SALA DELLE ESPLORAZIONI di Mauro Varotto e Giovanni Donadelli
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on c’è un solo uomo che non sia uno scopritore. Inizia scoprendo l’amaro, il salato, il concavo, il liscio, il ruvido, i sette colori dell’arcobaleno e le venti e più lettere dell’alfabeto; continua coi volti, le mappe, gli animali e gli astri; conclude col dubbio o con le fede e con la certezza quasi totale della propria ignoranza”: questa frase di Jorge Luis Borges ci introduce nella più piccola delle tre sale espositive ma anche quella concettualmente centrale. Essa fa da perno alle altre due perché ne rappresenta l’anello di congiunzione: l’attitudine all’esplorazione è infatti all’origine del sapere geografico. Non esiste geografia senza esplorazione, senza desiderio di scoprire, approfondire, conoscere il mondo. L’esplorazione può poi essere orientata in direzione scientifica e adottare la misura dei fenomeni come base del sapere (approccio nomotetico) oppure essere declinata in chiave umanistica verso una attenta descrizione e una arguta interpretazione di fenomeni particolari (approccio idiografico).
Parlare di esplorazione non significa dunque evocare soltanto l’epopea delle grandi spedizioni geografiche, ma cogliere le piccole scoperte insite in ogni ricerca geografica: il visitatore è invitato a ripercorrere in questa sala alcune esplorazioni della ricerca patavina del passato, a curiosare tra le esplorazioni del presente e ad immaginare quali saranno le esplorazioni del futuro. La sala è dedicata a Giuseppe Morandini (1907-1969), carismatico direttore dell’Istituto di Geografia dal 1948 al 1969, essenzialmente per due motivi: è il geografo che più di tutti a Padova si è distinto per l’attività esplorativa in senso classico, in quanto protagonista di numerose spedizioni scientifiche (da quella coloniale degli anni Trenta al seguito di Giotto Dainelli nell’Africa Orientale Italiana a quella in Terra del Fuoco al seguito di padre Alberto De Agostini nel 1955-1956, alla spedizione nel territorio del Beluchistan iraniano organizzata da Italconsult nel 1958); ma è anche la figura ispiratrice di un Istituto di Geografia in cui tenere uniti approccio fisico e umano ai fenomeni terrestri, 71