Momenti di Gusto #3

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Cultura • Spettacoli

Giovanna Cosenza

SpotPolitik Laterza, 2012

Cos’hanno in comune politica e spot pubblicitari? L’uso spropositato degli slogan come richiamo per i clienti-elettori, e una campagna di comunicazione che, seppure abbia scopi ben diversi, si trova in questi ultimi anni sempre più sovrapposta. La politica comunica come la pubblicità, e non viceversa, ma la politica dovrebbe adottare strategie tutte sue, non rubare le idee al mondo del commercio, che peraltro funziona grazie a espedienti molto più semplici e lineari di quelli di una campagna elettorale. Giovanna Cosenza, docente di filosofia e teoria dei linguaggi all’Università di Bologna, prende in esame alcuni dei molteplici casi in cui la politica italiana degli ultimi decenni, e in particolare del periodo 20072010 si è lasciata trasportare nel vortice della cattiva comunicazione, fallendo nei propri obiettivi. Un saggio più che godibile nei suoi toni tutt’altro che accademici, che affronta con spirito critico e con un pizzico di ironia l’annosa questione del malfunzionamento della comunicazione politica in Italia. Ce n’è per tutti i gusti: l’analisi della Cosenza mette in luce episodi, scelte, atti e informazioni tutt’altro che ben congeniate e passate da qualsiasi partito nell’ambito delle ultime campagne elettorali. Speciale attenzione è dedicata anche ai cosiddetti problemi di genere, con un capitolo che si concentra sulla comunicazione al femminile: se già il mercato sfrutta il corpo della donna, accade purtroppo

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spesso che anche in politica la questione delle quote rosa finisca per passare attraverso filtri scorretti e offensivi. “Perché la casta non sa comunicare” è il sottotitolo di SpotPolitik, una quanto mai attuale e utile riflessione sugli errori perpetuati da chi ci governa, trappole in cui cascano gli stessi politici, perseverando in cattive strategie comunicative, ma ancora di più gli elettori, che esterrefatti si trovano a domandarsi “come sia stato possibile accettare (e votare) quella roba”.

Alessandro Zannoni

“Le cose di cui sono capace” Perdisa Pop, 2011 Alessandro Zannoni è un antiquario spezzino che si è ritagliato un ruolo di primo piano nel panorama della narrativa italiana di genere, pubblicando prima con l’altisonante pseudonimo Michelangelo Merisi per alcune piccole case editrici del levante e poi uscendo allo scoperto col suo vero nome con il più blasonato editore bolognese Perdisa Pop. Proprio Perdisa, nella collana Corsari curata da Antonio Paolacci, ha dato alle stampe questo curioso e vivace romanzo che fa il verso all’icona del noir americano Jim Thompson e, allo stesso tempo, gli rende omaggio, sia stilisticamente che per temi e ambientazione. La storia è infatti ambientata in una polverosa cittadina del Texas, BakereedgeePass, fondata dal padre del protagonista ai tempi del boom del petrolio e che ora ristagna in una inquieta apatia, senza alcuna prospettiva per il futuro. Lui, Nick Corey, che in realtà si chiama Nicola Coretti ed è (quasi) italiano, è lo sceriffo

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