Sistemi ambientali e Rete Natura 2000 della Regione Basilicata

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3.6 Monti Bas_Centrale 2015_Layout 1 11/05/15 07.21 Pagina 106

32 Impianto d’estrazione e rimboschimenti di conifere: i segni moderni dell’attività antropica

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31 Vestigia delle opere di contenimento lungo il tracciato del Binario di Sopra

stata definita come polje, termine che in sloveno letteralmente significa (non a caso) campo coltivato.

I segni recenti I segni recenti della presenza dell’uomo in queste contrade sono altrettanto numerosi. Tra questi ve ne sono alcuni che testimoniano lo sfruttamento di questi boschi, compiuto in maniera massiccia ed estensiva agli inizi del 1900. Si sa che in quel periodo ha operato in queste contrade la Società Anonima per Azioni “Bosco e Segheria Calvello” con sede prima a Napoli e poi ad Abriola (convocazioni societarie in G. U. Regno d’Italia, Inserzioni, 4 settembre 1925 e 23 luglio 1929). Nella memoria di alcuni testimoni locali vi è il ricordo, anche tramandato, di centinaia di persone imparentate e provenienti dal Vulture che, durante le pluriennali

stagioni di utilizzazione boschiva, vivevano sulla montagna di Calvello, in baracche e casupole di fortuna costruite nelle radure del bosco, dove erano anche recinti per l’allevamento di animali da cortile. Si ha il ricordo delle rare discese in paese dei boscaioli, a bordo di muli, per approvvigionarsi di derrate alimentari. Sulla cartografia IGM 1:25.000, in corrispondenza del fianco orientale della Serra di Calvello, vi è il toponimo “Il Bilico”, che indica il luogo dove avveniva l’imposto del legname e la sua pesatura. Sulle pendici del Volturino è possibile scorgere le vestigia di muretti a secco lungo la rete di antichi tracciati ferrati, del tipo Ducauville, ormai dismessi, che la gente del posto chiama Binario di Sopra e Binario di Sotto, adibite all’esbosco della legna con vagoncini trainati da animali (Fig.31). Nella faggeta ancora si leggono i segni delle

aie carbonili, dove avveniva la produzione di carbone; mentre nei Casoni, alcuni dei quali ora presenti come ruderi, altri ristrutturati, avveniva la prima lavorazione del formaggio durante la stagione estiva. Alle falde delle Coste del Volturino si incontrano “neviere”, aree dove si raccoglieva e si conservava la neve anche d’estate che, per la sua purezza, trasportata in sacchi di juta, a bordo di muli, era impiegata dal medico speziale nella sua bottega farmaceutica. E se si ha la fortuna di frequentare questi posti con appassionati custodi della memoria intangibile (molte delle storie narrate in queste pagine derivano dal vivido racconto di un testimone d’eccezione, Gianni De Luca, con cui lo scrivente ha avuto il piacere di trascorrere una giornata sulla montagna calvellese), pare proprio di ascoltare il rumore ritmico dei “serroni” di Piano degli Alberti, dove i segantini depezzavano i tronchi, ungendo la lama con la sugna (nome locale dello strutto). Tra i segni del passato che si leggono sulle fonti scritte, vi è anche il ricco repertorio di agionimi che costellano i dintorni di Monte Caldarosa, da S. Enoc, a Rupe di S. Spirito, a Parco del Gesù, a Serra della Prima Croce, a Fontana della Gloria, a testimoniare della presenza di un monachesimo itinerante. Infine, tra i fenomeni culturali che si tramandano da generazioni, degne di nota sono le ascensioni

ai monti dove sono i santuari del culto mariano, primo fra tutti quello della Madonna di Viggiano, il più noto in regione, e poi quello altrettanto partecipato della Madonna del Saraceno.

I segni attuali Tra i segni moderni, forse meno evocativi di quelli del passato, vi sono i risultati dei rimboschimenti praticati intorno agli anni ‘70 del secolo scorso, per motivi di ordine sociale oltre che di difesa idrogeologica o per la “forestazione produttiva”. E poi vi sono i segni più recenti, quelli più critici, legati alla realizzazione di impianti da sci e da ultimo, allo sfruttamento del petrolio (Fig.32). A quest’ultimo proposito, senza scivolare sulla china di valutazioni soggettive sulle scelte di politica energetica (nazionale e regionale) o di strategie nella pianificazione d’uso e di gestione delle risorse naturali, si può senz’altro affermare che in questo campo è in corso una sfida delicata e complessa, che esige la ricerca di soluzioni ragionevoli. Vi è un problema reale da affrontare e risolvere, i cui capisaldi sono, da un verso, l’interesse economico di sfruttare il più cospicuo giacimento petrolifero del vecchio continente, dall’altro l’inderogabile necessità di tutelare e conservare quanto più possibile integra una delle maggiori riserve di naturalità e di biodiversità della Rete Europea Natura 2000.


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