L'arte finita. Danto e le narrazioni del Novecento

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del maestro Zen, come del soggetto autocosciente o dell’arte Pop, si afferma immaginando o teorizzando (tesi) l’illegalità della sua storia (antitesi – negazione delle proposizioni precedenti) fino alla sua fine, per la prima volta raggiunta perché modificata (sintesi – negazione della prima proposizione). Con la differenza che una volta raggiunta la fine della storia, essendosi affermato quel soggetto pienamente cosciente che si costituisce da sé della sua storia, che è la sua storia e con lei dialoga, le “identificazioni” precedenti, più o meno “artistiche”, non ne rimangono annichilite ma lasciate essere in eterno, e ogni ente storico e razionale condivide lo stesso presente pacificamente. Nel mondo così istituito si può parafrasare una delle affermazioni centrali del saggio, <<Ciò che alla fine segna la differenza tra una scatola Brillo e un’opera d’arte costituita da una scatola Brillo è una certa teoria dell’arte64>>, in questo modo: <<Ciò che alla fine segna la differenza tra una scatola Brillo e un’opera d’arte costituita da una scatola Brillo è un’opera d’arte costituita da>>. Per completare il nostro commento alle parole che Danto offre per l’istituzione del mondo dell’arte dalla teoria, dobbiamo aggiungere un positivo che caratterizzi lo stato presente dell’analisi del mondo dell’arte e del suo rapporto con la storia conservando quanto raggiunto in precedenza. La negazione storica del passato, quindi delle parole circa un ente finito, non annichilisce l’ente in questione ma caratterizza al presente il soggetto che ne è cosciente. Si verificherà allora che utilizzando a proprio piacere la tradizione – la tecnica del postmodernismo non a caso è la decontestualizzazione – ciò che ne era di essa prima che fosse detta “tradizione” (ma piuttosto “avanguardia”) non ne risulta modificato, perché se ne risultasse modificato durante il processo non si potrebbe ravvisare l’autonomia del soggetto autocosciente. A questo riguardo cresce la nostra distanza da Danto, che ancora sostiene la comunicabilità delle negazioni poste in essere ogni qual volta un nuovo stile imponga l’introduzione di una nuova teoria. Se siamo alla fine della storia, come crediamo, l’arricchimento non sarà tanto perché, cosciente di una nuova “possibilità” dell’arte, l’individuo potrà aggiungere una colonna alla sua matrice stilistica; piuttosto, perché il soggetto che, al pari dell’arte, è autocosciente della convergenza tra storia e concetto in sé, comprende il significato dell’illusorietà dell’opposizione tra il positivo e il negativo della storia, della teoria. Se la teoria che spiega un soggetto autocosciente come può essere

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Ibidem, pag. 581: What in the end makes the difference between a Brillo box and a work of art consisting of a Brillo box is a certain theory of art.

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