Continuamente Danza. L'infinito in corpo

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Nuria Sala

Michela Bianchi

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l’infinito in corpo

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Continuamente danza

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Continuamente

DANZA l’Infinito in Corpo


Il mondo venne creat O DANZAN DO Tutto ciò che vive è ritmo, movimento, danza 32

“Nella notte di Brahma la Natura è inerte e non può danzare finché non lo vuole Shiva: Egli si desta dalla sua estasi e, danzando, invia attraverso la materia inerte onde pulsanti di un suono che provoca il risveglio; ed ecco che anche la materia danza prendendo la forma di un’aureola intorno a Lui. Danzando Egli ne tiene vivi i molteplici fenomeni. Nella pienezza del tempo, sempre danzando: Egli distrugge con il fuoco tutte le forme e i nomi e concede nuovo riposo.

Questa è poesia ma anche scienza.”

Ananda K.Coomaraswami

Secondo l’antica cosmologia indiana, la materia, la vita, il pensiero stesso non sono che relazioni energetiche, ritmo, movimento e attrazione reciproca: la somiglianza di questa concezione a quella della fisica moderna è impressionante. Fritjof Capra, nel suo celebre testo Il Tao della fisica, dedica molte pagine alla danza cosmica di Shiva e a quella profonda “intuizione” sull’origine della vita. L’intero universo è impegnato in un movimento senza fine, in un’incessante danza cosmica di energia. Più di uno scienziato per spiegare le interazioni fra le particelle subatomiche ha usato la parola “danza”. Capra cita il fisico Kenneth Ford che parla di “danza di creazione e distruzione” a proposito del comportamento dei protoni.

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g GEOMETRIA

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La danza è una forma in movimento

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La danza che è stata preghiera, rito, circolo sacro, rappresentazione mitica si tramuta e si scinde: diventa ballo e gioco popolare, danza profana, danza di corte e balletto. Inizia la danza-spettacolo, nascono le prime coreograďŹ e e le prime scuole, entra in campo la geometria

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ci gni... schiaccianoci... giselle La danza classica, un’arte del corpo La danza classica ci accompagna da qualche secolo, regalandoci meravigliosi balletti come la Sylphide, Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, Cenerentola, Don Chisciotte, Giselle, Coppelia, La Bella Addormentata, La Sagra della Primavera, Petruska, Carmen, Romeo e Giulietta, Bolero, Excelsior, L’Histoire de Manon… diventando nel tempo repertorio storico per i ballerini e patrimonio culturale di tutti.

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Con la progressiva codificazione della danza di corte rinascimentale e grazie anche al lavoro di alcuni maestri e teorici della danza, si diede forma a questa nuova tecnica, elaborata tra l’Italia e la Francia e codificatasi poi definitivamente nel Settecento. Molti saranno i passaggi, le trasformazioni e gli sviluppi che vivrà la danza prima di diventare la forma di spettacolo che conosciamo oggi. Da segnalare la riforma di Jean-Georges Noverre in Francia e di Gasparo Angiolini in Italia, entrambi danzatori, coreografi e teorici che opereranno la riforma del balletto. Il loro contributo sarà fondamentale per creare le basi del balletto moderno, inteso come fusione di diverse arti sceniche: la danza, il mimo, il teatro, la musica, la scenografia, i costumi; dove la danza è la protagonista.

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volo, grazia, leggerezza, equili

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La tecnica della danza accademica o danza classica è eccezionale, un’arte del corpo che è stato studiato

il volo, la grazia, la leggerezza, il salto, la forza e la delicatezza; equilibri straordinari grazie anche all’artificio delle meravigliosamente per ottenere

scarpette a punta. Diventata da tempo tecnica fondamentale per preparare il danzatore, è una disciplina che permette di ottenere le linee e l’apertura di tutte le articolazioni. È nella sbarra, dove il corpo elegantemente si snoda e si ordina con mille peripezie di grande precisione, che l’esecuzione nello spazio è dominata dal tempo che dona vita al corpo e alle emozioni; altre dimensioni si schiudono e l’anima vibra. Nelle compagnie di Danza Contemporanea, dove il linguaggio è più ampio e la preparazione tecnica molto diversificata, viene studiata anche la danza classica e spesso sono i danzatori stessi a portarla come bagaglio di esperienza, dopo averla praticata durante i numerosi anni di formazione.

ports de bras cambré ronds de jambe

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plié

passé

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arabesques développés

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Studiavamo la danza classica a scuola, fu una bellissima esperienza imparare parte di alcuni famosi balletti come Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, o Cenerentola. Ricordo i saggi di fine anno, un andare e venire di ragazze con il tutù, le scarpette, il chiasso e il nervosismo

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dietro le quinte. In casa ascoltavamo la musica classica per riprendere i passi, oppure nostro padre si sedeva al pianoforte e suonava. Mia sorella era proprio brava a danzare, non era disturbata come me dalle scarpette; così mia madre per distrarmi mi cantava brani di flamenco e mi chiamava “gitana” per i miei occhi e i miei capelli neri, mi regalò un bel vestito e un paio di scarpe di flamenco allargando la scena divertente e contrastante della nostra casa in danza.

Quasi tutti noi danzatori, prima o poi ci siamo avvicinati alla danza accademica, studiandola per lunghi o breve periodi. Ricordo negli anni Ottanta lo studio della danza classica a Barcellona dove si potevano eseguire le lezioni a piedi nudi, questo fu fantastico per me. Trovavo anche molto utile poter passare da una tecnica all’altra; avvicinando poetiche e riflessioni sul corpo con contenuti e fondamenta diverse.

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Alcuni danzatori ci hanno meravigliato, tolto il fiato e incantato, facendoci dono della loro danza straordinaria: la lunare e armoniosa Anna Pavlova ad esempio, Margot Fonteyn, gemma preziosa che assieme al grande danzatore rudolf nureyev formò una coppia leggendaria. La leggerezza, le sospensioni in aria di Vaslav Nijinsky così come la bellezza del suo corpo e la sua poetica espressione hanno fatto di lui un genio del balletto. Maja Plisetzkaja è stata una delle più grandi ballerine russe, con il suo impeto nel ballare, la sua eleganza estrema e la sua fierezza unita al suo grande carisma. Carla Fracci, una delle ballerine più brave e note che l’Italia abbia mai avuto, regina di palcoscenici mondiali. Alessandra Ferri, artista capace di emozionare profondamente, per la sua straordinaria capacità lirica.

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Centralità del corpo, la danza libera dei primi del Novecento di Nuria Sala

La liberazione del corpo, questa è la pura essenza della danza moderna, in accordo con le teorie che vanno da Isadora Duncan, Loie Fuller, Ruth Saint-Denis, Doris Humphrey, Martha Graham, Mary Wigman.

La presenza di Mary Wigman nel suo assolo “Hexentanz” o “Danza della Strega” colpisce per forza e densità. I capelli sciolti attorniano il suo volto coperto da una maschera che lei stessa aveva realizzato, rendendola ancora più intensa e misteriosa. L’impassibilità del volto contrasta con l’intensità della sua danza. I suoi movimenti incidono lo spazio lanciando delle immagini e poi trattenendole, mostrando una dimensione selvaggia e nello stesso tempo molto controllata, incarnando le forze invisibili e sprigionando grande energia nei gesti.

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senz ae sta si La danza frontale parla all’anima in modo diretto, rendendo visive le pulsioni profonde del corpo; mentre rovescia il busto e la testa indietro, le sue braccia, le sue mani, tutto il suo essere cerca d’impossessarsi di una dimensione altra. Un’energia veramente sorprendente nell’avanzata che compie da seduta: la chiarezza e la decisione si mescolano con l’inatteso, creando stupore e sorpresa. La potenza ritmica delle percussioni e dei gong s’intreccia al

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disegno coreografico: giri, sequenze ripetute, brusche interruzioni, sospensioni, tutto respira una dimensione drammatica. “Non c’è danza senza estasi”, questo sosteneva Mary Wigman.

E in quest’assolo, diventato un simbolo dell’espressionismo, si condensano gli elementi fondanti della sua danza: espressione del sé, introspezione e rivelazione degli stati e degli spazi interiori.La sua aspirazione era cercare, incontrare “il momento iniziale in cui l’uomo vedeva il mondo per la prima volta”. La sua danza s’ispira e si nutre volgendo lo sguardo alle danze rituali di altri popoli, così come alle antiche culture e religioni orientali.

Nel 1914 presentava per la prima volta il suo assolo senza musica nel silenzio; continuerà poi a lavorare ad “Hexentanz” e in parallelo ad altri lavori come “Schicksalslied” o “ Il Canto del Destino”, indagando così tra

le figure estreme della strega

e della sacerdotessa.

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