Ncaa time aprile 2018

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La stagione del college basket si è conclusa con le vittorie di Villanova tra gli uomini e Notre Dame tra le donne. Se in campo femminile il successo è arrivato con un buzzer-beater, per Villanova il Torneo è stato una passerella che ha evidenziato la solidità di una squadra che ha dominato la stagione.



Photo Gallery

04-05

Editoriale

06-07

La MADNESS femminile di Isabella Agostinelli

08-11

Road to the F4 di Glauco Barbero

12-15

Il Championship di San Antonio

16-17

Hanno collaborato: Glauco Barbero di Rushandslam.blogspot.it Isabella Agostinelli

Tutte le immagini inserite in questo numero appartengono ai rispettivi proprietari




Redazione NCAA Time Magazine

Si è conclusa una stagione che è stata appassionante, con tanti freshmen che già si stanno dichiarando per il draft, un tabellone che ha ricevuto molte critiche con lo spettro delle indagini della FBI ed un Torneo che ha visto alcuni risultati storici come la caduta della prima numero #1 assoluta, Virginia, Dopo tre settimane di Torneo la vittoria è andata alla squadra che ha dominato ogni partita della Madness, ma non per questo si deve dimenticare il percorso delle altre tre squadre approdate a San Antonio per le Final Four. Loyola-Chicago si era presentata a questa post-season come una possibile Cenerentola e la caduta di tutte le squadre più accreditate del suo Regional l’ha portata a tornare alle semifinali. Ogni partita dei Ramblers è stata una battaglia con tanti protagonisti per Loyola che hanno trovato il canestro allo scadere che ha significato il passaggio del turno. Alle Final Four, però, sono arrivate squadre con più talento ed in forma migliore dei Ramblers. La semifinale di Loyola è stata contro Michigan. I Wolverines non erano nel ranking ad inizio stagione, ma l’annata è stata un crescendo delle prestazioni dei ragazzi di coach Beilein, guidati da Wagner che è stato uno dei grandi protagonisti assoluti di questa stagione. Michigan ha vinto per la seconda volta consecutiva il torneo della BIG10 ed a parte la gara contro Houston sono arrivati fino al Championship senza altri particolari problemi, purtroppo per loro al Championship si sono trovati contro Villanova. I Wildcats sono stati per lungo tempo la numero #1 del ranking e non hanno vinto la regular season della Big East solamente perché nella stessa conference c’è stata una grandissima Xavier.


Una volta arrivata al Torneo con un seed #1, Villanvoa ha vinto tutte le partite con oltre 10 punti di scarto ed ha messo in evidenzia tutti i suoi giocatori. In Finale, poi, ha trovato una prestazione oltre ogni aspettativa da uno dei suoi panchinari: DiVincenzo. 31 punti per portare Coach Wright al secondo Titolo in tre anni che lo fanno entrare nella storia. In semifinale Villanova ha superato Kansas, arrivata da un regional molto impegnativo che alle Elite8 ha visto la sfida tra i Jayhawks e Duke. Tante sfide importanti per la squadra che aveva iniziato la stagione dall’Italia per il College Basketball Tour. NCAA Time Magazine come sempre ha un occhio per il Torneo femminile ed ecco che in questo numero parleremo anche della vittoria di Notre Dame su Mississippi State grazie ad un buzzerbeater, segno dell’equilibrio della partita conclusiva. Il Magazine tornerà con il numero speciale sul College Basketball Tour, ma per ora vi saluta e come sempre invita tutti quelli che amano il College Basket e che vogliono scrivere su di esso a contattarci per poter entrare nella nostra redazione. Scrivici e consigliaci ad un amico, il Magazine vi aspetta. Troverai tutte le info a fine della rivista. Ne frattempo seguici sulla pagina FB: https://www.facebook.com/ncaatimemagazine Buona offseason a tutti e ci si vedrà in giro per l’iItalia durante il Tour italiano di alcuni tra i migliori college.


Di Isabella Agostinelli

Dopo 14 giorni di gare, il Gran Ballo di marzo ha incoronato Notre Dame come nuova regina e messo in luce una delle sue damigelle: Arike Ogunbowale l’autrice dei due buzzer beater che hanno permesso alle Fighting Irish di superare rispettivamente UConn in semifinale (91-89) e Mississippi State in finale (61-58). Quella di Notre Dame è stata davvero una bellissima favola: ad inizio stagione pochi avrebbero scommesso che il 1 aprile sarebbero state le Fighting Irish a sollevare il trofeo più ambito. Soprattutto alla luce dei tanti, troppi infortuni che ne hanno martoriato il roster: la star della squadra, Brianna Turner, è fuori dallo scorso anno; la senior guard Mychal Thompson si è infortunata ad inizio stagione; poi è stata la volta della matricola Mikala Vaughn e infine di Lilli Thompson dopo appena 14 partite. Qualcuno ha pure scherzato sul fatto che Notre Dame ha avuto più infortuni (4) che sconfitte (3) in questa stagione! Ma probabilmente sono state proprio queste assenze a rendere più compatta la squadra - vista anche la quasi assenza di rotazioni. Merito anche di coach McGraw che ha saputo trovare il giusto assetto delle sue ragazze e traghettare il programma al suo secondo titolo. Il primo risale al 2001 e sulla panchina di allora c’era sempre lei. Sono dovuti passare 18 anni e 4 titoli persi (nel 2011 contro Texas A&M, nel 2012 contro l’imbattile Baylor di Brittney Griner e per ben due volte contro UConn nel 2014 e 2015) per riuscire a risalire sul gradino più alto della NCAA. Il caso ha voluto che anche nel 2001 la finale si giocasse il giorno di Pasqua. La strada verso il Titolo 2018 è stata più emozionante che mai. Nonostante la sconfitta contro Louisville nella finale della ACC (74-72), Notre Dame si è presentata al Selection Monday con il numero uno del seeding. Per arrivare alle Final Four (quella di quest’anno era l’ottava partecipazione) le Fighting Irish hanno superato prima Texas A&M nelle Sweet 16 per 90 a 84 e poi Oregon in una gara dove le ragazze di coach McGraw hanno ribaltato il trend dell’incontro (40 a 46 all’in-


tervallo lungo in favore delle Ducks) con un parziale di 21 a 9 nel terzo quarto. A Oregon non sono bastati i 26 punti di Ionescu che ha letteralmente dominato la prima metà di gara. A fare da contorno alla scalata delle Fighting Irish ci sono stati tanti upset clamorosi: al primo turno, la prima a cadere è stata Missouri che, nonostante il numero 5 del seeding, si è dovuta arrendere a Florida Gulf, numero 12, per 70 a 80; poi, nel secondo round, è stata la volta di Tennessee: le Ladywolves (3) non avevano mai perso in casa durante la stagione vantando un record di 57 vittorie consecutive tra le mura domestiche; fino a quando non hanno incontrato sulla loro strada le Beavers di coach Scott Rueck che si sono imposte per 66 a 59. Grande entusiasmo anche per la Mid American Conference che ha piazzato ben due squadre, Buffalo e Central Michigan nelle Sweet 16. Così, per la terza volta assoluta nella storia del Torneo, due squadre con classifica #11 si sono spinte fino agli ottavi (la prima a farlo era stata Harvard, che con il numero 16 del seeding aveva superato la numero 1, Stanford nel 1998). Ma torniamo alle Final 4. Il match di semifinale contro UConn era sicuramente quello più atteso a Columbus, in Ohio. Non solo perché rinnovava una storica rivalità (prima che nel 2013 UConn andasse all’ American Athletic e Notre Dame all’Atlantic Coast, entrambe le franchigie militavano nella Big East e durante la stagione si scontravano anche quattro volte), ma soprattutto perché a dicembre, Notre Dame era stata l’unica squadra che aveva davvero impensierito le Huskies obbligandole ad un recupero di 12 punti. Tanta era quindi l’attesa che circondava questo match. Certo, i pronostici erano tutti a favore del team di Auriemma: in fondo, avevano appena superato South Carolina, detentrice del titolo, in Elite 8 (94 a 65), dominando in lungo e in largo con Gabby Williams a quota 23 punti e Dangerfield perfetta dall’arco con 5/5. E poi, appena una settimana prima, c’era stata la vittoria dei record contro Saint Francis al primo turno per 140 a 52. Senza contare il fatto che il roster di UConn annoverava tre atlete All American team (Lou Samuelson, Keira Nurse e Gabby Williams). E invece Notre Dame ha messo fine ai sogni di “redenzione” (per usare le parole di Williams) delle Huskies fermandole per la seconda volta consecutiva alle semifinali. Come lo scorso anno contro Mississippi State, la disfatta della corazzata di Auriemma si è consumata in una manciata di secondi con un buzzer beater, quello di Ogunbowale. Memori della sconfitta rimediata a dicembre, quando la rimonta di UConn si era concretizzata tutta nell’ultimo quarto, le Irish hanno avuto il merito di rimanere sempre attaccate alle avversarie non permettendo alle Huskies di impostare il loro gioco e prendere il largo dopo la rimonta. Notre Dame è partita subito forte portandosi sul 24 a 14 nel primo quarto e trascinata dagli 11 punti di Young (per lei alla fine saranno 32). La reazione delle Huskies non ha tardato ad arrivare e con un parziale di 27 a 10 si è portata


avanti andando all’intervallo lungo sul punteggio di 41 a 34. Al ritorno in campo, le Irish hanno colmato il gap tassello dopo tassello arrivando all’ultimo quarto con solo 3 lunghezze da recuperare. Dangerfield ha messo la tripla che ha ridato un po’ di fiato a UConn ma Young ha ribattuto con un parziale di 5 a 0 che ha portato avanti le Irish per 69 a 67. La tripla di Collier e la palla rubata da Nurse hanno permesso a UConn di chiudere sul 79 pari nonostante i 18 punti in combined di Young e Ogunbowale. L’Over Time è stato una gara punto a punto. Le Irish hanno provato subito l’allungo con un parziale di 9 a 2, ma le Huskies sono riuscite a scacciare i fantasmi del passato e hanno trovato in Dangerfield una vera e propria leonessa che ha riportato la partita in perfetta parità (89 a 89). Con un secondo sul cronometro, la palla è arrivata nelle mani di Ogunbowale che nonostante la pressione ha trovato il giusto tiro e ha chiuso la disputa sul 91 a 89. La prima e unica sconfitta del 2018 per UConn è arrivata così proprio nel momento più importante della stagione e molti hanno puntato il dito sul fatto che la American Athletic è forse una conference troppo “blanda” per permettere alle Huskies di prepararsi adeguatamente alla fase calda del Torneo.

Ma, come ha fatto notare anche Kobe Bryant in un ormai famosissimo tweet a Ogunbowale, “la missione sarà completa solo domenica, vincendo il titolo”. Mai parole potrebbero essere state più profetiche. Avversaria nella finale, Mississippi State, alla seconda finale consecutiva dopo quella dello scorso anno contro South Carolina. Ma mentre la scorsa stagione le Bulldogs erano arrivate al grande appuntamento un po’ scariche dopo la storica vittoria contro UConn, questa volta ci arrivavano con i


pronostici dalla loro parte e una convincente vittoria su Louisville per 73 a 63 dopo un OT dominato sin dalle prime battute: anche se molto dipendenti da Victoria Vivians (19.7 punti di media a partita) e Teaira McCowan (13.5 rimbalzi a partita), le Bulldogs sono una delle migliori squadre sia in attacco (47.1 e 39.3 dall’arco) che in difesa. Ed è proprio nelle maglie della difesa che le Irish rimangono ingabbiate dopo un avvio a tutto gas: tentare un’incursione nel perimetro o semplicemente portare la palla era divento una vera e propria impresa per le ragazze di coach McGraw, tanto che nel secondo quarto Notre Dame era riuscita a realizzare solo 3 punti per mano di Shepard (graziata dalla NCAA in quanto le hanno permesso di giocare nonostante fosse un transfer da Nebraska). A risentirne di più è stata proprio Ogunbowale il cui ruolino di marcia aggiornato al terzo quarto recitava un terribile record di 9 errori su 10 tentativi. Sprofondate a -15 si pensava che i giochi fossero ormai fatti per Notre Dame. Ma le Irish in 10 minuti hanno compiuto il recupero più alto della storia della NCAA impattando a quota 41 grazie ad un parziale di 16 a 1. Merito anche del discorso all’half-time di coach McGraw: “Stiamo calme. Il nostro compito è quello di fare il nostro lavoro e permettere alle altre di svolgere il loro. Dobbiamo rimanere aperte e ognuno deve rispettare la propria posizione”. E le sue ragazze hanno seguito alla lettera le sue parole, creandosi più spazi per le transizioni. A mantenere vive le speranze delle Bulldogs ci ha pensato McCowan non solo per numero di canestri ma soprattutto grazie ad una presenza importante sotto canestro. Sul - 5, Notre Dame non si è lascia sorprendere e la tripla di Young ha permesso alle Irish di raggiungere le avversarie a quota 58 con ancora un minuto sul cronometro. Viste le percentuali di tiro di Ogunbowale di quella sera (che a quel punto recitavano 10 errori su 15) non era certo lei la tiratrice designata dell’ultimo tiro. Ma si sa che non sempre gli schemi pensati vengono poi rispettati in campo. Così, secondo le indicazioni di coach McGraw, la palla sarebbe dovuta andare a Shepard, ma la difesa di Mississippi, orfana di McCowan fuori dopo aver commesso il 5 fallo, ha chiuso subito quella opzione. Ogunbowale è andata invece incontro alla palla e Young l’ha servita puntualmente. Su una gamba sola Arike ha fatto partire una parabola altissima che sembrava non volesse mai atterrare. Dalla panchina Thompson era già in piedi con le mani al cielo prima che la passe entrasse.

Sì, Ogunbowale ha portato a termine la missione mettendo il Secondo buzzer beater consecutivo e portando Notre Dame alla vittoria del suo secondo titolo NCAA e consacrandola regina della 37esima edizione. Non solo, con questa vittoria il programma di basket entra anche di diritto nell’élite di quelle sette squadre che hanno vinto il titolo per ben due volte. E ora non vediamo l’ora di vederle in Italia, quando arriveranno ad agosto ospiti del College Basketball Tour.


Di Glauco Barbero

La prima squadra che ha conquistato il biglietto è stata la squadra che meno era stata pronosticata ad inizio stagione: Loyola-Chicago. Il college, campione nel 1963, è arrivato dal South Regional, quello di Virginia, quello della numero #1 assoluta. Dopo il primo turno che ha visto l'uscita sia dei Cavaliers #1 che di Arizona #4, abbiamo visto un secondo round in cui sono crollate anche la numero #2 Cincinnati e la #3 Tennessee, proprio contro i Ramblers, avevamo quindi capito che da questo Regional sarebbe uscita una sorpresa, ma rimaneva da capire quale. Nelle Sweet16 del South Regional era ancora in corsa Kentucky, una squadra partita come numero 5 del primo ranking, che si era poi persa durante la stagione per poi ritrovarsi quando era più importante, durante il Torneo della SEC. I Wildcats si sono trovati, quindi, alla seconda settimana come i favoriti per le Final Four del Regional, vista la presenza di tre outsider come Kansas State, Loyola-Chicago e Nevada. La prima partita ha visto Kentucky ed i suoi freshmen contro Kansas State, squadra della Big XII che ha preso la strada di Virginia ed ha sorpreso fin dal principio gli avversari. Un 13-1 iniziale nel segno di Sneed ha segnato la partita facendo tornare Kentucky alle sue vecchie paure. Il finale ha visto ancora protagonista il sophomore che, chiudendo a 22 punti ha completato il numero di upset che questo Regional ha sfornato. La seconda partita delle Sweet16 è stata la sfida tra le mid-major, escluse quelle della AAC e Middle Tennessee, che più hanno impressionato durante l'anno: Loyola-Chicago contro Nevada. Due squadre che, sapendo di essere arrivate già oltre molti pronostici, si sono affrontate a viso aperto ed alla fine la vittoria è andata alla squadra che sembrava aver fatto la bocca alle vittorie allo scadere, Loyola-Chicago.


Nel precedente articolo avevo già parlato del fatto che i Ramblers sembravano lanciati verso San Antonio, ma la Finale del South Regional contro Kansas State è stata un monologo che ha legittimato la loro presenza tra le migliori 4. Loyola-Chicago, sulle ali dell'entusiasmo, ha saputo prendere un vantaggio consistente, ma non si è poi fatta prendere dalla frenesia chiudendo la porta ad un eventuale ritorno dei Wildcats. I Ramblers non arrivavano alle semifinali da 55 anni, ma per ripetere il successo precedente dovranno superare, prima di tutto, Michigan.

I Wolverines sono stati una delle sorprese dell'anno con un finale in crescendo che ha visto la squadra vincere il secondo Torneo della BIG10 consecutivo ed il West Regional da seed #3. Il West sembrava essere una parte del tabellone tranquilla con le favorite tutte approdate al secondo round, ma poi sono cadute sia Xavier #1 che i Campioni uscenti di North Carolina #2 e Michigan si è ritrovata come naturale favorita con l'altra squadra rivelazione della BIG10, Ohio State, eliminata, però, da Gonzaga.

Alle Sweet16 Florida State e Texas A&M sembravano arrivare da vittime sacrificali prima della Finale tra Zags e Wolverines. La March Madness, però, riserva sempre sorprese ed anche i finalisti 2017 sono stati sconfitti prima del previsto lasciando a Michigan una sfida, sulla carta, agevole per accedere alle Final Four. La Finale del West Regional non ha intimorito Michigan che arriverà a San Antonio con più di una speranza di poter diventare Campione. Lo spavento contro Houston sembra essere stato solo un sassolino per un college che da febbraio ha perso solo una partita dimostrando continuamente uno stato di forma ed una organizzazione da grande squadra. Le Final Four 2018 non hanno visto solo la sfida tra due squadre che nel ranking prestagionale erano fuori dalla top 25, Michigan e Loyola-Chicago, ma anche una partita che si preannunciava tra le più emozionanti dell'anno: Villanova-Kansas. L'East Regional ha portato a San Antonio la #1 Villanova dopo un tabellone che ha visto perdere solamente Wichita State #4 tra le squadre col seed migliore. La AAC è apparsa la vera sconfitta della prima settimana dopo aver portato ben tre squadre alla Madness.


Sconfitti gli Shockers alle Sweet16 sono arrivati i seed #1, #2, #3 e #5 in campo, ma tra queste chi è mancato è Haas. Il lungo di Purdue non poteva recuperare dall'infortunio del primo round e, contro Texas Tech, i Boilermakers hanno perso le loro speranze di giocarsi un posto tra le migliori quattro.

Non sappiamo se con Haas in campo avremmo visto Purdue a San Antonio, ma sicuramente l'East Regional ha perso un protagonista. Texas Tech ha superato Purdue e concretizzato una stagione di altissimo livello arrivando alle Elite8, trascinata da Evans, il cui calo è coinciso con quello della squadra. Per i Red Raiders comunque una stagione da ricordare. Per Villanova le seconde Final Four nelle ultime tre stagioni sono state frutto della crescita di una squadra che ha le sue basi sugli junior Brunson e Bridges che hanno già nel loro palmares il Titolo


2016. Partiti dalla numero #6 sono stati otto settimane alla #1 prima di giocarsi le loro carte nella supersfida con Xavier per la Big East. Vinto il torneo della conference hanno superato facilmente la prima settimana per poi trovarsi nella 110m ostacoli della Big XII. Prima West Virginia, poi Texas Tech ed ora... Kansas. I Jayhawks sono i favoriti per Rushandslam dopo averli visti questa estate al College Basketball Tour 2018 e dopo aver vinto la BigXII ed il Midwest Regional, forse la parte di tabellone piÚ dura. Come l'East, anche il Midwest non ha riservato particolari upset nella prima settimana se non la sola Syracuse che ha eliminato le due sorprese di inizio stagione TCU e Arizona State, ormai in crisi tra infortuni e pile scariche, prima di fare l'unico vero colpo del Regional: la vittoria su Michigan State. Persa la possibilità di una sfida tra Spartans e Blue Devils, tutti hanno vissuto le Sweet16 come una lunga attesa per Kansas-Duke. La Finale del Midwest Regionals non ha tradito le attese con una partita fatta di sorpassi e pareggi con vantaggi massimi di 7 punti, Kansas, e 4, Duke, fino al tiro di Allen che ha girato sul ferro e portato tutti ai supplementari. In overtime, dopo qualche fischio non condivisibile, la difesa di Kansas è salito di livello e Newman segnato 13 punti, tutti quelli dei Jayhawks, portando la sua squadra in semifinale. La gara, che ha chiuso la carriera collegiale di Allen e probabilmente di Bagley, Duval e Carter, risulta essere una delle migliori dell'anno e chiude un ciclo per Duke in vista dell'arrivo Barrett, Williamson, Reddish e Jones per un 2019 in cui partiranno nuovamente da favoriti prestagionali. Vediamo quindi da dove sono arrivate le quattro semifinaliste:

Missouri Valley: Loyola-Chicago BIG10: Michigan Big XII: Kansas Big East: Villanova Interessante vedere come le tre conference che lo scorso anno arrivarono in fondo, SEC-ACC-WCC, si siano fermate alle Sweet16 ed Elite8.


Di redazione NCAA Time Magazine

Doveva essere la gara tra due delle squadre più in forma del momento e così è stata... nel primo tempo. La partenza di Michigan ha evidenziato che se c'era un punto debole in Villanova quello era nella difesa sui lunghi e così, come Kansas si era affidata ad Azubuike, il Championship si è aperto nel segno di Wagner. Dopo i primi 4 minuti il risultato recitava 9-4 per i Wolverines con 7 punti del tedesco. Dove avevano fallito i Jayhawks era stato nel rifiutare il tiro dei piccoli per concentrarsi sul piano-partita, Michigan non ha ripetuto l'errore e così anche i piccoli, nel segno di Abdur-Rahkman, hanno iniziato a macinare e per i Wildcats sono stati minuti di fatica. Coach Wright ha, quindi, provato anche una zona pressing a tutto campo, ma ad aprire la strada alla rimonta di Villanova è stato il solito blackout offensivo che ogni partita ha colpito Michigan. Un 2-9 dopo metà del primo tempo ha portato a 6.04 dall'intervallo al 23-21 per i Wildcats. Il tiro da 3 del sorpasso dal 20-21 ha avuto una firma importante per questa partita, quella di Donte DiVincenzo. Come Arcidiacono due anni fa, la stampa italiana è impazzita per il ragazzo dal cognome nostrano che, uscito dalla panchina dopo quasi quattro minuti ed ha viag-


giato al 50% nel primo tempo. Non il 50% al tiro, che ha superato, ma a quella percentuale dei punti della sua squadra chiudendo a 18 all'intervallo quando il tabellone diceva 37-28 grazie all'ultimo parziale di 7-0 per Villanova. Il secondo tempo ha avuto proprio poco da dire dato che il contraccolpo psicologico per Michigan è stato decisivo, Wagner è piano piano scomparso da campo, anche perchè innervosito dagli avversari, e lo show di Donte si è chiuso con 31 punti e due stoppate da urlo. Dopo aver raggiunto i 20 punti di vantaggio per i Wildcats la gara si è formalmente chiusa, 79-62 il risultato, diventando una passerella per i tanti ragazzi che usciranno dal college tra i quali, non facendo facili previsioni sugli Jr, il senior Abdur-Rahkman. Muhammad-Ali Abdur-Rahkman lo avevamo visto dal vivo in Italia quattro anni fa e da allora è migliorato dimostrandosi efficace in questa grande stagione dei Wolverines. Dopo questo piccolo ricordo dell'esordio di Adbur-Rahkman torniamo a festeggiare il meritatissimo successo della squadra indubbiamente più forte di questa stagione: Villanova. I Wildcats sono arrivati fino alla fine, cosa non scontata anche per le favorite, grazie al grandissimo potenziale offensivo unito ad una difesa di squadra molto attenta a nascondere i propri problemi. Coach Wright entra, quindi, nell'elite degli allenatori collegiali con due Titoli in tre anni e per aver trasformato una eterna incompiuta in una squadra dominante. La stagione del college basket volge al termine con le consuete partenze che coinvolgeranno i protagonisti a San Antonio, ma anche molti altri giocatori freshmen o senior, di power conference o di mid-major, in attesa di nuovi ragazzi in arrivo dalle high school e di nuove squadre assemblate per arrivare dove sono giunti i Wildcats: a vincere le Final Four.


Rushandslam nasce come blog di un appassionato di sport americani per tutti coloro che condividono la stessa passione. Nato nel 2013 con quattro sezioni di base (NBA-NCAABB-NFL-NCAAFB) presto riesce a trovare un discreto numero di lettori, fatto che porta all'inizio del 2014 alla creazione di una pagina Facebook dedicata

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Sempre nel 2014 nascono anche diverse collaborazioni con siti importanti e la partecipazione ad eventi LIVE quali il College Basketball Tour a Vicenza ed il 2K Classic a New York oltre all'annuale report da Londra per le NFL International Series. Il blog non si colloca nel panorama dei siti web di basket e football americano come una pagina di aggiornamenti giornalieri, ma come una punto di ritrovo per opinioni sugli argomenti che nascono dalle Leghe americane.


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