Opera News N.10

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agosto 2012 - 4,00 euro Copia Omaggio

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Trentacinque anni di crescita PAG. 2

sommario

PERIODICO SEMESTRALE DI MATERIALI, COMPETENZE E POSATORI

IN PRIMO PIANO Un anniversario importante per Opera

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L’ANGOLO TECNICO Pannelli radianti

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OPERA C’è FOCUS La nuova linea di prodotti Centro Storico a base di calce aerea 12

linea “centro storico” PAG. 12

CHE SQUADRA! PAG. 38

Direttore Editoriale Roberto Raineri Direttore Responsabile Simone Giglioli Direttore Scientifico Luca Troiano

Ufficio Pubblicità Qlabdesign 0544.240146 Per scrivere alla redazione info@opera-adesivi.it

Art Direction Qlabdesign / Ra Grafici Luca D’Antuono Roberto Pausini Roberta Poggiali Fotografie Archivio Opera Alan Venzi Dremstime.com

PRODOTTO IN VETRINA Osmocem

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CICLI APPLICATIVI Riparazione di un sottofondo lesionato

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RESTAURO E RIPRISTINO Da CNA Emilia Romagna idee per il rilancio

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IL RIVENDITORE Edilgross, marito e moglie contro la crisi

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NEWS Notizie da Opera, dall’Italia e dal mondo

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TENDENZE Anche in Italia tetti e pareti si vestono di verde

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TEST DI LABORATORIO Normativa EN 14891-2007

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CHE SQUADRA! Anche la posa si tinge di rosa

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SICUREZZA Quando l’acqua accentua il rischio nei cantieri

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MARMI E PIETRE I villaggi di pietra

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L’ESPERTO RISPONDE Domande frequenti dei posatori e glossario dei termini professionali

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Collaboratori Fabrizio Ferla Federico Mancini Elisa Marchesini Vito Persichella Francesca Ricci Giuseppe Rizzo Giovanni Tuzio

Coordinamento Editoriale Francesca Ricci Editore Edizioni Moderna / Ra Stampa Tipografia Moderna / Ra

Opera srl Via degli Scavi 19/21 47122 Forlì (FC) Tel.0543.720093 Fax 0543.796016 www.opera-adesivi.it


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PRIMO PIANO

TESTI Simone Giglioli

Trentacinque anni di crescita

Un anniversario importante per Opera

Le date, gli avvenimenti, le persone ed i prodotti più significativi di Opera

Nasce RT Universal, collante flex a tutt’oggi uno dei prodotti di punta della gamma Opera

Orazio Raineri dà vita a Cemenkoll

1977

1985


PRIMO PIANO

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Non è un anno qualunque il 2012 per Opera. È un anno di anniversari importanti. L’azienda festeggia i 35 anni di attività, un traguardo importante, ancora più piacevole da ricordare se si considera il fatto che, diversamente da molte concorrenti, Opera sta superando brillantemente questo periodo di crisi economica che attanaglia il mondo dell’edilizia e, di riflesso, i settori ad esso collegati, come quello dei materiali per la posa. L’impresa, per sua natura, non dedica mai troppo tempo a celebrare i tempi che furono e a ricordare i successi ottenuti; troppe sfide in corso, nuovi clienti da soddisfare e mercati da conquistare per indugiare nelle autocelebrazioni. Tuttavia, visto il traguardo così importante appena raggiunto, è il caso di fare un’eccezione, ricordando ai nostri lettori come questa realtà sia nata e si sia sviluppata senza sosta nel corso degli anni. Cominciamo col dire che ogni progetto imprenditoriale nasce sempre da un desiderio, e che questo desiderio matura a causa di una insoddisfazione. È stata quella del fondatore Orazio Raineri la scintilla che ha dato vita a Opera. Nel 1977 la sua attività era infatti quella di autotrasportatore, ma il lavoro, così duro e a volte neanche troppo remunerativo, non garantiva una piena soddisfazione professionale. Voleva qualcosa di diverso, di nuovo. Un’avventura, anzi, una sfida. Valutando le varie opzioni del mercato di allora Orazio scelse di lanciarsi nel settore degli adesivi per l’edilizia, un ambito nel quale le aziende italiane attive erano ancora poche, e che al tempo lasciava intuire delle potenzialità ancora inespresse. Cominciò così acquistando i primi macchinari per la produzione di colle e avviando lo stabilimento di via degli Scavi a Forlì. Era nata la Cemenkoll, destinata poi a cambiare il suo nome in Opera più avanti, precisamente nel 1998.

del periodo successivo. Le difficoltà di un’azienda giovane sono spesso le più dure della sua storia, e molto spesso sono quelle che impediscono a una realtà di avere un futuro. Ma trovatosi di fronte a un bivio, abbandonare o insistere con ancora maggiore energia, Orazio non ebbe un attimo di esitazione e mise ancora più passione nella sua attività imprenditoriale. Una passione, quella del titolare, che finì col contagiare anche il figlio Roberto. Forte dei suoi studi in chimica industriale, quest’ultimo decise a ventidue anni di affiancare il genitore: una scelta importante, che lo vedrà dedicare all’azienda paterna la sua vita professionale, fino a sostituire Orazio nel 1996.

Se è vero che questa branca dell’industria chimica presentava ampi margini di espansione, è altrettanto vero che operare in un settore di questo tipo non fu uno scherzo all’inizio. A parte le normali criticità legate all’inesperienza, il mondo dei prodotti per la posa si trovava a scontare i forti effetti della crisi economica degli anni ’70, che in molti casi proseguirono anche nella prima parte

L’arrivo di Roberto ha portato nuova energia e nel corso degli anni la società, parallelamente a uno sviluppo commerciale sempre più significativo, ha compiuto tutti quei passi necessari alla trasformazione da piccola realtà a conduzione familiare a impresa moderna, dinamica, innovativa. Con l’arrivo del nuovo millennio i vertici dell’azienda hanno effettuato scelte

Roberto Raineri prende le redini del padre Orazio alla guida di Cemenkoll

1996

strategiche significative, puntando in primis sulla qualità dei prodotti. Per fare questo non bastava un’ attività di ricerca estemporanea. Responsabile fino ad allora della ricerca, Roberto ha scelto di dotare Opera di una struttura ad hoc, in modo da concentrare la sua attenzione sulla gestione complessiva dell’impresa. Per questo nel 2000 è stata creata la divisione Ricerca e Sviluppo, all’interno della quale personale altamente specializzato è stato preposto alla creazione e sperimentazione di prodotti sempre più performanti, pensati per soddisfare in modo ancora più efficace le esigenze segnalate dai clienti già acquisiti e, più in generale, dal mercato. Oltre all’incessante attività dedicata all’innovazione, i tecnici di Opera si dedicano oggi anche al costante controllo della qualità dei prodotti, altra attività fondamentale per garantire un prodotto sempre a norma, che soddisfi i requisiti imposti dalla normativa nazionale e da quella comunitaria. Assieme all’attività di ricerca l’azienda ha costantemente sviluppato la propria forza vendita in Italia e all’estero. Reclutando

Cemenkoll si trasforma in Opera

1998


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RUBRICA PRIMO PIANO

Nasce Scudo, impermeabilizzante cementizio bi componente

1999

Viene creato il laboratorio Ricerca & Sviluppo

2000


PRIMO RUBRICA PIANO

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principalmente personale dal settore dei prodotti per l’edilizia, Opera ha visto crescere negli ultimi anni il proprio apparato commerciale, arrivando ad ingaggiare oltre 50 agenti, coordinati da 6 responsabili commerciali. Ciascuno di essi ha affrontato un periodo di formazione ”sul campo”, dotandosi così di quel know-how necessario per interpretare al meglio le necessità dei clienti. La formazione, del resto, è divenuta negli ultimi anni uno dei punti di forza di Opera. È la conoscenza dei prodotti e delle loro potenzialità, secondo i vertici dell’azienda, una delle chiavi del successo commerciale. Ecco perché dal 2002 Opera ha sviluppato una serie di attività formative e informative anche per i rivenditori che scelgono i suoi prodotti: una scelta indubbiamente azzeccata, considerata la presenza di un pubblico sempre più ampio a questo tipo di incontri. Un confronto continuo e costruttivo con i clienti ha rappresentato e rappresenta tutt’ora un vantaggio per entrambe le parti: da un lato il rivenditore coinvolto acquisisce nuove competenze, dall’alto l’azienda, grazie ad un dialogo costante, acquisisce nuove e preziose informazioni sull’andamento del mercato e sulle nuove esigenze segnalate dal mondo dell’edilizia. Un’attenzione così intensa dedicata al mercato ha permesso di guadagnare nuove quote di mercato e di mantenerle durante le fasi più dure per l’economia nazionale, proprio come quella che stiamo vivendo negli ultimi anni. Fortunatamente la crescita di Opera, specialmente in tempi recenti, non è dipesa solo dall’andamento del mercato italiano. L’azienda ha da tempo compreso le potenzialità dei mercati esteri, specialmente quelli che si sono rivelati maggiormente in crescita negli ultimi anni, come quello nordafricano e mediorientale, che anche a fronte degli ultimi sconvolgimenti politici, hanno evidenziato un’indubbia vitalità nel campo delle costruzioni. Attualmente l’export rappresenta il 30% del giro d’affari complessivo di Opera, ma questa percentuale è sicuramente destinata a salire negli anni a venire. Oggi l’azienda continua a guardare al futuro con ottimismo. Mentre il mercato dei prodotti per la posa segna un forte rallentamento, e i

Viene ampliata la rete commerciale in Italia e all’estero

grandi gruppi registrano un calo sostanziale dei propri fatturati, Opera è ancora “sul pezzo”, sempre pronta a dimostrare come anche in tempi di crisi quello che conta non sono le dimensioni di un’azienda a garantirne il futuro, ma la sua dinamicità, la voglia di migliorarsi costantemente,

all’insegna di qualità, flessibilità e affidabilità. Senza questi requisiti un’impresa non sarebbe in grado di registrare un fatturato in crescita del 4% anche nell’ultimo triennio di piena recessione. Come dal primo giorno di attività, anche oggi Opera ha voglia di crescere. Voglia di futuro.

Opera festeggia i suoi primi 35 anni!

2006

2012


Un lavoro fatto ad arte è destinato a durare nel tempo.


Qlab design ravenna

Adesivi, sigillanti e malte tecniche per l’edilizia Via degli Scavi 19/21 - 47122 ForlÏ (FC) - Tel. 0543 720093 - Fax 0543 796016 - info@opera-adesivi.it - www.opera-adesivi.it


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L’ANGOLO TECNICO

TESTI Giovanni Tuzio

PANNELLI RADIANTI grazie alle nuove tecnologie la riduzione dei consumi può arrivare al 15% rispetto ai sistemi tradizionali

Benessere termico, risparmio energetico e libertà d’arredo Circa duemila anni fa un sistema di riscaldamento a pavimento era già utilizzato dalle civiltà Cinesi ed Egiziane. Il riscaldamento era di tipo monolocale, molto semplice nel suo impianto, costituito da un focolare interrato i cui fumi venivano fatti passare al di sotto dell’ambiente da riscaldare. Furono i Romani ad affinare la tecnica di riscaldare i locali dal basso (IPOCAUSTUM tr. arde da sotto), oltre al focolare crearono un complesso sistema di condotte e intercapedini poste al di sotto delle pavimentazioni. Tali sistemi di canalizzazioni permettevano

di convogliare l’aria calda al di sotto di più locali, creando così un primordiale sistema di riscaldamento centralizzato. Il riscaldamento a pavimento appare nella sua configurazione attuale solo agli inizi del ventesimo secolo. Fu il professore inglese Baker a brevettare un sistema di tubi posti sotto alle pavimentazioni all’interno dei quali veniva convogliata acqua calda .Tali sistemi di riscaldamento ebbero una più ampia diffusione solo nel secondo dopoguerra e solo a partire dagli anni settanta gli impianti a pannelli radianti riusciranno a soddisfare

le esigenze di benessere fisiologico e di risparmio energetico che le novità di ordine legislativo e tecnico richiederanno. I sistemi di riscaldamento a pannelli radianti vengono sempre più spesso sostituti ai tradizionali impianti a radiatori o ventilconvettori, in quanto ritenuti molto più efficienti dal punto di vista del risparmio energetico e del benessere fisiologico. Gli impianti a pannelli radianti nella loro tipologia attualmente più diffusa sono quelli alimentati ad acqua calda ma esistono

anche altre tipologie di pannelli radianti che utilizzano l’energia elettrica. Gli impianti ad acqua basano il loro funzionamento sulla circolazione del fluido termovettore in un circuito chiuso che si sviluppa su una superficie radiante. I sistemi alimentati ad energia elettrica sono costituiti da cavi o strisce che fungono da conduttori, anch’essi distesi su di una superficie radiante vengono attraversati da corrente elettrica dissipando energia sotto forma di calore secondo il principio tecnico/scientifico dell’effetto Joule.


L’ANGOLO TECNICO Pannelli Radianti a pavimento alimentati da fluido termovettore Sulla soletta portante del pavimento, al fine di contenere le dispersioni termiche e ridurre l’inerzia termica dell’impianto, vengono posizionati pannelli di materiale isolante costituito nei casi più frequenti da polistirene o poliuretano. I pannelli isolanti possono essere in alcuni casi preformati, presentando sulla superficie superiore scanalature e profili nei quali posizionare direttamente i tubi. Le tubazioni previste per impianti ad acqua sono solitamente in polietilene reticolato (PEX), polibutene (PB), polipropilene (PP) o rame. Ogni locale riscaldato può essere regolato in maniera autonoma rispetto agli altri locali attigui, dal collettore centrale con un tubo di mandata ed uno di ripresa si dipartono i tubi che andranno a disporsi sulla superficie radiante secondo due diversi schemi possibili. La disposizione a spirale è da preferirsi rispetto quella a serpentina in quanto offre una temperatura superficiale più omogenea e una maggior facilità nella posa in opera. Una volta posate le tubazioni vengono annegate completamente nel massetto generalmente costituito da calcestruzzo. Infine si ricopre il massetto con il rivestimento finale che può essere costituito da materiali lapidei, ceramica e parquet nei casi più frequenti. L’acqua all’interno dei pannelli radianti ha una temperatura di esercizio che varia tra i 35 ed i 40 °C, a differenza dei comuni

radiatori che richiedono una temperatura di 70–80 °C. Si intuisce facilmente che per portare a regime un impianto a pannelli radianti occorrerà produrre una quantità di energia ridotta rispetto ai tradizionali impianti di riscaldamento, se questa viene poi prodotta da macchine quali pompe di calore, caldaie a condensazione o fonti rinnovabili quali (ad esempio i pannelli solari) i risparmi si fanno ancor più sensibili. Si stima che un sistema di riscaldamento a pannelli radianti consenta un risparmio energetico variabile dal 10 al 15% rispetto ad un impianto tradizionale. Altra caratteristica importante è data dal benessere termico che questi impianti

riescono a procurare: cedendo calore per irraggiamento i pannelli radianti evitano la creazione di correnti convettive d’aria calda a soffitto e fredda a pavimento. Con tali sistemi si evita inoltre la circolazione di polvere e la combustione del pulviscolo atmosferico, cause spesso frequenti di irritazioni, allergie e difficoltà respiratorie. Da non sottovalutare la libertà d’arredo che tali impianti di riscaldamento offrono, venendo a mancare i corpi scaldanti all’interno dei locali tali sistemi sono spesso utilizzati per climatizzare edifici di rilievo storico e architettonico. Per evitare condizioni di malessere fisiologico la

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temperatura superficiale del pavimento deve essere compresa tra i +29 ed i +35 °C (Norma Uni-EN ISO 1264), pertanto è necessaria una progettazione accurata degli impianti caso per caso. I costi di realizzazione risultano essere più elevati rispetto agli impianti con corpi scaldanti tradizionali, questo a causa dei maggiori materiali impiegati e la maggior manodopera necessaria. In ambienti riscaldati solo per brevi periodi l’inerzia termica degli impianti a pannelli comporta sensibili sfasamenti tra i tempi di avviamento e quelli di utilizzo effettivo, pertanto in questi casi conviene ricorrere ad altri sistemi di riscaldamento.

Pannelli radianti a parete ed a soffitto alimentati da fluidi termovettori In questa tipologia la superficie radiante diviene la parete verticale interna dell’edificio, su di essa, una volta isolata, con sistema analogo a quello a pavimento, vengono disposti i tubi che saranno poi ricoperti da una finitura ad intonaco cementizio oppure da pannelli in cartongesso a seconda dei casi. In funzione del ridotto spessore di materiale che ricopre i tubi delle installazioni a parete avremo un’inerzia termica minore, pertanto una messa a regime dell’impianto più veloce. In locali quali i bagni ad esempio, i pannelli a parete possono ovviare ai problemi che insorgerebbero dovendo sovrapporre alle tubazioni degli impianti di scarico i tubi


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L’ANGOLO TECNICO

di circolazione dell’acqua di un impianto a pavimento. In fase progettuale è bene tener conto però di altri aspetti non proprio vantaggiosi di tali sistemi: non potremo addossare alle pareti elementi di arredo voluminosi; fissare un chiodo al muro diviene un’operazione complicata se non si conosce l’esatto percorso delle tubazioni sottostanti; in ambienti con una superficie piuttosto estesa, trovandosi lontano dalle pareti radianti, il calore percepito potrebbe risultare insufficiente. Sono rari i casi in cui le tubazioni vengono affogate direttamente nel getto, più spesso i pannelli radianti a soffitto si distinguono in due tipologie: - moduli metallici o in cartongesso - termostrisce radianti Nel primo caso i pannelli contengono i tubi al loro interno o sulla parte superiore e sono sospesi a soffitto mediante appositi ancoraggi. I tubi vengono collegati tra loro oppure

Installazione

a dei collettori e separati dal soffitto con materiali isolanti. Le termo-strisce sono costituite da tubi o nastri all’interno dei quali circolano i gas combusti provenienti da un bruciatore

esterno ai locali da riscaldare. Spesso utilizzati in ambienti con altezze elevate quali capannoni industriali, magazzini e depositi, i pannelli solari a soffitto, per la loro bassa inerzia termica

possono essere messi a regime in breve tempo e garantiscono livelli ottimali di confort abitativo se utilizzati per il raffrescamento.

ecco i suggerimenti di Opera Prodotti da utilizzare per la posa di pannelli radianti a pavimento La posa del pannello radiante a pavimento avviene solitamente inglobando la serpentina di riscaldamento alla gettata di massetto da effettuarsi con Basecem o Basecem Pronto. Una volta che il massetto sarà maturo (seguire le indicazioni del ciclo applicativo “Posa su un massetto riscaldante”) è possibile posare un pavimento di ceramica con gli adesivi cementizi flessibili RT Universal o RT Hi-Tech (in caso di posa di spessore fino a 15mm) oppure un pavimento in parquet con Resilex Ecotech, l’adesivo epossipoliuretanico bicomponente a bassa emissione di VOC per posa di pavimenti in legno.

Prodotti da utilizzare per la posa di pannelli radianti a parete Il pannello radiante a parete viene solitamente agganciato ad una rete che viene armata con uno strato di collante cementizio flessibile tipo RT Hi-Tech utilizzato come rasatura. Successivamente può essere piastrellato con un collante flex tipo Rt Universal o RT Hi-Tech.


OPERA C’È

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CNA Forlì-Cesena www.cnafc.it


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OPERA C’È focus

linea “centro storico” “Vi è del magico nel cogliere un sasso dalla terra, cuocerlo e demolirlo al fuoco, renderlo plastico con l’acqua, lavorarlo secondo volontà e riottenerlo solido grazie all’influsso dell’aria...” Nel 444 a.C. il filosofo e scienziato greco Empedocle nella sua opera “Sulla Natura”, riferendosi alla preparazione e all’uso della calce, scriveva: “Vi è del magico nel cogliere un sasso dalla terra, cuocerlo e demolirlo al fuoco, renderlo plastico con l’acqua, lavorarlo secondo volontà e riottenerlo solido grazie all’influsso dell’aria”. La tradizione romana rielaborò le ricette e i segreti acquisiti dagli altri popoli, creando dei monumenti di altissima qualità visibili e apprezzabili anche ai giorni nostri. Portavoce di questa cultura fu Marco Vitruvio Pollione con i suoi “Dell’Architettura Libri Dieci”. Questi testi descrivono come i romani eseguivano e concepivano il “dare l’intonaco sui muri” indicando quanti e quali strati dovessero venir stesi sul supporto murario per ottenere uno stucco o marmorino a regola d’arte resistente alle intemperie e al passare del tempo, come quello presente nei monumenti o reperti che è arrivato intatto fino ai giorni nostri. Come quasi tutte le professioni artigianali della tradizione, a causa della rapida industrializzazione dell’edilizia nel ‘900, l’opera dello stuccatore viene lentamente sostituita da realizzazioni a basso costo con prodotti più velocemente producibili ma con delle prestazioni nettamente inferiori. Con l’attenzione che Opera ha sempre dedicato alla ricerca, allo sviluppo ed

all’introduzione nel mercato di prodotti più vicini alle richieste degli utilizzatori, per soddisfare i consumatori finali, è stata sviluppata negli ultimi mesi la nuova linea di prodotti “Centro Storico”, che viene presentata ufficialmente al Cersaie 2012 ed entrerà in commercio entro la fine anno.

sia di calce-aerea che di calce idraulica industriale, dimostra l’inequivocabile validità del prodotto: la parte ristrutturata con calceidraulica moderna è oggi completamente devastata e nuovamente da ristrutturare, quella invece trattata con calce-aerea sembra nuova.

La linea “Centro Storico” è una linea di prodotti a base di calce-aerea, diversa dalla calce-idraulica che è quella più comune sul mercato e più sfruttata dagli altri produttori del settore. La scelta che Opera ha fatto per entrare nel mercato con questa tipologia di prodotti è data dall’attenzione che c’è oggi per la bioedilizia e dalle enormi potenzialità di questa tipologia di prodotto, che è stato sviluppato in seguito allo studio che i tecnici ed i commerciali Opera hanno fatto negli ultimi anni in diversi cantieri sparsi in tutta Italia e che ha determinato la scelta di puntare sulla calce-aerea in considerazione dell’inequivocabile qualità e durabilità del prodotto. Eclatante è l’esempio di un cantiere in Lazio che ha particolarmente colpito i tecnici Opera: la ristrutturazione di un edificio posto su mure romane a picco sul mare (e quindi nelle condizioni climatiche più difficili perché a costante contatto con l’umidità). Fatta 10 anni fa, in 2 momenti diversi ma estremamente ravvicinati e con l’utilizzo

Il cantiere nel Lazio: a sinistra la situazione attuale del muro ristrutturato con calce aerea e a destra il muro trattato con calce idraulica.


OPERA C’È FOCUS

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Qual è quindi la differenza tra calce-idrata e calce-aerea? La differenza sta nella preparazione e nell’aspetto pratico. La calce-idraulica si presenta in polvere e deve essere quindi miscelata con acqua che la porterà ad indurimento; la calce-aerea si presenta già umida, pronta all’uso e già miscelata con acqua; il suo indurimento avviene semplicemente per carbonatazione (cioè riacquista dall’aria l’anidride carbonica che ha perso nella fase di cottura e di preparazione del calcare). Le prestazioni meccaniche della calce-aerea sono enormemente più elevate ed il prodotto così applicato torna a diventare la pietra che è stata cotta inizialmente. carbonatazione +CO2

CaCO3

cottura - CO2

carbonato di calcio calcare

Cristalli di calce idrata

-H2O

Ca(OH)2

idrossido di calcio calce spenta

CaO

ossido di calcio calce viva +H2O spegnimento

La calce aerea si ottiene dalla cottura (a quasi 900°C) della pietra (carbonato di calcio CaCO3) che in questa fase perde l’anidride carbonica (Co2) che la compone; di fatto il suo peso si riduce di circa il 44% e quello che si ottiene viene comunemente definito “calce viva” (CaCO). Questa pietra così cotta viene spenta con acqua. In questa fase si può notare la prima differenza con la calce idraulica che viene spenta con una dose ben precisa di acqua (in base alla quantità della pietra), mentre la calce-aerea viene spenta con un’abbondanza di acqua, molto di più rispetto alla calce-idraulica, facendo disfare la pietra in acqua e generando una reazione che sviluppa calore fino a 180°C, ottenendo così quello che viene chiamato “calce spenta” (idrossido di calcio – CAOH2). A questo punto la calce-idraulica viene e seccata, ottenendo una polvere, e confezionata subito dopo lo spegnimento. La calce-aerea invece una volta spenta deve stagionare a lungo in vasche: più lunga è la stagionatura più il prodotto diventa meccanicamente forte, plastico, altamente lavorabile poiché beneficia degli straordinari effetti che il tempo produce in ordine alla struttura chimico-fisica del materiale durante la stagionatura. CALCE AEREA

CALCE IDRATA

CALCE IDRAULICA

Irrorata con eccesso d’acqua (grassello) beneficia degli straordinari effetti che il tempo produce in ordine alla struttura chimico-fisica del materiale, durante la stagionatura, indurisce solo per carbonatazione

Cottura di calcari con un certo tenore di impurità Spenta con quantità di argille o altri allumino di acqua perfettamente silicati idrati(dal 6 al 22%) dosata, macinata diversa per origine, ed essiccata forza legante chimica e processi di presa molto più debole, (indurisce al contatto è l’espressione moderna con acqua) La norma UNI e industriale della EN 459-1:2001 classifica calce ed è apprezzata le calci idrauliche in tre solo per la comodità categorie (NHL), (NHL-Z), di confezionamento (HL), 2/3,5/5

Cristalli di grassello stagionato 6 mesi Dal punto di vista delle molecole, i cristalli di calce che nella calce idraulica sono molto più grossi e disposti in modo disordinato, in questa fase di stagionatura si riducono sempre di più divenendo più piccoli e disponendosi in forma ordinata. Questo fa la differenza nelle prestazioni e nella lavorabilità successiva. Solitamente la calce viene stagionata tra i 2 e i 6 mesi con una procedura totalmente artigianale legata all’esperienza, alla temperatura, al clima. Quello che si ottiene è il cosiddetto “grassello di calce” un grassello puro che viene successivamente miscelato con inerti selezionati per ottenere i prodotti che compongono la linea “Centro Storico”: cioè la linea “Corteccia” (zoccolatura rinzaffo intonaco), “Belle Arti” (intonachini colorati) e “Antico Tonachino” (rasatura fine). Una volta applicato in parete, il prodotto a base di calce-aerea riacquista dall’aria l’anidride carbonica che aveva perso nella fase di cottura, ritornando quindi allo stato CaCO3 iniziale che non è altro che la pietra che è stata cotta all’inizio del procedimento. La calce - aerea, grazie ad un pH molto elevato, è per natura antimuffa ed antibatterica – un prodotto salubre - idoneo quindi anche per usi all’interno, in ambienti molto umidi. La sua caratteristica di traspirabilità permette alla calce-aerea di trattenere l’umidità di un ambiente umido e di rilasciare l’umidità quando viene aerato il locale, lavorando metaforicamente come una spugna.


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PRODOTTO IN VETRINA

osmocem Malta osmotica cementizia impermeabilizzante per spessori da 5 a 20 mm L’utilizzo del cemento osmotico si è diffuso nel nostro Paese a partire dagli anni ’70, quando l’edilizia ha assistito ad uno sviluppo delle costruzioni sotterranee. Il suo principale utilizzo è infatti quello di impermeabilizzare i muri interrati (cantine, seminterrati, muri di fondazione, vani degli ascensori) per combattere le infiltrazioni d’acqua del terreno. Osmocem di Opera nasce proprio come prodotto impermeabilizzante per le strutture in muratura o calcestruzzo. La sua efficacia è determinata dalla capacità di legarsi alla struttura esistente: più si integra e si accorpa (per osmosi), maggiore è la resistenza alla controspinta dell’umidità, rendendone impossibile il passaggio. Il suo principale utilizzo è l’impermeabilizzazione in caso di spinta negativa (cioè dall’esterno verso l’interno) ma può anche essere utilizzato per spinte positiva (ad esempio in piscine, balconi e serbatoi d’acqua). A differenza dei normali impermeabilizzanti di copertura prodotti

da Opera (quali Scudo e Scudo Revolution), Osmocem satura la porosità del calcestruzzo o dell’intonaco, attraverso dei sali contenuti nella formula del prodotto che si sciolgono nell’acqua di impasto e si legano chimicamente con la calce libera presente in tutte le strutture a base cemento. La successiva cristallizzazione andrà a chiudere e sigillare le micro porosità. Successivamente alla impermeabilizzazione tramite Osmocem è possibile procedere alla posa di piastrelle direttamente sullo strato di malta osmotica, utilizzando uno dei collanti ad adesioni migliorate della serie RT (RT Universal, RT Hi-Tech, RT Rapid).

PREPARAZIONE La superficie da impermeabilizzare deve essere perfettamente pulita e solida. Parti friabili o in fase di distacco, polvere, tracce di olio disarmante, vernici o pitture precedentemente applicate devono essere


PRODOTTO IN VETRINA eliminate mediante accurata spazzolatura o lavaggio con acqua in pressione. Gli intonaci esistenti devono essere perfettamente ancorati al sottofondo. Sigillare eventuali fessure presenti nel sottofondo o nidi di ghiaia e riparare parti degradate con Fibrocem Tissotropico (vedi scheda tecnica relativa). Bagnare a saturazione con acqua il sottofondo. Attendere l’evaporazione dell’acqua in eccesso.

LAVORAZIONE Versare in idoneo recipiente pulito il quantitativo d’acqua corrispondente al tipo d’applicazione ed alla consistenza desiderata. Disperdere quindi Osmocem sotto lenta agitazione meccanica. Mescolare per qualche minuto fino a ottenere un impasto omogeneo. Non aggiungere altri inerti o leganti idraulici. Lasciare riposare l’impasto per 10 minuti circa, rimescolare ed applicare. Non utilizzare il prodotto che sta indurendo, ripristinandone la lavorabilità con acqua. Osmocem è applicabile anche con macchina intonacatrice. Si consiglia di trattare il supporto con una prima mano a cazzuola di spessore non maggiore ai 10 mm. Quando tale strato inizia la presa applicare un eventuale secondo strato, regolarizzare e frattazzare. È consigliato non lasciare superare le 24 ore tra una mano e l’altra. Si raccomanda di far penetrare molto bene la malta in modo da sigillare bene la superficie da impermeabilizzare. Lo spessore non dovrà mai essere inferiore ai 5 mm. In caso di supporti ove vi sia presenza continua

DATI TECNICI E APPLICATIVi

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d’acqua o in presenza di acqua in pressione fino a 5 bar, aumentare gli spessori fino ad almeno 10 mm (effettuare prove preventive).

CAMPI DI IMPIEGO Per l’impermeabilizzazione in spinta e controspinta di superfici con irregolarità comprese tra 5 e 15 mm (localmente 20 mm) In strutture destinate al contenimento di acque anche aggressive (ad esempio: canali, vasconi, condotte) Per l’impermeabilizzazione di seminterrati, cantine, muri di fondazione, terrazze, bagni, vani di ascensori e piscine.

avvertenze QUALITà e AMBIENTE

Non utilizzare per risolvere problemi RTcondensa Rapid è sottoposto ad accurato di interna (usare intonacie costante controllo presso iinostri deumidificanti, arieggiare locali,labocreare ratori come previsto dalle normative in idoneo isolamento) vigore UNI EN ISO 9001/2000. Non applicare su superfici sottoposte a traffico di qualsiasi genere o su superfici in cui può essere danneggiato da caduta oggetti, in questo caso proteggerlo con un massetto cementizio (Basecem Pronto) di circa 4/5 cm Non applicare su supporti già trattati con pitture, resine o prodotti bituminosi se non rimossi totalmente Non applicare su superfici in gesso o anidrite.

caratteristiche principali Monocomponente Applicabile a macchina

Classificazione di pericolo secondo direttiva 99/45/CE

irritante

Acqua d’impasto

18-19% in peso (5 lt ogni sacco da 25 kg)

Peso specifico dell’impasto

1,85 gr/cm3

pH dell’impasto

circa 12

QUALITà e AMBIENTE

Temperatura di applicazione

Da +5°C a +35°C

Tempo di lavorabilità

2 ore a +20°C

Spessore minimo di applicazione per mano

5 mm

OSMOCEM è sottoposto ad accurato e costante controllo presso i nostri laboratori come previsto dalle normative in vigore UNI EN ISO 9001/2008.

Spessore massimo di applicazione per mano

10 mm

Spessore massimo totale

20 mm

ASPETTO

Messa in esercizio

15 giorni

Polvere grigia

Impermeabilizzante in spinta negativa e positiva

Confezioni 25 kg Pallet 1500 kg

PRESTAZIONI FINALI

Consumo 1,85 kg/m2 per mm di spessore

Adesione al calcestruzzo dopo 28 gg

2 N/mm

Temperatura d’esercizio

da -30°C a +90°C

Resist. a contropressione dell’acqua (spessore 5 mm)

3 bars

Resist. a contropressione dell’acqua (spessore 10 mm)

5 bars

Voce doganale

38245090

2

Rilevazione dati a +23°C / 50% U.R. e assenza ventilazione. I dati possono essere sensibilmente modificati dalle condizioni di messa in opera.

conservazione OSMOCEM si conserva per 12 mesi nelle confezioni originali ed in luogo asciutto.


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CICLI APPLICATIVI

TESTI Federico Mancini FRAMES In House Production

RIPARAZIONE DI UN SOTTOFONDO LESIONATO LA RIPARAZIONE DELLE CREPE IN UN SOTTOFONDO NECESSITA UNA BUONA PREPARAZIONE E L’UTILIZZO DI UN OTTIMO SIGILLANTE I prodotti in uso sono raffigurati a margine delle fasi di lavorazione Il calcestruzzo è un materiale da costruzione economico, forte e duraturo, che però è spesso soggetto a deformazioni difficilmente prevedibili e quindi propenso alla formazione di crepe e fessurazioni. Tra i principali e più comuni motivi che possono formare crepe nel sottofondo troviamo: problemi di inadempienza da parte dell’operatore (errata preparazione del sottofondo, scarso rapporto cemento/inerte, cattiva miscelazione, etc.); problemi strutturali (assestamenti del terreno); cause naturali (terremoti); invecchiamento del calcestruzzo. Come il calcestruzzo, per gli stessi motivi,

possono crepare – anche più facilmente - le altre strutture portanti, quali i massetti. Nel caso quindi il sottofondo presenti delle crepe, sarà necessario il suo ripristino prima di applicare qualsiasi copertura (legno o ceramica), cercando di riportare ad un blocco unico il sottofondo spaccato (seguendo le istruzioni del ciclo applicativo). È importante ricordare che, una volta riparato, bisogna accertarsi che vicino alla crepa ci sia un giunto di dilatazione in modo da combattere le sollecitazioni meccaniche dovute a sbalzi termici. Questo eviterà ulteriori danni al sottofondo.


CICLI APPLICATIVI

Fase 1 Creazione giunti di frazionamento

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Fase 2.1 Apertura crepe

Realizzare inoltre incisioni perpendicolari alle fessure.

Fase 2.2 Aspirazione

Fase 3.1 Impasto Sigillante Eposan

Fase 3.1 Versare nel bidone contenente il

Fase 3.2 Impasto Sigillante Eposan

Fase 4.1 Sigillatura crepe

Aiutare il corretto livellamento del sigillante Eposan con una spatola metallica.

Fase 4.2 A prodotto ancora fresco,

Dopo circa 5 ore, ad indurimento avvenuto di Eposan, rimuovere il quarzo in eccesso.

Si può quindi procedere alla posa del pavimento.

Realizzare giunti di frazionamento in vicinanza delle crepe incidendo il sottofondo per 1/3 del suo spessore.

Aspirare con attenzione tutta la polvere dall’interno delle fessure.

Mescolare con spatola o con agitatore meccanico a basso numero di giri fino ad ottenere un impasto omogeneo e privo di grumi.

cospargere superficialmente quarzo in granulometria 0,1 – 0,5 mm

Incidere con il flessibile le crepe in modo da favorire la colatura del prodotto al suo interno.

Colare il sigillante preparato all’interno delle fessure

componente A tutto il componente B.


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RESTAURO E RIPRISTINO

TESTI Simone Giglioli

da Cna Emilia Romagna idee per il rilancio

Le proposte dell’associazione agli amministratori locali In Emilia-Romagna, oltre al termine ‘ricostruzionÈ, largamente usato in seguito ai recenti terremoti, le imprese artigiane del settore dedicano grande attenzione a concetti di notevole importanza per il mondo delle costruzioni. La CNA indica con forza alle istituzioni locali e alla Regione il valore potenziale di quegli interventi per ristrutturare e rigenerare il patrimonio esistente, insieme a una più generale riorganizzazione dei centri abitati.

e la rigenerazione sono le chiavi principali per migliorare l’impatto ambientale delle abitazioni e, al tempo stesso, rilanciare il comparto dell’edilizia. Obiettivo primario di questi interventi devono essere quegli edifici realizzati negli anni ’50 e ’60, cd. “energivori”, scarsi sotto il profilo architettonico e non antisismici. Un stima impietosa indica questa categoria come la responsabile per il 40% delle immissioni di CO2 nell’atmosfera.

Secondo l’associazione, la trasformazione in senso migliorativo del patrimonio edilizio regionale è, oggi più che mai, cosa necessaria e fattibile. Ferme restando le necessità più impellenti, legate alla sicurezza degli edifici, la ristrutturazione

Secondo CNA Costruzioni EmiliaRomagna, le regole attualmente in vigore e i prodotti finanziari esistenti, sommati alla congiuntura sfavorevole, rendono il mercato legato alla rigenerazione poco stimolato. Se è infatti vero che la tipologia

di intervento conservativo sugli edifici esistenti continua a trovare risultati significativi, è altrettanto vero che gli interventi di rigenerazione più forti, potrebbero supportare quelle scelte della Regione Emilia-Romagna mirate a non consumare più suolo e, allo stesso tempo, contenere le spese energetiche. Nei mesi scorsi CNA Costruzioni EmiliaRomagna e CNA Forlì-Cesena hanno segnalato una situazione preoccupante a livello regionale per il comparto, a cominciare dal vistoso calo del fatturato delle imprese avvenuto alla fine dello scorso anno, con una variazione negativa superiore al 22%. È una percentuale, questa, che va a sommarsi ad una riduzione


RESTAURO E RIPRISTINO

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protocollo di Kyoto, in mancanza dei quali l’Italia sarebbe costretta ad acquistare “crediti verdi” da Paesi più virtuosi o pagare sanzioni rilevanti. In questo caso, quegli enti che nel loro ambito migliorano la sostenibilità del proprio patrimonio edilizio avrebbero diritto a maggiori finanziamenti comunitari rispetto a quelle amministrazioni meno attente alla tutela dell’ambiente. Anche un incentivo di tipo edilizio consentirebbe di rendere più sostenibile le città e, contemporaneamente, rilanciare l’edilizia. Nel suo progetto CNA Costruzioni indica una serie di incentivi, a seconda dell’intervento fatto. Senza dubbio il più significativo sarebbe quello volumetrico. In poche parole, nei casi di completa ricostruzione di un’immobile, si potrebbe consentire di ampliarne i volumi, magari con l’aggiunta di un piano, che, una volta venduto, magari all’impresa costruttrice, andrebbe a compensare parte dell’investimento, (opportunità non applicabile direttamente agli edifici sottoposti a vincoli storico-architettonici per i quali si possono valutare diverse opportunità di intervento). Un incentivo del genere porterebbe dei vantaggi a tutti: ai proprietari dell’immobile, che vivrebbero in un’abitazione più moderna, all’impresa, che investendo acquisirebbe parte della proprietà, e al Comune, che vedrebbe ampliare la disponibilità residenziale del suo territorio senza che venga consumato altro suolo. Ultima misura, non certo per importanza, potrebbe essere quella urbanistica. Visto che molti centri abitati risultano ormai obsoleti da questo punto di vista, si potrebbe legare la possibilità di ricostruire un immobile, almeno in certe aree, solo a patto che il privato compia degli interventi di natura urbanistica nell’area circostante (creazione giardini, riparazione marciapiedi ecc). In cambio questi avrebbero un incentivo di carattere volumetrico col nuovo edificio o, qualora questo non fosse possibile, con la possibilità di “riscuotere” questo credito intervenendo altrove. drastica dei lavori pubblici avvenuta negli ultimi 3 anni, con una diminuzione dei lavori messi a gara pari al 40%. Si può e si deve fare qualcosa. Per ravvivare il settore con interventi sempre più mirati all’esistente, tali da rendere il patrimonio edilizio emiliano-romagnolo migliore dal punto di vista della qualità abitativa e dell’impatto ambientale. Il 70% degli edifici abitativi è stato costruito tra il ’45 e l’81, e un altro 10% nel decennio successivo. Il 60% degli edifici è composto da due piani (il 20% ne ha tre) e su quattro edifici ben tre sono composti da uno o due alloggi (un dato, quest’ultimo, che si spiega comprendendo le case sparse e probabilmente anche gli edifici a schiera che statisticamente vengono considerati come tanti edifici monoalloggio). Da qualche mese CNA Costruzioni

sta portando avanti un progetto di sensibilizzazione destinato alle amministrazioni di tutte le province del territorio regionale. Oltre alla diffusione di un’analisi approfondita sull’andamento del settore edile, l’associazione mira con questa iniziativa a sensibilizzare gli amministratori locali e provinciali sui fattori esistenti e potenziali che potrebbero permettere al mondo delle costruzioni di invertire la rotta. Esistente è, ad esempio, la leva fiscale per i cittadini, con la detrazione per le ristrutturazioni che passa dal 36% al 50% entro il giugno del 2013 (con un tetto di spesa alzato dai 48.000 ai 96.000 euro), mentre quella per gli interventi mirati alla riqualificazione energetica del 55% viene prorogata fino alla fine del 2012 per poi passare al 50% fino al giugno 2013. Altra leva è quella finanziaria e riguarda quei comuni che contribuiranno al raggiungimento dei risultati previsti dal

“Se la prima leva indicata nel nostro progetto è statale – spiega Gabriele Di Bonaventura, responsabile di CNA Costruzioni per la provincia di Forlì e Cesena – le altre sono in capo ai Comuni. Ecco perché la nostra attività di sensibilizzazione vuole gradualmente raggiungere il più alto numero di Comuni possibili, e terminerà con un importante convegno che verrà ospitato alla Fiera di Bologna, in occasione del Saie 2012, nel prossimo mese di ottobre. Comprendiamo che per molte amministrazioni la situazione non sia rosea, visti i consistenti tagli alla spesa pubblica degli ultimi tempi, ma pensiamo che certe strade possano essere ugualmente percorse, se verranno posti in essere i dovuti interventi sugli strumenti urbanistici. Non è un caso che in poco tempo già alcuni Comuni, ad esempio quelli di Forlì e Cesena, stiano prendendo in seria considerazione alcune delle nostre proposte”.


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IL RIVENDITORE

TESTI Simone Giglioli

UNA GRANDE QUALITà SI TROVA ANCHE NELLE PICCOLE FORNITURE Edilgross: un’impresa di qualità al centro della Sardegna Il nostro magazine, speriamo sia ormai cosa nota, è nato per raccontare il mondo della posa e gli altri ad esso legati attraverso le storie e i commenti di tutti i suoi numerosi protagonisti. E per farlo ha appositamente evitato di coprire gradualmente l’intero territorio italiano. Dopo aver raccontato un’azienda siciliana, in questo numero Opera News si dedica all’altra grande isola del nostro Paese: la Sardegna. Parliamo di Edilgross, con sede a Curcuris,

località in provincia di Oristano, un’azienda del tutto famigliare (è interamente gestita dai coniugi Dino e Serenella Scema) che in circa 15 anni di attività ha saputo conquistarsi un crescente successo commerciale in tutto il territorio di riferimento. “Abbiamo iniziato questa attività – precisa Dino – nel 1998, rilevandone una già esistente, che copriva una superficie di circa 40 metri quadrati. Iniziata questa avventura, col tempo ci siamo resi conto che

lo spazio non era sufficiente a promuovere in modo efficace tutti i prodotti per l’edilizia che volevamo proporre al mercato, ossia le finiture. Per questo motivo dopo quattro anni ci siamo trasferiti in un altro sito, dove abbiamo coperto una superficie di 1500 metri, dei quali 1300 all’aperto e 200 per l’ufficio e lo spazio espositivo”. Quali sono i territori coperti dalla vostra attività? “Il nostro raggio d’azione è principalmente


IL RIVENDITORE

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IL RIVENDITORE

Un nuovo pavimento per la casa di Antonio Gramsci è sicuramente la referenza più importante di Edilgross. Si tratta della casa natale di Antonio Gramsci. L’abitazione di uno degli scrittori italiani più influenti al mondo ha subito sette anni fa un’ intensa attività di restauro da parte del Comune di Ales, piccolo centro di circa 1.500 abitanti in provincia di Oristano. Per l’occasione l’azienda dei coniugi Scema ha fornito ai curatori dell’intervento nuovi rivestimenti in cotto spagnolo scuro, così da riprodurre fedelmente la pavimentazione originale di tutti gli interni dell’abitazione. I rivestimenti in ceramica sono stati posati dal personale della ditta appaltatrice mediante l’utilizzo del collante flex Rt Universal. La casa natale di Antonio Gramsci rappresenta un luogo simbolo per la cultura e la politica italiana. Figlio di Francesco Gramsci e Giuseppina Marcias, Antonio vi nacque il 22 gennaio 1891, per poi trasferirsi con la famiglia a Sorgono (Nuoro) l’anno successivo. Terzo di sei figli, Gramsci fu politico, filosofo, giornalista, linguista, critico letterario. In seguito a un lungo periodo di detenzione per le sue opinioni politiche contrarie al regime fascista, si spense per emorragia cerebrale nel 1937, a Roma, poco dopo aver ottenuto la libertà condizionale. Dopo Dante Alighieri è l’autore italiano più tradotto e studiato al mondo. L’abitazione non è stata adibita a museo, quello vero e proprio è stato istituito in un’altra abitazione a Ghilarza, mentre ad Ales è attiva da anni l’Associazione Casa Natale di Gramsci (http://casanataleantoniogramsciales.blogspot.it/), dedicata ad iniziative di carattere culturale e politico.


IL RIVENDITORE

quello della provincia di Oristano, ma con gli anni siamo riusciti a sviluppare alcune commesse anche nel Medio Campidano con alcuni sconfinamenti tra le province di Cagliari e Nuoro”.

riguarda le commesse pubbliche la nostra impresa opera principalmente in quegli interventi per il rilancio dei centri storici dei paesi, in buona parte finanziati dalla Regione”.

Il vostro è un territorio particolare, trovandovi in pratica nel centro della Sardegna, buona parte dei centri abitati si caratterizza per un basso numero di abitanti. Il turismo, vera forza trainante dell’economia sarda, non ha contribuito allo sviluppo del vostro business? “In parte sì ma, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non è stato quello della costa. Per la nostra attività è stato più importante un turismo “di ritorno”. La Sardegna, come sappiamo, è terra di emigrazione e negli ultimi anni molti sardi emigrati in altre regioni o all’estero hanno scelto di tornare qui a trascorrere gli anni della pensione, questo ha portato ad accrescere la richiesta dei materiali e delle finiture per l’edilizia necessari a ristrutturare le loro vecchie abitazioni”.

Parlando di rivestimenti ceramici, nel vostro territorio ci sono dei prodotti che sono più richiesti di altri? “Dipende dalla destinazione e dal tipo di cliente. Se ad esempio parliamo di un’operazione di recupero è ovvio che verranno impiegate delle piastrelle che riprendano i materiali del passato, come il legno o il cotto. Quando invece si tratta di nuove abitazioni (in questo territorio va molto la villetta singola) la tendenza, specialmente quando i proprietari sono giovani, si sposta verso soluzioni più moderne, con rivestimenti dai colori freddi, antracite e nero”.

Quanto conta il privato per il vostro giro d’affari? “Diciamo che tocca il 90%. Per quanto

A proposito di nuove costruzioni, è facile immaginare che anche in Sardegna, come nel resto del paese, l’edilizia abbia subito negli ultimi anni un sensibile rallentamento. “È innegabile: la crisi c’è e si sente. La flessione del mercato ha fatto registrare un

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calo delle richieste e delle pretese, vista una capacità di spesa ridotta. Ma trattandosi di un’impresa a carattere esclusivamente familiare, Edilgross non ha comunque incontrato gli stessi problemi che hanno invece affrontato le realtà che impiegano dei dipendenti. I tempi non sono dei migliori, ma non siamo pessimisti per il futuro, anche grazie alla buona considerazione che ci siamo guadagnati in questi anni, impegnandoci per offrire sempre un servizio puntuale, preciso e trasparente”.

EDILGROSS via marconi 2/4 09090 curcuris (or) TEL. 0783/91747 info@edilgross.com


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NEWS

NEWS DA OPERA, daLL’ITALIA e DAL MONDO Opera si apre al Medio Oriente Con la partecipazione alla fiera Cerafair di Tehran (Iran), svoltasi dal 19 al 24 Giugno, Opera ha sancito un accordo commerciale per la distribuzione dei prodotti in Iran attraverso la società Star Artam Shining Co. Il direttore della società, Sig. Din Mohammadi, già presidente dell’associazione ceramica iraniana, ha accolto i visitatori nello stand della fiera e li ha introdotti ai rappresentanti Opera giunti dall’Italia.

La Star Artam Shining Co ha intenzione di sviluppare la collaborazione con Opera non limitandosi alla sola commercializzazione dei prodotti che, già iniziata da qualche mese, ha già riscosso molto successo grazie anche all’apporto di materiali commerciali in lingua farsi.

Apre a Forlì il centro Mediwell ristrutturato con i prodotti Opera Ha aperto a fine Aprile 2012 a Forlì il centro Mediwell (www.mediwell. it), il più completo centro in Romagna dedicato alla salute e al benessere, nonché il primo in Italia ad avere un medico omeopata in qualità di Direttrice Sanitaria, la dott.ssa Elena Cremonini. Sviluppato su 5 piani, il centro comprende una palestra, una piscina, una zona benessere e vari ambulatori per affrontare sia le piccole grandi sfide della quotidianità, sia i problemi fisici, derivanti dalla vita di tutti giorni, dallo sport, dallo stress, ed anche quelli causati dall’età. La ristrutturazione dell’edificio è stata completamente effettuata con i prodotti Opera, soprattutto per quanto riguarda le impermeabilizzazioni della piscina, delle vasche e della zona Spa, nonché per l’ampio uso del cartongesso, per la posa e la fugatura delle pavimentazioni.

Ampliata la gamma colori di Sigilcolor

Una nuova sponsorizzazione Opera per lo Sport

Meeting formativi in Puglia

Salgono a 28 i colori della gamma di Sigilcolor, il sigillante cementizio idrorepellente antimuffa con effetto goccia, per fughe fino a 15 mm. Facendo seguito alle richieste dei consumatori e seguendo le nuove tendenze del mercato, sono da poco disponibili anche i colori Grigio Basalto (che porta così la gamma dei grigi a 6 differenti sfumature) e il color Moka.

Non si allenta il legame tra Opera e il mondo dello sport. A ottenere una nuova sponsorizzazione sono stati i ciclisti della Polisportiva Villa Fontana di Medicina. Opera sosterrà gli sforzi di 8 giovani appartenenti alla categoria Allievi e di 3 della categoria Esordienti. A poche settimane dalla collaborazione si sono già visti i primi successi: il 67° Gran Premio della Liberazione (gara corsa il 22 Aprile 2012 a Pianoro, nel bolognese) è stato vinto da Francesco Messeri, che a due giri dalla fine della gara è riuscito a prendere 300 metri di vantaggio sugli inseguitori, mantenendolo fino all’arrivo!

Opera ha concentrato le attività didattiche e di formazione dell’ultimo periodo in Puglia; nel mese di Giugno si sono svolti 2 meeting: uno ad Alberobello dedicato a tecnici e professionisti, uno a Giovinazzo rivolto ai posatori. Lo scopo era di presentare la nuova linea di prodotti a base calce “Centro Storico”.


NEWS

NEWS DA OPERA, daLL’ITALIA e DAL MONDO Compravendite immobiliari il 2012 si apre con un calo A dirlo è un’analisi condotta dall’Agenzia del Territorio: dopo una lieve ripresa negli ultimi due trimestri del 2011, il mercato immobiliare mostra nuovi segni di flessione. Rispetto allo stesso periodo del 2011, nel primo trimestre del 2012 il volume delle compravendite per l’intero settore immobiliare è sceso del 17,8%. Particolarmente significativa è la diminuzione segnata dal comparto residenziale, che da solo rappresenta circa il 45% dell’intero mercato, e che nel primo trimestre di quest’anno ha perso il 19,6%.

La perdita è confermata anche nel settore delle pertinenze, che si sono ridotte del 17,4%. Forte anche la contrazione registrata nei settori non residenziali: il segmento del terziario ha perso il 19,6% delle transazioni, seguito dal commerciale, che ha registrato perdite del 17,6%. Più contenute invece le diminuzioni nel settore produttivo, dove è stato rilevato un calo del 7,9%. Ad accusare i maggiori cali sono state Palermo (-26,5%), Genova (-21,8%), Roma e Firenze (entrambe con un -21% circa).

Confindustria Ceramica fissa un accordo per la formazione dei posatori Confindustria Ceramica ha sottoscritto una convenzione con Formedil per promuovere la formazione dei posatori di piastrelle di ceramica. La collaborazione tra Confindustria Ceramica e Formedil, ente bilaterale per la formazione e l’addestramento in edilizia, è finalizzata all’elevamento della qualità professionale dei posatori, coinvolgendo nell’attività formativa le Scuole edili che fanno capo a Formedil. Dopo la positiva esperienza del primo corso pilota di formazione svoltosi a Bologna ad inizio anno, molte scuole edili hanno aderito al progetto 2 T – TRAINING FOR TILE,

Ristrutturazioni il bonus 50% diventa operativo Il Decreto Legge 83/2012, contenente misure urgenti per la crescita del Paese ha posto in vigore da subito

le detrazioni fiscali del 50% per gli interventi di ristrutturazione. Le spese sostenute dal 26 giugno 2012, data di entrata in vigore del Decreto Sviluppo, al 30 giugno 2013, sono agevolate con una detrazione fiscale del 50% fino a un tetto di spesa di 96 mila euro. È una maggiorazione “a tempo” rispetto ai bonus del 36%, studiata per dare nuovo impulso all’edilizia e all’iniziativa privata. In base al testo, la detrazione maggiorata dovrebbe valere da subito anche se i lavori sono iniziati prima dell’approvazione del decreto. Come si legge all’articolo 11, il bonus del 50% vale infatti per tutte le spese documentate sostenute dalla data di entrata in vigore del decreto e fino al 30 giugno 2013. Per il calcolo dell’agevolazione non sarebbe quindi importante quando è partito il cantiere per la ristrutturazione dell’edificio, ma la data in cui è stata affrontata una determinata spesa.

programmando corsi di formazione per posatori per il primo semestre dell’anno, fermo restando lo sviluppo del progetto lungo l’intero biennio 20122013. Il progetto 2 T – TRAINING FOR TILE prevede infatti la realizzazione, nel biennio 2012-2013, di almeno 60 corsi di formazione teorico-pratici per posatori: dipendenti di aziende di posa, artigiani, piccoli e nuovi imprenditori. Per ulteriori informazioni contattare il Dott. Francesco Bergomi dell’Area Lavoro di Confindustria Ceramica (tel. 0536.818333, fbergomi@ confindustriaceramica.it).

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NEWS

NEWS Da OPERA, daLL’ITALIA e DAL MONDO Una casa da… stampare Realizzare un’abitazione combinando la modellazione solida con l’impiego di una particolare “stampante”, cioè una fresatrice a controllo numerico la cui tecnologia consente di trasferire in superficie le singole parti dello schema 3D di un edificio. Ad impiegare questo sistema sono stati gli architetti danesi Frederik Agdrup e Nicholas Bjorndal (Eentileen) per Villa Asserbo. Oltre 800 sono stati i fogli di compensato ritagliati in 420 tra blocchi e altri elementi montati per comporre la struttura di un alloggio da 125 metri quadrati. Sperimentato in cantiere, a 60 chilometri da Copenhagen, il metodo dei due architetti ha dimostrato

indubbi benefici sotto il profilo dell’ecocompatibilità, perché ricavare direttamente in loco i pezzi destinati all’assemblaggio consente di migliorare l’efficienza dell’attività costruttiva, contenendo l’impatto ambientale e di ridurre i potenziali errori. Con il sistema “Print a house” gli alloggi possono essere collocati in loco, in ambienti diversi, compresi quelli presenti nelle aree colpite da catastrofe”.

“Print a House” - Villa AsserboImmagine (da eentileen.dk)

A Londra inaugurato il nuovo grattacielo di Renzo Piano Si chiama The Shard l’ultima nuova, grande opera firmata dall’architetto italiano a Londra. È il grattacielo più alto d’Europa ed è stato recentemente inaugurato con un grande spettacolo notturno a base di laser ed altri effetti speciali. The Shard (in italiano “la scheggia”) ha una forma piramidale, è alto 310 metri ed è stato progettato per ospitare circa 12mila persone, distribuite su ben 95 piani. Le pareti del grattacielo sono costituite quasi completamente in vetro ma anche l’acciaio ha giocato un ruolo rilevante per questa realizzazione (il 20% di quello impiegato veniva dal riciclo). Quest’opera, destinata a diventare l’ombelico della capitale inglese, presenta al suo interno una serie di sistemi per la ventilazione

naturale, tramite apposite aperture verso l’esterno, che serviranno ad arieggiare i giardini d’inverno presenti nella struttura, concepiti per migliorare la qualità dell’aria. Costruito in tre anni, il grattacielo sorge nella zona a sud del Tamigi. Dal prossimo anno londinesi e turisti potranno recarsi su una speciale piattaforma per ammirare lo sterminato panorama su tutta la città.

Credits: bj mullan

Quando il centro raccolta ha le squame Una centrale dai tratti biomorfi, dotata di naso e occhi. È questa la definizione che è stata data del nuovo Centro di raccolta dei rifiuti solidi urbani di Huarte, in Spagna, progettato dallo studio Vaillo + Irigary Architects. Interamente avvolta da un patchwork in lamiera di alluminio laccato dallo spessore sottile, formato da lastre di grandi dimensioni, la sua struttura è stata costruita in base a un processo di ottimizzazione del materiale impiegato per il rivestimento, che sfrutta proprio le deformazione delle lamiere. Queste “squame”, che richiamano quelle dei pesci, sono state pensate per contenere il rumore dei macchinari all’interno del centro e il loro colore verde vuole ricondurre concettualmente alla funzione del centro di raccolta e alla cultura ecologica che questo vorrebbe contribuire a generare.

Credits: Jose M. Cutillas


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TESTI Simone Giglioli

Anche in Italia tetti e pareti si vestono di verde Cresce nel nostro paese l’interesse verso i giardini pensili Divenuti ormai un dato di fatto negli Usa e in Gran Bretagna, i giardini sui tetti stanno gradualmente conquistando anche l’Italia. La tendenza sta assumendo contorni sempre più significativi in ogni ambito. I privati ne sfruttano le potenzialità per creare un giardino anche nei contesti urbani, le imprese per offrire un’immagine più green. E anche il pubblico si sta muovendo, ricoprendo tetti e terrazzi di vari edifici. Sostenibilità ed estetica: sono questi i due fattori che rendono interessanti agli occhi del pubblico i giardini sospesi. A influire su questo crescente interesse è probabilmente anche una mutata percezione di questa soluzione. In parole povere: anche gli italiani hanno capito che il verde pensile non è una soluzione per soli milionari. Esistono possibilità accessibili a tutti. È il caso di un semplice prato sul tetto, il cui


TENDENZE

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costo si aggira sui 50 euro per metro quadro (lo stesso di un rivestimento con piastrelle in ceramica). Se, invece, si pensa a soluzioni più articolate, con piante, quando non una piscina, ecco che il prezzo può salire, e anche di molto. Nel 2010 la città di Detroit ha effettuato uno studio sulle soluzioni possibili per contrastare l’inquinamento. Nel farlo i ricercatori hanno anche verificato gli effetti potenziali della copertura a prato di tutti i tetti della motor city. Ebbene, a quanto pare i prati sarebbero in grado di neutralizzare i fumi di tutti i camion circolanti in un anno per le strade cittadine. Il vantaggio collettivo (meno consumo energetico) si somma a quello delle singole famiglie, traducendosi in una sensibile riduzione delle spese per il raffrescamento degli edifici. Il verde pensile possiede anche l’indubbia capacità di attutire i rumori, contribuendo così a migliorare il comfort delle abitazioni. Naturalmente non è uno scherzo passare dalle parole ai fatti. Prima di approntare questo intervento occorre valutare attentamente le caratteristiche dell’immobile. Se, infatti, su un terrazzo in cemento armato è possibile sviluppare quasi tutte le soluzioni, uno sostenuto da vecchie travi di legno rende il numero delle opzioni molto più ridotto, fino ad arrivare a zero. La progettazione deve tener conto anche del fattore pendenza, tale da permettere lo scolo delle acque ed evitare il rischio di infiltrazioni. Vengono poi questioni di carattere più pratico: dalla fruibilità desiderata per questo spazio (molte aiuole o più spazio da riservare all’accoglienza degli ospiti, magari con tanto di area barbecue), fino alle piante da scegliere, considerando il clima locale e la disponibilità (in genere i progettisti suggeriscono il più possibile l’impiego di specie locali).


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TENDENZE Terminate le questioni tecniche ed estetiche è il caso, prima di iniziare i lavori, di tenere nella dovuta considerazione quelle burocratiche. Se si pensa a una soluzione “light”, con la creazione di un giardino tramite la mera collocazione di vasi, non servono autorizzazioni. Quando invece si parla di approntare strutture particolari, ecco che invece è necessaria quella del Comune e, nel caso dei condomini, anche quella degli altri inquilini. Quando il palazzo è sottoposto a vincoli ambientali è necessario anche l’ok della Sovrintendenza alle Belle Arti. Nessuno dimentichi, infine, anche il fatto che il verde pensile richiede sempre una qualche manutenzione. Un giardino di questo tipo arriva a durare anche una generazione, ma occorre la dovuta cura. Se il proprietario è tendenzialmente pigro, è meglio per lui scegliere l’impiego di terricci facilmente lavorabili e dotarli di sistemi di irrigazione elettronici. Da tempo la normativa italiana prevede anche lo sviluppo di spazi verdi e recentemente il Senato ha messo

in calendario l’approvazione di una proposta di legge che darà il via libera alla promozione di iniziative locali per il loro sviluppo, giardini pensili compresi. Eppure, anche a fronte di un interesse sempre maggiore da parte delle pubbliche amministrazioni, il verde pensile nel nostro Paese ha ancora dei margini di crescita notevoli. Oggi fra le zone in cui si registra il suo maggiore apprezzamento ci sono le provincie di Bolzano e Milano. In Alto Adige il verde sui tetti rappresenta una delle misure per ottenere la certificazione Rie (Riduzione dell’Impatto Edilizio), che prevede l’obbligo di calcolo del coefficiente di deflusso delle acque superficiali e il raggiungimento di standard minimi di permeabilità per ogni lotto edificato. Nella provincia lombarda si stanno rilevando importanti interventi sia sull’esistente che sul nuovo. Dopo i giardini sviluppati sulle case popolari di Cinisello Balsamo, il capoluogo è teatro della nuova realizzazione in chiave “verde” dell’architetto Stefano Boeri: il Bosco Verticale, con il quale verranno rivestite le facciate delle due torri di 110 e 76 metri

Rendering del Progretto “Bosco Verticale” dell’architetto Stefano Boeri

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che verranno completate entro il 2015 nel quartiere Isola. Il bosco, tenuto in vita da un particolare sistema di irrigazione alimentato da acqua di recupero, formerà un microclima attorno agli appartamenti, diminuirà l’inquinamento acustico e aiuterà il quartiere a respirare meglio assorbendo la CO2 e rilasciando ossigeno. La riforestazione in altezza permette un risparmio del suolo pianeggiante. È stato calcolato che se il progetto del Bosco Verticale fosse stato realizzato in piano, oltre ai 10mila mq di superficie boschiva, ne sarebbero stati necessari altri 50mila di terreno. Il Financial Times ha già definito le due nuove creature dell’architetto milanese “Le nuove torri più eccitanti del mondo”. Meno interessante la situazione, almeno per il momento, nelle regioni del centro sud. A Roma, ad esempio, la grande quantità di parchi non rende certi interventi così interessanti, e nelle realtà più meridionali l’opzione dei giardini pensili non viene presa in considerazione anche per via della quantità d’acqua necessaria per il mantenimento dei giardini.


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TENDENZE

Dieci esempi “verdi” Ci sono selezioni che lasciano il tempo che trovano, specialmente nel campo dell’architettura. Troppi sono gli aspetti soggettivi che influiscono sul giudizio di chi la stila. Pensiamo però che quella pubblicata dal sito statunitense www.thecoolist.com possa comunque risultare interessante, non tanto per le posizioni attribuite ai vari progetti di strutture dotati di green roof (tetto verde), quanto per la varietà di destinazioni delle strutture di quegli edifici “rivestiti” di verde pensile: si va dalle ville singole ai palazzi, fino ai centri di ricerca. Altro aspetto interessante è la moltitudine di località interessate: Spagna, Stati Uniti, Cina, Danimarca sono solo alcuni dei Paesi che accolgono questi edifici. Diversi gli approcci, le sedi, le modalità di impiego del verde, eppure c’è un aspetto che accomuna tutte queste strutture: l’impegno dei loro progettisti nell’individuare una soluzione che consenta il risparmio energetico. È un peccato che fra questi non ci sia nessun progetto italiano: consoliamoci almeno col fatto che uno degli edifici di questa selezione, la California Academy of Sciences , è stato progettata dal genovese Renzo Piano.

Villa Buio – Enric Ruiz-Geli

Il progetto di questo tetto verde ha trovato collocazione tra le abitazioni in stile mediterraneo di Llers, in Spagna. Oggetto di qualche commento scettico iniziale, l’immobile si ricollega invece al panorama locale molto più efficacemente di quelli circostanti. La natura non si arresta, infatti, all’inizio della porzione verticale della casa, ma prosegue con un giardino che si sviluppa lungo tutto il tetto.

Milla Valley Residence – Mc Glashan Architecture

Questa villa multifamiliare terrazzata di Mill Valley, in California, si trova in un contest collinare. La residenza include tre sezioni, ciascuna delle quali con un proprio tetto verde. Il progetto per questa residenza non ospita la vegetazione tipica di un giardino, bensì quella della natura circostante. Il risultato è una sorprendente abitazione che abbatte i costi per il condizionamento e a suo modo esalta la natura del territorio.

Mountain Dwellings – BIG Architects

La struttura progettata dallo studio BIG design riproduce il green roof su vasta scala. Il Mountain Dwellings è costituito da 80 unità abitative, ciascuna delle quali con un proprio cortile, un giardino pensile collocato sul tetto di quella inferiore o superiore, con tanto di steccati che lo separano dagli altri e tutelano la privacy dei proprietari. L’edificio di Copenhagen offre allo stesso tempo una vita cittadina e quell’atmosfera da cortile tipica dei contesti periferici.

Nayang School of Arts

L’Università Tecnologica con sede a Singapore ha recentemente sviluppato un immobile dotato di tetto verde per ospitarvi l’istituto di specializzazione in design e media. La struttura di cinque piani presenta due sezioni curve di parco, con ampie porzioni pienamente accessibili agli studenti. Grazie a queste il confine fra l’orizzonte e l’edificio diviene indefinito, quasi sfocato. Al di là del valore estetico e del risparmio energetico per il raffrescamento e il riscaldamento, le due sezioni consentono una notevole raccolta di acqua piovana, destinata anche all’irrigazione delle aree verdi circostanti.

Paraty House – Marcio Kogan Architects

Il progetto rappresenta un esteso rifugio tropicale, pienamente immerso nella vibrante natura di quest’isola del Brasile. Raggiunta Paraty con la barca i turisti hanno poche occasioni per tornare a riva per acquistare i generi alimentari. Nessuno problema: sul tetto dell’edificio il giardino è largamente occupato da un orto dove vengono coltivate tutte quelle verdure destinate ad accompagnare i piatti preparati in loco con il pesce pescato nel mare antistante.


TENDENZE

Il sito thecoolist.com seleziona dieci sorprendenti esempi di roof garden http://www.thecoolist.com/green-roof-design-10-stunning-sustainable-works-of-architecture/

Green Technology Showroom – Vector Architects

I benefici di un giardino pensile e altre green technologies non sono spesso così visibili. Per comunicare in modo efficace certi valori al pubblico Vector Architects ha sviluppato un esempio di struttura green. Il Green Technology Showroom di Pechino è ricoperto da spessi prati ancorati allo scheletro in acciaio della struttura, in grado di controllare il clima interno. Lo showroom è collocato in un quartiere residenziale come simbolo temporaneo di architettura sostenibile.

California Academy of Sciences – Renzo Piano

L’edificio rappresenta senza dubbio uno dei punti più avanzati raggiunti nel campo di quella branca dell’architettura che include anche lo sviluppo di tetti verdi. L’edificio del CAS progettato da Renzo Piano è costituito da un green roof di 2,5 acri, coperto di piante locali. La vasta quantità di verde e la forma collinare della struttura rappresentano un habitat per la natura presente dell’area della baia vicina. All’interno dell’edificio si trovano un planetario, un acquario e una foresta pluviale artificiale: tutte sono ospitate al di sotto delle sezioni a cupola di questo sorprendente esempio di progettazione sostenibile.

OS House – Nolaster Architects

Gli aspri venti costieri di Santander, capoluogo della Cantabria (Spagna) rendono difficile godersi quest’area. Se la maggior parte delle abitazioni locali è indirizzata verso l’interno, la OS House è collocata a poca distanza dal mare sottostante. L’edificio è costruito con un approccio formale di basso profilo, che si fonde con la trama della topografia territoriale, così come con il fogliame attorno collocato sul giardino pensile che copre quasi interamente il suo tetto. Diversamente da molti altri tetti verdi presenti in questa lista, è calpestabile: un soffice letto erboso sul quale godersi il panorama di questo tratto di costa spagnola.

Historial de la Vendée – PLAN01

Quando si parla di “fusione con il panorama”, pochi edifici raggiungono l’obiettivo come questo. PLAN01 ha progettato una struttura geometrica, coperta da un verde lussureggiante. Da lontano è quasi difficile distinguere questo tetto verde dal territorio circostante, un gradevole susseguirsi di colline nel territorio francese. Uno sguardo ravvicinato rivela però un sorprendente edificio, probabilmente uno dei progetti più visivamente naturali realizzati fino ad oggi.

OUTrial House – KWK Promes

La trama di questa sbalorditiva abitazione con tetto verde si distingue per una precisa caratteristica: funge da radura erbosa all’interno di una foresta. La OUTrial House sembra essere infatti dissotterrata dal terreno della collinosa campagna polacca, per poi essere ricoperta nuovamente dall’erba asportata per la sua costruzione. Le dolci curve e il folto manto del tetto conferiscono a questa casa un aspetto quasi irreale, come fosse ispirato dall’immaginazione e dai sogni dell’infanzia.

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TEST DI LABORATORIO

TESTI VITO PERSICHELLA FEDERICO MANCINI

Sono cinque i prodotti Opera interessati da questa normativa comunitaria. Ecco i test per Scudo e Scudo Revolution.

NOrmativa EN 14891-2007

In laboratorio con gli impermeabilizzanti da utilizzare sotto le pavimentazioni La normativa EN 14891 permette di classificare gli impermeabilizzanti a base acqua e bi componenti da utilizzare su una superficie destinata alla posa di un pavimento di piastrelle. Seguendo i test riportati nella norma, superandoli e registrandone i risultati abbiamo l’assicurazione che i prodotti che stiamo impiegando sono stati fabbricati in base a quanto richiesto dalle normative CE. La normativa classifica i prodotti in base

al tipo di materiale usato per produrli: a base cemento (CM), in dispersione acquosa (DM) ed a base resina a reazione (RM). Oltre a questa classificazione obbligatoria ne esistono alcune facoltative: resistenza al contatto con acqua di cloro per uso in piscina (P) e superamento del test di crackbridging a basse temperature (O).

a base cementizia; SANIGUM, la guaina elastica impermeabilizzante pronta all’uso a strato sottile; HYDROPLAST, usato per rivestire epossidicamente i contenitori di acque potabili; VINPLAST, il vetrificante atossico bicomponente per quei contenitori metallici ed in calcestruzzo destinati a contenimento alimentare.

Per quanto riguarda i prodotti Opera la normativa in questione si riferisce a 5 prodotti: SCUDO e SCUDO REVOLUTION, le due guaine elastiche impermeabilizzanti

Ad oggi Opera procede ai test e quindi alla certificazione CE, sui 2 prodotti di punta SCUDO e SCUDO REVOLUTION, che sono stati quindi certificati EN 14891 come CM-


TEST DI LABORATORIO

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OP. I test su entrambi devono essere effettuati con una frequenza semestrale, come stabilito dalla norma, ed i risultati vengono conservati e registrati nel laboratorio di ricerca e sviluppo, a disposizione degli ispettori ISO che possono comprovare la loro classificazione a norma EN. Ogni prodotto deve superare una serie di test (che elencheremo e spiegheremo a breve), per ottemperare a quanto previsto dalla norma. La procedura di preparazione del supporto è standard per ogni test: le condizioni per il procedimento prevedono in entrambi i casi una temperatura ambientale di +23°C (±2) con una umidità relativa pari al 50% ed una circolazione d’aria inferiore ai 0,2 metri al secondo. La normativa indica anche il tipo di ceramica da utilizzare (in questo caso utilizzeremo delle piastrelle in gres bianco tipo V1, formato 5x5 con uno specifico assorbimento dichiarato) e la tipologia delle piastre di calcestruzzo sulle quali posare i materiali e le piastrelle per effettuare i test, che devono misurare 40 x 40 cm. Sulle piastre di calcestruzzo grezze verrà applicato uno strato di Scudo. I test effettuati dai laboratori Opera utilizzano la guaina cementizia Scudo senza rete di fibre: in tal modo i risultati saranno maggiormente veritieri in quanto l’utilizzo della rete aumenterebbe caratteristiche di elasticità e resistenza, rendendo il prodotto più performante, cosa che potrebbe portare a uno sfalsamento dei test. Su ciascuna piastra vengono applicate 2 mani di Scudo, ciascuna di 2-3 mm al massimo. Le piastre con strato di Scudo preparate per le prove vengono lasciate maturare per 24 ore. Successivamente viene steso sopra il prodotto uno strato di colla cementizia (RT Universal) sul quale vengono adagiate (dopo 5 minuti) le 9 piastelle di gres modello V1, alle quali viene applicato sopra un peso di 20 ±0,05 N per 30 secondi. Le piastre ora sono pronte per essere sottoposte alle varie condizioni previste dai singoli test; una volta terminato il

prestazioni finali secondo EN 14891

REQUISITO

scudo revolution

scudo

Adesione iniziale

≥ 0.5 N/mm2

2.15 N/mm2

0.90 N/mm2

Adesione dopo immersione in acqua

≥ 0.5 N/mm2

1.00 N/mm2

0.60 N/mm2

Adesione dopo azione del calore

≥ 0.5 N/mm2

3.00 N/mm2

1.50 N/mm2

Adesione dopo cicli disgelo

≥ 0.5 N/mm2

1.10 N/mm2

0.65 N/mm2

Adesione dopo immersione in acqua satura di calce

≥ 0.5 N/mm2

1.00 N/mm2

0.65 N/mm2

Adesione dopo immersione in acqua clorata

≥ 0.5 N/mm2

1.00 N/mm2

0.60 N/mm2

Impermeabilità all’acqua a 1.5 bar per 7 gg (spinta positiva)

nessuna penetrazione

nessuna penetrazione

nessuna penetrazione

Impermeabilità all’acqua a 1.5 bar per 7 gg (spinta negativa)

non richiesto

nessuna penetrazione

-

Crack-bridging ability in condizioni standard

≥ 0.75 mm

1.10 mm

0.9 mm

Crack-bridging ability a basse temperature

≥ 0.75 mm

0.82 mm

0.80 mm


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TEST DI LABORATORIO

periodo e la condizione prevista dal test, le 9 piastrelle sono pronte allo “strappo”, cioè al distacco forzato dal supporto, che determinerà il valore e l’eventuale riuscita del test. Per effettuare lo strappo la piastrella viene incollata con una colla epossidica estremamente resistente a piastrini di ferro appositamente utilizzati per questa operazione. Per preparare questo procedimento è necessario ritagliare il contorno di ogni singola piastrella, così da eliminare l’adesione che ci sarebbe nel cordone di collante e, quindi, avere un valore reale limitato alla superficie della piastrella a contatto con il collante e con Scudo, senza tener conto del collante.

5) Adesione dopo immersione in acqua clorata Dopo aver fatto maturare la piastra per 28 giorni a temperatura ambiente la si circoscrive con un cordone di silicone in modo da creare una vasca che ci permetta di far immergere i 9 provini V1 in una soluzione fatta con ipoclorito di sodio diluito al 5%, cambiata ogni giorno per mantenere costante il quantitativo di cloro attivo all’interno dell’acqua (da 0,3 a 0,6 mmg/litro). L’immersione dei 9 provini in acqua clorinata deve proseguire per 7 giorni prima di effettuare lo strappo.

Le prove da effettuare sono 8: 1) Adesione iniziale È la condizione “standard”, la più comune: le 9 piastrelle vengono lasciate maturare in ambiente per 28 giorni. 2) Adesione dopo immersione in acqua La piastra con le 9 piastrelle matura per 7 giorni a temperatura ambiente; successivamente ne viene delimitato il perimetro con un cordolo di silicone alto circa 2cm, creando così una vasca che sarà riempita d’acqua. L’acqua dovrà coprire interamente le piastrelle (per almeno 6mm sopra lo strato di colla) per 21 giorni alla fine dei quali verrà effettuato lo strappo

Test adesione dopo calore 4) Adesione dopo cicli di gelo e disgelo La maturazione per i primi 7 giorni avviene a temperatura ambiente; successivamente vengono ricoperte con un materiale epossidico tutte le parti che potrebbero assorbire acqua (quindi il retro della piastra e lo spessore perimetrico): in questo modo l’unica parte assorbente rimane quella dove è stata posata la guaina impermeabilizzante e l’adesivo. La piastra viene immersa in una vasca d’acqua per 21 giorni, facendo in modo che la superficie con le 9 piastrelle assorba l’acqua. Successivamente si effettuano 25 cicli di gelo e disgelo portando la piastra da una temperatura di -15°C ad una vasca termostatata che mantiene l’acqua ad una temperatura costante di +15°C. Dopo l’ultimo ciclo si procede allo strappo.

Test immersione in acqua 3) Adesione dopo calore La maturazione viene effettuata per 14 giorni a temperatura ambiente e per altri 14 giorni in un forno a temperatura +70°C. Dopo aver tolto la piastra dal forno, e lasciata riposare a temperatura ambiente per 1 giorno, si può procedere alla prova di strappo.

Test dell’adesione dopo i cicli di gelo e disgelo

6) Adesione dopo immersione in acqua di calce Si procede come la prova di adesione in acqua clorinata, ma in questo caso viene preparata una soluzione satura di acqua di calce. 7) Impermeabilità all’acqua Per questa prova è necessario preparare dei provini di misura 150mm x 150mm x 100mm seguendo la procedura descritta dalla normativa. Vengono fatti maturare in ambiente in condizioni standard e, dopo aver pulito e carteggiato la superficie, viene applicato il nostro impermeabilizzante Scudo nello spessore di 3mm per mano. Successivamente viene posto sopra lo strato di Scudo un cilindro con un diametro interno di 100 mm che deve essere completamente a contatto con lo strato di scudo in modo che non ci sia fuoriuscita d’acqua: l’interno del cilindro viene infatti riempito di acqua ad una pressione di 1500 kPa per una durata di 7 giorni, mantenendo costante la pressione per tutta la durata del test. Successivamente si controlla che le facce del campione non coperte da Scudo non presentino segni visibili di acqua: in questo caso il risultato di questa prova è “nessuna penetrazione”.


TEST DI LABORATORIO

Test del crack-bridging ability 8) Crack-bridging ability Per questo test è necessario preparare dei provini fatti di una miscela di cemento, sabbia e acqua della dimensione di 160mm x 40mm x 12mm di spessore con la caratteristica di un foro centrale a metà dello spessore del provino. Una volta asciutti e condizionati (dopo 28gg) viene applicato Scudo su entrambi i lati del provino tramite degli stampi che ne delimitano lo spessore e la forma

di 60 mm x 30 mm, ed una volta che l’impermeabilizzante sarà andato in presa (devono passare altri 28 gg a condizioni standard). Il provino è rotto da un macchinario in corrispondenza del buco venendo così diviso in 2 parti unite esclusivamente dallo strato di impermeabilizzante. Successivamente questo viene messo tra le due morse del macchinario e tirato (con velocità stabilite dalla norma) fino alla rottura dello strato

di impermeabilizzante, determinando così il valore in mm dell’escursione. Per questo test sono necessarie 2 prove: una a temperatura standard ed una a bassa temperatura (-20°C). I risultati ottenuti vengono registrati e confrontati con i valori minimi richiesti dalla norma: Scudo e Scudo Revolution possono finalmente essere dichiarati conformi alla normativa EN 14891 e classificati CM-OP.

Scudo

Scudo Revolution

Guaina cementizia polimerica impermeabilizzante monocomponente

Guaina elastica impermeabilizzante, bicomponente a base cementizia

Scudo e Scudo Revolution sono idonei: • per la protezione del calcestruzzo (pilastri, travi, ecc...) dal degrado e dal decadimento meccanico provocato dalla carbonatazione e dagli agenti aggressivi; • per l’impermeabilizzazione elastica e per l’isolamento di strutture portanti di vasche e piscine prima

della posa di rivestimenti ceramici; • per l’impermeabilizzazione di docce, terrazze, tetti, prima della posa di rivestimenti o coperture; • per l’impermeabilizzazione divecchi balconi per la successiva posa di nuovi pavimenti senza demolire gli esistenti;

• per la rasatura flessibile su strutture, in calcestruzzo prefabbricato, soggette a vibrazioni e deformazioni; • come guaina impermeabile e protettiva di muri contro terra; • come rasante elastico per intonaci micro-fessurati.

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CHE SQUADRA!

TESTI Simone Giglioli

ANCHE la posa si tinge di rosa Parla Serenella Zannoni, titolare di Artigianposa insieme al marito Fabio Piovaccari Il mondo della posa è principalmente maschile. Di solito la componente femminile delle imprese che operano in questo settore si dedica alle attività commerciali e amministrative. Tuttavia esistono delle eccezioni. Vogliamo dimostrarvelo raccontandovi una realtà

come quella di Artigianposa, di Fabio Piovaccari e Serenella Zattoni, società forlivese attiva sul mercato da 15 anni. Li abbiamo incontrati al lavoro durante la realizzazione della piscina della loro casa. All’interno di questa piccola impresa romagnola, infatti, la metà femminile non

si cura solamente di tutte quelle comunque importanti attività d’ufficio, ma assiste il marito “sul campo”. Singolare, vero? “Indubbiamente è una cosa curiosa, ammette Serenella, eppure una volta non era così. Quando ho cominciato


CHE SQUADRA!

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a lavorare nel mondo della posa, circa trent’anni fa, per una ditta di Imola, di cui mio marito Fabio era socio, erano in diverse le ragazze attive anche in quest’ambito”. Una giovane posatrice che poi ha sposato un posatore. Ma come è nata l’idea di unirvi anche dal punto di vista professionale? “La molla sono state le esigenze familiari. Spesso lavorare per qualcuno limita quella flessibilità necessaria a una donna quando diventa moglie e poi madre di famiglia. Unendo le forze, invece, sono riuscita a portare avanti l’attività professionale e tutte quelle altre incombenze che caratterizzano il resto”. Di certo, ne converrà, non è la prima professione che viene in mente per una donna. “In effetti non lo è, anche perché è molto faticoso, specialmente ora che non ho più vent’anni”. Come vi dividete i compiti con suo marito, quando siete in cantiere? “Io mi concentro principalmente sull’attività preparatoria, che comprende anche la stuccatura, il taglio delle piastrelle e la preparazione delle colle, oltre a curare gli aspetti contabili dell’attività”. Ma chi sono i vostri clienti? “Noi operiamo in un raggio d’azione che comprende Imola, Bologna, e naturalmente Forlì e Cesena. A chiamarci sono

direttamente le ditte edili private, oppure i rivenditori di materiali ceramici”.

possa farsi più forte, quando continuerà a scendere il numero dei cantieri’.

E queste chiamate sono diminuite con l’arrivo della crisi? “Fortunatamente no. Questo vuol dire che il credito costruito negli anni ci sta ripagando, soprattutto grazie al passaparola. Detto questo non posso escludere che in futuro la competizione con le altre società di posa

Di certo non aiuta neppure la concorrenza sleale di molti vostri colleghi. “In effetti con la crisi i prezzi hanno cominciato a scendere sensibilmente, forse troppo rispetto ai costi fissi che un’attività di questo tipo comporta, se si intende svolgerla alla luce del sole”.


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CHE SQUADRA!

C’è qualche posa che vi dà particolarmente soddisfazione realizzare? “Credo che siano i bagni, sia quando li rivestiamo con i mosaici che quando applichiamo un rivestimento ceramico standard. Ultimamente vanno molto le mattonelle con l’effetto legno e, per quanto riguarda le opzioni più moderne, c’è una forte richiesta del grigio, specialmente nei grandi formati, tipo 60 x 60 centimetri. E poi c’è la piscina che stiamo realizzando per casa nostra!”. Non deve essere uno scherzo. “Più o meno quella per la piscina è una posa simile alle altre, è però necessario impiegare lo stucco epossidico. La difficoltà maggiore, se così vogliamo chiamarla, sono i tempi lunghi di realizzazione, visto che possiamo lavorarci solo durante i fine settimana”. Alcuni dei nostri lettori, ne siamo certi, si domanderanno se non sia difficile trascorrere con il proprio coniuge anche tutte le ore lavorative, oltre a quelle del resto della giornata. “Dipende dal tipo di rapporto. Con mio marito ci si conosce ormai alla perfezione anche dal punto di vista professionale e c’è un affiatamento perfetto. Dopo tutti questi anni non vorrei lavorare con nessun altro”.


CHE SQUADRA!

squadra all’opera

la realizzazione della piscina di fabio e serenella

Opera ha documentato l’intero processo di realizzazione della piscina di Serenella e Fabio, dagli scavi in terra alla posa dell’ultimo mosaico. Come ci ha spiegato Serenella i lavori della piscina sono stati realizzati nell’arco di circa 8 mesi.

Per la preparazione delle superfici, in particolare per la realizzazione, la rasatura, la messa a piombo delle pareti e la realizzazione degli scalini è stato usato Rasoplan Tixo (rasante rapido fino a 40 mm per livellamento di pareti e sottofondi irregolari) e Raso Op 900 (rasante tissotropico universale, finitura a civile, ad alte resistenze meccaniche).

L’impermeabilizzazione della piscina è stata fatta con Scudo Revolution (guaina cementizia polimerica impermeabilizzante monocomponente) e l’utilizzo della rete di fibre Fibronet e di Scudoband, il poliestere non tessuto utilizzato per migliorare la sigillatura e l’impermeabilizzazione soprattutto negli spigoli e nelle zone di raccordo tra il piano orizzontale e piano verticale.

Il mosaico vetroso è stato posato con l’adesivo S9 Ultrawhite miscelato con Isoflex. La formulazione di S9 Ultrawhite è stata creata inserendo specifici inerti che conferiscono al mosaico in pasta di vetro una maggiore lucentezza.

Per la sigillatura delle fughe è stato scelto il sigillante epossidico Fugapox Style per il suo effetto altamente decorativo e per l’elevata pulibilità.

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SICUREZZA

TESTI Simone giglioli

Ponte sul fiume Yangtze, costruito in Cina nel 1968, lungo oltre 6 km

Quando l’acqua accentua il rischio nei cantieri ecco cosa dicono il testo di Inail Piemonte e il Comitato Paritetico Territoriale di Torino e Provincia In questo numero di Opera News affrontiamo il tema della sicurezza dal punto di vista dei rischi legati alle caratteristiche peculiari del contesto in cui si trova un determinato cantiere. Come per il numero precedente abbiamo scelto di attingere alle informazioni contenute nel manuale sviluppato da Inail Piemonte e dal Comitato Paritetico Territoriale di Torino e Provincia. In particolare, abbiamo voluto approfondire quello che il testo dal titolo

“La valutazione dei rischi nelle costruzioni edili” stabilisce nel caso di lavori svolti in prossimità dei corsi d’acqua”. Le misure individuate nel caso di attività svolte in questo contesto sono da considerarsi applicabili in tutte quelle operazioni “da eseguire presso, in e sopra l’acqua, come ad esempio la costruzione di ponti, palificazioni, centinature, passerelle di argini, lavori di riattamento

a costruzioni esistenti eccetera. Tutte attività che comportano il pericolo di caduta nell’acqua con possibilità di annegamento”. Le misure elencate nel manuale vanno ad integrare quelle individuate per le singole attività lavorative, specialmente a quelle di protezione contro la caduta delle persone (comunque da osservare). In particolare, per i lavori in prossimità di corsi d’acqua


SICUREZZA o bacini, “ma che non interessano direttamente questi ultimi, il rischio di caduta in acqua deve essere evitato con procedure di sicurezza analoghe a quelle previste per la caduta al suolo”. L’attività per questa tipologia di lavori rende possibile prendere in considerazione l’impiego di diverse strutture. Parliamo di: a) palancolati metallici. Si tratta di elementi impiegati per contenere le acque o deviarle, così da permettere l’esecuzione di lavori a livelli inferiori a quello massimo previsto delle acque e/o la realizzazione di ponteggi tradizionali con partenza da terra; b) reti anticaduta associate o non con i dispositivi di protezione individuale anticaduta; c) ponti sospesi; d) reti continue di protezione per l’integrazione dei parapetti; e) imbracature di sicurezza, funi di trattenuta con dispositivi dissipatori di energia; f) sistemi di ancoraggio che permettano la mobilità in condizioni di vincolo. In questo caso il sistema deve essere progettato ed installato in modo che il collegamento della imbracatura di sicurezza avvenga sempre da posizione sicura (protetto contro il rischio di caduta in acqua) e non sia necessario, in alcun caso, distaccare

l’imbracatura di sicurezza durante le attività o gli spostamenti; g) imbracature di sicurezza, funi di trattenuta con dispositivi dissipatori di energia e sistemi di ancoraggio per consentire la mobilità in condizioni di vincolo continuo (es.: sviluppatori automatici di cavo di trattenuta in acciaio; guide fisse con elementi di trattenuta a scorrimento; linee vita flessibili fissate a parti stabili delle opere). il sistema deve essere progettato ed installato in modo che il collegamento della imbracatura di sicurezza avvenga sempre da posizione sicura (protetto contro il rischio di caduta in acqua) e non sia necessario, in alcun caso, distaccare l’imbracatura di sicurezza durante le attività o gli spostamenti. Assieme all’impiego di questi sistemi e strutture, il manuale ricorda che nella fase di progettazione e programmazione dei lavori vadano considerate procedure di sicurezza che tengano in considerazione una serie di istruzioni. Per i lavori semplici, di breve durata (es. rilievi e misurazioni) e quando non possono essere usati parapetti o reti di sicurezza, nonché durante il loro montaggio, devono essere utilizzate, a seconda dei casi, imbracature di sicurezza e/o giubbotti di salvataggio a funzionamento automatico (galleggiabilità

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intrinseca o autogonfiabili). Se invece si eseguono dei lavori al di sopra dell’acqua, al suo livello o a una certa altezza da essa, “le cadute di persone nell’acqua vanno impedite mediante parapetti applicati all’opera, ai ponteggi, alle casseforme, alle centine, ai natanti ed ai loro accessi; in assenza di parapetti o come supplemento di sicurezza possono essere applicate reti di sicurezza”. Se l’intervento prevede la realizzazione di opere definitive o provvisorie dentro l’acqua gli addetti vanno messi a conoscenza su quanto alcuni fattori possono incidere sul suo livello: le maree diurne e stagionali, la direzione delle correnti e delle onde, la regolazione periodica di canali o laghi artificiali e il regime delle precipitazioni atmosferiche capaci di provocare inondazioni o piene. Oltre all’obbligo di una sufficiente illuminazione dei luoghi dove è possibile una caduta in acqua, in caso di attività nelle ore notturne, sono inoltre da prevedere misure e istruzioni puntuali su numerosi altri aspetti. Si va dalla circolazione di mezzi e persone sui moli e sulle dighe in corso di costruzione, all’impiego di attrezzature terrestri o su natanti o a terra, oppure alla messa in opera di grandi massi di pietra o di calcestruzzo.

Ponte Rio Niteroi, costruito in Brasile nel 1974, lungo oltre 13 km


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MARMI E PIETRE

TESTI ELISA MARCHESINI

I VILLaggi di pietra Il fascino di un materiale che attraversa i millenni «Tutti sappiamo cosa significa pietra. O almeno comprendiamo il significato generale della parola. Non abbiamo dimenticato la meravigliosa espressività di questo che è il più antico fra i materiali da costruzione?[..] In certi paesi l’ambiente fatto dall’uomo è a tal punto caratterizzato dalla sua presenza che parliamo di culture della pietra.» Christian Norberg Schulz, Pietra, in “Il linguaggio della pietra” a cura di Vincenzo Pavan, Arsenale Editrice, Venezia 1991

Le parole di Norberg-Schulz sono forse le migliori per descrivere un paesaggio tanto caratteristico quanto spontaneo come quello che contraddistingue la Valpolicella e la Lessinia, in provincia di Verona. Percorrendo questi territori, analizzandoli nel cercare di conoscere la loro storia, le motivazioni dei loro aspetti, si scopre sempre qualcosa di nuovo. Ben presto ci si rende conto dell’architettura cosiddetta spontanea che le contraddistingue e di come i “villaggi di pietra”, sviluppatisi da singole corti in più urbanisticamente complesse contrade, siano un fenomeno assai caratteristico degno, oltre che di studio, anche di conservazione e magari d’opportuna valorizzazione. Di questi paesaggi di pietra la zona che va dalla Val d’Adige alla Val d’Alpone è notoriamente costellata, ma una loro maggior caratterizzazione si ha soprattutto nella zona centro settentrionale di questa vasta area, dove la Valpolicella trascolora definitivamente in Lessinia, vale a dire nei Comuni d’Erbezzo e di Sant’Anna d’Alfaedo, e nelle parti alte dei Comuni di Grezzana, di Negrar, di Marano, di Fumane e di Sant’Ambrogio, perché qui, oltre ad essere fatti di lastame i muri delle abitazioni, ne sono interamente ricoperti anche i tetti e i cortili. L’uso del lastame lo si incontra anche lungo i cigli delle strade

per delimitare le proprietà, nelle piazze e nelle fontane, e persino nei campi a far da palo di sostegno alle viti. La scelta non fu casuale poiché questo materiale edilizio è sempre stato l’unico ad essere a portata di mano di queste popolazioni: dai tempi dei castellieri preistorici o protostorici fino ad una sessantina d’anni fa, quando era ancora impensabile andarsi a provvedere altrove di altri materiali. Doveroso risulta essere a questo punto fornire alcune informazioni sulle peculiari caratteristiche che contraddistinguono la Pietra della Lessinia. La Scaglia rossa, altra denominazione, insieme a Pietra di Prun, è una pietra sedimentaria che si presenta divisa in strati formatisi dai detriti che si accumulavano sul fondo del mare. La sedimentazione, che ha avuto luogo intorno ai 65-70 milioni di anni fa in mare aperto, ha consentito la formazione sistematica e costante, in qualsiasi luogo si vada a scavare, di ben 72 strati che al massimo possono variare nel numero di uno in eccesso o in difetto. Ogni strato è separato dall’altro da un più sottile livelletto di argilla che agevola la separazione delle lastre permettendo così l’inserimento di cunei. Il lastame ha una potenza complessiva di 7-8 metri ed i suoi strati hanno uno spessore variabile da


MARMI E PIETRE 2,5 a 35 cm, e presentano colori ed aspetti diversi: la cromia, che può essere più o meno omogenea, può apparire maculata o con delle striature e varia dal bianco, al rosa, al grigio. Ogni strato viene individuato da un appellativo in dialetto che, poiché attribuito dai cavatori che lavoravano ancora con la tecnica delle gallerie esterne, ha una funzione predestinata: vi sono infatti due strati (53° e 54°, laste da querti) utilizzati per i tetti delle case; altri due (42° e 43°, laste per el seciar) per il lavabo delle abitazioni, uno (27°, lasta per l’ara) per i cortili esterni, ecc. I nomi vennero dati anche in base alla

pigmentazione o alle caratteristiche tecniche e di estrazione come, ad esempio, Biancon e Rosetta o Zentil e Meion. La Pietra di Prun viene cavata ed utilizzata in Valpolicella e nella limitrofa Lessinia Occidentale da almeno 3000 anni. Grazie alla testimonianza di alcuni manufatti, si può con certezza far risalire l’utilizzazione più antica di questo materiale addirittura all’età del ferro, quando il suo impiego era strettamente connesso alla necessità di edificare delle strutture difensive, i cosiddetti castellieri, lungo le dorsali dei monti Lessini. La pietra

veniva allora impiegata per la costruzione dei muri, dei tetti e dei pavimenti delle abitazioni, ma anche per l’erezione delle mura perimetrali che proteggevano i villaggi. Veniva inoltre utilizzata nella realizzazione delle tombe in cui le lastre rivestivano i lati della fossa di inumazione. Va inoltre ricordato che già in questo periodo, per evidenti ragioni di praticità nel trasporto del materiale, spesso i villaggi sorgevano proprio in prossimità degli affioramenti di Scaglia rossa. L’estrazione della Pietra di Prun trova già

I 72 STRATI DELLA PIETRA DELLA LESSINIA spessore in cm

spessore in cm

colore

Biancòn

14

bianco

38

Bianconsèl

14

bianco

bianco

39

Lasta del biancòn

14

rosa

4

rosso

40

Seciàr rossa

10

rosa

15

bianco

41

Lasta del seciàr

10

rossiccio

6

rosso

42

Lasta del seciàr

10

rossiccio

Stelàr rosso

5

rosso

43

Stelàr de la stopègna

4

rossiccio

8

Stelàr rosso

5

rosso

44

Stelàr de la stopègna

5

rossiccio

9

Stelàr de sìmo

5

rosso

45

Stelàr de la stopègna

6

rossiccio

10

Bianchèta

9

bianco latte

46

Stelàr de la stopègna

6

rossiccio

11

Stelàr soto la bianchèta

6

rossastro

47

Stelàr de la stopègna

5

rossiccio

12

Lastina del meòn

7

rosso

48

Stelàr de la stopègna

5

rossiccio

13

Meòn de simo

25

rosso

49

Stelàr de la stopègna

5

bianco

14

Meònsèl

20

rosa chiaro

50

Stopègna

10

bianco

15

Stelàr del marsèto

20

rosa chiaro

51

Rossòn

12

rosso

16

Stelàr del marsèto

6

rosa chiaro

52

Rossétta

10

rosso

17

Marsèto

9

rosa chiaro

53

Lasta da coèrti

7

rosa

18

Mezéta del dopiòn

13

rossastro

54

Lasta da coèrti

7

rosa

19

Lastina del dopiòn

6

rossastro

55

Pelòsa

12

rosa chiaro

20

Stelàr del dopiòn

6

rosso

56

Sémbala

10

rosa chiaro

21

Lasta bastarda

9

rossastro

57

Bianchéta

8

bianco

22

Lasta bastarda

10

rosso

58

Rabiòsa

8

bianco

23

Stelàr del pél

10

rosso

59

Quadrèto

19

bianco

24

Làsta grisa

11

rosso

60

Zentil

8

bianco

25

Stelàr de la làsta grisa

8

rosso

61

Meséta de fondo

16

biancastro

26

Làsta de l’àra

10

rosso

62

Sotomeséta

4

rossiccio

27

Sòto àra

9

rosa

63

Sotomeséta

6

grigio

28

Rosson

13

rosso

64

Sotomeséta

6

rosso

29

Lasta de scòrso

13

rosa

65

Sotomeséta

4

rosso

30

Stelàr del biancòn

6

rosa

66

Seciaron

27

bianco

31

Stelàr del biancòn

7

rosa

67

Pelòsa de fondo

13

biancastro

32

Stelàr del biancòn

7

rosa

68

Còrso del pèl

22

rosa

colore

N

Nome dello strato

6

rossiccio

37

Lòva rossa

20

rossiccio

3

Grondin de la lòva bianca

4

4

Grondin de la lòva bianca

5

Lòva bianca

6

Stelàr rosso

7

N

Nome dello strato

1

Stelàr de la lòva rossa

2

45

33

Grondin

5

rosa

69

Lasta del mazàl

10

biancastro

34

Lasta del Grondin

11

rosso

70

Mazàl

35

biancastro

35

Stelàr del biancòn

6

rosso

71

Pedòn

20

rosso

36

Stelàr del biancòn

10

rosso

72

Còrso ultimo

18

bianco


46

MARMI E PIETRE

nel XVIII secolo un metodo sistematico di prelievo per mezzo di gallerie esterne. Non essendoci nel ‘700 ancora mezzi meccanici per asportare il cappellaccio, cioè lo strato che separa la pietra dall’humus in superficie formato da detriti non compattati, si era costretti a cercare una parete di roccia che affiorasse naturalmente sul fianco del rilievo montuoso. L’escavazione trovava inizio negli strati superiori, i più teneri e di facile lavorazione, per poi abbassarsi sollevando strato per strato. Le gallerie avevano modeste dimensioni, con larghezze di 5-6 metri, e grosse pile, larghe 2 o 3 m, venivano lasciate ai lati a sostegno della roccia soprastante. Con il procedere dell’escavazione si andavano a formare più gallerie vicine per cui si rendeva necessario sostenere la volta mediante colonne naturali che venivano lasciate in loco per consentire il proseguo dello scavo. L’attività di estrazione ebbe un forte incremento nel secondo dopoguerra grazie all’introduzione di macchine che rendevano più agevole e veloce il lavoro. Si ritenne quindi opportuno rinnovare il metodo di escavazione passando così alle cave a cielo aperto, ancora oggi in uso. Con tale metodo l’estrazione non procedeva più dall’esterno verso l’interno ma dall’alto verso il basso, andando così a rimuovere le coperture sterili ed anche il cappellaccio. L’impatto visivo che oggi riscontriamo è sicuramente molto forte poiché le grandi voragini create nel paesaggio si affiancano numerose e alterano l’andamento stesso del terreno. Le cave di Pietra di Prun sono ormai limitate alla Valpolicella ed in particolare nella zona di Sant’Anna d’Alfaedo, mentre un tempo si trovavano anche in Valpantena, tra Poiano e Quinto, a Castagnè ed in altre zone della Lessinia. Benché a partire dal Medioevo con l’intensificarsi dei commerci la Pietra di Prun venisse utilizzata anche fuori dalle tradizionali aree (ad esempio per lastricare i camminamenti di Castelvecchio a Verona o del Castello a Villafranca), è comunque nella Valpolicella che l’uso di questo materiale ha profondamente caratterizzato il paesaggio antropico. Qui infatti, interi paesi e contrade, muri divisori delle proprietà, cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, ghiacciaie e abbeveratoi vennero costruiti, nei secoli scorsi, con le lastre della Pietra di Prun. La Pietra ha dato quindi vita non solo a preziose costruzioni di raffinata maestria ma anche a costruzioni rurali e contadine che segnano il territorio e ne mantengono il primitivo genius loci. Percorrendo le strade che attraversano la Valpolicella ci si rende presto conto di come l’utilizzo della pietra sia tanto diffuso quanto diversificato nel suo utilizzo. Solamente riconoscendo la potenzialità di queste realtà se ne potrà rispettare la storia e si potrà svelarne tutti quei segreti celati all’interno dei suoi processi di evoluzione e sviluppo.


Benvenuta! Le Edizioni Moderna si arricchiscono di un nuovo gioiello.

Edizioni Moderna


48

L’ESPERTO RISPONDE

Invia le tue domande a info@opera-adesivi.it

è possibile verniciare Scudo? Posso calpestare Scudo senza posare le piastrelle? Scudo - guaina elastica impermeabilizzante, bicomponente a base cementizia - può essere verniciato usando esclusivamente una vernice elastomerica, flessibile, idonea per esterno: un classico esempio è quello dei tetti impermeabilizzati con Scudo e lasciati a vista e successivamente verniciati con una vernice elastomerica (di solito color argento per riflettere i raggi del sole evitando dannosi surriscaldamenti). Scudo non può essere lasciato a vista, andrebbe sempre rivestito con uno strato di ceramica oppure verniciato, per proteggerlo dai raggi UVA e UVB e aumentarne resistenza e durabilità negli anni; senza protezione con il tempo le catene polimeriche inizierebbero a rompersi a causa del bombardamento dei raggi UV e sgretolerebbero quindi lo strato di Scudo.

saper fare è fare sapere.

le domande frequenti dei posatori GLOSSARIO

Ho posato del granito esternamente ed ora la fuga è piena di macchie bianche. Perché? Come posso risolvere? La causa di questo problema è la risalita di umidità che fa comparire delle macchie nelle fughe. La risalita può essere causata dalla pietra stessa (che contiene dei sali che cambiano la formula chimica in presenza di acqua causando un cambiamento della colorazione) oppure dall’umidità delle pose sottostanti (massetto, collanti o altri elementi che non sono stati isolati correttamente). Nel primo caso non è possibile fare nulla di definitivo: la pietra continuerà a spurgare la propria impurità facendone cambiare il colore e attaccando quindi anche le fughe (se ad esempio la pietra contiene del ferro, la colorazione potrebbe variare sui toni del rosso). Nel secondo caso: se la pietra è stata

posata su un massetto umido, basterà aspettare che il massetto asciughi completamente cercando di eliminare le efflorescenze ogni qual volta si presentano fino a che il massetto si sia asciugato completamente; se la posa è stata fatta nelle immediate vicinanze di un elemento dove l’acqua viene continuamente a contatto (ad esempio un marciapiede o in vicinanza di un giardino) purtroppo il fenomeno dell’efflorescenza cesserà solo quando i sali del supporto saranno terminati, tale processo può durare anche molti anni. Per inibire questo processo è necessario interrompere la continua infiltrazione d’acqua, in questo modo viene a mancare il “veicolo” (acqua) che trasporta in superficie i sali che generano il biancore superficiale. Per eliminare dalla superficie l’efflorescenza è necessario effettuare trattamenti con acido tamponato (Detergente AC liquido) o con normalissimo aceto di vino.

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