Lorenzo

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SOGNO O REALTA’? Mi si parò davanti una selva di alberi dagli alti tronchi e dalle chiome intrecciate. Sentii un brivido percorrermi tutto. Un sentiero attraversava il bosco, serpeggiando con una armonia sorridente ed io, con i compagni e le insegnanti, lo seguivo compiaciuto. La stradina ed il terreno boscoso assomigliavano ad un tappeto, là dentro c’era silenzio come in un castello fatato, sembrava che tutto dormisse e tacesse da molti anni. Insieme ci addentrammo sempre di più; il magico silenzio veniva interrotto a tratti, dalle risatine dei miei amici e dalle voci sollecitanti delle professoresse. Io, però, ero troppo incantato da quel bosco tenebroso, così li lasciai avanzare finchè le loro voci si persero nel silenzio.


Tutto nel bosco era cosi solenne che, nel mio animo, sorgevano incredibili immaginazioni, là dentro mi pareva di essere un principe chiuso in una armatura da guerriero. Ad un tratto una macchia di rovi attirò la mia attenzione, mi avvicinai e vidi delle rosse e succose bacche, ne raccolsi una manciata e proseguì il mio cammino mettendomi in bocca quel prelibato frutto ma…puff! All’improvviso mi sentii diverso, così corsi verso un ruscello che scorreva lì vicino e mi guardai nella sua acqua cristallina: ero diventato una bianca, tenera e grassoccia lepre! Vedendomi così pensai a quale futuro sarei andato incontro, quale rischi avrei corso per sopravvivere. Provai un senso profonda tristezza, impotenza e terrore. Avrei dovuto pensare a come sarebbe stata la vita di una lepre.


Cominciai allora a saltellare lungo il sentiero che mi portava vicino ai compagni della mia classe: lentamente mi accostai a Filippo che, abbassando gli occhi, mi vide ed esclamò: “Guardate che bella lepre vicino a me “ !? Prendiamola!! Io saltellavo su e giù per far capire a Filippo che ero proprio io, il suo migliore amico, ma lui cominciò a rincorrermi. Velocissimo scappai nel fitto bosco e mi ritrovai in un intreccio di rami e spine; qui mi dovetti fermare perché la mia pelliccia era rimasta intrappolata. “Povero me come farò adesso?” “Chi è che si lamenta così forte da disturbare il mio sonno?” mi domandò una voce cavernosa. Da dietro agli alberi apparve un essere che non saprei ben definire: aveva un musetto come un gatto, lunghe orecchie da cocker, il corpo agile di una volpe, e una piccola coda che si arricciava a cavatappo.


Si muoveva lasciando una scia di luce dietro di sé. “Liberami ti prego, i rovi mi hanno imprigionato” lo supplicai. Come un fulmine mi afferrò e mi strappò da quelle erbacce pungenti. Mi fece salire sul suo dorso e, veloce come un lampo, mi portò vicino ad un laghetto e mi fece specchiare. Quello che vidi non mi piacque molto perché osservavo un bambino un po’ pigro, a volte sgarbato, non sempre sincero. “Ecco questo eri tu! E’ meglio che tu rimanga una lepre, così potremo giocare insieme!” mi disse lo strano animale. “Ma non vedrò più i miei genitori, i miei amici, la mia cameretta“ piagnucolai… “Allora ti lascio al tuo destino” mi rispose lo strano animale e sparì in un battibaleno. Io ricominciai a vagare per il bosco finchè…. un sordo abbaiare colpì le mie


lunghe orecchie: una muta di cani mi stava inseguendo… “addio era la fine”! Inciampai in un vecchio tronco e caddi … Quando mi risvegliai vidi il mio amico accanto a me che mi scrollava chiamandomi. Mi guardai intorno e capii che avevo sognato… o no.


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