Missioni omi 10 2015

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Prezzo di copertina € 2,40 - agosto-settmbre 2015 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012

Attualità

Dossier

Fatti

200 anni

Dalla parte dei poveri 18 ottobre: Giornata missionaria mondiale

Laos, A 40 anni dai tragici eventi dell’agosto 1975

Conto alla rovescia per la GMG 2016 in Polonia

Bicentenario dei Missionari OMI nel mondo e in Italia

MISSIONI

RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

OMI

n. 10 OTTOBRE 2015

ESPULSIONE DAL LAOS Dopo 40 anni. i ricordi di mons. Staccioli


SOMMARIO MISSIONI OMI Rivista mensile di attualità fondata nel 1921 Anno 22 n.10 ottobre 2015

attualità Dalla parte dei poveri

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MissioItalia

La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 EDITORE

Insegnare la missione

Provincia d’Italia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata Via Tuscolana, 1721 00133 Roma

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di Angelica Ciccone

news

REDAZIONE

Via dei Prefetti, 34 00186 Roma tel. 06 6880 3436 fax 06 6880 5031 pax1902@gmail.com

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Notizie in diretta dal mondo oblato a cura di Elio Filardo OMI

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Mgc news

DIRETTORE RESPONSABILE

Pasquale Castrilli REDAZIONE

fatti

Salvo D’Orto, Elio Filardo, Gianluca Rizzaro, Adriano Titone

I giovani e la misericordia

COLLABORATORI

Claudio Carleo, Giovanni Chimirri, Fabio Ciardi, Gennaro Cicchese, Angelica Ciccone, Luigi Mariano Guzzo, Thomas Harris, Luisa Miletta, Sergio Natoli, Michele Palumbo

di Angelica Ciccone

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Uno sguardo ampio sulla chiesa

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Lettere al direttore

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di Dino Tessari OMI

PROGETTO GRAFICO E REALIZZAZIONE

missioni

Elisabetta Delfini STAMPA

Tipolitografia Abilgraph - Roma

Lettere dai missionari

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FOTOGRAFIE

Qui Uruguay, Qui Thailandia

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Si ringrazia Olycom www.olycom.it UFFICIO ABBONAMENTI

Via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) tel 06 9408777 - Valentina Valenzi valentina.valenzi@omi.it Italia (annuale) Estero (via aerea) Di amicizia Sostenitore

dossier

DOSSIER

19 euro 40 euro 38 euro 70 euro

Da versare su cc p n. 777003 Home Banking: IBAN IT49D0760103200000000777003 intestato a: Missioni OMI Rivista dei Missionari OMI via Tuscolana, 73 00044 Frascati (Roma) Finito di stampare settembre 2015 Reg. trib. Roma n° 564/93 Associata USPI e FESMI www.missioniomi.it www.facebook.com/missioniomi

laos ASIA

Il Vangelo che dava fastidio A quarant’anni dall’espulsione dei Missionari OMI dal Laos. Per non dimenticare…

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di mons. Alessandro Staccioli OMI

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l 31 agosto sono passati 40 anni da quando, accompagnato dai soldati Pathet Lao armati, assieme a tutti gli altri missionari del Vicariato apostolico di Luang Prabang, salii per l’ultima volta sul DC3 della compagnia di aviazione laotiana, obbligato a lasciare il paese per sempre. Era una tempesta d’inaudita violenza quella che si era abbattuta sulla nostra missione,

Dei paesi dell’estremo oriente asiatico, il Laos è forse il meno conosciuto in Italia. Confina a sud con la Thailandia e la Cambogia, ad est con il Vietnam a nord con la Cina ed a nord ovest con la Birmania. Conta circa 6 milioni di abitanti. Solo dopo il 1990, il paese si è ufficialmente aperto al turismo e non avendo un accesso al mare, il flusso dei visitatori è ancora abbastanza limitato. La capitale è Vientiane, circa 700mila abitanti, adagiata sulla riva del fiume Mekong. COME ARRIVARE I collegamenti aerei non sono molti e il costo dei biglietti è abbastanza alto. Gli aeroporti principali sono a Vientiane e Luang Prabang. La compagnia di bandiera nazionale Lao Airlines effettua voli anche da Chiang Mai, da Singapore, dal Vietnam, dalla Cina e dalla Cambogia. Il modo più facile è comunque arrivare via Bangkok. Molti turisti optano per la soluzione aereo + autobus partendo da Bangkok verso il punto di confine di Nong Khai dove si può attraversare il friendship bridge ovvero il ponte dell’amicizia thai-lao, costruito grazie al contributo economico dell’Australia ed inaugurato nel 1994. Per entrare in Laos è richiesto obbligatoriamente il visto. In Italia non esiste una rappresentanza diplomatica laotiana, ma è possibile ottenere il visto direttamente alla frontiera.

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una foto per pensare

foto di Giovanni Chimirri, gio.chimirri@gmail.com testo di Luisa Miletta, luli89@libero.it

UNA FOTO PER PENSARE

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Il giorno che scoprii che il mio corpo, se colpito dalla luce, anche minima, proiettava sul suolo una figura scura che mi somigliava e che le persone grandi chiamavano ombra, rimasi stranita. Non sopportavo l’idea che qualcosa mi seguisse ovunque. A volte correvo per potermene liberare, ma quella stava lì, attaccata ai miei piedi e anche se saltavo stava lì, pronta a riprendermi. Crescendo ho imparato che le ombre definiscono ciò che sei, rappresentano la tua storia, la tua firma sulla terra, il tuo peso nel mondo; ma soprattutto che la tua ombra può unirsi a quella degli altri, diventare una. Ed è lì che la tua storia non è più in bianco e nero ma a colori.

Ombre e colori 28 MISSIONI OMI · 10_15

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MISSIONI

editoriale di Pasquale Castrilli OMI pax1902@gmail.com

OMI

Un annuncio di misericordia L

Prezzo di copertina € 2,40 - agosto-settmbre 2015 - Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, C/RM/68/2012

e parole sono tremolanti, l’andatura piuttosto insicura, il piglio è però deciso e sereno. Mons. Silvio Padoin, vescovo emerito di Pozzuoli è al microfono. Nella bella chiesa parrocchiale di Bagnoli sta dando l’avvio ad una missione popolare animata dai Missionari Oblati di Maria Immacolata a 60 anni di distanza dalla storica missione del 1955. Il vescovo con saggezza ed esperienza (quel giorno compiva 85 anni!) definisce la missio-

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200 anni

Dalla parte dei poveri 18 ottobre: Giornata missionaria mondiale

Laos, A 40 anni dai tragici eventi dell’agosto 1975

Conto alla rovescia per la GMG 2016 in Polonia

Bicentenario dei Missionari OMI nel mondo e in Italia

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n. 10 OTTOBRE 2015

ESPULSIONE DAL LAOS Dopo 40 anni. i ricordi di mons. Staccioli

ne un “tempo di grazia”, “giornate di cui approfittare”, e invita alla misericordia all’interno dei nuclei familiari anzitutto, negli ambienti di lavoro e della vita ordinaria. In effetti la missione potrebbe anche essere declinata così: un annuncio della misericordia del Padre per ogni suo figlio. Il mese di ottobre ci porta anche quest’anno a riflettere sui temi della missione e a sentirci, come figli, destinatari dell’amore misericordioso di Dio-Padre. Questo punto sembra essere molto centrale nel magistero di papa Francesco che lo espresse con chiarezza già dalle prime settimane del suo pontificato. Sappiamo che fra due mesi inizia un Giubileo che avrà proprio nel tema della misericordia il suo fulcro. Un annuncio di amore e misericordia di cui i Missionari OMI si fanno da due secoli portatori per la gente che incontrano. Dalle prime missioni popolari in Provenza alle innumerevoli circostanze e contesti in ogni angolo del Pianeta. Misericordia da usare anche verso chi sembra osteggiare l’operato missionario, l’annuncio del Vangelo, la costruzione della chiesa.

A fine agosto abbiamo ricordato un anniversario doloroso, una ferita ancora aperta 40 anni dopo: l’espulsione degli OMI dal Laos. In quei giorni del 1975 gli Oblati, insieme ad altri, dovettero lasciare perentoriamente quella nazione così amata, per la quale avevano speso le migliori energie, lasciando sul campo la generosità di giovani vite. Di questa nazione dell’estremo oriente non si sa quasi nulla in Italia. Lo scorso anno una trasmissione televisiva portò le sue telecamere in questo paese (e in altri di quella zona del mondo) e agli italiani sembrò quasi una scoperta: una civiltà antica, il buddismo, la natura lussureggiante… In quella terra numerosi Missionari Oblati di Maria Immacolata, e tra essi parecchi italiani, hanno vissuto gli anni della giovinezza sacerdotale, alcuni hanno lasciato lì il proprio corpo martire, per amore di Dio e dei poveri. Nella nostra Italia, stanca e spesso ripiegata su sé stessa, è una storia da conoscere e da far conoscere. Da affidare alle giovani generazioni con fierezza e umiltà. n

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lettere al direttore

MISSIONI

OMI

Visite estive a Aix en Provence Da Palermo a Aix Dal 10 al 17 agosto si svolto presso la casa di S. Eugenio a Aix en Provence un ritiro di 6 laici di Palermo e Misilmeri (Pa) che da anni frequentano i Missionari Oblati di Maria Immacolata di Palermo, accompagnati da Ileana Chinnici COMI e

da p. Maurizio Vella OMI. Il ritiro si è svolto in un clima di condivisione e fraternità con la comunità oblata di Aix. Nel corso dei vari incontri sono stati illustrate le fasi più importanti della vita di S. Eugenio, dal suo esilio in Italia alla nascita della vocazione sacerdotale,

dal sorgere della prima comunità oblata alle prime missioni in Provenza, dalla nomina episcopale alle missioni iniziate in altri continenti. Sono stati delineati i diversi aspetti che hanno contraddistinto l’opera missionaria di S. Eugenio. Interessanti le

visite nei luoghi di Aix (la casa dove è nato il fondatore, la casa dei Joannis, la cattedrale, l’esterno della chiesa della Maddalena). Una giornata è stata dedicata ad un tour a Marsiglia visitando la chiesa dove iniziarono a stabilirsi gli Oblati, il porto vecchio e il Santuario della Madonna

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della Guardia edificato dal vescovo De Mazenod che sovrasta la città. Sono stati illustrati molti episodi del fruttuoso episcopato di S. Eugenio, nel corso del quale è stata promossa la costruzione di circa 40 chiese e di diverse opere pubbliche di carattere sociale (la stazione dei treni e una grande cisterna di acqua per la città). A fine giornata è stata celebrata una messa sulla tomba di S. Eugenio collocata nella cattedrale della città. Ha destato molto interesse la visita della cittadina della Provenza Fuveau, luogo di nascita di p. Suzanne, uno dei primi missionari e luogo ove si è svolta una delle più feconde missioni popolari promosse da S. Eugenio. I partecipanti hanno terminato il ritiro, grati di avere ricevuto una forte crescita spirituale, dando appuntamento alla comunità oblata di Aix a Palermo, per far conoscere i numerosi luoghi dove il fondatore ha trascorso parte del suo esilio italiano dal 1799 al 1802. Vincenzo David Palermo


PilgrimAix Giovani europei I giorni trascorsi a Aix sono stati un miscuglio di diverse emozioni. Ho avuto modo di allargare il cuore alle altre realtà oblate e di entrare con più profondità nell’esperienza di vita di sant’Eugenio riscoprendolo come mio “padre spirituale” in cielo. Ciò che Dio ha voluto dirmi è stato sforzarmi di diventare santa e mi ha indicato questa meta in comunione con i miei fratelli. Sono tornata consapevole che non sono stata io a scegliere “Aix”. ma è stata “Aix”, in qualche maniera, a scegliere me. Sento che è bello forgiarsi in una comunità. Antonella Francavilla Cosenza Nonostante fossi venuta a Aix già due anni fa (anche se di passaggio), questa è come se fosse stata per me la prima volta. Ho riscoperto sant’Eugenio come una persona non lontana da me, ma molto vicina. Ripercorrendo le fasi della sua vita mi sono ritrovata in molte cose: le sue crisi e il suo non sapere che cosa fare sono anche miei; dolce e severo allo stesso tempo così come lo sono

Missioni OMI digitale!

io; le sue lacrime davanti alla croce sono anche le mie. Per me è stato davvero emozionante entrare in quella stanza dove è iniziato tutto, camminare fra quelle belle vie ormai cambiate rispetto a tantissimi anni fa, partecipare alla messa celebrata sulla tomba di sant’Eugenio, un luogo in cui tutto non è finito, ma da cui tutto è iniziato ed ha continuato ad andare avanti. Un grazie speciale va ai miei compagni di viaggio, con cui è stato bello condividere quest’esperienza. Infine, non posso che ringraziare Dio per il dono della vita e per tutte le grazie e le cose belle che mi dà. Cecilia Cucinotta Messina

La città natale di sant’Eugenio de Mazenod e della congregazione di Missionari OMI continua ad essere meta di pellegrinaggio. Dopo i recenti lavori di ristrutturazione la casa oblata di Aix risulta ancora più accogliente e a disposizione di quanti vogliono conoscere o approfondire gli inizi della congregazione oblate. Avvicinandosi l’anniversario dei 200 anni della fondazione dei Missionari OMI quei luoghi sembrano significativi e vivi ancora oggi. Custodiscono una memoria, sono testimonianza di un carisma e di una santità di vita. Lo testimoniano i ‘pellegrinaggi’ di questa estate 2015 di cui diamo conto qui e nelle pagine di MGC News.

Da questo mese Missioni OMI è a disposizione anche in formato digitale. Si può leggere la rivista sul nostro sito www.missioniomi.it oppure scaricando l’app MissioniOMI sul proprio tablet o smartphone da GooglePlay e AppStore. In questi ultimi mesi del 2015 stiamo testando il sistema in modo da poter offrire un buon prodotto ai nostri amici, perciò potrete leggere la nostra rivista digitale gratuitamente fino a dicembre. A partire dal numero di gennaiofebbraio 2016 sarà possibile accedere alla versione digitale sottoscrivendo un abbonamento al costo di 13 euro.

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cartolina missionaria

La foresta L Una visita alla parrocchia St. Justin a Kinshasa, Congo

di Fabio Ciardi OMI ciardif@gmail.com

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asciamo la via principale. Il fuoristrada si arrampica lungo la pista sassosa che sale infossata tra crete rosse e folta vegetazione. Lungo il sentiero, usato come pubblica discarica, casupole, banchetti per il microscopico commercio alimentare, file di panni a stendere, ragazzini che si rincorrono scalzi e gioiosi. La miseria esplode ad ogni angolo, immersa in una natura che quasi l’avvolge, materna. Dalla pista si diramano sentieri che conducono a tante altre casupole, baracche, costruzioni ingegnose, e vi sono altre donne che si pettinano tra loro i capelli in treccine dalle architetture fantasiose, e altri bambini che giocano con un fuscello, e altri uomini seduti sotto un albero. Sulla sommità della collina la chiesa. Da lassù lo sguardo spazia lontano, tra il verde di manghi, banani, palme che nascondono e riparano dal sole centinaia di minuscole capanne e casette. “Siamo ancora a Kinshasa?”, domando. Sì, siamo ancora a Kinshasa, la capitale dai mille volti del Congo: moderne costruzioni al centro e baracche nelle infinite periferie, dove vivono e sopravvivono più di 10 milioni di persone, attirate dal miraggio del benessere dai villaggi più sperduti dell’interno. P. Jean Bedel mi attende e con un sorriso smagliante mi introduce nella sua microscopica casa, mi mostra con orgoglio la bella chiesa e, sul piazzale antistante, la grotta di Lourdes che fra poche ore sarà benedetta dal vescovo. Per la sua costruzione le famiglie, nei mesi precedenti, hanno portato ciascuna una pietra, con su scritto il proprio nome. Non so trattenermi dal muovermi subito tra le casupole, portandomi dietro nuvoli di ragazzini. Saluto gli anziani,


Zambia, Senegal, Sahara, Francia, Belgio, Italia, USA, Canada, Inghilterra, Paraguay, Venezuela.

Si inaugura la grotta di Lourdes

ella città chiedo alle mamme il prezzo della manioca e del mais in vendita nelle bacinelle, passo discreto tra le ragazze che, sedute per terra, si acconciano reciprocamente i capelli.

Una parrocchia tra i poveri Mi trovo in uno dei quartieri periferici più poveri della città, chiamato “Congo”. La baraccopoli faceva parte di una più vasta parrocchia oblata, ma i suoi abitanti volevano una chiesa e una parrocchia tutta per loro. “Potete sostenere una parrocchia?”, chiedeva il provinciale. La risposta era sempre affermativa, ma i Missionari Oblati di Maria Immacolata sapevano che non avrebbero potuto vivere con l’aiuto di gente, che ha poco o niente. Anche gli Oblati devono sopravvivere. Come gli altri non hanno una tessera sanitaria, e quando ci si ammala si deve provvedere tutto a proprie spese, compresa l’eventuale degenza in ospedale. La

pensione è altrettanto inesistente. Inoltre dietro ogni Oblato c’è sempre una grande famiglia, in genere poverissima, che si affida fiduciosa a questo suo membro che ha raggiunto un grado sociale alto e alla quale in qualche modo egli è obbligato a provvedere. Due anni fa l’assemblea provinciale si era interrogata: “Se non diamo vita ad una parrocchia in questa zona e non ci stabiliamo tra poveri come questi, che razza di missionari siamo?”. Uno dei padri, da poco laureato in scienze delle comunicazioni e impiegato in questo ambito nella Conferenza episcopale, si è offerto come volontario, ha lasciato tutto e con un altro Oblato ha dato vita alla nuova parrocchia. I primi Oblati belgi, giunti in Congo nel lontano 1931, hanno saputo trasmettere alle nuove generazioni lo spirito missionario. Oggi sono 159 gli Oblati congolesi. Alcuni sono missionari in Camerun, Kenya, Namibia, Natal, Sud Africa,

Vorrei continuare a visitare il villaggio. Sono attratto dalla gente che, pur nella miseria, ha un fascino magnetico. Ma ormai è tempo di scendere a piedi fin sulla strada principale per attendere il vescovo. Vado con i chierichetti armati di croce e candele, con le varie associazioni abbigliate con vesti cucite della stessa stoffa stampata con immagini di madonne e santi. Poi si risale, assieme al vescovo, tra canti e preghiere. La processione si ingrossa man mano che sale verso la chiesa. Giunti davanti alla grotta di Lourdes esplode il delirio: fischietti, grida, canti, danze, gioia incontenibile. Terminato il rito della benedizione della grotta ci riversiamo in chiesa che, pur grande, non può contenere tutti;molte persone devono rimanere fuori sul piazzale. La messa, in lingua lingala, è una festa nella festa. Le “gioiose” - così si chiamano le bambine attillate come principesse, con guanti e calzini bianchi - danzano davanti all’altare. I canti sono trascinanti, il dialogo tra vescovo e popolo costante, il coinvolgimento totale. Le persone sono talmente contente che all’offertorio offrono al vescovo una capra. Il tempo sembra fermarsi in un flusso continuo che si prolunga nella cena comune, a base di montone. Chissà che impressione faranno le nostre liturgie sobrie, frettolose e spesso anonime ai tanti congolesi che emigrano in Europa… Qualcuno insinua che questa partecipazione massiccia alla chiesa sia espressione di una religiosità molto rituale, senza interiorità. Può essere. A me la preghiera nella chiesa di St. Justin è sembrata profondamente sincera. n

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attualità

Dalla parte dei

POVERI

Presentazione del tema della 89° Giornata missionaria mondiale MissioItalia

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niziando un nuovo anno pastorale, abbiamo pensato di proporre una riflessione seria e concreta riguardo a ciò che rappresenta il “cuore” della missione, cioè l’impegno ad uscire da noi stessi, a camminare verso l’altro, il fratello in cui incontriamo l’Altro, cioè Dio stesso! Cammin facendo la nostra consapevolezza di essere missionari, “inviati” da Gesù stesso, ci rende più attenti alle sfide che il mondo ci presenta ogni giorno. Le perife-


Chi segue

Cristo

non può che diventare

missionario

Il manifesto della 23ma Giornata di preghiera per i missionari martiri dello scorso marzo

rie ci sembrano così il luogo dell’Annuncio, là dove il Vangelo riacquista forza, perché è lieta notizia per tutti! Gesù ha annunciato «Beati i poveri» non in quanto indigenti, ma perché è possibile che siano maggiormente predisposti a cercare Dio senza pregiudizi e a seguirlo senza troppe resistenze del cuore. «Dalla parte dei poveri» non è solamente un invito a “schierarsi” a

favore di una categoria generale di persone, di cui magari sentiamo sempre parlare, ma senza “incontrarli” veramente… È invece il modo di agire di Cristo stesso, che emerge dall’ascolto del Vangelo, perché il Signore non si è mai posto “contro” qualcuno, ma a fianco di tutti, camminando insieme a coloro che incontrava, poveri, malati nel corpo e nello spirito, uomini e donne in ricerca,

La Giornata missionaria mondiale, durante l’anno dedicato alla Vita consacrata, è l’occasione per sottolineare il forte legame esistente tra la Vita consacrata e la missione. Il messaggio di papa Francesco sottolinea l’urgenza di riproporre il centro dell’ideale missionario, ovvero Gesù Cristo perché “CHI SEGUE CRISTO NON PUÒ CHE DIVENTARE MISSIONARIO”. L’altro punto cardine è l’impegno della sequela, perché l’annuncio del Vangelo richiede il dono totale di sé. Il papa rivolge una parola particolare ai consacrati: “DOMANDATEVI QUALE SIA LA RAGIONE PER CUI AVETE SCELTO LA VITA RELIGIOSA MISSIONARIA E MISURATE LA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARLA PER QUELLO CHE È, UN DONO D’AMORE AL SERVIZIO DELL’ANNUNCIO”. I poveri sono i destinatari privilegiati di questo dono d’amore e i laici, sulla scia di quanto affermava già il Vaticano II, devono essere sempre più collaboratori, per condividere la vocazione missionaria insita nel Battesimo. Il missionario, conclude il papa, ha il Vangelo come unica passione. Così l’annuncio della buona notizia, ancor prima che un bisogno per chi non conosce ancora il Cristo, è una vera e propria necessità per chi lo ama. (G.R.)

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A sinistra giovani del Talitakum di Montevideo (Uruguay). In alto a sinistra, una cena solidale nella parrocchia oblata san Leandro di Madrid. In alto la gente manifesta solidarietà agli Oblati del Pakistan. A destra, un momento del Convegno missionario nazionale svoltosi a Sacrofano lo scorso autunno

IL SIGNIFICATO DELL’OTTOBRE MISSIONARIO

Con la memoria liturgica di santa Teresa di Gesù Bambino (1873-1897), proclamata nel 1927 patrona delle missioni con S. Francesco Saverio, si apre come tradizione l’ottobre missionario, che avrà il suo culmine nella celebrazione della Giornata missionaria mondiale la penultima domenica del mese. In alcune nazioni la Giornata viene spostata ad altra domenica per motivi pastorali. Lo scorso anno il giorno in cui cadeva la Giornata missionaria si è svolta la beatificazione di papa Paolo VI, che nei suoi oltre quindici anni di pontificato ha dato un forte impulso alla coscienza missionaria di tutti i membri della chiesa attraverso il suo magistero ed i suoi viaggi missionari. In gran parte del mondo la chiesa cattolica celebra ottobre come “mese delle missioni”, utilizzando i numerosi sussidi che le direzioni nazionali delle Pontificie Opere Missionarie preparano per ricordare il dovere di ogni battezzato di collaborare alla missione universale della chiesa con la preghiera ed il sostegno economico. Ottobre è stato scelto come mese missionario a ricordo della scoperta del continente americano, che aprì una nuova pagina nella storia dell’evangelizzazione. La Giornata missionaria mondiale è un momento privilegiato in cui i fedeli dei vari continenti si impegnano con preghiere e gesti concreti di solidarietà a sostegno delle giovani chiese nei territori di missione.

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attualità

delusi dalla vita… A ciascuno di essi Gesù ha offerto uno sguardo nuovo, lo sguardo della sua misericordia, capace di guarire ogni vita! In ogni anno liturgico noi celebriamo il “mistero di Cristo” che non è un segreto da svelare, ma un dono da approfondire sempre meglio, cioè la lieta notizia di un Dio che è Padre ed ama talmente l’umanità da offrire nel Figlio la vita e la salvezza ad ogni uomo e donna della storia. Ma l’anno 2015-2016 sarà davvero particolare per le nostre comunità, dato che nel 50° anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, papa Francesco ha voluto offrire alla chiesa tutta un Anno Santo della Misericordia, perché «la Chiesa possa rendere più visibile la sua Missione», cioè l’impegno (che era già proposto da papa Giovanni XXIII quando volle indire il Concilio!) di vivere «usando la medicina della misericordia, piuttosto che imbracciare le armi del rigore»! Ecco allora l’invito ad iniziare l’anno pastorale con il mese dedicato alla missione, e a continuarlo impegnandoci sempre con forza ad essere “popolo di misericordia”, cioè uomini e donne che sanno farsi compagni di viaggio di qualunque fratello e sorella, poveri come loro, ma uniti per accogliere il dono dell’Amore che libera il cuore. Solo con questa libertà potremo incarnare lo “stile dell’inclusione” e non più quello dell’esclusione dell’altro, potremo essere noi stessi ‘storia di salvezza’ per chi ci incontra! Vivere “dalla parte dei poveri” non sarà dunque solo uno sforzo della nostra volontà umana, ma la normale conseguenza di un cuore convertito dall’amore, di un cuore che ha “conosciuto” e sperimentato che Cristo, il Vivente, è “dalla parte” di ciascuno di noi! n

( (box 3)

COSA POSSIAMO FARE CON I POVERI E PER I POVERI Dai sussidi delle Pontificie Opere Missionarie italiane per l’Ottobre missionario 2015 deduciamo alcuni atteggiamenti e proposte: · NON ESSERE INDIFFERENTI Impegniamoci a conoscere la povertà nel mondo e quella vicina. Documentiamoci per essere al corrente · PROVIAMO A LAMENTARCI MENO · MODIFICHIAMO IL NOSTRO STILE DI VITA: siamo più sobri: rinunciamo a qualcosa · CONDIVIDIAMO quanto abbiamo con chi non ha: nelle nostre città vivono molte famiglie indigenti ·N ON SPRECARE IL CIBO. Di tanto in tanto porta un alimento alla Caritas parrocchiale: sono molte le persone nella tua città che non hanno da mangiare e molte nel mondo che non fanno neanche un pasto al giorno. Collaboriamo con le Caritas parrocchiali e diocesane · SOSTENIAMO i progetti di solidarietà ·P REGHIAMO PER LE SITUAZIONI DI DISAGIO di cui veniamo a conoscenza ·U SIAMO I BENI DI CUI NECESSITIAMO (vestiti, strumenti tecnici, ecc.) fino al loro esaurimento ·O SPITA IN CASA CHI HA BISOGNO della tua amicizia oppure preoccupati di trovare una sistemazione a chi è rimasto senza casa ·V ISITA UNA PERSONA MALATA, porta la tua gioia ad una persona anziana · PREGA per i defunti, tuoi cari, ma anche per coloro che non hai conosciuto: bambini e ragazzi vittime della guerra, delle persecuzioni, della fame, delle malattie ·D IVENTA AMICO DI CHI È SOLO, parla con chi resta in disparte · CONSOLA CHI È TRISTE, stai vicino a chi sta vivendo un periodo difficile. Ricorda che la consolazione maggiore viene da Dio, quindi pregate insieme · PREGHIAMO PER I FRATELLI CRISTIANI perseguitati e per la libertà religiosa: ciascuno secondo il suo credo ha diritto di esprimere la propria fede

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attualità

Insegnare la missione

Può l’insegnamento essere un campo di missione e la missione una materia da insegnare? Risponde p. Antonio Messeri, missionario e docente a Montevideo

L

o conosciamo come missionario, da circa 12 anni in Uruguay. Ma p. Antonio Messeri, 45 anni, toscano doc, accanto al suo lavoro pastorale alla periferia di Montevideo è incaricato dell’insegnamento di missiologia alla Facoltà di Teologia dell’Uruguay.

di Angelica Ciccone angelica.ciccone@gmail.com

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Com’è iniziato questo impegno nell’insegnamento? “Quando uno è missionario è missionario”, avrebbe detto il nostro fratel Antonio D’Amico OMI. In realtà, di fronte ad ogni nuova


una disciplina

La MISSIOLOGIA è una disciplina relativamente giovane. Nata nel XIX secolo in ambiente protestante, si propone come ambito di ricerca quello dell’evangelizzazione, andando in particolar modo ad approfondirne la storia, le esperienze missionarie, studiando i fondamenti teologi e biblici relativi all’annuncio evangelico. La prima cattedra di missiologia fu istituita nel 1867 all’Università di Edimburgo grazie al missionario scozzese Alexander Duff, il primo a sviluppare una teoria sistematica della missione. Alcuni anni dopo il teologo Gustav Wameck è stato riconosciuto come fondatore della missiologia in quanto disciplina a sé stante. Grazie alla sua influenza fu Josefh Schmidlin, nato in Alsazia, il primo studioso cattolico ad approfondirne ed organizzarne le ricerche, alcuni decenni più tardi. Fondatore della scuola missiologica di Münster, in Germania, morì nel 1944 in un campo di concentramento nazista. Sviluppatasi come disciplina universitaria soprattutto dopo la prima guerra mondiale, la missiologia è oggi insegnata in tutti i più importanti atenei cattolici del mondo, come la Pontificia Università Gregoriana e la Pontificia Università Urbaniana di Roma.

recente

sfida sempre diceva: “Che importa, siamo missionari”. Circa sei anni fa la Facoltà di Teologia ha proposto alla nostra comunità oblata di poter aiutare in alcuni corsi. Tutti noi Oblati della delegazione dell’Uruguay ci siamo domandati se questo nuovo apostolato fosse in linea con la nostra missione, che abbiamo sempre svolto tra i più poveri. Fa parte della nostra missione l’insegnamento? Non siamo missionari delle campagne e delle grandi periferie? Abbiamo dato il nostro parere e siamo arrivati alla conclusione che questa nuova esperienza dell’insegnamento ci dava la possibilità di aprire nuovi percorsi, di pensare una missione non nel porto sicuro, ma in alto mare. Le richieste erano due, insegnare teologia morale e missiologia. Abbiamo detto di sì e, come sempre, eravamo tutti disponibili. “Sfortunatamente” erano necessari i titoli di

Fa parte della nostra missione l’insegnamento? Non siamo missionari delle campagne e delle grandi periferie? studio e visto che p. Mimmo Di Meo aveva quello di teologia morale ed io quello di missiologia, abbiamo cominciato. Nel mio caso l’inizio è stato un po’ difficile, non per la materia, ma per un po’ di “ruggine” nello studio. Inoltre il corso era tutto da impostare, dato

che era la prima volta che si insegnava missiologia nell’Istituto. Dopo un tempo di gestazione di qualche mese, cominciai a scrivere i primi appunti e a fare un calendario delle lezioni con gli argomenti del corso. Ho già fatto cinque anni di insegnamento. Che tipo di istituto è quello dove insegni? Da chi è frequentato? È la Facoltà di Teologia dell’Uruguay, affiliata alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. È la facoltà in cui si preparano i seminaristi delle varie diocesi, religiose, religiosi e laici. Un biennio di filosofia e il triennio di teologia. Da alcuni anni c’é anche il ciclo di licenza. Quando si parla di facoltà non bisogna immaginarsi le grandi università di teologia di Roma, Salamanca o Lovanio; la nostra è piccolissima, su tre piani con una decina di aule. È frequentata da laici, soprattutto negli ora-

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L’insegnamento della missiologia nel contesto latinoamericano porta in evidenza molti temi trattati dal documento della Conferenza di Aparecida 2007

ri serali, da religiosi e seminaristi che vengono da tutto l’Uruguay o anche da altri paesi dei diversi continenti, ma in special modo dall’America latina. Per quanto riguarda i professori ci sono sacerdoti, laici, religiosi sia uruguaiani che di altri paesi. Grazie al piccolo numero una cosa interessante è la relazione alunno-professore, molto più amicale e vicina di quella che ho vissuto negli anni di formazione a Roma. Il fatto è che ci si vede spesso e in diverse occasioni. Oggi sei amico, domani professore, un altro giorno alunno e per molti anni “collega” di missione.

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Anche questa è una cosa bella della chiesa dell’Uruguay. Per adesso il corso di missiologia è inserito nel piano di studi per coloro che fanno il quarto anno di teologia o la licenza. Sono due ore settimanali e gli studenti non sono una moltitudine; in questi anni ne ho avuti da un minimo di quattro a un massimo di otto per corso, tutti seminaristi già diaconi o vicini all’ordinazione sacerdotale. In cosa consiste il corso di missiologia di cui sei incaricato? Quando ho dovuto pensare e organizzare il corso mi sono trovato davanti ad un dilemma: approfondire un tema missionario o cercare di toccare vari punti della realtà missionaria, in modo da dare in un corso, in forma sintetica, quello che ho ricevuto in maniera approfondita nei due anni di specializzazione. La seconda opzione è stata

quella che ho sviluppato e ha originato il programma che tutt’oggi sto svolgendo. Una prima parte sul fondamento teologico della missione, una carrellata di “documenti missionari”, punti importanti sulla cultura e l’inculturazione della fede, uno sguardo speciale alla realtà latinoamericana, la globalizzazione. E una considerazione su problematiche attuali come: la superficialità della fede, la nuova evangelizzazione, il proliferare di sette e nuovi movimenti religiosi, missione e dialogo. Ciò che cerco di trasmettere agli studenti, a dire il vero è anche il centro della mia vita, della mia vocazione missionaria, questa ansia di poter dire con la propria vita che Dio ci ama, ci chiama e ci invia. Cerco di aprire gli orizzonti, soprattutto per i seminaristi diocesani, in modo che non si lascino imprigionare nelle quattro mura della parrocchia che gli sarà affidata, ma che possano vivere l’esperienza di apostolato con un cuore aperto all’altro, all’incontro e all’ascolto. Nella preparazione e nella riflessione in classe mi è stato di grande aiuto la riflessione dell’episcopato latinoamericano riunito ad Aparecida, Brasile, nel 2007 con il tema: “Discepoli mis-


attualità

Se insegnare è bello, insegnare qualcosa per cui stai dando la vita è davvero fantastico

sionari di Gesù Cristo perché i popoli, in Lui, abbiano vita”. Invito tutti alla lettura di questo documento che rispecchia in gran parte il pensiero e l’atteggiamento di papa Francesco. Cosa significa per un missionario essere insegnante? Essere missionario per me ha sempre voluto dire disponibilità al progetto di Dio su di me, a volte non hai proprio idea di dove voglia portarti, altre volte lo intuisci, e altre volte è proprio

chiaro. In questi anni in Uruguay, ma anche negli anni di preparazione allo scolasticato, ho potuto rispondere alla chiamata di Dio anche attraverso differenti attività pastorali e impegni, oltre alla vita comunitaria. Sono stato per tre anni volontario nel carcere di Rebibbia, a Roma, ho animato un gruppo di ragazzi stranieri preparando la pizza. Poi dall’arrivo a Montevideo la prospettiva è cambiata: responsabile di una cappella e di vari asili per bambini, lavoro in quartieri poveri, formatore di giovani in cammino vocazionale, pastorale giovanile, economia, ed anche l’insegnamento della missiologia. L’insegnamento mi piace, uno dei miei sogni giovanili era essere professore di matematica, con i numeri mi sono trovato sempre bene, ma da quando ho scoperto la missione i numeri e le formule algebriche sono passati in secondo piano. Se insegnare è bello, insegnare qualcosa per cui stai dando la vita è davvero fantastico, per di più non è separato dalla vita quotidiana. Quello che insegno cerco di viverlo fino in fondo. Non sarò un genio nella didattica, ma è sicuro che quanto dico emerge dal di dentro. Guardando alla pastorale a cui sono stato chiamato, in questi untimi anni mi rendo conto che sto accompagnando molte persone nel cammino formativo, dai bambini di due anni, che sono nei nostri asili, passando ai ragazzi del collegio San José e gli adolescenti di Talitakum fino ai giovani che si stanno preparando al sacerdozio. Ditemi voi se non è una bella missione? Non so se con questo ho risposto alla domanda “cosa significa per un missionario essere insegnante”, ma per me il fatto di essere insegnante conferma la mia vocazione di essere missionario, e come diceva fratel Antonio: “pronti a tutto”. Sant’Eugenio de Mazenod diceva: “Bisogna cercare tutte le strade per ingrandire il Regno di Dio”. n

Dio vive in città .

VERSO UNA NUOVA PASTORALE URBANA È il titolo di un libro del sacerdote e teologo argentino Carlos María Galli, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. Riflette sulla pastorale nella realtà urbana, su come la chiesa possa esistere e operare nella città. Il titolo, ha spiegato Galli alla presentazione del libro, il 3 marzo a Roma, «è tratto da un’affermazione del documento di Aparecida. Questo testo affronta il tema dell’evangelizzazione delle città, in particolare di quelle con più di 100mila abitanti». Questa terza edizione si colloca nel contesto della Conferenza di Aparecida e del progetto missionario di papa Francesco. Il testo si articola in quattro parti, che l’autore sintetizza così: La prima sezione è La Chiesa e la città, la seconda, Dal Concilio Vaticano II ad Aparecida, ricostruisce la memoria della chiesa latinoamericana postconciliare. La terza, La presenza di Dio nelle città, interpreta il progetto missionario di Aparecida e va al nucleo teologale e cristocentrico della sua pastorale urbana: la fede in Dio che, in Gesù Cristo, è presente nelle case e nelle città. La quarta, Conversione a una nuova pastorale urbana, indica alcune linee pastorali per evangelizzare la cultura urbana.

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Il Vangelo che dava fastidio A quarant’anni dall’espulsione dei Missionari OMI dal Laos. Per non dimenticare…

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di mons. Alessandro Staccioli OMI

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l 31 agosto sono passati 40 anni da quando, accompagnato dai soldati Pathet Lao armati, assieme a tutti gli altri missionari del Vicariato apostolico di Luang Prabang, salii per l’ultima volta sul DC3 della compagnia di aviazione laotiana, obbligato a lasciare il paese per sempre. Era una tempesta d’inaudita violenza quella che si era abbattuta sulla nostra missione,


laos ASIA

Dei paesi dell’estremo oriente asiatico, il Laos è forse il meno conosciuto in Italia. Confina a sud con la Thailandia e la Cambogia, ad est con il Vietnam a nord con la Cina ed a nord ovest con la Birmania. Conta circa 6 milioni di abitanti. Solo dopo il 1990, il paese si è ufficialmente aperto al turismo e non avendo un accesso al mare, il flusso dei visitatori è ancora abbastanza limitato. La capitale è Vientiane, circa 700mila abitanti, adagiata sulla riva del fiume Mekong. COME ARRIVARE I collegamenti aerei non sono molti e il costo dei biglietti è abbastanza alto. Gli aeroporti principali sono a Vientiane e Luang Prabang. La compagnia di bandiera nazionale Lao Airlines effettua voli anche da Chiang Mai, da Singapore, dal Vietnam, dalla Cina e dalla Cambogia. Il modo più facile è comunque arrivare via Bangkok. Molti turisti optano per la soluzione aereo + autobus partendo da Bangkok verso il punto di confine di Nong Khai dove si può attraversare il friendship bridge ovvero il ponte dell’amicizia thai-lao, costruito grazie al contributo economico dell’Australia ed inaugurato nel 1994. Per entrare in Laos è richiesto obbligatoriamente il visto. In Italia non esiste una rappresentanza diplomatica laotiana, ma è possibile ottenere il visto direttamente alla frontiera.

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una breve storia

Il Laos ha alle spalle una storia abbastanza travagliata fatta di guerre, annessioni e invasioni, tra cui gli strascichi della guerra americana in Vietnam. Molte bombe sganciate tra il 1964 ed il 1973 non sono ancora esplose e sono tutt’ora attive sul territorio. Per questo è pericoloso addentrarsi nelle zone più impervie del paese. La Repubblica popolare Democratica del Laos è un governo comunista. Nelle città laotiane si possono notare, infatti, numerose bandiere rosse con falce e martello che sventolano in abbondanza accanto alle bandiere rosso-blu ufficiali della nazione. Il sito www.tuttolaos.com permette di conoscere molte informazioni sul paese,

tempesta prevista da tempo, immaginata... ma, al dunque dei fatti, la realtà aveva superato l’immaginazione. La guerra era ormai agli ultimi sprazzi, Vietnam e Cambogia erano già saldamente in mano alle forze comuniste. Il Laos stava seguendo a ruota, divenendo comunista a poco a poco ed in forma meno cruenta, senza avere anche nella stampa, il rilievo che avevano gli altri due paesi. Ci eravamo preparati all’ipotesi di convivere con autorità ostili alla nostra missione, ma alla fine di giugno avevamo capito che la convivenza non ci sarebbe stata e che prima o poi si sarebbe dovuti partire.

Un forzato rientro Era passata da poco la festa di Maria Assunta, quando fui convocato dal prefetto della provincia e senza mezzi termini fui invitato, assieme a tutti gli altri missionari italiani che erano nel Nord-Laos, a lasciare il paese. Di fronte all’autorità non feci trasparire nessuna emozione, ma con fermezza feci osservare che desideravamo conoscere le ragioni che spingevano le autorità ad espellerci dal paese, dato che in 18 anni di presenza, mai avevamo disobbedito alle leggi e avevamo invece fatto del nostro meglio per costruire e far funzionare scuole, asili, dispensari...

Ci eravamo prodigati per la cura dei lebbrosi ed avevamo aiutato la gente di interi villaggi a migliorare il lavoro agricolo costruendo canali per l’irrigazione, comperando trattori... Inoltre noi missionari eravamo stati mandati nel Laos dalle nostre autorità religiose. Cosa dovevamo dire a proposito del nostro forzato ritorno a chi ci aveva inviato? La risposta ci fu consegnata il giorno dopo in un documento firmato e timbrato dove si diceva senza mezzi termini: «A causa del vostro insegnamento religioso non consono né utile al popolo laotiano, viene ordinato a tutti di uscire dal Laos entro la fine di que-

LA PICCOLA CHIESA NEL NORD LAOS, AGOSTO 1975: «GESÙ ITALIANI TORNATE A CASA VOSTRA!» A 40 ANNI DALL’ESPULSIONE DEI MISSIONARI, PARLIAMO DI ESPANSIONE E DELLA PROSSIMA BEATIFICAZIONE DEI NOSTRI MARTIRI. P. PAOLO MICELI OMI, GIÀ MISSIONARIO NEL LAOS (1972-1975) E DA QUASI 40 ANNI

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MEMBRO DELLA DELEGAZIONE OBLATA DELLA THAILANDIA, APPRESA LA NOTIZIA DELLA BEATIFICAZIONE DEI MARTIRI LAOZIANI, È TORNATO COME “PELLEGRINO” A LUANG PRABANG. PUBBLICHIAMO UNA SUA LETTERA A P. ANGELO PELIS DEL 3 GIUGNO 2015.


dossier

la moneta e la

In Laos si commercializza con il KIP LAOTIANO. In tutto il paese viene comunque accettato il baht thailandese ed il dollaro americano. Il kip è praticamente incambiabile al di fuori dei confini nazionali. La lingua nazionale è il LAOTIANO, idioma dello stesso ceppo del thailandese, infatti molti cittadini del Laos riescono a capire il thai senza problema. È possibile trovare molti cartelli in doppia lingua lao-francese, dal momento che il Laos ha un passato come colonia francese. Lo studio del francese è stato recentemente reintrodotto in alcune scuole. Tra gli abitanti di Vientiane è diffuso anche un inglese molto basilare, ma sufficiente per comunicare.

lingua

sto mese di agosto 1975». Non potevamo replicare niente, eravamo venuti per annunciare il Vangelo ed era proprio il Vangelo che dava fastidio. Non siamo stati accusati di essere delle spie al soldo di una potenza straniera, come era avvenuto ad esempio in Cina ed in Vietnam, né che ci eravamo comportati male violando delle leggi o altro. Ci sono venute in mente le parole di Gesù: non hanno rifiutato voi, ma hanno rifiutato me. Tuttavia non abbiamo voluto scuotere la polvere delle nostre

scarpe come dice il Vangelo. Abbiamo invece raccolto le chiavi delle porte delle nostre scuole e dei nostri dispensari e siamo andati a consegnarle alle autorità dicendo: “abbiamo costruito ed organizzato tutte queste opere per il popolo laotiano, adesso dato che non ci è più concesso di occuparci del servizio al popolo e dato che voi dite di voler fare questo servizio, vi consegniamo le chiavi delle opere sociali”. Il patriarca buddista, che risiedeva a Luang Prabang, quello stesso che due anni pri-

ma avevo presentato a papa Paolo VI in un’udienza memorabile a Roma, ci volle invitare alla Pagoda reale per un saluto di addio solenne, durante il quale, tra l’altro, dopo le cerimonie rituali, ci augurò «che potessimo tornare presto nel Laos», per continuare a fare il bene che avevamo fatto al popolo laotiano fino ad allora.

Strappati dalla nostra gente Ma, inesorabile, arrivò anche il momento della partenza. Ci era stato detto

NORD DEL LAOS Che emozione, che gioia, il tuo messaggio sulla prossima beatificazione di p. Mario e del catechista Paolo Xyooj. Senza dimenticare la causa di altri 15 martiri del Laos, promossa dai vescovi locali e giunta anch’essa al traguardo finale. La notizia mi ha spinto a fare un pellegrinaggio a Luang Prabang, dopo quarant’anni, e trascorrere un paio di giorni con mons. Tito Banchong, amministratore apostolico di Luang Prabang (Nord Laos) e i suoi più stretti collaboratori: diaconi, suore, alcuni catechisti. Parliamo di p. Mario Borzaga, primo martire Oblato di Maria Immacolata nel Laos. Ma soprattutto di Paolo Xyooj

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di non prendere niente con noi: obbedimmo. Ciascuno di noi partenti aveva appena un cambio di biancheria. Io in Italia dovetti ricomprare perfino il breviario... All’aeroporto eravamo accompagnati dai militari. Era stato dato ordine che nessuno dovesse venire a salutarci; ma di gente ce n’era, e c’era anche una delegazione di bonzi (monaci buddisti) che però fu fatta

allontanare all’ultimo momento. Prima di salire sull’aereo riuscimmo a fare qualche cenno di saluto, stringere qualche mano... Una ragazza cristiana mi si avvicinò piangendo, un soldato la fermò dicendole: «perché piangi? Questa gente che viene mandata via è gente cattiva!». E la ragazza pronta: «conosco i padri da quando avevo 4 anni e non mi sono mai accorta che

il primo beato hmong! Entrambi naturalmente sono già i protettori del vicariato di Luang Prabang. In questi due giorni ho sperimentando di persona quanto lo Spirito Santo stia lavorando nel consolidare e far crescere la chiesa del nostro Nord Laos. Mons. Tito è un uomo che ha fiducia totale nell’azione dello Spirito Santo, e si lascia guidare da Dio nelle sue scelte. Ed i frutti si vedono. P. Pierre Bounthà è sacerdote da tre anni, primo nel nuovo corso ed è un sacerdote sempre gioioso, pieno di zelo, entusiasmo e spirito missionario. Tre diaconi, a Dio piacendo e sperando nei permessi governativi, si stanno preparando all’ordinazione sacerdotale, prevista verso fine anno. Sembra proprio che la situazione del personale sacerdotale sia solida a Luang Prabang. Ringraziamo lo Spirito Santo ed i nostri due prossimi beati, che certamente si stanno dando da fare. La casa che mons. Banchong ha costruito, in questo momento vede riuniti tutti: un vero cenacolo, dove si prega e si lavora insieme sotto la guida, veramente

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fossero cattivi». Salimmo sull’aereo sapendo non di partire, ma di essere strappati dalla nostra gente. In Italia, dopo qualche tempo, mettendo assieme alcune lettere giunte fortunosamente, potemmo conoscere l’epilogo della nostra missione. Dopo la nostra partenza i cristiani passarono le prime notti dormendo davanti alla porta della cattedrale per sbarrare il passo alle au-

paterna di mons. Tito. Tra l’altro mons. Banchong conduce, come è il suo stile, una vita molto semplice. Il tempo libero lo trascorre nei lavori necessari alla manutenzione della casa, dal giardinaggio alle varie riparazioni domestiche, come la riparazione delle reti per la pesca. Sacerdoti e diaconi seguono l’esempio nel tagliare l’erba e curare la risaia. Anche gli apostoli riassettavano le reti, prima di essere “pescatori di uomini”. Ci sono anche tre Suore della Carità di santa Giovanna Antida Thouret che si occupano di una scuola per disabili. La mattina alle sei ci si incontra tutti per la celebrazione eucaristica. Anche le strutture logistiche si vanno pian piano consolidando. A Luang Prabang la casa dove risiede mons. Tito, oltre alla funzione giuridica di ostello (“guest house”) in questo momento funge anche da sede del vicariato, chiesa cattedrale, centro di accoglienza per giovani. Un paio di chilometri più in là le suore hanno costruito e gestiscono una scuola


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A sinistra, mons. Banchong, con p. Miceli e altri sacerdoti, diaconi e suore. In alto una suora della Carità al centro disabili di Luang Prabang

torità che volevano occuparla. Poi arrivarono i soldati ed è chiaro che chi è armato finisce per avere ragione anche se non l’ha. Un’ultima S. Messa fu celebrata nel-

la cattedrale da un sacerdote laotiano salito da Vientiane e secondo le parole che scrisse questo sacerdote: «Fu una messa dolorosissima per tutti. Durante la santa messa c’erano una decina di soldati con le armi che stavano vicino all’altare. Dopo le letture volevo fare l’omelia, ma non potevo; dentro di me volevo esprimere tante cose per incoraggiare i cristiani, ma non potevo dirle. Mi sono seduto un momento in silenzio e mi sono messo a piangere come un bambino. Gli altri mi hanno visto ed hanno cominciato a piangere pure loro. Ho cercato di farmi coraggio, ho ripreso la celebrazione. Durante la messa negli occhi ci dicevamo: «coraggio, Gesù porterà i nostri dolori». La cattedrale fu occupata definitivamente e divenne ufficio della polizia e lo è ancora oggi. In altre lettere traspare il grido di una chiesa che si vuol soffocare, ma che non accetta di morire. «Non si può più insegnare il catechismo. È proibito riunirsi per la

preghiera, la popolazione fugge, molti sono scappati e molti vengono uccisi e portati via dalla corrente del Mekong. Poco a poco ci stanno schiacciando. La chiesa di Nam Ho l’hanno presa per farne un luogo d’indottrinamento. La casa del padre è trasformata in ufficio; proibizione assoluta di riunirsi in chiesa e di essere cristiani, il governo ha requisito ogni cosa anche alla gente. I cristiani hanno detto che preferiscono essere uccisi, morire, ma non rinunciare alla loro fede. Così pure preferiscono la stessa sorte piuttosto che profanare la chiesa e la religione».

Testimonianze di una fede eroica In una lettera indirizzata al Santo Padre Paolo VI c’è un’autentica professione di fede: «Noi cristiani, vogliamo

per disabili. Nella stessa zona dove risiedono le suore è stato acquistato un terreno di circa 30x50 metri quadrati: ormai è una necessità separare il centro della missione dalla chiesa parrocchiale (cattedrale), che sarà naturalmente dedicata ai primi beati del vicariato. La mia impressione è che le spazio sarebbe un po’ limitato, specialmente se, oltre alla chiesa, la casa canonica, le sale parrocchiali, si volesse costruire anche il centro di formazione per i catechisti, che è una realtà essenziale per la missione. Parlando con Tito mi sono accorto che lui vorrebbe acquistare un terreno più ampio. Non si potrebbe pensare a un gemellaggio, o a qualcosa di simile, tra una diocesi, una comunità oblata, laici della famiglia oblata e il vicariato di Luang Prabang, per dare un aiuto prezioso e sostanziale? In realtà, una specie di gemellaggio c’è da anni con l’«Associazione Amici di p. Mario», nata nel 2001 e molto attiva a Trento, dove ha dato vita a tante belle iniziative, coordinate in Laos da fr. Gianni Dalla Rizza,

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Coltivazione di funghi al centro disabili di Luang Prabang. In alto mons. Staccioli (a sinistra) con mons. Bressan

rimanere fedeli al papa; giuriamo la nostra fedeltà al mistero eucaristico; proclamiamo la nostra fedeltà verso la Vergine Maria, che è madre del nostro dolore e del nostro patire. Crediamo e riteniamo che le diverse sofferenze sono una bella corona di fiori per il momento della nostra morte». In un’altra lettera è scritto: «Inutile parlare, qualsiasi cosa si faccia è vista male; non si parla che di punizioni. I miei amici di prima, sono diventati ne-

camilliano. Un contributo sostanziale l’hanno dato in questi anni proprio i bambini del catechismo della parrocchia Sant’Antonio di Trento, con vari progetti di condivisione. Mons. Banchong cita, ad esempio, la Mario Borzaga School, nella zona di Sayabouri, e, a Kiukatian, un dispensario e alcune altre strutture, materiale scolastico, ecc. Come non pensare al “martirio del cuore… a fuoco lento”, che 40 anni fa hanno vissuto le comunità cristiane dei distretti di Luang Prabang, Sayabouri e Huay Say? Ma con loro i missionari hanno creduto nella profezia trasmessa da S. Pitero Crisologo: “I martiri nascono quando muoiono, vivono quando sono uccisi”. A Vientiane c’è una costruzione che accoglie i seminaristi del vicariato di Luang Prabang, di cui p. Bountha è responsabile. P. Bounthà e i tre diaconi provengono tutti

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mici. Quelli sinceri sono già stati eliminati. Ogni giorno ci sono cadaveri nel Mekong; quanto a me vivo senza sapere quale sarà il mio giorno». «Non si vuol affogare, ma si devono sopportare tante angosce, non si parla, ma il cuore grida; non si reagisce, ma si scoppia dal dolore». Un amico buddista ci fa giungere una lettera da Huay Sai il capoluogo di provincia nel Nord-Ovest del Laos, dove avevamo delle fiorenti comu-

da Sayabouri. Nel villaggio di Pomg Vang c’è una comunità cristiana molto viva e che gode di una certa libertà per vivere il cristianesimo. A Huay Say ci sono tantissimi villaggi di varie etnie, con comunità cristiane abbastanza numerose. In particolare, grande vitalità manifesta la comunità dei Lahù, che ancora risiede nella zona di Ton Pheung, l’antico villaggio dei padri Amadio Vitali e Natalino Belingheri. Per il momento p. Bounthà con un permesso governativo rilasciato annualmente - può recarsi tre, quattro volte l’anno per le festività più importanti. Nel prossimo futuro, anche se con un permesso da rinnovare annualmente, si pensa che uno dei nuovi sacerdoti potrà assicurare una presenza stabile. Ti mando queste notizie, per dirti che i


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nità cristiane. «Ci siamo lasciati da molto tempo senza poter comunicare. Nel Laos la situazione è catastrofica. La gente scappa continuamente in Thailandia. Tutte le chiese sono state requisite ed è proibito ai cristiani di radunarsi per la preghiera. Le chiese sono adibite a depositi di riso per i funzionari, i lebbrosi sono fuggiti in Thailandia e Birmania. Un cristiano scrive: «la fede resterà viva anche se la religione scomparirà. Tutti i villaggi si trovano in grandi difficoltà. Tutto ciò che ci avete dato in questi anni è diventato proprietà dei nostri persecutori». Dalla situazione di persecuzione, sofferenza ed incertezza creata dai comunisti, nacque un esodo dal Laos di quasi mezzo milione di persone. Su una popolazione di circa tre milioni e mezzo non è certo poco. In genere cercano di fuggire in Thailandia attraversando il Mekong, ma non è facile a farsi. In una lettera un ragazzo, studente alla nostra scuola di Sayaboury,

ci scrive: «Spero che tu ricordi il mio nome; ero tuo alunno alla scuola Seng Savang. Tu sei partito e non ho più rivisto il tuo volto; mi rimane una foto ed il ricordo di come c’insegnavi a scuola. Adesso la scuola è distrutta, ridotta in macerie e cenere; la chiesa non c’è più. Non so più niente di mio fratello e dei miei amici di allora. Io sono fuggito con due compagni, attraversando il Mekong, ma uno è stato colpito dalle fucilate e trascinato via dalla corrente del fiume. Io qui non ho parenti, sono solo, il campo è pieno zeppo, manca perfino il posto per starci ed il cibo è scarso. Qui non c’è speranza alcuna per l’avvenire e non ho nessuno in altri paesi dove andare». Un altro scrive: «Ho ricevuto la tua lettera con una gioia senza confini nel vedere che il padre non mi ha dimenticato. Ho in cuore una grande tristezza pensando alla mia famiglia che non ha potuto fuggire. I comunisti li opprimono in ogni maniera, obbligandoli a la-

vorare senza un giorno di sosta, tanto che qualcuno si toglie la vita».

Nuove aperture Ma in un mondo che cambia, anche nel Laos qualcosa doveva cambiare. In questi ultimi tempi il governo laotiano ha aperto il paese al turismo e sono così tornato a Luang Prabang per pochi giorni, come un turista qualsiasi. Ho riveduto volti noti e cari, ma di nascosto e di sfuggita. Le scuole della nostra missione sono ancora scuole. Dei dispensari che avevamo aperto non ce n’è più uno. Le chiese sono sale di riunione o magazzini. In una pagoda vicino al Mekong in un angolo del cortile sotto alcune frasche giace la campana di bronzo della cattedrale con su ancora l’immagine dell’Immacolata. È là in attesa forse di una mano che la suoni, ma la mano c’è già: è quella di Maria, la ‘missionaria’ che è rimasta, ed al suono e alla voce di lei, i figli dispersi torneranno. n

prossimi beati Mario Borzaga e Paolo Xyooj stanno già lavorando da un bel pezzo in questo Nord Laos, che ha visto anche noi spendere qualche goccia di sudore per impiantare la chiesa. Oltre a p. Mario Borzaga, penso ad altri cari compagni di cammino, caduti laggiù: p. Natalino Sartor (1966), mons. Leonello Berti (1968), p. Antonio Zanoni (1972) e altri ancora, che ci hanno lasciato in questi 40 anni, dopo l’espulsione dal Laos. Siamo pochi ormai ancora sulla breccia! Lascio a mons. Tito Banchong il saluto finale: “Sono contentissimo della notizia che la chiesa ha riconosciuto i nostri due fratelli martiri. Un grazie a te. Che Dio ti benedica. Un abbraccio fraterno”. Paolo Miceli OMI

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news

Notizie in diretta dal mondo oblato

messaggi Italia e notizie Il Congresso sul carisma oblato in contesto dalle missioni

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i è tenuto dal 30 giugno al 3 luglio il “Congresso sul carisma oblato in contesto”. Organizzato da p. Fabio Ciardi, responsabile del Servizio generale per gli Studi Oblati, il congresso si è svolto contemporaneamente in otto punti diversi della congregazione oblata: Roma e Obra (Polonia) per l’Europa, Kinshasa (Congo) e Durban (Sudafrica) per l’Africa, Colombo (Sri Lanka) e Manila (Filippine) per l’Asia, Città del Messico e San Antonio (Stati Uniti) per le Americhe. Ogni giornata prevedeva un tempo di riflessione a livello locale e 3 ore di diretta per mettere in collegamento gli 8 punti del congresso. Hanno partecipato circa 300 Oblati e numerosi laici nei vari luoghi. La diretta streaming su Internet ha raggiunto circa 700 persone. Dalla Provincia oblata mediterranea hanno partecipato p. Angelo Capuano (Italia), p. Alberto Ruiz (Spagna), p. David López (Italia), p. Jose Manuel Cicuéndez (Venezuela) e p. Bruno Favero (Senegal), e anche le consacrate Inmaculada Pérez (Oblatas, Spagna) e Ileana Chinnici (COMI, Italia). P. Pasquale Castrilli ha dato un contributo come assistente tecnico di regia. All’inizio del congresso p. Fabio ha spiegato che “a duecento anni dalla sua nascita (della Congregazione. ndr.) vogliamo interrogarci sul cammino percorso dagli Oblati nell’attuazione storica del carisma donato dallo Spirito alla chiesa attraverso sant’Eugenio

a cura di Elio Filardo OMI eliofilardo@omimissio.net

Canada Formazione dei responsabili della pastorale indiana

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l Kateri Native Ministry di Ottawa e l’Università Saint-Paul dal 17 al 21 agosto hanno organizzato un corso per formare i responsabili della pastorale indigena. Concepito per gli indiani d’America che intendono prepararsi al ministero pastorale, il corso, tenutosi nel campus universitario dell’Università Saint-Paul, ha avuto l’obiettivo di abilitare le persone coinvolte a guidare le comunità di cui fanno parte. P. Cornelius Ali Naameka OMI, sul suo blog riporta che i partecipanti, prima di iniziare le attività, hanno avuto un incontro con l’arcivescovo di Ottawa, mons. Terrence Prendergast sj, e che dopo la celebrazione di apertura, un inteso momento simbolico animato da un anziano indiano all’interno di una tenda, si sono ritrovati nel cerchio della condivisione per raccontare la loro vita. Durante la settimana di formazione è stato presentato il legame tra spiritualità

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COREA DEL SUD

LA VISITA DI PAPA FRANCESCO UN ANNO DOPO de Mazenod. Potremo così conoscere la grande varietà di espressioni che esso ha assunto nei tempi diversi e nei luoghi diversi. È un bilancio doveroso per rendere testimonianza all’azione dello Spirito e alla generosa risposta di tanti nostri fratelli. È un momento di riflessione per interrogarci sulle condizioni necessarie perché quel seme iniziale continui a portare frutto e l’albero cresca ancora gettando nuovi rami”. Al termine di questa iniziativa p. Frank Santucci ha scritto che “il congresso sul carisma oblato si sarebbe dovuto tenere nel 2009. Si sarebbe svolto a Ottawa in Canada. Ma lo Spirito Santo soffiò via tutto... Questa settimana ho capito perché. Lo Spirito Santo ha avuto in serbo una grande sorpresa per noi. Dovevamo attendere i tempi di Dio! Il congresso 2009 sarebbe stato un chiuso e soffocante esercizio intellettuale per alcuni partecipanti privilegiati; altri avrebbero dovuto leggere gli Atti. Grazie, Fabio, a te e ai tuoi collaboratori, per essere stati strumenti che hanno permesso a Dio e a sant’Eugenio di soffiare nuovo entusiasmo. Grazie per aver avuto il coraggio di portarci nel mondo cibernetico del 21° secolo, permettendo al carisma di toccare tante persone”.

“La visita del papa ha di certo lasciato un grande segno nella popolazione e fra i cattolici. La cosa da sottolineare è che nel corso di quella visita Francesco ha beatificato 124 martiri, che sono un esempio e un punto di grande orgoglio per questa chiesa. Ed è bello vedere che i fedeli non ricordano soltanto la festa del viaggio papale, ma sottolineano anche la spiritualità e l’eredità di questi nostri padri nella fede”. Secondo p. Maurizio Giorgianni OMI, in Corea del Sud dal gennaio 1993, è questo il frutto principale del memorabile evento del quale fa parte anche una circostanza speciale che ricorda con piacere: “proprio un anno fa, il 14 agosto, ho potuto incontrare il pontefice durante il suo dialogo con i vescovi coreani a Seoul. È stato un incontro bellissimo ed emozionante, che ha in qualche modo rinnovato la mia vocazione e la mia missione. Il papa ha chiesto e continua a chiedere a tutti noi sacerdoti di essere vicini ai nostri fedeli, ed è quello che nel mio piccolo - anche grazie al suo esempio - cerco di fare”. Il viaggio si era svolto

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news

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indigena e fede cristiana attraverso una serie di argomenti tratti dalla liturgia, dall’educazione religiosa o dalla pastorale. Quest’anno sono state offerte lezioni su Bibbia, lezionario, catechesi, presidenza del culto cristiano e cura pastorale di famiglie e adolescenti. Fino a questo momento coloro che hanno preso parte a questa iniziativa sostengono di averne tratto beneficio. Questo approccio si auspica che rafforzi i legami tra la sapienza degli indigeni americani e la dottrina cristiana continuando a promuovere la guarigione e la riconciliazione di tutte le persone coinvolte (fonte: ustpaul.ca)

dal 13 al 18 agosto 2014. Nei cinque giorni in terra coreana, Francesco aveva beatificato 124 martiri (Paolo Yun Ji-chung e compagni, tutti laici, primi testimoni del Vangelo sotto la persecuzione Joseon) e partecipato alla Giornata asiatica della gioventù. Durante il viaggio, Francesco aveva spronato la chiesa e la popolazione coreana ad andare oltre la cultura della morte e il consumismo, per riscoprire la bellezza dell’impegno verso i più deboli e la grazia della misericordia. (fonte: asianews.it)

Spagna

Viaggio missionario in Uruguay

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l 7 agosto nella cappella della comunità dei Martiri Oblati di Pozuelo a Madrid, 6 ragazze, 3 spagnole e 3 italiane, e 2 Missionari Oblati, p. Adriano Titone e p. Sabatino Migliaccio, hanno ricevuto il mandato missionario per l’Uruguay. Alla celebrazione hanno preso parte familiari, amici e Oblati che, dopo aver pregato insieme, hanno salutato il gruppo in partenza per Montevideo. Il gruppo ha trascorso tre settimane in Uruguay per condividere la missione degli Oblati e per incontrare la gente. Questo viaggio missionario, come gli altri promossi dalla Procura delle Missioni Estere negli anni precedenti, ha permesso ai giovani di vivere l’esperienza della missione ad gentes in prima persona e di farla conoscere ad altri. (fonte: nosotrosomi.blogspot.com)

Fr. Nicolás Fernández, 60 anni di vita oblata

N

icolás Fernández il 25 luglio scorso ha compiuto 60 anni di vita consacrata al servizio della congregazione e della chiesa. In questa gioiosa occasione è stata celebrata una messa di ringraziamento con la comunità parrocchiale di San Leandro a Madrid e il 30 luglio gli Oblati, riconoscenti per questa lunga testimonianza di fedeltà, si sono ritrovati per festeggiare fr. Nicolás. (fonte: nosotrosomi.blogspot.com)

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mgc news

ALBANIA E SPAGNA.

L’MGC in missione Come ogni estate, sono molte le proposte offerte ai giovani del Movimento giovanile Costruire per crescere e rafforzare la consapevolezza della propria chiamata. Durante le tanto attese vacanze, i giovani possono sfruttare l’occasione di vivere un’esperienza fuori dall’ordinario, a cui dedicare totalmente quel tempo e quell’attenzione che durante gli altri mesi dell’anno non si riescono a trovare. Le vacanze diventano così l’occasione per ricaricarsi spiritualmente, vivere con radicalità la missione e la vita comunitaria, rafforzare il rapporto con Dio e i con i fratelli, trovare le risposte a quegli interrogativi che lentamente si sono fatti strada nella coscienza, ritornare al proprio posto più forti e più consapevoli di prima. La vera sfida resta infatti declinare la forza dello straordinario vissuto, nelle pieghe della quotidianità. Affidandosi a Dio e rimettendosi alla sua volontà si riuscirà a far tesoro di queste esperienze, scrigno prezioso per edificare giorno dopo giorno il suo Regno. Luca Vallarino

SPAGNA. Una campo con S. Eugenio

Raccontiamo due esperienze molto significative che alcuni giovani dell’ MGC hanno scelto di vivere quest’estate. La prima è un campo estivo missionario organizzato per gli adolescenti spagnoli.Nell’ottica di rafforzare il legame di comunione tra Spagna e Italia, unite nella stessa provincia religiosa, due ragazze dell’MGC italiano sono partite come animatrici: Eleonora Burroni di Firenze e Rosita Parisi di Cosenza. Il campo si intitolava “¡Sed Jóvenes Oblatos!” (“Siate giovani oblati!”), un forte invito a riscoprire la propria chiamata peculiare all’interno della Famiglia oblata, prendendo coscienza di ciò che comporta per la nostra vita. Il campo si è tenuto dal 4 al 12 luglio a Ibros, un paese nella zona di Jaén, in Andalusia, ed aveva come destinatari ragazzi dai dodici ai diciotto anni. Il tema della settimana è stato la vita di sant’Eugenio de Mazenod. I giovani partecipanti hanno approfondito la sua storia e si sono potuti appassionare ancor di più a questo carisma. I ragazzi hanno anche vissuto una giornata di missione popolare in una cittadina nelle prossimità di Ibros, oltre a condividere una settimana di missione interna nel gruppo, con momenti di preghiera, gioco, laboratori, incontri. Rosita racconta: “L’esperienza in Spagna è stata sicuramente molto intensa: otto giorni

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in cui abbiamo sperimentato l’appartenenza ad un’unica comunità, a questo carisma, che vede sant’Eugenio come riferimento del cammino. Otto giorni in cui ho riscoperto Dio come fonte di felicità!”. Eleonora aggiunge da parte sua: “Cosa è stata per me l’esperienza in Spagna in due parole? Un dono; sono state così le persone che ho incontrato e con le quali ho condiviso questa esperienza. Ho potuto sperimentare e vivere l’accoglienza, la sensazione di sentirsi comunità in un paese diverso dal proprio, l’unità e la gioia dello stare insieme in un modo bello e semplice allo stesso tempo”.

ALBANIA. Con i bambini di Scutari

Un’altra esperienza intensa è stata vissuta dalla comunità di Firenze in Albania. Alberto Borgioli, uno dei partecipanti, racconta: ”Lunedì 20 luglio siamo partiti in quindici da Firenze, sette adulti dell’AMMI e otto giovani dell’MGC, per vivere una settimana di missione in Albania, nella città di Scutari. Siamo partiti per fare un campo con circa 50/60 bambini e per conoscere e visitare la realtà della casa-famiglia “Francesco Taddei”, casa in cui attualmente vengono accolte e ospitate dodici ragazze con problemi sociali o familiari. Durante la permanenza abbiamo avuto il tempo di conoscere meglio il popolo albanese e le realtà religiose che vi operano, in particolare la missione delle suore Ravasco che gestiscono la casa-famiglia e un convitto per giovani studentesse. Questo viaggio missionario ci ha

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dato l’opportunità di approfondire la conoscenza e apprezzare un popolo così vicino a noi e al tempo stesso così schiacciato dalla povertà materiale, ma soprattutto da quella spirituale e umana. La mia esperienza può essere riassunta nella parola “relazione”. E’ stato importante condividere il viaggio con gli altri ragazzi dell’MGC e con gli adulti dell’AMMI; mi ha fatto sperimentare cosa significa appartenere alla Famiglia oblata. Sono state belle le relazioni con gli animatori e le animatrici albanesi che ci hanno aiutato nel campo con i bambini; grazie a loro e alle ragazze della casa-famiglia abbiamo potuto conoscere e apprezzare la gente del luogo, con la sua cultura e peculiarità. Infine la relazione più importante, quella con Dio. Durante la missione, i momenti più forti sono stati la messa giornaliera e le preghiere. La frase che mi porto a casa è quella del Vangelo che dice: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”. Elena Masi invece ci dice di essere partita per l’Albania senza delle vere aspettative, dicendo

di sì a questa proposta un po’ a scatola chiusa, senza pensarci troppo: “Sentivo che Dio mi stava chiedendo di partecipare a questa missione, di esserci, fidandomi e basta. Ed è quello che ho fatto, mi sono fidata e sono partita. La sensazione che ho avuto mentre ero in Albania è stata proprio sentirmi chiamata da Dio ad essere lì, proprio io, proprio in


mgc news

PILGRIMAIX CAMMINANDO NELLA VITA DI S. EUGENIO Un cammino, attraverso la forma del pellegrinaggio, nella vita di sant’Eugenio de Mazenod. Per condividere e celebrare un carisma, un dono che tanti giovani sentono di aver ricevuto da questo personaggio “straordinario”, ma, per fortuna, non troppo. Un bambino come noi, un ragazzo come noi, un giovane come noi, con le sue difficoltà e sofferenze, con i suoi limiti e potenzialità, che ha saputo accogliere la grazia di Dio e metterla a frutto. L’incontro, organizzato dalla Commissione Europea di Pastorale giovanile e vocazionale (CEPJV), ha riunito a Aix en Provence, città natale di sant’Eugenio, una cinquantina di persone tra Oblati, giovani e consacrate da varie nazioni europee dal 17 al 21 agosto. I partecipanti dall’Italia sono stati 16: 14 giovani del Movimento Giovanile Costruire accompagnati da p. Antonio D’Amore (presidente della CEPJEV e responsabile dell’incontro) e Ileana Chinnici Comi. Un percorso che ha permesso di rispecchiarsi nella vita di S. Eugenio e trovare tratti comuni con la nostra esperienza; un cammino nella vita di un santo, a cui dobbiamo tanto. “Un momento che attendevo da tempo era la visita sulla tomba di Eugenio. dice Marco di Vercelli - Nei giorni precedenti continuavo a pensare che cosa gli avrei detto, che cosa avrei pregato. Mi domandavo che cosa stava chiedendo a me nelle mie scelte di vita...ma nel tempo in cui mi sono trovato di fronte a questo altare bianco, un solo pensiero mi é entrato in mente: l’unica cosa che realmente conta e che ci viene chiesta é diventare santi. Tutto il resto, le nostre scelte di vita, vengono di conseguenza e non sono altro che un’emanazione dell’adesione a questo stile di vita! “.

quel momento. Ho visto il volto di Dio nei bambini sporchi del campo, nei disabili delle suore di Madre Teresa, nelle ragazze della casa famiglia, nelle suore e nelle persone che sono venute con me in questa missione, in tutte le persone e situazioni che ho incontrato- Quello che ho cercato di fare è stato semplicemente amare chi avevo di fronte”

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una foto per pensare

Ombre 28 MISSIONI OMI 路 10_15


foto di Giovanni Chimirri, gio.chimirri@gmail.com testo di Luisa Miletta, luli89@libero.it

Il giorno che scoprii che il mio corpo, se colpito dalla luce, anche minima, proiettava sul suolo una figura scura che mi somigliava e che le persone grandi chiamavano ombra, rimasi stranita. Non sopportavo l’idea che qualcosa mi seguisse ovunque. A volte correvo per potermene liberare, ma quella stava lì, attaccata ai miei piedi e anche se saltavo stava lì, pronta a riprendermi. Crescendo ho imparato che le ombre definiscono ciò che sei, rappresentano la tua storia, la tua firma sulla terra, il tuo peso nel mondo; ma soprattutto che la tua ombra può unirsi a quella degli altri, diventare una. Ed è lì che la tua storia non è più in bianco e nero ma a colori.

e colori

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fatti

I giovani e la

misericordia In cammino verso la Giornata mondiale della gioventù di Cracovia 2016 di Angelica Ciccone angelica.ciccone@gmail.com

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C

on un click su un tablet in diretta televisiva, durante l’Angelus in piazza San Pietro, lo scorso 26 luglio papa Francesco ha ufficialmente aperto le iscrizioni alla Giornata mondiale della gioventù (GMG) del 2016. L’edizione numero trentuno del grande raduno internazionale dei giovani, voluto fortemente da Giovanni Paolo II a partire dal 1985, si svolgerà dal 26 al 31 luglio proprio in Polonia, terra natale dell’ideatore delle GMG. È la seconda volta che la Polonia ospita l’incontro: la prima, nel 1991, si era tenuto a Częstochowa, in un momento storico particolare per la nazione, da poco venuta fuori dagli anni di regime comunista. Ad ospitare questo prossimo evento sarà invece Cracovia, seconda città della Polonia, la cui diocesi è stata guidata per vent’anni (dal 1958 al 1978) dall’allora vescovo Karol Wojtyla.


cracovia

La Giornata mondiale della gioventù di Cracovia si annuncia come “un vero e proprio Giubileo dei giovani a livello mondiale”. Lo ha affermato il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, in un messaggio a fine luglio, ad un anno dalla GMG. A Cracovia, infatti, “i giovani saranno chiamati a riflettere sul tema della “misericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità per la nostra fede”, scrive Rylko. In occasione della prossima GMG, il Santuario della Divina Misericordia e di Santa Faustina Kowalska, inaugurato da Giovanni Paolo II nel 2002,

e i giovani

Il tema della misericordia Inserita nell’ambito dell’Anno giubilare della Misericordia indetto da papa Francesco, la Giornata mondiale della gioventù 2016 avrà come tema portante proprio la quinta beatitudine, “Beati i misericordiosi, perché trove-

diventerà quindi il centro spirituale del Giubileo dei giovani provvisto di un “Centro della misericordia”, dove i pellegrini potranno “accostarsi al sacramento della riconciliazione in diverse lingue”.. La veglia conclusiva avrà luogo nel Campus Misericordiae, dove “sarà allestita una simbolica Porta Santa, quale segno visibile del carattere giubilare dell’evento”. Sarà proprio a conclusione della messa nel Campus, domenica 31 luglio 2016, che papa Francesco consegnerà a cinque coppie di giovani dei cinque continenti delle lampade accese, simbolo del fuoco della misericordia portato da Cristo, e invierà i giovani in tutto il mondo come testimoni e missionari della Divina Misericordia.

ranno misericordia” (Mt 5,7). Il famoso “discorso della montagna” di Gesù, dal quale è tratta la citazione, è molto caro a papa Francesco che, già durante la GMG 2013 a Rio de Janeiro, aveva invitato i giovani ad approfondirlo, affermando: “leggete le beatitudini,

vi faranno bene!”. Nello specifico, per questa occasione, è il tema della misericordia ad essere preponderante, favorito anche dal fatto che Cracovia è considerato il centro mondiale del culto della Divina Misericordia grazie all’esperienza di suor Faustina Ko-

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walska. La religiosa polacca che aveva ricevuto la missione di portare al mondo la misericordia del Padre, è vissuta solo 33 anni ed è stata canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2000. Entrambi sono stati scelti come patroni di questo prossimo raduno.

circa 20mila giovani volontari da tutto il mondo che presteranno servizio ai partecipanti per ogni necessità. Il Servizio nazionale di Pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana prevede che i giovani italiani saranno circa 100mila.

Alcuni dati

Il cammino di preparazione

Fervono nel frattempo i preparativi in vista dell’evento, sia da un punto di vista pratico che spirituale. Difficile prevedere il numero di partecipanti, ad ogni edizione le cifre prospettate sono sempre state di gran lunga superate. A fine agosto, ad un mese dall’apertura delle iscrizioni, si erano registrati già più di 200mila giovani da tutto il mondo. Considerato il forte legame dei giovani con Giovanni Paolo II (e, dunque, con i suoi luoghi) e l’eccezionalità del Giubileo straordinario, con ogni probabilità sarà facile eguagliare le ultime edizioni che hanno contato in media più di 2 milioni e mezzo di persone. Per il momento l’apparato organizzativo conta di fare affidamento su

Per prepararsi all’evento, personalmente e come gruppo, l’organizzazione ha messo a disposizione diversi strumenti da adoperare durante il cammino verso la GMG. Per gli italiani, il Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile ha redatto sei sussidi che possono essere usati nei gruppi per la preparazione all’evento. Oltre ad informazioni e suggerimenti pratici, essi contengono approfondimenti di carattere spirituale su come vivere questo incontro, focalizzando l’attenzione anche su segni e simboli dell’esperienza. Inoltre approfondiscono gli aspetti culturali della città di Cracovia e quelli storici relativi alla nazione e alla chiesa polacca. Un’interessante iniziativa

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di preghiera è #prayforWYD, proposta per tutti i giovani a livello mondiale dall’organizzazione locale polacca e dai social media spagnoli “May Feelings”. L’obiettivo è porre l’accento sull’importanza della preghiera per la riuscita della GMG. Si tratta in sostanza di un sito internet (www.mayfeelings.com/prayforwyd) nel quale è possibile dichiarare che in un preciso momento si sta pregando per quella specifica intenzione. La mappa presente nell’homepage mostra i luoghi nei quali si sta pregando contemporaneamente, provando così a mettere in comunione le preghiere personali e comunitarie con quelle di altri in giro per il mondo. Il conto alla rovescia accanto alla mappa scandisce i giorni che mancano alla GMG, ma anche il numero via via crescente di preghiere con l’avvicinarsi dell’evento.

Siti e informazioni utili Il principale sito internet di riferimento della Giornata mondiale della gioventù di Cracovia è www.krakow2016.


fatti

GMG 2016

È ormai iniziato il conto alla rovescia della Giornata mondiale della gioventù dell’estate 2016. Per i giovani in contatto con i Missionari Oblati di Maria Immacolata è in preparazione a Breslavia (Wroclaw) un ricco programma che abbiamo la gioia di comunicare in anteprima. Questo incontro oblato si situa in continuità con i precedenti svolti in occasioni delle varie edizioni della Giornate mondiali della gioventù.

le giornate oblate

MERCOLEDÌ 20 LUGLIO 2016 dal mattino alle ore 17: arrivi dei gruppi dei giovani e registrazione in serata: cerimonia di apertura delle Giornate mondiali della gioventù OMI - Orbita Arena performance teatrali GIOVEDÌ 21 LUGLIO ore 9: preghiera del mattino - chiesa oblata di Popowice ore 9.30: conferenza “S. Eugenio e i giovani” (p. Chicho Rois OMI) - Orbita Arena ore 11.30: S. Messa presieduta dal vescovo oblato mons. Jacek Pyl ore 15.30: workshops dei giovani sul tema dell’evangelizzazione ore 19: Festa dei popoli - Orbita Arena VENERDÌ 22 LUGLIO ore 9: preghiera del mattino - chiesa oblata di Popowice ore 9.30: conferenza “L’esperienza delle croce nella vita di S. Eugenio” (p. Louis Lougen, superiore generale dei Missionari OMI) - Orbita Arena a seguire: incontri di gruppo e incontro degli OMI con il superiore generale ore 15.30: Il Rosario della Divina Misericordia, a seguire: Via Crucis per le strade della parrocchia oblata di Popowice. Le stazioni della Via Crucis saranno intervallate con rappresentazioni sceniche della vita del beato Józef Cebula OMI ore 19.30: S. Messa presieduta da p. Louis Lougen OMI

com/it, dove si trovano tante informazioni sull’evento, i luoghi, i programmi. Le iscrizioni sono sempre aperte e vanno fatte per gruppi. Per gli italiani il Servizio nazionale di Pastorale giovanile ha messo a disposizione il sito www.gmg2016.it che contiene anche informazioni sui sussidi e su altre iniziative specifiche. Da segnalare anche la pagina ufficiale del Vaticano www.vatican.va/gmg/documents/index_it.html, dove è possibile trovare i documenti, le foto e i video di tutte le precedenti edizioni della GMG. n

SABATO 23 LUGLIO ore 9: preghiera del mattino - chiesa oblata di Popowice ore 9.30: conferenza. “La missione di Maria e la missione oblata”. (bpa Jana Kota) Orbita Arena ore 10.15: visita a Wroclaw per gruppi linguistici ore 19: S. Messa in varie lingue celebrate in chiese differenti ore 20.45: concerto musicale DOMENICA 24 LUGLIO ore 10: S. Messa con i giovani e i parrocchiani presieduta da p. Antoni Bochm, superiore provinciale dei Missionari OMI in Polonia.

Rappresentazioni teatrali della vita di S. Eugenio preparate dai giovani di Aix en Provence. pomeriggio: giochi e tornei preparati dai ragazzi sera: concerti musicali organizzati nella diocesi di Wroclaw LUNEDÌ 25 LUGLIO ore 9: preghiera del mattino - chiesa oblata di Popowice partenza in autobus verso Cracovia. Sul tragitto sosta e visite a Malnia, città natale del beato Józef Cebula OMI e a Kokotek, Centro di formazione per i giovani NINIWA, dove si formano i giovani polacchi in contatto con il carisma di S. Eugenio

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fatti

Seminaristi del liceo di Bergamo

Uno sguardo ampio SULLA

chiesa La voce dei seminaristi di Emilia Romagna e Lombardia

di Dino Tessari OMI

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el mio apostolato di animazione missionaria ho visitato 18 seminari dell’Emilia Romagna e della Lombardia. È stata un’esperienza straordinaria, sia per la fraterna accoglienza che mi è stata riservata, sia per l’apertura missionaria e la gioia delle varie comunità. È stato commovente vedere nei vari incontri la presenza dell’intera comunità: formatori e seminaristi. La prova più bella del loro interesse per la missione della chiesa sono state le molteplici, serie e significative domande che mi sono state fatte per comprendere cosa significhi annunciare il Vangelo oggi e come vivere con, nel cuore, un autentico spirito missionario. Come punto di partenza ho messo in rilievo le indicazioni presentate da papa Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium. La conoscenza, poi, delle varie comunità - piccole e grandi - è stata arricchente, perché ho trovato educatori in gamba e seminaristi aperti e gioiosi. La cosa che più mi ha colpito è stata la sintonia che c’è tra educatori e seminaristi e il loro stile di preghiera sereno, bello e liturgicamente valido. Solo comunità che hanno al centro della loro vita Cristo Gesù


Seminario pontificio regionale di Bologna

possono essere contagiate dal fuoco della Pentecoste, dal fuoco della missione! Ecco la ‘posta’ che mi è giunta da Bologna, da Como e da Bergamo.

Non c’è missione senza fede “Dopo la visita al nostro Pontificio Seminario regionale Benedetto XV di

Bologna ci siamo riuniti per riflettere sui giorni della tua presenza tra noi seminaristi. Innanzitutto dobbiamo dirti grazie, perché sei stato testimonianza della missione e non un “docente professionista” che, dalla cattedra, ci è venuto a dire “che cosa è la missione”. Grazie per averci ascoltato, non

Seminario di Como

solo nei colloqui personali, ma anche nell’incontro con i membri del GAMIS (Gruppo animazione missionaria del seminario), di cui hai accolto e valorizzato le singole idee. Grazie per il modo in cui ti sei posto verso di noi. Ci hai infatti prima di tutto parlato del vangelo, dell’evangelizzazione (o meglio ci hai evangelizzato!) usando gli esempi della tua vita sempre “in funzione dell’annuncio”. Grazie cioè per averci testimoniato - e non semplicemente insegnato - come non ci sia missione senza la fede. Il tuo entusiasmo è davvero coinvolgente ed è ancorato ad una realtà che ben conosci e che non ti scandalizza. Grazie, infatti, per il tuo amore verso la chiesa. Crediamo che questo sguardo ampio sulla chiesa globale potrà aiutarci molto nella nostra vita di cristiani e, se il Signore lo vorrà, di futuri presbiteri. Grazie per aver fatto un passo indietro, per non averci raccontato della costruzione di opere faraoniche sparse da qualche parte nel mondo, così da farci sentire la missione una cosa per pochi o distante da noi. Grazie per averci spiegato che

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fatti

Seminaristi di Reggio Emilia

la missione può essere già qui. Grazie anche per come ti sei aperto con noi, dicendo che il tuo sì “al Signore e al partire” non è stato solo qualcosa che “ha cambiato”, ma soprattutto che ti ha cambiato… non solo un “fare”, ma un “lasciarsi fare”. Grazie per averci dato testimonianza dell’inculturazione del vangelo, anche se, lo confessiamo, a volte gli esempi possono sembrarci assurdi e inconcepibili. Ma questo, forse, è proprio il segnale della nostra limitata apertura e di quanto ancora dobbiamo camminare per chiedere il dono di uno “sguardo missionario”. Ci rimane un bell’esempio di fede a cui continuamente richiamarci per vivere in maniera autentica la missione e il vangelo”.

Partecipare alla vita della chiesa “Noi del seminario di Como, con il nostro grazie desideriamo riportare alcune impressioni suscitate dalla sua visita. La sua presenza è stata accolta con positività per almeno quattro ragioni. La prima è stata la sua discrezione e il suo inserimento equilibrato e silenzioso nella nostra comunità. Sono questi due atteggiamenti uniti ad un’energia e ad una fede profonda

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che hanno fatto percepire uno stile di profondo rispetto per l’uomo e di grande speranza e fiducia nel Signore Gesù e nella sua chiesa. La seconda, sgorgata dalle sue omelie e dalle sue meditazioni è stata la testimonianza che ci aiuta a comprendere come l’essere missionari significhi amare il Signore e partecipare alla vita della chiesa, ovunque e sempre, vivendo il proprio rapporto con essa con un cuore aperto e mantenendo vivi gli atteggiamenti di fraternità, preghiera e apertura missionaria. La terza ragione di positività è stata lo stile familiare e umile con cui ci ha parlato e ci ha presentato l’ esperienza missionaria in Indonesia. Infine ricordiamo l’incontro personale che ha avuto con noi e l’incontro con il GAMIS che sono stati davvero fruttuosi e ci hanno permesso di riflettere su alcune scelte da portare avanti e sulle direzioni da correggere. Conserviamo un ottimo ricordo dei giorni che lei ha trascorso con noi: siamo stati colpiti, in modo particolare dal suo profondo legame con Cristo e dalla passione che ci ha trasmesso per il “gregge” di Dio”.

È indispensabile lo spirito missionario “Con te ho qualcosa in comune che non

può essere trattenuto dentro... Anch’io vedo indispensabile e fondamentale per ogni sacerdote lo spirito missionario. Quando hai spiegato cosa significhi avere uno spirito missionario mi sono sentito illuminato e dicevo tra me e me: “È proprio così, è vero”! Se il Signore mi darà il dono del sacerdozio e dopo mi fermerò ai miei piccoli gruppi, ai miei problemi e alle cose che mi girano intorno... forse era meglio non diventassi sacerdote. Se non mi metto in discussione e limito il mio amore a ciò che è comodo, non va bene. Sento il bisogno di amici che mi dicano come posso migliorare e cosa devo cambiare per arrivare ad avere uno sguardo puro come quello di Gesù. E poi se non ci abituiamo a parlarci di Gesù sarà proprio difficile un domani parlare di Lui agli altri. Ti ringrazio, perché mi hai ricordato, o mi hai fatto scoprire come deve essere un sacerdote: deve essere come Gesù! Questa scoperta mi mette in discussione e non mi lascia tranquillo, perché sento che Gesù mi chiama a diventare un vero discepolo ogni giorno. Spero che così sia per tutti i miei compagni seminaristi di Bergamo. Come dimenticare i seminari di Milano, Reggio Emilia, Lodi, Brescia, Modena, Pavia, Cremona, Mantova... Per ognuno di essi ho ricordi particolari che rimangono nel cuore e si fanno preghiera, perché il Signore doni ad essi l’abbondanza delle sue benedizioni, sante e numerose vocazioni. È vero: tutte le diocesi si rammaricano per la mancanza di vocazioni, ma la loro qualità e soprattutto l’impegno dei vari formatori fanno dei vari seminari delle comunità vive, piene di gioia e fraternità dove si sente la presenza di Gesù. Davvero Gesù continua ad amare la sua chiesa e “chiama a sé quelli che lui vuole, perché stiano con lui e per mandarli ad annunciare il Vangelo”(Mc 3,13-14)”. n


lettere dai missionari

MISSIONI

OMI

Evangelizzazione, sanità, istruzione e alimentazione Ho vissuto due mesi con il diacono oblato Manoel Valadao, brasiliano in stage pastorale. Abbiamo aspettato il mese di gennaio per poter ricostituire la nuova comunità, con il giovane padre Simon Pierre Badji e il fratello Benoit Diouf, che stava già qui negli anni scorsi. Erano stati insieme nel Brasile per studiare il portoghese. La comunità OMI di Passirano (Bs), con un gruppo di lavoratori è stata presente nei mesi di gennaio e febbraio, soprattutto per montare una casa prefabbricata per dare al centro nutrizionale degli spazi di servizio più idonei al suo lavoro di recupero dei bambini denutriti. Il lavoro pastorale è stato importante. Al di là dell’ordinario abbiamo portato al

battesimo 15 giovani, nella notte di Pasqua, e abbiamo accompagnato una ventina per la cresima. A nord della missione il settore di Sandjai conosce un’espansione importante, per il lavoro del catechista e a causa della costruzione della casa de saude e della scuola. Quest’anno, per rispondere alle esigenze di questa comunità che è cresciuta e dà testimonianza ai villaggi intorno, costruiamo la chiesa. In Guinea Bissau è molto importante dar visibilità ad una comunità con la costruzione di un edificio che la rappresenta. I paesi arabi stanno costruendo moschee in moltissimi villaggi, anche dove non ci sono musulmani. Noi diamo più importanza all’evangelizzazione e

un’eventuale costruzione ne è il coronamento. Per tanti anni abbiamo celebrato sotto un grande albero, poi in una classe e adesso stiamo pensando alla chiesa, pur continuando a costruire la comunità. La costruzione materiale si sta rivelando una buona opportunità per consolidare la costruzione spirituale delle pietre vive. Un frutto di questo lavoro è la richiesta di alcuni villaggi dei dintorni di avere anche loro la catechesi. Possiamo rispondere soprattutto grazie ad un catechista di Sandjal, bén formato e volenteroso, che con gioia si sposta negli altri villaggi per annunziare il Vangelo di Gesù. Leggendo gli Atti degli apostoli non posso fare a meno di rinforzare il legame con quelle prime comunità apostoliche e

con il loro spirito e nello stesso tempo di pensare ai nostri catechisti ‘mobili’, che vanno in vari villaggi per proporre la vita nuova in Gesù. Penso particolarmente a Francisco, che oltre a seguire i catecumeni di Bakudi insegna a Dutato e va a fare la catechesi a Sareioba e fino a Wensaco, Senegal, perché alcune famiglie di catecumeni si sono spostate li. Non hanno macchine né moto per fare 10 o 15 km, ma solo delle vecchie biciclette che a volte devono portare a spalla, dopo aver forato sulle nostre piste impossibili. Sono i Giovanni Battista di oggi che aprono la strada per il Regno di Dio. Con l’aiuto della comunità montana dei Castelli romani e prenestini abbiamo potuto rilanciare

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MISSIONI il lavoro delle case de saude, equipaggiandole del minimo necessario per il servizio di urgenza ai malati, formando meglio gli agenti sanitari e motivandoli con una piccola sovvenzione, coordinando bene il tutto per mezzo di Quintino e di fr. Benoit. L’aspetto della salute resta importante e prioritario nel lavoro globale della missione, non solo per curare i malati e recuperare tanti bambini denutriti, ma anche per indicare una strada diversa nell’insieme del paese, una strada che non va dietro al beneficio personale, ma che cerca di mettere al centro di tutto le persone più povere e che hanno bisogno di tutto. L’altro aspetto sociale che ha preso molta importanza nella missione è l’educazione. Nelle scuole di Farim, Mansaba e Sandjal accogliamo quasi mille alunni. Altri li aiutiamo personalmente nelle scuole dove stanno, fornendo materiale o sostenendo la formazione o la sussistenza di qualche maestro che continua a lavorare in condizioni molto difficili. Pippo Giordano OMI Farim, Guinea Bissau

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OMI

Ricordando la visita del papa in Bolivia Come previsto la Bolivia ha ricevuto papa Francesco dall’8 al 10 luglio. Le aspettative erano molto grandi e niente ha impedito di dargli un caloroso benvenuto. L’immagine del papa ha colpito tutti per la sua semplicità e umiltà. Guardando il suo volto si poteva apprezzate un sorriso sincero e uno sguardo pieno di tenerezza verso i più piccoli. Ha avuto modo di conoscere la multiculturalità della Bolivia, le multiformi

città e la sua gente. La maggior parte di cattolici e non cattolici hanno compreso bene il suo parlare profondamente evangelico, incarnato nella realtà, inculturato nella vita della gente. Hanno colpito le sue parole che hanno sottolineato l’introduzione della Costituzione boliviana. Ha avuto anche modo di apprezzare la diversità culturale della Bolivia, delle sue 36 lingue, dei simboli della patria. A La Paz il percorso ha messo la gente in condizione di vederlo

da vicino. Un’immagine che resta nella memoria mostra Francesco nella papamobile fermarsi per dare un omaggio a p. Luis Espinal gesuita assassinato nel golpe militare del 1980. Sui percorsi ci sono stati migliaia di volontari che seguivano il cammino e controllavano le emozioni della gente. Il papa ha voluto stare vicino alla gente, Dalla papamobile salutava, osservava e benediceva le gente. Questi gesti restano nella memoria dei boliviani. Guillermo Siles OMI Bolivia


lettere dai missionari

MISSIONI

OMI

Il nome

Qui Uruguay di Antonio Messeri OMI antoniomesseri@omimissio.net

Le celebrazioni con maggiore partecipazione, oltre alla Domenica delle Palme, ed alcune feste, sono i battesimi. Non capita tutte le volte di iniziare un dialogo con una persona che ha il tuo stesso nome, per di più se è un bambino di cinque anni. Dopo la celebrazione del battesimo di un gruppo di bambini, mi sono messo a salutare la gente. Tra le panche spunta la testa di un bambino che mi guardava fisso: mi avvicino e gli chiedo: “Come ti chiami?”. Mi risponde: “Antonio!”. “Che bel nome”, gli dico io “è proprio uguale al mio: anch’io

mi chiamo Antonio”. Con lo sguardo fisso sul mio volto mi dice: “No!”. “Come, no!” ribatto io. “Mi hai detto che ti chiami Antonio, ed anche io sono Antonio”. Ancora più convinto di prima lui rafforza la sua posizione: “Non ti chiami Antonio”. “E allora come mi chiamerei?”. Lui con una faccina che

mai potrò scordare mi dice: “Gesù”. Aveva assistito al battesimo del fratellino ascoltando quello che avevo detto e semplicemente aveva capito: io per lui ero Gesù. Grazie Antonio, perché mi fai ricordare chi devo essere, essere Gesù per le persone che mi incontrano, la sua presenza in mezzo alla gente.

ora le cose non vanno bene nemmeno in Thailandia e questa signora è a corto di risorse, deve lavorare molto e non può più badare all’anziana signora. Ho parlato con loro e ho trovato una casa per anziani, dignitosa, dove lei potesse stare. Quando vado a trovare qualcuno nello slam dietro

la parrocchia mi sembra di soffocare. L’ultima volta quasi sbattevo la testa contro un tetto sporgente. Abbiamo cominciato un progetto di adozioni a lungo termine per premiare soprattutto i ragazzi che si impegnano a scuola e abbiamo organizzato delle attività settimanali. Questi ragazzi non sono un modello di comportamento; qualcuno si lamenta: “non sono nemmeno cattolici!”; ma perché non dare un’opportunità e far sì che siano loro stessi, un domani, a trovare soluzioni per la loro gente?

Qui Thailandia di Domenico Rodighiero OMI rodighiero.domenico@gmail.com

Gesti di speranza Kun Yoko, un’anziana signora, mi telefona ringraziandomi

continuamente. A dire il vero non avevo fatto molto. Kun Yoko è una nostra parrocchiana, è sola, non ha parenti, non ha amici, sempre chiusa in una stanza a pregare. Una giovane donna ha avuto compassione di lei e ha pagato per anni l’affitto della casa dove viveva, l’ha accudita, ma

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200 anni

In cammino verso i 200 anni dalla nascita dei

Missionari OMI

Domande e risposte per vivere il bicentenario Si scaldano i motori in vista del bicentenario dei Missionari Oblati di Maria Immacolata che sarà celebrato nel 2016. In tutta la congregazione oblata sono in programma eventi ed appuntamenti per sottolineare questo importante traguardo. Anche in Italia da alcuni mesi si lavora per questo anniversario.

Come si stanno preparando i Missionari OMI alla celebrazione del bicentenario? A livello di famiglia religiosa l’Amministrazione generale dei Missionari OMI, insieme al superiore generale, p. Louis Lougen, hanno proposto un cammino in tre anni sui temi della comunità, della missione, della formazione Dal primo numero dei Missioni OMI di quest’anno, stiamo proponendo ai lettori una sintesi delle schede giunte alle comunità oblate nel mondo per l’animazione e la preparazione dell’evento.

Come sarà organizzato il bicentenario in Italia? Nel mese di luglio è stato costituito un comitato per il bicentenario formato da p. Nino Bucca, p. Pasquale Castrilli, p. Salvo D’Orto, p. Alfredo Feretti, p. David Lopez, p. Adriano Titone, Andrea Logli di Firenze, Angelica Ciccone di Roma ed Emanuela Scibilia di Messina. Questo comitato ha il compito di valutare e organizzare iniziative ed eventi per la celebrazione del bicentenario in Italia.

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200 ANNI Missionari Oblati

di Maria Immacolata

1816-2016

Cosa è in programma a Aix en Provence? Nella città natale di sant’Eugenio e della Congregazione, il 24 e il 25 gennaio 2016 si svolgerà una speciale commemorazione alla presenza del superiore generale OMI e del governo centrale della congregazione. Sono in programma una celebrazione eucaristica con l’arcivescovo, mons. Dufour e una celebrazione nella cappella della missione con p. Louis Lougen, superiore generale OMI

È in programma un raduno nazionale? Si. A livello italiano sarà organizzato un evento a Roma nell’autunno 2016 aperto a tutti gli amici dei Missionari OMI. Si tratta di tre giorni di incontro, preghiera e condivisione che si svolgeranno presso la Fraterna Domus di Sacrofano. Missioni OMI darà informazioni e dettagli su questo appuntamento.

Cos’altro è previsto nel 2016? Missioni OMI pubblicherà un “Calendario 2016” con foto inedite e una serie di date importanti per la congregazio-

ne oblata e in particolare per la famiglia oblata in Italia. Il calendario, che è stato lavorato specialmente da p. Angelo Daddio di S. Maria a Vico (Ce), sarà allegato al numero di dicembre della rivista. Inoltre nel corso del prossimo anno è in programma la beatificazione di p. Mario Borzaga e dei martiri oblati laoziani. In autunno si svolgerà a Roma il 36° Capitolo generale della congregazione.


Tessari, D.,

Sant’Eugenio de Mazenod, Padre e Pastore DINO TESSARI

SANT’EUGENIO DE MAZENOD

SANT’EUGENIO DE MAZENOD

DINO TESSARI

editrice Velar 2014, pp. 112, 8 euro

ISBN 978-88-6671-070-7

Attraverso testi e immagini il libro presenta la persona, gli ideali e la santità di Eugenio de Mazenod, fondatore dei Missionari Oblati di Maria Immacolata.. P. Louis Lougen, superiore generale OMI, ha scritto la prefazione nella quale presenta l’attualità di sant’ Eugenio. Il libro è stato scritto al termine del primo anno di preparazione al 200° anniversario della fondazione dei Missionari OMI che ricorrerà il 25 gennaio 2016. Per acquistare il libro • telefonare al numero 06.9408.777 (in ore ufficio), • scrivere a editrice.missionari.omi@omi.it • contattare l’autore: Missionari OMI, via Tacconi 6, 40139 Bologna

Padre e Pastore

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Kraütler, E. Ho udito il grido dell’Amazzonia Diritti umani e creato EMI 2015 p. 288 € 16

Sako, L. R. Più forti del terrore I cristiani del medio oriente e la violenza dell’Isis EMI 2015 p. 144 € 13

Bastaire, J. e H. Per un Cristo verde L’ecologia umana contro l’idolatria del denaro EMI 2015 p. 80 €9

AA.VV. Curare madre terra Commento alla Laudato sì di papa Francesco EMI 2015 p. 64 € 3,90

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DA 95 ANNI...

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Dossier

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200 anni

P. Gnemmi inizia il secondo mandato come provinciale

San Salvador in festa per la beatificazione del ‘suo’ martire

Campi estivi in Repubblica ceca con i Missionari OMI

La gioia della vita in comunità

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obla si incontrante o

28/12/14 09:15

Maria Immacolata, madre della comunità apostolica

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RIVISTA MENSILE DI ATTUALITÀ MISSIONARIA

OMI

n. 5 MAGGIO 2015

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IN PREGHIERA CON

Mons. Steckling OMI vescovo a Ciudad del Este, Paragu ay

Maria Dossier Gli OMI in Indonesia, Thaila ndia, Corea del Sud e Cina

Fatti P. Andy Sensenig oblato in Alaska e maratoneta

16/04/15 20:20

200 anni La comunità apostolica e la missione

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BEATIFICATO MONS. ROMERO

difensore degli emarginati

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200 anni

P. Mimmo Di Meo racconta 20 anni in Uruguay

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NEL MESE MISSIONARIO SOTTOSCRIVI O RINNOVA UN ABBONAMENTO A

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Fatti

Il rosario, teologia in ginocchio

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EUROPA Le riviste

a Palermo

Dossier

P. Louis Lougen in vista del 200° dei Missionari OMI

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ane Con il giov azenod Eugenio de M

n. 4 APRI LE 2015

orizzonti

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S. Eugenio i primi comraduna a Aix en pagni Provence

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Verso il 200° anniversario dei Missionari OMI

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I discepoli e l’Eucaristia

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fatti I giovani italian i e l’impegno politico

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Il punto sull’informazione oblata europea

Un originale e artistico no percorso maria

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IV Convegno missionario nazion ale a Sacrofano

dossier

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La recente della Prov assemblea incia obla Mediterranea ta

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Tour demazenodia nella prima città della Sicilia

Paolo Damosso e il suo libro su OMI Mario Borzaga

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fatti

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Fatti

La solidarie le missioni tà per un resocontestere: o

(conv. in L. 27/02/2 004

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LA VOCE DEI MISSIONARI OBLATI DI MARIA attualità

Dossier

Luca e Gian rileggono luca la loro voca zione

ASIA

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