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DERMATOLOGIA

Dr.ssa Anna Lisa Rapaccini Tel. 055 9789665 Cell. 331 9278722 annalisa.rapaccini@ gmail.com

Laureata in Medicina e Chirurgia, nel 1988, con la votazione di 110 e lode, la Dott.ssa Anna Lisa Rapaccini ha quindi conseguito, nel 1992, la specializzazione in dermatologia e venereologia, ottenendo nuovamente il massimo dei voti e la lode. La Dott.ssa Rapaccini si occupa di dermatologia generale presso il distretto sociosanitario Asl 10 di Figline Valdarno e di malattie a trasmissione sessuale presso il centro M.T.S. Dell’Università degli Studi di Firenze, nella sede IOT Palagi, a Firenze.

Il ritorno di una vecchia signora La storia della sifilide

La sifilide è una malattia trasmissibile sessualmente, che si osserva solo nell’uomo, causata da un batterio di nome Treponema Pallidum: si tratta di una malattia oggi facilmente curabile e guaribile. Secondo una delle ipotesi più accreditate, la sifilide comparve in Europa, per la prima volta, alla fine del 1400, portata dai marinai della flotta di Cristoforo Colombo. Questa infezione, caratterizzata da un’ampia sintomatologia di difficile diagnosi, si può evolvere in tre diverse forme: primaria, secondaria e terziaria. La forma primaria è caratterizzata dalla comparsa di una lesione dei genitali (pene, vulva ed ano): si tratta di un nodulo eroso di consistenza duro-elastica, non dolente, che guarisce spontaneamente dopo circa un mese. Questa lesione compare nella sede di penetrazione del treponema dopo circa 21 giorni dal rapporto sessuale contagioso. Il nodulo guarisce, ma il Treponema si diffonde nel sangue per raggiungere gli organi interni e ritornare alla cute dopo 2-3 mesi dal contagio, sotto forma di eruzione diffusa di colorito rosso bruno, che sembra una reazione da farmaci e prende il nome di sifilide secondaria. La sifilide secondaria, se non viene trattata, scompare e diviene latente, cioè una malattia che c’è ma non si vede, che può provocare danni agli organi interni e al sistema nervoso centrale, evolvendosi nella sifilide terziaria e potendo condurre anche alla morte. Fino alla scoperta degli antibiotici, avvenuta negli anni ’40, la sifilide ha seminato morte: una condanna che è rimasta come un ineluttabile sottofondo nell’opinione pubblica e infatti, ogni qualvolta che viene eseguita questa diagnosi, il paziente ne rimane profondamente sconvolto. Negli anni ’40, con la scoperta della Penicillina in Europa ed in America, si è assistito ad una drastica riduzione dei casi di sifilide. La sifilide riemerse negli anni ’60, per una serie di comportamenti che possono essere riassunti nella cosiddetta regola delle “3P”: Promiscuità, Permissività e Pillola. Più tardi, negli anni ’80, si è osservato un ulteriore declino della sifilide, dovuto al cambiamento dei comportamenti sessuali per far fronte alla epidemia da HIV. Nei primi anni ’90 si è avuta una stabilizzazione del numero dei casi di sifilide, raggiungendo la più bassa prevalenza ed incidenza .

Nel 1999, in Europa, USA ed Australia, fu osservata una ricomparsa della sifilide primaria e secondaria in maschi omosessuali e, tra questi, i pazienti positivi all’HIV erano i più numerosi . A partire dal 2000 l’incidenza, in Italia, di casi di sifilide primaria e secondaria ha presentato un incremento annuale fino al 400%; e, anche nel nostro Paese, l’epidemia sifilitica viene particolarmente segnalata fra i soggetti con infezione da HIV. Oggi i fattori di rischio, della nuova pandemia, sono rappresentati dalla ripresa delle abitudini sessuali ad alto rischio tra gli omosessuali maschi, dal non uso del condom e dall’aumento sia del sesso orale che del sesso occasionale con partner conosciuti via internet.

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