49 luglio - settembre 2017

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D O SS I E R

Guido Salvetti

anche per gli studi musicali un “terzo livello”, dopo il Triennio e il Biennio superiore. Una normativa che non è stata attuata… Il confronto con l’Europa è, da questo punto di vista, impietoso, come ci informa l’Associazione Europea dei Conservatori (AEC) che sta svolgendo attivamente il suo compito di stimolare all’innovazione, pronunciando il concetto imprescindibile di “indissolubilità tra didattica e ricerca” - già presente tra i Principi fondamentali contenuti nella Carta di Lisbona e nell’incontro di Lovanio del 2009. In particolare in quest’ultima sede ci si era pronunciati collegando la questione dell’integrazione tra didattica e ricerca alla rinascita dell’Europa dopo la crisi economica e finanziaria, chiamando i singoli stati a non disincentivare le risorse per la ricerca, anzi a incrementarle. Quale rispondenza ha avuto nel nostro sistema AFAM questa indicazione? Davvero poca. Diciamo prima di tutto che l’organo ufficiale (CNAM), che avrebbe potuto avviare la realizzazione di questo processo, si è letteralmente dissolto nel febbraio del 2013. Politici e dirigenti ministeriali non hanno proceduto al suo rinnovo, in palese violazione della legge 508/1999. Per fortuna negli anni che hanno immediatamente preceduto il dissolversi del CNAM sono passati a ordinamento i Trienni accademici. I Bienni superiori sono rimasti invece in mezzo al guado, eternamente “sperimentali”. Tra i punti che in occasione del convegno abbiamo posto ai dirigenti e ai politici è l’urgenza di passare a ordinamento il Biennio superiore, in quanto secondo livello del sistema. Questa è la premessa indispensabile per avviare la costruzione del terzo livello. Ma nella realtà dei fatti esistono le premesse per attuare il terzo livello nei conservatori? Si, possiamo dire che la realtà fattuale dei conservatori italiani rivela all’osservatore

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La biblioteca del Conservatorio “G. Verdi” di Milano

una generale tendenza alla ricerca che sarebbe stata impensabile vent’anni fa. Mi riferisco a una serie di iniziative a cui molti conservatori, con maggiore o minore intensità, con maggiore o minore sostanza culturale, dedicano una quota comunque rilevante di energie e di risorse. Pubblicazioni, cicli di conferenze, convegni, attività musicali di tipo “pratico”, che stabiliscono importanti collegamenti con la ricerca musicologica e non, come le masterclass. Talvolta le differenze nella qualità sono vistose ma si tratta comunque di iniziative vòlte a introdurre momenti di riflessione teorica e/o storica nell’attività dei musicisti pratici. C’è stato poi l’avvio, da parte di alcune istituzioni, dei master di primo e secondo livello. Si, questo è un altro ambito in cui si è articolata l’attività di ricerca. I master sono regolamentati, con decreto del 9 dicembre 2010. Per quelli di secondo livello si prefigura in concreto quel terzo livello la cui istituzione porterebbe al completamento del processo di riforma immaginato

ormai quasi 20 anni fa con il documento di Lisbona del 1998. Solo alcuni (pochi) Conservatori si sono finora impegnati ad attivare questi Master. Le esperienze degli ultimissimi anni ci dicono che, per quanto sia stato difficile avviarli e gestirli, questo è un modo positivo per declinare la categoria della Ricerca: individuazione di specializzazioni collegate direttamente con il mercato del lavoro; creazione di competenze approfondite in un ambito specialistico; utilizzo di docenti qualificati, scelti senza riferimento a graduatorie. L’aspetto più critico è costituito dall’obbligo di non pesare per nulla sul bilancio dell’istituto, scaricando quindi tutti i costi (ingenti!) sugli studenti, a meno che fortunosamente non si trovi uno sponsor. I cambiamenti quindi sono già in atto? Una considerazione da fare è che le attività finora messe in campo sono il frutto meritorio di un clima generale che ha contagiato docenti e allievi, con una nuova disponibilità a lavorare oltre gli stretti obblighi “d’ufficio”. Ma c’è bisogno, in particolare,

La tavola rotonda al Convegno “Alfredo Casella e il suo tempo” , 2015, Conservatorio “Casella”, L’Aquila


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