Mussolini e Nenni. Amici nemici

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Mussolini e Nenni. Amici nemici

nalista originario della Basilicata, Francesco Ciccotti, altro robusto polemista spedito a Forlì dalla segreteria del partito; la palma della generosità la conquistano i socialisti (Bombacci è tra i principali organizzatori della colletta) che raccolgono 1171 lire e dieci centesimi, decisamente una bella cifra. Una volta alla settimana Rachele va in carcere portando vitto e indumenti per Benito, per gli altri sei giorni della settimana, racconterà la donna, «provvedevano le famiglie dei socialisti… Gli arrestati repubblicani non erano così assistiti e a Nenni, per esempio, spesso dimenticavano di far recapitare il pranzo». Talvolta ci penserà lei. Del resto nel parlatorio del carcere Rachele Guidi e Carmen Emiliani hanno fatto amicizia. Carmen è ormai quasi alla fine della sua gravidanza, Rachele porta con sé la piccola Edda che ha quasi un anno e una volta la bimba fa la pipì sui pantaloni di Pietro che la tiene sulle ginocchia. Nel grembiulino della piccina Mussolini nasconde invece gli articoli scritti in cella per La Lotta di Classe e farli avere in questo modo al giornale. Mussolini e Nenni sono accusati di otto reati ciascuno. Il processo inizia il 18 novembre davanti al tribunale di Forlì, sette nel complesso i loro difensori tra cui due deputati, il socialista Genunzio Bentini e il repubblicano Antonio Viazzi. Nenni, scrivono i giornali, giustifica il possesso della rivoltella: «Mi occorreva perché dovevo girare per la campagna e il permesso non mi fu dato perché minorenne»; Mussolini, «raso accuratamente, gli occhi più vivi e scintillanti del solito, elegante, quasi azzimato, parla con la consueta, energica precisione, incisivamente» e dice anche: «Se mi assolverete, mi farete piacere perché mi restituite al mio lavoro, alla società. Ma se mi condannerete mi farete onore, perché voi vi trovate in presenza non di un malfattore, di un delinquente volgare, ma di un assertore di idee, di un agitatore di coscienze, di un milite di una fede». Accetta a proprio discarico una sola testimonianza, quella di Aldo Spallicci. Il 23 novembre la sentenza: Nenni è condannato a un anno e quindici giorni di reclusione, Mussolini a un anno. «I giudici hanno preferito farci onore», commentano. Negata la libertà provvisoria, all’uscita dal tribunale i due sono salutati da un lungo applauso della folla e riportati nella Rocca di Ravaldino. E lì diventano veramente amici. Riconoscerà Nenni: «Il carcere avvicina, fortifica l’amicizia». Diventano amici perché sono simili per temperamento. Appartengono alle correnti più radicali dei rispettivi partiti, sono ribelli, impulsivi, estremisti, insofferenti, probabilmente Mussolini


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