Guida Indonesia

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Indonesia PerchĂŠ guardare ad uno dei piĂš grandi mercati del mondo

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Presentazione

Abbiamo scelto l’Indonesia, come mercato da proporre all’attenzione degli imprenditori di Padova e Vicenza, forse affascinati da un servizio che il prestigioso Economist dedicò a quel paese, nel 2009, dal titolo suggestivo, “The Golden Chance’’. Questo titolo sottolineava le aspettative che la comunità degli affari internazionali attribuiva ed attribuisce ad uno dei mercati più popolati al mondo, con tassi di crescita importanti e stabili (Pil in crescita media del 6.5% annuo), un mercato di grandi prospettive, una delle quali l’ingresso a pieno titolo nell’area BRICS, il fortunato acronimo che è sinonimo delle economie che crescono di più al mondo. L’Indonesia è un paese che sta percorrendo un’evoluzione sorprendente, anche per la velocità delle sue tappe; in un decennio circa l’Indonesia ha saputo reinventarsi, da paese sull’orlo del default finanziario, travolto dalla corruzione, a democrazia stabile, in grado di gestire le profonde differenze culturali interne, con una crescita economica seconda soltanto a quella della Cina. Una crescita indubbiamente facilitata dalla ricchezza di materie prime, oil & gas, carbone, stagno, rame, bauxite, oro e molto altro. Come abbiamo intuito anche nella recente missione imprenditoriale promossa da Padova e Vicenza, è una crescita basata sulla domanda interna, grazie a 240 milioni di potenziali consumatori, il cui reddito pro capite, pur se ancora basso, cresce ad un ritmo del +15% annuo. Un mercato reso ancora più appetibile dall’integrazione dell’Indonesia nell’area ASEAN, dal ruolo principale che vi ricopre, e dagli accordi di libero scambio siglati con Cina, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Corea ed India. La sensazione è però anche quella di un mercato le cui opportunità sono ancora poco conosciute dalle imprese di casa nostra, pur se vi sono segnali incoraggianti di crescita del Made in Italy e della sua capacità di penetrazione commerciale in Indonesia. Non mancano certamente le difficoltà, in primo luogo quelle rappresentate dalle barriere doganali e da un sistema paese, quello indonesiano, di non facile accesso per le tante aziende piccole che animano le nostre Associazioni. Vi sono però numerosi fattori da non sottovalutare. La percezione positiva che l’Indonesia ha del Made in Italy, come sinonimo di qualità, di design, di capacità di coniugare la modernizzazione industriale con la qualità della vita. C’è un’attenzione al tema delle PMI, come sistema di crescita economica essenziale anche in un paese che deve confrontarsi con le grandi economie asiatiche di Cina ed India. C’è la volontà, speriamo anche condivisa dall’Unione Europea, di arrivare rapidamente a sottoscrivere accordi commerciali in grado di facilitare e sviluppare l’interscambio. Anche per parte del Governo italiano e della Cabina di Regia in cui siede anche la nostra Confindustria c’è il progetto di dedicare all’Indonesia una grande manifestazione promozionale di sistema, nel 2013. Ci sono, in altri termini, le prospettive per una crescita dell’export italiano in quel paese, che potrà diventare ancor più significativa se supportata da seri e convinti processi di internazionalizzazione delle nostre imprese in quell’area. Anche allo scopo di facilitare questo tipo di processi abbiamo pensato utile realizzare una guida che ha come obiettivo quello di fornire alcuni strumenti di conoscenza, dell’economia indonesiana, dei suoi settori più promettenti, oltre che del suo sistema fiscale e legale. Ci siamo naturalmente avvalsi anche di diversi contributi esterni, quelli della nostra Ambasciata a Giacarta e dell’ICE, le analisi e ricerche fatte dal prof. Romeo Orlandi e dall’Osservatorio Asia, le esperienze di società attive nella consulenza aziendale, in particolare MDA Asia e lo Studio Chiomenti ed Associati, quest’ultimo per tutta la parte giuridica e fiscale. A tutti loro va il nostro più sentito ringraziamento, unitamente a SACE e, soprattutto, Banca Popolare di Vicenza, per il loro costante affiancamento al progetto. Il Presidente di Confindustria Vicenza Giuseppe Zigliotto

Il Presidente di Confindustria Padova Massimo Pavin

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Indice

Presentazione..................................................................................................................................

pag.

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Il mercato indonesiano: caratteristiche ed opportunità ....................................................................

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L’Indonesia nel mercato internazionale ...........................................................................................

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Indonesia e ASEAN .........................................................................................................................

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L’economia indonesiana ..................................................................................................................

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Investimenti diretti esteri in Indonesia .............................................................................................

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Interscambio Indonesia-Italia...........................................................................................................

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22

Il sistema doganale indonesiano .....................................................................................................

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Presenza italiana in Indonesia.........................................................................................................

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25

Principali settori industriali ...............................................................................................................

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27

La grande distribuzione ...................................................................................................................

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55

SACE - Scheda paese.....................................................................................................................

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61

SACE - Focus on .............................................................................................................................

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66

Quadro di riferimento legale e fiscale per gli investimenti stranieri .................................................

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69

• Introduzione ........................................................................................................................

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69

• Aspetti generali ...................................................................................................................

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69

• Istituzioni finanziarie ed incentivi .........................................................................................

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72

• Controllo dei flussi di valuta ................................................................................................

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79

• Le attività di penetrazione commerciale ..............................................................................

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82

• Le principali forme di investimento ......................................................................................

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85

• Lavoro e occupazione .........................................................................................................

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89

• Il regime fiscale ...................................................................................................................

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91

• Altri aspetti relativi alla legislazione indonesiana ................................................................

pag. 105

Il sistema bancario indonesiano ......................................................................................................

pag. 109

Alcune esperienze imprenditoriali....................................................................................................

pag. 111

Indirizzi utili ......................................................................................................................................

pag. 123

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Il mercato indonesiano: caratteristiche ed opportunità

L’Indonesia sta vivendo la stagione più promettente del suo boom economico. La realtà attuale descrive un paese diventato centro economico della finanza islamica, ricco di risorse naturali, materie prime ed abile nello sfruttare al meglio la sua vantaggiosa posizione geopolitica. Utopia pura se solo si pensa al 1998 con la svalutazione della rupia indonesiana il cui tasso di cambio era passato da 1$/2.000 rupie a 1$/18.000 rupie, con una variazione negativa del PIL in caduta libera (-13,5%). Oggi l’Indonesia è cambiata. È diventata una nazione cosciente del proprio ruolo all’interno delle dinamiche globali di mercato, intraprendente, solida e rapida a passare all’azione, e proprio per questo motivo paragonata con fascino al “Drago Komodo”, uno degli animali più caratteristici dell’ecosistema nazionale.

Territorio Con una superficie di 1.919.440 km², l’Indonesia è il 16° paese al mondo per estensione. La sua densità media è di 134 abitanti per chilometro quadrato, 79^ nel mondo, anche se sull’isola di Giava, la più popolosa dell’arcipelago, si toccano i 940 abitanti per chilometro quadrato.

Lingua La lingua ufficiale è il Bahasa Indonesia, parlata unitamente ad altre 200 lingue e dialetti locali, tutte appartenenti al ceppo malese-polinesiano. Da questo ceppo discendono molti altri dialetti, anche se si deve evidenziare che la lingua attuale è una commistione con parole straniere, a dimostrazione delle diverse influenze esercitate dalle potenze coloniali negli ultimi tre secoli.

Popolazione Con oltre 300 gruppi etnici e 225 milioni di abitanti, l’Indonesia è il quarto paese più popolato al mondo dopo Cina, India e Stati Uniti. La maggioranza della popolazione è concentrata a Bali e a Giava, mentre il resto dell’arcipelago è assai poco o per nulla popolato. Nonostante la commistione di gruppi etnici diversi, l’Indonesia ha sviluppato un’identità condivisa basata su una lingua nazionale, una diversità etnica, un pluralismo religioso all’interno di una popolazione a maggioranza musulmana. Il motto nazionale indonesiano, che si trova sorretto dalla leggendaria Garuda, ossia l’aquila mitologica che ne orna il blasone, è emblematico in questo senso: Bhinneka tunggal ika (“Unità nella diversità”, letteralmente “Molti, ma uno”). Tuttavia le tensioni settarie e il separatismo hanno portato a scontri violenti che hanno talvolta compromesso la stabilità politica ed economica del paese.

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Religione L’Indonesia è la nazione musulmana più popolosa al mondo. Ciò nonostante non è uno stato teocratico, bensì secolarizzato e democratico. L’islam ha in un certo senso il monopolio della vita religiosa-culturale del paese, ma molti dei monumenti che si possono ammirare sull’isola, come i templi di Borobudur e Prambanan, testimoniano la presenza di altre culture e altri culti come quello induista e buddista. Sono presenti anche una minoranza culturale cristiana e animista. In termini percentuali, l’88.2% della popolazione è musulmana, il 9.6% cristiana accompagnata dall’1.9% di induisti e dall’1% di buddisti.

Confini e clima Le frontiere terrestri del paese sono con Malesia nell’isola del Borneo, con Papua Nuova Guinea nell’isola di Nuova Guinea, e con Timor Est nell’isola di Timor. Altri paesi vicini includono Singapore, Filippine, Australia, e il territorio indiano delle Isole Andamane e Nicobare. Con 4.884 metri sul livello del mare, Puncak Jaya, sull’isola di Nuova Guinea è la più alta montagna del Paese (e dell’intero continente dell’Oceania a cui l’isola geograficamente appartiene), mentre il lago Toba a Sumatra, è il lago più grande con una superficie di 1.145 chilometri quadrati. I fiumi più lunghi sono nel Kalimantan (parte indonesiana dell’isola del Borneo), e includono il Mahakam, il Barito e il Kapuas. La pianura indonesiana, che comprende la maggior parte del territorio, è caratterizzata da un clima tropicale con abbondanti piogge, alte temperature e umidità. Questo clima tropicale, generalmente piovoso e la localizzazione geografica, arricchiscono il paesaggio indonesiano di una pluralità di flora e fauna e di diversificate risorse naturali. Nonostante l’alto numero di abitanti e la presenza di regioni densamente popolate, l’Indonesia possiede ancora vaste aree disabitate e selvagge che sostengono una delle maggiori biodiversità del pianeta.

Sistema politico L’Indonesia è una repubblica presidenziale multi partitica, in cui il presidente è sia capo del governo che capo di stato. Nel 2004 è stato eletto per la prima volta dal popolo il presidente. Il potere esecutivo è esercitato dal governo. Il potere legislativo è condiviso tra il governo e i due consigli rappresentativi del popolo. Il potere giudiziario è indipendente dall’esecutivo e dal potere legislativo. La capitale nazionale è la città di Giacarta.

Divisione amministrativa L’Indonesia è suddivisa in 33 province (provinsi o propinsi), di cui 2 sono territori speciali e 1 è il territorio cittadino della capitale. Le province sono a loro volta costituite da reggenze (kabupaten) e municipalità (kota), formate a loro volta da distretti (kecamatan) e comuni (desa o kelurahan). Le province sono: Bali Bangka-Belitung Banten Bengkulu Giava Occidentale Giava Centrale Giava Orientale Isole Riau Jambi Kalimantan Centrale

Kalimantan Meridionale Kalimantan Occidentale Kalimantan Orientale Lampung Nusa Tenggara Occidentale Nusa Tenggara Orientale Gorontalo Maluku Maluku Settentrionale Papua

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Papua Occidentale Riau Sulawesi Centrale Sulawesi Occidentale Sulawesi Meridionale Sulawesi Settentrionale Sulawesi Sudorientale Sumatra Meridionale Sumatra Occidentale Sumatra Settentrionale


I territori speciali (daerah istimewa) sono:

• Aceh (o Nanggroe Aceh Darussalam); • Yogyakarta, che è un sultanato islamico; • Giacarta, il territorio cittadino della capitale.

Punti di forza dell’arcipelago indonesiano • • • • •

popolazione giovane e dinamica; forza lavoro sempre più qualificata; abbondanza di risorse naturali; localizzazione geografica strategica e presenza salda nel mercato globale; forti incentivi allo sviluppo economico da parte governativa.

Caratteristiche della popolazione indonesiana • nel 2025 l’Indonesia raggiungerà il livello massimo di popolazione in età lavorativa (15-60 anni); • dinamica partecipazione al mercato del lavoro e 2.3 milioni di persone che vi si affacciano ogni anno; • rapido fenomeno di urbanizzazione che fornisce la presenza di forza lavoro in centri di investimento.

Fonte: EIU, 2007

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Risorse energetiche Bilancia energetica Energia elettrica, produzione (mld KWH,2008)

134.4

Energia elettrica, consumo ((mld KWH,2008)

119.9

Gas naturale, produzione (mmc)

70.0

Gas naturale, consumo (mmc)

36.5

Gas naturale, riserve (mmc)

3001

Petrolio, produzione (mbg,2010)

1.0

Petrolio, consumo (mbg,2010)

1.3

L’Indonesia possiede numerose riserve di gas naturale ed è un importante esportatore di gas naturale liquido e carbone. La produzione di gas naturale ha conosciuto una forte crescita a partire dal 2005 mentre la quota destinata al fabbisogno interno è in aumento. Nonostante nuove esplorazioni siano in corso, il paese è probabilmente destinato a restare uno dei principali importatori di petrolio. Il passaggio dell’Indonesia dalla categoria degli esportatori di greggio a quella dei principali importatori è stato reso ufficiale con l’uscita dall’OPEC nel maggio 2008. Di seguito vengono elencate schematicamente le materie prime di cui l’Indonesia vanta una posizione dominante a livello internazionale. 1. Carbone - l’Indonesia è il principale fornitore di carbone nel mercato globale; - il secondo più grande esportatore al mondo di thermal coal; - il terzo più grande esportatore di steam coal; - la produzione annuale si aggira attorno a 141 milioni di tonnellate. 2. Gas naturale - 112.5 trilioni di metri cubi di gas naturale estratti annualmente; - unico fornitore di gas naturale in Asia. 3. Petrolio - le riserve indonesiane di petrolio superano i 3.7 miliardi di barili. 4. Energia rinnovabile - contiene il 40% delle risorse geotermiche mondiali, equivalenti a 27 GW di produzione di energia potenziale. 5. Altri - tra i più importanti produttori al mondo di olio di palma, cacao e altri minerali.

Nella tabella che segue, i prodotti di cui l’Indonesia vanta un Top Ranked a livello internazionale Prodotto

Key Metrics

Petrolio (crude oil)

Più di 3.5 miliardi di riserve

Gas naturale

Circa 112 tn di piedi cubici di riserve

Thermal Coal

Secondo esportatore mondiale

Geothermal

Ospita il 40% delle riserve mondiali

Olio di palma

Maggior esportatore mondiale, produce circa 19 milioni di tonnellate all’anno

Cacao

Produce 770 migliaia di tonnellate all’anno, secondo maggiore produttore mondiale

Latta

65 migliaia di tonnellate all’anno, secondo maggiore produttore mondiale

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Gomma

Maggior produttore mondiale con 2.4 milioni di tonnellate di produzione

Rame

Produzione attestata a 818 migliaia di tonnellate, secondo maggiore produttore mondiale

Nichel

Con una produzione pari a 4.35 migliaia di tonnellate, è il quinto produttore mondiale

Oro

Settimo produttore mondiale con una produzione pari a 89 mila kg annui

Source: BKPM, various

Lo sviluppo economico indonesiano è promettente, sorretto da un positivo trend di crescita locale e da una rete di collegamento internazionale Lo sviluppo economico indonesiano beneficia di un andamento positivo dell’intero continente asiatico, di un fenomeno di urbanizzazione che sta rinforzando il potere d’acquisto della grande maggioranza dei consumatori e di una popolazione giovane, la quale offre al sistema economico un enorme potenziale. Mantenendo una crescita costante, nel 2030 oltre 90 milioni di indonesiani si affacceranno alla classe di consumo globale, spinti da un continuo processo di urbanizzazione. Solo Cina e India sono destinate a superare il trend indonesiano in termini assoluti mentre Brasile, Egitto, Vietnam ed altre economie ad alto tasso di crescita conosceranno un numero dimezzato. Entro il 2030, l’Indonesia si prepara a diventare la settima economia globale dopo Cina, Stati Uniti, India, Giappone, Brasile e Russia, sorpassando Germania e Regno Unito. • L’ascesa dell’Asia. Il numero dei consumatori globali aumenterà di 1.8 miliardi di persone nei prossimi 15 anni, delle quali più del 75% saranno asiatiche. La trasformazione economica di Cina e India sta avvenendo ad una velocità mai conosciuta nella storia con redditi medi in crescita di dieci volte. Questo fatto potrebbe far aumentare la domanda per una disponibilità ed una diversificazione di risorse che l’Indonesia deve attrezzarsi ad offrire. L’export verso altre economie asiatiche, in particolare verso Cina e India, è già decisamente aumentato ad un tasso del 15-20%. Nel 2010, l’Indonesia ha esportato $3.8 miliardi di olio di palma verso India e $2.1 miliardi verso Cina. Nello stesso anno, la Cina rappresentava il più grande mercato di destinazione del carbone indonesiano ricevendo $3.6 miliardi mentre l’India era la destinazione di $2 miliardi di carbone. • Urbanizzazione. La porzione di popolazione indonesiana che vive nelle aree urbane potrebbe facilmente raggiungere il 71% nel 2030, ammontando oggi al 53%. Circa 32 milioni di persone quindi si sposteranno dalle aree rurali alle aree urbane. Saranno create nuove città nell’intento di aumentare la percentuale di ricchezza condivisa dall’attuale 74% all’86% nel 2030. Numerose altre città indonesiane supereranno la crescita della stessa città di Giacarta. Città di media grandezza che normalmente contengono tra i 150.000 e i 2 milioni di abitanti, continueranno a contribuire allo sviluppo economico dell’arcipelago con il loro 37% di PIL prodotto (da un 31% attuale) e con una crescita annuale del 6%. Stime prevedono che città come Pekanbaru, Pontianak, Karawang, Makassar e Balikpapan guideranno la crescita tra le altre medio/piccole città, ognuna con una crescita annuale del PIL del 7%. Le città più grandi cresceranno di più in termini relativi, con tassi oscillanti dal 7 al 20%, contenendo tra i 7 e i 20 milioni di abitanti. Unitamente, esse contribuiranno a generare da sole un quarto del PIL indonesiano entro il 2030. Per contro, il contributo della capitale si fermerà al 20%, costante rispetto agli anni attuali. • Crescita della popolazione in età lavorativa. La popolazione indonesiana, giovane e in aumento costante, raggiungerà i 280 milioni di abitanti entro il 2030, partendo da una cifra attuale che si aggira attorno ai 240 milioni. Rispetto a numerosi altri paesi in cui il trend di crescita della popolazione sta irrimediabilmente diminuendo, includendo tra questi taluni paesi asiatici, stime prevedono che il trend di crescita indonesiano rimarrà costante e positivo fino al 2025, contribuendo fino al 2030 ad una crescita economica interna pari al 2.4%. • Una nazione emergente guidata dai settori digitali e dalla tecnologia. Nel corso del prossimo decennio, l’Indonesia diventerà una nazione ricca di dispositivi mobili e digitali. Oggi ci sono più di 220 milioni di possessori di telefoni cellulari nell’arcipelago. L’uso di internet è entrato a far parte della quotidianità della vita delle persone. Crescendo ad un tasso del 20% annuo, il numero di coloro che ha accesso ad Internet è previsto raggiungere i 100 milioni entro il 2016, migliorando la connessione interna nel paese. Le tecnologie ambientali potrebbero inoltre cambiare notevolmente le risorse disponibili sul mercato nei prossimi anni. Per esempio, l’Indonesia ospita il 40% delle riserve mondiali di energia geotermica. Se del tutto sfruttate, queste potrebbero generare fino a 24 terawatt all’ora in un anno, equivalenti al 70% del consumo annuale di energia nella sola città di Giacarta.

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L’Indonesia nel mercato internazionale

Percezione internazionale La percezione internazione dell’Indonesia è notevolmente migliorata negli ultimi anni, lo dimostrano i continui upgrading del debito sovrano indonesiano da parte delle agenzie di rating internazionale, come Moody’s che ha valutato il Paese Baa3 il 17 gennaio 2011 e lo stesso Fitch da BB+ stabile a BBB- nel corso del 2011. Entrambe queste agenzie posizionano l’Indonesia ad un solo gradino dal raggiungimento del cosiddetto “Investment Grade” (mentre per Standard e Poor’s mancano ancora due promozioni). Secondo il governo di Giacarta tale obiettivo potrebbe essere ragionevolmente raggiunto nel corso del 2011, favorendo in tal modo l’attrazione di maggiori investimenti esteri. L’agenzia giapponese JCRA (Japan Credit Rating Agency) ha conferito l’investment-grade all’Indonesia il 24 agosto 2011. L’agenzia Credit Market Analysis (CMA) di Londra ha invece eliminato l’Indonesia dalla classifica dei dieci emittenti di obbligazioni sovrane più rischiosi. Il rank indonesiano è migliorato di dieci posizioni, da 54 (20092010) a 44 (2010-2011) nell’ambito del World Economic Forum Competitiveness Index (CGI). Per quanto concerne gli outlooks del Fondo Monetario Internazionale, la crescita del PIL indonesiano è calcolata al 6,4% nel 2011 e al 6,3% nel 2012. Oltre agli aspetti maggiormente positivi (sana gestione dei conti pubblici, prudenti politiche monetarie, solidità del sistema bancario), il Fondo evidenzia anche le maggiori criticità in attesa di essere risolte in modo efficace, quali l’adeguamento delle infrastrutture alla capacità di sviluppo del paese e la riduzione dei sussidi pubblici ai carburanti e all’energia elettrica (che assorbono il 3% del PIL), da finanziare in primis con l’ampliamento della limitata base fiscale (le tasse sul reddito rappresentano infatti solo il 15% del PIL). Altrettanto fondamentali sono il costante controllo del rischio inflazionistico e l’attenzione al rincaro dei prezzi dei beni di base che potrebbero rappresentare degli ostacoli alla lotta alla povertà, obiettivo prioritario nell’agenda del governo indonesiano. La rivista “The Economist” ha pubblicato a settembre 2009 un inserto speciale dedicato all’Indonesia dal nome “A golden chance”, denotando la transizione in soli 10 anni da Paese sull’orlo della catastrofe a democrazia politicamente stabile e solida, con una crescita economica seconda solo a Cina e India. Anche Il Sole 24 Ore ha dedicato un approfondimento all’Indonesia il 24 gennaio 2011, dal titolo “Il gigante cresce”.

Peso della corruzione Il diffuso fenomeno della corruzione pesa in special modo sul ranking dell’Indonesia nella classifica “Corruption Index 2010” di Transparency International, dove rimane inalterato il basso score di 2,8 del 2009 (da 1 a 10), che posiziona l’Indonesia al 110° posto su 178 Paesi (alla stregua di Bolivia, Gabon e Kosovo), con un netto distacco rispetto ai vicini d’area. Singapore occupa addirittura la prima posizione, la Malesia è 56^ e la Thailandia 78^. Nonostante il buon andamento economico anche nella difficile congiuntura economica post-2009, l’Indonesia conserva alcuni squilibri (elevati tassi di disoccupazione e di povertà) e debolezze (corruzione, carenza di infrastrutture) che ne offuscano l’immagine internazionale.

Grado di apertura dell’economia indonesiana al commercio internazionale L’Indonesia ha sempre avuto un’economia orientata al commercio internazionale fino alla crisi finanziaria del 1997-98 quando furono adottate misure di stampo protezionistico in settori chiave dell’economia. Questa linea di chiusura sembra ripetersi in occasione delle crisi internazionali, quella del 2009 e, più di recente, a seguito delle turbolenze del 2011: come misura preventiva per salvaguardare il saldo commerciale della bilancia dei pagamenti interna e a “tutela” delle produzioni nazionali, il governo indonesiano ha annunciato sin dall’ottobre 2008 maggiore protezione sulle importazioni, attraverso un aggressivo piano di barriere non tariffarie. Il timore principale a livello governativo è che la frenata delle economie fino ad ora considerate trainanti causi il ri-direzionamento delle esportazioni cinesi verso i mercati dei paesi emergenti, fra cui si trova appunto l’Indonesia, dove peraltro il controllo dei punti di entrata lungo i vasti ed eterogenei confini dell’arcipelago è pressoché impossibile e dove il contrabbando è un fenomeno ampiamente diffuso. Nel contesto dei rapporti bilaterali tra Indonesia ed UE, si segnala che un accordo quadro di partenariato e cooperazione (Partnership and Cooperation Agreement-PCA) è stato sottoscritto a novembre 2009.

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Profilo commerciale Adesione al WTO Aree e accordi di libero scambio

1995 ASEAN, Association of Southeast Asian Nations Free Trade Agreement (AFTA)

Grado di apertura commerciale • (export + import / PIL &, 2008-2010) • Quota dell’export mondiale (2010) • Quota dell’import mondiale (2010)

49.6 1.04 0.86

Quote di mercato: export (% 2010) a. Giappone b. UE c. Cina d. USA

16.3 10.9 9.9 9.1

Quote di mercato: import (% 2010) e. Cina f. Singapore g. Giappone h. UE

15.0 14.9 12.5 7.3

Export, composizione merceologica (% 2010) i. prodotti agricoli j. combustibili e minerali k. manufatti

22.8 39.4 37.0

Import, composizione merceologica (% 2010) l. prodotti agricoli m. combustibili e minerali n. manufatti

11.9 24.5 63.6

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Indonesia e ASEAN

L’Indonesia all’interno dell’area ASEAN All’interno dell’area ASEAN, l’Indonesia ricopre il ruolo principale in termini di grandezza, demografia e risorse interne. Dalla tabella seguente è possibile verificare come la posizione indonesiana sia dominante rispetto a quella degli altri stati membri. Total population (thousand)

Gross Domestic Product At current prices Per capita (US$ Mn) (PPP$ Mn)1 (US$) PPP$)

Country

Total land area (sq km)

Brunei Carussalam

5.765

415

12.402

19.406

29.915

46.811

Cambodia

181.035

15.269

11.168

28.985

731

1.898

Indonesia

1.860.360

234.181

708.032

1.030.992

3.023

4.403

Lao PDR

236.800

6.230

6.508

16.105

1.045

2.585

330.252

28.909

238.849

415.157

8.262

14.361

676.577

60.163

43.025

76.601

715

1.273

Philippines

300.000

94.013

189.326

351.686

2.014

3.741

Singapore

710

5.077

223.015

291.934

43.929

57.505

Thailand

513.120

67.312

318.709

585.698

4.735

8.701

Viet Nam

331.051

86.930

107.650

291.260

1.238

3.351

ASEAN

4.435.670

598.498

1.858.683

3.107.829

3.106

5.193

1.425.463

168.592

168.351

412.951

999

2.449

3.010.207

429.907

1.690.332

2.694.878

3.932

6.269

Malaysia Myanmar

CLMV

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ASEAN

4

2

Fonte: ASEAN Finance and Macroeconomic Surveillance Database and IMF-World Economic Outlook April 2011.

Partecipazione all’area ASEAN A livello regionale, proprio a Giacarta ha sede il Segretariato Generale dell’ASEAN. L’Indonesia è attiva nella promozione delle prerogative dell’AFTA (ASEAN Free Trade Agreement), entrato in vigore il 1° gennaio 2002, che prevede la liberalizzazione fra i paesi ASEAN di 12 settori prioritari (prodotti agricoli, trasporto aereo, settore automobilistico, commercio elettronico, elettronica, pesca, assistenza sanitaria, prodotti derivati dalla gomma, tessile, turismo, manufatti di legno, logistica), nonché l’introduzione di un sistema di tariffe preferenziali (CEPT) che ha ridotto il livello medio generale delle tariffe nel range dello 0-5%. Si stima che Giacarta abbia ridotto a zero oltre il 60% delle categorie merceologiche. Per i beni di diversa origine, la maggior parte delle tariffe ricade entro il limite del 40%; sono colpite da dazi superiori le importazioni di auto, ferro, acciaio ed alcuni prodotti chimici. L’impegno primario in sede ASEAN ha finora spinto l’Indonesia a rallentare il processo di stipula di accordi di libero scambio su base bilaterale. Un primo significativo segnale di inversione di tendenza è stata la firma, il 20 agosto 2007, del primo accordo di libero scambio con il Giappone, denominato “Economic Partnership Agreement”, il quale prevede un radicale abbattimento delle barriere tariffarie (circa il 90%), ponendo particolare enfasi sulla collaborazione bilaterale nel settore energetico, in quanto l’Indonesia è il principale fornitore di gas e il secondo fornitore di carbone del Giappone. Da ultimo, l’Indonesia ha firmato accordi di FTA con Cina e India, entrati in vigore il 1° gennaio 2010. 1

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GDP per capita in PPP$ is GDP coverted to international dollars using purchasing power parity (PPP) rates; hence PPP $1 in a country, say Cambodia has the same purchasing power as PPP $ 1 in all other countries in the world. PPP is an index of purchasing power, showing the purchasing power of US $1 in a country compared to US$1 in the benchmark country (USA). Myanmar: US$-Kyat exchange rate is based on the parallel rate as used in IMF-WEO April 2011. CLMV includes Cambodia, Lao PDR, Myanmar, and Viet Nam ASEAN6 includes Brunei Darussalam, Indonesia, Malysia, Philippines, Singapore and Thailand.

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L’economia indonesiana

L’economia indonesiana è la prima per dimensioni nella regione dell’Asia sudorientale e può contare su un vastissimo mercato interno e una demografia favorevole (il 50% della popolazione ha un’età inferiore ai 30 anni). L’industrializzazione del paese è avvenuta negli anni ’70, trainata dalla ricchezza petrolifera e da una forte protezione statale del mercato interno. La crisi finanziaria asiatica del 1997-99 ha causato una severa contrazione del PIL e una violenta inflazione. Le successive politiche di ristrutturazione hanno permesso di raggiungere nella seconda metà del decennio scorso tassi di crescita superiori al 6%. Anche la reazione alla crisi finanziaria globale iniziata nel 2008 è stata molto positiva. Nella tabella seguente vengono indicati i principali indicatori macroeconomici che caratterizzano l’arcipelago. Classificazione della World Bank Indicatori strutturali (2010) Prodotto Interno Lordo (mld. US$, ppp) Reddito pro capite (mld. US$, ppp) Struttura del PIL per settori - settore primario - settore secondario - settore terziario Popolazione (mln.) Popolazione attiva (mln.) Saggio di disoccupazione (%) Formazione di capitale/PIL (%) Valuta nazionale Anno fiscale Finanziamenti Internazionali FMI

Paese a reddito medio 1003 4300 16.5 46.4 37.1 240.2 116.5 7.1 32.5 Rupia Anno solare Nessuno

World Bank

US $ 41.3 mld accordati a luglio 2010, 80 progetti attivi, Country Partnership Strategy (2009-2012)

Asian Development Bank

Finanziamenti per US$25.7 mld (1966-2009)

Ristrutturazione del debito estero - verso creditori pubblici - verso creditori privati Giudizio delle agenzie di rating Moody’s Standard & Poor’s Fitch Ratings Dagong International Credit Rating Indicatori di business climate World Bank, Government Effectiveness World Bank, Doing Business 2011 Trasparency International, Corruption Perceptions Index Categoria OSCE Posizione SACE al novembre 2011 Assicurabilità, rischio sovrano Assicurabilità, rischio bancario Assicurabilità, rischio privato Garanzie deliberate al 30.09.11 (Euro mln) Garanzie perfezionate al 30.09.11 (Euro mln) Garanzie erogate al 30.09.11 (Euro mln) *Ppp = a parità di potere d’acquisto

No No Baa3 BB+ positivo BBB – stabile BBB – stabile 47 su 100 121° su 183 paesi 111° su 180 paesi 4 Senza condizioni Senza condizioni Senza condizioni 127.9 85.2 61.9

Fonte: Martino Conserva, Fiscalità & Commercio Internazionale, Scheda Informativa Indonesia, maggio 2012.

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Dati economici attuali I dati sui fondamentali macroeconomici del primo semestre 2011 confermano l’ottima ripresa dell’economia indonesiana ed il recupero della crescita a livelli addirittura superiori alla crisi del 2009, con un PIL al +6,5% durante l’anno 2011. Si conferma dunque la capacità di ripresa e la solidità della prima economia del Sud-Est asiatico che, a partire dal 2004, ha registrato tassi di crescita stabilmente superiori al 5%, tra i più alti dell’area asiatica (nel 2009 seconda solo a Cina e India). Il PIL indonesiano ha raggiunto nel 2010 il valore di circa 723 miliardi di dollari rispetto ai 540,3 miliardi del 2009 (sulla base dei dati in rupia indonesiana, senza subire dunque l’effetto del tasso di cambio sul dollaro, l’incremento è stato del +14,4%). Nel grafico che segue viene comparata la crescita del PIL indonesiano con quella delle altre due potenze asiatiche, Cina e India.

Fonte: CEIC

Sta migliorando sensibilmente anche il reddito pro-capite, passato da 2.499,5 dollari nel 2009 a 2.975 dollari nel 2010 (+20,0%), il quale a fine 2011 si aggira attorno ai 3.500-3.600 dollari, una volta di più evidenziando il progressivo sviluppo della classe media indonesiana. Un fenomeno che, nel periodo 2003-2010, è stato pari al +61,73%, da 81 milioni a 131 milioni, (secondo studi della Banca Mondiale), con un tasso di espansione più rapido di quello cinese. La crescita economica e la correlata stabilità politica del Paese contribuiscono a rafforzare la fiducia dei mercati internazionali nel proseguimento di un armonico sviluppo nel medio-lungo termine, grazie anche al mantenimento di prudenti politiche fiscali e monetarie da parte del governo centrale di Giacarta. L’Indonesia ha infatti imboccato un circolo virtuoso di solidi fondamenti macroeconomici, un progressivo declino del costo del capitale, un controllo serrato dell’inflazione e un costante avanzamento delle riforme in agenda.

PIL (%)

2006 5,5

2007 6,3

2008 6,0

2009 4,6

2010 6,2

2011 6,5

Fonte: Banca Mondiale

Tasso di inflazione Il Governo di Giacarta è riuscito a riassorbire il rialzo inflazionistico del 2010 (6,96% a dicembre 2010) facendo rientrare il tasso di inflazione al 5,54% a giugno 2011, ovvero nel target fissato dalla Banca Centrale (5% con un’oscillazione massima del +-1%), con misure sia sul tasso di interesse di riferimento (+0,25% il 4 febbraio 2011, passando in tal modo al 6,75%, prima misura al rialzo dall’agosto 2009), sia con interventi di abbassamento dei dazi all’importazione per i prodotti alimentari di base. Il tasso di inflazione ha risentito lo scorso anno non solo della volatilità internazionale dei prezzi delle commodities ma anche del perdurante maltempo in Indonesia, che ha avuto numerosi effetti negativi sui raccolti agricoli nazionali. Infatti, dopo il picco dell’11,06% del 2008, effetto del taglio dei sussidi al carburante

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a maggio 2008 (seguito alla spirale dei prezzi internazionali dell’energia) e del rincaro di alcuni beni di largo consumo, come soia e olio di palma, questo è sceso nel 2009 al minimo storico del 2,78%, anche come effetto della crisi internazionale. Il successivo rialzo al 6,96% a fine 2010, è stato causato in parte dalla ripresa economica interna ma, anche e soprattutto, dal prolungato maltempo nell’arcipelago. Nell’alimentare l’inflazione hanno giocato un ruolo importante anche la congiuntura internazionale con la sua estrema volatilità, il rincaro dei prezzi dei beni alimentari di base (riso, soia, zucchero, grano, mais) e di altre importazioni critiche per il Paese (in particolare fertilizzanti, sementi e mangimi per animali).

Settori chiave dell’economia L’Indonesia è conosciuta per essere una nazione ricca di risorse naturali. È il principale esportatore di stagno al mondo e il secondo produttore mondiale di questo metallo. Contiene vaste riserve carbonifere ed è il terzo esportatore mondiale di gas liquido. L’“Indonesian Coal Mining Association” (APBI) ha previsto un aumento della produzione di carbone fino a 340mn di tonnellate rispetto alle 275mn di tonnellate prodotte nel 2010. Di queste, l’80% circa sarà destinato all’esportazione prevalentemente verso Giappone, India, Cina e Corea del Sud. Per quanto riguarda l’estrazione di gas e petrolio, l’agenzia di regolamentazione dell’industria petrolifera e del gas (BPMIGAS) ha previsto un possibile aumento dell’estrazione di petrolio da 934,000 barili al giorno (2010) a 970,000 barili (2011). Il paese è uno dei principali produttori di cacao, caffè, olio di palma e gomma. L’offerta di caffè è in espansione, con un aumento della produzione del +1,6% nel 2011. Allo stesso modo, anche la produzione di cacao è aumentata durante il 2011 (+1,1%). La maggiore produzione di beni, accompagnata all’aumento globale dei prezzi e della produzione di prodotti manifatturieri, contribuiranno in modo significativo all’espansione delle esportazioni indonesiane. Il Ministro dell’Industria, Hidayat, ha previsto una crescita del settore manifatturiero tra il 5,2% ed il 6,1% per quest’anno. In particolare, i recenti investimenti hanno determinato un significativo aumento della produzione di prodotti elettronici e della calzatura, implementando le possibilità di investimento e outsourcing per le industrie italiane in questi settori. Un altro settore da considerare per gli investimenti è quello delle infrastrutture. In questo caso bisogna tuttavia vagliare l’alto potenziale di rischi. Il Governo indonesiano ha lanciato un vasto programma per la loro realizzazione, ma per il momento i progressi realizzati sono stati piuttosto modesti. Un ulteriore settore con enormi potenzialità è quello legato al turismo, in special modo il turismo d’avventura e naturale dove già si concentrano la maggior parte degli investimenti italiani. In particolare, nel 2009 si è registrato un incremento degli arrivi dell’1% rispetto al 2008, pari a 6,234 milioni di persone. Infine, si segnalano ottime possibilità per gli imprenditori italiani nel settore automobilistico, aerospaziale e dell’industria pesante in generale, oltre ai settori tradizionali come mobili, pezzi di ricambio, olio di palma, gomma.

L’economia indonesiana in breve Opportunità • Analisti internazionali prevedono che l’Indonesia diventerà l’ottava economia mondiale entro metà di questo secolo, mentre il suo PIL potrebbe superare quello italiano tra meno di vent’ anni; • è la quarta nazione al mondo per popolazione (240 milioni); • paese ricco di risorse naturali; • economia ad alti tassi di crescita e popolazione particolarmente giovane: tra una decade ancora metà della popolazione avrà meno di ventinove anni, mentre la classe media stimata dalla Banca Mondiale di 131 milioni -quindi superiore alla metà dell’intera popolazione- è in impetuosa crescita; • notevole incremento degli investimenti esteri nel Paese; • intenso processo di sviluppo infrastrutturale; • numerosi percorsi di privatizzazione intrapresi dalle autorità; • crescente e dinamica domanda di beni di consumo di media ed alta qualità.

Ostacoli • • • •

Notevole distanza culturale e geografica tra Indonesia e Italia; vivace concorrenza da parte dei limitrofi paesi asiatici; rigidità normativa del mercato e presenza di mono-oligopoli; frammentazione geografica del paese, esteso su più di 13 mila isole e con tre fusi orari, nonostante la maggioranza della popolazione viva nell’isola centrale di Java; • la domanda di prodotti elaborati di produzione occidentale si è solo recentemente sviluppata.

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Investimenti diretti esteri in Indonesia

L‘andamento degli IDE in Indonesia è risultato altalenante negli anni, registrando accelerate ed improvvise frenate in base all’evoluzione dell’assetto politico e sociale del paese. Recentemente gli investimenti diretti esteri hanno rappresentato una percentuale relativamente ridotta del PIL, se si confronta tale rapporto con quello di altri paesi dell’area del Sud-Est asiatico. Per contro, si è comunque verificato un deciso recupero e nel 2011 gli investimenti diretti esteri si sono attestati poco al di sopra del 2%, un livello in linea con i massimi raggiunti prima della crisi del 2008-2009. Tra le economie dell’area che hanno registrato le esperienze di maggior rilievo nell’attrazione di investimenti esteri c’è il Vietnam, con IDE che hanno raggiunto il 9% del PIL negli ultimi tre anni. In termini assoluti, gli investimenti sono cresciuti in maniera significativa negli ultimi anni. Durante il 2009, l’Indonesia ha fatto registrare una marcata crescita, partendo da una situazione a dir poco brillante causata dalla negativa congiuntura economica internazionale. Nel 2011 si è raggiunta la cifra più elevata di tutti i tempi, tenendo conto anche dei 5.6 miliardi di dollari USA registrati tra giugno e settembre, il dato trimestrale più alto da quando la serie ha cominciato ad essere pubblicata nel 2004. Questo dato segue un altro record: quello relativo all’intero 2010, con 13.3 miliardi di dollari. Ulteriore elemento da sottolineare è l’incremento registrato dalla fine del 2009 che riguarda investimenti coinvolgenti tutti i settori, dal minerario al manifatturiero ai servizi (quali commercio all’ingrosso o al dettaglio, trasporti e comunicazioni). L’attrazione di capitali esteri nel settore della distribuzione è un fenomeno nuovo perché fino al 2008 gli investimenti stranieri si concentravano sostanzialmente nei settori manifatturieri ed estrattivi. Le prospettive degli IDE appaiono quindi positive, con incrementi sul 2011 visti da parte del Bpkm (Consiglio per il coordinamento degli investimenti in Indonesia) anche superiori al 20% nonostante la crisi economica globale. Queste prospettive di ottimismo riguardano sia l’offerta che la domanda di investimenti provenienti dall’estero.5

Perché investire in Indonesia • minore competitività rispetto alla Cina come base di produzione per gli operatori internazionali; • enorme disponibilità di risorse naturali che continua a generare un flusso di investimenti nel comparto dell’estrazione e nei settori manifatturieri adiacenti; • perdurare della richiesta di lavoro a condizioni economiche vantaggiose a fronte di marcate pressioni per la riduzione dei costi; • forte crescita dell’economia, bassi costi del lavoro e progressivi miglioramenti raggiunti in termini di stabilità politica; • vasta e crescente base di consumatori che genererà importanti investimenti nel settore del commercio.

Aspetti critici del mercato indonesiano • difficile apertura alla ricezione di investimenti provenienti dall’estero. Nonostante le misure di liberalizzazione attuate a partire dal 2000, permangono difficoltà nell’ottenere autorizzazioni e permessi; • carenze infrastrutturali. Sebbene il governo abbia promosso negli ultimi anni numerosi progetti per lo sviluppo infrastrutturale, si evidenziano delle carenze molto più profonde rispetto agli standard internazionali nella rete dei trasporti, delle telecomunicazioni e della fornitura energetica; • forte concentrazione degli investimenti a Giava e, in particolare, nell’area di Giacarta, oltre a Kalimantan e Riau. L’orografia del paese ne rende complesso uno sviluppo omogeneo; • basso tasso di istruzione della popolazione, ridotte competenze e conoscenze manifatturiere. Rispetto al Vietnam o alla Thailandia, l’Indonesia presenta una forza lavoro con una formazione industriale molto bassa, il che si riflette in una produttività svantaggiosa. Il governo si sta comunque muovendo per migliorare la situazione; • il quadro normativo e amministrativo relativo agli investimenti esteri dimostra ancora carenze ed è scarsamente funzionale. Numerosi annunci da parte di multinazionali circa progetti di investimento in Indonesia corroborano l’attesa di un proseguimento dell’attuale trend di crescita. Il governo ha svolto un ruolo decisivo anche attuando campagne promozionali e firmando accordi con Giappone (per 24 miliardi di dollari Usa), India (15 miliardi di dollari Usa) e Singapore (10 miliardi di dollari Usa). L’accordo con il Giappone è stato firmato nel 2010 e prevede un piano di sviluppo delle infrastrutture

5

Romeo Orlandi, Indonesia- Passaggio a Sud Est, Il Mulino, pp. 83-89

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principalmente destinate all’area metropolitana di Giacarta. Analizzando in dettaglio gli IDE realizzati nel primo semestre 2011, il valore degli investimenti in Indonesia è stato pari a 4.784,3 milioni di dollari, per un totale di 1.456 progetti. I dieci settori più rilevanti, in termini di attrazione degli IDE, sia di valore monetario (in mil. di $) che di percentuali, sono i seguenti: • settore minerario: 1.507,1 milioni, 140 progetti (quota di mercato 31,5%); • chimico e farmaceutico: 623,2 milioni, 70 progetti (13,0%); • metalli, macchinari, elettronica: 546,5 milioni, 133 progetti (11,4%); • trasporti, magazzinaggio e comunicazioni: 457,9 milioni, 47 progetti (9,6%); • commercio e manutenzione: 376,8 milioni, 306 progetti (7,9%); • raccolti agricoli e piantagioni: 305,7 milioni, 83 progetti (6,4%); • alimentare: 267,6 milioni, 95 progetti (5,6%); • carta e stampa: 182,2 milioni, 18 progetti (3,8%); • real estate: 85,5 milioni, 25 progetti (1,8%); • gomma e plastica: 85,1 milioni, 50 progetti (1,8%).

Concentrazione degli investimenti diretti esteri Le quote dominanti di investimenti nel paese appartengono al Giappone e a Singapore, mentre gli afflussi provenienti da Usa ed Europa hanno manifestato una dinamica decisamente poco brillante negli ultimi anni. Giappone Usa Europa Cina Corea ASEAN di cui: 1. Malesia 2. Singapore 3. Altri Totale

2004 -1.6 -27.6 82.5 15.5 12.1

2005 18.5 41.3 19 3.6 2.9

2006 21.5 -11.2 41.0 2.5 6.5

2007 16.3 15.8 37.8 1.7 3.6

2008 12.3 11.2 21.1 5.7 2.2

2009 18.4 3.3 13.8 7.3 1.6

2010 28.0 4.3 2.1 2.7 2.6

10.8

10.6

27.5

16.0

36.5

28.3

44.4

6.4 4.4 8.3 100

1.7 8.9 4.2 100

5.6 21.9 12.1 100

3.3 12.1 8.8 100

10.9 24.7 11.3 100

6.4 20.8 27.3 100

2.6 41.2 16.0 100

Fonte: Bank of Indonesia, World Bank.

L’Italia si posiziona 28^, con investimenti pari a 0,3 milioni di dollari (0,01%), 7^ tra i paesi UE dopo Olanda (2^), Gran Bretagna (8^), Francia (9^), Germania (18^), Belgio (20^) e Svezia (27^). I dati del primo semestre 2011 segnano la ripresa dell’interscambio commerciale indonesiano a livelli pre-crisi 2009 (inclusi petrolio e gas naturale) pari a 182,2 miliardi di dollari (+34,50%), composti da 98,62 miliardi di esportazioni (+35,99%) e da 83,58 miliardi di importazioni (+32,79%), con un saldo positivo per l’Indonesia di 15,04 miliardi di dollari. Anche i dati statistici, al netto delle partite di petrolio e gas naturale, mostrano un trend positivo. Nel primo semestre 2011 l’interscambio commerciale è stato pari a 143,37 miliardi di dollari (+31,33%), composto da 79,03 miliardi di esportazioni (+33,14%) e da 64,34 miliardi di importazioni (+29,17%), con un saldo positivo di 14,69 miliardi.

The Vision Group Nel 2010 per iniziativa del presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono e del presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso è stato ideato “The Vision Group’’, gruppo di lavoro col compito di esaminare l’evolvere dei rapporti commerciali tra Unione Europea e Indonesia e di fornire adeguate raccomandazioni per un loro avanzamento verso un successivo Free Trade Agreement (FTA). Questo accordo, a cui partecipano eminenti rappresentanti del mondo economico e politico di entrambe le parti, rappresenta un primo graduale avvicinamento tra i due paesi in vista dell’inizio delle negoziazioni formali per la firma del cosiddetto “Comprehensive Economic Partnership Agreement” (CEPA) che potrebbe essere lanciato entro la fine di quest’anno (2012 ndr). Le raccomandazioni del Vision Group hanno come ambizioso obiettivo l’inclusione del 95% delle linee tariffarie e del 95% dei flussi commerciali bilaterali. Punto di partenza di questo esercizio congiunto è stata la constatazione che lo status quo dei rapporti commerciali ed economici fra UE e Indonesia è tuttora insoddisfacente e necessita di miglioramenti.

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Settori di destinazione degli investimenti diretti in Indonesia 2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

Average

Agricoltura, caccia e silvicoltura

6.7

0.0

4.6

4.1

2.1

-1.1

2.1

2.7

Pesca

0.0

0.1

0.1

0.3

-0.3

0.2

0.4

0.1

Estrazione materie prime

5.9

14.7

6.5

27.5

38.7

26.7

13.5

19.1

Manifattura

39.3

63.1

34.4

34.8

24.9

32.3

36.2

37.9

Elettricità, gas e acqua

0.0

1.9

0.0

-0.9

-0.6

1.1

1.6

0.4

Costruzioni

-0.8

1.6

1.7

2.8

0.3

0.1

-0.4

0.8

Vendita all’ingrosso e retail

-10.1

0.7

7.6

3.1

12.4

1.5

19.4

4.9

Hotel e ristoranti

0.0

0.0

0.1

-0.1

0.2

0.0

0.0

0.0

Trasporti e comunicazioni

10.7

4.6

12.1

8.6

1.4

36.9

18.7

13.3

Intermediazione finanziaria

20.5

9.4

20.9

19.3

20.7

3.1

3.2

13.9

Beni immobili e attività commerciali

-0.8

0.2

-0.3

-0.1

-2.2

-0.5

0.2

-0.5

Altri Totale

28.6 100

3.6 100

12.2 100

0.5 100

2.3 100

-0.3 100

5.1 100

7.4 100

Fonte: Bank of Indonesia, World Bank

Come si nota dalla tabella sopra riportata, l’industria manifatturiera continua ad attirare la fetta più importante di IDE, con circa il 30% del totale. Gli investimenti nel settore minerario e dell’estrazione sono cresciuti notevolmente negli anni tra il 2004 e il 2008, provenendo in larga misura dagli Usa, attratti dalla crescita del prezzo delle materie prime. Il commercio e gli altri servizi mostrano una tendenza all’aumento, mentre gli investimenti nei servizi finanziari colpiti duramente dalla crisi del 2008 non evidenziano ancora segnali di recupero.

Regioni di destinazione degli investimenti diretti in Indonesia Nella tabella sottostante viene rappresentata la concentrazione di IDE in base al territorio di destinazione. La maggioranza si concentra nell’isola di Giava che riceve una quota annua oscillante tra il 70% e il 90%. Anche a Giacarta sono destinati un gran numero di investimenti per quanto riguarda il settore manifatturiero, del commercio all’ingrosso e dei servizi. Negli ultimi anni si è verificato un aumento degli investimenti nella regione di Kalimantan, ricca di giacimenti naturali minerari, petroliferi e di gas. Per contro, Sumatra ha registrato una caduta della quota nell’area di Riau in particolare, dove sono stati localizzati i giacimenti di petrolio più sfruttati dell’Indonesia. 2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

Average

70.6

81.3

73.8

82.3

91.2

86.7

70.9

79.5

• Java Capital Territory

32.1

36.7

24.6

45.2

66.8

51.0

39.9

42.3

• West Java

24.7

28.8

27.1

12.8

17.2

17.9

10.3

19.8

• East Java

4.2

7.9

6.4

16.4

3.1

3.9

10.5

7.5

• Banten

7.3

7.5

8.6

6.9

3.2

13.1

9.8

8.0

Java, of which:

20


Kalimantan, of which:

8.0

2.0

9.0

3.0

0.8

2.6

12.5

5.4

8.0

0.4

6.8

1.6

0.1

0.7

6.9

3.5

Sumatera, of which:

18.5

13.7

14.8

13.4

6.8

7.2

4.8

11.3

• Riau

11.2

8.9

9.8

7.0

3.1

2.3

0.9

6.2

Sulawesi

0.6

1.6

0.2

0.8

0.4

1.3

5.1

1.4

Nusa Tenggara, of which:

2.3

1.2

1.8

0.5

0.6

2.2

2.2

1.6

2.3

1.1

1.7

0.5

0.5

2.1

1.7

1.4

0.0

0.1

0.3

0.0

0.0

0.1

2.3

0.4

•East Kalimantan

• Bali Maluku Papua Total

0.0

0.0

0.0

0.0

0.1

0.0

2.4

0.4

100.0

100.0

100.0

100.0

100.0

100.0

100.0

100.0

Fonte: Bkmp, World Bank

21


Interscambio Indonesia-Italia6

Con una quota di mercato poco inferiore all’1%, l’Italia è oggi il 14° paese fornitore dell’Indonesia, terzo dell’Unione Europea dopo Germania e Francia. Le importazioni italiane sono pari al 2.2% del totale indonesiano e l’Italia è il tredicesimo paese cliente dell’Indonesia, terzo dell’Unione Europea dopo Paesi Bassi e Germania. Tradizionalmente, l’Italia importa dall’Indonesia materie prime e beni intermedi, carbone fossile e olio di palma in primis. Negli ultimi tempi, la domanda italiana ha risposto alle recenti esigenze di biodiesel. Dal lato delle esportazioni, i settori industriali sono i principali protagonisti. I macchinari italiani contribuiscono in modo significativo ai progetti industriali ed infrastrutturali che l’Indonesia sta realizzando. Un terzo del totale del nostro export è rappresentato da prodotti appartenenti ai comparti della meccanica strumentale, oltre a tubi, profilati in ferro e in acciaio e di valvole e rubinetteria. Altri importanti prodotti italiani oggetti di scambio sono le attrezzature per la telecomunicazione, macchine ed attrezzature per l’edilizia, tecnologie per il trattamento delle acque e la tutela ambientale e macchinari non elettrici. Recentemente, si sono affermati nel mercato indonesiano i beni di consumo italiani di fascia medio-alta, in particolare nei settori dell’abbigliamento, delle calzature, della pelletteria, della cosmetica e della profumeria, del mobile di design. Tali prodotti, riescono ad affermarsi in Indonesia grazie alle loro caratteristiche distintive di originalità, qualità e design. I beni di consumo italiani di alta gamma sono generalmente venduti in boutique affiliate alla maison e in alcuni casi in negozi plurimarca, prevalentemente concentrati negli eleganti Mall delle grandi città come Jakarta, Surabaya e Bali. Da ciò deriva l’importanza della collaborazione con tali shopping Mall che può far aumentare la presenza italiana nei settori dei beni di consumo di eccellenza, purché mantengano le caratteristiche distintive legate a qualità, design e innovazione. Esempio di bene di consumo di qualità apprezzato in Indonesia è l’enogastronomia. La domanda di questi beni deve però scontrarsi con la mancanza di una propria rete di vendita, infatti le specialità alimentari vengono vendute sia dalla grande distribuzione al dettaglio, come nei Carrefour, sia nelle catene dei negozi specializzati come il Ranch Market (6 punti vendita), Sogo Foodhall (7 punti vendita), Kemchick, Gourmet Garage e così via.

Esportazioni-importazioni Nel 2010 le esportazioni italiane sono state pari a 633 milioni di euro, in aumento del 27% rispetto al 2009. I principali prodotti esportati sono rappresentati dai beni della meccanica strumentale, che costituiscono il 40% del totale dell’export italiano nel paese, della metallurgia (10%), della chimica (8%) e dei mezzi di trasporto (7%). Anche le importazioni italiane sono aumentate, registrando un incremento del 28,6% nel 2010, per un valore complessivo di oltre 2 mld €. Il saldo dell’interscambio commerciale resta comunque negativo per l’Italia. Il principale prodotto importato è il carbon fossile. 2011 gen. - dic.

2010 gen. - dic.

2009 gen. - dic.

Esportazioni

€ 1.033.993.133,00

€ 633.208.042,00

€ 499.183.964,00

Importazioni

€ 3.805.472.756,00

€ 2.059.256.414,00

€ 1.603.052.406,00

Interscambio Italia - Indonesia

Fonte dati ISTAT, Ateco 2011

6

Romeo Orlandi, Indonesia- Passaggio a Sud Est, Il Mulino 2012, p.111

22


Italia. Esportazioni verso Indonesia (valori in migliaia di Euro) Settore 2004 Altre macchine di impiego 57.023 generale n.ca.

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011*

47.606

23.812

31.823

34.049

41.505

53.560

91.073

36.863

27.909

34.699

36.101

35.901

40.145

49.088

Tubi di acciaio 3.953 8.788 Parti ed accessori per 15.449 15.721 autoveicoli Cuoio 7.840 14.559

21.214

18.210

26.782

16.230

46.450

41.929

14.283

21.038

31.154

8.769

19.849

27.734

20.122

24.062

19.125

22.920

27.863

27.118

16.738

45.273

59.556

40.559

28.334

24.161

Altre macchine per impieghi 33.411 speciali n.ca. (compresi parti ed accessori)

Macchine per la lavorazione dei prodotti alimentari e del tabacco

30.575

28.051

* Dati stimati Fonte: elaborazione dati Istat e Banca d’Italia 2010. Valori a prezzi correnti.

Italia. Importazioni dall’Indonesia (valori in migliaia di Euro) Settore

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011*

Carbon fossile

253

373

449

445

653

462

557

689

Oli e grassi grezzi

51

48

46

57

264

370

437

473

51

56

81

96

111

127

154

151

58

60

62

63

48

47

41

38

18

27

32

28

42

40

43

37

Calzature Apparecchi per suono e immagine Altri mobili * Dati stimati

Fonte: elaborazione dati Istat e Banca d’Italia 2010. Valori a prezzi correnti.

23


Il sistema doganale indonesiano7

Il sistema doganale indonesiano si conforma alla normativa WTO, anche se si caratterizza per lunghezze burocratiche ed una estesa applicazione della tassa sui beni di lusso. L’imposizione tariffaria indonesiana si basa su tre livelli diversi: dazi all’importazione, tassa sul lusso e IVA. La tassa sul lusso viene applicata principalmente sulla maggior parte dei beni di consumo, non solo sui beni di lusso così come da noi concepiti. Resta pertanto particolarmente oneroso l’accesso al mercato indonesiano per i beni di consumo italiani, specialmente per gli alcolici e per i prodotti del settore agroalimentare. Per quest’ultimo è da tenere in considerazione l’onerosa regolamentazione tecnica che lo colpisce. Infatti, i beni destinati alla vendita diretta ai consumatori necessitano della certificazione Mui che in Europa viene rilasciata solamente da tre enti: due olandesi, Halal Feed and Food Inspection Authority e Total Qualità Halal Correct, ed uno britannico, Halal Food Authority. Al contrario, si stanno allentando le restrizioni a cui sono soggetti determinati prodotti e le normative che regolano le licenze alle quali sono sottoposte le importazioni di taluni beni (essenzialmente prodotti dell’agricoltura, alimentari, combustibili, prodotti chimici e farmaceutici, tessile, metalli di base, elettronica, settore automobilistico). A partire dall’aprile 2010, un emendamento ministeriale prevede un nuovo regime di tassazione tramite l’abolizione della tassa sul lusso, compensata da un forte rialzo dell’accisa di circa il 200-300% a seconda del contenuto alcolico per le tre categorie istituite dal Ministero delle Finanze indonesiano: <5%; 5-20%; >20%. Inoltre è cambiata anche la base di calcolo per l’applicazione dell’accisa, non più calcolata ad valorem (che dava adito a fenomeni di sotto-fatturazione degli importi) bensì volumetrica (per litro). La tassa di importazione rimane com’era prima, ovvero il 150% ad valorem. Anche sulle automobili grava un dazio che può arrivare al 60%, più il 10% di IVA ed un’ulteriore tassa sui beni di lusso, arrivando quindi a raggiungere il 75%. Sul piano dei rapporti commerciali con l’Italia, tra le barriere tariffarie più importanti da ricordare a carico delle nostre più tipiche esportazioni, si segnalano quelle su vino e alcolici. In particolare il vino era gravato fino a fine marzo 2010 da un’altissima tassazione, composta dal dazio all’importazione (150%) e dalla tassa di lusso (40-150% ad valorem). In seguito a decisione governativa, sono diminuiti nel tempo i prodotti soggetti a restrizioni alle importazioni e a regimi di speciali licenze. Di fronte alla crisi economica internazionale, l’Indonesia ha inoltre adottato ulteriori misure per difendere l’industria nazionale: il Ministero del Commercio ha varato un regolamento per limitare la quantità di importazioni internazionali per 5 tipologie di prodotti (alimentari, bibite, tessile, calzature, elettronica, giocattoli) e autorizzare il loro arrivo in soli sei punti di entrata, provocando un evidente blocco nell’operatività delle dogane. Dal 1° aprile 2009 un nuovo regolamento frena le importazioni di acciaio (reg. 8/2009), mentre un altro decreto (5/2008) pone l’obbligo per le imprese esportatrici di effettuare una pre-ispezione del cargo prima dell’arrivo in Indonesia. Si constata come questo genere di regolamenti restrittivi abbiano subìto una rapida proliferazione nell’ultimo anno. Un ulteriore esempio di protezionismo è dato dalla nuova legge sulle miniere, duramente contestata dalle associazioni dell’industria mineraria. La norma contestata prevede la frammentazione di una licenza unica per l’intero processo industriale - dall’esplorazione all’estrazione - in molteplici permessi per ogni singola fase. Si teme che l’aumento delle regolamentazioni possa scoraggiare gli investimenti delle grandi multinazionali - l’anglo-australiana BHP Billinton ha già cancellato alcuni progetti - e deprimere un settore dal potenziale immenso. Il governo, tuttavia, evidenzia come il suo intento sia quello di riempire il vuoto legislativo creato dall’introduzione dell’autonomia locale a partire dal 2001. La legge sarebbe dunque un tentativo di introdurre regole certe e uguali per tutti ed armonizzare possibili contrasti amministrativi tra diversi livelli istituzionali. Si possono annoverare tra le barriere non tariffarie anche le onerose regolamentazioni tecniche che colpiscono in particolare il settore agroalimentare.

7

Rielaborazione dati Ambasciata d’Italia a Jakarta.

24


Presenza italiana in Indonesia8

Negli ultimi vent’anni gli investimenti italiani in Indonesia si concentrano nei luoghi ove sono maggiormente disponibili le materie prime, rispondendo quindi alla necessità di portare la produzione ove tali risorse sono maggiormente reperibili. Attualmente, le aziende indonesiane partecipate da imprese italiane sono circa 115: in 61 la presenza italiana è minoritaria, mentre 54 sono controllate, cioè la partecipazione italiana è maggioritaria, in grado quindi di determinare le politiche e le strategie dell’azienda. Nel totale, le imprese indonesiane partecipate da aziende italiane danno lavoro a 4.900 dipendenti con un fatturato complessivo che supera 1 miliardo di euro. Risulta rilevante notare come Enel abbia aperto un proprio ufficio di rappresentanza per meglio curare i propri acquisti di carbone e il gruppo Generali abbia acquistato una società locale con licenze in campo assicurativo, avviando così un’operatività capillare nel paese. Ad agevolare la presenza italiana in Indonesia è la simile organizzazione strutturale che le imprese indonesiane hanno con le PMI italiane, il che offre margini per proficue collaborazioni a livello di aree produttive specializzate. Anche in Indonesia, le PMI rappresentano la struttura di circa il 90% delle imprese locali, impiegando il 96% della forza lavoro e contribuendo alla formazione del 53% del PIL e al 20% delle esportazioni. Nella tabella seguente vengono indicate le aziende presenti nel territorio dell’arcipelago indonesiano.

Azienda

8

Attività

Settore

Addetti

Fatturato (Milioni di Euro)

Albini & Pitigliani

Spedizioni internazionali

Logistica e trasporti

15

10.4

Barloni

Arredo bagno e cucina

Mobili

130

21.2

Casadei Industria

Mobili, espositori, allestimenti di negozi e showroom

Macchine lavorazione legno

30

0.9

Colorobbia Italia

Coloranti, pigmenti, smalti, accessori per industria ceramica

Derivanti chimici

30

2.5

Costruzioni Aeronautiche Tecnam Enel Trade

Costruzioni aeronautiche, elicotteri

Commercializzazione

20

7.6

Materie prime, prodotti energetici

Carbone

20

350

Eni

Esplorazione e produzione idrocarburi

Petrolio, gas, lubrificanti

800

206

Fagioli

Spedizioni internazionali

Logistica e trasporti

17

19.7

G.D.

Macchine confezionamento sigarette

Impianti produzione sigarette

35

1.2

Giovanni Bozzetto

Prodotti chimici per l’industria tessile

Prodotti chimici

28

0.2

Gruppo Mastrotto

Lavorazione pelli

Pelli

80

1.2

Hanna Instruments

Apparecchi misura a dosaggio

Strumenti laboratorio

5

1

Impregili Italiansped Iveco

Costruzioni e grandi lavori Spedizioni internazionali Mezzi trasporto

Costruzioni Logistica e trasporti Mezzi trasporto

20 25 25

12 0.5 0.7

Lotto Sport Italia

Produzione calzature e abbigliamento sportivo

Calzature e abbigliamento

150

7.6

Romeo Orlandi, Indonesia: Passaggio a Sud Est, il Mulino 2012, pg. 119-123.

25


Ocrim-Società Macchine industria molitoria e Industria alimentare Meccanica

Commercializzazione

122

46.2

Officine Maccaferri

Lavorazione di derivati della vergella

Prodotti in rete metallica a doppia torsione

35

8.7

Perfetti Van Melle

Prodotti dolciari

Dolciumi

310

39.2

Piaggio & C.

Motocicli

Commercializzazione

39

0.2

Progetti Kauen

Produzione abbigliamento donna e bambina

Abbigliamento

55

6.9

Sacmi Cooperativa Meccanici Imola

Costruzione di impianti termici per ceramica

Commercio macchine per l’industria ceramica

30

11.4

Sicer

Prodotti chimici per l’industria della ceramica

Derivati chimici

30

2.5

Smalticeram Unicer

Prodotti chimici per l’industria della ceramica

Derivati chimici

60

7.6

Vimar Zambon

Assemblaggio prodotti elettrici Farmaci e sostanze chimiche

Materiali elettrici Farmaceutica

35 57

1.2 21.6

Fonte: elaborazione dati Politecnico di Milano

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Principali settori industriali

Possibilità per l’investimento nel settore delle infrastrutture Lo sviluppo delle infrastrutture in Indonesia richiede grande disponibilità di capitali. L’arretratezza del sistema nel suo complesso ha portato il governo a redigere un Master Plan che prevede lo stanziamento di 468 $/mld (il 45% in infrastrutture di cui 1/5 finanziato dallo Stato) tra il 2011 e il 2025. L’obiettivo principale di questo piano è la costruzione di circa 20.000 km di strade, 15.000 MW di centrali elettriche, porti, raffinerie petrolifere ed altre infrastrutture di supporto. Per l’attuazione di questi progetti il governo sta lavorando al sistema PPP (Public-Private Partnership), riconosciuto come il mezzo per colmare il divario tra finanziamenti pubblici e privati. Un esempio di progetto attuato tramite il sistema PPP riguarda la Central Java Independent Power Producer (IPP) dove gli investitori privati sono stati invitati a partecipare tramite finanziamenti, aiuti alla pianificazione, operatività e mantenimento del progetto. Di seguito vengono elencati alcuni dei principali progetti infrastrutturali in fase di costruzione. 1. Progetti ferroviari, Soekamo-Hatta Airport – Manggarai Railways, a Banten DKI Giacarta. Il progetto ferroviario prevede di collegare la stazione di Manggarai con l’aeroporto di Soekarno-Hatta, le sei stazioni ad esso collegate e le altre strutture ferroviarie adiacenti. 2. Autostrada che collega Medan- Kualanamu- Tebing Tingi a Nord della provincia di Sumatera. Il progetto è cofinanziato dal Ministero per i Lavori Pubblici e l’Autorità Autostradale indonesiana (Indonesia Toll Road Authority, BPJT) e ricopre un’area di 72 km. 3. Costruzione centrale elettrica, 2*100 MW Central Java Coal Fired Power Plant a Batang, provincia di Central Java. Scopo del progetto è quello di creare un hub produttivo di energia indipendente (IPP) per lo sviluppo, il finanziamento, la progettazione, la realizzazione degli impianti e di linee di trasmissione da Batang a Central Java. L’investimento previsto è pari a 3 miliardi di $ stanziati dall’Indonesian Infrastructure Guarantee Fund (IIGF). 4. Progetto per l’approvvigionamento idrico a East Java, due componenti fisici principali: attrezzature di aspirazione con capacità nominale di 4.000 l/sec di acqua di sorgente per la fornitura di Pasuruan City, Parusuan Regency, Sidoarjo Regency, Gresik Regency e Surabaya City. Inoltre, vengono costruite 106 linee di trasmissione da Sping Umbulan a Gresik Reservoir che forniranno acqua a 13 derivazioni. Il costo stimato del progetto è pari a US $ 207 milioni. 5. Progetto per il trasporto marittimo a Karangasem Regency e nella provincia di Bali con il supporto principale del Ministero del Trasporto indonesiano. Scopo del progetto è la rimodernizzazione e l’ampliamento degli attuali terminal navali (soprattutto per fini turistici) per poter accogliere più navi simultaneamente. Costo del progetto è pari a 11.6 milioni di $.

Alcuni numeri Durante la metà degli anni novanta, gli investimenti nel settore infrastrutturale ammontavano a circa l’8% del PIL. Questa categoria di investimenti è precipitata al 3% dopo la crisi finanziaria asiatica prima di rialzarsi al 4% negli anni recenti. Questo dato permane ancora considerevolmente basso rispetto al 7% di investimenti rivolti al settore in Cina, in Thailandia e in Vietnam. La scarsità di investimenti è la ragione principale per cui più di metà della popolazione indonesiana non ha accesso ai servizi elettrici, il 43% non è dotato di servizi igienici e la grande maggioranza delle strade del paese non sono asfaltate. Lo sviluppo del settore infrastrutturale rappresenta la pietra miliare allo sviluppo non solo del settore industriale, ma dell’intero segmento produttivo nel suo complesso. I turisti rimangono sempre impressionati dagli 1.5 milioni di veicoli che percorrono ogni giorno una rete stradale designata per un milione di utenti. La sola congestione del traffico costa al paese circa 1 miliardo di $ di perdita in produttività. L’ acquisto di autoveicoli, che supera di dieci volte la capacità di espansione del territorio ricoperto da rete stradale ogni anno, crea un gap ulteriore alla già deteriorata situazione.

Telecomunicazioni L’industria indonesiana delle telecomunicazioni è tra le industrie al mondo in più rapida crescita. Nel 2008 l’Indonesia contava 140.2 milioni di possessori di telefonini ed era il terzo più grande mercato delle comunicazioni in Asia, dopo Cina con 615.7 milioni di iscritti e India con 346.8 milioni. Secondo studi redatti dal Mobile World Database, i numeri indonesiani sono pari a quelli di Germania, Italia e Giappone. Allo stesso tempo, l’Indonesia continua ad essere considerata un difficile mercato di penetrazione in confronto agli altri stati asiatici. Infatti, nonostante sia relativamente alto, il numero di coloro che utilizzano telefoni

27


cellulari è pari al 50% della popolazione. Questa bassa percentuale rende l’Indonesia sicuramente una meta appetibile per il mercato delle telecomunicazioni. All’interno del paese ci sono già 11 operatori telefonici, un numero abbastanza elevato se comparato a Malesia e Singapore che ne contano solo 3, India 7 e Australia 4.

Sistema dei trasporti Per essere considerato efficiente, il sistema di trasporti all’interno di uno stato deve essere organizzato, rapido e sicuro. Nel 2001 il governo di Giacarta ha lanciato un programma destinato ad accelerare i tempi per la ricostruzione infrastrutturale tramite lo stabilimento di un Comitato con l’obiettivo specifico di seguire i lavori, Komite Kebijakan Percepatan Penyediaan Infrastructure-KKPPI. Grazie a questo programma si è riusciti a concludere importanti progetti per lo sviluppo delle infrastrutture dedicate ai trasporti, come strade in zone rurali, aeroporti internazionali e nazionali e ponti che collegano le diverse isole dell’arcipelago.

Trasporti via terra Nel 2008, il numero di veicoli per km. di strada raggiunto era pari a 58, un importante incremento rispetto ai soli 13 veicoli per kilometro nel 1995. La tabella sottostante esclude il numero di motocicli per kilometro, i quali sono aumentati dal 2004 al 2008. Strade Strade totali Strade secondarie Altri Ferrovie Mare Porti Sistema navale interno Aria Aeroporti

780 36.500 320.000 4.625

Km Km Km km

1.887 7.300

Unità Navi

187

Unità

Fonte: Ministero per i trasporti

Trasporto aereo Dalla liberalizzazione dell’industria del trasporto aereo avvenuta circa dieci anni fa, le tariffe sono scese bruscamente. Le diverse compagnie aeree sono infatti libere di decidere i prezzi applicabili, il che implica una forte competizione a livello nazionale. Il ricorso a compagnie aeree low cost è aumentato notevolmente negli ultimi anni, tanto che il numero dei passeggeri ha raggiunto 80 milioni nel 2008, partendo da una cifra di circa 63 milioni nel 2004. Le attuali compagnie aeree registrate sono la Garuda Indonesia, Citilink, Merpati, Lion Air, Indonesia Air Asia, Batavia Air, Sriwijava Air. Il governo ha inoltre deciso l’applicazione di alcuni standard di sicurezza a cui una determinata compagnia si deve uniformare, pena la sanzione. L’Indonesia conta in totale 187 aeroporti, solo sette dotati di piste d’atterraggio più lunghe di 3 km, 60 aeroporti da meno di 3 km. mentre i rimanenti hanno piste d’atterraggio inferiori al km. di lunghezza. Negli ultimi anni, il governo indonesiano ha promosso programmi di sviluppo strutturale ed infrastrutturale al fine di aumentare l’appeal del paese a livello internazionale. Sono previsti infatti $70 miliardi di investimenti in entrata nei prossimi 5 anni, i quali genereranno una crescita annua superiore al 6.8%.

Limiti allo sviluppo del settore delle infrastrutture • • • • •

clima normativo lontano dall’essere ottimale e organizzato; elevato tasso di crescita che non ha generato un corrispondente aumento di posti di lavoro e di riduzione della povertà tra la popolazione, nonostante ci siano stati alcuni miglioramenti; disposizione di ingenti sussidi all’utilizzo di carburante ed elettricità verso la fascia di popolazione con reddito medio/alto e nessuna agevolazione per le fasce più povere della popolazione; i fondi a disposizione dei consumatori dovrebbero essere meglio gestiti soprattutto per quanto riguarda il sistema educativo interno, il sistema sanitario e per l’intera rete di sicurezza sociale; nonostante la creazione di posti di lavoro che richiedano bassi o modesti profili non sia particolarmente elevata, la rapida crescita economica ha aumentato la richiesta di posizioni dirigenziali estremamente difficili da colmare a causa della mancanza di un’educazione adeguata nel paese.

28


Sfide allo sviluppo infrastrutturale •

• •

Ferrovie: l’attuale sistema ferroviario è sufficiente a soddisfare meno del 10% dei passeggeri e meno dell’1% del trasporto merci. Giacarta è la più grande città al mondo che non è fornita di un adatto sistema ferroviario interno alla città. Strade: il 35% delle strade regionali e locali e il 10% delle strade nazionali sono fortemente danneggiate. Assieme, queste due reti stradali rappresentano il 92% della rete di collegamento totale. Porti: l’Indonesia è dotata di due soli porti internazionali a causa della mancanza di investimenti effettuati nel settore negli ultimi venticinque anni.

Sfide allo sviluppo infrastrutturale a Giacarta •

• •

La popolazione della capitale indonesiana passerà dal contenere 24 milioni di abitanti ad ospitarne oltre 32 milioni nel 2020. Il considerevole aumento di oltre 8.2 milioni della popolazione richiederà 2 milioni di abitazioni addizionali e sarà inoltre rappresentata dal 47% di pendolari in più che frequenteranno ogni giorno la città. Il crescente livello di inquinamento atmosferico e idrico provocherà un peggioramento della salute nella popolazione. Tale fenomeno richiede un miglioramento nel sistema sanitario nel suo complesso. La rete fognaria dovrà essere aumentata di 377 m3 e i rifiuti prodotti aumenteranno del 17%.

Strade e autostrade • •

Il costo dei trasporti è il più alto in tutta l’Asia. Il sistema autostradale e la rete stradale coprono 887 km e necessitano sia di essere migliorati sia di coprire una rete aggiuntiva di 500 km.

Raffigurazione delle strade principali lungo l’isola di Java

Source: Jasa Marga

29


Strade e autostrade a Giacarta

La grande maggioranza del sistema stradale indonesiano, ossia il 92%, è composto da strade regionali/ locali. Pertanto qualsiasi obiettivo e volontà di investimento e miglioramento all’interno di questo settore deve includere l’ammodernamento non solo delle strade e autostrade principali ma anche di tutta la rete, rappresentata appunto da quel 92%, che collega vie regionali e locali. Il sistema stradale è inoltre composto da un insieme di diverse sostanze tra cui ghiaia, asfalto e terra il che provoca carenze qualitative ingenti e ridotta sicurezza. Durante le stagioni piovose l’asfalto tende a diventare più sdrucciolevole e il governo continua ad occuparsi della ricostruzione stradale con mezzi e sostanze poco duraturi. Più del 50% della rete stradale regionale è rovinato o in condizioni pessime, il che implica un bisogno urgente di manutenzione e di maggiore controllo.

Kecamatan Development Program (1998-2003+) Il Kecamatan Development Program è stato promosso dal governo indonesiano a partire dalla metà degli anni novanta e rappresenta un approccio di sviluppo per i piccoli villaggi che include non solo la costruzione di strade ma il libero accesso alle risorse idriche, un sistema educativo e di servizi scolastici efficienti e un sistema sanitario che possa far fronte alle esigenze più semplici. Il tutto con lo scopo di rinforzare il sistema villaggio, ancora diffuso in Indonesia. Negli ultimi anni, il KDP si è dimostrato un programma di successo in quanto sono stati costruiti numerosi ponti e reti ferroviarie di collegamento tra un villaggio e l’altro.

Finanziamenti Il governo è il principale fornitore di fondi sia a livello regionale che nazionale i quali sono rapidamente aumentati negli ultimi anni. A ciò si aggiunge il ruolo fondamentale che ha assunto il settore privato a fronte invece di una diminuzione dei finanziamenti da parte di imprenditori esteri. Purtroppo solo una minima parte di questi viene destinato alla costruzione di grandi opere stradali che collegano le zone maggiormente frequentate, mentre la maggioranza si sta concentrando per la costruzione della rete regionale e locale. Da ciò deriva la necessità di maggiori investimenti nel settore infrastrutturale nel suo complesso, tramite industrie e imprenditori stranieri che investano nel paese.

Sistema ferroviario Nel 2008, il PT. KAI Commuter Jabodetabek, un sussidiario del PT.KAI, ha ufficialmente iniziato ad assicurarsi il controllo del sistema di trasporto passeggeri a Giacarta, Bogor, Depok, Tangerang e Belasi. La società opera per soddisfare l’aumento del numero di pendolari che utilizzano il sistema di collegamento ferroviario nell’area. Tuttavia tale sistema presenta alcune debolezze poiché i treni utilizzati dai pendolari usufruiscono degli stessi tracciati dei treni a lunga percorrenza, venendo così dirottati in raccordi al fine di dare la precedenza ai treni più veloci. Questo genera enormi ritardi nel servizio.

30


Il governo ha deciso di costruire un sistema metropolitano chiamato Mass Rapid Transit (MRT) a Giacarta e Surabaya per fornire mezzi di trasporto più confortevoli e affidabili ai pendolari delle due città. Attualmente, un sistema ferroviario esiste solamente nelle isole di Java e di Sumatra. Nonostante i benefici derivanti da una diminuzione del traffico nel sistema stradale, lo sviluppo del sistema ferroviario viene ancora considerato di importanza minoritaria a quello di altri mezzi di trasporto.

Principali obiettivi nel breve termine -

Sviluppo di stazioni ferroviarie; ri- modernizzazione delle linee esistenti e della rete urbana; costruzione di linee per il trasporto di carbone nell’isola di Sumatra (“Trans Sumatra Railway’’) e nel territorio di Kalimantan; creazione di una rete di collegamenti agli aeroporti principali; migliorare il servizio offerto agli utenti e per il trasporto merci.

Sistema ferroviario nell’isola di Java nel 1931

Lunghezza totale della ferrovia 4.072 km

Sistema ferroviario nell’isola di Java nel 2010

Lunghezza totale 3.012 km Nel 1931, il territorio di Sumatra era caratterizzato da un sistema ferroviario che copriva una lunghezza pari a 1,860 km. Nel 2010 tale sistema ferroviario era lungo 1.348 km. C’è stata quindi, come dimostrano i dati e i grafici, una sostanziale diminuzione del territorio collegato via rete ferroviaria nonostante i tempi odierni necessitino di uno sviluppo sostanziale ulteriore dell’intera rete.

Finanziamenti Prima del 1948, il sistema ferroviario in Indonesia era auto-finanziato. Le entrate derivavano principalmente dai pagamenti ricevuti per il trasporto merci e passeggeri. In tempi recenti è stato attuato un decreto per l’ammodernamento delle infrastrutture tramite finanziamenti locali, aiuti esteri e prestiti agevolati. Attualmente il Giappone è il maggior finanziatore del progetto di costruzione e di sviluppo del sistema ferroviario indonesiano. PPP’s sono stati proposti per la costruzione delle reti per il trasporto di carbone in Kalimantan e Sumatra. Opportunità commerciali derivano anche dalla ricostruzione di stazioni ferroviarie a Java e a Sumatra, le quali rappresentano un alto potenziale di sviluppo e di guadagno.

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Il sistema portuale Dal momento che l’Indonesia è il più grande arcipelago al mondo, i trasporti via mare giocano un ruolo fondamentale nella connessione delle isole che compongono il territorio statale. Ci sono due tipi di mezzi di trasporto via mare in Indonesia chiamati Inland Waterway Transportation e Sea Transportation.

L’arretratezza del sistema portuale indonesiano rientra all’interno dei numerosi gap infrastrutturali che questo paese presenta. Il governo sta iniziando a promuovere politiche volte a: • stimolare la costruzione e l’ammodernamento dei porti per incontrare la domanda del mercato; • attrarre investimenti privati; • creare competizione tra i diversi porti al fine di generare una migliore performance d’insieme. Il Governo indonesiano ha inoltre varato una legge riguardo il sistema di porti e delle navi (Port & Shipping Law No. 17/2008) la quale introduce la figura delle Autorità Portuali e dove si prevede che la marina indonesiana (Pelindo) dovrà farsi carico dei progetti più urgenti di costruzione, ad esempio del porto di Kalibaru a Tanung Priork. Questa legge può sembrare utopia poiché, nonostante le autorità portuali e l’intero sistema nel suo complesso necessitino di un rapido sviluppo, si è consci del fatto che questo sviluppo non possa avvenire in pochi anni. Di primaria necessità è la presenza di nuovi terreni su cui costruire, il che richiede un lento processo, la possibile incapacità di reperire fondi e soprattutto la necessità di dotarsi di lavoratori, produttori e di uno staff capace. La domanda di mezzi per la costruzione di porti è comunque in aumento come si può notare dal grafico sottostante.

Containers General Cargo Coal Petroleum Product Crude Palm Oil

Units mTEU MT MT MT

2010 10 14 252 12

2020 21 25 468 40

2030 42 43 500 107

MT

21

32

40

I progetti urgenti Critical Projects – Fast Track Tanjung Priok Tanjung Perak Banjamarsin

New Container Terminals New Container Terminals Dedicated container terminal

32


Projects needed in the next five years Belawan Pontianak East Java West Java Palembang Panjang

New container terminal or extension Extension to dedicated container terminal Development of new port area Development of new port area General cargo or bulk handling facilities General cargo or bulk handling facilities

Belawan, Ambon, Dumai, Panjang, Teluk Bayur, Makassar, Banjamarsin, Bitung, Tanjung Emas

Common user petroleum products terminals

Provenienza dei finanziamenti • • • • • •

Budget nazionale: Pusat Investasi Pemerintah; Pelindo (Marina Indonesiana), da $2 a $4 miliardi ($0.5 miliardi da fondi interni e prestiti, $ 0.2 miliardi di vendite di beni e ulteriori prestiti); titoli di stato locali (solo autorità con alte basi imponibili, DKI Jakarta, Surabaya, East Kalimantan); istituzioni finanziarie per lo sviluppo, $2 miliardi (Banca Mondiale, ADB, Bilateral- piccoli porti); porti speciali, da $2 a $10 miliardi; investitori privati, da $8 a $10 miliardi.

Settore energetico La rapida modernizzazione dell’economia indonesiana negli ultimi anni ha aumentato la domanda interna di risorse energetiche. Con le sue enormi risorse interne, l’arcipelago è diventato il più importante fornitore di energia sia per i paesi vicini che per le più grandi economie del mondo come Giappone e Cina. L’espansione di tale domanda, sia sul piano interno che su quello globale, rende necessaria al governo indonesiano una modernizzazione del settore al fine di sviluppare nuove risorse energetiche e di bilanciare i bisogni locali con i vantaggi derivanti dalle esportazioni. Nella tabella sottostante vengono così suddivise le risorse indonesiane: Crude Oil

Natural Gas

Thermal Coal

Geothermal

Over 3.75 bn barrels of proven reserves

About 112 tn cubic feet of reserves

World’s second largest exporter

Home to 40% of world’s resources

Fonte: Ministry of Energy and Mineral

Negli anni è radicalmente cambiato il ricorso alle risorse energetiche nell’arcipelago. A fronte dell’aumento del ricorso al gas e al petrolio si è registrata una diminuzione dell’uso del carbone. Per contro, l’agenda politica di governo prevede l’eliminazione di sussidi per la produzione di petrolio, l’aumento dell’utilizzo di carbone in quanto risorsa tra le meno dispendiose e un aumento della diversificazione tra risorse energetiche includendo l’utilizzo di fondi per l’energia rinnovabile.

Gas Essendo l’unico possessore di riserve di gas naturale nell’area del sud est asiatico, l’Indonesia gioca un ruolo fondamentale per la fornitura del gas a tutta la regione nel suo complesso. Con delle riserve pari a 112 trilioni di piedi cubici (TCF), il Paese ha introdotto e ingrandito linee di trasmissione di gas ai paesi vicini, in particolare a Singapore e Malesia. Inoltre, la crescita esponenziale della domanda di gas proveniente dal mercato interno ha spinto il governo ad assicurare gli interessi nazionali tramite un ribilanciamento tra esportazioni e domanda interna. Questa domanda crea nuove opportunità per gli investitori al fine di supportare la logistica interna delle forniture di gas.

Industria petrolifera L’Indonesia è attiva nel settore petrolifero e del gas da più di 125 anni, da quando cioè sono stati rinvenuti i primi giacimenti petroliferi in Nord Sumatra nel 1885 e continua tutt’oggi a rappresentare un attore significativo in questo settore. L’arcipelago contiene 4.2 miliardi di barili di riserve petrolifere e si posiziona al 21° posto tra i produttori mondiali di petrolio, fornendone l’1.2% circa delle produzione mondiale.

33


Alla fine del 2004, la tendenza del paese è cambiata e a fronte di una minore produzione di petrolio e ad un aumento del suo consumo, ne è diventata un importatore netto. Questo fattore, assieme ad un alto prezzo del petrolio tra il 2004-2008, ha spinto il governo a ridimensionare notevolmente le sovvenzioni al combustibile domestico nel 2008 e ad optare per un temporaneo ritiro dall’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), un’organizzazione che rappresenta il 45% della produzione mondiale di petrolio. Il governo ha successivamente dichiarato che riconsidererà un ritorno all’OPEC nel caso in cui la produzione nazionale di petrolio aumenti in modo tale che l’Indonesia possa tornare ad essere ancora un esportatore netto. In quanto a produzione di gas, l’Indonesia ne è l’ottavo produttore mondiale con riserve di 108 miliardi di piedi cubi nel 2010. Mantenendo una produzione costante, tali riserve possono rispondere al fabbisogno del paese per i prossimi 50 anni. L’industria indonesiana del gas è stata inoltre riedificata tramite un mercato di gas naturali liquefatti più competitivi (chiamati “LNG’’), nuovi oleodotti per le esportazioni e assicurando maggiore domanda interna di gas. Mentre la produzione nazionale indonesiana è aumentata negli anni recenti (l’Indonesia ha fornito il 2.6% della produzione mondiale di gas naturale nel 2010), il paese sta affrontando un calo della quota di mercato mondiale di LNG a fronte dell’avanzamento di emergenti produttori di LNG in Qatar, Australia, Algeria e Malesia. Nel 2010 l’Indonesia si è classificata seconda per esportazioni di LNG e annovera tra i destinatari il Giappone, Sud Corea, Taiwan, Messico e Cina che esporta l’11% dell’export totale nel mondo di tale prodotto. I tre impianti esistenti di LNG in Indonesia si trovano a Arun in Aceh, Bontang, nell’Est Kalimantan e in Tangguh Papua dell’Ovest (che ha iniziato le prime produzioni nel 2009), mentre nuovi progetti di LNG sono a vari stadi di sviluppo. Tali progetti potranno allargare la base di potenziali clienti presenti in Cina e nella costa ovest degli Stati Uniti d’America.

Risorse e produzione L’Indonesia conta una grande varietà di bacini i quali continuano ad offrire vaste riserve di petrolio e gas naturale. Degli stimati 128 bacini di petrolio, solo 38 sono stati esplorati in modo completo. Indicator

2001

2002

2003

Oil (Million Barrels) Proven Potential Gas (TCF) Proven Potential

9,753

9,747

9,094

5,095 4,659 168 92 76

4,722 5,025 177 90 86

4,437 4,657 168 92 76

1,342 1,252 Crude Oil (1000 barrels) Natural Gas (million 66,300 70,350 standard cubic m) 2,188 2,099 LPG (1000 MT) LNG (1000 MT) New contract signed

23,883 26,215 10

1

2004 2005 Reserves 8,613 8,100

2006

2007

2008

2009

2010

8,680

8,400

8,220

7,99

7,764

4,370 4,310 170 94 76

3,990 4,410 165 106 59

3,750 4,470 170 112 58

4,303 3,690 159 107 52

4,230 3,534 157 108 49

1,146

4,301 4,440 4,312 3,660 188 180 98 97 91 83 Production 1,096 1,062

1,006

955

979

949

945

72,700

72,800

68,700

69,300

68,261

1,922

2,945

2,743

1,774

2,117

27,392

25,238

23,677

22,400

20,851

15

17

23

5

28

70,000 79,670

2,224

2,181

N.A

N.A.

19,034 19,933 24,184 34

34

21

Fonte: - OPEC 2008 Annual Statistical Bulletin - BP Statistical Review of World Energy June 2011 - Directorate General of Oil & Gas (BP Migas) for crude oil production data and new contracts signed 2001- 2010

La maggior parte della produzione e dell’esplorazione di petrolio è attualmente concentrata nei bacini che si trovano nell’Indonesia dell’Ovest.

34


Nel 2010, la produzione totale di petrolio greggio nell’arcipelago era di 0.945 milioni di barili al giorno, il 33% dal 2000. Il governo sta tentando di incoraggiare le esplorazioni e, con le poche significative scoperte di giacimenti petroliferi degli ultimi 10 anni sta incoraggiando lo sviluppo di riserve di petrolio lungo le aree marittime della frontiera orientale. La maggior produzione di petrolio e gas è effettuata da imprenditori stranieri tramite contratti di produzione condivisa (Production Sharing Contracts PSC). I maggiori produttori di petrolio e gas naturale (chiamati operatori PSC) a dicembre 2010 erano così suddivisi

Fonte: Petrominer Monthly Magazine No. 01 Vol. XXXVI January 15, 2011

Maggiori produttori indonesiani di gas (dicembre 2010)

Fonte: Petrominer Monthly magazine No. 01 Vol. XXXVII January 15, 2001

Dal momento che la produzione di petrolio indonesiana è diminuita, il paese ha tentato di concentrare le sue forze nella produzione di gas naturali (e in parte geotermali), soprattutto per la produzione di energia. Infatti, il numero di pozzi perforati per la produzione di gas dal 2003 al 2009 è raddoppiata. Il potenziale di produzione di energia geotermica indonesiana ammonta a 27.710 MW di elettricità, la più grande capacità al mondo nella generazione di energia geotermica. Di questo dato totale, 11.369 MW sono confermati come probabili riserve, 1.050 MW come possibili riserve e 2.288 MW come riserve provate. Il rimanente 13.003 MW è molto speculato e pertanto rappresenta ancora una risorsa ipotetica. Comunque, i progressi in questo settore sono ancora lenti ad affermarsi e l’attuale capacità installata rappresenta solo il 4.3% del potenziale totale, attestandosi attorno ai 1.200 MW. Nel 2025 il target da raggiungere rappresenta i 9.500 MW. Il settore geotermico è molto importante all’interno del Clean Technology Fund che investe 400 milioni di dollari co-finanziati da Banca Mondiale e dall’Asian Development Bank per il quale lo sviluppo del settore geotermico è una priorità all’interno dell’economia dell’arcipelago.

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Contributo del settore all’economia dell’arcipelago indonesiano L’industria indonesiana di petrolio e gas continua a rappresentare un settore strategico per la crescita e lo sviluppo economico del paese, fornendo un contributo fondamentale alle esportazioni, allo scambio internazionale e assicurando ingenti ricavi alle entrate dello stato (nel 2010 ha contribuito per più del 15% alle entrate statali). Non appena lo sviluppo del settore petrolifero e del gas è diminuito, anche le entrate statali derivanti da questo settore sono diminuite. Year 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011*

Domestic revenue Oil/Gas Revenue Rp Trillion 494 104 636 158 706 125 979 212 847 126 990 152 1082 145

% of contribution 21,05% 24,84% 17,71% 21,65% 14,88% 15,35% 13,40%

*budgeted (APBN) Fonte: Ministero della Finanza (MOF)- Bureau Statistics

Dopo un collasso nel 2009, durante il 2010 le entrate sono di nuovo aumentate raggiungendo i 152 trilioni di Rp ma questo dato rappresenta ancora una diminuzione del 28% rispetto ai 212 trilioni di Rp entrati nel 2008. Durante lo stesso periodo la percentuale di contributo alle entrate statali è passata dal 21 al 15%. Nel 2009 gli investimenti nel settore petrolifero della produzione di gas sono diminuiti dell’11%. Il governo sta tentato di aumentare gli incentivi per stimolare l’investimento nel settore e assegna concessioni petrolifere e di gas attraverso una gara ufficiale.

Sistema elettrico Dalla fine del 2009, la capacità totale installata all’interno dell’intero arcipelago indonesiano è stata pari a 30.500 MW. Il tasso di elettrificazione è riflesso nel consumo interno pro-capite che è distribuito in modo sproporzionato nelle isole di Java e Bali. Tale situazione si riflette in un consumo interno pro capite inferiore ai 600 kWh. Al fine di creare un sistema omogeneo e di aumentare il tasso di elettrificazione, l’Indonesia deve generare nuova capacità ad un tasso del 9.2% annuo fino al 2027 (National Electricity Planning). Allo stesso tempo, il consumo è cresciuto del 6-7% annuo. Per colmare il divario, il governo ha avviato due programmi che prevedono 10.000 MW di produzione che dovranno essere raggiunti in modo graduale. Tali progetti saranno completamente operativi dal 2014 e prevedono la costruzione di 35 nuove centrali elettriche funzionanti a carbone per rispondere alla crescente domanda di energia nelle province e per rimpiazzare l’uso di olio combustibile. Il secondo programma prevede la costruzione di 93 stazioni tra il 2010 e il 2014, con una capacità totale installata di 10.153 MW. Di questi, il 57% è destinato all’hub di Java, Bali, Mardura e il resto è destinato a Sumatra, Kalimantan, Sulawesi e all’Indonesia dell’Est. Originariamente, il programma PNL prevedeva un 48% di elettricità tratto da risorse geotermiche, un 26% dal carbone, un 14% da gas naturale e un 12% dall’energia idroelettrica. Questo il programma iniziale, poi riorganizzato con il 37% da fonti geotermiche, 26% da carbone, 16% da gas e 12% da energia idroelettrica.

Carbone La produzione indonesiana di carbone ha raggiunto le 320 milioni di tonnellate nel 2010 mentre l’output nel 2009 era superiore alle 250 milioni di tonnellate. Questi dati classificano l’Indonesia come sesto produttore al mondo di carbone in termini di output, dopo Cina, Stati Uniti, Australia, India e Russia. In termini di export di thermal coal, l’Indonesia è il primo esportatore mondiale grazie alla sua posizione strategica, al basso costo del lavoro e alla sua geologia. La maggior parte delle attività di sviluppo dell’estrazione di carbone sono state attuate a Sud Kalimantan, Riau, Central Kalimantan, Jambi e East Kalimantan.

Energia geotermica L’Indonesia dispone del 40% delle riserve mondiali di energia geotermica con una capacità di fornire fino a 28,000 MW, circa il doppio della capacità nazionale installata la quale oggi genera solo 1,100 MW, in termini

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percentuali il 4,2% della capacità totale. A dimostrazione di questi dati, l’Indonesia dispone della più grande quantità di energia geotermica al mondo. Il modo in cui è strutturato il sistema tariffario non ha prodotto forti investimenti sia provenienti dall’interno che dall’esterno del paese nonostante sia stato registrato un lieve miglioramento. Piani governativi prevedono il raggiungimento di un target di 4.000 MW entro il 2014 di nuova potenza installata, 90% della quale proveniente dal settore privato. Oltre ai piani governativi, la Banca Mondiale assieme alla Banca Asiatica per lo sviluppo ha stanziato 400 milioni di dollari per il programma Clean Technology Fund, con lo scopo di aumentare la produzione di energia geotermica nell’arcipelago.

Risorse e riserve geotermiche in Indonesia

Locations

Sumatra Java Bali- Nusa Tenggara Kalimantan Sulawesi Maluku Papua Total (257 locations)

Resources (MW)

Installed Capacity (MW)

Reserve (MW)

Speculative 4, 973 1, 960

Hypothetical 2, 121 1, 771

Probable 5, 845 3, 265

Possible 15 885

Proven 380 1, 815

12 1, 117

410

359

973

-

15

-

45 875 370 50 8, 683

32 37 4, 320

959 327 11, 369

78 2, 288

50 -

13, 003

150 1, 050 14, 707

27, 710

1, 179

Fonte: Directorate General of Mineral, Coal and Geothermal website (statistical data as per 12 June 2009)

Risorse di gas naturale estratto dal carbone (CBM) L’Indonesia è il primo paese per riserve mondiali di gas naturale estratto dal carbone (453 Tcf ), le quali sono sparse per tutto l’arcipelago anche se maggiormente concentrate nel Sud Sumatra, Sud Kalimantan e nell’Est Kalimantan. Nonostante i dati appena citati, l’utilizzo è ancora scarso e vi sono attualmente solamente 20 centrali di CBM in funzione. Il governo vorrebbe un maggiore impiego e sfruttamento dell’enorme potenziale energetico del paese e per velocizzarne lo sviluppo ha promulgato una serie di regolamenti atti ad attrarre nuovi investitori e allo stesso tempo ad incoraggiare gli appaltatori esistenti per accelerare la produzione all’interno delle aree già funzionanti.

Sistema idroelettrico L’arcipelago indonesiano è composto da 17,000 isole di cui 6,000 inabitate. Da est a ovest copre un’area pari a 5.000 km. Java è la zona principale dove si concentrano l’83% delle industrie e dove viene prodotto il 60% del riso: • acqua totale disponibile: 3,085 miliardi m3/anno; • percentuale di risorse idriche sviluppate: 0.55%; • uso di acqua: agricoltura 89%; domestico 11%. Alcune industrie utilizzano l’acqua del terreno senza licenza; • accesso popolazione all’acqua potabile 74%: nelle aree urbane 89%, nelle aree rurali 64%; • accesso popolazione ai servizi sanitari: 59% di cui 74% di chi vive nelle aree urbane e il 52% di chi vive nelle aree rurali.

Energia idroelettrica • Potenza superiore ai 50,000 MW; • capacità installata 3.267 MW; • produzione media annua: 40.540 GWH; • quota di produzione totale di energia elettrica: inferiore al 7%. In quanto a consumo di risorse idriche, l’Indonesia ha 131 bacini da cui attingere, il 75% dei quali sovrautilizzati.

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Dal punto di vista urbano, la richiesta di risorse idriche avrà un forte aumento e sarà fondamentale concentrare gli investimenti per rimpiazzare vecchie tubazioni e per allargare la rete distributiva attuale. È inoltre necessario ridurre l’estrazione di acqua dalle falde acquifere, soprattutto nelle zone attualmente molto sfruttate come Giacarta, Bandung e Semarang. A ciò si aggiunge la necessità di creare un sistema di tassazione adeguato per poter attingere alle risorse idriche. Obiettivi del medio/lungo periodo: • costruzione di grandi dighe, nuove risorse idroelettriche di grande impatto sociale/ambientale, possibile impatto sul clima locale; • costruzione di bacini fluviali con minime conseguenze ambientali, adatti per le comunità isolate;

Location

Capacità superiore 50 MW Capacity (MW) Energy

Year Built

Asahan III- Inalum

400

Tangga

317

2, 054

1983

Sigura-gura

286

1, 868

1982

Singkarak

172

936

Maninjau

68

270

KotoPanjang

220

615

Kerinci

180

Besai

90

Cirata

1,01

1, 694

Saguling

700

1, 974

1985

Jatiluhur

187

790

1960/1980

Sudirman

180

600

1988

Brantas PJB

281

1, 034

Sutami/Karangkates

105

486

1973

Wlingi

54

166

1978

Larona

165

Bakaru

252

1984

Energia solare Questo tipo di energia richiede lo sfruttamento della luce del sole e ampie aree dove potersi sviluppare. Alcuni progetti sono già stati avviati nell’est Indonesia, nonostante costi d’installazione troppo elevati. È previsto comunque un rapido abbassamento dei costi nel breve periodo. Infine, sono presenti alternative abbordabili in quanto a costruzioni per la produzione di energia.

Energia derivante da biomassa • • •

Utilizzo di prodotti derivanti dal settore alimentare come riso, cocco e olio di palma; settore potenzialmente tra i più produttivi dell’arcipelago indonesiano; nel breve periodo, il governo prevede un aumento degli investimenti per promuovere programmi di energia rinnovabile da parte delle diverse istituzioni finanziarie; • promozione di incentivi fiscali (Energy Royalty, prestiti senza interessi) e di un agevolato sistema di tassazione (IVA, tassa sul lusso, ecc.). In quanto ai prezzi per l’energia, vengono rimossi i sussidi e vengono concessi incentivi all’utilizzo di energie rinnovabili. • il governo centrale si impegna a promuovere la ricerca e lo sviluppo del settore. A livello nazionale, il know-how per il settore della biomassa è diviso tra il Ministero per l’Energia e le Risorse Minerarie e l’Agenzia per la Valutazione e l’Applicazione della Tecnologia. Il Ministero divide il suo lavoro tra la Direzione per le Risorse Rinnovabili e per la Conservazione di Energia e il Centro di Ricerca e di Sviluppo per le Tecnologie Energetiche e l’Elettricità. L’ Agenzia per la Valutazione e l’Applicazione della Tecnologia invece si occupa di predisporre laboratori per la ricerca e lo sviluppo di Energy Technology e di Centri di Ingegneria. Il processo di gassificazione della biomassa è possibile in Indonesia grazie a prestiti e fondi derivanti da

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organizzazioni internazionali e da paesi sviluppati. Fino al 1990 furono installati cinquanta gassificatori e circa dieci dovevano essere inseriti in unità commerciali. Gli attuali gassificatori utilizzati nel paese (power gasifiers) generano tra i 10-120 Kwe mentre i gassificatori termali intorno ai 400-900 Kwth. I gassificatori indonesiani sono stati progettati dall’Agenzia per la Valutazione e l’Applicazione della Tecnologia e da PT Boma Bosma Indra.

Biofuel - Possibilità per il biocarburante La biomassa può essere utilizzata sia per generare energia tramite la combustione di biomassa o biogas sia per essere trasformata in carburante per veicoli. In Indonesia ci sono progetti che prevedono il ricorso a prodotti agricoli per generare energia e nel caso sarà necessario, il biocarburante sarà venduto nell’essenza di bio diesel ed etanolo. Il governo fornisce sussidi per lo sviluppo di questo settore, nell’anno fiscale 2009 ad esempio ammontavano a 1.000 Rp per litro per un totale di 831 miliardi di Rp. Nell’anno fiscale 2010, i sussidi sono aumentati fino a raggiungere le 2.000 Rp per litro (grazie ai sussidi per il Bio Etanolo).

Obiettivi consigliati per le diverse risorse energetiche Pop Location Java/Bali Sumatra Kalimantan Sulawesi Maluku/Papua NNT/NTB TOTAL

Resources

Mil.

Coal

Gas

140,6 48,5 12,6 16,4 4,9 8,8 231,9

p p p p

s/t t s p/s s

s

Oil/ Diesel t t

Hydro

Geoth.

Biomass

S P s/t P P s T t t p/s s s t P s t s/t S t s Note: p=primary; s=secondary; t=tertiary

Wind

Solar

t

t t

s s

t s p/s

Piano di sviluppo per la produzione di energia solare Essendo l’Indonesia un arcipelago, migliaia delle isole che la compongono non sono attualmente fornite di energia elettrica. Un quinto delle province è dotato di un sistema elettrico (copre meno del 60% della popolazione che ne ha effettivamente bisogno) e in alcune zone la durata del servizio supera le 12 ore giornaliere. Le aree più remote e difficilmente raggiungibili vengono alimentate a diesel con costi di trasporto molto elevati e problemi di sicurezza per l’approvvigionamento del combustibile. Il governo ha attuato una strategia di sviluppo attraverso il Solar Power Development Plan (PLN) che annovera tra gli obiettivi principali quello di rimuovere gli alti costi dell’approvvigionamento di energia nelle isole più remote e di ridurre l’utilizzo di petrolio attraverso il ricorso a riserve di energia rinnovabile. In via generale, si cerca una riduzione dei costi, un aumento dell’efficienza e una maggiore disponibilità di tecnologia.

Obiettivi e politica del PLN (2010-2019) • • • • •

L’aumento della richiesta di elettricità del 9.2% annuo deve essere corrisposto dal ricorso a fonti energetiche alternative; il tasso di fornitura di elettricità deve aumentare dall’attuale 68% (dato 2010) al 91% nel 2019; è attesa una riduzione del consumo di petrolio dal 19% al 3% entro il 2015; tramite lo sviluppo di impianti di produzione del carbone (58%), il contributo delle energie rinnovabili aumenterà dal 12% nel 2010 al 19% nel 2019; l’utilizzo di pannelli solari è stato pianificato all’interno del RUPTL (Piano generale per la fornitura di energia).

Per far fronte alla rapida crescita della domanda interna di elettricità, il PLN ha pianificato una capacità addizionale di 55.484 MW e la diffusione di risorse di energia rinnovabile aumenterà dal 12 al 19% con una capacità totale di 11.540 MW nel 2019. Considerando il potenziale indonesiano in quanto a energia solare, il trend di riduzione dei costi e aumento dell’efficienza prevede uno sviluppo di 620 MW di impianti solari fotovoltaici entro il 2020. L’uso dell’energia solare che sarà generato verrà incanalato per rispondere alle esigenze della popolazione indonesiana che vive nelle zone remote rimpiazzando l’utilizzo di diesel e di carbon fossile.

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Energia rinnovabile L’Indonesia sta tentando di rendere il sistema produttivo del paese meno dipendente dal ricorso all’uso del carbone. Il Presidente Yudhoyono ha assunto il ruolo guida per questa causa, fissando un target di riduzione delle emissioni del 26% entro il 2020 senza il supporto internazionale e del 41% con l’aiuto di donatori internazionali. Nella prospettiva di una riduzione delle risorse energetiche disponibili e per sostenere il programma nazionale di riduzione delle emissioni di carbonio, il governo indonesiano deve impegnarsi maggiormente nello sviluppo di energie alternative. La tabella che segue descrive il potenziale di energia rinnovabile nell’arcipelago. Renewable Energy Source

Potential

Installed Capacity

Installed to Potential Ratio (%)

Hydro Power

75.67 GW

4.2 GW

5.55

Geothermal

28.53 GW

1.19 GW

4.2

500 MW

86.1 MW

17.56

49.81 GW

445 MW

0.89

Solar Power

4.8 kWh/m2/day

14.1 MW

--

Wind Power

3-6 m/2

1.4 MW

0.015

3 GW

--

--

Micro/Mini Hydro Biomass

Nuclear (Uranium)

La Green Economy L’Indonesia è un paese con enormi risorse di materie prime, energetiche e idriche. Nonostante ciò, un uso incontrollato ed eccessivo accompagnato ad emissioni inquinanti può distruggere la qualità di queste ingenti risorse ambientali. Infatti, l’aumento della domanda di energia, accompagnato alla riduzione delle riserve e ad un aumento delle emissioni di gas, diventeranno delle serie sfide per le industrie allocate in Indonesia che basano il loro lavoro sullo sfruttamento di queste risorse naturali. Da parte governativa c’è molta attenzione al tema ambientale, il governo sta tentando di promuovere la riduzione di gas serra fronteggiando le spese anche senza l’aiuto di donatori privati. Da parte sua, il Ministero dell’Industria ha lanciato una campagna di competizione tra aziende attraverso il ricorso all’industria green. Il concetto che questa nuova concezione industriale difende riguarda la promozione di uno sviluppo sostenibile, una maggiore partecipazione sociale e la protezione di risorse naturali e ambientali. L’impegno delle industrie per una produzione più “Green’’ deve essere attuato tramite lo sviluppo di industrie meno inquinanti per il risparmio energetico, dotate di eco-design e di eco-prodotti, che attuano processi di riciclaggio e che utilizzano tecnologie a basse emissioni di carbonio. Oltre alle industrie manifatturiere, green possono essere anche le industrie che producono beni e servizi che non danneggiano l’ambiente, come l’industria del riciclaggio, del recupero rifiuti e delle tecnologie pro-ambiente.

Eco prodotti Gli eco-prodotti sono i prodotti definiti ecologici, i quali seguono criteri fissati da specifici regolamenti per la loro fabbricazione al fine di ridurre il loro impatto ambientale (definiti Eco Label). Il governo indonesiano ha iniziato a utilizzare questi criteri per creare prodotti ecologici (detergenti, prodotti tessili, pelle e scarpe in pelle). Numerosi vantaggi sono destinati alle industrie che adeguando la loro produzione agli Eco Label poiché vengono considerati prodotti all’avanguardia quindi necessari per affrontare il mercato globale, per rinforzare il “brand’’ del prodotto, risparmiando nei costi di produzione, (efficienza nell’utilizzo dei prodotti green), vendendo il prodotto ad un prezzo favorevole, contribuendo alla diminuzione delle emissioni di gas serra e migliorando anche il processo produttivo a monte di questi beni.

Approccio strategico del governo indonesiano Produzione più sostenibile: • diminuzione del ricorso alle materie prime e ausiliarie; • risparmio nell’utilizzo di acqua, materie prime, energia; • uso di tecnologie ecologiche. Le 3 R: • riuso: riuso di acqua per i processi produttivi senza passare tramite il processo di trasformazione; • riciclo: riuso delle acque reflue per il processo di trasformazione; • recupero: ricostruire materiali che hanno ancora valore economico.

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Abbassare l’emissione di Carbone/CO2: • uso di energia eco-sostenibile/bioenergia/energia alternativa; • risparmio nell’uso di energia; • uso di materie prime eco-compatibili.

Attuazione del programma •

• • •

Incentivare la cooperazione internazionale per condividere e ricevere conoscenza dei mezzi e delle politiche in questo campo, organizzare e ricevere supporto finanziario per un uso efficace delle risorse e una riduzione dell’utilizzo di carbonio; promuovere uno sviluppo mirato e coordinato tra governi, società civile e settore privato (in modo particolare per costruire una percezione generale che consideri il ricorso a risorse eco-sostenibili e una riduzione all’uso di carbone come un’opportunità, non una regola); sviluppare R&D nel settore delle tecnologie eco-sostenibili; promuovere il ricorso a tecnologie eco-compatibili per il design e il processo produttivo; implementare la standardizzazione dei prodotti e le regolazioni tecniche riguardo prodotti ecocompatibili.

Integrità ecologica in Indonesia •

Manila Declaration firmata nel settembre 2009 a Manila quale impegno del Ministro dell’Industria per promuovere la Green Industry. Il Ministro dell’Industria ha attuato i seguenti regolamenti: • Regolamento del Ministro dell’Industria n. 33/2007 riguardo la proibizione di produzione di gas ozono e beni che ricorrano all’utilizzo di gas ozono; • Regolamento del Ministro dell’Industria n. 86/2008 riguardo linee guida per lo sviluppo tecnologico per l’uso del Non-CFC Logo Usage Monitoring and Non-Halon & Non CFC; • Regolamento del Ministro del Commercio n. 24/2006 nell’import di ODS; • adeguamento ai principi del modello di Kyoto; • diffondere la ricerca per migliorare la conoscenza della produzione, offerta e utilizzo di energia ecosostenibile; • formulare linee guida tecniche per la riduzione delle emissione di CO2 nell’industria del cemento e dell’acciaio.

Industria della gomma La gomma è tra i generi di prima necessità maggiormente produttivi in quanto fornisce ampi margini di guadagno, possibilità di impiego, di commercio con l’estero e di promozione di numerosi poli industriali che si occupano sia della coltivazione che della preservazione di questa importante risorsa. In Indonesia, le piantagioni di gomma appartengono ai Piccoli Proprietari (Smallholders-PR), allo Stato (PNB) e a Privati (PBS). Rispetto ai tre tipi di piantagioni, i piccoli proprietari dominano la scena dato che occupano 2.84 milioni di ettari, in percentuale l’85% delle coltivazioni di gomma. Il controllo così vasto delle piantagioni da parte della popolazione fa sperare che una maggiore regolamentazione dei rapporti di lavoro all’interno del settore provocherà una maggiore distribuzione della ricchezza. Il fatto che il terreno in Indonesia sia proficuo per le piantagioni di gomma è fondamentale per l’ulteriore sviluppo di questo settore industriale. La tabella nella pagina seguente dimostra come nel 2010 le aree coltivate a gomma raggiungessero 3445 milioni di ettari dei quali il 79.68% di proprietà della popolazione. Tra le diverse isole adibite a questo settore industriale, la più grande è il Sud Sumatra con un’area di 512 ettari e con una produzione di 838 tonnellate. Con un’area di 3445 milioni di ettari, la produzione nazionale di gomma nel 2010 ha raggiunto una quota di 2.77 milioni di tonnellate di prodotto. Le zone adibite alla coltivazione di gomma si trovano prevalentemente nella parte ovest dell’Indonesia mentre le industrie della gomma sono presenti nella maggior parte delle province indonesiane. Ciò fa in modo che ci sia una lavorazione continua della risorsa e che ci siano maggiori opportunità per gli investimenti. Nell’immagine seguente viene schematizzata la distribuzione del mercato dell’industria della gomma.

41


La più grande industria della gomma si trova a nord dell’isola di Sumatra dove si concentrano 20 unità produttive e dove il terreno coltivabile è pari a 464.357 ettari.

Possibilità di business nelle province indonesiane nel settore dell’industria della gomma Provincial

Area (Thousand Ha)

Production

Productivity

Total Employment (HOK)

Nanggroe Aceh D. North Sumatra West Sumatra Riau Riau Islands Jambi South Sumatra Bangka Belitung Bengkulu Lampung West Java Banten Central Java East Java Bali West Kalimantan Central Kalimantan South Kalimantan East Kalimantan Central Sulawesi South Sulawesi West Sulawesi Papua West Papua Total

118, 056 464, 357 128, 912 389, 789 31, 890 442, 894 663, 512 29, 760 73, 416 84, 459 52, 542 23, 493 31, 769 25, 733 95 390, 626 270, 060 134, 163 59, 860 3, 097 21, 155 1, 196 4, 436 37 3, 445, 316

90, 235 439, 593 94, 492 367, 089 22, 779 310, 604 545,84 19,97 52, 475 69, 579 58, 698 15, 244 30, 464 24, 517 118 271, 619 202, 046 109, 825 28, 121 3, 473 10, 390 1, 348 1, 764 27 2, 770, 309

909 7, 077 1, 051 1, 048 912 854 1, 016 987 953 1, 172 1, 376 783 1, 363 1, 444 1, 311 857 1, 029 1, 064 946 1, 1211 1, 259 1, 127 408 931 936

16, 487 63, 406 1, 185 13, 236 1, 227 2, 755 16, 228 0 4, 780 12, 014 16, 972 2, 821 10, 781 9, 435 36 3, 581 2, 748 7, 755 5, 120 429 2, 166 307 0 0 193, 469

Source: Ministry of Industry (2010)

42


Produzione e consumo È previsto un considerevole aumento della domanda dei prodotti derivanti dalla gomma a fronte dell’aumento della richiesta di beni resistenti ed elasticizzati da parte dei consumatori locali ed esteri. Così come l’industria dell’automotive infatti, la domanda in questo settore continua a crescere grazie alle richieste provenienti da ospedali per la fornitura di equipaggiamento medico e per la costruzione di case. La produzione di gomma dal 2002 al 2010 è aumentata così da poter incontrare la domanda che continua ad essere consistente. La tabella sottostante dimostra come la quantità totale di gomma prodotta è di molto superiore al consumo effettivo. Il tasso di crescita medio annuo della produzione di gomma indonesiano è dell’11.4% e la quota di produzione mondiale è passata dal 22.2% nel 2002 al 28% nel 2010. Il consumo medio annuo di questo prodotto è del 23.3%. Year

Production (Thousand Tons)

Consumption (Thousand Tons)

Surplus Production (Thousand Tons)

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

1, 630 1, 732 2, 066 2, 271 2, 637 2, 755 2, 751 2, 594 2, 770

145 156 196 221 355 391 482 594 733

1, 485 1, 636 1, 870 2, 050 2, 282 2, 364 2, 269 2, 000 2, 037

Fonte: International Rubber Study Group (2010)

Consumo interno di prodotti derivanti dall’industria della gomma Tipi di Gomma

2006

2007

2008

2009

2010

pneumatici

0,19

0,2

0,22

0,24

0,25

tubature

0,4

0,05

0,05

0,05

0,07

calzature

0,04

0,04

0,05

0,05

0,05

fonti derivanti da lattice

0,06

0,07

0,07

0,08

0,09

Totale

0,33

0,36

0,39

0,42

0,46

9,09

8,33

7,69

8,52

Da fonti solide

tasso di crescita dei consumi Source: Gapkindo (2010)

Se comparati con altri paesi vicini produttori di gomma naturale come la Thailandia e la Malesia, la varietà dei prodotti indonesiani è piuttosto simile. I principali acquirenti sono industrie che producono scarpe da ginnastica, calze e cinghie di gomma.

Import-export Tra i produttori mondiali di gomma naturale, l’Indonesia si posiziona ai primi posti, dopo Thailandia e Malesia. L’aumento della produzione interna indonesiana di gomma è piuttosto inferiore a quella tailandese ma maggiore di quella malesiana. Nel totale, Indonesia e Thailandia vantano un ammontare di produzione maggiore rispetto a Malesia, India e Cina. Di fronte ad un aumento costante della domanda di gomma lavorata, l’industria indonesiana della gomma continua a produrre beni materiali per aumentarne l’export. Fino al 2008 il valore totale delle esportazioni indonesiane è continuato ad aumentare fornendo una grande varietà di prodotti destinati alle esportazioni. In ogni caso, i prodotti indonesiani sono ancora limitati in quanto a varietà e consistono principalmente in prodotti primari (materie prime) e in prodotti semi-finiti.

43


Servizi e incentivi Sono previsti numerosi incentivi per aumentare gli investimenti nel settore. La legge n. 25/2007 su investimenti e aiuti, prevede che vengano attuati come segue: • riduzione della tassazione in base al reddito entro un certo livello di investimenti e in un determinato arco di tempo; • esenzione dai dazi all’importazione o riduzione per beni capitali importati, macchinari o materiali non disponibili nel mercato indonesiano per la produzione; • sospensione dei dazi all’importazione o riduzione per materie prime o di supporto di materiali per la produzione in un certo arco di tempo; • esenzione dal pagamento dell’IVA o rinvio per capitali importati, macchinari o materiali non disponibili nel mercato indonesiano per la produzione; • riduzione della tassa di proprietà, specialmente per alcuni settori industriali in certe regioni o zone.

Opportunità per l’investimento Considerando la disponibilità del terreno necessario per lo sviluppo dell’industria della lavorazione della gomma e gli sforzi per promuovere attività industriali, questo settore offre numerose opportunità all’investimento estero. La cartina sottostante mostra quali sono i potenziali luoghi di investimento per l’industria della gomma.

Fonte: BKPM (2010)

Possibilità per l’investimento nelle piantagioni di gomma

Province

Terreno disponibile

Bangka Belitung Banten

Area (et.) HA Terreno utilizzato 39, 485

Stato del terreno

7, 600

Proprietà statale e pubblica

4, 250

Terreno pubblico

10, 000

Proprietà statale e pubblica

22, 556

Jambi West Java Central Java

Terreno rimanente

52, 237 4,95

700

East Java

25, 337

West Kalimantan

456, 335

South kalimantan

166, 214

Central kalimanta

346, 510

East Kalimanta

47, 655 Proprietà statale

44


Riau Island

46, 068

Lampung

67, 694

NAD

62, 229

Papua

278, 410

Riau

543, 167

Central Sulawesi West Sumatra South Sumatra

4, 297

Proprietà statale e pubblica Proprietà statale

3, 500 159, 217

144, 717

14, 500

890, 762

105, 629

North Sumatra

304, 650

Fonte: BKPM (2010)

Industria dell’automotive Il mercato indonesiano dei veicoli - a quattro e due ruote - registra da anni una crescita interessante. È dominato dal gruppo giapponese Toyota che opera in Indonesia in partnership con il gruppo Astra. Il mercato dell’auto ha chiuso nel 2007 con 435 mila vetture vendute, in crescita del 36% su base annua. Toyota si conferma ampiamente al primo posto con oltre 150 mila unità, seguita da Mitsubishi (61 mila), Daihatsu e Suzuki (ciascuna con 51 mila unità). Nel 2006 le vendite di auto avevano subìto un calo drammatico (- 40%) imputabile al quasi raddoppio del prezzo dei carburanti. Il record di vendite era stato toccato nel 2005 (534 mila auto vendute). L’industria indonesiana dell’automotive ha conosciuto negli ultimi 30 anni una rapida espansione grazie all’utilizzo di decine di assemblatori di diversi tipi di macchine e motocicli i quali hanno esteso la produzione all’intero arcipelago. Oltre a questi, si registrano centinaia di industrie di componenti le quali con la loro varietà di produzione supportano gli assemblatori di veicoli a motore destinati a fornitori e rivenditori sia per il mercato nazionale che per l’esportazione. Il mercato denominato dei MPV (Multi Purpose Vehicle) è molto stabile tanto da far considerare l’Indonesia una base per la produzione di MPV destinati al mercato domestico ed internazionale. L’industria dell’automotive assorbe un grande numero di lavoratori, si affida a tecnologie semplici e complesse ed è diventata un settore di punta per lo sviluppo di attrezzature destinate al settore. Partendo da questa considerazione, l’Indonesia si affaccia più forte e più competitiva sul panorama mondiale.

Mercato e produzione La domanda regionale e globale nel settore automotive è dominata da attori globali che controllano il mercato, forniscono materiali, componenti e tecnologia. Dal 2006 la domanda interna del mercato mondiale dell’automotive è iniziata a diminuire con una crescita media annua del -1.12 %. Ciò nonostante, all’interno del continente asiatico e principalmente nell’area ASEAN la domanda di autoveicoli è aumentata, nel 2008 le unità prodotte ammontavano a 19.4 miliardi di unità (5.62%/anno) e nell’area ASEAN a 1.77 miliardi di unità (8.90%/anno). Dal 2006 al 2008 l’Indonesia ha registrato una crescita pari al 37.92%, la Thailandia -5.12 % e la Malesia 5.68%. Durante gli ultimi cinque anni, la produzione indonesiana e il mercato di autoveicoli e motocicli è cresciuto del 7-8% annuo. Per il 2010, la domanda di automobili nell’arcipelago si è attestata attorno alle 750.000 unità mentre quella dei motocicli intorno ai 7.4 miliardi di unità.

Produzione di macchine • • • •

Totale forza lavoro 380.000; 20 compagnie di assemblaggio (forza lavoro: 19.000 persone), 950 persone per azienda ca.; 11.000 outlet autorizzati (forza lavoro: 77.000), 7 persone per azienda ca.; 33.000 outlet non autorizzati (forza lavoro: 231.5000 persone), 8 persone per outlet ca.

Produzione di moto • • • •

Totale forza lavoro: 1.653.600; 40 aziende di assemblaggio (forza lavoro: 27.600 persone), 690 persone per azienda ca.; 18.000 outlet autorizzati (forza lavoro: 262.500 persone), 15 persone per outlet ca.; 90.000 outlet non autorizzati (forza lavoro: 1.312.500 persone), 15 per outlet ca.

45


Sviluppo del settore automotive Il settore automotive sta diventando sempre più “Seller Market’’, ossia un mercato improntato sulle tendenze e le richieste dei buyers internazionali. Design e caratteristiche sono infatti basate sulla domanda proveniente dai buyers dei paesi industrializzati, abituando così gli acquirenti che vivono nei paesi in via di sviluppo a ricevere prodotti che rispondono alle qualità definite dai buyers dei paesi più ricchi. Gli acquirenti dei paesi emergenti necessitano di veicoli per il trasporto quotidiano che rispondano alla loro disponibilità economica. L’acquirente indonesiano, per esempio, è molto attento alle caratteristiche dei mezzi, le quali devono avere un prezzo modesto e non devono essere inquinanti per l’ambiente, entrambi fattori a cui la popolazione indonesiana pone molta importanza. Descrizione

2010

produzione vendita export produzione

750.000 unità 750.390 unità 111.741 unità 81, 000

produzione vendita export produzione

7.579.000 unità 7.470.355 unità 26.100 unità 98, 527

2015 Autoveicoli 1.207.883 unità 1.208.511 unità 179.960 unità 130, 451 Motocicli 8.164.735 unità 8.047.694 unità 28.117 unità 106, 142

2020

2025

1.945.307 unità 1.946.318 unità 289.827 unità 210, 093

3.132.936 unità 3.134.565 unità 466.770 unità 338,36

8.795.739 unità 8.669.652 unità 30.290 unità 114, 345

8.795.739 unità 8.669.652 unità 30.290 unità 114, 345

(miliardi di Rupie)

Politiche di sviluppo dell’industria automotive Il governo indonesiano ha promosso lo sviluppo di questo settore industriale tramite l’armonizzazione delle tariffe e della tasse tra i vari produttori e rivenditori in modo che non ci siano preferenze all’interno del mercato locale. Ha inoltre favorito incentivi fiscali per attrarre investimenti che forniscano componenti di alta tecnologia necessari per l’imballaggio. Infine sta incoraggiando la fabbricazione di macchine ecologiche le quali, tra gli altri, hanno il beneficio di avere un basso consumo di carburante e di essere fabbricate attraverso l’utilizzo di componenti prodotti in loco. Il tutto ad un prezzo abbordabile ed accessibile da parte dell’intera popolazione.

Strategie per lo sviluppo • • • • •

Rinforzare i vari bacini di produzione di veicoli commerciali, macchine e moto; migliorare i prodotti, le capacità tecnologiche e manifatturiere della componentistica industriale di veicoli a motore; rafforzare la struttura industriale in tutte le diverse fasi della catena di produzione tramite lo sviluppo di una rete di industrie automotive; promuovere una maggiore interconnessione all’interno della catena di produzione dell’industria automotive; incentivare l’ingegneria di progettazione per lo sviluppo della componentistica del settore automotive e per la fabbricazione di motocicli.

Programma/Action Plan Breve Periodo (fino al 2014) Aumento della produzione attraverso l’introduzione di autoveicoli a basso costo

Medio Periodo (fino al 2020) Migliorare il controllo delle esportazioni di prodotti finiti

Rafforzare e sviluppare gruppi industriali

Fornire componenti e prodotti ad alto livello tecnologico

Aumentare gli investimenti nell’industria della componentistica al secondo e terzo livello Migliorare le capacità della componentistica industriale nel fabbricare prodotti ad alta tecnologia Aumentare le capacità e i rapporti di produzione tra PMI e grandi assemblatori

Migliorare la produttività e la qualità della componentistica industriale

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Utilizzo di automobili all’interno dell’area ASEAN VENDITA 1. Automobili PASSENGER VEHICLES

COMMERCIAL VEHICLES

2011

2010

VARIANCE (%)

Brunei

13, 472

1, 083

14, 555

13, 589

7%

Indonesia

601, 945

292, 219

894, 164

764, 710

17%

Malaysia

535, 113

65, 010

600, 123

605, 156

-1%

Philippines

44, 862

96, 754

141, 616

168, 490

-16%

Singapore

33, 493

6, 077

39, 570

51, 891

-24%

Thailand**

360, 441

433, 640

794, 081

800, 357

-1%

Vietnam

64, 505

45, 155

109, 660

111, 737

-2%

TOTAL

1, 653, 831

939, 938

2, 593,769

2,515,930

3%

COUNTRY

** For Thailand, sales data for passengers cars will not include MERCEDES BENZ,BMW,MINI ad VOLVO from November 2011 onwards.

2. Moto & Scooter COUNTRY

2011

2010

VARIANCE (%)

Indonesia

8, 043, 535

7, 398, 644

9%

Malaysia

494, 586

468, 175

6%

Philippines

731, 130

759, 849

-4%

Singapore

8, 046

8, 281

-3%

Thailand

2, 007, 383

1, 845, 997

9%

TOTAL

11, 284, 680

10, 480, 946

8%

PRODUZIONE 1. Automobili COUNTRY

PASSENGER VEHICLES

COMMERCIAL VEHICLES

2011

2010

VARIANCE (%)

Indonesia

561, 863

276, 085

837, 948

702, 508

19%

Malaysia

488, 261

45, 254

533, 515

567, 715

-6%

Philippines

24, 591

40, 315

64, 906

80, 477

-19%

Singapore

537, 978

919, 808

1, 457, 795

1, 645, 304

-11%

Thailand

61, 379

39, 086

100, 465

106, 166

-5%

TOTAL

1, 674, 081

1, 320, 548

2, 994, 629

3, 102, 170

-3%

2. Moto & Scooter COUNTRY

2011

2010

VARIANCE (%)

Indonesia

8, 006, 293

7, 395, 390

8%

Malaysia

498, 076

467, 941

6%

Philippines

762, 947

813, 361

-6%

Thailand

2, 043, 039

2, 024, 599

1%

TOTAL

11, 310, 355

10, 701, 291

6%

47


Industria tessile L’industria tessile indonesiana consiste in tre principali tipi di industrie: l’industria definita “upstream’’ che produce filo e fibre, l’industria definita “midstream’’ dove vengono fabbricati tessuti e infine la “downstream’’, che raggruppa industrie produttrici di indumenti. Dall’inizio del suo sviluppo fino ai tempi recenti, l’industria tessile indonesiana ha contribuito in modo determinante alla produzione totale dell’arcipelago fornendo svariati posti di lavoro, attraendo numerosi investimenti provenienti dall’estero ed aumentando le esportazioni. Il fatto che negli ultimi tempi abbia registrato un ruolo minore è comunque da amputare alla rapida crescita di altri settori industriali manifatturieri nell’arcipelago, come l’industria della lavorazione alimentare, elettronica, chimica, farmaceutica e dell’automotive. In termini di partecipazione all’export totale indonesiano, questo settore industriale si posiziona al settimo posto tra i dieci settori destinati all’export. Il ruolo dell’industria tessile indonesiana è importante anche all’interno del commercio internazionale. Nel 2008 si posizionava al 15° posto per esportazioni di indumenti, contribuendo all’1.5% delle esportazioni mondiali. Inoltre, si posizionava al 14° posto per esportazioni di fibre e filato contribuendo con una percentuale dell’1.53% alle esportazioni mondiali. Indonesia e Thailandia sono i più grandi esportatori di prodotti tessili all’interno dell’area ASEAN mentre Cina, India e Giappone sono i maggiori esportatori al mondo assieme a USA e alcuni stati appartenenti all’UE. Il trend di esportazioni dei prodotti tessili dell’industria indonesiana negli ultimi vent’anni, dal 1989 al 2009, dimostra un forte aumento, in particolar modo nel comparto degli indumenti nonostante mantenga comunque un andamento altalenante.

In quanto ad export di fibre e filato, le esportazioni sono state più moderate e il valore è più basso rispetto ai livelli di crescita dell’industria del vestiario. Principalmente, i prodotti derivanti dall’industria tessile sono destinati all’Asia dell’Est, all’Europa dell’Ovest e all’area ASEAN nel suo insieme. Per quanto riguarda i prodotti delle fibre e del filato, il 50% di essi viene destinato nell’ordine all’Ovest Europa, all’Asia del Sud e all’Asia dell’Est.

Distribuzione di industrie tessili e di abbigliamento per regione

48


Secondo i dati forniti dal Ministero del Commercio, le esportazioni di prodotti tessili sono aumentate da US 9.245$ miliardi nel 2009 a US 11.206$ miliardi nel 2010, in aumento del 21.2%. Del totale delle esportazioni, gli articoli di vestiario sono aumentati del 57.9%. Le importazioni sono aumentate del 30.83% passando dai 5.19 miliardi di dollari a 6.186 miliardi di dollari, generando cosÏ un surplus di 5.015 miliardi di $. La vendita sul mercato interno di prodotti tessili è cresciuta del 10.5% nel 2010.

Import di macchinari tessili nel 2010, gennaio-dicembre 2010 rispetto al 2009 (in 1000 di US$) Macchine

gen-dic 2009

gen-dic 2010

crescita (%)

gen-dic 2011

Filatura

53,186.9

58,783.53

10.52

40,912.94

Tessitura

39,530.9

86,576.59

119.00

63,428.84

Lavorazione a maglia

23,223.2

31,488.51

35.59

17,146.76

Finitura &altri

13,722.1

14,207.18

35.35

9,327.41

Accessori

9,934.6

29,447.30

196.41

13,399.66

139,597.6

220,503.11

57.96

144,215.61

Totale

Fonte: Central Bureau of Statistics, processed

Origine dell’import di macchinari, gennaio-dicembre 2010 (in 1000 of US$) Filatura

Tessitura

Lavorazione a maglia

Finitura & altri

Accessori

Totale

Giappone

15,463.34

22,171.62

7.748.55

1,683.85

14,787.60

55,854.96

Cina

9,773.93

21,795.36

6.425.13

4,504.94

2,854.56

45,353.92

Germania

8,016.07

2,333.51

11.998.25

688.57

530.83

23,567.24

India

7,302.72

891.35

198.75

63.80

374.75

8,831.36

Svizzera

4,053.70

671.83

219.71

150.00

2,467.55

7,562.79

Taiwan

3,366.28

15.735.62

4,401.14

2,529.91

1,519.52

27,552.46

Rep. di Corea

2,458.87

809.82

4,116.45

1,676.40

639.29

9,700.83

Italia

1,456.82

1.825.69

876,65

501.57

327.76

4,988.48

Altri

6,891.81

20.341.80

1,503.89

2,408.14

5,945.44

37,091.07

TOTALE

58,783.53

86.576.59

31,488.51

14,207.18

29,447.30

220,503.11

Paese

Fonte: Central Bureau of Statistics, processed

Origine dei macchinari importati, gennaio- giugno 2011 (in 1000 US$) Paese

Filatura

Tessitura

Lavorazione a maglia

Finitura & altri

Accessori

Totale

Giappone

6,832.24

25,677.02

1,048.52

1,775.41

1,866.11

37,199.29

Cina

5,519.76

11,456.94

3,733.86

3,010.78

3,442.87

27,164.20

Germania

11,063.82

4,682.46

5,811.35

80.29

1,721.10

23,359.02

India

5,868.02

444.37

88.55

323.25

904.97

7,629.16

49


Svizzera

3,565.83

2,726.04

353.58

281.15

90.20

7,016.80

Taiwan

1,917.25

5,153.94

3,870.63

611.67

1,537.70

13,091.18

Rep. di Corea

1,598.11

301.40

869.13

1,115.54

178.12

4,062.29

Italia

903.37

748.27

970.25

699.71

2,710.91

6,032.51

Altri

3,644.55

12,238.41

400.91

1,429.61

947.68

18,661.16

TOTALE

40,912.94

63,428.84

17,146.76

9,327.41

13,399.66

144,215.61

Fonte: Central Bureau of Statistics, processed

Immagine positiva del commercio e della produzione di macchinari per l’industria tessile italiana L’industria tessile italiana dei macchinari è considerata tra le migliori al mondo all’interno del panorama economico e produttivo dell’arcipelago indonesiano, grazie alle innovazioni tecnologiche, alla creatività e alla qualità del prodotto.

Ostacoli Interviste effettuate con numerosi “utilizzatori’’ dei macchinari per la produzione tessile italiana hanno indicato che le aree di maggior debolezza non risiedono nella mancanza di macchinari, bensì nella scarsa rete distributiva e nella mancanza di promozione da parte degli agenti e dei distributori locali.

Investimenti pianificati nell’industria tessile per i prossimi 5 anni Anno

Investimenti esteri (PMA) Numero & valore totale

Investimenti interni (PMDN) Numero & valore totale

2006

61 investimenti (US$ 424.0 million)

7 investimenti (Rp 81.7 billion)

2007

63 investimenti (US$ 131.7 million)

8 investimenti (Rp 226.2 billion)

2008

67 investimenti (US$ 210.2 million)

20 investimenti (Rp 719.6 billion)

2009

66 investimenti (US$ 251.4 million)

23 investimenti (Rp 2,645.7 billion)

2010

8 investimenti (US$ 154.8 million)

8 investimenti (Rp 431.7billion)

Source: Investment Coordinating Board, processed

I dati della tabella soprastante riguardano gli investimenti approvati dall’Investment Coordinating Board (BKPM) e pertanto possono non rappresentare gli investimenti attualmente previsti per i prossimi cinque anni.

Programma di ristrutturazione dell’industria tessile Nel 2010, il governo indonesiano ha lanciato un programma di ristrutturazione del settore e dei macchinari per la produzione tessile con un budget previsto di Rp 154.15 miliardi. Nell’ultimo anno il budget previsto è sceso di 85 miliardi di Rp se comparato all’anno precedente, raggiungendo il punto più basso degli ultimi quattro anni. Il programma è diviso in due parti, la prima riguarda la rappresentazione del governo indonesiano quale fornitore di macchinari a basso prezzo mentre il secondo progetto rappresenta essenzialmente gli interessi delle piccole/medie imprese nella forma di prestiti per il noleggio di macchinari a basso tasso di interesse. Il tutto per fornire una più equa partecipazione. Il programma di ristrutturazione del settore tessile è iniziato nell’aprile 2007. Nell’allocazione del budget 2010, sono stati utilizzati 154.15 miliardi di Rp provenienti da 151 industrie tessili con un’assimilazione di 144.37 miliardi di Rp (93.7%). Il programma prevedeva un aumento della produzione tessile indonesiana del 15-18%, ha creato nuovi posti di lavoro per 46.902 persone ed infine aumentato la produttività del 7-17%. Le banche hanno iniziato a guardare con maggiore sicurezza alle industrie tessili che erano prima viste come altamente rischiose per l’allocazione di investimenti. Anche il governo, visto l’interesse suscitato e la buona riuscita del progetto, continua sulla strada della ristrutturazione e dell’ammodernamento del settore nel suo complesso.

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Performance del settore tessile indonesiano nel 2010 Nel 2010, le esportazioni indonesiane di prodotti tessili e di abbigliamento è aumentata notevolmente del 21.2%, fino a raggiungere 11.206 miliardi di dollari. Questa crescita è stata principalmente guidata dalle esportazioni di fibre sintetiche o artificiali (con una crescita del 46.7%), filato, tessuto (con un aumento pari al 29%) e apparecchiature (con una percentuale di crescita pari a 15.3%-6.7 miliardi di $). Le importazioni negli Stati Uniti, il mercato più grande al mondo per settore tessile, sono cresciute del 15%, una quota pari a 94.2 miliardi di $ nel 2010. L’ Indonesia si è comunque posizionata al quarto posto, con una crescita pari al 21.7%, seguita da Vietnam con 16.7% e India. Nel 2010, le importazioni indonesiane di prodotti tessili sono aumentate del 30.8%, da US $5.19 miliardi di dollari a US $ 6.186, dominate da filati e tessuti (aumentati del 70.1%), abbigliamento (in crescita del 45.8%) e fibre di cotone ( aumentato del 35%). L’aumento delle importazioni di tessuti è stato in modo primario causato da alti tassi di crescita delle industrie orientate all’export di prodotti tessili e dalla mancanza di competitività delle industrie tessili locali. Per quanto riguarda il mercato domestico, l’economia indonesiana ha rafforzato il ricorso interno del paese rispetto ai prodotti tessili. Nonostante il consumo costituisca solo il 2% della spesa pubblica totale, nel 2010 il consumo di prodotti tessili è aumentato del 28.6%.

Fondi governativi per la modernizzazione dei vecchi macchinari per la lavorazione tessile e della pelle delle piccole e medie imprese Nel budget governativo 2010, il governo indonesiano ha destinato 9 miliardi di Rp per la modernizzazione dei vecchi macchinari per la lavorazione tessile e della pelle delle piccole e medie imprese. I prodotti tessili e in cuoio che venivano realizzati hanno lottato per competere all’interno del mercato a causa dei vecchi macchinari con i quali venivano realizzati, i quali rappresentano il più grande ostacolo allo sviluppo delle PMI. Inoltre, trovano difficile accedere ai prestiti emessi dalle istituzioni governative o a fondi per l’acquisto di nuovi macchinari. Il governo di Jakarta ha optato per un programma annuale di modernizzazione che coinvolge 80-100 PMI, affiancando un programma di ristrutturazione, già iniziato nel 2009. L’obiettivo di questo progetto è quello di offrire alle aziende il 25% dei fondi per importare nuovi macchinari e il 30% per l’acquisto di nuovi macchinari da costruttori locali.

Effetti del FTA nelle esportazioni indonesiane di prodotti tessili in Cina L’Accordo di Libero Scambio che l’Indonesia ha firmato con la Cina ha incrementato le esportazioni di articoli tessili in Cina per più del 30% nel corso del 2010, rendendo l’Indonesia uno tra gli esportatori principali nel settore. A fianco di questo dato particolarmente significativo, anche i prodotti di fibre e filati hanno conosciuto un incremento degli scambi del 65%. Questo perché il consumo di prodotti tessili per persona in Cina è triplicato negli ultimi anni. L’aumento del costo delle risorse umane e il conflitto con Stati Uniti e Unione Europea riguardo i dazi da applicare ai prodotti di questo segmento produttivo, hanno reso il paese meno competitivo. Al contrario, l’industria indonesiana ha raggiunto i target di sviluppo fissati negli ultimi tre anni, anche se deve ancora migliorare in quanto a qualità e marketing.

Dazi all’importazione imposti su 2.165 materie prime, beni capitali e beni finiti Il regolamento del 2010 del Ministero delle Finanze ha imposto dazi all’importazione su materie prime, beni capitali e beni finiti. Numerosi gruppi industriali hanno richiesto al governo di non imporre ulteriori dazi all’importazione fino al prossimo anno in quanto alti dazi danneggerebbero l’industria locale. Il nuovo regolamento ha fatto in modo che i produttori domestici incorressero in più alti costi di produzione a causa dell’imposizione di dazi all’importazione su materie prime e beni capitali. Il regolamento alza i costi di produzione facendo in modo che i prodotti finiti localmente siano più costosi e perciò meno competitivi rispetto a quelli forniti dagli altri paesi. L’accordo di libero commercio ASEAN, che il paese ha allargato alla Cina, ha facilitato il libero scambio di beni in paesi partner senza impedimenti legati ai dazi.

Sanzioni antidumping applicate dalla Turchia ai prodotti tessili indonesiani Nel 2010, la Turchia ha imposto norme antidumping tramite dazi oscillanti dal 5 al 33% su 58 prodotti indonesiani, inclusi tessuti e abbigliamento. L’Indonesia considera la Turchia come la porta verso i mercati dell’Europa dell’Est e dell’Ovest. Le esportazioni indonesiane in Turchia ammontano a 1.07 miliardi di $ nel

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2010, principalmente consistenti in prodotti tessili, chimici, plastica e di acciaio mentre le importazioni hanno raggiunto i $ 304.76 milioni di dollari. Di conseguenza, i dazi addizionali hanno fatto alzare il prezzo dei prodotti indonesiani rendendoli meno competitivi. Infatti, per quanto riguarda i prodotti tessili e di abbigliamento, i dazi applicati per salvaguardare l’industria interna turca ammontavano al 18-27%.

Industria agricola Secondo dati diffusi dal Ministero dell’Agricoltura, il terreno agricolo in Indonesia si avvicina ai 21 milioni di ettari con tre principali tipi di coltivazioni: • piccole aziende agricole (riso) che rappresentano il 23% della terra totale adibita ad agricoltura; • piccole coltivazioni (verdure, frutta, spezie, ecc.) rappresentanti il 21% della terra totale adibita ad agricoltura; • grandi terreni di proprietà privata o di stranieri che rappresenta il 56% della terra totale adibita ad agricoltura. Le piccole aziende agricole si organizzano solitamente in modesti appezzamenti di terreno, ad esempio quelli concentrati a Java e Sumatera che gestiscono circa 1 ettaro di terreno spesso senza i benefici derivanti da moderni metodi di coltivazione o dall’utilizzo di fertilizzanti. Nonostante il riso, le verdure e la frutta costituiscano la maggior parte delle colture del piccolo agricoltore, circa il 20% della loro produzione è destinato all’esportazione. Le grandi tenute agricole di proprietà privata sono per lo più destinate a piantagioni su larga scala di olio di palma, caffè, tè, tabacco, zucchero, gomma, cacao, ecc. e, a fronte del rapido aumento della popolazione indonesiana, il governo sta tentando di raggiungere l’autosufficienza interna nella provvigione di cibo tramite il miglioramento delle tecniche agricole (specialmente nell’uso di fertilizzanti e della qualità dei semi piantati), facilitazioni per tecniche di irrigazione e maggiore formazione per gli agricoltori. La produzione di riso, alimento base della popolazione indonesiana, è aumentata gradualmente e si avvicina a soddisfare i requisiti domestici grazie alla diffusione dell’irrigazione e di fertilizzanti che ne favoriscono la produzione. Riflette inoltre il successo del programma di governo che mira a fornire assistenza tecnica e condizioni di credito facilitate, attraverso un sistema di cooperative di villaggio. Il settore agro-alimentare indonesiano sta ancora fronteggiando gli effetti negativi della crisi finanziaria globale tramite una domanda debole all’interno del mercato internazionale per beni come la gomma. Questa debole domanda restringe la produzione di beni anche se già dal 2010 la situazione è iniziata a migliorare. Inoltre, l’Associazione Indonesiana del Cacao (ASKINDO) di cui l’Indonesia è tra i principali produttori, ha annunciato un aumento nella produzione interna di cacao fino a raggiungere quota 500.000 tonnellate nel 2010 passando dalle 480.000 nel 2009. L’aumento della produzione è derivato da una migliore attività produttiva risultata da efficaci programmi governativi. L’Organizzazione indonesiana delle aziende che producono olio di palma (GAPKI) ha fissato il target produttivo a 20.9 milioni di tonnellate nel 2010 a fronte delle 19.4 milioni di tonnellate prodotte nel 2009. Negli ultimi tre anni l’Indonesia è diventata il principale produttore mondiale di CPO rimpiazzando il ruolo precedentemente assunto dalla Malesia. Assieme, Indonesia e Malesia dominano l’85% del mercato mondiale di olio di palma. L’Indonesia è inoltre tra i maggiori esportatori di altri numerosi prodotti derivanti da piantagioni come il caffè e la gomma, i prezzi dei quali durante il 2010 sono aumentati notevolmente.

Macchinari per l’industria agro-alimentare e per l’equipaggiamento Secondo quanto rivelato da numerosi studi, la maggior parte dei contadini e dei coltivatori (in special modo di riso) utilizzano ancora il tradizionale aratro trainato da bufali e canali di irrigazione piuttosto semplici. Al contempo, le grandi tenute agricole di proprietà privata o di stranieri stanno iniziando ad utilizzare metodi più moderni da applicare alle piantagioni, specialmente nelle produzioni di olio di palma, zucchero, tabacco, tè, caffè, ecc. Pertanto, il mercato di riferimento da cui partire per l’utilizzo di moderne macchine agricole dovrebbe essere proprio quest’ultimo. Nel frattempo, il governo continua a promuovere verso investitori stranieri o nazionali la credenza indonesiana del “meno tecnologia e maggiore utilizzo della forza lavoro”. Questo motto è simbolico e diretto alla riduzione della disoccupazione in quanto parte fondamentale del programma di governo. Nel settore agricolo, l’uso di tecnologia avanzata è limitato mentre l’utilizzo di forza lavoro è necessario. Gli impianti di assemblaggio indonesiani continuano a lavorare in collaborazione con compagnie straniere provenienti da Giappone, Taiwan, Germania e USA. Lo scopo dei vari assemblaggi attuati nel territorio è quello di ridurre i costi di produzione. In base alle stime del

52


Central Bureau of Statistics (BPS) le importazioni totali di attrezzature agricole ammontavano a 39.98 milioni di $ nel 2007, nel 2008 hanno raggiunto quota 56.07 milioni di $ e sono diminuite nel 2009 fino a raggiungere quota 27.88 milioni di $. Le quote di importazioni dall’Italia nel 2007 erano pari a 2.30 milioni di $, nel 2008 a 1.71 milioni di $ e sono diminuite drasticamente nel 2009 fino a raggiungere 1.26 milioni di $. Taiwan e Cina sono i paesi nei quali vengono maggiormente trasportate attrezzature agricole come macchinari per la preparazione del terreno, estirpatori, falciatrici, barre falcianti, ecc. Da parte sua, l’Indonesia importa trattori usati fino a 1100 cc da Cina, Brasile, Taiwan e Giappone.

Agriculture equipment import: (In million US$) 2007

2008

2009

Total Import

39.98

56.07

27.88

Import from Italy

2.30

1.71

1.26

5.75%

3.05%

4.53%

2007

2008

2009

China

17.18%

18.55%

26.41%

Brazil

31.34%

27%

21.27%

Taiwan

5.35%

4.37%

8.79%

Japan

8.75%

11.24%

4.48%

Quota Italy

Fonte: BPS (Central Bureau of Statistics) Calculation based on HS.8432.xx ,8433.xx, 8701.xxx

Principali competitor per la fornitura di macchinari agricoli Country

Fonte: BPS (Central Bureau of Statistics)

Investimenti nel settore agricolo Gli investimenti stranieri diretti al settore agricolo, includendo nell’insieme coltivazioni, piantagioni, bestiame, pesca ed estrazione di materie prime, sono stati stabiliti nel tempo e hanno conosciuto un incremento a partire dal 2009. Nel 2007 gli investimenti ammontavano a 4.38 miliardi di $ mentre nel 2008 sono stati drasticamente diminuiti toccando 1.76 miliardi di dollari. Nel 2009 fortunatamente il settore è tornato ad attrarre investimenti raggiungendo i 4.42 miliardi di $. Nei primi tre mesi del 2010 ammontano a 784 milioni di $. Secondo l’Investment Coordinating Board (BKPM) i maggiori poli di attrazione di IDE sono Java, Sumatera e Kalimantan seguiti da Sulawesi e Papua. Inoltre, il governo continua a promuovere facilitazioni per ricevere maggiori IDE tramite l’abbassamento dei dazi doganali, minore imposizione fiscale e creazione di Zone Economiche Speciali definite in Indonesia “Bonded Zones’’.

Opportunità per il mercato agro-alimentare italiano in Indonesia9 Il mercato alimentare, quello turistico e della ristorazione stanno conoscendo una vasta espansione in Indonesia. Il crescente interesse per i prodotti alimentari che costituiscono la base della dieta sud-europea e mediterranea in particolare, stimola l’interesse alla continua richiesta di nuovi prodotti. I prodotti italiani più venduti in Indonesia sono: olio d’oliva, vino, pasta, caffè, salse preparate, formaggio, prosciutto, acqua minerale, pomodoro in scatola, cioccolato. Le statistiche delle importazioni dei prodotti alimentari provenienti dall’Italia sono da interpretare con cautela in quanto gli agenti/importatori indonesiani (compresa la grande distribuzione) si approvvigionano tramite importatori che risiedono a Singapore e Hong

9

Fonte: Ambasciata d’Italia a Jakarta

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Kong, ove vi sono depositi attrezzati per lo stoccaggio della merce. Tale situazione rende i prodotti italiani meno competitivi rispetto a quelli di altri paesi concorrenti, che in passato hanno investito in programmi promozionali mirati alla formazione di solidi canali distributivi sul territorio indonesiano. Tra gli europei, il gruppo francese Carrefour (entrato nel 1998) dispone della rete di ipermercati più estesa, a Giacarta e nelle principali città indonesiane. Il presidio della distribuzione comporta benefici ad ampio raggio, soprattutto in termini di disponibilità di prodotti di consumo del paese di origine (in questo caso, Francia). Le specialità alimentari italiane vengono vendute sia dalla grande distribuzione al dettaglio, come Carrefour (30 punti vendita), sia nelle catene di negozi specializzati come Ranch Market (6 punti vendita), Sogo Foodhall (7 punti vendita), Kemchick, Gourmet Garage, ecc. Il prodotto italiano è oggetto di molte imitazioni, in particolare da parte di produttori australiani che generalmente offrono prodotti a prezzi più concorrenziali. Anche la ristorazione italiana è molto diffusa, in particolare a Jakarta, Surabaya, Bali, Lombok e altre destinazioni turistiche in Indonesia, a dimostrazione del vivo interesse per la cucina e gli ingredienti di origine italiani. Il vino italiano, anche se l’offerta non è molto ampia, è venduto in tutti i negozi specializzati ed è presente sulla “Carta Vini” di quasi tutti i ristoranti di livello medio-alto. Il governo indonesiano non pubblica statistiche sull’importazione di vini e liquori in Indonesia. In ogni caso, il mercato è dominato dai vini australiani, soprattutto per la fascia medio-bassa, seguiti dai francesi per la fascia più alta di mercato. Si segnala infine una buona diffusione dei vini sud-africani e cileni, grazie ad una azione mirata condotta con gli importatori indonesiani (organizzazione di visita cantine nei Paesi di origine) che sarebbe auspicabile poter replicare anche con l’Italia. In Indonesia il vino può essere importato e distribuito da un ristretto numero di importatori muniti di apposita licenza (5-6) che acquistano le quote di importazione da due agenzie del Ministero del Commercio. I vini ed i super-alcolici sono gravati da un forte dazio all’importazione (150%) e dalla cosiddetta “luxury tax” (40%), più una tassa sulle vendite del 10%. In Indonesia la regolamentazione di importazioni di alcolici è stata modificata a partire dal 1° aprile 2010: per far fronte al diffuso fenomeno di contrabbando (per gli analisti di settore, pari a circa il 90% delle quantità presenti sul mercato), il Ministero delle Finanze indonesiano ha smantellato il monopolio legale finora garantito all’agenzia PT Sarinah del Ministero del Commercio Estero. Dal 1° aprile 2010, qualsiasi importatore indonesiano che garantisca l’acquisto di determinate quantità minime e la diversificazione dei marchi (3.000 confezioni e 20 diversi marchi) potrà importare alcolici. Anche la tassazione sarà rivista: eliminazione della tassa di lusso ma rialzo medio del 200% dell’accisa, mentre resta ferma al 150% la tariffa all’importazione. Inoltre, le categorie saranno ridotte a tre dalle precedenti cinque, in base al contenuto alcolico. L’associazione di categoria GIMMI stima che si avrà un rialzo dei prezzi di circa il 40%. In realtà, anche in precedenza, l’imposizione ufficiale e “ufficiosa” cumulativamente raggiungevano spesso il 500%. Si dovrà dunque attendere l’avvio e l’assestamento del nuovo regime fiscale per vederne gli effetti sui volumi di importazioni indonesiane di alcolici. Nonostante tutte queste barriere, i consumi di vino in Indonesia sono in costante aumento. Pur trattandosi di un paese islamico con restrizioni sul consumo di vino e di bevande alcoliche, i ceti medi e le nuove generazioni stanno diventando buoni consumatori di vino, nonostante i prezzi al consumo elevati. Esistono quindi ottime opportunità per le nostre aziende del settore alimentare e bevande, peraltro non ancora adeguatamente sfruttate. In questa prospettiva, sarebbe necessaria una capillare diffusione di informazioni per facilitare la conoscenza e l’apprezzamento dei prodotti italiani, a cominciare dalla regolare presenza di un padiglione italiano alla fiera “Food & Hotel” che si svolge ad anni alternati, a Jakarta e a Bali. La partecipazione alla fiera, rappresenta un importante strumento promozionale per introdurre nuovi prodotti sul mercato e per incoraggiare la formazione dei tramiti distributivi locali. Sarebbe inoltre necessaria una continua azione di promozione dei nostri prodotti presso le catene della grande distribuzione alimentare, favorendo lo scambio di cuochi e sommelier, con la possibilità di organizzare corsi di cucina italiana, settimane del cibo italiano presso hotel, negozi di alta gastronomia e/o grandi supermercati.

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La grande distribuzione10

L’industria del dettaglio in Indonesia, in modo particolare quella della grande distribuzione, come centri commerciali, supermercati, ipermercati e shopping center in generale, è uno dei settori commerciali che è riuscito a sopravvivere alla crisi economica del 1997 e che si è ripreso a partire dal 2000. Secondo l‘Associazione Indonesiana dei Dettaglianti (APRINDO) le prospettive per l’ industria delle vendite al dettaglio in Indonesia rimangono ottime, data la densità della popolazione, la stabilità politica e la continua crescita dell’economia del paese. Buone prospettive si offrono ai prodotti italiani nel campo dei prodotti di alta qualità, soprattutto per quanto riguarda Giacarta, che assorbe il 70% del totale della distribuzione di tutto il paese. I prodotti italiani (beni di consumo durevoli) sono generalmente venduti dai negozi indipendenti delle grandi firme di moda italiane e da negozi plurimarca, prevalentemente concentrati in mall molto eleganti nelle grandi città come Jakarta, Surabaya, e Bali. Le specialità alimentari italiane vengono vendute prevalentemente nelle catene di supermercati specializzati. I moderni punti vendita al dettaglio sono maggiormente diffusi (circa il 75%) in Giava occidentale e a Giacarta e sono localizzati nei nuovi numerosi Shopping Mall e Trade Centre, che negli ultimi anni sono nati a Giacarta e nelle maggiori città indonesiane. I centri commerciali, adottando il principio del “one stop shopping”, stanno ottenendo successo nelle grandi città, in particolare a Giacarta, dove i clienti hanno problemi di mobilità data la congestione del traffico. I centri commerciali, sono considerati da parte dei consumatori di fascia medio-alta, luoghi di ritrovo e di incontro, dove trascorrere il tempo libero. Shopping Mall Sono grandi conglomerati organizzati per la vendita al dettaglio di 50.000/600.000 mq. Ospitano all’interno grandi magazzini, negozi indipendenti di marchi esclusivi, supermercati alimentari, ristoranti e sale cinematografiche. Sono generalmente rivolti ad una clientela di livello medio-alta e sono molto diffusi nelle maggiori città indonesiane come Surabaya, Bandung, Medan, Bali, Batam e Makassar. I maggiori shopping mall di Jakarta sono: Plaza Indonesia, Plaza EX, Mall Ambassador, Mall Artha Gading, Mall Artha Gading, Mall Kelapa Gading, Mall of Indonesia, Mangga Dua Mall, Plaza Senayan, Pondok Indah Mall, Ratu Plaza, Senayan City, Pacific Place, Plaza Semanggi, Pasaraya, Blok M Square, Mall FX, Cilandak Town Square, Mall Taman Anggrek. Indonesia Trade Centre (ITC) Occupando generalmente un’ area tra i 20.000 e i 125.000 mq. ospitano prevalentemente piccoli negozi che offrono merce di livello medio-basso. Gli ITC sono diffusi prevalentemente a Jakarta, i maggiori sono: Permata Hijau, Mangga Dua, Cempaka Mas, Fatmawati, Cibinong, Roxy Mas, Pasar Pagi Mangga Dua, Super Block, Cipulir Mas, Senayan, BSD, Depok, Kuningan, Ambassador, ecc. Grandi magazzini Grandi magazzini e supermercati tendono a combinare le loro finalità, svolgendo le proprie attività sia come grandi magazzini per prodotti di consumo durevoli, che come supermercati alimentari. La più grande catena di grandi magazzini al dettaglio è il Matahari Department Store, azienda indonesiana (PT Matahari Putra Prima Terbuka) che vanta catene di grandi magazzini di ipermercati e supermercati alimentari rispettivamente con 87, 46 e 29 punti vendita. La qualità dei beni di consumo venduta dalle catene Matahari sono di qualità medio-bassa e commercializzano prevalentemente prodotti indonesiani. PT Matahari è anche attiva nel settore “benessere” con una catena di “Boston Health & Beauty Center”. La seconda catena di grandi magazzini, in ordine di grandezza è la Ramayana Lestari Sentosa Terbuka. Il gruppo opera in 104 punti vendita con il nome Ramayana & Robinson, tre punti vendita con il nome Cahaya e due punti vendita con il nome Orangemart Dep. Stores. Tutta la catena opera nel settore beni di consumo di qualità medio-bassa. La grande distribuzione estera opera in Indonesia tramite i seguenti gruppi con partner Indonesiani: • PT Mitra Adi Perkasa TBK; 10

ICE, Guida pratica: Indonesia, la grande distribuzione, http://www.ice.it/paesi/asia/indonesia/upload/169/indonesiagrande%20distribuzione-dec%2009.pdf

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• PT Metropolitan Retailmart; • PT Mitra Adi Perkasa TBK collabora con i giganti della distribuzione giapponese presenti con catene dei grandi magazzini Sogo Dep. Stores (10 punti vendita) e Seibu Dep. Stores (1 punto vendita). Trattano beni di consumo di qualità medio-alta. Tale gruppo gestisce anche le catene distributive Marks & Spencers e Debenhams, anch’esse di qualità medio-alta. Il gruppo gestisce inoltre i seguenti negozi specializzati di alto livello: Harvey Nichols, Planet Sports, Reebok Concept, Burberry, Lacoste, Nautica, Zara, Chloe, Next, Kids Station, Oshkosh Bigosh. Il Gruppo PT Metropolitan Retailmart opera in quasi tutti i paesi del sud-est asiatico ed è presente in Indonesia con i magazzini Metro Dep. Store con quattro punti vendita. I grandi magazzini Metro offrono prevalentemente beni di consumo (abbigliamento, accessori e articoli per la casa) di qualità medio-alta. I grandi magazzini Jogya con sede a Bandung (Giava Occidentale) è presente in alcune città del Paese con 31 punti vendita.

Supermercati, ipermercati e minimarket Carrefour Il leader nel comparto degli ipermercati in Indonesia è il Carrefour Hypermarket, con 20 punti vendita (Jakarta, Surabaya, Bandung, Medan, e Palembang). Carrefour hypermarket è una compagnia di investimenti francese che vende grandi varietà di prodotti (70,000-80,000 tipologie) con tecnologia e conduzione controllata. La Continent, compagnia estera entrata in Indonesia nel 1998, si è unita alla Carrefour nel 2000 per rafforzare l’attività delle vendite al dettaglio in Indonesia. La maggior parte delle azioni è in mano alla Tigaraksa Satria come socio locale. Il successo di questi due ipermercati è dovuto al fatto di aver dato largo spazio alla vendita dei prodotti locali, in rapporto a quelli importati. Giant Hypermarket È la più grande compagnia di supermercati locali, con punti vendita in tutta l’area del sud est asiatico. In Indonesia è attiva con punti vendita “Hero Supermarkets”, il quale nel 2004 si è unito alla Dairy Farm International di Hong Kong. Hypermart La catena “Hypermart” è presente con 46 punti vendita nelle più importanti città indonesiane fa capo al gruppo PT Matahari che gestisce anche la catena di supermercati Foodmart con 25 punti vendita. Mini market Le catene di mini market si sono sviluppate rapidamente in questi ultimi anni. La presenza dei mini market o ’’discount stores‟ è iniziata in Indonesia con la Circle K U.S.A. aperto 24 ore consecutive con 260 punti vendita; attualmente è presente in 55 punti vendita a Giacarta, Bogor, Bandung, Bali e Yogyakarta. Un altro mini market di origine americana è AM-PM (con 20 punti vendita), così pure il 7Eleven (1 punto vendita). Il più grande mini market del Paese è Indomarket con i suoi 3000 punti-vendita nel 2008. Il secondo è il Gruppo Alfa (308 punti vendita) seguito da Star Mart (gruppo Hero) con 124 punti vendita (Giacarta, Bogor e Bali). Ristoranti e bar/caffè in franchising Nel settore della ristorazione stanno rapidamente aumentando le società in franchising. Tra queste si citano: Mc Donalds, Wendy’s, KFC, California Chickens, Texas Fried Chicken, Dunkin Donuts, Izzi Pizza, Sizzler, American Hamburger, Dome Café, Baskin Robbins, BreadTalk, A&W, Grandy’s, TGI Friday, Hartz Chicken, Fashion Café, Planet Hollywoods, Lawry’s Prime Ribs, Chicago Ribs, Tony Roma’s, Coffee Bean, Star Bucks, Segafredo, Pizza Marzano.

Settore beni di consumo11 In Indonesia sono diffusi prevalentemente beni di consumo “Made in Italy” di fascia alta, in particolare nei settori dell’abbigliamento, calzature, pelletteria e profumeria. Nonostante l’euro “forte” e la concorrenza di altri Paesi, le statistiche ufficiali indicano un leggero aumento delle forniture italiane. Anche in questo settore, comunque, come per l’alimentare, le statistiche ufficiali vanno interpretate con molta cautela in quanto, come osservato sopra, i prodotti italiani possono essere importati in modo indiretto tramite fornitori con base a Singapore e ad Hong Kong.

11

Ambasciata d’Italia a Jakarta, http://www.ambjakarta.esteri.it/Ambasciata_Jakarta/Menu/Informazioni_e_servizi/Fare_ affari_nel_Paese/Rapporto_congiunto/Opportunità_di_mercato/

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I prodotti italiani sono generalmente venduti dai negozi indipendenti dalle grandi firme di moda italiana e da negozi plurimarca prevalentemente concentrati in mall molto eleganti nelle grandi città come Jakarta, Surabaya e Bali. Per la promozione del settore si ritiene che la collaborazione con i mall, dove si concentra l’offerta italiana, sia la strada più opportuna da seguire al fine di massimizzare le sinergie con la loro attività di sostegno promozionale. Tali iniziative devono essere affiancate da azioni di comunicazione mirate che mettano in evidenza i fattori distintivi del prodotto italiano.

Il settore dei servizi Contrariamente alle economie degli altri paesi asiatici in via di sviluppo, la crescita economica dell’arcipelago indonesiano è guidata dai consumatori interni, non dal settore manifatturiero e dalle esportazioni. Il consumo interno ha generato il 61% del PIL nel 2010, una quota destinata ad aumentare nelle prossime decadi. Il consumo di servizi è particolarmente importante. Il settore terziario infatti, sta crescendo ad una percentuale annua del 6.2% mentre la crescita del PIL interno complessiva ammonta al 5.2%. Nel 2010, il settore terziario indonesiano rappresenta il 49% del PIL. Questo mix distintivo contiene profonde conseguenze per lo sviluppo economico dell’arcipelago. Circa il 50% dell’intera popolazione indonesiana potrebbe far parte della classe media entro il 2030, andando ad allargare la classe di popolazione che usufruisce delle prestazioni offerte dal settore dei servizi e che è attualmente rappresentata dal 20% della popolazione. Questi dati rappresentano delle enormi possibilità per le società di servizi rivolte al consumo.

Settore retail Il settore del retail comprende tutta la catena di alberghi, hotel e ristoranti. È il più grande settore economico indonesiano. Nel 2011 ha contribuito al 16% del PIL, arrivando da un passato in cui contribuiva col 5%. Nel 2011, nel settore hanno lavorato 22.5 milioni di persone rendendolo il secondo settore per numero di lavoratori impiegati in Indonesia. Entro il 2030, le stime prevedono che il settore del retail diventerà il più grande segmento lavorativo interno, superando per numero il settore agricolo. Il settore del retail sta cambiando rapidamente così come evolve la spesa della classe media indonesiana, accompagnato da un intenso fenomeno di urbanizzazione. Così come le città si ingrandiscono e si espandono, ci sarà un raggruppamento dei principali consumatori in determinate città. Già oggi, “cluster cities’’ (città figlie di raggruppamenti) si sono raggruppate attorno a Giacarta e a Surabaya. Negli ultimi anni, si sono sviluppate anche attorno a Central Java, Makassar e Medan. Cibo e bevande rimarranno un segmento importante ma i modelli di crescita si stanno evolvendo assieme all’urbanizzazione. Entro il 2030, la popolazione urbana potrebbe evolvere e destinare il 9% delle proprie spese da prodotti del settore alimentare a prodotti che non rientrano in tale settore. Ad ogni modo, il settore del cibo e delle bevande rimarranno un mercato attrattivo e con enormi potenziali di crescita. Gli indonesiani che vivono nelle città spendono 73 miliardi di $ all’anno in cibo e in bevande e previsioni future fissano una crescita annua di questo segmento al 5.2%. I ristoranti rappresentano un’ulteriore opportunità di crescita e guadagno, infatti si prevede che le spese destinate in fast food e tavole calde si triplicherà, superando i 30 miliardi di dollari entro il 2030. La crescita verrà deviata verso prodotti con maggiore convenienza, in particolare bevande. In ogni caso, ci sono differenti consumi tra le regioni che compongono l’arcipelago e lo si vede dal recente sviluppo del settore Retail al di fuori dell’isola di Java. Le città al di fuori di Java che si stanno sviluppando sia in termini di PIL che di popolazione, conosceranno un aumento della domanda in questo settore. Si stima che entro il 2030, la spesa addizionale per questo settore ammonterà a 1.4 miliardi di $, ad esempio nella città di Batam, con più di due terzi di quella spesa extra indirizzata al segmento di produzione di bevande. Latte, energy drinks, ready to drink tea e bevande naturali sono i prodotti che verranno maggiormente richiesti rispetto alla domanda attuale. Nel caso del cibo, i cittadini di questa città consumeranno più snack e cibi veloci come biscotti, wafers, cibi in scatola e già pronti. La città di Denpasar rappresenta un’altra grande opportunità, in modo particolare per il consumo di determinati cibi e bevande. I cittadini sono soliti consumare latte e energy drinks i quali sono i prodotti ad uso veloce, seguiti dalla birra. La crescita del consumo di cibo e bevande si concentra nei ristoranti fast food; i ristoranti con stile occidentale sono particolarmente apprezzati e rappresentano il maggior driver della crescita.

Il commercio come metodo di vendita preferito Nonostante i canali del retail siano ancora frammentati in Indonesia, entro il 2030 la situazione sarà del tutto migliorata. Attualmente, tre quarti delle vendite in questo settore avvengono tramite il ricorso a canali tradizionali.

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Comunque, la condivisione della spesa tramite moderni formati di retail sta rapidamente aumentando. Nel caso di vie moderne, il negozio mini che dispone di cibo e bevande è cresciuto notevolmente negli anni recenti e rappresenta adesso più di metà dei negozi retail. Tali negozi mini market sono popolari tra i consumatori perché contengono uno stock con un’ampia scelta di merci e rappresentano un’esperienza di vendita ed acquisto che è molto più vicina alle esigenze del cliente rispetto a quello che si presenta negli outlet tradizionali. Uno studio di Mckinsey’s Consumer and Stopper Insight sottolinea come il ricorso a canali differenti vari a seconda della categoria del prodotto. Per esempio, più dell’80% degli utenti urbani preferisce acquistare prodotti per la casa e per l’igiene personale da canali moderni mentre più di metà dei consumatori che hanno partecipato allo studio restano fedeli a canali tradizionali per cibo e bevande. Nella distribuzione alimentare al dettaglio quindi, la domanda di beni congelati sta generando maggiori richieste; più di metà dei consumatori preferisce acquistare beni alimentari pronti all’uso in mini market. L’evoluzione del mercato e delle preferenze dei consumatori ha numerose conseguenze per le aziende dei consumatori così come per i dettaglianti. Le aziende dei consumatori necessitano di adattare la loro impronta ai mercati in rapida crescita nelle città emergenti e rappresentare un nuovo mercato destinato ai prodotti pronti all’uso, mentre i dettaglianti necessitano di superare gli ostacoli che non permettono di catturare il vero potenziale del commercio al dettaglio.

I dettaglianti moderni devono superare una serie di ostacoli per massimizzare le loro opportunità di profitto I dettaglianti moderni devono migliorare l’accesso ai prodotti, alla produttività e all’efficienza per raccogliere tutti i benefici derivanti dall’aumento del potere d’acquisto della classe media indonesiana. Il loro successo dipende dal miglioramento delle infrastrutture, dall’efficienza della catena produttiva, dai regolamenti e dalla tecnologia disponibile. Alcuni di questi miglioramenti sono fattibili dalla parte dei dettaglianti mentre il resto richiede un’azione governativa. •

Infrastrutture. Più di metà di tutte le merci e due terzi dei beni commerciati vengono trasportati via terra in Indonesia e il sistema stradale necessita per questo di essere migliorato. Il secondo mezzo di collegamento utilizzato è via mare, col quale viene trasportato il 17% dei beni. I porti più grandi come quelli di Giacarta e di Balikpapan rischiano il blocco a causa dell’alta concentrazione del traffico e devono pertanto essere ingranditi e affiancati da nuovi porti. Anche i trasporti via aerea diventeranno sempre più importanti a mano a mano che l’economia cresce. La domanda per i servizi di trasporto diretto via aerea aumenterà, così com’è successo in India e in Cina. Il sistema ferroviario necessita anch’esso di essere migliorato. Efficienza della catena produttiva. Alcuni dei centri di distribuzione attuali per ipermercati e mini market effettuano solo un turno al giorno della durata di 12 ore, dalle 5 della mattina alle 5 di sera. Questo sistema ostacola il lavoro e lo rende improduttivo. I dettaglianti devono aspettare ore per avere i loro prodotti in magazzino. Se i centri di distribuzione potessero lavorare 24 ore al giorno- e se si riuscisse a creare un sistema di sicurezza appropriato per i lavoratori notturni- la congestione produttiva verrebbe dimezzata e la produttività aumenterebbe. Porti e alcuni aeroporti non sono aperti 24 ore al giorno, nonostante alcuni stiano già lavorando oltre le loro possibilità. Altro fattore da migliorare riguarda la creazione di una logistica sofisticata per la catena del freddo che possa rispondere in tempi brevi alla domanda di questi generi alimentari. Nel medio termine, la maggior parte degli operatori dovranno lavorare su canali moderni e tradizionali simultaneamente, rinforzando la richiesta di una gestione della catena produttiva che sia effettivamente in grado di gestire il problema. Regolamenti. I regolamenti sono un ostacolo allo sviluppo del retail moderno in Indonesia. In alcune aree come Solo e Bali, dove si concentra il commercio al dettaglio, le autorità locali non hanno più concesso licenze ai mini market a causa dell’impatto negativo che questi avevano sui negozi più grandi, come gli outlet. Alcuni gestori di mini market hanno risposto tramite una modifica del loro store, al fine di poter usufruire delle licenze destinate ai negozi più piccoli. Dal momento che le organizzazioni attuali richiedono una maggiore produzione al dettaglio, gli officiali nei distretti necessitano di iniziare ad applicare dei regolamenti più moderni. Tecnologia. La mancanza di un adeguato sistema tecnologico da utilizzare nel settore del retail e in quello della grande distribuzione lo rende meno sviluppato e competitivo rispetto al suo potenziale di crescita. Negli Stati Uniti, l’innovazione tecnologica applicata da una sola industria negli anni ’90 ha attivato uno sviluppo tecnologico all’interno del settore del retail e dell’economia nel suo insieme. I canali di vendita al dettaglio on-line in Indonesia cominceranno a proliferare nel momento in cui i consumatori avranno più fiducia nell’utilizzo dei servizi di pagamento via carta di credito e se la qualità e la penetrazione di marchi esteri aumenta nel Paese.

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Un’opportunità di business che ammonta a 1.8 migliaia di miliardi di $ entro il 2030 Se il governo e il settore privato iniziano una rivoluzione produttiva tra i settori principali, ossia tra il settore dei servizi di consumo, agricoltura e pesca e allo stesso tempo risolve le sfide di sviluppo della nazione, l’Indonesia offrirà numerose opportunità per il settore privato che potrebbe arrivare a raggiungere punte di investimenti fino ai 1.8 migliaia di miliardi di $ entro il 2030, comparati ai 0.5 migliaia di miliardi di $ attuali. •

Servizi ai consumatori: con un aumento di 90 milioni di consumatori in Indonesia, entro il 2030 la spesa nelle aree urbane aumenterà del 7.7% all’anno raggiungendo 1.1 migliaia di miliardi di $ raffigurati in opportunità di business. Le varie opportunità possono toccare 1.5 migliaia di miliardi di $ se l’arcipelago prenderà a crescere con un ritmo annuo del 7%, un tasso di crescita che risulterebbe con 125 milioni di consumatori in più. Si presenteranno opportunità di business nel segmento dei servizi ai consumatori ma le opportunità più ampie si avranno nel settore dei servizi finanziari. Agricoltura e pesca. Le entrate derivanti da questi segmenti produttivi collegate al fatturato dell’industria a monte e a valle possono aumentare ad un tasso del 6% all’anno e raggiungere i 450 miliardi di $ entro il 2030. L’aumento della crescita della produzione agricola stimolerebbe la crescita degli input di questo settore in vista di un progressivo avanzamento tecnologico. Nel territorio intorno a Java, i maggiori profitti possono essere raggiunti tramite una diversa concezione della coltivazione terriera quale alto valore aggiunto. Java è un territorio favorevole grazia alla buona connessione interna all’isola e alla presenza di zone densamente popolate. È inoltre dotata di caratteristiche favorevoli per la coltivazione di frutta e verdura. In totale, questa provincia e le limitrofi possono aumentare gli introiti derivanti dalla produzione di colture dal valore di 50 miliardi di $. Java potrebbe generare il 30% in più dalle opportunità di guadagno combinato derivanti dalla produzione. Risorse. Nel 2030, il mercato indonesiano dell’energia potrebbe raggiungere un valore attorno ai 270$ miliardi, grazie alla presenza di nuove risorse energetiche e al risparmio derivante dalla disponibilità di risorse energetiche alternative. Nuove risorse energetiche quali l’energia geotermica e il biocarburante potrebbero crescere rapidamente a tassi superiori del 10% annui generando un mercato dal valore di 63 miliardi di $. Formazione. L’Indonesia potrebbe sviluppare nuovi mercati innovativi per la formazione, nel tentativo di incontrare la sempre maggiore richiesta di lavoratori formati.

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60


INDONESIA

61


SCHEDA PAESE

INDONESIA

A cura dell’Ufficio Studi Economici Giovanni Salinaro g.salinaro@sace.it

country risk* Credito (controparte) - Sovrana

45/100

- Banca

62/100

- Grande impresa

62/100

- PMI

65/100

Politico normativo - Trasferimento

46/100

- Esproprio

55/100

- Breach of contract

68/100

Violenza politica

61/100

Capitale: Jakarta Popolazione (2011): 248,2milioni PIL nominale PPP (2011): USD 1.121 miliardi

EXECUTIVE SUMMARY Rischio politico. Il presidente Yudhoyono, al suo secondo mandato, ha implementato una serie di riforme che hanno reso possibile un rapido sviluppo del Paese. La transizione ad una democrazia matura è tuttavia ancora minato da diverse questioni strutturali. Nel 2014 si terranno nuove elezioni parlamentari e presidenziali. Rischio economico. Il paese si è affermato come una delle economie emergenti più promettenti al mondo. La spesa pubblica resta contenuta nonostante l’apparato infrastrutturale necessiti di ulteriori investimenti. La politica monetaria si pone l’obiettivo si sostenere la costante crescita economica. Rischio finanziario e operativo. Il sistema finanziario è solido e gode di buona salute, sebbene necessiti di essere ulteriormente rafforzato e sviluppato. Il governo sta cercando di risolvere i problemi legati ad un contesto operativo poco trasparente e caratterizzato da livelli di burocrazia e di corruzione elevati. La sicurezza è minata da minacce terroristiche e istanze indipendentiste.

PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI 2009

* www.sace.it/riskmap

PIL (variazione % reale) Inflazione media annua (%) Saldo Bilancio pubblico/PIL (%) Bilancia dei pagamenti Esportazioni ($ mld) Importazioni ($ mld) Saldo bilancia commerciale ($ mld) Saldo transazioni correnti ($ mld) Saldo transazioni correnti/PIL (%) Debito estero totale ($ mld) Debito estero totale/PIL (%) Debt service ratio (%) Riserve valutarie lorde ($ mld) Riserve valutarie lorde (mesi import.) Cambio medio IDR/USD

2010

2011

2012**

2013**

4,6 4,8 -1,6

6,2 5,1 -0,7

6,5 5,4 -1,8*

5,9 4,4 -2,2

6,5 5,8 -1,4

119,6 -88,7 30,9 10,6 2,0 162,9 30,2 17,6 66,1 7,1 10.389

158,1 -127,4 30,6 5,1 0,7 179,1 25,3* 15,9 96,2 7,5 9.090

201,5 -166,1 35,3 2,1 0,2 186,9* 22,1* 12,0* 110,1 6,7 8.770

204,4 -184,0 20,4 -13,5 -1,5 179,5 20,3 11,8 114,9 6,3 9.276

220,2 -193,0 27,2 -9,7 -1,0 173,6 17,5 10,4 118,8 6,2 9.425

Fonte: EIU, agosto 2012 *stime; ** previsioni

RATING

Standard and Poor’s BB+ Moody’s Baa3 Fitch BBB-

INDICATORI DI BUSINESS Indicatori di Business Climate

Attuale

Doing Business 2012

129° su 183 126° su 183

Index of Economic Freedom 2012

115° su 179 116° su 179

Corruption Perceptions Index 2011

100° su 182 110° su 178

Accordi e convenzioni Convenzione di Washington Convenzione di New York Accordo su promozione e reciproca protezione investimenti con l’Italia Convenzione contro la doppia imposizione fiscale stipulata dall’Italia Volturabilità polizza Sace

CONDIZIONI SACE DI ASSICURABILITÀ Categoria OCSE: 3/7

1 SACE

Precedente

Rischio sovrano: Rischio bancario: Rischio privato:

In vigore In vigore In vigore In vigore Si

GARANZIE SACE AL 30 GIUGNO 2012 Indonesia

senza condizioni senza condizioni senza condizioni

62

Deliberate (mln di euro) Perfezionate (mln di euro) di cui erogate (mln di euro)

188,5 115,6 93,7


INDONESIA

RISCHIO POLITICO

Politica interna. Il grande consenso popolare è il risultato dei progressi in ambito politico e le riforme economiche portati avanti dal presidente Yudhoyono durante i suoi due mandati; importanti progressi sono stati fatti riguardo al contesto infrastrutturale e alla riduzione della povertà, ma il sistema fiscale e il contesto normativo richiedono ulteriori interventi. Tuttavia, tensioni interne al governo e frequenti fenomeni di corruzione rischiano di minare i buoni risultati ottenuti. Nel 2014 si terranno le elezioni parlamentari e presidenziali; l’attuale presidente uscente non potrà essere rieletto. La transizione ad una democrazia matura e trasparente è, però, ancora lontana; vi sono ancora diverse questioni che ne impediscono lo sviluppo, come la mancanza di un sistema partitico maturo, problemi legati alla sicurezza (in particolare al terrorismo) e la riforma del settore militare. Resta critica la situazione nella provincia di Papua, area ricca di risorse naturali, a causa delle proteste delle popolazioni locali per lo sfruttamento delle risorse da parte delle imprese estere. Instabilità legate ai separatisti islamici sono presenti anche nella regione di Aceh, nell’estremità settentrionale dell’isola di Sumatra. Nonostante il governo abbia avviato un processo di pace con il Free Aceh Movement, il principale movimento separatista nella regione di Aceh, il rischio terrorismo nel paese rimane elevato. Relazioni internazionali. L’Indonesia insieme a Thailandia, Malaysia, Filippine e Singapore è membro fondatore dell’Associazione dei Paesi del Sud-Est Asiatico (ASEAN), di cui è stato chairman nel 2011. Reputata un alleato chiave nella regione, l’Indonesia negli ultimi anni ha cominciato a consolidare i rapporti con gli Stati Uniti. Le relazioni con Australia, Singapore e Malaysia sono invece caratterizzate da tensioni a causa dei confini territoriali e marittimi e del sostegno alla causa dei separatisti indonesiani. I rapporti con Cina ed India si stanno rafforzando, grazie alle risorse naturali di cui il Paese dispone.

RISCHIO ECONOMICO Attività economica. L’Indonesia si è attestata come una delle migliori economie emergenti. Tra dicembre 2011 e gennaio 2012 Fitch e Moody’s, per la prima volta dopo il 1997, hanno valutato l’Indonesia come investment grade (rispettivamente rating BBB– e Baa3). Il paese ha beneficiato di due upgrade in sede OCSE che le ha assegnato categoria 3, al pari di India, Russia e Brasile. La crescita del PIL per il 2011 è del 6,5% trainata dai consumi interni e dall’export, la migliore performance degli ultimi 15 anni. Il paese deve ora puntare a consolidare la propria crescita portando avanti adeguate riforme, in particolare lo sviluppo del contesto infrastrutturale. Il Master Plan approvato dal governo si propone di far diventare l’Indonesia una tra le maggiori economie a livello mondiale entro il 2025, attraverso investimenti per 468 $/mld in 14 anni, il 45% in infrastrutture e innovazione tecnologica. Bilancio pubblico. La necessità di investire in infrastrutture lascia prevedere un aumento del deficit pubblico (2,2% del PIL previsto per il 2012), sebbene la spesa pubblica sia comunque contenuta. Le proteste della popolazione crea problemi alla riforma dei prezzi sussidiati (carburante), programmato dal governo con l’obiettivo di contenere il deficit fiscale. Il tasso di crescita degli investimenti fissi continua ad essere positivo pari al 9,9% su base annua nel primo trimestre 2012, in linea con il positivo sentiment di mercato verso l’Indonesia che continua ad attrarre investimenti esteri grazie ai buoni fondamentali economici. Inflazione. L’inflazione è controllata (CPI pari al 4,4% y/y tra aprile e giugno 2012) e prevista entro i target governativi per il prossimo biennio; l’assenza di pressione sul livello dei prezzi e il timore di un nuovo rallentamento proveniente dai paesi avanzati ha portato la banca centrale ad effettuare diversi inaspettati tagli ai tassi d’interesse portando il tasso di policy al 5,75%, con l’obiettivo di continuare a sostenere la crescita.

2 SACE

Bilancia dei pagamenti. Le esportazioni indonesiane hanno beneficiato negli ultimi anni dell’aumento dei prezzi delle materie prime e della domanda da parte di India e Cina. Nel 2012 hanno, però, subito un rallentamento (tasso di crescita ad aprile 3,5% y/y) dovuto alla minore domanda estera, mentre le importazioni sostenute da una solida domanda domestica, crescono del 12% y/y ad aprile 2012. Questo determina una riduzione del saldo di bilancia commerciale e di parte corrente (previsto in deficit per il 2012). L’Indonesia sta beneficiando di crescenti afflussi di capitale estero grazie alle potenzialità di crescita e alla disponibilità di risorse naturali: nel 2011 gli IDE hanno raggiunto la cifra record di 19 mld/$. Il Paese è, però, esposto al sentiment di mercato dato che più di un terzo dei bond emessi dal governo sono detenuti da investitori esteri. Inoltre i recenti provvedimenti regolamentari nel settore minerario e delle risorse naturali aumentano il grado di incertezza e influiscono negativamente sul business environment. 63


INDONESIA

Posizione debitoria e riserve internazionali. Il debito estero è contenuto, (22% del PIL nel 2011) ed è previsto pari a circa il 20% del PIL entro il 2013. Il livello delle riserve si è duplicato dalla fine del 2009: si prevede che nel 2012 saranno pari a circa 115 $/mld, utili a coprire circa 6 mesi di importazioni. Tasso di cambio. Il sistema di cambio è di fluttuazione. Dal 2010 la rupia ha subito un processo di apprezzamento costante fino a settembre 2011, supportato dalla crescita economica del paese e da costanti afflussi di capitali esteri. Nel 2012, a causa di una maggiore avversione al rischio determinata dalla crisi globale e dai provvedimenti regolamentari nel settore delle risorse minerarie, la rupia ha subito un deprezzamento. Saldo delle transazioni correnti

Crescita PIL e inflazione

15

2,5

6

1,5

5

0,5

4

0

-5

-0,5

-10

2009

2010

Saldo transazioni correnti

2011

2012

3

-1

2

-1,5

1

-2

-15

%

0

1

%

5 mld US$

7

2

10

2013

0 2009

Saldo transazioni correnti / PIL

2010 Crescita PIL

2011

2012

2013

Inflazione

RISCHIO FINANZIARIO

Struttura del sistema. Il frammentato sistema bancario indonesiano è costituito da 120 banche commerciali (116 private e 4 statali), che si stanno progressivamente riducendo di numero. Le quattro banche statali detengono il 37,5% delle attività totali. Nel paese si stanno diffondendo anche istituti di finanza islamica (al momento 34 istituti). Performance. Il sistema bancario è in buona salute, le banche sono ben capitalizzate e caratterizzate da buona profittabilità. La qualità degli asset detenuti dalle banche è positiva con un NPL ratio al di sotto del 3%. Il rallentamento delle economie avanzate ha portato Bank Indonesia a orientare la politica monetaria al sostenimento della crescita, effettuando diversi tagli ai tassi di interesse (attualmente pari al 5,75%). La Banca Centrale ha, inoltre, reso note nuove regole sulla struttura proprietaria delle banche che prevedono limiti alla partecipazione detenuta in una banca locale sia da parte di investitori locali che stranieri. Il tetto è fissato al 40% per gli istituti finanziari, al 30% per gli istituti non finanziari e al 20% per i privati. La Banca Centrale si riserva, comunque, la possibilità di autorizzare il possesso di quote maggiori. Mercato azionario. Il Jakarta Stock Exchange conta circa 300 società quotate. Il 2009 e il 2010 sono stati gli anni in cui il mercato ha registrato le migliori performance, grazie ad una maggiore propensione degli investitori verso il mercato indonesiano.

RISCHIO OPERATIVO Sistema legale. La riforma del sistema legale è una delle priorità del governo Yudhoyono. Il sistema giudiziario è debole e l’influenza politica ancora elevata. Gli investitori stranieri devono districarsi tra il pesante apparato burocratico e l’incertezza dovuta all’autonomia regionale avviata nel 2001. La lotta alla corruzione è stata avviata con decisione nel 2006, al fine sia di rafforzare la realizzazione delle riforme, sia di lanciare un forte segnale a livello internazionale. Atteggiamento nei confronti degli investitori esteri. Ad aprile 2007 è stata varata una nuova legge, che riunisce e semplifica le precedenti disposizioni e che prevede alcuni incentivi fiscali per alcune tipologie d’investimento. Nel 2012 il governo ha reso più stringente la regolamentazione del settore delle risorse naturali: è stata ridotta la soglia massima di partecipazione straniera nelle imprese operanti nel settore minerario al 49% ed è stata introdotta un’imposta del 20% sull’export di minerali grezzi (escluso il carbone). I nuovi provvedimenti e il divieto di esportazione di minerali non lavorati previsto per il 2014 hanno influito negativamente sul sentiment degli investitori esteri nel settore.

3 SACE

Infrastrutture, sicurezza e calamità naturali. L’arretratezza delle infrastrutture ha portato il governo a redigere un Master Plan che prevede lo stanziamento di 468 $/mld (il 45% in infrastrutture di cui 1/5 finanziato dallo Stato) tra il 2011 e il 2025. La sicurezza è minata da minacce terroristiche e istanze indipendentiste, in particolare nella regione di Papua, mentre a Kalimantan e nell’isola di Maluku vi sono scontri etnici e religiosi. L’Indonesia è esposta ad alluvioni monsoniche, eruzioni vulcaniche e terremoti che spesso limitano il sistema dei trasporti.


INDONESIA

RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI FINANZIARIE INTERNAZIONALI Fondo Monetario Internazionale. I rapporti si limitano alle consultazioni periodiche relative all’Articolo IV. Banca Mondiale. La Banca ha una trentina di progetti attivi in Indonesia, per un totale di impegni pari a circa 2,5 miliardi di dollari. Banca Asiatica di Sviluppo. L’Indonesia è il maggior cliente dell’ADB e il secondo destinatario di assistenza tecnica. L’ADB ha recentemente approvato progetti dedicati alla realizzazione di infrastrutture e alla riduzione della povertà.

INTERSCAMBIO CON L’ITALIA Commercio. I principali partner commerciali dell’Indonesia sono Giappone, Cina e Stati Uniti. L’Italia è il 14° paese fornitore a livello globale (3° in UE dopo Germania e Francia). L’interscambio commerciale totale a dicembre 2011 è pari a 3,5 €/mld, cresciuto del 28% rispetto all’anno precedente: le esportazioni italiane sono state pari a € 787,5 milioni e le importazioni dall’Indonesia pari a 2,7 €/mld. I principali prodotti esportati sono i beni della meccanica strumentale, che costituiscono il 46,2% del totale dell’export italiano nel paese, della metallurgia (9,4%) e della chimica (7,3%). L’Italia importa dall’Indonesia principalmente carbon fossile e prodotti chimici. Investimenti diretti esteri. Da aprile 2007 è stata introdotta nel paese la nuova normativa sugli investimenti, che prevede lo stesso trattamento per gli investimenti esteri e nazionali, oltre a nuovi incentivi e agevolazioni per le PMI. Gli investimenti diretti realizzati nel primo semestre 2011 sono pari a 4,8 $/mld, per un totale di oltre 1.457 progetti. In questo periodo i primi tre settori di attrazione degli IDE, in termini di capitale investito, sono stati i) settore minerario ($ 1,5 mld ) ii) chimico e farmaceutico ($ 623 mln), e iii) metalli macchinari ed elettronica ($ 546 mln). I principali paesi investitori, in termini di capitale, sono Singapore, Olanda e Stati Uniti; l’Italia si posiziona in 28° posizione per investimenti pari $ 0,3 milioni. Nel corso del primo semestre 2011 tutte le aziende italiane presenti in Indonesia hanno preannunciato piani di espansione della propria attività, grazie ai positivi risultati economici aziendali e al dinamismo del Paese; ne sono esempio l'apertura di PT Piaggio Indonesia nel 2011 e l'apertura dell'ufficio di rappresentanza di ENEL a Jakarta nel 2010.

Esportazioni italiane in Indonesia per settori (dicembre 2011, %)

Interscambio commerciale con l’ Indonesia (2001-2011, mln€) 3.000

ĂůƚƌŽ ϭϵ͕ϲй

2.500 2.000 1.500

ŵĞĐĐĂŶŝĐĂ ƐƚƌƵŵĞŶƚĂůĞ ϰϲ͕Ϯй

ĂƉƉ͘ ĞůĞƚƚƌŝĐŝ ϱ͕ϰй ŵŽĚĂ ϲ͕Ϭй ĂƵƚŽǀĞŝĐŽůŝ Ğ Ăůƚƌŝ ŵĞnjnjŝ Ěŝ ƚƌĂƐƉŽƌƚŽ ϲ͕Ϯй

4 SACE

1.000 500 0 -500

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

-1.000 -1.500 -2.000 -2.500

ƉƌŽĚ͘ ĐŚŝŵŝĐŝ ϳ͕ϯй

ŵĞƚĂůůƵƌŐŝĂ Ğ ƉƌŽĚ͘ ŝŶ ŵĞƚĂůůŽ ϵ͕ϰй

export

import

saldi

Aggiornato a settembre 2012


Focus on: Indonesia Un’economia ad alto potenziale Quarto Paese al mondo per popolazione (250 milioni di abitanti), sedicesima economia mondiale, gigante politico del sud-est asiatico e membro dell’ASEAN, dalla crisi asiatica del 1997 l'Indonesia ha attivato riforme che l'hanno resa una delle economie più promettenti dell’Asia. L’economia è poco dipendente dalla congiuntura internazionale: il Paese può contare sulla solida domanda domestica e sull’export di risorse naturali. La crescita del PIL nel 2011 è stata pari al 6.5%, la più elevata degli ultimi 15 anni. La positiva performance è stata riconosciuta da organismi internazionali e agenzie di rating: l’OCSE ha promosso il paese per due volte in tre anni (assegnandole categoria 3, al pari di India, Russia e Brasile) e Moody’s e Fitch l’hanno premiata con una valutazione investment grade (rispettivamente Baa3 e BBB-), per la prima volta dal 1998. L’obiettivo del presidente Yudhoyono è di portare l’Indonesia ad essere la 10° economia mondiale , con un reddito pro-capite annuo di circa USD 15.000 entro il 20251. Il governo intende ottenere tale risultato sfruttando in maniera ottimale il patrimonio di risorse locali di cui il Paese dispone: risorse energetiche (gas naturale, petrolio, geotermia, carbone), minerarie (ferro, oro, rame, nickel, alluminio, stagno), risorse agricole e forestali (olio di palma e gomma naturale) e risorse ittiche (oltre 50.000 km di coste). Allo stesso tempo vi è la necessità di trovare soluzioni sostenibili dal punto di vista socio/ambientale per la realizzazione di investimenti che possano avere un impatto negativo sull'assetto del territorio e sulle popolazioni locali (specie nel settore minerario). Conciliare sviluppo e sostenibilità è la chiave per riuscire a raggiungere una crescita stabile, sostenuta dalla popolazione e meno dipendente dai capitali esteri. Il peso delle risorse naturali Le risorse naturali sono un fattore determinante per la crescita economica indonesiana, grazie al loro contributo sia in termini di export che di investimenti esteri. Le esportazioni di prodotti del settore minerario ed energetico nel 2011 sono cresciute del 34% rispetto al 2010 e sono pari a USD 66,5 miliardi, il 33% del totale dei beni esportati. Il carbone è la principale materia prima esportata e rappresenta il 13,4% del totale export per un valore di USD 27 miliardi. L’attività estrattiva (minerali e fonti energetiche) attrae il 22% del totale degli IDE, che nel 2011 hanno raggiunto il livello record di USD 19 miliardi. Export 2011 per settori

IDE 2011 per settori

Settore minerario 33,1%

Settore manifatturiero 63,1%

Fonte: elaborazioni Sace su dati Bank Indonesia


La regolamentazione del settore minerario Il governo ha iniziato un processo di riforma legislativa del settore minerario che secondo alcuni osservatori rappresenterebbe una forma strisciante di nazionalizzazione delle risorse naturali. La Mining Law del 2009 ha sostituito la vecchia regolamentazione del settore approvata nel 1967. La riforma attribuisce maggiori poteri ai governi locali, pianifica specifiche aree geografiche destinate alle operazioni di esplorazione ed estrazione e introduce nuove tipologie di contratti di licenza. Alcune misure sono, tuttavia, ancora in fase di implementazione e l’applicazione delle leggi non risulta sempre chiara e puntuale. Nel 2012 sono stati introdotti ulteriori provvedimenti legislativi orientati a una maggiore protezione degli interessi nazionali: i) aumento delle royalties, ii) riduzione dall’80% al 49% della massima partecipazione azionaria straniera in società minerarie, iii) imposizione di una tassa del 20% sull’export di minerali non lavorati2 e iv) introduzione di requisiti più stringenti per operare nel settore, che si concretizzano in adempimenti burocratici e nell’impegno formale a sviluppare un piano di lavorazione dei minerali estratti entro il 2014 (in linea con la volontà del governo di imporre un divieto all’export di prodotti minerali grezzi a partire dal 2014). Le motivazioni che hanno spinto il governo a sviluppare le nuove policies sono diverse:

Limitare le attività minerarie illegali: la mining law del 2009 ha delegato il rilascio di alcune tipologie di licenze ai governi locali, con l’obiettivo di accelerare il processo di concessione e garantire allo stesso tempo un maggiore controllo sulle attività di estrazione. La proliferazione di concessioni, però, ha contribuito a rendere difficoltoso il monitoraggio delle attività3.

Evitare l’eccessivo sfruttamento delle risorse. La crescita della produzione non segue la domanda reale e crea, oltre a problemi di carattere ambientale, preoccupazione sia sulla tenuta dei prezzi di vendita che sul possibile esaurimento delle riserve. Sono state introdotte delle quote massime di estrazione, ma l’elevato numero di operatori rende difficili i controlli.

Sviluppo di un’industria domestica di lavorazione dei minerali, come risposta alle tre principali criticità dell’economia indonesiana: basso valore aggiunto, bassa specializzazione del lavoro e carenza di infrastrutture. L’industria mineraria è capital intensive e la creazione di un comparto connesso alla lavorazione dei minerali può contribuire ad aumentare l’occupazione e a spostare le produzioni verso segmenti più alti della catena del valore.

Approccio pragmatico sul carbone Il carbone, data la sua importanza, è stato temporaneamente escluso dall’applicazione della nuova imposta. Sebbene alcune delle motivazioni alla base dell’intervento governativo sulla regolamentazione del settore possono essere valide anche per il carbone (attività estrattiva illegale, eccessivo sfruttamento delle risorse), lo stesso non può dirsi per l’obiettivo di creare un’industria locale di lavorazione. Il carbone, infatti, è una risorsa energetica che non necessita di processi di lavorazione, per cui sembra più plausibile pensare che il tema riguardi l’approvvigionamento energetico domestico piuttosto che la produzione di beni a più elevato valore aggiunto: nel Paese il carbone è il principale combustile utilizzato per la produzione di elettricità, ma l’offerta di energia elettrica non è in grado di soddisfare la crescente domanda, poiché le società estrattive trovano più profittevole esportare il carbone4. Export carbone indonesiano (indice di prezzo* e volumi esportati)

*L’export price index del carbone australiano può essere considerata una buona proxy dell’andamento del prezzo del carbone indonesiano, considerata l’elevata correlazione tra i due indici.


Prospettive future Il tema della regolamentazione delle risorse naturali è influenzato anche dall’approssimarsi delle elezioni presidenziali e parlamentari, previste per il 2014, che spingono le forze politiche ad un maggiore interventismo economico. L’assenza di una vera e propria road map regolamentare e la scarsa chiarezza sull’implementazione delle nuove misure legislative per il settore delle risorse naturali stanno tuttavia creando una maggiore avversione al rischio da parte degli investitori internazionali, confermata dalla riduzione dei flussi di capitali esteri in termini tendenziali nel primo trimestre 2012, pari a USD 4,5 miliardi in calo dell’8,3% rispetto al primo trimestre 20115. Nonostante le intenzioni delle autoritĂ (soprattutto a ridosso delle elezioni) siano di continuare nella direzione di una maggiore regolamentazione, vi sono alcuni fattori che suggeriscono prudenza al governo: -

L’Indonesia resta un Paese ancora dipendente dagli investimenti esteri anche per il potenziamento del settore minerario.

-

Lo sviluppo di un’industria domestica per la trasformazione dei minerali è un processo complesso che richiede tempo e implica una corretta valutazione delle condizioni di mercato e un preciso piano di attuazione. Inoltre, l’elevato numero potenziale di aziende dedite alla lavorazione delle risorse estratte pone il rischio di una possibile sovrapproduzione6.

Per questi motivi c’è ragione di ritenere che l’effettiva applicazione del divieto di export di minerali grezzi, programmato per il 2014, possa essere posticipata, come peraltro giĂ avvenuto in passato per altre misure di forte impatto economico. Non sono da escludere, invece, ulteriori passi in avanti sul fronte fiscale, come l’imposizione di nuove imposte o l’inasprimento di quelle attualmente in vigore. Implicazioni per Sace L’esposizione di SACE nel paese al 31.03.2012 ammonta a euro 166,4 milioni in termini di garanzie deliberate totali, il paese è in categoria OCSE 3/7 e le condizioni di assicurabilitĂ sono di apertura senza condizioni. Le opportunitĂ per le aziende italiane appaiono promettenti. La meccanica strumentale può soddisfare le esigenze di una rapida industrializzazione, soprattutto a fronte della volontĂ governativa di potenziare la trasformazione in loco delle proprie materie prime anzichĂŠ esportarle non lavorate. Il versante dei beni di consumo può invece puntare sull’espansione del ceto medio7 indonesiano, cresciuto di circa il 62% nel periodo 2003-2010, passando da 81 milioni a 131 milioni di individui.

1

Attualmente il reddito pro-capite è pari a circa $ 3.500. 65 minerali di cui 21 metalli, 10 non metalli, 34 rocce. 3 Secondo le stime dell’Indonesia's Supreme Audit Agency, meno della metĂ delle circa 10.000 societĂ minerarie oggi operano secondo una licenza perfettamente regolare. 4 Il 75% del carbone indonesiano estratto è destinato all’esportazione. 5 Dati Bank Indonesia. La mobilitĂ degli investimenti nel settore minerario è, però, inferiore a quella di altri settori merceologici (come il manifatturiero) SRLFKp GLSHQGH GDOOD PDJJLRUH R PLQRUH SUHVHQ]D QHO SDHVH GL ULVRUVH QDWXUDOL OÂśHIIHWWR VXJOL ,'( SRWUHEEH TXLQGL HVVHUH Oimitato. Considerata la composizione delle esportazioni indonesiane, inoltre, anche nel caso di un notevole calo dell’export dei minerali soggetti alla nuova regolamentazione (non-coal export) causato da una contrazione degli investimenti, gli effetti in termini di PIL sarebbero limitati (nell’ipotesi di un calo del 25% dell’export di questi beni si stima [fonte: Global Insight] un calo dell’export totale dello 0,9%, pari a meno di 0,2 punti percentuali di PIL). 6 Secondo il Jakarta Post sono giĂ 126 le fonderie che le societĂ minerarie hanno pianificato di creare entro il 2014, ma il ministero delle risorse energetiche e minerarie stima che la potenziale offerta potrĂ essere superiore alla domanda domestica, per cui si avvierĂ un’analisi di fattibilitĂ dei progetti. 7 Secondo la definizione di Goldman Sachs individui con reddito pro-capite annuo compreso tra i 6 mila e i 30 mila USD. 2

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Quadro di riferimento legale e fiscale per gli investimenti stranieri in Indonesia A cura di Chiomenti Studio Legale e di Ali Budiardjo, Nugroho, Reksodiputro12 Introduzione Descrizione dell’Indonesia e dati principali (i)

È il più grande arcipelago del mondo con più di 13.000 isole, per una superficie complessiva di 1.9 milioni di kmq.;

(ii)

è la maggiore economia nazionale del Sud-Est Asiatico, con una popolazione pari a 242 milioni di persone e un PIL pro capite di 3.005 Dollari Americani;

(iii)

la moneta legale dell’Indonesia è la Rupia Indonesiana (IDR); 1 Dollaro Americano è l’equivalente di circa 9.400 Rupie13;

(iv)

non ci sono controlli valutari;

(v)

i dividendi e gli altri pagamenti possono essere rimessi all’estero, previa tassazione;

(vi)

l’aliquota fiscale per i redditi d’impresa è pari al 25%; l’IVA è imposta sulla maggior parte di beni e servizi ed è pari al 10%;

(vii)

a partire dal 2004, i membri del Parlamento ed il Presidente sono eletti direttamente dal popolo. Ciò ha determinato lo sviluppo del Paese in un sistema più democratico, anche nel settore economico e commerciale;

(viii)

attualmente l’Indonesia è la terza economia con la crescita più rapida tra i paesi industrializzati ed emergenti (G20);

(ix)

nonostante l’attuale crisi economica e finanziaria mondiale, il prodotto interno lordo (PIL) dell’Indonesia è valutato in 707 miliardi di dollari, segnando nel 2011 la crescita più elevata tra i Paesi membri dell’ASEAN;

(x)

la forte crescita ha consolidato la reputazione dell’Indonesia come una delle più importanti economie emergenti;

(xi)

a metà gennaio 2012, Moody’s ha rivalutato il debito sovrano indonesiano da Ba2 a Ba1, approvando l’”elasticità economica” della nazione e il miglioramento del debito pubblico;

(xii)

a metà dicembre 2011, Fitch ha rivalutato il debito estero dell’Indonesia valutato a BBB- da BB+, 14 anni dopo che, con la crisi finanziaria del 1997-98, il paese aveva perso il rating. Secondo Fitch, in termini di rischio sovrano l’Indonesia al momento è migliore di alcuni paesi dell’Europa occidentale.

La Banca Centrale dell’Indonesia, Bank Indonesia, stima che nel 2012 il PIL crescerà del 6,3%.

Aspetti generali Il sistema politico Gli organi istituzionali indonesiani sono i seguenti: •

12

13

Governo: il potere legislativo del Presidente è limitato all’emanazione di norme per l’attuazione degli statuti. Il Presidente ha poteri legislativi di emergenza; tuttavia tutte le leggi presidenziali di emergenza possono essere revocate dalla People’s Representative Assembly;

Il contenuto del presente documento ha un valore puramente informativo, e vuole fornire una succinta esposizione divulgativa di tematiche complesse ed in costante evoluzione; esso non rappresenta pertanto in alcun modo un parere legale sulle materie qui trattate. Si raccomanda di contattare competenti consulenti legali prima di prendere qualsiasi decisione o intraprendere qualsiasi iniziativa sulla base di quanto riportato nel presente documento o comunque in relazione al suo contenuto. Per quanto sia stata posta la massima cura nella redazione, non si assume alcuna responsabilità sulla completezza o correttezza dei contenuti. Secondo un tasso di cambio medio rilevato nell’ottobre 2012.

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MPR (Majelis Permusyawaratan Rakyat), la People’s Consultive Assembly, le funzioni principali sono il supporto e la modifica della Costituzione, inaugurazione del Presidente e formalizzazione delle linee generali della politica di Stato. Ha il potere di mettere in stato di accusa il Presidente;

DPR (Majelis Permusyawaratan Rakyat), la People’s Representative Assembly, ha tre funzioni principali: legislativa, di predisposizione del bilancio nazionale e di controllo;

DPD (Majelis Permusyawaratan Rakyat), la Representative Regional Council, si occupa dei progetti di legge per l’autonomia regionale, delle relazioni tra il governo centrale e le autonomie locali, della formazione, espansione e fusione delle regioni, della gestione delle risorse naturali ed altre risorse economiche, e dell’equilibrio finanziario tra stato e regioni.

Magistratura: il potere giudiziario è esercitato dalla Corte Suprema (Mahkamah Agung) e dalle magistrature subordinate, quali tribunali pubblici, tribunali militari e tribunali di stato amministrativi, e da una Corte Costituzionale. La Costituzione prevede che la Magistratura sia indipendente dal potere esecutivo.

In particolare: (a) Potere Esecutivo (i) Presidente Il Presidente e il Vice Presidente sono eletti dal popolo in un’unica tornata elettorale. Ognuno è eletto per un periodo di 5 anni, e può essere rieletto per un ulteriore mandato. Il Presidente è il capo dello Stato, comandante delle forze armate e capo del Governo. Il Presidente ha il compito di organizzare l’amministrazione dello Stato, per dirigere e rafforzare l’azione dell’amministrazione alla realizzazione di un maggiore controllo sullo sviluppo nazionale14. Il Presidente ha un potere legislativo in casi di emergenza, ma tali atti possono essere richiamati dalla People’s Representative Assembly (DPR). Nonostante ogni legge richieda l’approvazione congiunta del Presidente, il potere legislativo spetta al DPR. Da quando il Presidente Suharto si è dimesso nel 1998, le modifiche alla Costituzione e i cambiamenti nel quadro politico hanno notevolmente ridotto i poteri esecutivi del Presidente. (ii) Vice Presidente Il Vice Presidente non ha un preciso ruolo istituzionale, a parte quello di assistere il Presidente. (iii) Consiglio dei Ministri Il Presidente nomina i ministri che formano il suo governo. I ministri sono investiti del potere esecutivo del Governo, e possono essere selezionati tra i membri dei partiti politici o tra professionisti. Il Consiglio dei Ministri in carica, nominato dal Presidente nell’ottobre 2009, è composto di 20 nomine politiche e di 15 professionisti. I membri del Consiglio dei Ministri non siedono in Parlamento. (b) Ordinamento legislativo (i) People’s Consultive Assembly (Majelis Permusyawaratan Rakyat - MPR) La People’s Consultive Assembly è il più alto organo rappresentativo nazionale. Le sue funzioni principali sono di supporto e modifica della Costituzione, di inaugurazione del Presidente e di formalizzazione delle linee generali della politica nazionale. Essa ha inoltre il potere di mettere sotto accusa il Presidente. L’MPR è composto di due camere: la People’s Representative Assembly (DPR) con 560 membri, e Regional Representative Council (DPD) con 128 membri. (ii) People’s Representative Assembly (Dewan Perwakilan Rakyat - DPR) La People’s Representative Assembly ha tre funzioni principali: legislativa, di bilancio e di controllo. Essa elabora ed approva leggi proprie nonché discute ed approva regolamenti governativi con valore di legge, e le proposte del Regional Representative Council (DPD) relativamente alle questioni regionali. Insieme al Presidente predispone il budget annuale, sentendo il parere del DPD. Essa può chiedere spiegazioni al Presidente e agli altri funzionari del Governo. A seguito delle elezioni del 2009, la People’s Representative Assembly conta 560 membri. Sono rappresentati 9 partiti politici, raggruppati in 9 gruppi. I membri sono eletti con un sistema proporzionale. 14

TAP MPR No IV/MPR/1999 (Guidelines for State Policy 2002-2004).

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Gruppi nella People’s Representative Assembly nella legislatura 2009-2014 Gruppi

Seggi

Gruppi

Seggi

Democratic Party

148

United Development Party

37

Golkar Party Faction

107

National Awakening Party

28

Indonesian Democratic Party-Struggle

94

Gerindra

26

Prosperous Justice Party

57

Hanura

17

National Mandate Party

46

Totale

560

(iii) Regional Representative Council (Dewan Perwakilan Daerah - DPD) Il Regional Representative Council è stato creato a seguito del terzo emendamento alla Costituzione dell’Indonesia del 9 novembre 2001, quale tentativo di modifica verso il bicameralismo. Ogni provincia elegge 4 membri del DPD; molti membri hanno legami con i partiti politici. Il DPD non ha i poteri di revisione propri di una camera alta, quale il Senato degli Stati Uniti o il Senato australiano. L’art. 22D limita il DPD ad occuparsi dei progetti di legge relativi all’”autonomia regionale, la relazione tra governo centrale e locale, la formazione, espansione e fusione di regioni, la gestione di risorse naturali e altre risorse economiche, e dei conti relativi al saldo finanziario tra il centro e le regioni”. Come meglio indicato in seguito, il DPD ha il potere di proporre progetti di legge entro l’ambito della propria competenza.

Il quadro legislativo L’Indonesia ha adottato un sistema giuridico plurimo, composto da: •

diritto continentale/civile basato sulla legge olandese ereditata dal governo coloniale olandese;

diritto religioso; e

diritto consuetudinario (“adat laws” ).

In Indonesia l’attuale sistema giuridico deriva principalmente dal sistema coloniale olandese, che era un sistema giuridico continentale/civilistico basato sulla codificazione delle leggi. Un certo numero di leggi coloniali olandesi continua tuttora ad essere in vigore (i.e. il codice civile indonesiano). I precedenti giudiziari non hanno valore vincolante. In Indonesia, le leggi sono spesso espressioni di principio, che stabiliscono il quadro istituzionale e forniscono un orientamento generale. Spesso sono poco dettagliate, e le disposizioni di attuazione vengono demandate ad una fase successiva, dopo che la legge è stata approvata. Conseguentemente una modifica legislativa può impiegare molto tempo. Tuttavia ciò è compensato dal fatto che la normativa regolamentare di attuazione è più celere ad entrare definitivamente in vigore. Una nuova legge solitamente sostituisce e abroga la disciplina precedente sul medesimo argomento. In questi casi, i regolamenti di attuazione (Governement Regulation) e i decreti ministeriali (formalmente Ministerial Decree, ora Ministerial Regulation) emanati ai sensi della legge abrogata rimangono in vigore finché la nuova disciplina non è emanata, a meno che non siano in conflitto con la nuova legge. Ciò può comportare una mancanza di chiarezza fino a che i nuovi regolamenti o decreti non sono promulgati. Le leggi adat e le leggi religiose sono prevalentemente orali e non codificate, il che comporta interpretazioni diverse a seconda delle diverse realtà locali, dei costumi e della situazione presente nella regione. Esse comuqnue si applicano solo per determinati tipi di relazioni, ad esempio per questioni ereditarie, o per il matrimonio. Diversi principi nelle leggi adat e nelle leggi religiose sono inoltre preservati attraverso la previsione in testi unici: ad esempio la Legge 5/1960, Basic Regulations on Agrarian Affairs, ha riconosciuto i c.d. diritti ulayat, ovvero un legame culturale tra alcune comunità ed il territorio. Nel 2004 il Governo ha approvato la Legge 10/2004 (Establishment of Law) che ha rideterminato alcuni principi fondamentali per l’emanazione delle leggi:

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(i)

la Pancasila è la fonte suprema del diritto: si compone di cinque principi su cui si basa lo Stato indipendente dell’Indonesia, che sono ritenuti inseparabili e interdipendenti;

(ii)

la Costituzione del 1945 è la fonte della legislazione;

(iii)

la legislazione dovrebbe rispettare i seguenti principi: (i) chiarezza di intenti; (ii) la competenza delle istituzioni per l’emanazione; (iii) la conformità tra tipi di atti normativi ed i contenuti; (iv) esecutorietà; (v) utilità; (vi) chiarezza della formulazione; e (vii) trasparenza;

(iv)

le questioni di dirittio penale possono essere disciplinate esclusivamente da leggi statali o da regolamenti regionali.

Le leggi gerarchicamente inferiori non devono contraddire le leggi gerarchicamente superiori. Per esempio, i regolamenti governativi non dovrebbero contraddire la legge; i regolamenti presidenziali non dovrebbero contraddire i regolamenti governativi.

Il sistema giudiziario La Costituzione prevede che il potere giudiziario sia esercitato dalla Corte Suprema (Mahkamah Agung) e dalle istituzioni giudiziarie subordinate quali tribunali pubblici, tribunali per questioni religiose, tribunali militari, e i tribunali amministrativi, e dalla Corte Costituzionale. La struttura e il potere dei tribunali, ed i requisiti di nomina e revoca dei giudici sono previsti da leggi ordinarie. La legge prevede che il potere giudiziario sia indipendente dal potere esecutivo. La gerarchia delle Corti è la seguente: (i)

Corte Suprema. La Corte Suprema è il tribunale di ultimo appello;

(i)

Corte Costituzionale. La Corte Costituzionale è stata istituita nel 2003 a seguito della modifica della Costituzione. Essa ha il potere di pronunciarsi definitivamente sulla costituzionalità delle leggi (undang-undang). La Corte Costituzionale ha altresì il potere di decidere i conflitti tra le istituzioni dello Stato, lo scioglimento di partiti politici e i risultati delle elezioni. La Corte Costituzionale può inviare opinioni alla People’s Representative Assembly in relazione a presunte violazioni della Costituzione da parte del Presidente o del Vice Presidente.

Istituzioni finanziarie ed incentivi Istituti bancari Un istituto finanziario bancario o “banca”, è generalmente definito dalla legge indonesiana come un “ente commerciale che raccoglie fondi accumulati dal pubblico sotto forma di risparmio e che ridestina quei fondi al pubblico sotto forma di crediti e/o in altre forme”. L’Indonesia riconosce tre tipi di banche: (i)

la banca centrale dell’Indonesia (Bank Indonesia), la cui funzione è di mantenere la stabilità della Rupiah, e di vigilare sul valore della valuta nazionale e sull’attività delle banche. Essa non svolge attività bancaria tradizionale;

(ii)

le banche commerciali, che svolgono attività bancaria commerciale tradizionale e/o attività bancarie basate sui principi della Syariah (i.e. i principi della legge islamica). Le banche commerciali effettuano servizi di circolazione dei pagamenti, servizi di deposito e di prestito;

(iii)

le banche rurali (Bank Perkreditan Rakyat), che conducono attività analoghe a quelle delle banche commerciali, ma sono più focalizzate sui prestiti alle piccole e medie imprese. Diversamente dalle banche commerciali, non forniscono servizi di circolazione dei pagamenti.

Le banche sono soggette alla supervisione di Bank Indonesia, la banca centrale, i cui compiti sono: (i)

formulare ed attuare politiche monetarie,

(ii)

disciplinare e mantenere il flusso del sistema dei pagamenti, regolamentare e supervisionare le banche che operano nel territorio della Repubblica di Indonesia.

Istituti finanziari Un istituto finanziario (che non svolga attività bancaria) è definito come “un istituto finanziario costituito in forma di società di assicurazione, fondo pensione, oppure società di gestione, venture capital, società di finanziamento, e altri soggetti non bancari che gestiscono fondi di terzi”.

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Le istituzioni finanziarie che non svolgono attività bancarie sono soggette alla supervisione del Ministero delle Finanze e della Capital Market – Financial Institutions Supervisory Agency (Badan Pengawas Pasar ModalLembaga Keuanganan - BAPEPAM-LK).

Conti correnti bancari e accesso al credito da parte degli investitori stranieri (a) Requisiti legali per l’apertura di un conto corrente bancario Le società a capitale straniero incorporate in Indonesia sono tenute ad avere un conto bancario locale. Il conto deve essere acceso presso una banca autorizzata a gestire valute estere (Foreign-Exchange Bank o Bank Devisa). In base alla legge indonesiana, ogni banca è tenuta a svolgere alcune verifiche per identificare i propri clienti (la procedura è nota come “know your customer procedure”). In pratica, nonostante le banche possano applicare diversi requisiti per l’apertura di un conto, esse devono comunque richiedere ai propri clienti almeno le seguenti informazioni: Per le persone fisiche: (i)

copia del documento di identità o del passaporto;

(ii)

per gli stranieri, copia del permesso di soggiorno in Indonesia/ permesso di soggiorno temporaneo. Per le persone giuridiche:

(iii) atto costitutivo e/o statuto; (iv) Business License (per le società indonesiane); (v)

Taxpayer Identification Number (per le società indonesiane).

Non ci sono restrizioni specifiche per l’utilizzo di un conto corrente bancario da parte del titolare, ad eccezione dell’uso per finalità di riciclaggio, finanziamento del terrorismo ed attività analoghe; (b) condizioni per la concessione di finanziamenti ad investitori stranieri Il regolamento di Bank Indonesia vieta alle banche indonesiane di fornire prestiti agli stranieri, ad eccezione di prestiti in sindacato che soddisfano i criteri stabiliti dalla stessa Bank Indonesia. Pertanto, ad eccezione dei prestiti sopra indicati, un investitore straniero può ricevere un prestito solo tramite la società indonesiana di cui è socio.

Incentivi agli investimenti (a) Incentivi agli investimenti (i)

Incentivi all’esportazione

La legge n. 2 del 2009 sulla Indonesian Export Financing Institution (Lembaga Pembiayaan Ekspor National - LPEI) (“Legge n. 2/2009”) disciplina la concessione di incentivi a favore di persone fisiche o giuridiche che svolgono attività di export. Gli incentivi sono di competenza di tale ente, che dipende dal Ministero delle Finanze. Gli incentivi previsti dalla Legge n. 2/2009 sono di varie tipologie. In particolare: (i) finanziamenti (Pembiayaan), compresi finanziamenti a titolo di capitale circolante e/o per investimenti; prestazione di garanzie, tra cui: (ii) garanzie a favore di esportatori indonesiani per pagamenti da parte di acquirenti esteri, (iii) garanzie a favore di importatori indonesiani domiciliati fuori dall’Indonesia per pagamenti dovuti da parte di esportatori indonesiani, (iv) garanzie a favore di banche che finanziano esportatori indonesiani, (v) garanzie a favore di chi partecipa a bandi di gara in relazione a progetti che supportano l’export; (vi) (vii) (viii) (ix)

assicurazioni, tra cui: assicurazioni per il rischio di mancata esportazione, assicurazioni per il rischio rischio di mancato pagamento, assicurazioni per il rischio d’investimento su imprese indonesiane situate all’estero, assicurazioni in relazione al rischio politico del paese cui è diretta l’esportazione.

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La Indonesian Export Financing Institution offre inoltre servizi agli esportatori indonesiani attraverso società a partecipazione statale (Badan Usaha Milik Negara), come ad esempio la PT Asuransi Ekspor Indonesia. L’assicurazione copre il pagamento dell’esportazione e la mancata restituzione di prestiti. (ii)

Incentivi fiscali per gli investitori stranieri

Sono previsti alcuni incentivi fiscali a favore di investitori stranieri. Essi sono disciplinati dalla legge n. 25 del 2007, secondo la quale gli investimenti che ne possono beneficiare devono: a. b. c. (i) (ii) (iii) (iv) (v) (vi) (vii)

essere ad alta intensità di manodopera; rientrare tra i c.d. investimenti altamente prioritari; avere ad oggetto la costruzione di infrastrutture; comportare trasferimento di tecnologie; rientrare tra le c.d. industrie pioniere; essere localizzati in zone remote, un’area poco sviluppata, o un’altra area ritenuta povera; essere ecosostenibili; includere attività di ricerca, sviluppo ed innovazione; essere realizzati in collaborazione con micro, piccole o medie imprese, o cooperative; appartenere ad un settore che utilizza beni, macchinari o attrezzature prodotti in Indonesia.

(b) Facilitazioni agli investimenti Le facilitazioni disponibili per gli investitori sono le seguenti: a. riduzione dell’imposta sul reddito netto, a seconda degli investimenti complessivamente effettuati in un determinato intervallo di tempo; b. esenzione o diminuzione dei dazi di importazione in relazione alla produzione di beni capitali, macchinari, o attrezzature non ancora prodotte in Indonesia; c. esenzione ovvero diminuzione dei dazi di esportazione per un certo periodo di tempo, in relazione alla produzione di materie prime o componenti (ove determinati requisiti siano soddisfatti); d. esenzioni o dilazioni per il pagamaneto dell’imposta sul valore aggiunto per un certo periodo di tempo in relazione all’importazione o alla produzione di beni capitali, macchinari o attrezzature non ancora prodotte in Indonesia; e. ammortamento accelerato; f. diminuzione delle imposte sul terreno e sugli immobili in relazione a determinati settori e per specifiche zone o regioni dell’Indonesia. (c) Esenzioni e riduzioni dell’imposta sul reddito per le società Il lungamente atteso Regulation 130/PMK.011/2011 su Granting of Corporate Income Tax Exemption or Redemption, emanato il 15 agosto 2011 dal Ministero delle Finanze, ha disciplinato il periodo di esenzione fiscale. È dunque possibile ottenere un periodo di esenzione fiscale in relazione a determinati “settori pioneristici”, che sono definiti come quei “settori che hanno una interconnessione estesa, che danno un valore aggiunto elevato ed esteriorità, che introducono nuove tecnologie e che hanno un valore strategico per l’economia a livello nazionale”. Attualmente i settori che rientrano nell’ambito di applicazione del regolamento sono: (i) (ii) (iii) (iv) (v)

industria metallifera di base; raffinazione del petrolio, chimica organica di base derivante da petrolio e gas naturale; meccanica; energie rinnovabili; attrezzature per la comunicazione.

Nel tentativo di incoraggiare ulteriori investimenti, può venire concessa una esenzione fiscale per un periodo da 5 fino a 10 anni, decorrente dall’anno fiscale di inzio delle attività.

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Al termine del periodo di esenzione, per i successivi 2 anni fiscali può essere concessa una ulteriore riduzione del 50% sull’imposta sul reddito. Un ulteriore periodo di agevolazione può essere concesso dal Ministero delle Finanze ove vi sia interesse a mantenere la competitività dell’industria nazionale ed il valore strategico di determinati settori. Al fine di usufruire dell’esenzione per un periodo determinato, devono essere soddisfatte le seguenti condizioni: (i) (ii)

l’investimento deve essere in un settore qualificato come “pionieristico”; il nuovo piano di investimento approvato deve consistere in almeno 1 miliardo di Rupie (circa US$ 118 milioni); (iii) almeno il 10% dell’investimento capitale deve essere depositato presso una banca indonesiana, e non può essere utilizzato sino all’inizio della realizzazione dell’investimento; (iv) il contribuente deve essere una entità giuridica indonesiana, incorporata almeno 12 mesi prima dell’emanazione del regolamento, ovvero della sua entrata in vigore. Il contribuente può utilizzare il periodo di esenzione fiscale se ha realizzato il suo piano di investimento ed avviato la produzione. L’esenzione fiscale si applica solo ai redditi derivanti da quelle attività che sono qualificate per l’esenzione fiscale medesima, mentre non si applica alle obbligazioni di trattenuta alla fonte e di riscossione; conseguentemente, il contribuente è ugualmente tenuto a dedurre e riscuotere le tasse da soggetti terzi, così come previsto dalla normativa fiscale in vigore. La richiesta di esenzione fiscale deve essere presentata al Ministero dell’Industria (“MoI”), o all’Head of the Investment Coordinating Board (“BKPM”), che si coordinerà con i ministeri competenti. Nella proposta da sottoporre al Ministero delle Finanze, il Ministero dell’Industria e gli altri enti coinvolti sono tenuti ad allegare documenti che provino l’ammissibilità del richiedente, nonché ad effettuare alcune verifiche. Tra queste vi è un’analisi dell’esistenza di regole di risparmio fiscale nel paese di domicilio dell’investitore straniero, intese come riconoscimento dell’incentivo fiscale concesso dall’Indonesia nel calcolo dell’importo sul reddito dovuto nel paese d’origine. Ulteriori verifiche riguardano: (i) disponibilità di infrastrutture nel luogo dell’investimento; (ii) utilizzo di manodopera locale; (iii) esame del soddisfacimento dei criteri previsti per i settori pionieristici da parte del contribuente che li richiede; (iv) un piano dettagliato sul trasferimento di tecnologia. La richiesta, insieme con la necessaria documentazione di supporto, deve essere presentata al Ministero delle Finanze (ad opera del Ministero dell’Industria o dal Capo del BKPM), che nomina un “Comitato di Verifica”, che dovrà valutare l’impatto strategico del progetto per l’economia nazionale ed assicurare che i criteri sopra indicati siano soddisfatti, che l’investimento minimo richiesto sia raggiunto, e che la produzione sia stata avviata. Il Comitato si consulterà con il Ministero di Coordinamento per l’Economia prima di presentare la sua recommendation al Ministero delle Finanze. A sua volta, il Ministero delle Finanze si consulterà poi con il Presidente prima di concedere l’approvazione definitiva. La richiesta per il periodo di esenzione fiscale deve essere presentata dal MoI o dal Capo del BKPM entro 3 anni dalla data del regolamento. La domanda non può essere presentata se il contribuente ha già ottenuto un’agevolazione fiscale ai sensi dell’art. 31(a) della Income Tax Law (i.e. detrazioni fiscali per determinati settori economici o regioni). Il contribuente cui sia stata concessa l’esenzione fiscale per un determinato periodo deve presentare relazioni periodiche alla Directorate General of Tax e al Comitato di Verifica, ivi compresa una relazione concernente l’utilizzo dei fondi depositati nel’istituto bancario indonesiano ed una relazione certificata sulla realizzazione dell’investimento. Il mancato rispetto dei criteri di cui sopra e degli obblighi di informativa possono determinare la revoca dell’esenzione. È opportuno chiarire alcuni aspetti importanti, quali ad esempio per quali settori è prevista questa procedura. Dato che l’esame della richiesta coinvolge complessivamente un Comitato di Verifica, tre Ministeri, la BKPM ed, infine, il Presidente, è verosimile che il processo si riveli lungo e potenzialmente difficile. Pertanto, nonostante tale regolamento rappresenti un passo positivo, resta da verificare come verrà effettivamente applicato.

Incentivi fiscali regionali per gli investitori stranieri Il 23 settembre 2008 il Governo ha emanato la Government Regulation (“GR”) n. 62 del 2008 che rivede il GR n. 1 del 2007 sulle Income Tax Facilities for Investments in Designated Business Fields and/or Designated Regions. In base a tale regolamento, rispettivamente 23 e 15 settori di attività in determinate regioni possono beneficiare di incentivi fiscali. Le aziende che investono nei settori di attività indicati ovvero nei settori di attività indicati per le regioni designate possono chiedere una recommandation del Presidente del BKPM (Badan Koordinasi Penanaman Modal) per ottenere agevolazioni fiscali sul reddito, come segue:

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riduzione dell’imposta sul reddito netto pari al 30% dell’importo totale dell’investimento, detratta in un arco complessivo di 6 anni, nella misura del 5% per anno;

deprezzamento o ammortamento accelerato, come di seguito indicato: Tasso di deprezzamento ed ammortamento in regime di

Categoria: Beni immobili I.

Vita utile

Ammortamento costante

Ammortamento decrescente

Categoria I

2 anni

50%

100% (direttamente sul reddito)

Categoria II Categoria III Categoria IV

4 anni 8 anni 10 anni

25% 12,5% 10%

50% 25% 20%

10 anni 5 anni

10% 20%

-

Non fabbricato

II

Fabbricato: Permanente Non permanente

imposta del 10% sul reddito per i dividendi distribuiti a soggetti fiscalmente non-residenti in Indonesia, o comunque un’imposta inferiore rispetto a quanto previsto nel relativo Accordo contro la Doppia Imposizione in vigore;

riporto delle perdite esteso per un periodo superiore a 5 anni ma inferiore a 10, con un periodo addizionale di 1 anno nel caso in cui: •

siano realizzati nuovi investimenti in zone industriali ed in zone franche;

siano impiegati almeno 500 lavoratori indonesiani, di ogni livello, per 5 anni consecutivi;

vi siano investimenti/spese per almeno 10.000.000.000 Rupie in infrastrutture economiche e sociali in zone commerciali;

entro 5 esercizi fiscali si effettui almeno il 5% degli investimenti per la ricerca e per il miglioramento dei prodotti o della efficienza;

a partire dal 4° anno dell’investimento, sia utilizzato almeno il 70% di materie prime e/o componenti di origine indonesiana.

Le liste dei 23 settori di attività e dei 15 settori di attività nelle regioni designate sopra citati sono elencati nelle note n. 3 e 4.

Integrated Economic Developed Zone (KAPET) Anche le aziende che svolgono l’attività in una Integrated Economic Developed Zone (Kawasan Pengembangan Ekonomi Terpadu - KAPET) hanno diritto alle agevolazioni fiscali sopra indicate. La domanda per le agevolazioni deve essere presentata alla Directorate General of Taxation. Attualmente in Indonesia ci sono 25 zone designate come KAPETs.

Bonded Zone Le società cui è riconosciuto il Bonded-Zone status (status KB) hanno il diritto ad ottenere le seguenti agevolazioni: (i)

esenzioni dall’imposta sul valore aggiunto (IVA) e dall’imposta sulle vendite per transazioni relative a determinati prodotti di lusso; (ii) esenzione dall’anticipo dell’imposta sul reddito (art. 22, Income Tax Law) per importazioni di beni capitali ed altre attrezzature direttamente connesse alle attività di produzione; (iii) rinvio dei dazi d’importazione sui beni capitali, macchinari, prodotti e materiali per la lavorazione; (iv) esenzione dai dazi d’importazione per quattro anni sui macchinari e su determinati pezzi di ricambio.

Lo status KB può essere richiesto al Ministero delle Finanze da aziende manifatturiere orientate all’esportazione, ed ha l’obiettivo di minimizzare l’onere finanziario a carico dell’azienda per l’IVA e per la Luxury Sales Tax

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(LST) dovute sui beni in ingresso, portandola in compensazione con i rimborsi dovuti per le esportazioni. Di conseguenza, lo status KB porta ad una mancata riscossione e a facilitazioni sull’IVA per quanto riguarda: (a)

importazione o acquisti di beni nazionali per la successiva lavorazione;

(b)

importazione di apparecchiature per l’ufficio che devono essere utilizzate solo da parte della medesima società KB;

(c)

importazione di macchinari per impianti, e macchinari direttamente collegati alla produzione che devono essere utilizzati solo dalla società KB medesima.

Le agevolazioni fiscali valgono anche per lo scambio di beni tra società entrambe KB, e tra una società KB ed i suoi sub-contraenti. Pertanto, l’IVA e l’LST non sono riscosse in relazione ai seguenti transiti di beni: (d)

spedizione di beni da una società KB ad altra società KB per la fase successiva di lavorazione;

(e)

spedizioni di beni e/o materiali da una società KB a una società non-KB all’interno dello spazio doganale;

(f)

prestiti di impianti, macchinari o attrezzature da una società KB ad un’altra società KB o ad una società non-KB all’interno della zona doganale, e la restituzione dei medesimi macchinari o attrezzature alla società KB nell’ambito di un accordo di subappalto.

Si noti inoltre che è possibile rinviare il pagamento dei dazi all’importazione e delle accise (ove dovute) su beni inviati ad una società KB dall’esterno della zona doganale indonesiana, nella misura in cui tali beni debbano essere ulteriormente lavorati. Inoltre, nessun dazio (ex art. 22, Income Tax Law) è riscosso sulle importazioni di apparecchiature per l’ufficio, impianti, macchinari ed attrezzature che sono direttamente legate alle attività produttive, e su beni che devono essere successivamente lavorati. Per mantenere lo status KB, una società deve rispettare i seguenti limiti massimi di volume di prodotti destinati al mercato domestico e diretti ad imprese non-KB: (g)

il 50% del valore della produzione dell’anno corrente per prodotti che non richiedono un’ulteriore lavorazione e che possono essere utilizzati da consumatori finali;

(h)

il 60% del valore della produzione dell’anno corrente per altri beni;

(i)

il 75% del valore della produzione dell’anno corrente per beni forniti a società operative nei settori minerario, gas e petrolio;

(j)

il 75% del valore della produzione dell’anno corrente per le società KB operative nel petrolio, gas, costruzione di navi, e industrie oleochimiche.

I valori devono essere riferiti a beni che sono: (k)

esportati;

(l)

inviati ad altre società KB;

(m) inviati ad una speciale struttura per l’importazione (Kemudahan Impor Tujuan Ekspor - KITE) per ulteriori lavorazioni; (n)

distrutti sotto la supervisione del Director General of Customs and Axcises (DGCE).

Kite Invece di chiedere uno status KB dal Ministero delle Finanze, una società orientata all’esportazione può chiedere lo status di KITE (Kemudahan Impor Tujuan Ekspor) al Director General of Customs and Axcises. Diversamente dall’agevolazione KB, questa agevolazione è applicabile solo per l’importazione di beni che verranno ulteriormente lavorati, o che saranno assemblati o uniti ad altri beni per la successiva esportazione. L’agevolazione comprende: (o) (p)

rinvio dei dazi sull’importazione e delle accise; mancata riscossione dell’IVA e dell’LST.

Per acquisire lo status di KITE, una società deve prima ottenere un Company Master Number (Nomor Induk Perusahaan / NIPER) dal Director General of Customs and Axcises. L’agevolazione può essere rinnovata ogni anno, deve essere supportata da almeno un piano per l’import e l’export per i 12 mesi successivi, e da un Export Realization Report per i 12 mesi precedenti.

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Free Trade Zone a Batam, Bintan e Karimun I beni diretti a società all’interno di una Free Trade Zone (Perdagangan Kawasan Bebas - KPB) ovvero scambiati tra società all’interno di tali zone sono esenti dai dazi sull’importazione e dalle accise. Inoltre, su questi beni non è imposta alcuna tassa (i.e., IVA, LST e imposte ex art. 22 della Income Tax Law). I beni originati nella Free Trade Zone ed immessi nell’area doganale indonesiana sono soggetti a dazi sull’importazione e alle tasse. Alcune delle condizioni amministrative richieste alle società situate in una Free Trade Zone sono le seguenti: • • • • •

la Business License della società deve essere rilasciata dal Management Board della Free Trade Zone (Badan Pengusahaan Kawasan – BPK); una Master List (indicazione del tipo di beni e quantità) deve essere rilasciata dal medesimo Management Board. I beni dovrebbero riguardare l’attività svolta dalla società; i beni di consumo presenti nella Free Trade Zone devono essere stati spediti da parte di imprenditori registrati; sono in vigore le procedure doganali (compresi il controllo e le sanzioni); nessun obbligo di essere registrati come un’impresa tassabile (Pengusaha Kena Pajak / PKP) ai fini IVA;

Le transazioni relative a beni intangibili e servizi imponibili sono esenti da IVA, ad eccezione delle transazioni dirette ad altre zone doganali indonesiane ed aziende della Bonded-Zone. Per quanto riguarda gli incentivi alle imposte sul reddito, essi sono previsti rispettivamente per 2315 e per 1516 settori di attività in regioni designate.

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I 23 settori di attività sopra indicati sono i seguenti: (1) sviluppo degli allevamenti di animali (Pengembangan peternakan); (2) utilizzo di piani forestali (Usaha Pemanfaatan Hutan Tanaman IUPHHK-HTI (HTI)); (3) miniere di carbone (Penambangan dan Pemanfaatan Batubara Mutu Rendah (Low Rank Coal)); (4) commercio di energia geotermica (Pengusahaan Tenaga Panas Bumi); (5) allevamento e settore caseario (Kelompok Industri Susu dan Makanan dari Susu); (6) alimentare (Kelompok Industri Makanan Lainnya); (7) tessile e abbigliamento (Kelompok Industri Tekstil dan Industri Pakaian Jadi); (8) carta e derivati (Kelompok Industri Bubur Kertas (Pulp), Kertas dan Kertas Karton / Paper Board), (9) raffineria di olio naturale (Pengilangan Minyak Bumi); (10) raffinazione di gas naturale (Pembangunan kilang mini gas Bumi (Industri Pemurnian dan Pengolahan gas Bumi); (11) chimica industriale (Kelompok Industri Bahan Kimia Industri), (12) altre industrie chimiche (Kelompok Industri Barang-Barang Kimia Lainnya), (13) fibre sintetiche (Kelompok Industri Serat Buatan); (14) gomma e derivati (Kelompok Industri Karet dan Barang dari Karet); (15) porcellana (Kelompok Industri Barang-Barang dari Porselin); (16) metallurgie (Kelompok Industri Logam Dasar Besi dan Baja); (17) metalli non ferrosi (Kelompok Industri Logam Dasar Bukan Besi), (18) macchinario (Kelompok Industri Mesin dan Perlengkapannya), (19) motori elettrici, generatori, trasformatori industriali (Kelompok Industri Listrik motore, generatore, dan Transformator); (20) elettronica e telematica (Kelompok Industri Elektronika dan Telematika); (21) trasporti via terra (Kelompok Industri Alat Angkut Darat); (22) contieristica navale (Kelompok Industri Pembuatan dan dan Perbaikan Kapal Perahu) e (23) lavorazione dei metalli non ferrosi (Industri Pembuatan Logam Dasar Bukan besi). I 15 settori di attività sopra indicati sono i seguenti: (1) sviluppo di colture alimentari (Pengembangan tanaman Pangan); (2) sviluppo dell’orticoltura (Pengembangan Budidaya Hortikultura); (3) trasformazione alimentare (Kelompok Industri Pengolahan Makanan); (4) industrie manifatturiere basate sulla lavorazione di risorse agro-naturali (Kelompok Industri Pengolahan SDA berbasis Agro); (5) cuoio, prodotti in pelle e calzature (Kelompok Industri Kulit, Barang dari Kulit, dan Alas Kaki); (6) carta e derivati (Kelompok Industri Kemasan dan Kotak dari Kertas dan Karton); (7) materiali plastici (Kelompok Industri Barang dari Plastik); (8) cementifici (Kelompok Semen Industri, Kapur, dan Gips); (9) accumulatori elettrici e batterie (Kelompok Industri Akumulator Listrik dan Batu Baterai); (10) cantieristica navale (Kelompok Industri Pembuatan dan dan Perbaikan Kapal Perahu); (11) arredamento (Kelompok Industri furnitur); (12) piscicoltura (Penangkapan Ikan di Laut dan Pengolahannya (Usaha Terpadu); (13) pesca e trattamento di crostacei (Crustacea Penangkapan Laut dan Pengolahanya (Usaha Terpadu); (14 pesca e trattamento di molluschi marini (Mollusca Penangkapan Laut dan Pengolahanya (Usaha Terpadu) e (15) logistica.

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Controllo dei flussi di valuta

Considerazioni generali In generale, in Indonesia non vi è controllo sui flussi di valuta. Un soggetto può liberamente detenere, utilizzare e trasferire fondi in valuta straniera. Tuttavia, il trasferimento di tali fondi da e verso l’estero è subordinato ad un obbligo di segnalazione alla banca centrale dell’Indonesia, Bank of Indonesia. L’obbligo di segnalazione incombe sulla parte indonesiana. La legge n. 24 del 17 maggio 1999 sul Flow of Foreign Exchange Flow and the Exchange Rate System impone obblighi di segnalazione alla Bank Indonesia suI flusso di valute straniere, da e verso l’estero, effettuati da istituti bancari, istituti finanziari e da società indonesiane che non svolgono attività finanziaria. Per quanto riguarda queste ultime, Bank Indonesia ha emanato i seguenti regolamenti di attuazione: Bank Indonesia Regulation n. 4/2/PBI/2002 del 28 marzo 2002 (come modificato dal Bank Indonesia Regulation n. 5/1/PBI/2003 del 31 gennaio 2003), riguardante il Monitoring of the Flow of Foreign Exchange Activities of Non-Financial Companies, e la Circular Letter della Bank Indonesia n. 5/24/DSM del 3 ottobre 2003 (come modificata dalla Circular Letter della Bank Indonesia n. 9/9/DSM del 9 aprile 2007), relativa al Reporting of Foreign Exchange Activities of Non-Financial Companies (“Regulation 4/2”).

Le transazioni commerciali con cittadini indonesiani, con soggetti residenti o non residenti in Indonesia In via preliminare, si consideri quanto segue: “Residente” è una persona fisica, una persona giuridica o qualsiasi altra entità domiciliata o che ha in programma di essere domiciliato in Indonesia. “Non-residente” è una persona fisica, una persona giuridica o qualsiasi altra entità non domiciliata o che non ha in programma di essere domiciliata in Indonesia. “Cittadino” è definito in base alla legge n. 12 del 2006 sulla cittadinanza indonesiana come un cittadino di un paese secondo le norme ivi vigenti. Non vi sono restrizioni specifiche per i soggetti stranieri in relazione all’utilizzo di valute straniere per attività commerciali con cittadini indonesiani, residenti o non-residenti. Tuttavia le controparti locali sono tenute a segnalare a Bank Indonesia le transazioni in valute estere. In base al Bank Indonesia Regulation le transazioni che non sono effettuate tramite una banca indonesiana locale o un istituto finanziario (i.e., quelle transazioni effettuate tramite conti correnti esteri della società) devono essere segnalati a Bank Indonesia. Secondo la Regulation 4/2, devono essere segnalate a Bank Indonesia le transazioni che comportano il movimento di attività e passività finanziarie tra un soggetto residente e un soggetto non-residente, ed i movimenti di attività e passività finanziarie estere tra soggetti residenti. Per “attività finanziarie estere” si intendono in generale i cespiti della società in forma di crediti nei confronti di soggetti non-residenti, sia in valuta estera che in rupie, anche in forma di partecipazioni al capitale sociale di società estere, risparmi depositati in banche estere, e possesso di titoli di credito emessi da soggetti non-residenti. Per “passività finanziaria estera” si intendono invece gli oneri della società nei confronti di soggetti non-residenti, sia in valuta estera che in rupie, ivi compresi prestiti off-shore e debiti verso società estere. Ciò detto, l’obbligo di segnalare i movimenti in valuta straniera si applica solo alla controparte indonesiana nel caso in cui: (i) abbia un patrimonio o un fatturato annuo pari ad almeno 100 miliardi di Rupie (la determinazione del patrimonio complessivo e del reddito lordo deve essere basata sul bilancio sottoposto a revisione contabile o, in mancanza, sul bilancio non revisionato); (ii) non svolga attività in valuta estera attraverso una banca o un istituto finanziario indonesiano; (iii) sia una banca, un istituto finanziario o una società non finanziaria indonesiani. La violazione dell’obbligo di segnalazione comporta sanzioni penali o amministrative.

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Controlli sugli investimenti (a) Restrizione sugli investimenti diretti Non tutti i settori di attività sono aperti agli investimenti ed agli investimenti stranieri. Gli investitori devono quindi verificare la Investment Negative List che elenca quali settori sono aperti agli investimenti stranieri, ovvero che sono aperti solo a determinate condizioni. In base a tale elenco, i seguenti settori non sono aperti agli investimenti diretti stranieri in Indonesia: • • • • •

attività riservate alle micro, piccole, medie imprese e cooperative; attività per le quali è richiesto un partenariato (kemitraan); attività per le quali sono richiesti determinati accordi tra i soci; attività che possono essere svolte solo in certi luoghi; attività per le quali è richiesta una licenza speciale. (b) Applicabilità della Negative List

La Investment Law n. 25 del 2007 (“Investment Law”) definisce un investimento come “un investimento diretto con l’eccezione degli investimenti indiretti o mobiliari”, cosicchè la Investment Negative List non si applicherebbe agli investimenti indiretti o mobiliari realizzati sul mercato dei capitali. La Investment Law tuttavia, non definisce cosa rappresenti un “investimento mobiliare”. Prima dell’agosto 2008, l’indicazione “investimento mobiliare” includeva operazioni effettuate nel mercato dei capitali, e le società quotate in borsa erano esenti dalla Investment Negative List, ferme le eccezioni sopra indicate. Quanto precede seguiva una pratica consolidata in base alla quale le società quotate in borsa erano regolate dal BAPEPAM-LK e non dal Capital Investment Coordinating Board (Badan Koordinasi Penanaman modale o “BKPM”). Inoltre, fin dal 1995 i decreti Presidenziali escludevano le società quotate dalla Investment Negative List e, fino al luglio 2007, tale esclusione era indicata esplicitamente anche nell’elenco medesimo. A partire da quell’anno l’esclusione per le società quotate non è più stata indicata anche sull’elenco, presumibilmente ritenendo che la Investment Law fosse sufficientemente esplicativa. Nonostante la consolidata prassi da parte del BAPEPAM-LK, sembra che recentemente il BKPM abbia iniziato ad esercitare un certo potere sulle società quotate in borsa, adottando una politica secondo cui la Investment Negative List si applica anche alle società quotate ove l’investimento straniero determini la modifica dell’azionista di controllo della società. Questo orientamento però non è stato codificato. Per evitare confusione ed in ossequio alla certezza del diritto, il Governo indonesiano ha manifestato l’intenzione di chiarire lo status delle società quotate in occasione della revisione della Negative List in corso, che ad oggi non è ancora stata effettuata. In attesa del chiarimento, nella pratica qualsiasi investimento in società quotate la cui l’attività ricade, in tutto o in parte, nei settori indicati nella Investment Negative List, deve essere approvato dal BKPM.

Restrizione sugli investimenti indiretti (investimenti azionari) Ai fini di questa disamina, per “investimenti indiretti” si intende gli investimenti indiretti mobiliari, le cui transazioni avvengono sul mercato dei capitali domestico / nella borsa valori. In particolare, non sono consentiti investimenti diretti stranieri a favore di società quotate che operano, tra l’altro, nel settore bancario e nelle telecomunicazioni. (a) Investimenti nel settore bancario Per quanto riguarda le banche commerciali, il Government Regulation n. 28 del 7 maggio 1999 su Bank Mergers, Consolidations and Acquisitions (“Regulation 28/1999”) prevede il limite del 99% per la proprietà di azioni da parte di investitori stranieri, e che almeno l’1% di azioni non quotate appartenga a persona/e fisiche o giuridiche indonesiane. Un certo numero di banche ha ritirato quindi l’1% delle loro azioni dalla quotazione, con la conseguente possibilità che il 100% delle azioni in circolazione possa essere detenuta da stranieri. Per le società quotate, la verifica che i requisiti di legge siano osservati è effettuata dalla Borsa Indonesiana (“IDX”) e dal c.d. Share Registrar. Ogni banca quotata è infatti tenuta a depositare alla IDX una relazione mensile che riporti, tra l’altro, l’indicazione dei soci, mentre lo Share Registrar deve presentare una relazione mensile sull’azionariato delle società ammesse al Capital Market and Financial Institutions Supervisory Body (Badan Pengawas Pasar modale dan Lembaga Keuangan o “BAPEPAM-LK”). Quando il limite per gli investimenti stranieri è stato raggiunto, gli acquirenti stranieri possono acquisire azioni solo da altri (venditori) stranieri. Il rispetto delle percentuali sopra indicate è altresì monitorata da Bank Indonesia, quale organo di vigilanza, mediante la richiesta alle banche di presentare periodicamente prospetti sull’azionariato straniero.

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(b) Acquisto di azioni bancarie e requisiti Gli investitori devono ottenere l’approvazione di Bank Indonesia prima di effettuare qualsiasi acquisto che sia pari o superiore al 25% delle azioni complessivamente emesse da un istituto bancario, ovvero anche nel caso in cui sia inferiore al 25% del capitale ove tale quota incida sul controllo dell’istituto. Questa regola si applica ad ogni investimento in istituti bancari, sia tramite investimenti diretti che indiretti. L’approvazione da parte di Bank Indonesia non è tuttavia necessaria nel caso in cui l’acquirente delle azioni non deve essere registrato nello share registrar della banca. Bank Indonesia impone ulteriori requisiti sulla proprietà di azioni bancarie: infatti, ogni acquisto di una quota dal 5% al 25% deve essere comunicato a Bank Indonesia da parte del Consiglio di Amministrazione della banca entro 10 giorni dalla registrazione delle azioni nello share registrar. (c) Investimenti nelle telecomunicazioni Una società che opera nelle telecomunicazioni può quotare le proprie azioni in borsa fino ad un massimo del 20% del capitale emesso e sottoscritto, considerando in tale quota anche le azioni già detenute da cittadini od enti stranieri. Il cittadino / l’ente straniero può acquistare azioni di queste società solo mediante l’acquisto in borsa, fino al 100% delle azioni circolanti, a condizione che le azioni circolanti appartengano ad almeno due azionisti stranieri17. (d) Obblighi di segnalazione Un cittadino e/o un’ente straniero che acquista azioni di una società di telecomunicazioni quotata in una borsa valori indonesiana è obbligato a presentare una relazione sulla transazione alla BAPEPAM-LK, secondo i termini previsti dalla normativa vigente sul mercato dei capitali, ed inviandone altresì copia al Ministero delle Comunicazioni, Informazioni e Tecnologia.

Trasferimento di valuta (a) Restrizioni sul tasso di cambio Le parti sono libere di determinare il tasso di cambio che sarà applicato alle loro transazioni, e di usare un cambio di riferimento, quale ad esempio il tasso medio di cambio indicato da Bank Indonesia. Non vi sono normative che limitino il trasferimento di fondi in valuta straniera verso o dall’Indonesia. Tuttavia, il Bank Indonesia Regulation n. 7/14/PBI/2005 e la Circular Letter of Bank Indonesia n. 7/23/DPD, così come modificata dalla Circulare Letter of Bank Indonesia n. 7/44/DPD/2005 del 15 settembre 2005 sulle Restrictions on Rupiah Transactions and Foreign Currency Loans Offered by Banks, prevedono quanto segue: (i)

le banche non possono trasferire Rupie su un conto corrente detenuto presso banche locali da parte di uno straniero, ovvero cointestato tra una parte straniera ed una non-straniera, salvo che il trasferimento di rupie a favore del conto corrente dello straniero (presso la banca locale) sia effettuato in relazione ad una determinata attività economica svolta in Indonesia (i.e., la cessione di quote societarie, il pagamento di dividendi, vendita di titoli o di crediti); ovvero, se il trasferimento è effettuato tra conti correnti di banche locali, di proprietà del medesimo soggetto straniero; (ii) le banche non possono effettuare trasferimenti di rupie a favore di conti correnti di stranieri e/o ovvero ad un conto corrente cointestato tra un locale ed uno straniero detenuto presso una banca offshore; (iii) alle banche è vietato trasferire rupie a favore di parti non-straniere fuori dell’Indonesia. Il termine “parte straniera” include i cittadini stranieri, enti/istituzioni straniere, i cittadini indonesiani aventi residenza stabile all’estero e privi di un domicilio in Indonesia, nonchè uffici di banche indonesiane o soggetti giuridici indonesiani domiciliati all’estero. Le violazioni di queste regole sono soggette a sanzioni amministrative. Nonostante le disposizioni sopra indicate si applichino solo alle banche indonesiane, in pratica la restrizione influenza anche le controparti della transazione poiché non è consentito trasferire fondi in valuta indonesiana tramite le banche indonesiane all’estero. (b) Restrizioni al trasferimento di valuta estera da o verso l’Indonesia Un soggetto può liberamente detenere, utilizzare e trasferire fondi in valuta straniera. Tuttavia, il trasferimento

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Art. 27, comma 1, 2, 3 e 4, GR 50/2005

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di fondi in valuta straniera da e verso l’estero è soggetto ad un obbligo di segnalazione a Bank Indonesia, come sopra delineato. Il Bank Indonesia Regulation n. 4/8/PBI/2002 su Requirements in respect of the Carrying of Cash in Rupiah Currency out of or into the Customs Territory of the Republic of Indonesia (“Regulation n. 4/2002”) prevede che il trasporto di contante per importi superiori a 100.000.000 rupie (cento milioni di rupie) fuori dall’Indonesia debba essere autorizzato da Bank Indonesia. L’autorizzazione è concessa solo se i fondi sono trasferiti per le seguenti finalità: a. test di sportelli automatici; b. esibizioni all’estero; c. scopi diversi da quelli sopra indicati che Bank Indonesia ritiene di interesse pubblico.

Le attività di penetrazione commerciale Il quadro legislativo In generale le transazioni commerciali (che solitamente si riflettono in accordi commerciali) sono regolate dalla legge indonesiana. Tuttavia, se una delle parti è straniera, le parti possono decidere che la legge regolante l’accordo sia diversa da quella indonesiana, senza che sussita alcun obbligo di registrazione o di segnalazione al riguardo. (a) Legge antitrust Tutte le operazioni commerciali entro il territorio della Repubblica di Indonesia devono rispettare le leggi ed i regolamenti antitrust. In generale, agli operatori è vietato svolgere attività, prendere accordi o concludere contratti che possano determinare una concorrenza sleale e ledere l’interesse pubblico. La legge indonesiana in materia di antimonopolio prevede che ogni fusione, consolidamento o acquisizione che realizzi un valore aggregato superiore a 2,5 miliardi di rupie (circa 295.000.000 dollari americani) e/o il cui valore di vendita superi i 5 miliardi di rupie (circa 590.000.000 dollari americani) deve essere notificato all’Indonesian Business Competition Supervisory Commision (Komisi Pengawas Persaingan Usaha - KPPU) entro e non oltre 30 giorni da quando tale fusione, consolidamento o acquisizione è divenuto efficacie. Il KPPU è infatti la commissione che ha il compito di garantire che gli operatori non conducano pratiche monopolistiche e/o di concorrenza commerciale sleale. (b) Normative ambientali Tutte le aziende in Indonesia sono tenute a rispettare le leggi e i regolamenti ambientali vigenti e sono tenute a fare in modo che le loro attività non causino danni all’ambiente e/o inquinamento ambientale. Le aziende che svolgono attività che potenzialmente hanno un impatto sull’ambiente sono tenute a sottoporsi ad una verifica ambientale e di ottenere l’Environmental Impact Assessment (AMDAL), l’Environmental Management Report (UKL), e l’Environmental Monitoring Report (UPL). (c) Licenze e permessi In linea di principio, tutte le attività commerciali che si intendono svolgere nella Repubblica d’Indonesia sono soggette ad approvazione governativa, che viene concessa tramite un sistema di permessi e licenze a seconda del tipo di attività svolta. Ad esempio, per le attività di commercio e servizi in generale, la licenza richiesta è la cosiddetta Trading Business License (Surat Izin Usaha Perdagangan - SIUP); per le attività edilizie e di costruzione è la Construction Services Business License (Izin Usaha Jasa Konstruksi - IUJK); per le attività estrattive, la Mining Business License (Izin Usaha Pertambangan - IUP); per l’acquisto di terreni, il Location Permit (Izin Lokasi). Quale pre-requisito per ottenere le licenze ed i permessi sopraindicati, è necessario prima ottenere delle licenze ausiliarie, quali il Certificate of Company’s Domicile (Surat Keterangan Domisili Perusahaan - SKDP), il Company Registration Certificate (Tanda Daftar Perusahaan - TDP) ed il Taxpayer Identification Number (Nomor Pokok Wajib Pajak - NPWP). (d) Tenuta dei libri contabili Gli investitori devono mantenere i libri contabili locali in base ai Generally Accepted Accounting Principle (GAAP) indonesiani, in lingua indonesiana o in lingua inglese. La Company Law dell’Indonesia prevede altresì che tutte le società a responsabilità limitata debbano depositare il proprio bilancio annuale.

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(e) Leggi a tutela dei consumatori In Indonesia è in vigore la legge n. 8 del 1999 sulla Consumer Protection con i suoi regolamenti attuativi, la quale disciplina il controllo governativo sulla produzione, sull’etichettatura, sulla promozione, pubblicità e distribuzione di beni e servizi. (f) Controllo dei prezzi In Indonesia vige il controllo dei prezzi per taluni beni quali il legno, lo zucchero, il sale, il carbone, l’olio di palma ed altri prodotti strategici, così come disciplinati da ciascuna agenzia governativa rispettivamente responsabile per il bene in questione. Per esempio, il prezzo di riferimento per il carbone è stabilito dalla Directorate General of Coal and Geothermal, mentre il prezzo di riferimento dello zucchero è stabilito dal Ministero del Commercio. (g) Registrazione dei prodotti Alcune categorie di prodotti, quali cibo, apparecchiature mediche, cosmetici, medicine e prodotti inerenti il nucleare, devono essere registrati presso l’agenzia governativa rispettivamente responsabile per ciascun prodotto. Pertanto, il cibo, i cosmetici ed i prodotti medicinali devono essere preventivamente registrati presso la Food and Drugs Supervisory Agency; le apparecchiature mediche presso il Ministero della Salute; le apparecchiature relative ad energia nucleare presso la Nuclear Energy Regulatory Agency. La procedura di registrazione richiede circa 1-2 mesi, a seconda del tipo di prodotto. Per la registrazione è previsto il pagamento di una tassa. (h) Vendita di beni Non ci sono restrizioni sul modo, tempo e luogo di vendita di beni. Tuttavia, in Indonesia gli investitori stranieri non possono svolgere attività di commercio al dettaglio. Le principali forme contrattuali utilizzate per gli investimenti stranieri sono le seguenti: (i) joint-venture o partecipazione societaria (come meglio descritte nel seguente capitolo 6); (ii) contratti di agenzia, conclusi sia direttamente tra la parte straniera ed un agente indonesiano, ovvero tra un Ufficio di Rappresentanza ed un agente indonesiano (come descritto nel paragrafo seguente); (iii) contratti di frasnchising.

Disciplina doganale La determinazione del valore dei beni a fini doganali è sostanzialmente effettuata dagli esportatori e dagli importatori. Il Customs Department procede alla valutazione dei beni solo se ritiene che il valore indicato dall’importatore o dall’esportatore sia inesatto. Per le formalità doganali, la dichiarazione di importazione dei beni deve essere presentata a mani ovvero mediante il sistema elettronico di scambio dei dati; nel caso di importazione di beni, i dazi doganali e le imposte devono essere state assolte. Il dazio è determinato moltiplicando il valore dei beni per l’aliquota prevista. Esso è stabilito sulla base del Sistema Armonizzato dei Codici. Infine, l’Indonesia è membro dell’Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio (GATT) e l’ASEAN Free Trade Agreement (AFTA).

Ufficio di rappresentanza Le imprese straniere possono aprire e gestire uffici di rappresentanza in Indonesia, secondo la disciplina di seguito indicata. Come suggerisce il nome stesso, questi uffici “rappresentano” le attività straniere in Indonesia. (a) Disciplina, autorità di riferimento e licenze Un Ufficio di Rappresentanza rientra pienamente nell’ambito di “investimento straniero” in Indonesia. Gli investimenti stranieri in generale sono ora disciplinati dalla Legge n. 25 del 2007 (“Investment Law”). Il regolamento generale prevalente sugli investimenti è il Decree of the Head of the Investment Coordinating Board n. 57/SK/2004 del 20 luglio 2004 (“Investment Decree”) che ha revocato il Decreto n. 38/SK/1999 del 6 ottobre 1999. L’Investment Decree è tuttora in vigore, unitamente alla Investment Law. Un Ufficio di Rappresentanza infatti è soggetto alla giurisdizione del Capital Investment Coordinating Board (“BKPM”), istituito con la medesima Investiment Law. L’art. 10 dell’Investment Decree prevede che per costituire un Ufficio di Rappresentanza si debba ottenere la licenza da parte del BKPM. Si aggiunga che anche il Ministero dell’Industria e del Commercio, ente distinto dal BKPM, è solito approvare gli investimenti stranieri in Indonesia, e dunque un Ufficio di Rappresentanza rientrerà altresì nella competenza di tale Ministero ove la sua attività sia riferibile al trading. Gli artt. 7 e 9 del Regolamento del Ministero del

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Commercio n. 10/M-DAG/PER/3/2006 del 29 marzo 2006 sulla Licensing of Representative of a Foreign Trading Company (“Regolamento MoT”), che ha revocato il Decreto del Ministero dell’Industria e del Commercio n. 402/MPP/Kep/11/1997 del 3 novembre 1997, prevedono che la sede centrale e la filiale degli Uffici di Rappresentanza di una società straniera che si occupa di trading debbano ottenere i permessi Surat Ijin Usaha Perwakilan Perusahaan Perdagangan Asing (“SIUP3A”). Il SIUP3A è rilasciato dal Director of Business Development and Company Registration per conto del Director General of Domestic Trade. Il Regolamento MoT è stato inoltre modificato dal Regulation del Ministero del Commercio n. 28/M-DAG/ PER/6/2010 del 24 giugno 2010, sulle Provision and Procedures For the issuance of the Business Licence for a Representative Office of Foreign Trading Companies. Inoltre, in base alla Regulation del Ministero del Commercio n. 01/M-DAG/PER/1/2012 del 2 gennaio 2012, il Ministero del Commercio non è più responsabile della concessione delle licenze agli Uffici di Rappresentanza. Pertanto, a partire da marzo 2012, tutte le licenze per gli uffici di rappresentanza, inclusi gli Uffici di Rappresentanza regionali e che operano nel trading sono rilasciate dal BKPM. In base a tale normativa, il Ministero del Commercio dovrà delegare il potere di rilasciare le licenze per il commercio, inclusi i permessi SIUP3A al capo del BKPM. Nonostante l’autorizzazione per il rilascio del permesso spetti al BKPM, gli Uffici di Rappresentanza sono ancora soggetti al Regolamente MoT sopra indicato. (b) Attività dell’ufficio di rappresentanza L’art. 2 del Regolamento MoT prevede che un ufficio di rappresentanza possa svolgere le seguenti attività: l.

agente di vendita o agente per la produzione;

m. agente per gli acquisti. Secondo l’art. 3 del MoT, un ufficio di rappresentanza può altresì svolgere le seguenti attività per conto di una società straniera, che rappresenta: • • • •

svolgere attività di marketing dei beni prodotti della società straniera; condurre ricerche di mercato, controllare la distribuzione domestica dei beni; condurre ricerche di mercato delle merci acquistate dalla società straniera che rappresenta e fornire informazioni sui requisiti per l’esportazione; concludere contratti in nome e per conto della società straniera con una società locale, in particolare nell’ottica di attività di export.

Ai sensi dell’art. 4 del Regolamento MoT, un ufficio di rappresentanza non può eseguire direttamente transazioni commerciali per tutta la sua durata. In definitiva, l’Ufficio di Rappresentanza non può vendere direttamente i beni del committente, ma può esclusivamente promuoverle. Ad esempio, ogni contratto con un cliente indonesiano deve essere stipulato tra la società committente – e non l’ufficio di rappresentanza - ed il cliente indonesiano. Inoltre le merci devono essere effettivamente fornite dal committente, e non dall’ufficio di rappresentanza. (c) Dipendenti L’art. 11, comma 1, del Regolamento MoT prevede che sia un cittadino indonesiano o straniero possa essere impiegato sia come Chief sia della sede principale dell’ufficio di rappresentanza, sia di una sede secondaria dell’ufficio medesimo. Gli stranieri possono altresì essere impiegati come assistenti sia nella sede principale, sia nella sede secondaria, ed essere assegnati alla promozione, all’indagine di mercato o al controllo degli acquisti e delle vendite. La previsione dell’art.11 non è ritenuta una restrizione all’attività di un ufficio di rappresentanza. In base all’art. 12 del Regolamento MoT, per ogni straniero occupato in un ufficio di rappresentanza devono essere impiegati “almeno 3 cittadini indonesiani, addetti a mansioni qualificate o amministrative”, e tale circostanza deve esssere provata da un contratto di lavoro valido, che includa copia del documento di identità e della busta paga. L’art. 13 del Regolamento MoT prevede che gli stranieri debbano richiedere un permesso di lavoro per espatriati, che viene rilasciato sulla base di una recommendation del Director of Business Development and Company Registration. Inoltre, lo straniero che lavora per un ufficio di rappresentanza deve essere in possesso dei seguenti requisiti: a. aver conseguito una laurea o in possesso di un titolo di studio equivalente; e b. avere almeno 3 anni di esperienza nel settore, o in relazione alle proprie mansioni.

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(d) Obblighi di informazione Ai sensi dell’art. 25 del Regolamento MoT, ogni 6 mesi l’ufficio di rappresentanza deve presentare al Director of Business Development and Company Registration una relazione sulla attuazione della propria attività. Inoltre, ove richiesto deve presentare tutti i dati e le informazioni sull’attuazione della propria attività anche al Director General of Domestic Trade. (e) Ubicazione degli uffici di rappresentanza Ai sensi dell’art. 10, un ufficio di raprresentanza può essere ubicato nei capoluoghi di provincia o nelle regencies indonesiane.

Le principali forme di investimento Joint-ventures (a) Procedura di incorporazione di una joint-venture e requisiti legali In Indonesia una Joint-venture può essere costituita solo sotto forma di PT PMA, ovvero una limited liabilities companies con capitale straniero. La costituzione di una Joint-venture è disciplinata dalla Legge n. 40 del 2007 (“Company Law’’), che disciplina le Limited Liabilities Companies; tuttavia le società di Joint-venture sono atresì soggette alla Investment Law, ai relativi regolamenti attuativi ed alla Government Regulation n. 36 (GR 36) sui diritti di proprietà per gli stranieri. L’ente governativo responsabile per la costituzione della PT. PMA è l’Investment Coordinating Board (conosciuto in base all’acronimo indonesiano BKPM). La costituzione di una PT. PMA può richiedere da 1 a 2 mesi. In linea generale, la procedura prevede: •

Approvazione del nome Il primo passo consiste nell’ottenere l’approvazione del nome della nuova società, mediante apposita richiesta al Minister for Law and Human Rights. La richiesta deve essere effettuata dai soci fondatori, tramite un notaio, ed essere inviata in formato elettronico al Minister for Law and Human Rights per il tramite di un sistema di amministrazione del medeimo ministero noto come Sistem Administrasi Badan Hukum, SISMINBAKUM. Tempo previsto per l’approvazione: 7 giorni circa.

Registrazione della PT PMA presso il BKPM (ove richiesto) Il secondo passo riguarda la registrazione della PT. PMA presso il BKPM, mediante il deposito della relativa Investment Registration Form, unitamente ai documenti ivi richiesti. Tempo previsto: il regolamento del BKPM n. 12 del 2009 su Investment Application Rules and Procedures (Regulation No. 12/2009), stabilisce che il BKPM debba approvare la registrazione entro un giorno lavorativo dalla presentazione di tutti i documenti; nella pratica, il procedimento può richiedere un massimo di due settimane.

Sottoscrizione dell’atto costitutivo Il passo successivo è costituito dalla stesura e sottoscrizione dell’atto di costituzione in Indonesia, avanti ad un notaio. L’atto deve essere redatto in lingua indonesiana. Tempo previsto: approssimativamente 3 giorni, a seconda della disponibilità del notaio.

Certificate of Company Domicile (Surat Keterangan Domicili Perusahaan - SKDP) La richiesta per il SKDP deve essere effettuata avanti al responsabile del sub-distretto presso la giurisdizione competente per il domicilio della PT. L’SKDP è infatti la certificazione del domicilio del PT. Tempo previsto: circa 5 settimane dalla ricezione dell’applicazione completa.

Taxpayer Registration Number (Nomor Pokok Wajib Pajak - NPWP) La richiesta per il NPWP va presentata all’ufficio delle imposte competente per la sede dell’azienda. Tempo previsto: circa 5 settimane dal ricevimento della richiesta.

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Apertura del conto bancario e capitalizzazione Secondo la Company Law, una PT.PMA deve emettere e versare integralmente il proprio capitale sociale, ed il versamento deve essere dimostrato con la contabile del versamento da parte dei soci fondatori a favore del conto corrente bancario della PT.PMA. In pratica, in mancanza di tale prova, il notaio può rilasciare una dichiarazione nella quale indica che il versamento del capitale richiesto verrà effettuato non appena il Minister for Law and Human Rights avrà concesso la sua approvazione. Tempo previsto: circa 5 settimane dal ricevimento della richiesta.

Approvazione dell’atto costituvo da parte del Minister for Law and Human Rights L’atto costitutivo deve essere depositato al Minister for Law and Human Rights per la relativa approvazione al massimo entro 60 giorni dalla sottoscrizione dell’atto medesimo. La richiesta deve essere presentata elettronicamente al Minister for Law and Human Rights tramite il SISMINBAKUM. Con l’approvazione da parte del Ministero la PT ottiene la personalità giuridica. Tempo previsto: al massimo 14 giorni a decorrere dal deposito al Minister for Law and Human Rights dell’istanza, con i documenti richiesti. Nella pratica, può richiedere fino ad 1 mese dalla data della richiesta.

Iscrizione presso il Company Registry Office La PT è obbligata ad iscriversi presso il Company Registry Office competente per la giurisdizione dove ha sede. La registrazione deve essere effettuata entro 30 giorni dal rilascio dell’approvazione da parte del Minister for Law and Human Rights. Quale attestazione dell’avvenuta registrazione la PT riceverà il Company Registration Certificate (Tanda Daftar Perusahaan - TDP), rilasciato dal medesimo ufficio. Tempo previsto: 14 giorni circa dalla presentazione dell’applicazione corretta e completa. •

Pubblicazione nella State Gazette of the Republic of Indonesia. L’ultima incombenza riguarda la pubblicazione dell’atto costitutivo nella State Gazette of the Republic of Indonesia. Il processo di incorporazione è generalmente considerato concluso con la pubblicazione nella Gazette. Tempo previsto: secondo il regolamento, entro 14 giorni dall’approvazione da parte del Minister for Law and Human Rights, ma in pratica 1-2 mesi. (b) Costi e tasse

I costi e le tasse per la costituzione di una PT.PMA sono i seguenti: • •

• •

spese legali (nel caso in cui l’investitore nomini un consulente legale); spese notarili: per la predisposizione dell’atto costitutivo e per le relazioni con con le agenzie governative coinvolte nel procedimento di approvazione da parte del Minister for Law and Human RightS. Il notaio può inoltre dare assistenza per la richiesta di determinate licenze connesse alla costituzione della PT, quali il SKDP, il NPWP e il TDP; competenze per l’agente. Ci si può avvalere dell’assistenza di un agente per le richieste di licenze e permessi vari. L’agente terrà i contatti con le varie agenzie governative; costi amministrativi e tasse dovute alle agenzie governative. (c) Gestione di una joint-venture

Non vi sono norme che regolino specificamente quale debba essere la cittadinanza dei membri del Consiglio di Amministrazione di una Joint-venture. Secondo la Company Law, il modello di gestione di una Joint-venture è una struttura dualistica, la quale prevede il Board of Directors (BOD) quale organo esecutivo ed il Board of Commissioners (BOC) quale organo di sorveglianza. Il BOC non ha una funzione esecutiva se non nel caso di assenza di tutti i membri del BOD, ovvero nel caso in cui tutti i membri del BOD hanno un conflitto di interesse con quello della società. Il BOC è definito come l’organo dell’azienda che ha il compito di supervisionare e fornire assistenza al BOD. Il BOD è responsabile della gestione della società, nell’interesse della società e in ragione degli scopi e degli obiettivi della società. È l’organo rappresentativo della società, anche in giudizio, secondo le previsioni dello statuto.

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Secondo il decreto presidenziale n. 75 del 1995 su Use of Expatriate Manpower (”PD 75”), in una Joint-venture o PT PMA a capitale interamente o parzialmente straniero, gli stranieri di qualsiasi nazionalità possono essere membri del BOD e del BOC. (d) Aspetti fiscali Chi ha effettuato investimenti in Joint-ventures in Indonesia ma non è direttamente coinvolto nell’attività, è tenuto a pagare le imposte in Indonesia solo sui dividendi ovvero sui profitti derivanti dalla cessione di quote o interessi nella società di Joint-venture. Gli investitori direttamente coinvolti nell’attività operativa della Joint-venture si ritiene invece che abbiano una stabile organizzazione in Indonesia e pertanto sono soggetti alla tassazione ordinaria prevista per le società. L’imposta per il reddito d’impresa è normalmente pari al 25% del reddito netto imponibile. Le società che sono, tra l’altro, quotate per almeno il 40% del capitale hanno diritto ad uno sconto del 5% sull’aliquota ordinaria, e dunque sono soggette ad una aliquota effettiva del 20%. Le piccole imprese (i.e. imprese con un fatturato annuo che non supera i 50 miliardi di rupie) hanno diritto ad una riduzione del 50% dell’aliquota sulla parte di reddito imponibile fino a 4,8 miliardi di rupie. I soggetti fiscalmente residenti in Indonesia e le stabili organizzazioni di società straniere devono adempiere le proprie obbligazioni fiscali mediante pagamenti diretti, mediante ritenute fiscali alla fonte, ovvero con una combinazione di tali pagamenti. Le società straniere senza una stabile organizzazione in Indonesia devono assolvere le proprie obbligazioni fiscali sui redditi generati in Indonesia mediante una ritenuta alla fonte effettuata dal soggetto indonesiano che corrisponde il relativo reddito. I pagamenti mensili delle imposte (art. 25 Income Tax Law) costituiscono la prima parte dei pagamenti dovuti da soggetti fiscalmente residenti in Indonesia e dalle stabili organizzazioni indonesiane, quale anticipo per le imposte societarie dovute per l’anno in corso. La rata mensile è generalmente calcolata in base alla dichiarazione dei redditi più recente. Una rateizzazione speciale è prevista per i nuovi contribuenti, per le società di leasing, per le banche e le società statali. Le ritenute fiscali operate da terzi su determinati redditi (art. 23 Income Tax Law), e le imposte che devono essere corrisposte anticipatamente in relazione a determinate transazioni (i.e., art. 22 Income Tax on imports) costituiscono parimenti un anticipo sulle imposte della società per l’anno in corso dovute da chi ha percepito il reddito o ha effettuato l’importazione. Ove l’importo complessivo delle imposte pagate in via anticipata nel corso dell’anno fiscale (Articoli 22, 23 e 25 Income Tax Law) e delle tasse pagate all’estero (art. 24 Income Tax Law) risulti inferiore al totale delle imposte dovute, la società dovrà provvedere al pagamento della differenza prima del deposito della propria dichiarazione dei redditi. Tale pagamento è indicato come ‘art. 29 dell’Income Tax’. Alcuni tipi di reddito percepiti da soggetti fiscalmente residenti o da enti con una stabile presenza in Indonesia sono subordinati ad imposte finali sul reddito. A tale riguardo, la ritenuta fiscale effettuata da terzi (come indicato dall’art. 4(2) dell’Income Tax) costituisce il pagamento definitivo delle imposte dovute per quel tipo di reddito. Per quanto riguarda le società straniere senza una organizzazione stabile in Indonesia, la trattenuta fiscale su redditi originati in Indonesia ad opera della parte indonesiana che corrisponde quel reddito (art. 26 Income Tax Law) costituisce l’intera imposta dovuta. A Profitti delle imprese. I profitti imponibili delle società sono determinati in base ai principi contabili tradizionali, così come stabiliti dai recenti adeguamenti fiscali. Generalmente è ammessa una detrazione per le spese sostenute al fine di ottenere, raccogliere e mantenere una redditività aziendale imponibile. Può tuttavia sorgere un problema di competenza, poichè una spesa registrata come costo non può essere immediatamente reclamata come deduzione per le imposte. B Deduzioni non consentite. Le deduzioni non consentite sono le seguenti: 1

2 3 4

Benefits-in-kind (“BIKs’”, quali alloggio gratuito, 50% dei costi di acquisto e mantenimento di auto aziendali, tutti i beni necessari per svolgere la prestazione lavorativa (escluso il vitto) come l’abbigliamento antinfortunistico, le uniformi, le spese di trasporto da/per il luogo di lavoro, l’alloggio per gli equipaggi delle navi, le spese per provvedere ai BIKs nelle zone remote, ed il 50% dei costi per acquisto e mantenimento di telefoni cellulari; spese private; omaggi non aziendali e aiuti, ad eccezione della zakat (la carità secondo i principi islamici); provvigioni. Tuttavia, alcuni tipi di provvigioni possono essere classificate come deducibili: ad esempio, provvigioni di fondi di svalutazione crediti per compagnie bancarie e finanziarie, assicurazione crediti per agenzie assicurative, depositi cauzionali per la Deposit Insurance Corporation (Lembaga Penjamin

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Simpanan/LPS), spese di bonifica per le società minerarie e forestali, recintazione e manutenzione per le industrie della lavorazione dei rifiuti; 5 imposte sul reddito; 6 sanzioni fiscali; 7 distribuzione di utili; 8 contributi del datore di lavoro per assicurazione sulla vita, sulla salute e contro gli infortuni, contributi a fondi pensione non approvati, a meno che tali contributi non siano ritenuti parte del reddito imponibile dei dipendenti; 9 spese relative a redditi che sono tassati sulla base di un’aliquota fissa (i.e., interessi sui depositi); 10 spese effettuate in relazione a crediti esenti (i.e. interessi su prestiti utilizzati per comprare azioni, dove i dividendi che vengono distribuiti non sono soggetti all’imposta sul reddito); 11 salari o compensi ricevuti per rapporti di partnership, la cui partecipazione non si basa su quote azionarie; C Perdite. Le perdite possono essere computate nei periodi d’imposta successivi fino ad un massimo di cinque anni. Tuttavia, per determinate categorie di aziende o per società con determinate concessioni, il periodo può essere esteso fino ad un massimo di dieci anni. Il riporto all’indietro delle perdite (c.d. carryback) non è permesso; il consolidato fiscale non è ammesso. D Distribuzione degli utili. L’imposta sui dividenti viene trattenuta come segue: a.

Distribuzione a favore di soggetti residenti I dividendi che una limited liabilities company incorporata in Indonesia (perseroan Terbatas/PT), una cooperativa o una società statale ricevono da una società indonesiana sono esenti da tasse se sono soddisfatte le seguenti condizioni: (a) i dividendi sono pagati con i redditi accantonati; e (b) la società che riceve i dividendi detiene almeno il 25% del capitale sociale versato della società che effettua la distribuzione. Ove le condizioni sopra indicate non siano soddisfatte, la società che riceve i dividendi è soggetta a tassazione secondo l’aliquota fiscale ordinaria. Alla loro approvazione, i dividendi sono soggetti ad una ritenuta fiscale del 15%, così come prevista dall’art. 23 dell’Income Tax Law. L’importo trattenuto costituisce un pagamento anticipato delle imposte societarie dovute da parte del soggetto che li riceve. Anche i dividendi derivanti da partnership, sponsor, fondazioni e organizzazioni similari sono soggetti allo stesso Art.23 dell’Income Tax Law. I dividendi corrisposti alle associazioni, agli sponsor e alle fondazioni sono soggetti alla medesima imposta del 15%; i dividendi corrisposti a persone fisiche, fiscalmente residenti in Indonesia, sono soggetti ad una imposta massima del 10%.

b.

E

Distribuzione a favore di soggetti non-residenti: La ritenuta alla fonte su dividendi è del 20% (inferiore per soggetti residenti in Paesi ove sono in vigore specifici trattati) ed è dovuta sui dividendi pagati a soggetti che non sono residenti.

Margini di profitto presunti. Per le attività di seguito indicate sono previsti determinati margini di profitto presunti a fini fiscali:

Trasporti marittimi domestici Trasporti aereo domestici Trasporti marittimi e aerei stranieri

Reddito presunto 4% 6% 6%

Reddito effettivo 1.20%17 1.80% 2.64%18

Trivellature di petrolio e gas straniere

15%

3.75%4

Alcuni uffici di rappresentanza del Ministero del Commercio

1% del valore delle esportazioni

0.25%4

17

18

L’aliquota effettiva sul reddito (eitr) è calcolata utilizzando la vecchia aliquota del 30% poichè il Ministero delle Finanze (MoF) non ha rivisto i decreti che prevedono i margini di profitto presunti. L’aliquota effettiva sul reddito (eitr) è calcolata utilizzando l’aliquota attuale del 25%, l’aliquota BPT varia a seconda della previsione di tassi più favorevoli in base ai trattati fiscali.

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Per i servizi di lavorazione in conto terzi riguardanti giocattoli per bambini effettuati da una società residente a favore delle sue affiliate estere, il reddito imponibile presunto è pari al 7% del costo di produzione, escludendo il costo dei materiali, ed è soggetto ad una imposta del 25%.

Limited Liability Company (a) Procedure per l’incorporazione di una limited liability company e requisiti legali Con la legge n. 25 del 2007 sugli investimenti (“Investment Law’’), gli investimenti stranieri diretti devono essere realizzati mediante la costituzione di una limited liabilities company, una società a responsabilità limitata (localmente conosciuta come Perseroan Terbatas, ‘PT’), dove l’investitore straniero si associa ad una persona fisica o una società indonesiana. Con la legge n. 40 del 2007 sulle limited liability company (“Company Law” ), gli azionisti di una PT non sono personalmente responsabili per gli accordi che sono conclusi in nome della PT e per le perdite che superino il valore della partecipazione nella PT, salvo che: (a) (b) (c) (d)

la PT non ha ottenuto la personalità giuridica; il socio abbia direttamente o indirettamente agito in mala fede, utilizzando la PT per interessi personali; il socio è coinvolto in un atto illecito commesso dalla PT; il socio utilizza direttamente o indirettamente beni della società in modo illecito, determinando l’incapacità della PT di far fronte ai debiti sociali.

Le restrizioni alla proprietà di azioni da parte di stranieri sono disciplinate dal Government Regulation n. 36 del 2010 sulla Lists of Business Fields that are Closed to Investoments and Business Fields that are Conditionally Open for Investments (“GR 36’’). L’allegato II del GR 36 specifica inoltre quali settori ed aree di attività sono aperti all’investimento straniero e l’investimento massimo di capitale consentito. Inoltre il BKPM segue una propria politica (non codificata) sulle soglie minime di capitale deliberato e versato in relazione alle PT PMA che operano in determinati settori. (b) Considerazioni fiscali La presenza di una partecipazione governativa in un investimento non ha alcun impatto sulle imposte dovute dall’investitore. Conseguenze fiscali derivano solo in base alle attività svolte in Indonesia dall’investitore.

Lavoro e occupazione in Indonesia Considerazioni generali La legge che regola le relazioni tra datore di lavoro e dipendente è la Legge n. 13 del 2003 (“Labor Law”) ed i suoi regolamenti esecutivi. Non ci sono obblighi specifici sulla formazione dei dipendenti. Tuttavia, in base alla Labor Law un datore di lavoro è responsabile del miglioramento e dello sviluppo delle competenze dei propri dipendenti – di fatto, questa obbligazione è simile all’obbligo di formazione dei dipendenti. In Indonesia vi è ampia disponibilità di manodopera, qualificata e non qualificata.

Disciplina del rapporto di lavoro (a) Disciplina generale del lavoro • Non vi è un obbligo specifico per gli investitori di assumere cittadini indonesiani. Tuttavia, gli espatriati possono essere occupati solo per determinate posizioni; • per ogni provincia dell’Indonesia è previsto il salario minimo concordato, il cui ammontare viene rivisto periodicamente dal governo centrale; • un dipendente può svolgere un massimo di 40 ore lavorative settimanali; • un lavoratore che ha lavorato presso una società per almeno 12 mesi consecutivi ha diritto ad almeno 12 giorni di ferie all’anno. I dipendenti sono liberi di concordare il numero di giorni di malattia retribuiti; • non ci sono regole o regolamenti riguardo l’assunzione di personale. Il licenziamento di personale

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• (b)

è regolato dalla legge n. 2 del 2004 sulle Industrial Relation Disputes and Settlements, secondo la quale i dipendenti hanno il diritto ad un’indennità di fine rapporto per la cessazione del rapporto di lavoro; la sicurezza dei luoghi di lavoro è disciplinata dalla Legge n.1 del 1970 sulla Work Safety ed i suoi regolamenti atttuativi. Disciplina generale e condizioni per l’assunzione di stranieri in Indonesia

Per assumere stranieri in Indonesia sono richiesti i seguenti permessi: (iv)

RPTKA- Foreign Manpower Utilization Plan Il RPTKA è un piano per l’utilizzo dei lavoratori stranieri che indica il numero, la funzione e il tempo di impiego di dipendenti stranieri che il datore di lavoro intende assumere. Per ottenere il RPTKA, il datore di lavoro (indicato anche come “Sponsor’’ per la sua funzione di sponsorizzazione dell’espatriato in considerazione) deve semplicemente presentare una richiesta al Manpower Department.

(v)

TA-01 Recommendation A seguito dell’approvazione del RPTKA, il datore di lavoro/sponsor può presentare una richiesta a Director of Management of Expatriates Manpower Utilization per la VISA (ta-01) Recommendation, che è necessaria per poter richiedere il Limited Stay VISA a favore del lavoratore straniero (VITAS).

(vi)

VITAS- Limited Stay VISA (Index Category 312) Ottenuta la Recommendation TA-01, la richiesta del VITAS può essere depositata all’Ufficio Indonesiano per l’Immigrazione nella città in cui il lavoratore straniero risiederà. Se la richiesta del VITAS è accettata, l’Ufficio Indonesiano per l’Immigrazione invierà l’approvazione all’Ambasciata Indonesia o al Consolato Generale dove il lavoratore straniero potrà effettuare il ritiro, ottenendo altresì la stampa del visto sul proprio passaporto. Lavoratori stranieri provenienti da determinati paesi possono ritirare la VITAS solamente presso l’ambasciata Indonesia o il Consolato Generale situati nel loro paese di origine.

(vii)

Permesso di Entrata Una volta giunti in Indonesia, coloro che hanno ottenuto una VITAS otterranno anche un Permesso di Entrata presso l’Immigration Check Point (stampato dall’ufficiale dell’immigrazione nel passaporto).

(viii)

KITAS - Limited Stay Permit Card e Immigration Control Block (Pengawasan Orang Asing) Il lavoratore straniero deve richiedere il Limited Stay Permit Card al Directorate General of Immigration (DGI) entro non oltre sette giorni dall’arrivo in Indonesia (come dimostrato dal Permesso di Entrata), unitamente alla propria foto ed alle impronte digitali. Una volta ottenuto il KITAS, verrà consegnato al lavoratore straniero un documento di controllo (noto come “Blue Book’’) sul quale verranno registrati la situazione dei visti ed i relativi cambiamenti di status.

(ix)

Prova del Pagamento dello Skill and Development Fund (Dana Pengemanbangan Keahlian dan Ketrampilan, DPKK). Il datore di lavoro / sponsor deve corrispondere al DPKK una somma mensile pari a 100 USD per ciascun lavoratore straniero per compensare i costi della formazione di personale indonesiano. La somma deve essere corrisposta in anticipo con riferimento ad un anno, e dunque per un importo di 1.200 USD per ottenere l’approvazione del permesso di lavoro.

(x)

Permessi di lavoro per espatriati - IMTA (Izin Memperkerjakan Tenga Asing, IMTA). L’IMTA è un permesso che consente di assumere un dipendente straniero per una determinata mansione, per il periodo previsto dal medesimo IMTA. L’IMTA ed il KITAS scadono dopo un anno dalla data di rilascio, ma sono rinnovabili. In pratica, il KITAS e l’IMTA possono essere richiesti simultaneamente. Dopo aver ottenuto tutti i documenti sopra elencati, il lavoratore straniero può legalmente lavorare in Indonesia. In alcune regioni, dopo aver ottenuto il KITAS e l’IMTA, i lavoratori stranieri devono altresì ottenere (a seconda della rispettiva legislazione regionale): 1. una Report Letter (Surat Tanda Melapor, “STM’’); 2. un certificato di registrazione presso la polizia (Surat Keterangan Lapor Diri, “SKLD’’);

90


3. un documento di identità per cittadini stranieri (Kartu Identitas Pendatanf, “KIP’’); 4. l’attestato di esistenza della cittadinanza straniera. (c) Immigrazione e VISA Un lavoratore straniero deve avere un contratto di lavoro con la società per cui presta lavoro in Indonesia. Solitamente il contratto è annuale, con possibilità di estenderne la durata. Solo alcuni tipi di mansioni lavorative sono disponibili per i lavoratori stranieri. I lavoratori espatriati sono soggetti alle imposte sul reddito applicate in Indonesia, a meno che vi sia un trattato fiscali tra il paese di origine dello straniero e l’Indonesia –nel qual caso l’ammontare delle imposte è minore. Gli stranieri che costituiscono una società in Indonesia possono posticipare il pagamento dei dazi d’importazione. Gli stranieri che intendono visitare l’Indonesia devono richiedere un visto d’ingresso (Visa). In generale, il visto deve essere ottenuto prima di entrare nel Paese. I cittadini dei paesi del Sud-Est Asiatico possono entrare nei paesi limitrofi per un periodo di tempo limitato senza VISA. Non sono richieste vaccinazioni o certificati medici particolari. I visti d’ingresso sono rilasciati per visite singole o multiple, e sono solitamente validi per un massimo di 60 giorni. La richiesta va inoltrata all’ambasciata indonesiana o ad un ufficio di rappresentanza nel paese di origine del visitatore, ovvero all’ufficio immigrazione dell’ aeroporto di accesso all’arrivo in Indonesia. Il rilascio del visto presso l’ambasciata indonesiana solitamente richiede circa una settimana. Se il visitatore è un lavoratore, è necessaria una lettera di sponsorizzazione da parte del datore di lavoro.

Il regime fiscale in Indonesia Considerazioni generali •

• • • •

In Indonesia non c’è una disciplina generale contro l’elusione fiscale. Vi sono tuttavia delle regole contro l’elusione, in particolare sulla thin capitalization, sui dividendi presunti, sulle società controllate estere, sull’abuso delle convenzioni e sugli stipendi standard per gli espatriati; è posssibile chiedere un interpello, che può servire per avvalorare o meno la modalità scelta da una società per svolgere una operazione, anche se l’interpello non vincola l’autorità fiscale; nessuna forma di attività può essere considerata differente per fini fiscali; i redditi ovunque percepiti da parte di soggetti fiscalmente residenti in Indonesia sono soggetti alle imposte locali; le perdite fiscali possono essere dedotte nei periodi d’imposta successivi fino a 5 anni.

Imposte sulle persone giuridiche (a) Imposta sui redditi Le società sono soggette ad una aliquota fiscale pari al 25%. Nel caso in cui siano quotate per almeno 40% del capitale hanno diritto ad uno sconto del 5% e dunque sono soggette ad una aliquota effettiva del 20%. Le piccole imprese (i.e. imprese con un fatturato annuo che non supera i 50 miliardi di Rupie) hanno diritto ad una riduzione del 50% dell’aliquota sulla parte di reddito imponibile fino a 4,8 miliardi di Rupie. Una società è ritenuta fiscalmente residente quando è stata incorporata in Indonesia, ovvero quando la sua gestione è effettuata in Indonesia. Un’azienda straniera che svolge la propria attività mediante una stabile organizzazione in Indonesia ha, in generale, i medesimi obblighi fiscali dei contribuenti locali. I soggetti fiscalmente residenti in Indonesia e le stabili organizzazioni di società straniere devono adempiere le proprie obbligazioni fiscali mediante pagamenti diretti, mediante ritenute alla fonte effettuate da terzi, ovvero mediante una combinazione di entrambi i pagamenti Le società senza una stabile organizzazione in Indonesia adempiono le proprie obbligazioni fiscali locali mediante una ritenuta alla fonte trattenuta dalla parte indonesiana che corrisponde il reddito. I pagamenti mensili delle imposte (art. 25 Income Tax Law) costituiscono la prima parte dei pagamenti dovuti da soggetti fiscalmente residenti e delle stabili organizzazioni indonesiane. Trattandosi di un anticipo, la rata mensile è generalmente calcolata sulla base della dichiarazione fiscale più recente. Una rateizzazione speciale è prevista per i nuovi contribuenti, per le società di leasing, per le banche e le società statali. Le ritenute fiscali operate da terzi su determinate categorie di redditi (art. 23 Income Tax Law), e le imposte che devono essere corrisposte anticipatamente in relazione a determinate transazioni (art. 23 Income Tax Law on imports) costituiscono parimenti un anticipo sulle imposte della società per l’anno in corso dovute da chi ha

91


percepito il reddito o ha effettuato l’importazione. Se l’importo complessivo delle imposte pagate in via anticipata nel corso dell’anno fiscale di riferimento, (artt. 22, 23 e 25 Income Tax Law) e delle tasse pagate all’estero (art. 24 Income Tax Law) è inferiore al totale delle imposte dovute, la società dovrà provvedere al saldo prima del deposito della propria dichiarazione dei redditi, come previsto dall’Articolo 29 dell’Income Tax. (b) (i)

Indennità

Tassi di Ammortamento del Capitale Le spese sostenute in relazione a beni con una vita utile prevista superiore ad un anno vengono ripartite e ammortizzate a partire dal mese di acquisto secondo il metodo delle quote costanti ovvero secondo il metodo delle quote decrescenti, come di seguito indicato: 1.

categoria 1 - 50% (con quote decrescenti) o del 25% (con quote costanti) in relazione a beni con una vita utile prevista di quattro anni. Esempi di beni appartenenti a questa categoria sono: computer, stampanti, scanner, mobili e strumenti in legno o rattan, apparecchiature per l’ufficio, motocicli, strumenti particolare per determinati settori o servizi quali apparecchiature per la mensa, attrezzi manuali per l’agricoltura e le coltivazioni, la silvicoltura e la pesca, macchinari leggeri per cibo e bevande, veicoli per il trasporto pubblico, attrezzature per l’industria dei semiconduttori, strumenti e accessori per dispositivi di ancoraggio in acque profonde, stazioni di controllo di base per servizi di telecomunicazioni cellulari;

2.

categoria 2 - 25% (con quote decrescenti) o 12.5% (con quote costanti) in relazione a beni con una vita utile prevista di otto anni. Esempi di beni appartenenti a questa categoria sono: mobili e strumenti in metallo, impianti di aria condizionata, auto, autobus, camion, imbarcazioni, container ecc, macchinari per l’agricoltura, piantagioni, silvicoltura, pesca, cibo e bevande, macchinari leggeri, macchinari per il taglio di alberi, per la costruzione, veicoli pesanti per trasporto, magazzinaggio e telecomunicazioni, attrezzature per l’industria dei semi-conduttori, strumenti e accessori per dispositivi di ancoraggio in acque profonde, stazioni di controllo di base per servizi di telecomunicazioni cellulari;

3.

categoria 3 - 12.5% (con quote decrescenti) o 6.25% (con quote costanti) in relazione a beni con una vita utile prevista di 16 anni. Esempi di beni appartenenti a questa categoria sono: macchinari per l’industria minerariia con esclusione dell settore petrolifero e del gas, macchinari per l’industria tessile, l’industria del legno, industria chimica e meccanica, apparecchiature pesanti, navi e banchine per il trasporto e le comunicazioni, e gli altri beni non inclusi nelle altre categorie;

4.

categoria 4 - 10% (con quote decrescenti) o 5% (con quote costanti) in relazione a beni con una vita utile prevista di venti anni. Esempi di questa categoria sono: macchinari pesanti per le costruzioni, locomotive, sedili per treni, navi pesanti e banchine;

5.

costruzioni: 5% (con quote costanti) su fabbricati permanenti con una vita utile di 20 anni; o il 10% (con quote costanti) su fabbricati non permanenti con una vita utile di dieci anni. Nel costo del bene è incluso anche il Duty on the Acquisition of Land and Building Rights (Bea Pengalihan Hak atas Tanah dan Bangunan - BPHTB).

La lista completa dei beni previsti per ciascuna categoria è disponibile nelle regulations del Ministero delle Finanze. I beni ed i tassi di ammortamento per l’industria petrolifera e del gas sono previsti in una lista separata delle regulations del medesimo Ministero. Per quanto riguarda i beni intangibili, ivi inclusi le spese per l’estensione del diritto d’uso dei fabbricati e per l’uso a fini commerciali, per i quali è prevista una vita utile maggiore di 1 anno, essi devono essere ammortizzati come di seguito indicato: g.

ammortamento con tassi costanti o decrescenti, secondo le aliquote indicate nelle categorie 1, 2, 3 e 4 sopra indicate, a seconda della relativa vita utile, come di seguito indicato: categoria 1: 4 anni; categoria 2: 8 anni; categoria 3: 16 anni; categoria 4: 20 anni.

92


h.

il costo di incorporazione e sviluppo del capitale di un’azienda vanno imputati per l’intero nell’anno in cui la spesa è intercorsa, ovvero possono essere ammortizzati sia mediante tassi costanti, sia mediante tassi decrescenti, in base alle seguenti aliquote: categoria 1: 50% con quote decrescenti; 25% con quote costanti; categoria 2: 25% con quote decrescenti; 12.5% con quote costanti; categoria 3: 12.5% con quote decrescenti; 6.25% con quote costanti; categoria 4: 10% Declining Balance; 5% Quota Costante;

i.

i costi sostenuti per l’acquisto di diritti di estrazione di petrolio e gas naturale con una vita utile superiore ad un anno sono ammortizzati in base alle unità prodotte;

j.

i costi sostenuti per l’acquisto di diritti di estrazione, concessioni forestali e altri diritti per lo sfruttamento di risorse naturali e prodotti naturali con una vita utile superiore ad un anno sono ammortizzati in base alle unità prodotte, ma non possono eccedere il 20% per ciascun anno;

k.

i costi sostenuti prima dell’inizio delle attività commerciali con una vita utile superiore ad un anno sono ripartiti e ammortizzati in base ai tassi indicati al paragrafo (b) che precede.

(ii) Principali costi deducibili I soggetti fiscalmente residenti e le organizzazioni stabili possono chiedere deduzioni delle seguenti spese: a.

costi che sono direttamente o indirettamente collegati al business, tra gli altri: • costo dei materiali; • costi del personale, incluse le retribuzioni ed i salari; • onorari, bonus, compensi e liberalità; • interessi, canoni di locazione e royalties; • spese di viaggio; • spese per trattamento rifiuti; • premi assicurativi; • spese per pubblicità e di vendite, come indicate nei regulamenti del Ministero delle Finanze; • spese amministrative; • imposte diverse dalle imposte sul reddito;

b.

ammortamento di beni tangibili e ammortamento di diritti e altri costi che hanno una vita di utilizzo superiore a un anno;

c.

contributi a fondo pensionistico approvati dal Ministero delle Finanze;

d.

perdite registrate dalla vendita o dal trasferimento di proprietà possedute e utilizzate allo scopo di guadagnare e garantire entrate economiche;

e.

perdite derivanti dal cambio di valuta straniera;

f.

costi per ricerca e sviluppo svolti in Indonesia;

g.

borse di studio, tirocinio e spese per la formazione;

h.

crediti inesigibili, a condizione che: • siano riportati a costo nel conto economico; • il dichiarante abbia presentato la lista dei crediti inesigibili al Directorate General of Taxes; • il procedimento giudiziario è stato instaurato davanti la Corte o davanti alle agenzie che si occupano dello stato dei crediti, ovvero c’è un accordo scritto tra debitore e creditore sulla remissione del debito, ovvero il debito è stato pubblicato nei media; ovvero il creditore ha dichiarato che il debito e’ stato cancellato. La previsione di questo paragrafo non si applica ai piccoli debitori;

i.

donazioni a fronte di calamità naturali, stabilite da regolamenti governativi;

j.

donazioni per ricerca e sviluppo condotti in Indonesia, stabiliti da regolamenti governativi;

k.

costi per lo sviluppo di infrastrutture, stabiliti da regolamenti governativi;

93


l.

donazioni nella forma di strutture per l’istruzione, stabilite da regolamenti governativi;

m.

donazioni per il miglioramento delle strutture sportive, anch’esse fissate da regolamenti governativi.

(iii) Deduzioni non consentite Le deduzioni non consentite sono le seguenti: a.

Benefits-in-kind (“BIKs’”), quali alloggio gratuito, 50% dei costi di acquisto e mantenimento di auto aziendali, tutti i beni necessari per svolgere la prestazione lavorativa (escluso il vitto) come l’abbigliamento antinfortunistico, le uniformi, le spese di trasporto da/per il luogo di lavoro, l’alloggio per gli equipaggi delle nave, le spese per provvedere ai BIKs nelle zone remote, ed il 50% dei costi per acquisto e mantenimento di telefoni cellulari;

b.

spese private;

c.

omaggi non aziendali e aiuti, ad eccezione della zakat (la carità secondo i principi islamici);

d.

provvigioni. Tuttavia, alcuni tipi di provvigioni possono essere classificate come deducibili: ad esempio, provvigioni di fondi di svalutazione crediti per compagnie bancarie e finanziarie, assicurazione crediti per agenzie assicurative, depositi cauzionali per la Deposit Insurance Corporation (Lembaga Penjamin Simpanan/LPS), spese di bonifica per le società minerarie e forestali, recintazione e manutenzione per le industrie della lavorazione dei rifiuti;

e.

imposte sul reddito;

f.

sanzioni fiscali;

g.

distribuzione di utili;

h.

contributi del datore di lavoro per assicurazione sulla vita, sulla salute e contro gli infortuni, contributi a fondi pensione non approvati, a meno che tali contributi non siano ritenuti parte del reddito imponibile dei dipendenti;

i.

spese relative a redditi che sono tassati sulla base di un’aliquota fissa (i.e., interessi sui depositi);

j.

spese effettuate in relazione a crediti esenti (i.e., interessi su prestiti utilizzati per comprare azioni, dove i dividendi che vengono distribuiti non sono soggetti all’imposta sul reddito);

k.

salari o compensi ricevuti per rapporti di partnership, la cui partecipazione non si basa su quote azionarie;

(c)

Calcolo delle imposte

I profitti imponibili delle società sono determinati in base ai principi contabili tradizionali, così come stabiliti dai recenti adeguamenti fiscali. Generalmente è ammessa una detrazione per le spese sostenute al fine di ottenere, raccogliere e mantenere la redditività aziendale imponibile. Può tuttavia sorgere un problema di competenza, poichè una spesa registrata come costo non può essere immediatamente reclamata come deduzione per le imposte. I soggetti fiscalmente residenti in Indonesia e le stabili organizzazioni di società straniere devono adempiere le proprie obbligazioni fiscali mediante pagamenti diretti, mediante ritenute fiscali alla fonte, ovvero con una combinazione di tali pagamenti. Le società straniere senza una stabile organizzazione in Indonesia devono assolvere le proprie obbligazioni fiscali sui redditi prodotti in Indonesia mediante una ritenuta fiscale effettuata dal soggetto indonesiano che corrisponde il reddito. I pagamenti mensili delle imposte (art. 25 Income Tax Law) costituiscono la prima parte dei pagamenti che devono essere effettuati da soggetti fiscalmente residenti in Indonesia e dalle stabili organizzazioni indonesiane, quale pagamento anticipato per le imposte societarie dovute nell’anno in corso. La rata mensile è generalmente calcolata in base alla dichiarazione fiscale più recente. Una rateizzazione speciale è prevista per i nuovi contribuenti, per le società di leasing, per le banche e le società statali. Le ritenute fiscali operate da terzi su determinati redditi (art. 23 Income Tax Law) e le imposte che devono essere corrisposte anticipatamente in relazione a determinate transazioni (i.e., art. 22 Income Tax Law on imports) costituiscono parimenti un anticipo sulle imposte della società per l’anno in corso dovute da chi ha percepito il reddito o ha effettuato l’importazione.

94


Ove l’importo complessivo delle imposte pagate in via anticipata durante l’anno fiscale (Articoli 22, 23 e 25 Income Tax Law) e delle tasse pagate all’estero (art. 24 Income Tax Law) risulti inferiore al totale delle imposte dovute, la società dovrà provvedere al pagamento della differenza prima del deposito della propria dichiarazione dei redditi. Tale pagamento è indicato come articolo 29 dell’Income Tax. Alcuni tipi di reddito percepiti da soggetti fiscalmente residenti o da enti con una stabile presenza in Indonesia sono subordinati ad imposte finali sul reddito. A tale riguardo, la ritenuta fiscale effettuata da terzi (come indicato dall’art. 4(2) dell’Income Tax Law) costituisce il pagamento definitivo delle imposte dovute per quel tipo di reddito. Per quanto riguarda le società straniere senza una stabile organizzazione in Indonesia, la trattenuta fiscale su redditi originati in Indonesia effettuata dalla parte locale che corrisponde quel reddito (art. 26 Income Tax Law) costituisce l’intera imposta dovuta. (d)

Capital Gain

Per il capital gain è prevista solamente un’aliquota nazionale. La cessione di beni aziendali (ad esclusione di terreni e fabbricati) può determinare un capital gain o una perdita, calcolata in base alla differenza tra il valore di realizzo al momento della vendita ed il valore con cui i beni sono stati iscritti a bilancio. Le plusvalenze sono oggetto di tassazione, mentre le minuvalenze sono deducibili solo se il bene in questione sia stato utilizzato per l’attività aziendale al fine di creare profitto. In linea generale, le imposte sul capital gain sono calcolate in base delle aliquote fiscali ordinarie, come sopra delineate. Tuttavia, sono previsti alcuni regimi particolari: (i)

Trasferimento di azioni di una società indonesiana da parte di un soggetto non residente Nel caso in cui il cedente non è fiscalmente residente in Indonesia, il compratore (residente) deve trattenere il 20% del profitto netto stimato (i.e. la plusvalenza è pari al 25% del valore della transazione) del cedente, fatto salvo il caso in cui l’operazione ricada nella previsione di un trattato fiscale applicabile alle parti. Nel caso in cui il compratore sia non residente, la società le cui azioni sono compravendute dovrà accantonare le imposte del compratore non residente prima di iscrivere l’acquirente come nuovo socio.

(ii)

Terreni e fabbricati I profitti derivanti dal trasferimento di terreni e fabbricati sono tassati ad aliquota fissa finale del 5% se il venditore è una persona fisica o una società attiva nel settore immobiliare. Queste regole valgono anche per i soggetti fiscalmente non- residenti.

(iii)

Rivalutazione delle immobilizzazioni e penali Le società fiscalmente residenti e le organizzazioni stabili che tengono la contabilità in Rupie possono rivalutare i loro beni materiali non correnti, con l’approvazione da parte della Dictatorate General of Taxation (DGT). La rivalutazione deve essere effettuata al valore di mercato o ad un valore conguro. Il valore di mercato deve essere determinato da un perito approvato dal governo. I valori sono soggetti ad aggiustamenti da parte del DGT nel caso in cui esso ritenga che i valori indicati non rispettino il valore di mercato o congruo del bene. Una volta approvato, il deprezzamento applicato sul bene deve basarsi sul nuovo valore contabile del bene. La rivalutazione è calcolata sulla base del valore di mercato del bene e non può essere effettuata ove i medesimi beni siano stati già rivalutati nei cinque anni precedenti. La differenza tra il nuovo valore e il valore precedente del bene è tassata con un’aliquota del 10%. Dopo la rivalutazione, il valore dell’ammortamento sul bene rivalutato sarà basato sul nuovo valore di mercato. A discrezione del DGT, i contribuenti in difficoltà finanziarie possono dilazionare il pagamento della tassa su un periodo di 12 mesi. Ove il contribuente trasferisca il bene rivalutato prima che sia trascorsa la vita utile del medesimo bene, verrà applicata una imposta addizionale sul reddito, pari all’aliquota maggiore prevista per il reddito delle persone giuridiche, diminuita del 10%.

(iv)

Azioni quotate La compravendita di azioni di società quotate nella Borsa Indonesiana sono soggette ad una ritenuta fiscale pari allo 0.1% del valore lordo della transazione.

95


In caso di offerta pubblica di acquisto, l’imposta sul reddito si applica anche alle quote detenute dai soci fondatori, per i quali è prevista l’opzione di corrispondere un’imposta pari allo 0.5% del valore delle azioni della società entro un mese dall’inizio degli scambi dei titoli nella Borsa Indonesiana. Se tale imposta non è corrisposta, i guadagni derivanti dalle vendite delle azioni dei soci fondatori saranno tassabili secondo l’aliquota fiscale ordinaria. (v)

Beni di lusso Con il decreto del Ministro delle Finanze n. 82/PMK.03/2009, entrato in vigore il 22 aprile 2009, l’utile imponibile a fini fiscali derivante dalla compravendita di beni considerati di lusso e’ stabilito al 25% del valore di transazione, il quale di fatto impone al venditore non residente un’aliquota complessiva pari al 5% del valore della transazione (i.e. il 20 % del 25% del guadagno in conto capitale). Secondo tale decreto, l’aliquota pari al 25% del guadagno realizzato si applica ai beni attualmente sul territorio dello stato e valutati più di US$ 1.000, quali gioielli, diamanti, oro, orologi di lusso, antichità, dipinti, automobili, motocicli, imbarcazioni da diporto e velivoli leggeri. L’imposta si basa su una plusvalenza presunta, calcolata secondo le stime effettuate dal Ministero delle Finanze; ne consegue che l’imposta è dovuta indipedentemente dal fatto che il guadagno sia effettivamente stato realizzato. Tuttavia, tale previsione non si applica ove un eventuale trattato fiscale con il paese di residenza del venditore preveda la tassazione esclusivamente in quest’ultimo paese. L’imposta deve essere trattenuta dall’acquirente nel caso in cui questi sia fiscalmente residente in Indonesia.

(vi)

Special Purpose Vehicle In base al Decreto del Ministero delle Finanze n. 258/PMK 03/2008, in caso di cessione di azioni di una società estera costituita ad hoc e con sede in un paradiso fiscale, titolare di azioni di una società indonesiana (non quotata), detta transazione è soggetta ad una aliquota del 25% calcolato sul valore della transazione medesima. Di conseguenza il venditore non residente di azioni della società interposta sarà assoggettato ad una aliquota effettiva pari al 5% (i.e. il 20% del 25%) del valore della transazione. Non è specificato tuttavia quali paesi siano considerati ‘paradisi fiscali’. Inoltre tale previsione non si applica qualora un eventuale trattato fiscale riconosca al paese di residenza del venditore il diritto esclusivo alla tassazione. L’imposta è basata su una plusvalenza presunta, secondo stime effettuate dal Ministero delle Finanze; ne deriva che l’imposta è dovuta indipedentemente dal fatto che il guadagno sia effettivamente stato realizzato. L’imposta deve essere ritenuta da parte dell’acquirente dei beni in caso l’acquirente sia fiscalmente residente in Indonesia. Se viceversa l’acquirente non è residente in Indonesia, la società indonesiana deve farsene carico anche se la transazione dovesse aver luogo all’estero e non possa essere comunicata alla società indonesiana (in quanto non vi è alcun cambiamento negli azionisti della società).

Trattati fiscali (a) Trattati fiscali di cui l’Indonesia è parte I trattati fiscali di cui l’Indonesia è parte prevedono dei benefici fiscali, in particolare sotto forma di esenzioni sulla ritenuta fiscale sui servizi, sulla riduzione delle aliquote fiscali previste per dividendi, interessi, royalties e utili delle filiali ricevuti da soggetti residenti in un paese con cui l’Indonesia ha concluso un accordo fiscale. Solitamente, l’esenzione sui servizi è concessa solo se la parte straniera che realizza i proventi non ha una stabile organizzazione in Indonesia. Per richiedere l’esenzione o l’aliquota in forma ridotta, la parte straniera deve presentare il suo Certificate of Domicile (CoD) al DGT tramite il soggetto indonesiana che paga per il servizio. In mancanza di questo documento, sia nella forma prescritta dall’Indonesia Tax Office sia nella forma prevista dal paese di riferimento (soggetto a talune condizioni), la parte non ha diritto alla riduzione e l’imposta è trattenuta in base all’aliquota del 20%. Per quanto riguarda i dividendi, gli interessi e le royalties, solitamente solo il beneficiario effettivo ha diritto ai vantaggi fiscali previsti nei trattati. Il beneficio della titolarità si applica solo se il relativo trattato fa espressa menzione della proprietà effettiva.

96


Per poter essere qualificato “beneficiario effettivo”, è necessario soddisfare i seguenti criteri: (xiii)

persone fisiche: non ricevere i redditi come delegati o agenti per conto di altri;

(xiv)

essere un’istituzione esplicitamente menzionata nel Trattato fiscale, ovvero essere stata indicata congiuntamente dalla autorità competente in Indonesia e dal paese con cui il trattato è stato sottoscritto;

(xv)

società offshore: percepire tale reddito tramite il depositario di azioni o obbligazioni che sono scambiate nella Borsa Indonesiana (ad eccezione di interessi e dividendi), che non sia un agente o un fiduciario;

(xvi)

una società quotata in Borsa, le cui azioni siano regolarmente scambiate;

(xvii)

una banca;

(xviii)

qualsiasi altra società che soddisfi i seguenti requisiti: •

• • • •

la costituzione della società nel paese con cui si è firmato il Trattato fiscale o un accordo fiscale e il modo in cui la transazione è strutturata e si è svolta non appaiono svolti al solo fine di beneficiare dei vantaggi del Trattato; inoltre, l’attività aziendale è gestita dal management della società stessa che ha l’autorità per effettuare transazioni; la società occupa e retribuisce dipendenti; la società svolge una attività effettiva; i profitti derivanti dall’Indonesia sono tassabili nel paese del beneficiario; la società non ricorre a più del 50% delle sue entrate totali per rispondere ai suoi obblighi verso altri soggetti tramite interessi, royalty e altri mezzi di pagamento.

Dividendi Note

Interessi

Royalties

Aliquota sulla filiale

Portfolio

Holding sostanziale

Algeria

15%

15%

15/0%

15%

10%

Australia

15%

15%

10/0%

15/10%

15%

Austria

15%

10%

10/0%

10%

12%

Bangladesh

15%

10%

10/0%

10%

10%

Belgio

15%

10%

10/0%

10%

10%

Brunei

15%

15%

15/0%

15%

10%

Bulgaria

15%

15%

10/0%

10%

15%

Canada

15%

10%

10/0%

10%

15%

Cina

10%

10%

10/0%

10%

10%

Danimarca

20%

10%

10/0%

15%

15%

Egitto

15%

15%

15/0%

15%

15%

Filippine

20%

15%

15/10/0%

15%

20%

Finlandia

15%

10%

10/0%

15/10%

15%

Francia

15%

10%

15/10/0%

10%

10%

97


Dividendi Note

Interessi

Royalties

Aliquota sulla filiale

Portfolio

Holding sostanziale

Germania

15%

10%

10/0%

15/10%

10%

Giappone

15%

10%

10/0%

10%

10%

Giordania

3

10%

10%

10/0%

10%

20%

Hong Kong

6

10%

5%

10%

5%

5%

10%

10%

10/0%

10%

10%

Korea del Nord Korea del Sud

2

15%

10%

10/0%

15%

10%

Kuwait

4

10%

10%

5/0%

20%

10/0%

15%

10%

10/0%

15%

10%

7%

7%

10/0%

12%

7%

Italia

15%

10%

10/0%

15/10%

12%

Lussemburgo

15%

10%

10/0%

12.5%

10%

Malesia

10%

10%

10/0%

10%

12.5%

Messico

10%

10%

10/0%

10%

10%

Mongolia

10%

10%

10/0%

10%

10%

15%

15%

10/0%

15%

20%

Norvegia

15%

15%

10/0%

15/10%

15%

Paesi Bassi

10%

10%

10/0%

10%

10%

India Iran

Nuova Zealanda

7

3

Pakistan

1

15%

10%

15/0%

15%

10%

Papua New Guinea

7

20%

15%

15/10/0%

15%

20%

Polonia

15%

10%

10/0%

15%

10%

Portogallo

10%

10%

10/0%

15%

10%

Qatar

10%

10%

10%

5%

10%

Regno Unito

15%

10%

10/0%

15/10%

10%

Repubblica Ceca

15%

10%

12.5/0%

12.5%

12.5%

Romania

15%

12.5%

12.5/0%

15/12.5%

12.5%

Russia

15%

15%

15/0%

15%

12.5%

Seychelles

10%

10%

10/0%

10%

20%

Singapore

15%

10%

10/0%

15%

15%

98


Dividendi Note

2 3

4 5

6 7

Royalties

Aliquota sulla filiale

Portfolio Siria

10%

10%

10%

20/15%

10%

Slovacchia

10%

10%

10/0%

15/10%

10%

Spagna

15%

10%

10/0%

10%

10%

Sri Lanka

3

15%

15%

15/0%

15%

20%

Sud Africa

3,4

15%

10%

10/0%

10%

20%

Sudan

10%

10%

15/0%

10%

10%

Svezia

15%

10%

10/0%

15/10%

15%

Svizzera

15%

10%

10/0%

10%

10%

Tailandia

20%

15%

15%

15%

20%

Taiwan

10%

10%

10/0%

10%

5%

Tunisia

12%

12%

12/0%

15%

12%

Turchia

15%

10%

10/0%

10%

10%

Ukraina

15%

10%

10/0%

10%

10%

15%

15%

15/0%

15%

20%

United Arab Emirates

10%

10%

5/0%

5%

5%

USA

15%

10%

10/0%

10/0%

10%

Uzbekistan

10%

10%

10/0%

10/0%

10%

Venezuela

15%

10%

10/0%

20/10%

10%

Vietnam

15%

15%

15/0%

15%

10%

Ungheria

1

Interessi

Holding sostanziale

3,4

Onorari per servizi tecnici, di management di consulenza resi in Indonesia sono soggetti a trattenute d’imposta pari al 5%, 7.5%, 10% e 15%, rispettivamente nei confronti verso Svizzera, Germania, Lussemburgo e Pakistan. L’IVA viene reciprocamente esentata dalle entrate derivanti dal lavoro su navi e aeromobili su rotte internazionali. Il Trattato non prevede l’aliquota da applicare sul reddito delle sedi secondarie; di conseguenza l’Indonesia Tax Office (ITO) lo interpreta nel senso che debba essere applicata l’aliquota ordinaria prevista dalla normativa fiscale locale (i.e. 20%). L’imposta sugli utili è dovuta solo nel caso in cui siano effettivamente distribuiti. Le società offshore di Labuan (come previsto dal Labuan Offshore Business Activity Tax Act del 1990) non godono dei trattamenti fiscali agevolati. I Trattati sono soggetti a ratifica, e allo scambio di documenti di ratifica. I Trattati non sono ancora efficaci, benchè ratificati, a causa del mancato scambio dei documenti di ratifica.

99


(b)

Tempo richiesto per la costituzione di una stabile organizzazione

Alcune attivitĂ possono portare alla realizzazione di una stabile organizzazione (Permanet Establishment) nel caso in cui siano svolte in Indonesia oltre un determinato periodo di tempo. Elenchiamo di seguito i periodi di tempo necessari previsti nei relativi accordi, in relazione alle attivitĂ ivi indicate: Costruzione sito Algeria Australia Austria Bangladesh Belgio Brunei Bulgaria Canada Cina Danimarca Egitto Filippine Finlandia Francia Germania Giappone Giordania Hong Kong Korea del Nord Korea del Sud Kuwait India Iran Italy Lussemburgo Malesia Messico Mongolia Norvegia Nuova Zelanda Paesi Bassi Pakistan Papua New Guinea Polonia Portogallo Qatar Regno Unito Repubblica Ceca Romania Russia Seychelles Singapore Siria

3 mesi 120 giorni 6 mesi 183 giorni 6 mesi 183 giorni 6 mesi 120 giorni 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 183 giorni 12 mesi 6 mesi 3 mesi 183 giorni 6 mesi 6 mesi 5 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 3 mesi 120 giorni 183 giorni 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 3 mesi 6 mesi 183 giorni 6 mesi

Installazione

Assemblaggio

AttivitĂ di controllo

Altri servizi

3 mesi 120 giorni 6 mesi 183 giorni 6 mesi 3 mesi 6 mesi 120 giorni 6 mesi 6 mesi 4 mesi 3 mesi 6 mesi

3 mesi 120 giorni 6 mesi 183 giorni 6 mesi 3 mesi 6 mesi 120 giorni 6 mesi 6 mesi 4 mesi 3 mesi 6 mesi 6 mesi

3 mesi 120 giorni 6 mesi 183 giorni 6 mesi 183 giorni 6 mesi 120 giorni 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 183 giorni

3 mesi 120 giorni 3 mesi 91 giorni 3 mesi 3 mesi 120 giorni 120 giorni 6 mesi 3 mesi 3 mesi 183 giorni 3 mesi 183 giorni

6 mesi 6 mesi 183 giorni 12 mesi 6 mesi 5 mesi 183 giorni 6 mesi 6 mesi

1 mese 183 giorni 6 mesi 3 mesi 3 mesi 91 giorni 183 giorni 3 mesi

6 mesi 6 mesi 6 mesi 183 giorni 12 mesi 6 mesi 3 mesi 183 giorni 6 mesi 6 mesi 5 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 3 mesi 120 giorni 183 giorni 6 mesi 6 mesi 183 giorni 6 mesi 6 mesi 3 mesi 6 mesi 183 giorni 6 mesi

6 mesi 183 giorni 12 mesi 6 mesi 3 mesi 183 giorni 6 mesi 6 mesi 5 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 3 mesi 120 giorni 183 giorni 6 mesi 6 mesi 183 giorni 6 mesi 6 mesi 3 mesi 6 mesi 183 giorni 6 mesi

100

6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 6 mesi 3 mesi 120 giorni 183 giorni 6 mesi 6 mesi 183 giorni 6 mesi 6 mesi 3 mesi 6 mesi 6 mesi

3 mesi 91 giorni 3 mesi 3 mesi 3 mesi 3 mesi 120 giorni 120 giorni 183 giorni 6 mesi 91 giorni 3 mesi 4 mesi 3 mesi 90 giorni 183 giorni


Slovacchia Spagna Sri Lanka Sudan Sud Africa Svezia Svizzera Tailandia Taiwan Tunisia Turchia Ukraina Ungheria

6 mesi 183 giorni 90 giorni 6 mesi 6 mesi 6 mesi 183 giorni 6 mesi 6 mesi 3 mesi 6 mesi 6 mesi 3 mesi

6 mesi 183 giorni 90 giorni 6 mesi 6 mesi 6 mesi 183 giorni 6 mesi 6 mesi 3 mesi 6 mesi 6 mesi 3 mesi

6 mesi 183 giorni 90 giorni 6 mesi 6 mesi 6 mesi 183 giorni 6 mesi 6 mesi 3 mesi 6 mesi 6 mesi 3 mesi

6 mesi 183 giorni 90 giorni 6 mesi 6 mesi 6 mesi 183 giorni 6 mesi 6 mesi 3 mesi 6 mesi 6 mesi 3 mesi

91 giorni 3 mesi 90 giorni 3 mesi 120 giorni 3 mesi 183 giorni 120 giorni 3 mesi 183 giorni 4 mesi 4 mesi

United Arab Emirates

6 mesi

6 mesi

6 mesi

6 mesi

6 mesi

USA

183 giorni

120 giorni

120 giorni

120 giorni

120 giorni

Uzbekistan

120 giorni

6 mesi

6 mesi

6 mesi

3 mesi

Venezuela

6 mesi

6 mesi

6 mesi

6 mesi

Vietnam

6 mesi

6 mesi

6 mesi

6 mesi

3 mesi

Il 5 novembre 2009, il Director General of Taxation (“DGT”) ha revocato il Regolamento n. 61, SE-03/1996 (“Regulation 61”) e ha emesso due moduli standard di Certificate of Domicile per i soggetti fiscalmente nonresidenti: (i) Modulo DGT 1- per tutti i soggetti escluse le banche; (ii) Modulo DGT 2- per banche e depositari. Dopo il suo completamento, il Certificate of Domicile deve essere approvato dall’autorità competente del paese in cui risiede il soggetto fiscalmente non-residente. Le banche fiscalmente non-residenti o le persone che ricevono un reddito da parte di un depositario in relazione ad azioni o obbligazioni scambiate sul pubblico mercato sono tenuti ad utilizzare il Modulo DGT 2 (il più semplice tra i diversi formulari DGT), il quale è valido per 12 mesi. Gli altri soggetti fiscalmente non-residenti che ricevono un reddito originato in Indonesia devono utilizzare il modulo DGT 1. Tale modulo è alquanto dettagliato, e richiede l’indicazione della somma e del tipo di importo percepito in Indonesia. Il sostituto d’imposta può godere degli sgravi fiscali previsti dal trattato se: (v) il destinatario del reddito è non-residente; (vi) le “qualifiche amministrative ’’ sono soddisfatte; (vii) il non-residente non sta abusando dei benefici del trattato fiscale; Le “qualifiche amministrative“ comportano il soddisfacimento dei seguenti requisiti: (v) (vi) (vii) (viii)

utilizzo del modulo CoD; completamento e firma del soggetto d’imposta non residente; certificazione da parte dell’autorità fiscale competente; e invio prima della scadenza della dichiarazione dei redditi per il periodo competente.

Il CoD deve essere allegato alla dichiarazione dei redditi per il mese in cui è presentata l’imposta dovuta. Se il CoD è presentato dopo la scadenza prevista, non può essere utilizzato per ottenere il beneficio previsto dal relativo Trattato. Se il rilascio del certificato da parte dell’autorità straniera competente è difficoltoso, è possibile non riuscire ad accedere ai benefici derivanti dal trattato fiscale. Tuttavia il 30 aprile 2010 è stato emesso un nuovo regolamento (Regulation 24), che revisiona il precedente regolamento n. 61 e che prevede che i contribuenti non residenti possano utilizzare un certificato di domicilio rilasciato dal paese di residenza nel caso in cui tale certificato rispetti i seguenti requisiti: (i) (ii)

sia redatto in lingua inglese; sia stato rilasciato dopo l’1 Gennaio 2010;

101


(iii)

sia accompagnato dal modulo originale o dalle fotocopie di documenti che sono stati legalizzati dall’Ufficio delle imposte dove colui che effettua la trattenuta è registrato come ‘contribuente’; contenga il nome del contribuente; sia stato sottoscritto da un pufficiale autorizzato, da un suo procuratore o da un funzionario dell’Ufficio delle imposte del paese che ha sottoscritto il trattato, o riporti un timbro che sia equivalente alle firme suddette, in base all’ordinamento del paese firmatario.

(iv) (v)

Infine, il Regulation 24 chiarisce che il contribuente non residente non è tenuto a compilare le parti aggiuntive del modulo CoD se percepisce solamente redditi per i quali il trattato non prevede il beneficiario finale. (c)

Norme Anti-abusi

Nel tentativo di prevenire abusi dei trattati riguardanti benefici fiscali, l’autorità fiscale indonesiana ha previsto una insolita ed elaborata definizione di “beneficial owner’’ nell’articolo 26, comma 1(a) della legge n. 36 del 2008 (Income Tax Law), recentemente modificata ed in vigore dall’1 Gennaio 2009. In base alla nuova previsione della Income Tax Law, il paese di domicilio deve essere determinato non solo in base al Certificate of Domicile, ma anche in base alla residenza o al domicilio del beneficiario effettivo del reddito dichiarato. Nel caso in cui il beneficiario sia una persona fisica, il paese di domicilio sarà quello dove egli/ella risiede e vive, mentre nel caso in cui il beneficiario sia una persona giuridica, il paese di domicilio sarà il paese in cui risiede colui che detiene, individualmente o in comunione, più del 50% delle azioni, ovvero il domicio dove si svolge la sua gestione effettiva. Ai sensi del regolamento DGT n. 62 del 5 Novembre 2009 (“Regulation 62”), nel caso vi sia prova di abuso, nessuna disposizione prevista nei trattati fiscali troverà applicazione. Si ritiene che ci sia un abuso se si verificano le seguenti condizioni: (iii) una transazione non ha un valore economico ed è utilizzata meramente per ottenere un beneficio previsto dal trattato fiscale; (iv) vi è una discrepanza tra il valore della transazione e la sua struttura legale, ultilizzata unicamente per ottenere un beneficio previsto dal trattato fiscale; (v) il destinatario dell’introito non è il beneficiario effettivo (i.e. è un agente, una persona interposta o una società intermediaria). Una società non viene ritenuta una “società ad hoc per l’abuso’’ ove soddisfi i seguenti requisiti: (iv) la sua incorporazione non è finalizzata unicamente all’ottenimento di un beneficio previsto in un trattato fiscale; (v) dispone di un proprio management; (vi) impiega dei dipendenti; (vii) svolge attività economica; (viii) il reddito prodotto in Indonesia è soggetto a tassazione nel paese di colui che lo riceve; (ix) non utilizza più del 50% del suo reddito per adempiere le proprie obbligazioni nei confronti di altri partner (interessi, royalties e altre forme di compensazione). Il 30 aprile 2010 l’autorità fiscale indonesiana ha emanato la Regulation n. 25 che rivede la precedente Regulation 62. Una delle modifiche principali limita i requisiti per la proprietà effettiva imposta a soggetti fiscalmente non-residenti, limitandone l’applicazione ai soli casi in cui il trattato fa specfica menzione alla “proprietà effettiva”. Le ulteriori modifiche hanno chiarito altresì i seguenti aspetti: (i)

(ii)

l’inciso “active operation or business’’ deve essere interpretata sulla base della situazione attuale del contribuente, e puo’ essere dimostrata dai costi sostenuti, dagli sforzi esercitati e dalle spese sostenute direttamente al fine di acquisire, aumentare e mantenere la redditività della società; i redditi originati in Indonesia sono soggetti a tassazione nel paese di recepimento degli stessi, sulla base all’ordinamento di tale paese, a condizione che il beneficiario sia un soggetto passivo d’imposta in quel paese e che le entrate derivanti da un paese straniero siano ivi tassabili. Questa regola non si applica nel caso in cui il soggetto non è obbligato al pagamento delle tasse, per esempio, perché l’aliquota fiscale è 0%, oppure perchè è esente da tassazione, o ancora perchè l’onere fiscale è demandato al paese straniero, ovvero è sospeso, o non è riscosso per altri motivi;

102


(iii)

non più del 50% del reddito totale del contribuente, come indicato nel suo rendiconto finanziario (non consolidato) può essere utilizzato per soddisfare una obbligazione verso terzi, con esclusione di benefici ragionevoli garantiti ai dipendenti in ragione del loro rapporto di lavoro, ad altre spese comunemente incorse dal contribuente nella gestione delle proprie attività e compartecipazione a utili sottoforma di dividendi agli azionisti;

Ritenute alla fonte (a) • • • •

• •

• • •

Dividendi

15% (quindici percento) dell’ammontare lordo se i dividendi sono distribuiti a soggetti fiscalmente residenti, che non sono persone fisiche; 10% (dieci percento) dell’ammontare lordo se i dividendi sono distribuiti a soggetti fiscalmente residenti che sono persone fisiche; 20% (venti percento) dell’ammontare lordo se i dividendi sono pagati a soggetti fiscalmente non residenti, fatto salvo l’applicazione di un trattato che prevede tassi più favorevoli; i dividendi sono esenti dall’imposte sul reddito indonesiana se (i) derivano da utili portati a nuovo e (ii) sono pagati a persone giuridiche fiscalmente residenti che detengano piu’ del 25% di partecipazione. (b) Royalties il 15% dell’ammontare lordo, se le royalties vengono corrisposte a contribuenti fiscalmente residenti; il 20% dell’ammontare lordo se le royalties vengono corrisposte a contribuenti fiscalmente non residenti, fatto salvo l’applicazione di un trattato che prevede tassi più favorevoli; (c) Interessi il 15% (quindici percento) dell’ammontare lordo se gli interessi vengono corrisposti a contribuenti fiscalmente residenti; 0% (nullo) dell’ammontare lordo se gli interessi vengono corrisposti a contribuenti fiscalmente residenti che svolgono attività finanziaria o bancaria; il 20% (venti percento) dell’ammontare lordo se gli interessi vengono corrisposti a contribuenti fiscalmente non residenti, fatto salvo l’applicazione di un trattato che prevede tassi più favorevoli; (d)

Utili realizzati da una persona giuridica straniera

I soggetti fiscalmente residenti, le organizzazioni ed i rappresentanti di società straniere hanno l’obbligo di trattenere il 20% dai seguenti pagamenti effettuati a favore di soggetti fiscalmente non-residenti: (iii) sull’ammontare lordo di: 1. dividendi; 2. interessi, inclusi supplementi, sconti, commissioni di garanzia; 3. royalties, canoni di locazione e pagamenti per l’uso di beni; 4. onorari per servizi, prestazioni e attività; 5. premi e riconoscimenti; 6. pensioni ed altri pagamenti periodici; 7. premi Swap e altre transazioni di copertura; 8. plusvalenze da cancellazioni del debito; 9. profitti netti, dopo le imposte, di una organizzazione stabile o di una sede secondaria. (iv) sul reddito netto stimato (Estimated Net Incombe, ENI), essendo una determinata percentuale del valore lordo:

Premio d’assicurazione pagato a compagnie d’assicurazione non-residenti: dall’assicurato da compagnie di assicurazione indonesiane da compagnie di riassicurazione indonesiane

103

ENI

Aliquota fiscale effettiva

50% 10% 5%

10% 2% 1%


Cessione di quote di società indonesiana non quotata da parte di soggetti non residenti

25%

Cessione da parte di soggetti non residenti di società ad hoc che serva come intermediario per detenere quote di una società indonesiana o di PE

5%

25%

5%

Se il beneficiario risiede in un paese che ha un accordo fiscale con l’Indonesia, la ritenuta fiscale può essere ridotta o annullata.

Imposte sulle persone fisiche La maggior parte dei redditi guadagnati da persone fisiche fiscalmente residenti è soggetta alle seguenti aliquote fiscali ordinarie: Reddito tassabile

Aliquota

Tassa in Rupie

Sulle prime Rp. 50,000,000

5%

2,500,000

Sulle successive Rp. 200,000,000

15%

30,000,000

Sulle successive Rp. 250,000,000

25%

62,500,000

Sulle successive Rp. 500,000,000 ed oltre

30%

30% dell’importo tassabile

Un individuo è considerato fiscalmente residente in Indonesia se possiede le seguenti caratteristiche: • • •

è residente in Indonesia; è presente in Indonesia per più di 183 giorni su un periodo di 12 mesi; è presente in Indonesia durante un anno fiscale e intende risiedere in Indonesia;

Nota: il contenuto di alcuni Trattati fiscali può annullare questi requisiti per alcuni paesi. Le persone fisiche non residenti sono soggetti ad un’aliquota fiscale pari al 20% (Art. 26, ed in relazione alle previsioni dei Trattati) sul reddito prodotto in Indonesia.

Disciplina in materia di Imposta sul Valore Aggiunto L’Imposta sul Valore Aggiunto è generalmente dovuta in caso di trasferimento di beni o fornitura di servizi imponibili all’interno dell’Area Doganale Indonesiana. Le attività soggette ad IVA sono le seguenti: (i) consegna di beni imponibili nell’area doganale da parte di una società; (ii) importazione di beni tassabili; (iii) fornitura di servizi imponibili nell’area doganale; (iv) uso o consumo di beni intangibili imponibili provenienti dall’esterno dello spazio doganale indonesiano; (v) uso o consumo di servizi imponibili provenienti dall’esterno dello spazio doganale indonesiano; (vi) esportazioni di beni imponibili da parte di una società. La consegna di beni (imponibili) è definita in maniera molto ampia, ed include quanto segue: (v) trasferimento della titolarità di beni tassabili sulla base di accordi; (vi) trasferimento di beni imponibili sulla base di un leasing finanziario o di leasing con opzione di riscatto; (vii) consegne di beni tassabili ad un intermediario o ad una vendita all’asta; (viii) uso personale e dono gratuito di beni imponibili; (ix) beni imponibili ed attività residue, originariamente non destinate alla vendita, al momento dello scioglimento di una società; (x) consegne di beni imponibili all’interno di una società (i.e. tra filiali, o tra la sede e le sue filiali) a meno che l’azienda, sulla base dell’approvazione del DGT, centralizzi la propria rendicontazione IVA. (xi) Consegna di merce in contovendita. L’aliquota IVA è generalmente del 10%. Questa aliquota può essere aumentata o diminuita rispettivamente al 15% o al 5% in base a regolamenti governativi. Tuttavia l’IVA imposta su beni in esportazione è nulla mentre l’IVA su consegne e importazioni di prodotti del tabacco è pari all’8.5%.

104


L’IVA su una determinato transazione è calcolata applicando l’aliquota IVA alla relativa base imponibile. Nella maggior parte dei casi, il valore imponibile è il valore della transazione come concordato tra le parti coinvolte.

Altri aspetti relativi alla legislazione indonesiana La proprietà intellettuale Le legge nazionali per la protezione della proprietà intellettuale sono: • • • • • •

Legge n. 14 del 2011 sui brevetti; Legge n. 15 del 2011 sui marchi; Legge n. 30 del 2000 sui segreti commerciali; Legge n. 31 del 2000 sul disegno industriale; Legge n. 32 del 2011 sugli schemi per circuiti integrati; Legge n. 19 del 2002 sul diritto d’autore.

L’Indonesia è parte di numerosi trattati e convenzioni internazionali a tutela della proprietà intellettuale, tra cui la Convenzione di Berna, la Convenzione di Parigi, la Convenzione che istituisce la World Intellectual Property Organization (WIPO), i Trattati WIPO sul Diritto d’Autore e il Trattato di Cooperazione in materia di Brevetti, il Trattato del World Trade Organization – (WTO) che include l’Accordo sugli Aspetti Commerciali dei Diritti di Proprietà Intellettuale (TRIPs). Aspetti significativi sulla proprietà intellettuale in Indonesia sono i seguenti: • • • • • •

non sono richieste approvazioni preventive da parte di organi nazionali per gli investimenti; il trasferimento di diritti relativi alla proprietà intellettuale deve essere autenticato da un notaio; non sussistono specifiche eccezioni o requisiti in relazione a prodotti particolari; non ci sono previsioni che limitino le royalties sulle licenze o che determinino royalties ‘‘eccessive”; in linea generale, la legge indonesiana sulla concorrenza non si applica alle licenze di diritti di proprietà intellettuale; i contratti tipicamente conclusi da società straniere con le loro controllate sono gli accordi di licenza, accordi relativi a diritti di proprietà intellettuale e accordi di assistenza tecnica.

Suolo ed immobili (a)

Legge agraria fondamentale

Secondo la legge indonesiana, la tutela della proprietà fondiaria e immobiliare è demandata alla legge 5/1960 (Basic Agrarian Law). La Basic Agrarian Law detta un quadro normativo uniforme su questa materia, per sostituire il preesistente sistema dualistico formato da leggi Adat (consuetudinarie e per lo più non codificate) e dall’insieme di norme coloniali olandesi sulle questioni agrarie, istituendo un quadro giuridico generale sui titoli di propretà terriera. La legge 5/1960 elimina il principio del dominio, che riconosceva la titolarità del terreno al governo coloniale, e riconosce il principio secondo il quale la terra deve appartenere ad una persona fisica o giuridica. La Basic Agrarian Law revoca inoltre molti regolamenti precedenti. Essa ha mantenuto la disciplina del Codice Civile che si occupava di sicurezza del terreno fino a quando con la legge n. 4/1996 sulla Security ove Land and Related Objects, entrata in vigore nel 1996, 35 anni dopo la Basic Agrarian Law, sono stati emanati i regolamenti sulla hak tanggungan . La legge riconosce il legame unico, o hak ulayat, della nazione indonesiana con la terra, l’acqua e lo spazio. L’art. 5 della Basic Agrarian Law infatti prevede quanto segue: “La legge agraria che si applica alla terra, all’acqua e allo spazio aereo è diritto adat finanche non entra in conflitto con gli interessi nazionali e statali basati sul preservamento dell’unità della nazione, con il socialismo indonesiano e le disposizioni di questa Legge e degli altri regolamenti, tutti nel rispetto dei principi della legge religiosa ’’. Di conseguenza, i principi adat continuano a svolgere un ruolo significativo nel diritto fondiario indonesiano. Essi sono per la maggior parte non scritti e rappresentano il fondamentale diritto nativo consuetudinario. I principi e la loro applicazione possono variare di regione in regione. La legge agraria fondamentale non ha del tutto raggiunto il suo obiettivo di creare certezza e sicurezza di diritto, per due motivi.

105


In primo luogo, la legge non si esprime in termini definitivi e il legislatore non ha emanato molti dei regolamenti di attuazione previsti dalla normativa di riferimento. Inoltre, la legge si basa, senza ulteriori spiegazioni, su principi adat e subordina persino tali principi all’interesse nazionale. Nonostante questi limiti, la Basic Agrarian Law ha introdotto un sistema di registrazione delle proprietà terriere e nuove categorie di titoli di proprietà, benchè non obblighi a registrare le proprietà che non erano state registrate, molte delle quali di conseguenza rimangono tali. (b)

Terreno demaniale

I titoli di proprietà del terreno sono generalmente concessi e registrati dallo stato tramite il National Land Office (Badan Pertanahan Nasional BPN). La terra che non è registrata è considerata come Tanah Negara “State Land’’, nonostante i diritti adat di chi la occupa siano riconosciuti. Lo Stato non possiede, compra o vende terreni. Il ruolo dello Stato è quello di concedere i diritti di uso del territorio sulla base della pianificazione in vigore e le varie normative in materia. Colui che richiede la registrazione di un titolo deve, tra l’altro, dimostrare al BPN di aver acquisito il terreno da un soggetto che era a sua volta titolare. (c)

Diritti registrati

La Basic Agrarian Law indonesiana e i suoi regolamenti attuativi prevedono diverse tipologie di diritti e titoli di registrazione sul terreno. Segnaliamo di seguito i principali. Diritto sul terreno Hak milik/ Diritto di proprietà

Hak guna usaha / diritto a coltivare (“HGU”)

Titolarità

Periodo

Diritti del titolare

Titolare del diritto di proprietà Hak milik può essere esclusivamente un cittadino indonesiano (o un ente designato dal governo). Una società non può possedere il titolo Hak milik sui terreni.

Il titolo Hak Milik è concesso per un periodo indeterminato, fermo restando il diritto di espropriazione governativa a fini pubblici.

Hak Milik è il diritto più ampio che una persona può ottenere su un terreno. Il titolare può utilizzare e sfruttare il terreno per qualsiasi scopo.

Il titolo HGU può essere detenuto da cittadini indonesiani o da società regulate dalla legge indonesiana e domiciliata in Indonesia. Una società PMA approvata in base alla Investment Law e con capitale straniero può essere titolare dell’HGU su terreni.

Il titolo HGU può essere concesso per un periodo massimo di 35 anni, che può essere prorogato per massimo di ulteriori 25 anni, e con la possibilità di un rinnovo del titolo (presumibilmente per un massimo di 25 anni). Il prolungamento è subordinato al fatto che il titolare utilizzi effettivamente il terreno per gli scopi indicati e che siano soddisfatti i criteri previsti. La richiesta di estensione o di rinnovo deve essere effettuata almeno due anni prima della scadenza del titolo.

Ai sensi della Basic Agrarian Law, l’HGU dà al titolare il diritto generale di controllare e usare il terreno per agricoltura, pesca e allevamento, e di godere dei frutti derivanti da tale controllo e uso.

106


Hak guna bangunan/ diritto di costruire (“HGB”)

Il titolo HGB può essere detenuto da cittadini indonesiani o da società costituite ai sensi della legge indonesiana e domiciliate in Indonesia. Una società PMA, approvata in base alla Investment Law e con capitale straniero può detenere il diritto di HGB sulla terra.

Il titolo HGB può essere concesso per un periodo massimo di 30 anni, salvo proroga per massimo 20 ulteriori anni, e un successivo eventuale rinnovo del titolo (presumibilmente per un massimo di 30 anni). Il prolungamento è subordinato al fatto che il titolare utilizzi effettivamente il terreno per gli scopi indicati e che siano soddisfatti i criteri previsti. La richiesta di estensione o di rinnovo deve essere effettuata almeno due anni prima della scadenza del titolo.

Secondo la Basic Agrarian Law, il titolo HGB concede al titolare il diritto generale di controllare e costruire per scopi privati o commerciali, di avere la proprietà dei fabbricati e di godere dei frutti derivanti da tale controllo e uso.

Hak pakai/ diritto d’uso

Il titolo Hak pakai può essere detenuto da cittadini indonesiani, da società costituite ai sensi delle leggi indonesiane e domiciliate in Indonesia, da istituzioni governative, enti religiosi e sociali, da rappresentanti di uffici diplomatici stranieri e agenzie internazionali, da società straniere con un ufficio di rappresentanza in Indonesia e, a determinate condizioni, da cittadini stranieri. Una società PMA, approvata in base alla Investment Law e con capitale straniero può essere titalare del diritto di HGB sui terreni.

Il titolo Hak pakai può essere concesso a tempo indeterminato per l’uso dei terreni da parte delle istituzioni governative, enti religiosi e sociali, rappresentanti di uffici diplomatici stranieri e agenzie internazionali. In tutti gli altri casi, l’hak pakai può essere concesso per un periodo massimo di 25 anni, salvo proroga per un massimo di 20 anni e il successivo eventuale rinnovo del titolo (presumibilmente per un massimo di 25 anni). Il prolungamento è subordinato al fatto che il titolare utilizzi effettivamente il terreno per gli scopi indicati e che siano soddisfatti i criteri previsti. La richiesta di estensione o di rinnovo deve essere effettuata almeno due anni prima della scadenza.

Ai sensi della Basic Agrarian Law, il titolo hak pakai dà al titolare un diritto generale di utilizzare il terreno di proprietà dello Stato o di un’altra persona e di mantenere i vantaggi derivanti da tale uso.

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Il titolare di un titolo HGU, HGB o hak pakai ha in genere i diritti e gli obblighi di seguito indicati: (a)

I titolari di diritti su un terreno hanno il diritto di: (iv) controllare e utilizzare il terreno per gli scopi propri di quel titolo; (v) trasferire il titolo, salvo che il decreto di concessione del titolo non disponga diversamente; (vi) garantire la sicurezza sul terreno.

(b)

I titolari di diritti su un terreno hanno l’obbligo di: (i) pagare la tassa iniziale (uang pemasukan) stabilita dal decreto di concessione del titolo - la tassa iniziale per i terreni statali è generalmente fissata dal Minister of Agrarian Affairs, di concerto con il Ministero delle Finanze, e sulla base della valutazione del terreno; (ii) utilizzare il terreno secondo le condizioni stabilite nel decreto di concessione del titolo; (iii) occuparsi del terreno e degli edifici ivi presenti, tenendo conto dei requisiti di sostenibilità ambientale; (iv) restituire il terreno allo Stato e il certificato al BNP alla scadenza del titolo; (v) fornire un accesso stradale o una diverso collegamento via acqua nel caso in cui il terreno occupato circondi la terra o il corso d’acqua appartenga ad un diverso soggetto.

La tassa iniziale sopra indicata rappresenta l’unico pagamento e copre il periodo iniziale, la proroga ed il rinnovo del titolo. Spese amministrative possono essere imposte nel caso di proroga o rinnovo. La tassa iniziale non sarà restituita se il titolo non è prorogato o rinnovato a causa di inadempienza del titolare sull’uso della territorio in base agli scopi consentiti. (d) Cancellazione del titolo Un diritto sul territorio è cancellato: (ii) alla scadenza del termine o di qualsiasi sua estensione; (iii) prima della scadenza del termine ad opera del governo, nel caso di inadempienza da parte del titolare degli obblighi derivanti dal titolo, o in base ad una decisione giudiziaria; (iv) in caso di rinuncia da parte del titolare; (v) in caso di revoca del titolo da parte del governo per pubblica utilità; (vi) se il titolare trascura il titolo; (vii) se il terreno è dichiarato inagibile; (viii) se il titolare cessa di avere diritto a mantenere il suo titolo e non riesca a cedere o a trasferire il titolo entro un anno, diventando non idoneo al mantenimento del titolo. Alla cancellazione del titolo, (i) il terreno ritorna allo Stato, (ii) il titolare deve demolire (a proprie spese) tutti gli edifici costruiti sul terreno e restituirlo allo Stato nelle condizioni naturali e (iii) ove lo Stato intenda mantenere le costruzioni presenti sul terreno, il detentore del titolo ha diritto ad una indennità.

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Il sistema bancario indonesiano A cura della Banca Popolare di Vicenza Il sistema bancario indonesiano è solido ma molto frazionato. È costituito da: •

120 banche commerciali suddivise come segue : 4 grandi banche statali (PT Bank Mandiri , PT Bank Negara Indonesia, PT Bank Tabungan Negara e PT Bank Rakyat Indonesia) che controllano circa un terzo degli asset bancari e 116 banche private attive nel settore “retail” e nei servizi alle piccole e medie imprese locali. 41 di esse sono controllate da gruppi stranieri (segnaliamo in particolare: PT Bank Central Asia, PT Bank OCBC NISP, PT Bank International Indonesia, PT Bank CIMB Niaga, PT Bank UOB Indonesia e PT Bank Permata);

10 banche straniere con 206 filiali attive soprattutto nel settore corporate. Le principali sono HSBC, Citibank, Standard Chartered Bank, Deutsche Bank, JP Morgan Chase e The Bank of Tokyo Mitsubishi UFJ;

24 Uffici di rappresentanza di banche straniere;

14 banche in Joint-Venture;

1837 Rural Credit Bank, cooperative di credito agricolo;

8 banche islamiche (o banche Syriah).

Tutte le banche hanno chiuso sia il 2011 che il primo semestre 2012 con ottimi risultati. La percentuale media dei crediti inesigibili del sistema è del 2,2%. Il settore bancario rappresenta il 3% del PIL del Paese e ha registrato una crescita del 22%. Una banca straniera può acquisire il 99% del capitale di un istituto bancario locale ma, se la quota di acquisizione è superiore al 25%, deve ottenere un’autorizzazione dalla banca centrale, Bank Indonesia. Il capitale minimo richiesto a una banca straniera per aprire una filiale operativa in Indonesia è di Usd. 330 milioni. Sono autorizzati all’apertura di filiali solo istituti di credito che rientrano nelle prime maggiori 200 banche internazionali per attivo di bilancio. In considerazione dell’elevato capitale minimo richiesto per la costituzione di una filiale, non sono presenti in Indonesia filiali o sussidiarie di banche italiane.

Principali banche presenti in Indonesia in ordine di attivo di bilancio (dati al 31.12.2011) Posizione

Banca

Attivo di bilancio (U$m)

Capitale (U$m)

Utile (U$m)

1

Bank Mandiri

60.861

5.090

1.821

2

Bank Rakyat Indonesia

51.820

3.470

2.068

3

Bank Central Asia

42.116

3.106

1.502

4

Bank Negara Indonesia

32.980

3.605

823

5

Bank Danamon Indonesia

15.652

2.377

509

6

Panin Bank

13.758

1.462

302

7

Bank Permata

11.174

773

172

109


8

Bank Internasional Indonesia

10.469

792

109

9

Bank Tabungan Negara

9.828

726

168

10

Bank OCBC NISP

6.598

623

111

11

Bank UOB Indonesia

6.093

767

119

12

Bank BJB

6.004

500

146

13

DBS Bank Indonesia

3.582

366

57

Tassi di interesse di mercato in Indonesia Il Prime Lending Rate applicato alle aziende (dati al 31.8.2012) varia dal 7% all’11,50%. Il Prime Lending Rate applicato a clienti settore retail (dati al 31.8.2012 ) varia dall’8,25% al 17,50%. Il Prime Rate di Bank Mandiri , la maggiore banca indonesiana in termini di attivo, al 31.8.12 era del 10% per il settore di clientela corporate e del 12% per il settore retail. Il Tasso Ufficiale di sconto fissato dalla banca centrale, Bank Indonesia, nell’ultima riunione dell’11 ottobre 2012 è del 5,75%, I depositi a 1 anno in valuta locale (Rupia Indonesiana) vengono remunerati dalle banche mediamente il 5,5%. I depositi in Usd. a 1 anno vengono remunerati ad un tasso che varia dal 2,28% (applicato dalle banche private) all’1,07% (applicato dalle banche regionali governative).

Sistemi di pagamento in Indonesia Il sistema di pagamento ancora maggiormente utilizzato per le transazioni commerciali domestiche è il denaro contante. I pagamenti “cash” rappresentano circa il 40% del totale dei regolamenti effettuati all’interno del Paese. Negli ultimi 10 anni, soprattutto tra la popolazione urbana del Paese, è aumentato l’uso di carte di credito, carte di prelievo bancomat e carte prepagate. I regolamenti di operazioni commerciali non domestiche avvengono tramite trasferimenti bancari internazionali. Crediti documentari, garanzie bancarie e rimesse contro documenti sono gli strumenti di pagamento maggiormente utilizzati dalle società locali e straniere nei rapporti di lavoro internazionali. La Banca Popolare di Vicenza segue l’Indonesia dal proprio Ufficio di Rappresentanza di Hong Kong: BANCA POPOLARE DI VICENZA Hong Kong Representative Office Suite 1405, Nine Queen’s Road Central, Hong Kong Tel: (852) 2147 2955 Fax: (852) 2147 2997 Email: popvihk@popvi.com.hk Swift: BPVIIT22 Rappresentante: Sig.ra Donatella Oliboni Segretaria: Sig.na Coreen Fok I servizi offerti sono: promozione commerciale di prodotti italiani, ricerche di opportunità commerciali e potenziali clienti, partecipazione a fiere, esibizioni ed altri eventi, ricerca di nuove fonti di approvvigionamento per società italiane, informazioni commerciali su società locali, attività di “correspondent banking” allo scopo di canalizzare i pagamenti e/o risolvere problemi bancari generici, risoluzione di generali problemi di tipo logistico (ricerca di locali e uffici, organizzazione di meeting, ricerca di interpreti, avvocati, ecc.).

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Alcune esperienze imprenditoriali

La raccolta di alcune importanti testimonianze della presenza italiana in Indonesia è stata possibile grazie al contributo dell’Italian Business Association in Indonesia, a cui siamo naturalmente grati. L’Italian Business Association in Indonesia, IBAI, è nata nel 1995 per rappresentare nel Paese le aziende italiane, quelle indonesiane che hanno legami d’affari con l’Italia, e soci individuali interessati. Soci onorari di diritto sono l’Ambasciatore d’Italia in Indonesia, oggi Federico Failla, e il Direttore ICE a Jakarta, oggi Massimiliano Sponzilli. Raccoglie attualmente 40 soci in maggioranza aziende italiane, ma vi si annoverano anche alcune aziende indonesiane. Tra le aziende italiane, ENI, Saipem, Perfetti, Prysmian, Pirelli, Sacmi, Piaggio, Generali, Bozzetto, ENEL, IVECO, Rina, Tenaris, Lamborghini, Ferrari, Unione Banche Italiane (UBI),AIA, MTM Gas Equipment, Ariston, Garbuio Dickinson, Bastaman, Pro Car,Holit Int., Shangri La Hotels, e una ventina di soci individuali. Oggi in fase di riorganizzazione, IBAI promuove riunioni mensili tra soci e invitati con conferenze su temi attuali e incontri con le altre Camere di Commercio bilaterali Europee e non, e con le Camere di Commercio Europee e Internazionali. IBAI è presieduta oggi da Luigi Carlo Gastel (Pirelli SpA), affiancato da cinque vicepresidenti, Sergio Mosca (Piaggio & Co. SpA) Massimo Colasurdo (Prysman SpA) Alessandro Martirani (Generali Group SpA) Giuseppe Fardella (AIA Inc.) Alberto Simeone (CoeClerici SpA). Segretario Generale è Teresa Guida.

AIA, Allied Industry Assistance, Inc Informazioni generali sulla società • Produzione e tipologia di prodotto

AIA Inc (Allied Industry Assistance) è una società che svolge attività di rappresentanza e di agenzia per promuovere la vendita di tecnologie e macchinari di vari produttori italiani in alcuni settori specifici (meccanica, tecnologie della costruzione, macchine per lavori infrastrutturali, ecc.).

• Mercati di sbocco

In primo luogo l’Indonesia su cui AIA opera su mandato di alcune delle rappresentate per S.E. Asia

Aspetti strategici Fascia di mercato: industria medio-alta, con visione a medio-lungo termine. Immagine del prodotto: incentrata sulla qualità ed innovazione tecnologica delle ditte rappresentate, scelte tra i leader nello specifico settore di attività di AIA (Macchinari per la Prefabbricazione, Preparazione calcestruzzi, lavorazione della pietra naturale, macchinari per le costruzioni, ecc).

• Collocazione fascia di mercato / Immagine del prodotto

• Plus rispetto alla concorrenza, nazionale ed internazionale

Lunga e consolidata esperienza delle ditte rappresentate in settori di mercato in cui l’Italia eccelle a livello internazionale e nazionale.

• Problematiche di servizio nei confronti dei clienti finali

Parzialmente risolto tramite l’intervento diretto da parte degli uffici tecnici delle rappresentate o tramite Partner Locale per quei macchinari che necessitano di servizi & assistenza tecnica costante.

• Differenziazione tra prodotti italiani ed indonesiani

Il settore industriale rappresentato è praticamente inesistente nel paese, tranne in limitatissimi casi in cui la concorrenza europea e/o asiatica ha investito in unità produttive in loco.

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Aspetti organizzativi Macchinari e tecnologia totalmente importata dall’Italia.

• Produzione interna od out-sourcing • Distribuzione dei prodotti (agenti, grossisti, vendita diretta, esigenze di marketing)

Vendita diretta e, nel caso specifico di macchinari che necessitano il ready-stock, tramite il supporto del Partner Locale che ha rete di vendita & servizi organizzati sul territorio (con sub-dealers).

• Struttura interna dell’azienda e adattamento per operazioni in Indonesia

Essendo AIA un ufficio di rappresentanza, riesce a rispondere in modo flessibile alle necessità di mercato e ai momenti ciclici dell’economia del Paese. La sua struttura interna è composta da unità marketing con supporto tecnico /commerciale anche dalle rappresentate, vendita e post-vendita sul territorio, assistenza e coordinazione finanziaria quando richiesta, ecc.

Storia dello sviluppo Indonesia • Perché l’Indonesia

Paese in espansione, ricco di materie prime da processare con forte domanda interna, sensibile alla necessità di sviluppo infrastrutturale con opere e prodotti di qualità che utilizzino tecnologie all’avanguardia quali quelle delle rappresentate italiane. Il Paese ha proiezioni positive nel mediolungo termine, consolidate da stabilità politicoeconomica acquisita nell’ultimo decennio.

• Attività svolte e vantaggi competitivi (ad es. zona ASEAN)

L’installazione di impianti e di unità produttive fornite dalle rappresentate, che servono al mercato interno ma vengono anche esportate con valore aggiunto, si avvale dell’abbondante quantità di materie prime disponibile nel paese e di costi di produzione che rimangono ancora competitivi anche rispetto ai paesi ASEAN. Stabiliti e consolidati ormai da molti anni di attività nel paese.

• Primi contatti • Difficoltà incontrate

Costi di gestione in aumento, elevata burocrazia, lobby lunga e spesso complicata, personale qualificato a volte difficile da reperire. In quanto all’espansione e alla dinamicità del mercato, ottenere licenze, omologazioni ed altro a volte non è facile. I tempi di realizzazione dei progetti si presentano alquanto lunghi.

• Eventuale supporto italiano (Simest, Sace, ecc.)

AIA è nata senza particolari supporti e il suo ruolo in Indonesia, appare auspicabile, sebbene a volte di non facile realizzazione, a causa delle restrittive regolamentazioni locali (governative e bancarie) e dei lunghi tempi di esecuzione del business.

La situazione attuale del progetto • Vantaggi e svantaggi (ad es. problematiche di adattamento del prodotto al mercato indonesiano)

Vantaggi: unicità delle tecnologie proposte e leadership italiana in alcuni settori rappresentati. Svantaggi: essendo un mercato molto libero è alquanto competitivo, soprattutto rispetto alla Cina che si improvvisa ma presenta costi limitati.

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• Risorse umane (difficoltà di reperimento, formazione, Costi del personale qualificato in costante aumento, produttività, grado di fidelizzazione e scarsa fedeltà del personale di medio livello, consigli pratici) probabilmente dovuta alla domanda di lavoro che al momento supera l’offerta. • Location e criticità infrastrutturali (ivi inclusi problemi Prime-areas a Jakarta (dove la quasi totalità delle con energia, acqua, ecc.) società sono posizionate con uffici centrali) costosa, traffico persistente che rende difficoltoso a volte anche il semplice svolgimento di attività marketing e vendita. Servizi generali (telefonia, elettricità, acqua, ecc.) adeguati, connessione Internet disponibile, praticamente ovunque ma di qualità non eccellente, servizi pubblici /trasporti per staff impiegatizio disponibili ma penalizzati dalla congestione del traffico. Servizi bancari validi con quantità di branch offices che consentono di smaltire in loco ed in maniera rapida ed efficiente gli obblighi di pagamento. • Risorse finanziarie (accesso al credito locale, ecc.)

Risorse finanziarie disponibili localmente, a condizioni che possono apparire sfavorevoli ma che rispecchiano le esigenze di mercato e la necessità di tenere sotto controllo le riserve, l’indebitamento pubblico e privato e la valuta di cambio. L’esperienza negativa della crisi asiatica 1997-1998 ha reso estremamente prudente il settore bancario che esige garanzie strutturate per la concessione di crediti.

• Possibilità di interagire con il territorio, in termini di servizi e subforniture

Attuabile prevalentemente tramite forme di collaborazione e partnership con società locali che hanno più facile accesso, in senso lato, ai clienti finali e alle istituzioni territoriali.

• Rapporti con P.A. (dogane, fisco, ecc.)

Rapporto con P.A. a volte difficile e burocratizzato, ma nel rispetto delle regolamentazioni locali vi è la piena disponibilità a risolvere ogni forma di problematiche in maniera conciliatoria.

Coeclerici Spa Informazioni generali sulla società • Produzione e tipologia di prodotto

Servizi di carico materie prime nelle navi oceaniche/ trading di materie prime e attività minerarie.

• Mercati di sbocco

Tutto il mondo.

• Aspetti strategici e collocazione fascia di mercato/ Immagine del prodotto

L’immagine aziendale è consolidata in tutto il mondo, con un marchio ben riconoscibile.

• Plus rispetto alla concorrenza, nazionale ed internazionale

Il mercato e la confermata clientela riconoscono all’azienda serietà e affidabilità nel gestire il lavoro.

• Problematiche di servizio nei confronti dei clienti finali Il mercato delle commodities si presenta volatile, con logiche mondiali e non locali. • Differenziazione tra prodotti italiani ed indonesiani

La differenza principale risiede nei prodotti utilizzati per la produzione. Nel caso specifico dell’azienda, le navi vengono costruite con materiali eccellenti.

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Aspetti organizzativi • Produzione interna od out-sourcing

Distribuzione completamente interna.

• Struttura interna dell’azienda e adattamento per operazioni in Indonesia

Da notare alcune inefficienze nella gestione dovute alla volontà della casa madre di controllare le attività in tutti i vari uffici periferici dell’azienda.

Storia dello sviluppo Indonesia • Perché l’Indonesia

L’Indonesia è tra i paesi con maggiore produzione di carbone (qualificato come core business) al mondo.

• Attività svolte e vantaggi competitivi (ad es. zona ASEAN)

Siglati contratti pluriennali per la costruzione e la fornitura di servizio di navi specializzate al trasbordo di carbone.

• Primi contatti

Contatti storici, con il mercato Indonesia, già a suo tempo stabiliti dalla casa madre italiana.

• Eventuale supporto italiano (Simest, Sace, ecc.)

Accordo con SACE in procinto di garantire parte del finanziamento.

La situazione attuale del progetto • Vantaggi e svantaggi (ad es. problematiche Il mercato indonesiano è molto competitivo. Queste di adattamento del prodotto al mercato indonesiano) dinamiche competitive sono legate più alle capacità relazionali che a fattori aziendali obiettivi. • Risorse umane (difficoltà di reperimento, formazione, Non sono state riscontrate importanti difficoltà produttività, grado di fidelizzazione e consigli pratici) nell’affrontare il mercato in loco. Inoltre, per quanto riguarda il mercato a cui l’azienda in questione fa riferimento, non è stato difficile reperire lavoratori con competenza e con un ottimo grado di fidelizzazione. • Risorse finanziarie (accesso al credito locale, ecc.)

Sono attualmente in fase di discussione con banche internazionali.

• Possibilità di interagire con il territorio, in termini di servizi e subforniture

Ottima.

• Rapporti con P.A. (dogane, fisco, ecc.)

Alquanti difficoltosi a causa dell’incertezza della legislazione in materia.

Generali Group SpA Informazioni generali sulla società • Produzione e tipologia di prodotto

PT Asuransi Jiwa Generali Indonesia (Generali Group), assicurazione vita e medica.

• Mercati di sbocco

Indonesia

Aspetti strategici • Collocazione fascia di mercato / Immagine del prodotto

Business to Business (multinazionali, grandi e medie imprese nazionali)

• Plus rispetto alla concorrenza, nazionale ed internazionale

Livello e qualità dei servizi migliore di quelli offerti dalle agenzie in loco.

• Problematiche di servizio nei confronti dei clienti finali Nessuna di particolare rilevanza operativa.

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Aspetti organizzativi • Produzione interna od out-sourcing

Taluni processi amministrativi sono outsourced, altri destinati al mercato interno.

• Distribuzione dei prodotti (agenti, grossisti, vendita Vendita diretta ed agenti. diretta, esigenze di marketing) • Struttura interna dell’azienda e adattamento per Società a responsabilità limitata di diritto indonesiano. operazioni in Indonesia Dipartimenti: vendite, operazioni, customer service, investimenti, legale & compliance, finanza, servizi generali.

Storia dello sviluppo Indonesia • Perché l’Indonesia

La combinazione tra un elevato numero di abitanti e di un raro ricorso all’assicurazione vita da parte della popolazione presenta ampie prospettive di sviluppo per tutti i partecipanti domestici ed internazionali del comparto.

• Primi contatti

Studi di mercato e rappresentanti del comparto assicurativo.

• Difficoltà incontrate

Costi di gestione in aumento, in particolare per assumere e mantenere personale qualificato.

La situazione attuale del progetto Il vantaggio competitivo sta nel presentarsi come una soluzione differente rispetto alla concorrenza in termini di tipologia dei servizi e di esecuzione della prestazione.

• Vantaggi e svantaggi (ad es. problematiche di adattamento del prodotto al mercato indonesiano)

• Risorse umane (difficoltà di reperimento, formazione, Nel settore assicurativo la qualità e la quantità di produttività, grado di fidelizzazione e consigli pratici) medio livello impiegatizio già con esperienza di settore è relativamente scarsa; molto più raro e costoso il management dirigenziale che riesca a fare da traino. Scarso il livello di fidelizzazione, la domanda di lavoro è superiore all’offerta pertanto nuove migliori opportunità vengono rapidamente colte. • Location e criticità infrastrutturali (ivi inclusi problemi Jakarta offre soluzioni praticamente per ogni con energia, acqua, ecc.) necessità, i costi sono elevati. • Possibilità di interagire con il territorio, in termini di Il territorio offre una vasta gamma di prodotti e servizi servizi e subforniture locali non sempre competitivi. • Rapporti con P.A. (dogane, fisco, ecc.)

Primo contatto sempre impostato sul rigore, tuttavia il colloquio e/o la disponibilità all’ascolto è quasi sempre possibile.

Piaggio & Co. SpA Informazioni generali sulla società • Produzione e tipologia di prodotto

Il Gruppo Piaggio opera a livello globale nel settore dei veicoli a due ruote (scooter e moto) e nel settore dei veicoli commerciali leggeri (sia a tre sia a quattro ruote). L’azienda è leader europeo nel mercato delle due ruote e principale produttore di veicoli a tre ruote in India.

• Mercati di sbocco

Ovunque nel mondo.

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Aspetti strategici • Collocazione fascia di mercato I Immagine del prodotto

Fascia alta del mercato, immagine di prestigio riconosciuta dai consumatori.

• Plus rispetto alla concorrenza, nazionale ed internazionale

Per il marchio Vespa, assoluta unicità del prodotto.

• Problematiche di servizio nei confronti dei clienti finali

Consumatore indonesiano molto esigente, abituato al confronto con la migliore concorrenza giapponese.

• Differenziazione tra prodotti italiani ed indonesiani

Prodotti indonesiani, prevalentemente di tecnologia giapponese, esprimono efficienza, economicità di utilizzo; prodotti italiani esprimono immagine e gratificano le aspirazioni del consumatore.

Aspetti organizzativi • Produzione interna od out-sourcing

Prodotti finiti destinati all’importazione.

• Distribuzione dei prodotti (agenti, grossisti, vendita Distribuzione attraverso una rete di dealer diretta, esigenze di marketing) indipendenti che operano in regime di esclusività su aree specifiche. • Struttura interna dell’azienda e adattamento per Società di trading di diritto indonesiano, fondata con operazioni in Indonesia 100% investimento estero, strutturata nei classici dipartimenti: vendite, post-vendita, marketing, logistica, finanza, servizi generali.

Storia dello sviluppo Indonesia Se si misurasse l’industria come prodotto di volumi venduti per prezzo medio, l’industria motociclistica indonesiana sarebbe prima al mondo, in continua crescita, in marcata evoluzione verso i veicoli automatici che sono la vocazione Piaggio. Impossibile non esserci.

• Perché l’Indonesia

• Attività svolte e vantaggi competitivi (ad es. zona ASEAN)

Veicoli importati dal Vietnam - dove Piaggio ha stabilimento di produzione - e quindi in esenzione doganale (Zero import duty).

• Primi contatti

Stampa e gruppi primari del comparto di riferimento (Automotive).

• Difficoltà incontrate

Non vi sono barriere tariffarie sebbene i prodotti siano importati dal Vietnam in regime di esenzione doganale ma svariate procedure burocratiche penalizzano tali prodotti in termini di tempo di evasione delle pratiche e costi aggiuntivi correlati. Non coerente con la natura del business rivolto al consumatore.

• Eventuale supporto italiano ( Simest, Sace, ecc.)

La situazione attuale del progetto Il vantaggio competitivo sta nel mantenere l’impronta di prodotto italiano, presentandosi come una soluzione differente rispetto alla concorrenza, non conformandosi al prodotto normalmente omologato dal mercato.

• Vantaggi e svantaggi (ad es. problematiche di adattamento del prodotto al mercato indonesiano)

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• Risorse umane (difficoltà di reperimento, formazione, A Jakarta la qualità e la quantità di medio livello produttività, grado di fidelizzazione e impiegatizio, rivolta per lo più ad incarichi esecutivi, consigli pratici) è adeguata; molto più raro e costoso il management dirigenziale che riesca a fare da traino. Basso il livello di fidelizzazione, la domanda di lavoro è superiore all’offerta pertanto nuove migliori opportunità vengono rapidamente colte. • Location e criticità infrastrutturali (ivi inclusi problemi Jakarta offre soluzioni praticamente per ogni con energia, acqua, ecc.) necessità, i costi sono elevati. • Risorse finanziarie (accesso al credito, ecc.)

Con tutti gli indicatori economici rivolti verso l’alto, in questo momento trovare risorse finanziarie, sia per comparti intermedi (distribuzione) che per il consumatore finale, è relativamente agevole.

• Possibilità di interagire con il territorio, in termini di Il territorio offre una vasta gamma di prodotti e servizi servizi e subforniture locali, non sempre competitivi. • Rapporti con P.A. (dogane, fisco, ecc.)

Primo contatto sempre impostato sul rigore, tuttavia il colloquio e/o la disponibilità all’ascolto è quasi sempre possibile.

Pirelli SpA Informazioni generali sulla società • Produzione e tipologia di prodotto

Produzione di pneumatici per veicoli a due e quattro ruote e per camion. In Indonesia è prevista la produzione di pneumatici per motociclette mentre già opera una struttura commerciale per importare e vendere pneumatici radiali per camion ed automobili.

• Mercati di sbocco

Ovunque nel mondo.

Aspetti strategici • Collocazione fascia di mercato I Immagine del prodotto

Fascia alta del mercato, immagine di prestigio riconosciuta dai consumatori.

• Plus rispetto alla concorrenza, nazionale ed internazionale

L’azienda cerca di affermare il proprio prodotto rafforzandone l’immagine qualitativa, rispetto alla concorrenza.

• Problematiche di servizio nei confronti dei clienti finali

In attesa di avviare la produzione locale ci sono problemi di prezzo e, per quanto riguarda i prodotti importati non dall’ASEAN, problemi legati dalle ingenti barriere daziarie e doganali. Prioritariamente seguita attraverso le politiche di brand.

• Differenziazione tra prodotti italiani ed indonesiani

Aspetti organizzativi Attualmente vengono distribuiti e commercializzati pneumatici di importazione in attesa di avviare la produzione in loco, prevista a pieno regime per il 2014.

• Produzione interna od out-sourcing

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• Distribuzione dei prodotti (agenti, grossisti, vendita Distribuzione attraverso una rete di dealer diretta, esigenze di marketing) indipendenti. • Struttura interna dell’azienda e adattamento per Attualmente basata su un ufficio di rappresentanza operazioni in Indonesia dotato tuttavia di una struttura commerciale.

Storia dello sviluppo Indonesia • Perché l’Indonesia

L’Indonesia rappresenta un mercato dagli enormi potenziali. Nel 2012, la popolazione che utilizza mezzi a due ruote è pari a 60 milioni mentre 20 milioni sono gli utilizzatori di mezzi a quattro ruote. La produzione annuale di mezzi a due ruote raggiunge i 10 milioni, per le quattro ruote ammonta ad un milione.

• Attività svolte e vantaggi competitivi (ad es. zona Lo scoglio dei dazi doganali ha spinto l’azienda a ASEAN) realizzare l’investimento produttivo di cui sopra, con l’obiettivo di meglio servire il mercato indonesiano e i mercati dell’Area del Sud-est asiatico. • Primi contatti

I primi contatti sono nati sviluppando una piccola rete di agenti locali.

• Difficoltà incontrate

Fondamentalmente i problemi legati alle barriere doganali, sia tariffarie che non tariffarie.

• Eventuale supporto italiano ( Simest, Sace, ecc.)

Per l’ufficio di rappresentanza l’azienda ha fatto da sola.

La situazione attuale del progetto • Vantaggi e svantaggi (ad es. problematiche di adattamento del prodotto al mercato indonesiano)

Le soluzioni verranno perseguite all’interno del progetto di investimento produttivo in essere.

• Risorse umane (difficoltà di reperimento, formazione, produttività, grado di fidelizzazione e consigli pratici)

Nessun problema per quanto riguarda il reclutamento del personale.

• Location e criticità infrastrutturali (ivi inclusi problemi Qualche problema per ciò che riguarda con energia, acqua, ecc.) l’approvvigionamento di gas naturale. • Risorse finanziarie (accesso al credito, ecc.)

Nessun problema segnalato.

• Rapporti con P.A. (dogane, fisco, ecc.)

Elevato grado di burocrazia amministrativa.

Prysmiam SpA Informazioni generali sulla società Come noto il Gruppo Prysmiam produce tutta la gamma del cavo elettrico oltre a cavi in fibra ottica. Dopo l’acquisizione del Gruppo Olandese Draka, Prysmian è oggi la maggiore produttrice mondiale di cavi elettrici per trasmissione e distribuzione ad altissimo-alto-medio e basso voltaggio, con 104 stabilimenti di produzione nel mondo.

• Produzione e tipologia di prodotto

• Mercati di sbocco

Ovunque nel mondo. In Indonesia esiste una produzione di cavi di potenza, ad uso terrestre, mentre per il settore marino vengono impiegati cavi di importazione.

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Aspetti strategici • Collocazione fascia di mercato I Immagine del prodotto

Anche Prysmiam segue strategie di marketing finalizzate a promuovere prodotti di elevata qualità e che nella qualità sappiano differenziarsi dai concorrenti locali. Un vantaggio viene offerto dalla sensibilità delle public utilities locali per i brand stranieri e l’idea di qualità che vi si collega.

Aspetti organizzativi • Produzione interna od out-sourcing

Come anticipato sopra, la produzione di cavi terrestri viene realizzata in loco, direttamente da Prysmiam, mentre i cavi sottomarini sono oggetto di importazione finalizzata alla realizzazione diretta di progetti infrastrutturali “chiavi in mano”.

• Distribuzione dei prodotti (agenti, grossisti, vendita La distribuzione dei propri prodotti in Indonesia è diretta, esigenze di marketing) diretta. • Struttura interna dell’azienda e adattamento per Prysmiam dispone di uno stabilimento produttivo operazioni in Indonesia controllato ed organizzato in modo autonomo, anche da un punto di vista commerciale, amministrativo e tecnico.

Storia dello sviluppo Indonesia • Perché l’Indonesia

L’Indonesia è un mercato di grandissime potenzialità, per tutte le tipologie dei cavi Prysmiam, nei settore della generazione e distribuzione dell’energia ma anche nel settore delle telecomunicazioni.

• Attività svolte e vantaggi competitivi (ad es. zona Attraverso la produzione diretta ed in loco l’azienda è ASEAN) in grado di affrontare anche gli altri mercati ASEAN, senza penalizzazioni doganali. • Primi contatti

I primi contatti sono stati avviati grazie ad una primissima rete di agenti locali.

• Difficoltà incontrate

Nessuna difficoltà particolare. L’azienda segnala l’utilizzo di alcuni strumenti, in particolare le coperture di SACE, per la realizzazione dei grandi progetti chiavi in mano. Nell’investimento produttivo è stata utilizzata anche SIMEST.

• Eventuale supporto italiano ( Simest, Sace, ecc.)

La situazione attuale del progetto • Vantaggi e svantaggi (ad es. problematiche di Non vengono segnalate problematiche particolari adattamento del prodotto al mercato indonesiano) se non per quanto riguarda l’approvvigionamento continuativo di gas e qualche difficoltà a reperire materie prime di seconda mano, sul mercato locale. • Rapporti con P.A. (dogane, fisco, ecc.)

Anche in questo caso viene lamentato un eccesso burocratico nelle procedure amministrative locali.

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Tenaris SA Informazioni generali sulla società • Informazioni e tipologia di prodotto

L’azienda prende parte al gruppo Techint, è leader mondiale della produzione di tubi in acciaio senza saldatura per applicazioni nei settori Oil&Gas, più precisamente destinati alle perforazioni petrolifere, agli oleodotti ed all’industria meccanica.

• Mercati di sbocco

Copertura mondiale. Il mercato indonesiano interessa soprattutto la produzione di tubi senza saldatura per la filiera di Oil&Gas. Tenaris vanta stabilimenti in Argentina, Messico, Brasile, Italia, Romania, Canada, Stati Uniti, Giappone, Colombia e, appunto Indonesia.

Aspetti Strategici Tenaris

persegue

logiche

produttive

di

alta

• Strategie commerciali - Differenziazione con il qualità che le permettono di affermare un solido prodotto locale e criticità commerciali

posizionamento come fornitore di tutte le principali aziende mondali di petrolio e gas. La ricerca della massima qualità è la strategia perseguita anche sul mercato indonesiano, in un contesto comunque competitivo, perché caratterizzato da una produzione industriale standardizzata e che localmente vanta la presenza di produttori filiati da aziende multinazionali del settore. Nella partecipazione ai tender pubblici la principale problematica è rappresentata dalla competizione di prezzo praticata dai produttori cinesi.

Organizzazione del progetto Dopo una collaborazione decennale, nell’aprile • Produzione interna od outsourcing/organizzazione 2009, attraverso una operazione di merger, Tenaris aziendale ha acquisito il diretto controllo di Seamless Pipe Indonesia Jaya, azienda capace di una produzione annua di 120 mila ton. e che impiega circa 500 dipendenti. Lo stabilimento, collocato a Bartam, è minore o integrativo rispetto al principale che si trova a Cilegon, stanziato ad un centinaio di chilometri da Jakarta. • Distribuzione

La commercializzazione del prodotto avviene in via diretta. Con l’acquisizione di SPIJ Tenaris ha posto i suoi clienti nelle condizioni di avere tempi di consegna più rapidi, condizioni competitive di prezzo, a parità di standard qualitativi, ed un servizio di assistenza tecnica in loco.

Storia dello sviluppo del progetto Indonesia L’Indonesia è tra i primi fornitori mondiali di gas e, anche se in misura inferiore, di petrolio.

• Perché l’Indonesia

Dei vantaggi collegati alla produzione locale, in termini di servizio, competitività dell’offerta e capacità di personalizzazione del prodotto e delle forniture si è parlato sopra.

• Vantaggi competitivi

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I primi contatti sono stati costruiti attraverso i media locali e una prima rete di agenti commerciali costituita anni addietro.

• Primo contatto

• Difficoltà

Le difficoltà principali sono di mercato e sono legate alla agguerrita presenza di competizione cinese.

• Supporti dall’Italia

Non sono stati utilizzati.

Il progetto Indonesia • Risorse umane e difficoltà incontrate

Per quanto riguarda il personale non vengono segnalate problematiche particolari. Qualche problema in più viene invece segnalato sia nella continuità di erogazione del gas naturale che nel reperimento delle materie prime necessarie ai processi produttivi locali.

Tenova group SpA Produzione • Informazioni sul prodotto

Membro del gruppo Techint, è uno dei leader mondiali nella fabbricazione di macchine e tecnologie per l’industria siderurgica ed il comparto minerario. Presente in Asia con stabilimenti produttivi in Cina ed in India. Tenova opera a livello mondiale. In Indonesia è presente con un proprio ufficio di rappresentanza e marketing.

• Mercato di sbocco

Aspetti strategici • Presenza sul mercato

Tenova ha naturalmente privilegiato la qualità, sia del prodotto che del servizio di assistenza alla propria clientela. Uno sviluppo qualitativo necessario ad emergere in un ambiente reso assai competitivo dalla presenza di grossi gruppi multinazionali, quali Siemens, SMS, Krupps, che dalla presenza di competitor di prezzo, quali le manifatture cinesi ed indiane. Il mercato indonesiano richiede una presenza stabile in loco. Non esiste in compenso una produzione locale di macchine e tecnologie concorrenti.

• Problemi verso il consumatore finale

Organizzazione del progetto I prodotti distribuiti da Tenova sul mercato indonesiano sono di importazione e tutto avviene sotto il coordinamento dell’ufficio di rappresentanza a cui fa capo una rete di agenti locali.

• Distribuzione ed organizzazione del lavoro

Storia dello sviluppo del progetto Indonesia • Perché l’Indonesia

Aumento continuo dell’uso dell’acciaio e delle operazioni di movimentazione merci.

• Vantaggio competitivo

Presenza costante sul mercato locale.

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• Primi contatti

Agenti locali.

• Supporto italiano

Sace per il finanziamento del progetto.

Il progetto in Indonesia • Vantaggi vs svantaggi

Necessità di un prodotto di alta qualità e di assistenza continua.

• Risorse umane

Nessun problema rilevante con le risorse umane locali. Gli indonesiani sono disponibili a viaggiare per assistere a programmi di formazione di breve o lunga durata.

• Integrazione col territorio

Grande disponibilità di imprenditori locali per progetti chiavi in mano.

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Indirizzi utili

Ambasciata d’Italia Jalan Diponegoro, 45 Jakarta Tel. 0062 21 31937445 Fax 0062 21 31937422 E-mail ambasciata.jakarta@esteri.it www.ambjakarta.esteri.it Consolato Onorario Jl. Bypass Ngurah Rai - Gedung Asia Lotus Tour, Jimbaran - Bali Denpasar (Isola di Bali) Tel. 0062 36 1701005 Fax 0062 36 1701005 E-mail: italconsbali@italconsbali.org www.italconsbali.org Italian Trade Commission Gedung BRI II, 29th floor, Suite 2902 Jl. Jend. Sudirman No. 44-46 Jakarta 10210 Tel. 0062 21 5713560 Fax 0062 21 5713561 E-mail giacarta@ice.it www.italtrade.com/indonesia Kamar Dagang dan Industri Indonesia Indonesian Chamber of Commerce and Industry Kadin Indonesia Business Support Desk (Kadin BSD) Menara Kadin Indonesia, 29th floor Jl. H.R. Rasuna Said X-5 Kav. 2-3 Jakarta 12950 Tel. 0062 21 5274484 Fax 0062 21 5274331/5274332 www.kadin-indonesia.or.id Ambasciata della Repubblica di Indonesia Via Campania 55 00187 Roma Tel.: 06 4200911 Fax: 06 4880280 E-mail indorom@uni.net Ambasciata della Repubblica di Indonesia Ufficio Commerciale Via Campania 55 00187 Roma Tel.: 06 42009165/6 Fax: 06 42010428 E-mail indorom@uni.net

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Sezione Consolare dell’Ambasciata Via Campania 55 00187 Roma Tel.: 06 4200911 Fax: 06 4880280 E-mail indorom@uni.net Consolato Onorario della Repubblica di Indonesia Via Rossini 14 34132 Trieste Tel. 040 6767911/6767915 Fax 040 360636 E-mail info@sandalj.com Circoscrizione Friuli Venezia Giulia e Veneto Chiomenti Studio Legale 36 Carpenter Street Singapore 059915 Tel. 0065 6323 8383 Mobile 0065 9821 3514 Fax 0065 6323 8282 E-mail marco.nicolini@chiomenti.net/raffaella.piccoli@chiomenti.net www.chiomenti.net Ali Budiardjo, Nugroho, Reksodiputro Graha CIMB Niaga 24th Floor Jalan Jenderal Sudirman Kav. 58 Jakarta 12190 Indonesia Tel. 0062 21 2505125/5136 Fax 0062 21 2505001/5121/5122/5392 E-mail: info@abnrlaw.com www.abnrlaw.com SACE SpA Piazza Poli, 37/42 00187 Roma Tel. 06 67361 Fax 06 6736225 E-mail: ufficio.studi@sace.it g.salinaro@sace.it Giovanni Salinaro (analista responsabile del Desk Asia e Pacifico) Banca Popolare di Vicenza Suite 1405, 9 Queen’s Road Central Hong Kong Tel. 00852 2147 2955 Fax 00852 21472997 E-mail popvihk@popvi.com.hk Osservatorio Asia Via Emilia 34 40026 Imola (BO) Tel. 0542 31977 Fax 051 4686013 E-mail: romeo.orlandi@gmail.com

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Asean Business Services Freedom House Building Suite 401, 4Fl. 47/1 Sukhumvit Soi 49, Klongton Nua, Wattana, Bangkok 10110 Tel. 00662 6522447 Fax 00662 6522448 E-mail info@asean-business.com

Organizzazioni Internazionali Commissione Europea Wisma Dharmala Sakti, 16ty Fl. Jl. Jend. Sudirman 32 Jakarta 10220 Tel. 0062 21 25546200 Fax 0062 21 25546201 E-mail: delegation-indonesia@ec.europa.eu www.delidn.ec.europa.eu Nazioni Unite in Indonesia Menara Thamrin, 10th Floor Jl. M.H. Thamrin Kav.3 Jakarta 10250 Tel. 0062 21 3141308 Fax 0062 21 314-5251 E-mail: un-indonesia@un.or.id www.un.or.id World Bank - Indonesia Associated Agencies: IBRD, IDA, IFC, MIGA, ICSID Jakarta Stock Exchange Building, Tower 2, 12th & 13th Floor Tel. 0062 21 5299-3000 Fax 0062 21 5299-3111 http://web.worldbank.org IBRD - International Bank for Reconstruction Jakarta Stock Exchange Building Tower 2 12th - 13th Floors Sudirman Central Business District Jl. Jend. Sudirman Kav. 52-53 Jakarta 12190 Tel. 0062 21 52993000 Fax 0062 21 52993111 http://web.worldbank.org IFC - International Finance Corporation Jakarta Stock Exchange Building Tower 2 13h Floor Sudirman Central Business District Jl. Jend. Sudirman Kav. 52-53 Jakarta 12190 Tel. 0062 21 52993001 Fax 0062 21 52993002 www.ifc.org

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ADB - Asian Development Bank Indonesia Resident Mission Gedung BRI II, 7th Floor, Jl. Jend. Sudirman Kav. 44-46, Jakarta 10210, Indonesia P.O. Box 99 JKPSA Jakarta Pusat Tel. 0062 21 251 2721 Fax 0062 21 251 2749 E-mail adbirm@adb.org www.adb.org/IRM JICA - Japan International Cooperation Agency SENTRAL SENAYAN II, 14th Floor, Jl. Asia Afrika No.8 Gelora Bung Karno - Senayan Central Jakarta 10270 Tel. 0062 21 57952112 Fax 0062 21 57952116 E-mail jicain@jica.go.jp http://www.jica.go.jp/indonesia/english/about.html GTZ Indonesia Office Menara BCA, Grand Indonesia, Level 46, Jl. M.H. Thamrin No. 1 Jakarta 10310 Tel. 0062 21 23587111 Fax 0062 21 23587110 E-mail gtz-indonesien@id.gtz.de www.gtz.de/INDONESIA

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Finito di stampare nel dicembre 2012 dalla Cooperativa Tipografica degli Operai - Vicenza

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