Jonio Giardino inacantato

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Le Rose e le Margherite di Afrodite Rivedo le facce seguendo le tracce di vetusti canoni austeri ancora dogmi severi. E roboanti echi distanti di filosofici canti, di matematici vanti presenti sulle rovine trasparenti di pensieri decadenti. Disegnano ancora le scure matite forme che vanno ancora capite. Non dite ad Afrodite dove son finite le rose, le margherite. (Versi di Pino Lecce)

Pino Lecce è l’Artista-Poeta che intuisce l’emozione e la pone su tela, condividendola con altri occhi e sensi attenti. I colori e le parole sono i pennelli con i quali il Lecce “vede” una realtà che non sempre accetta e fa sua. Questa sensazione di vuoto dell’anima la trasfonde nelle sue tele e nei suoi versi. Rimpiange la sua Taranto dove la natura sembra soffrire per l’indolenza e per la trascuratezza, dove l’apparire prevale ormai sull’essere, dove Afrodite non trova più le spume morbide e bianche dei due mari, dove il cielo è privo di farfalle, dove le rose e le margherite, simbolo di purezza antica, ormai sono lontane nel tempo e nello spazio. L’Artista sembra leggere nei pensieri della sua gente, ormai dimentica dei vanti dell’antica Taras, dei suoi matematici, filosofi, dei templi antichi dove ora solo due colonne richiamano, e solo a pochi attenti, i fasti del Tempio che fu di Poseidone. Nei versi che sono ispirati dalla tela riprodotta sopra, il pittore-poeta chiudi con versi di rimpianto e, quasi con vergogna mista ad orgoglio, scrive: “Non dite ad Afrodite dove son finite le rose, le margherite.” (Mimmo Martinucci)

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