiego sembrava tutto fuorché scontato a inizio stagione, visto il notevole allungarsi della panchina di Rhode Island, ma l’ex Reyer Venezia sta mantenendo un minutaggio medio di poco superiore a quello dello scorso anno, stavolta però in maniera molto più continua (ha giocato in due soli incontri meno di 10 minuti). Solito – ma sempre più efficace – gregariato both sides, fatto di una presenza a rimbalzo migliorata rispetto al passato e più blocchi portati che tiri presi dal campo, pur con buone percentuali, Akele ha fin qui accumulato un 6/12 da tre, dopo il 41.2% dello scorso anno. I tentativi totali sono troppo pochi per dirlo con certezza, ma l’italiano sembra essere sulla buona strada per svilupparsi come 3&D a tutti gli effetti.

Giacomo Zilli UNC Asheville Bulldogs (Big South, 7-3) 9 GP, 13.4 MIN, 6.6 PPG, 2.2 RPG I campioni in carica della Big South hanno perso alcuni pezzi importanti rispetto


alla scorsa stagione (Dylan Smith ad Arizona e Dwayne Sutton a Louisville), ma stanno continuando ad attestarsi su buoni livelli di gioco e di risultati grazie anche all’innesto del freshman MaCio Teague: 12.4 punti a partita, meglio di lui solo il junior Ahman Thomas (16.4). I Bulldogs hanno tutto per stare nei piani alti della conference e lottare per un titolo in back-to-back. Dopo un anno passato a guardare i compagni dalla panchina, Giacomo Zilli, ora al suo anno da senior, ha finalmente ripreso ad assaggiare il campo con continuità. Coach Nick McDevitt lo impiega sistematicamente come starter pur preferendo adottare quintetti più piccoli e mobili nel corso dell’incontro. Il minutaggio del friulano risulta quindi relativamente basso anche se molto ben sfruttato: fra gli otto giocatori abitualmente in rotazione, Zilli è quello che detiene (e di gran lunga) il miglior rapporto punti segnati/minuti giocati. Durante l’ultimo anno, il centro ha lavorato molto sul rimbalzo. La sensazione è che possa dare ancora qualcosa di più.

Giovanni De Nicolao UT Sa n A nt o nio (Conference USA, 3-7)

R o a d runn ers

10 GP, 24.4 MPG, 6.6 PPG, 3.4 RPG, 3.1 APG Annata di rebuilding per i nuovi Roadrunners di coach Steve Henson e funestata dalla sospensione di Christian Wilson (possesso di sostanze illecite e aggressione) e dall’infortunio di J.R. Harris alla seconda uscita stagionale. La stagione nella C-USA si preannuncia difficile ma, dove mancano il talento e l’esperienza, UTSA mostra spesso buona attitudine difensiva e spirito di sacrificio. Il process, come sempre in questi casi, sarà lungo. Dal canto suo, Giovanni De Nicolao si è calato molto bene nella nuova realtà, facendosi notare per il polso col quale detta i ritmi in campo nelle vesti di playmaker titolare. Molti problemi di falli per lui nella parte iniziale della stagione, pecca alla quale sta però pian piano ponendo rimedio. Coraggio e bravura nell’andare dentro, dovrà comunque migliorare in maniera significativa nella selezione dei tiri (31.3% dal campo) e ritrovare la mano nel tiro dalla lunga distanza (22.7% da tre).

Scott Ulaneo e Mattia Da Campo Seattle RedHawks (Western Athletic, 5-5) Ulaneo: 10 GP, 16.8 MPG, 4.2 PPG, 4.1 RPG, 0.9 APG Da Campo: 4 GP, 9.8 MPG, 1.0 PPG, 2.3 RPG, 1.3 APG Stagione iniziata con sconfitte al cospetto di squadre – in una misura o nell’altra – di calibro superiore (Colorado, Notre Dame e UCF) e con l’amaro in bocca per aver perso due volte con una tosta Eastern Washington sempre dopo due overtime. Tre delle cinque vittorie sono arrivate con squadre di Division II, III e della NAIA: l’impressione è che i Redhawks abbiano ancora da mostrare il loro volto migliore. Nelle rotazioni mai identiche di coach Cameron Dollar, Scott Ulaneo figura fra i sette giocatori del team a essere sempre sceso in campo. Molto apprezzabile il suo contributo offensivo sotto canestro e nella lotta a rimbalzo. Buone anche certe sue partenze dal perimetro: l’idea di Dollar è di sfruttarlo come lungo che possa aprire il campo ma fin qui Scott non ha colto grandi frutti nel tiro da tre (18.2%). Da migliorare anche la mira ai liberi (46.2%) mentre già ora, a dispetto del ruolo, dà una


buona mano nel far girare la palla. Poco spazio, invece, per il pur duttile Da Campo, piuttosto chiuso quest’anno dal considerevole numero di esterni presenti in squadra.

Roberto Vercellino Northern Colorado Bears (Big Sky, 3-6) 9 GP, 13.2 MPG, 2.4 PPG, 2.8 RPG Squadra che offensivamente poggia tutte le sue fortune Jordan Davis (21.4 punti a partita), playmaker funambolico quanto “tosto” con poco tiro da tre, ma tremendamente efficace nell’uno-contro-uno e nel servire i compagni (5.9 assist). Anche qui, un po’ come nel caso di Seattle, le vittorie sono arrivate perlopiù con squadre che non appartengono alla Division I (due su tre), anche se fra le sconfitte patite troviamo squadre come Butler, Arizona e Oklahoma. Iniziata la stagione nello starting five destando ottime impressioni, Roberto Vercellino non è riuscito a mantenere il posto nelle lunghe rotazioni di coach Jeff Linder (ben 10 giocatori) e nelle ultime tre occasioni ha chiuso la gara ben al di sotto della doppia cifra in quanto a minutaggio. L’augurio è che possa ritrovare lo smalto delle primissime uscite e riguadagnare qualche spazio in più.


Rushandslam nasce come blog di un appassionato di sport americani per tutti coloro che condividono la stessa passione. Nato nel 2013 con quattro sezioni di base (NBA-NCAABB-NFL-NCAAFB) presto riesce a trovare un discreto numero di lettori, fatto che porta all'inizio del 2014 alla creazione di una pagina Facebook dedicata

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Sempre nel 2014 nascono anche diverse collaborazioni con siti importanti e la partecipazione ad eventi LIVE quali il College Basketball Tour a Vicenza ed il 2K Classic a New York oltre all'annuale report da Londra per le NFL International Series. Il blog non si colloca nel panorama dei siti web di basket e football americano come una pagina di aggiornamenti giornalieri, ma come una punto di ritrovo per opinioni sugli argomenti che nascono dalle Leghe americane.


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