Lo Sguardo sui 5 Reali Siti - Anno XIII - n°6 - Settembre/Ottobre 2015

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“Per piacere, ‘non facciamo ammoina’. C’è voluta un’estate torrida e una sequenza crudele di morti per sollevare il problema, per farci accorgere che il caporalato esiste e sta assumendo un volto ancora più feroce. Per una volta facciamo le persone serie. La questione è terribilmente drammatica e complessa per pensare di liquidarla con tavoli, task force e norme. Perché il caporalato non è più solo una roba che schiavizza braccianti stranieri ma anche nostri concittadini che ritornano alla terra per difendersi dalla crisi del lavoro. Il caporalato quest’anno non si presenta più solo col volto del Ghetto di Rignano ma anche con quello delle campagne di Andria: non colpisce solo senegalesi ma anche le donne di un vasto territorio ionico.”, così Guglielmo Minervini, ex assessore regionale e attuale capogruppo di "Noi a Sinistra per la Puglia” è intervenuto, nei mesi scorsi, sul dilagare del caporalato in Puglia. Il problema oramai è endemico che si ripropone ogni anno con una crudeltà sempre più profonda. C’è sicuramente un sistema che va ripensato nei punti di forza e criticità dell’agricoltura pugliese. Un settore, quello agroalimentare, fondamentale per l’economia regionale, che sviluppa un Pil da 2,3 miliardi di euro e che nell’ultimo censimento generale dell’agricoltura vede la Puglia al primo posto per numero di aziende, 275mila (per 1,3 milioni di ettari di superficie utilizzata). È regione leader per molte produzioni: dal grano al pomodoro, dall’uva da tavola all’olio, per

finire con l’ortofrutta, e tra ufficiali e irregolare vanta il 20 per cento della forza lavoro complessiva del settore primario italiano. Ma spulciando i numeri vengono fuori anche molti dei punti deboli, che fanno dell’agroalimentare pugliese un sistema ancora troppo ancorato ai sussidi pubblici, con una scarsa capacità di concentrazione dell’offerta e con un ricorso insostenibile al lavoro non qualificato e irregolare. In Puglia la dimensione media di un’azienda agricola è di 4,7 ettari, al di sotto dell’omologo valore del Mezzogiorno e dell’Italia. Un nanismo che porta con sé l’impossibilità ad investire su tecnologie e produzioni innovative, scarso potere contrattuale nei confronti delle aziende di commercializzazione e trasformazione, il lavoro quale unica leva per abbattere i costi, con tutto il portato di diritti negati, sottosalario, evasione contribu-

tiva. Un ritardo culturale, per dirla con le parole del segretario generale della Flai di Foggia, Daniele Calamita, che in parte si può spiegare con l’età media molto elevata dei conduttori delle imprese e con la scarsissima scolarizzazione: sempre dai dati dell’Istat, emerge come in Puglia il 12 per cento dei capi di azienda è privo di qualsiasi titolo di studio e coloro che hanno conseguito al massimo la licenza elementare sono il 44 per cento del totale. Il 44% è anche il dato di quanti hanno conseguito la licenza media. Seppur conservando la sua strategicità nell’economia regionale, anche in conseguenze dell’incapacità di adeguarsi alle nuove Politiche agricole comunitarie, l’agroalimentare pugliese nel decennio 1995-2004 ha subito una perdita di valore aggiunto di 121 milioni di euro. Per molti analisti stanno in queste debolezze le origini dello sfruttamento, del nero, dei ricatti, dell’estrema precarietà che caratterizza il lavoro agricolo in Puglia, ma non solo. per unificare e potenziare i servizi ispettivi. Senza controlli se non sporadici, con scarso personale a fronte di un territorio vastissimo, vigeva una sorta di garanzia di impunità che rendeva più conveniente sfruttare e ricorrere ai caporali che rispettare la legge. Oggi, con il tavolo interforze che coinvolge prefetture, carabinieri, fiamme gialle, direzione del lavoro, Inps e Inail, si unificano le azioni per arrivare a “colpire al cuore” le imprese che violano le norme: la “pena” - oltre quelle previste dal codice - sarà la revoca di ogni contributo pubblico. Insomma prima ancora dei diritti occorre restituire piena dignità a migliaia di uomini e donne.


Cambio della guardia ad Orta Nova presso l’IIS “Olivetti”, dove all’uscente prof. Leonardo Cendamo (trasferito presso l’IIS “Giannone - Masi” di Foggia) è subentrato, a far data dal 1°settembre 2015, il dirigente scolastico Giuseppe Russo, ortese di nascita, che ha già dato ottima prova di sé nell’ambito del comprensorio, grazie alla sua concezione della scuola quale fondamentale agenzia formativa, capace di rispondere in maniera adeguata alle sfide complesse della società postmoderna, tecnologicamente avanzata e caratterizzata da processi continui di trasformazione. Intorno all’idea forte della «scuola che dà al territorio e riceve dal territorio» (C. Donati, Censis) è maturata nel tempo l’identità della scuola, che si è progressivamente arricchita di percorsi professionali di tutto rispetto (liceo classico, scienze umane, indirizzo commerciale e indirizzo commerciale a curvatura turistica in Orta Nova; indirizzo commerciale a Deliceto; servizi socio-sanitari - ottico a Stornara), diventando una vera e propria risorsa strategica per l’intero comprensorio dei cinque “Reali Siti”, in quanto, grazie al suo riposizionamento innovativo sul territorio, ha progressivamente conquistato una sua “centralità” in termini di crescita umana e culturale dei suoi studenti, ma anche di sviluppo complessivo del territorio, nella consapevolezza che sulla formazione aperta al territorio si gioca la partita del futuro che è già qui. Una scuola, dunque, moderna e ben organizzata, accogliente e resa godibile grazie all’impegno del nuovo dirigente scolastico, che ha voluto, ad inizio d’anno, “offrire” ai suoi studenti una scuola pulita e “decorata” di nuovi colori; una scuola che ha al suo interno un’effervescenza operativa notevole; una scuola capace di muoversi prestando l’attenzione dovuta agli scenari sociali ed economici attuali, che si vanno delineando in forma sempre più complessa e problematica e che richiedono oggi a tutti indistintamente di osare, con l’occhio attento ai bisogni del territorio. In questa prospettiva intende muoversi il dinamico e poliedrico prof. Giuseppe Russo, di concerto con il team dei suoi collaboratori (Stefania Mastrangelo Francesco Traisci) e d’intesa con l’intero Collegio dei docenti, tutti disponibili a svolgere un ruolo di mera trasmissione di saperi e di conoscenze, al di fuori del fare e del saper fare: sono testimonianze di un tale modo di concepire l’insegnamento i tanti laboratori (ben sei multimediali - informatica, uno multimediale linguistico, uno scientifico, uno oftalmico) che impreziosiscono gli interventi didattici, rendendoli più incisivi ed efficaci. Accanto alla valorizzazione della

multimedialità, intesa come dimensione trasversale a tutto il processo formativo dei giovani di oggi, “nativi digitali”, l’ “Olivetti” di Orta Nova ha fermato la sua attenzione, in modo particolare, sul potenziamento delle lingue straniere e delle abilità professionali, facendo così a chiare note emergere in superficie la sua mission, che è il frutto di una vision centrata sul futuro e sulla necessità, per l’istituto, di aprirsi maggiormente verso l’esterno, cioè verso il mondo che produce l’innovazione. Proprio lungo questa direttrice si muove, infatti, la scuola di Orta Nova, nel convincimento che si tratti di una strada obbligata per dare ai propri allievi gli strumenti per conoscere le trasformazioni in atto e per interpretare, immaginare, progettare, vivere i possibili futuri, ancora poco noti ma assai diversi dall’oggi. Così trovano senso e contenuto tutte le attività della scuola, quelle

che integrano il percorso curricolare e che si collocano su due piani fondamentali, dal Pof definiti assi portanti del progetto formativo. Per l’ “Olivetti” di Orta Nova la conoscenza delle lingue, infatti, si acquisisce in trincea, per così dire, attraverso il confronto diretto con le altre culture e sulla base di esperienze davvero qualificanti: penso, nel momento in cui scrivo (settembre 2015), al Progetto PON C1 denominato Working in communication world, percorso di stage di quattro settimane a Londra presso società editoriali, attualmente in fase di svolgimento; penso ancora al Progetto Pon C1, intitolato Goes to Malta, un altro interessante stage di quattro settimane tenutosi a Malta presso un college del posto e conclusosi nel maggio del 2015 con grande entusiasmo dei partecipanti. Ancora, l’esperienza del mondo del lavoro sta per diventare reale e concreta anche per altri giovani dell’ “Olivetti” sulla scorta di percorsi formativi programmati per il mese di novembre dell’anno in corso: penso al Progetto Pon C5, che consentirà ai giovani ortesi scelti di “vivere” uno stage formativo di alto profilo (di ben quattro settimane) presso il Museo nazionale di Creta, ma penso in

questo momento anche all’altro Pon C5, che ha come destinazione Milano, dove gli studenti, sempre per quattro settimane, potranno condurre un’esperienza davvero significativa - di studio ed operativa ad un tempo - presso la sede centrale della Telecom. Dinanzi a tali ragguardevoli esperienze non è possibile non rilevare la loro valenza altamente formativa e soprattutto non è possibile non riconoscere come la scuola di Orta Nova abbia compiuti notevoli passi avanti sul terreno del cambiamento, al punto che essa oggi, non solo per Orta Nova, ma per tutti e cinque i «Reali Siti», si pone come un vero e proprio polo di riferimento strategico per la crescita delle nuove generazioni, destinate in futuro a muoversi sempre più in ambito europeo; come una risorsa educativa da non “snobbare” da parte dei giovani e delle loro famiglie, magari perché attratti, gli uni e le altre, dal “mito” fantasioso delle opportunità offerte dalla città di Foggia o di Cerignola; come una roccaforte culturale di tutto rispetto, capace veramente di Bildung, cioè di cultura, intesa come “compito e traguardo” e non come “condizione e stato”. La scuola di Orta Nova, pertanto - proprio perché si configura come un organismo che vive nelle relazioni del proprio tempo e nel proprio luogo di azione - ha tutte le carte in regola per collocarsi sul territorio come soggetto qualificato ed interlocutore privilegiato degli altri “attori” della comunità (dall’ente locale alle diverse agenzie culturali ed educative operanti nella città e nei centri limitrofi) e per assumersi le proprie responsabilità, anche in riferimento ai processi di sviluppo locale. Nella direzione dell’impegno a favorire concrete azioni di trasformazione della realtà sociale in cui opera, l’ “Olivetti” può davvero diventare un’insostituibile risorsa locale, un effettivo agente di sviluppo territoriale, non solo e non tanto perché prepara al lavoro nei termini che abbiamo precedentemente indicato, ma anche e soprattutto perché ha la capacità di saper “costruire” una nuova cittadinanza , dichiarandosi disponibile a dialogare con gli altri soggetti del territorio e imparando a tener conto dei reali processi in campo. Su questa base la scuola di Orta Nova e dell’intero comprensorio (Carapelle, Ordona, Stornara e Stornarella), sotto l’intelligente guida del suo nuovo dirigente scolastico, può davvero svolgere, attraverso la disseminazione sistematica della cultura e l’innalzamento della qualità della vita, un ruolo fondamentale anche sul terreno della “costruzione” della polis intercomunale (leggi: Unione), proprio perché ha dimostrato - de facto e non a parole - di essere aperta alla contemporaneità, oltre che al possibile e al diveniente Questa, però, è un’altra storia.


Orta Nova - I commercianti raccolgono firme contro la chiusura di Via Purgatorio: “Ingenti danni economici” Commercianti di Piazza Pietro Nenni e di Corso Umberto I sul piede di guerra ad Orta Nova, a seguito della chiusura del tratto di Via Purgatorio che costeggia la secolare chiesa da pochi anni restaurata. Proprio a seguito dei lavori, la Sovraintendenza ai Beni Culturali, comunicò al Comune che quel tratto di strada andava chiuso, per evitare smog e infiltrazioni d’acqua sui muri, causati dal passaggio delle vetture in caso di pioggia, proprio queste cause avevano rovinato in maniera maggiore il muro laterale della chiesa. Da circa un mese il Comune ha disposto la chiusura permanente di quel passaggio, situazione che ha convinto i commercianti di quella zona ad unirsi e a raccogliere firme per dimostrare la propria contrarietà a questo provvedimento, che secondo i commercianti sta causando “ingenti danni economici”, così come precisato nella nota comunicata al comune. Resta il fatto che il provvedimento resta necessario per salvaguardare una struttura secolare, ma serviva a questo punto rivedere il progetto di Largo Gesuitico che chiuderà al traffico anche quel tratto di strada, mandando in tilt il traffico veicolare, così come già sta accadendo e continuerà ad accadere per chissà quanto tempo, a seguito della sospensione dei lavori, così come ordinato dal TAR. Insomma una situazione poco chiara per la viabilità ortese, già alle prese con buche e strade dissestate, inoltre questa nuova viabilità nel centro cittadino non piace ai commercianti, che dovrebbero invece essere tutelati in momenti di difficoltà economica come quella attuale. Elio e le Storie Tese chiudono la 25° edizione dell'Antenna d'Oro Con il concerto di Elio e le Store Tese si è conclusa la 25esima edizione del Festival musicale L'Antenna d'oro, kermesse organizzata dalla Consuilting srl di Nino Cianci su mandato dell'associaizone culturale L'Ortese e in collabroaione della pro Loco, Tecnomaster.biz spa, Servicecompany e la webtv Antenan Siociale. Nel

programma si è svolta anche la Fiera delle Eccellenze made in Puglia, organizzata in collabroazione della Fiaca. I primi 20 anni della Chiesa del Crocifisso In occasione del 20° Anniversario della dedicazione della Parrocchia del SS Crocifisso, è stata officiata una SS Messa per celebrare l’evento e la solennità dell’Esaltazione della Croce, e poi seguita una Processione che ha attraversata le vie della Parrocchia per celebrare un momento storico per la comunità religiosa ortese. Al termine si è svolto il bacio al legno della croce, una reliquia unica perchè si tratta di un frammento del legno della croce su cui fu inchiodato Gesù Cristo. Puglia Talent premia il dj Frasca e Tony Di Foggia Si è svolta nella città di Monopoli

la finale regionale dei talenti emergenti della manifestazione “Puglia Talent”. Il presidente dell’associazione ‘‘Talento Inedito” Michele Pezzolla ha consegnato l’attestato di riconoscimento allo speaker radiofonico dell’emittente foggiana Radio Master per la solerzia professionalità nell’aver promosso, tramite via etere, gli artisti durante le tappe del Puglia Talent in provincia di Foggia con il Premio Radio Master. Vincenzo Frasca storico dj. La manifestazione è stata organizzata e promossa in terra di Capitanata da Tony Di Foggia, astro emergente tra gli organizzatori di eventi musicali. Lutto È venuo a mancare all’affetto dei suoi cari Luigi Ruscitto. L’editore, il Direttore e la Redazione tutta sono vicini al dolore della moglie, dei figli e del fratello Pasquale.


L'ultimo concerto di Renzo Arbore risale a quello del Teatro Mediterraneo, mentre l'ultimo in piazza Cavour è del 1995, l'evento targato sindaco Paolo Agostinacchio. Un concerto così, a Foggia, non lo si vedeva da tempo. Una marea di gente da piazza Cavour a piazza Umberto Giordano,corso Roma, via Rosati, via Scillitani e viale XXIV Maggio. I gufi della vigilia sono stati smentiti e la città ha abbracciato con orgoglio il suo figlio talentuoso. Un concerto quello di Arbore che è durato circa tre ore. Sul palco ha dato il meglio di se, supportato dalla bravura 15 elementi dell’Orchestra Italiana.Un omaggio alla sua città e per festeggiare i suoi 50 anni di carriera. Renzo prende per mano i classici della canzone napoletana, li mescola alle ambientazioni del Sud e li accompagna in giro per il mondo, rivestendoli di ritmo e musicalità nuove. Jazz, swing, reggae, latino-americani, country-western, ce n’è davvero per tutti i gusti: ed è questa la ricetta del successo del connubio “Renzo Arbore e l’Orchestra Italiana” che da decenni continua a far ballare il mondo intero. Foggia e la Capitanata compresa. Ad aprire il concerto il brano Reginella, a chiuderlo Luna Rossa; in mezzo gli omaggi ai grandi della canzone napoletana e italiana: da Totò a Murolo, da Carosone a Modugno. Il Pubblico entusiasta per lo spettacolo offerto è stato coinvolto grazie anche ad alcuni brani apprezzatissimi da tutti del repertorio "arboriano” della TV: Vengo dopo il tiggì, Il clarinetto, Ma la notte no, Il Materasso e Cacao Meravigliao, che hanno fanno ballare e divertire tutte le generazioni presenti alla serata. Tra un aneddoto e l’altro, Arbore si commuove pensando agli amici che non ci sono più - Arnaldo Santoro, Franco Tolomei e Matteo Salvatore -, si intenerisce pensando ai suoi maestri (“perché la canzone napoletana io l’ho incontrata e conosciuta a Foggia”, puntualizza), e si diverte pensando ai suoi primi compagni di avventura, nel mondo della musica, e alle tante avventure vissute insieme. Poi si sottopone, con ironia e leggerezza, ad un “esame di foggianità” che supera a pieni voti con l'amico Antonio Ricci. La lode, invece, l'ha

assegnata la città. L'Operazione Galluccio è riuscita. Una folla impressionante, oltre 20mila persone sono giunte in Piazza Cavour a Foggia per ballare, cantare ed applaudire il grande artista foggiano Renzo Arbore che non può dimenticare la terrazza dove sono nati i suoi sogni e le prime canzoni e gli amici che non ci sono più come Matteo Salvatore, Arnaldo Santoro e Franco Tolomei. «È stato un successo di cui sono orgoglioso - ha dichiarato il Sindaco di Foggia, Franco Landella - Il risultato è stato possibile essenzialmente grazie a tre fattori, senza dei quali nulla sarebbe stato possibile: l’organizzazione ineccepibile della mia squadra, che ringrazio; il supporto indispensabile della Regione Puglia, per cui ringrazio sia l’Assessore regionale all’Agricoltura, Leonardo Di Gioia, sia l’Assessore regionale al Bilancio, Raffaele Piemontese, sia il Presidente del Teatro Pubblico Pugliese, Carmelo Grassi; infine la meravigliosa risposta di Foggia. Come sempre, la nostra città dimostra uno straordinario calore ed una grande voglia di riappropriarsi di quelle che sono le sue radici e di riaffermare la propria identità». Le immagini del concerto di Renzo

Arbore e l'Orchestra Italiana, svoltosi a Foggia il giorno di Ferragosto, hanno già fatto il giro del web. Immagini di una folla impressionante, oltre 20mila persone giunte in Piazza Cavour per ballare, cantare ed applaudire il grande artista foggiano. Il Sindaco di Foggia confessa di aver ballato insieme ai suoi concittadini per le oltre 3 ore del concerto: «Dopo tanta fatica, mi sono goduto anche io l'energia che Arbore ha regalato alla città. Con così tanta magia, e grazie all'impego di tutti, Foggia è uno spettacolo. Potrebbe sembrare uno slogan, mentre è semplicemente un dato di fatto, di cui siamo immensamente orgogliosi». La cornice del concerto è stata delineata dalle luci e dalle immagini del videomapping che hanno animato lo storico palazzo dell'Acquedotto Pugliese, proprio accanto al pronao della Villa Comunale dove si è svolto il concerto. Il caleidoscopio di luci ha omaggiato Renzo Arbore e la musica che ha portato nel mondo, dall'Australia agli Stati Uniti, dal Canada alla Cina, raccontando l'“operazione galluccio”, come lo stesso Arbore aveva definito il suo concerto a Foggia.


Nessuno sembra preoccupato per quello che sta succedendo, una discarica a cielo aperto in un canale di bonifica che raccoglie le acque piovane. Le foto ci raccontano questo vero e proprio attentato contro l’ambiente e contro noi stessi. Alla faccia della notte verde ortese ci verrebbe da dire, si perché sembrano essere proprio alcuni commercianti ortesi a contribuire a questo scempio. Ecco cosa c’è in discarica: Qui si trova un po’ di tutto, calcinacci, bottiglie di vetro e spazzatura, ma in particolare si trovano tanti vestiti, pantaloni, magliette e giacche non più vendibili, portati li e bruciate nel canale di bonifica. I commercianti delle cosiddette “pezze americane” si disfano in questo modo del materiale non più vendibile. Il pericolo: Il canale, predisposto al raccoglimento delle acque piovane si trova in un serio stato di pericolo ambientale e va sottoposto a una bonifica urgente. Le piogge previste per i prossimi giorni potrebbero peggiorare la situazione d’inquinamento sia delle acque che del sottosuolo. Nelle vicinanze, c’è da ricordare, si trovano anche tante aziende agricole che potrebbero trovarsi in un serio rischio d’inquinamento ambientale.

Una delle piccole soddisfazioni per noi e per voi lettori, la nostra denuncia sui roghi nelle campagne dei 5 Reali Siti ha avuto riscontri positivi da parte dell’amministrazione del Comune di Orta Nova. L’amministrazione, infatti, ha richiesto di istituire e coordinare, in via d’urgenza, un Comitato permanente interforze alla tutela del nostro territorio. Dalla sede municipale arriva prontamente un comunicato stampa: “Per la salvaguardia dell’ambiente è sempre più incisivo l’impegno che l’Amministrazione comunale di Orta Nova, nella persona del Sindaco Gerardo Tarantino e dell’Assessore all’Agricoltura Alessandro Paglialonga, sta assumendo negli ultimi mesi, a fronte del dilagante fenomeno degli incendi e dei roghi tossici che devastano le campagne dell’agro ortese e quelle dei comuni limitrofi. È utile ricordare che la combustione di questi materiali provoca la dispersione di un’elevata quantità di diossina, una sostanza altamente cancerogena, sia nell’aria che respiriamo, sia nei terreni e nelle falde acquifere che si trovano nelle vicinanze”. L’emergenza incendi e roghi tossici nella stagione estiva è stata al centro del convegno/dibattito organizzato dall’Associazione “L’Airone” che si è tenuto nella piazza del Comune di Stornarella, rivolto ai cittadini e alle autorità locali, e al quale ha partecipato anche l’Assessore all’Agricoltura Paglialonga, in rappresentanza del Comune di Orta Nova, nonché le associazioni di categoria. Scopo del convegno era quello di dissuadere gli agricoltori dal bruciare, per cattiva consuetudine, le stoppie del grano e altri

rifiuti di natura organica, e di informarli circa la possibilità e la convenienza di smaltire tali materiali ricorrendo a tecniche alternative ampiamente illustrate. Dal dibattito è emerso come la nostra Puglia è diventata la nuova “Terra dei fuochi”, superando Regioni come la Campania e la Calabria, a causa della percentuale sempre più in crescita di reati commessi contro l’ambiente. L’inquinamento cancerogeno colpisce e preoccupa l’intera comunità: ogni anno è elevato il numero di decessi per patologie tumorali. Il Sindaco Tarantino e l’Assessore Paglialonga hanno inoltre fatto pervenire al Prefetto di Foggia una nota informativa con l’espressa richiesta di istituire e coordinare, in via d’urgenza, un Comitato permanente interforze avente ad oggetto la prevenzione e la repressione dei roghi tossici nella provincia di Foggia, nonché la possibilità di schierare ulteriori forze dell’ordine a tutela del nostro territorio. Ed intanto mentre si pensa di istituire e coordinare il canale della Bonifica di via Ascoli continua ad essere luogo di roghi e di scarico anche di acque non controllate, tanto da crearsi un cannetto all’interno del canale. Speriamo nei movimenti atmosferici clementi per i prossimi mesi prima di una catasto annunciata.


Quasi 16 anni, viso d’angelo ed un sorriso che conquista: lui è Marco Lacerenza, giovane promessa ortese del talent “Ti lascio una canzone”, che spopola su Rai Uno nel palinsesto del sabato sera. Un amore travolgente il suo, per la musica, iniziato a soli tre anni. Racconta: “Prendevo lezioni private di pianoforte, ma la mia vera passione era un’altra: la chitarra. Gli insegnanti però, mi dicevano che ero troppo piccolo per suonarla. Io invece ero troppo testardo per starli a sentire; così di punto in bianco abbandonai il pianoforte e cominciai a suonare la chitarra, a modo mio naturalmente, senza prendere lezioni. A 7 anni finalmente, ho trovato un maestro disposto a seguirmi e, da allora io e la mia chitarra siamo in pratica due anime gemelle.” Domanda: Come sei arrivato dalla Clerici, a Ti lascio una canzone? Risposta: Devi sapere che la mia famiglia, ha sempre sostenuto questa mia passione per la musica; accompagnandomi in giro per l’Italia negli anni, durante le tante manifestazioni alle quali ho preso parte come concorrente. Di recente poi, ho partecipato ad uno stage tenuto da Mogol a Castrocaro; esperienza questa che ha lasciato davvero il segno! Non so spiegarlo bene a parole, ma è come se fosse scattato qualcosa dentro di me: ho deciso per la prima volta che la musica e le canzoni sarebbero state per sempre la mia vita; ho deciso che sarei diventato un artista. E intanto continuavo la vita di tutti i giorni, fino a quando papà a mia insaputa, ha inviato un video in Rai, contenente una mia vecchia esibizione. Dopo un mese, ho ricevuto una telefonata: indovinate un po’? Dall’altro capo c’era il Maestro Leonardo De Amicis, che mi chiedeva di sostenere un provino a Roma. Non sapevo cosa pensare, sulle prime ho creduto ad uno scherzo. D.: E poi? R.: Appena mi sono ripreso dallo stupore, ho risposto immediatamente che accettavo. Ma è stata tutt’altro che una passeggiata; il Maestro infatti, mi ha assegnato ben sei canzoni da preparare per il provino, da sostenere - pensate - dopo appena un giorno e mezzo. Che dire? Mi sono chiuso in camera ed ho cominciato immediatamente a studiare i pezzi , dimenticando qualunque altra cosa. Tornato da Roma, mi ripeto che comunque è stata una bella esperienza e, in fondo, anche se non avrà un seguito; avrò comunque, qualcosa di avvincente da raccontare ai miei amici. Intanto, i giorni passano lenti e, trascorrono le settimane. Poi inaspettatamente allo scadere della terza, ricevo una

nuova telefonata; questa volta era davvero fatta: ero entrato ufficialmente, nel cast del programma. Non faccio tuttavia in tempo a riprendermi dalla sorpresa della notizia, che ne ricevo immediatamente un’altra: avrei gareggiato in formazione con altri tre ragazzi…” D.: Allora Marco, lo scorso 19 settembre grande debutto per la tua band, i “Made in Italy”. Come è andata, ormai è storia; avete infatti sbaragliato il televoto, ottenendo anche un giudizio positivo da parte della stessa giuria tecnica. Vuoi però raccontare ai nostri lettori, come ti sei trovato con gli altri componenti del tuo gruppo? R.: Devo premettere che ciascuno di noi, si è presentato alle selezioni da solista; e solo in seguito ci è stata comunicata la notizia, che avremmo concorso insieme, come band. Tuttavia, pur non conoscendoci, con gli altri ragazzi è subito nata una forte amicizia, dovuta anche all’intenso lavoro portato avanti gomito a gomito, durante le prove della trasmissione. Con Mattia Mitrugno, Edoardo Perrone e Antonio Enzio, mi sento ormai spessissimo nel corso della giornata, anche quando torniamo a casa. Molte infatti, sono le cose che condividiamo. D’altra parte, cos’altro ci si poteva aspettare, dall’unione di tre pugliesi con un napoletano? D.: “Come è stato il tuo primo ritorno a casa, dopo la trasmissione?” R.: “Guarda è stato davvero un momento indescrivibile. All’ Istituto Eugenio Masi di Foggia, dove frequento il terzo superiore, tutti mi hanno festeggiato. Ad Orta Nova invece, le persone mi hanno fermato per strada per complimentarsi e, chiedere una foto in mia compagnia. E poi, cosa non

trascurabile, il numero delle ragazzine che mi telefonano per un appuntamento, è aumentato vertiginosamente … D.: Com’è la vita dell’artista, Marco? R.: Beh, davvero unica nel suo genere. Bella per l’atmosfera che si respira negli studi, dove si è a contatto con tanti professionisti come la Clerici, I vocalist, i tecnici, i grandi artisti; come Nek col quale si è da subito creato un bel feeling. Ma anche intensa, si gioisce per un successo o per la richiesta di un autografo; tuttavia dietro vi è un lavoro costante e tanti sacrifici. Io sono solo agli inizi di questo percorso, ma già avverto forte il peso delle tante responsabilità. Non è facile infatti, conciliare lo studio con le trasferte romane. Le prove in particolare mi impegnano per lunghe giornate e, richiedono molta concentrazione ed un’accurata preparazione. So che non sarà facile, e che questa strada che ho intrapreso è tutta in salita; ma voglio ugualmente andare avanti e provare a farcela, con le mie sole forze. Che dire? Abbiamo provato a raccontare in queste poche righe Marco Lacerenza, attraverso la sua vita ed i suoi sogni di ragazzo. A lui, va tutto l’affetto della nostra Redazione e l’augurio di una vita meravigliosa, e ricca di straordinari successi. Alle istituzioni locali, in particolare al Comune di Orta Nova, e agli abitanti dei Cinque Reali Siti invece, l’invito a mobilitarsi fattivamente, ad esempio attraverso la nascita di comitati spontanei e la collocazione di maxi-schermi nelle piazze, durante le successive puntate del talent, per seguire e sostenere Marco che porta davvero in alto, il “buon” nome di questo nostro territorio.


La nostra sede si è mossa verso la filiera olivicola-olearia. Martedì 29 agosto alle ore 20,30 in Stornara si è tenuta una importante manifestazione per valorizzare il Corso di approfondimento della filiera olivicola-olearia, guidato dal referente Dott. Giulio Ciccone, con il conferimento degli attestati ai docenti e ai corsisti. L’esigenza educativa in questo settore si è fatta urgente e l’EXPO di Milano ne è l’esempio più eclatante e di successo. Tale fenomeno è presente anche da noi in particolare a Stornara. Tutti sono concordi nell’esigere che i corsi siano inseriti nella realtà del territorio, ove è ancora presente con un peso notevole la tradizione contadina che sopravvive alla realtà odierna più dinamica dell’industria e della tecnologia, ma che ad essa necessariamente si deve connettere. Siamo inseriti in un circuito complesso di rapporti, ricco di interessi e di motivi di ricerca, in quanto convivono aspetti diversi e spesso contraddittori della realtà moderna. Un tale ambiente entra nei nostri corsi con i suoi valori; la ricerca in questo senso parte dalla realtà, ma per essere inquadrata e collocata con le forme di civiltà più aperte e più comprensive del valore, che ogni persona rappresenta nell’ambito del mondo che ci circonda. I contributi più importanti e fondamentali

si stanno infittendo, difatti, oltre ai docenti di olivicoltura presso il dipartimento di Scienze agrarie, degli alimenti e dell’ambiente presso l’Università degli Studi di Foggia, la manifestazione è stata inserita nell’evento “Sapori della nostra terra”, patrocinato dall’Unione dei Comuni dei 5 Reali Siti; è intervenuto l’Assessore

comunale arch. Fernando Iagulli, dando il suo attivo contributo. Da una parte è presente la preoccupazione di affrontare una problematica nuova, che denuncia un’autorevole apertura culturale e la consapevolezza delle nuove frontiere nel settore delle scienze dell’alimentazione. Dall’altro la delineazione di un metodo di tipo sintetico con la seconda edizione del concorso “Oli e.v.o. stornaresi”; una giuria di otto esperti ha assegnato il primo premio all’olio migliore, il secondo al più fruttato e il terzo al più equilibrato. I docenti Giuseppe Lopriore, Francesco Lops, Roberto Romaniello, Giacinto Selano, Antonio Troccoli e Giulio F. Ciccone hanno orientato i loro interventi verso valori informativi e sociali, la scelta dei contenuti è stata consapevole e responsabile a livello dell’ambiente e delle potenziali capacità di agricoltori e imprenditori, che hanno formato un folto gruppo di persone, attente e desiderose di apprendere. Il futuro cammino da percorrere si evidenzia da solo: partire dal corso come fatto globale, come espressione in sé completa e sottoporlo, mediante un processo di attività, a un esame di natura contenutistica e pratica, non già puramente dottrinario.


Il 27 luglio scorso a distanza di 10 anni esatti, si sono dati appuntamento presso la Parrocchia B.V.M. Addolorata di Orta Nova: genitori, amici e colleghi tutti del militare Giuseppe Lamorgese; tragicamente scomparso sulla strada che collega Carapelle con Foggia. Il militare 27enne di Orta Nova in servizio al 21esimo Gruppo Artiglieria Trieste di stanza a Foggia, era a bordo della sua Lancia Dedra quando si è scontrato frontalmente con un camion, proprio mentre percorreva la Statale 16 per raggiungere la “Caserma Pedone”, quel “fatidico” 27 luglio del 2005. “Ricorrenza questa, fortemente voluta dallo stesso Comandante del XXI Reggimento Terrestre Trieste, Colonnello Luigi Alemanno”; come ha sottolineato il Vicario dei Cinque Reali Siti, Mons. Cirulli che ha officiato la celebrazione religiosa, rimarcando più volte l’impegno umano civile e militare assunto dal giovane Michele Lamorgese. Nel corso della sua omelia poi, il Vicario ha voluto ricordare le parole che Papa Francesco ha pronunciato ai militari, radunati in Piazza San Pietro nel giugno del 2014: “… Di grande rilievo è il vostro impegno oltre i confini nazionali, dove vi sforzate di essere costruttori di pace; per garantire la sicurezza, il rispetto della dignità umana e la difesa dei diritti umani, in paesi travagliati da conflitti e tensioni di ogni tipo. Ciò richiede - tuttavia - costante disponibilità, spirito di sacrificio e, senso del dovere.… Ed è proprio nel

solco di questa lunga tradizione di valori presenti al vostro fianco, che vi invito a proseguire con serenità e generosità il vostro servizio, testimoniando quegli ideali che animano voi e le vostre famiglie.” Grande compostezza e profondo cordoglio ha accompagnato l’intera durata della celebrazione; alla quale era - in particolare - presente una delegazione di ben 60 militari tra ufficiali e colleghi, guidati dal Vice Comandante: Colonnello Ciro Sette-

case. Presente anche, una nutrita delegazione in rappresentanza della società civile e del mondo associazionistico: in particolare l’Associazione Nazionale Famiglie Dispersi in Guerra, il Gadit (Guardie Ambientali), l’A.V.I.S. e, l’Associazione Nazionale Carabinieri. Al termine della cerimonia religiosa, il nutrito gruppo di partecipanti si è poi recato presso il cimitero di Orta Nova, per rendere omaggio alla sepoltura del giovane Militare.

Dopo i lavori di ristrutturazione che hanno interessato l’intero plesso scolastico, giovedì 24 settembre è stata ufficialmente inaugurata la Scuola per l’Infanzia di via Piccinni. L’edificio, è stato oggetto di lavori di riqualificazione ed adeguamento funzionale, attraverso il rifacimento di bagni, pavimentazione e lucernari. “Il risultato”, come ha spiegato il nuovo Di-

rigente Scolastico del I° Circolo Didattico prof. Savino Gallo nel corso della cerimonia di inaugurazione, “è una scuola a misura reale di bambino dove poter continuare ad offrire un servizio scolastico di eccellenza, rivolto ai più piccoli”. Presenti alla cerimonia don Silvio Pellegrini che ha proceduto alla benedizione dei rinnovati locali, Il Sindaco Tarantino e il Consigliere

Ballatore. Da segnalare invece la presenza di varie associazioni locali e l’efficienza del servizio d’ordine predisposto dalle Guardie Ambientali. “Un momento di gioia collettiva”, come ha sottolineato la Vice Preside dell’Istituto N. Zingarelli Teresa Trecca, “che accumuna noi insegnanti ai genitori e ai bambini della nostro Polo Didattico; che davvero oggi rappresenta una realtà di tutto rispetto nel panorama scolastico dei Cinque Reali Siti, attraverso i servizi erogati sia dalla Scuola Primaria di via Vittorio Veneto sia dalle sedi di via Mascagni, via Piccinni e via Pirandello, riservate invece alla Scuola per l’Infanzia, con gli oltre 300 iscritti per l’anno in corso. Siamo grati all’Amministrazione Comunale locale, con la quale abbiamo intrapreso un rapporto di proficua collaborazione, che ci auguriamo possa continuare nel tempo. Il nostro prossimo obiettivo, è la riconsegna alla cittadinanza del plesso di via Pirandello; dove sono da poco iniziati i lavori per la sostituzione degli infissi.”


L’8 agosto si è tenuto il 1° torneo “San Giuseppe”, una vera e propria festa dello sport tenutasi nella Parrocchia S. Giuseppe di Carapelle. Il torneo di calcetto è stato diviso in tre fasce e ha visto la premiazione di più di 25 persone con coppe e medaglie. L’evento è stato dedicato a Francesco Pocchia e Francesco Antonio Vallario due ragazzi carapellesi morti il 28 novembre del 2010 in un’incidente stradale sulle gelide strade della Bassa modenese. A prendere la parola subito dopo la partita finale è stato Mario Capotosto, uno degli arbitri del torneo, insieme ad Alfonso Sforza, e supervisor dell’evento che ha ringraziato l’ideatore della serata, il parroco Don Claudio Visconti e il giovanissimo team di organizzatori: Davide Castellana, Francesco Pio D’Angelo, Giovanni Cardone. Un grande ringraziamento è andato anche al pubblico, quel pubblico che per ben due mesi ha seguito tutte le partite, con famiglie intere riunite per assistere agli incontri dei propri figli e nipoti. “Due mesi e 10 giorni senza dormire la notte” così Don Claudio prende parola e spiega l’avventura del torneo. Poi ringrazia i ragazzi: “Conosco questi ragazzi da quando avevano 10 anni, li ho visti crescere e adesso li vedo giovanissimi con tanta voglia di fare” e poi

ancora “grazie a chi ha lavorato nell’ombra, Giuseppe Pelosi, Antonio Greco, Angelo Lamanna, Simone Lops. Ci sono voluti quattro

anni di sudore per cercare di realizzare lo scolo delle docce e questi ragazzi lo hanno realizzato in meno di 24 ore, per me sono degli eroi. Grazie alle signore che alle quattro del pomeriggio venivano qua con quaranta gradi all’ombra, Antonella Piarulli, Gina Izzi, Enza Faregna, Melina Traisci e Teresa Capotosto. Un’applauso al ‘macedone’, quest’uomo la mattina alle sei puliva il cortile, a mezzogiorno con il sole cocente ha ripulito i giardini della chiesa evitando gli incendi della sterpa-

glia. Ringrazio l’Art Maco che ha realizzato in tempi record la targa in marmo, la ditta Armando Pasqua, Antonio Pasqua e Antonio Bolumetti per le opere di recinzione e muratura che hanno reso più bella questa parrocchia”. Altri ringraziamenti sono andati a Enzo D’Angelo, Michele Clemente e Raffaele Di Paolo. Anche il sindaco Remo Capuozzo è intervenuto: “Mi voglio congratulare con Don Claudio, noi come amministrazione gli stiamo molto vicini. Mi ha fatto piacere vedere tanti bambini, sono stato al mio paese di nascita e non ho visto neanche un bambino, voi bambini siete il futuro di Carapelle, frequentate la parrocchia perché vi troverete bene e diventerete forti nella grazia di Dio. Vi ringrazio davvero per questa manifestazione a cui ho partecipato con grande soddisfazione.” Subito dopo i ringraziamenti, Don Claudio Visconti ha annunciato la ristrutturazione dell’intero campo da calcio e la realizzazione dell’“Ufficio dello Sport” della parrocchia per gestire al meglio i prossimi eventi. Alla fine la premiazione: per la terza fascia (2000/04 anno di nascita) al primo posto gli Angeli Azzurri, per la seconda fascia (96/00) al primo posto Zio Anthony e per la prima fascia (60/96) il primo posto alla F.C. Orta Nova.

La crescita di una comunità piccola o grande che sia, passa essenzialmente attraverso: la collaborazione, la partecipazione le capacità promozionali anche delle “Associazioni” presenti e operanti sul territorio. L’identità culturale, in sostanza, che identifichi un paese è ciò che realmente ha: un castello, una cattedrale, un particolare patrimonio naturalistico, un monumento. Già un monumento, Monumento, inteso come testimonianza lasciata intenzionalmente alla posterità da una generazione. La presenza di un monumento, che assimili, che rappresenti un qualcosa e segno di civiltà. Per la collettività delicetana mercoledì 19 agosto 2015 è stata una giornata particolare, uno di quei momenti che resteranno negli annali della storia di Deliceto. Nella cittadina dei monti dauni è stato inaugurato il monumento all’emigrante. L’iniziativa rientrante nel progetto “Migrantes” varato lo scorso anno dall’Associazione Turistica Pro Loco. Un progetto nato dal desiderio di Francesco Paolo

Lavista, un emigrante delicetano, che vive da anni in Germania, di dedicare un monumento a tutti i delicetani che hanno lasciato la propria terra per un futuro migliore. E così mercoledì 19 agosto in via G. Bonuomo nei pressi dell’Istituto Olivetti è stato inaugurato il Monumento all’Emigrante opera del Maestro Cosimo Tiso di Ascoli Satriano, su bozzetto di Vitoantonio Baldassarro. Alla manifestazione, presenti tantissimi cittadini, sono intervenuti il Parroco Don Leonard Kamanzi che ha impartito la benedizione, il Sindaco del Comune di Deliceto Antonio Montanino e l’intera Giunta, rappresentanti del Comando Stazione Carabinieri e dei Vigili Urbani, Protezione Civile. Testimonial dell’evento il cantante Tony Santagata. Dopo l’inaugurazione del monumento in piazzale Belvedere è seguito il Concerto all’Emigrante con la partecipazione di gruppi folcloristici, musicali e teatrali di Deliceto. Per quanto concerne il monumento, l’opera è un altorilievo di cm 210 di h., 120 di L, con uno spessore cm

55; e dal peso di 30 ql., dove è stato raffigurato l’emigrante delicetano con una valigia di cartone che lascia la sua terra e in cerca di lavoro supera le Alpi e gli Oceani, portandosi dietro le radici del suo paese, raffigurate nell’albero dell’elce, simbolo di Deliceto. Ci auguriamo che questa opera scultorea possa essere rispettata e considerata come un qualcosa di sacro. Che sia, per tutti coloro che si soffermeranno ad ammirarlo, un monito di riflessione verso quanti, nel corso dei secoli hanno dovuto lasciare l’amato paese. Grazie infinite a Francesco Paolo Lavista, per aver proposto e in buona parte elargito, unitamente a quanti hanno sentito il desiderio di concorrere in modo fattivo.



L’autunno a tavola tra zucca, funghi e fave secche L’autunno è una stagione meravigliosa. L’equinozio d’autunno segna la fine dell’estate e l’inizio del cammino verso l’inverno con un vero e proprio spettacolo di profumi e di colori tipico di questa stagione. Non lasciamoci scoraggiare dalle prime giornate di pioggia e impariamo ad apprezzare l’autunno in tutti i suoi aspetti. Le temperature iniziano ad abbassarsi ma i colori vivaci dell’autunno ci riscaldano. Con l’arrivo dell’autunno ricomincia ufficialmente la stagione delle zucche e noi amiamo molto questo ortaggio. La zucca ha un sapore caratteristico che si adatta alla preparazione sia di piatti salati, come zuppe, sformati e contorni, sia di dolci, come torte e crostate. Via libera alla fantasia in cucina. Ma anche i colori dell’autunno sono meravigliosi. L’autunno è la stagione in cui la natura si manifesta con i propri colori più belli. È impossibile non lasciarsi catturare dai fantastici colori autunnali delle foglie e degli alberi. Basta fare una passeggiata in un parco per rendersi conto di quanto la natura sia meravigliosa in questa stagione. I colori dell’autunno ci regalano relax e ci rallegrano nonostante l’estate sia finita. Chi adora le castagne potrà approfittare dei mesi autunnali per andare a raccoglierle. Molti di voi ricorderanno le gite dell’infanzia in cui si passavano dei pomeriggi a raccogliere le castagne in compagnia di tutta la famiglia per poi ritrovarsi la sera a gustare delle ottime caldarroste. E chi sa riconoscere

i funghi potrà approfittare dell’autunno per andare a raccoglierli. A tal proposito Adriano e Salvatore, colleghi d’ufficio, da ottimi conoscitori spaziano tra i boschi del Gargano. È opportuno ricordare che i funghi, grazie ai principi azotati che contengono, sono fra i vegetali i più nutrienti. Deliziosi e ricchi di gusto i funghi sono il vero simbolo dei nostri boschi e ne contengono tutto il profumo e la magia. Il loro valore alimentare è piuttosto modesto in quanto contengono molta acqua, all’incirca l'85%. Spesso sono poco digeribili perché contengono micocellulosa, una fibra che non é aggredibile dagli acidi

dello stomaco. Questo mese vi propongo tre ricette con tre ingredienti di diversi: le fave secche, la zucca, i funghi e buon appetito. Fave bianche e laganelle Ingredienti: 500 gr. di fave secche, 400 gr. di laganelle, olio di oliva,pepe (cicoria)

Siamo nella più rigorosa tradizione. È un piatto diffuso un po' in tutta la provincia di Foggia. Si comincia dalla purea di fave che vanno messe ad ammollo in acqua dalla sera precedente. Poi si mettono s fuoco ricoprendo a filo con acqua. Quando schiumano e il fondo si asciuga, girare e aggiungere altra acqua, fino a cottura ultimata: dovranno essere ridotte a purea. Da parte preparare le Laganelle, che sono tagliatelle molto spartane, confezionate secondo l'usanza con solo farina. Lessare le laganelle e condirle con la purea di fave, l'olio di oliva crudo, ed il pepe. Molti aggiungono anche le cicorielle, lessate nella stessa acqua di cottura delle laganelle. Risotto alla zucca Ingredienti: 320 gr. di riso, 500 gr. di zucca, 1 cipolla, 1 cucchiaio d'olio extravergine, 1 manciata di prezzemolo, 1 pizzico di noce moscata, 1 cipolla, 1 cucchiaio d'olio extravergine e 1 litro d'acqua salata o di brodo vegetale. Per preparare un ottimo risotto alla zucca per 4 persone vi serviranno 320 grammi di riso, 500 grammi di zucca, 1 cipolla, 1 cucchiaio d'olio extravergine, 1 manciata di prezzemolo, 1 pizzico di noce moscata, 1 cipolla, 1 cucchiaio d'olio extravergine e 1 litro d'acqua salata o di brodo vegetale. Potrete sfumare il risotto con 100 ml di vino bianco (facoltativo). La ricetta tradizionale prevede di condire il risotto con formaggio o parmigiano grattugiato, ma potrete omettere questo ingrediente o sostituirlo con lievito alimentare in scaglie, gomasio, mandorle tritate o formaggio vegetale. Zuppa di Farro e funghi Ingredienti 320 gr. di Farro, 500 gr. di funghi freschi (champignon), scalogno, prezzemolo, pomodoro, parmiggiano reggiano, sale, pepe, dado . Lessate il farro e scolatelo sotto l'acqua fredda, tagliate lo scalogno e lasciatelo ammorbidire con un filo d’olio, aggiungete i funghi tagliati a listarelle ed il dado. Aggiungete i pomodori tagliati a fette. Aggiustate di sale e pepe. Cospargete il prezzemolo tagliato, date una mescolata e togliete dal fuoco. Formate delle mono porzioni, metteteli nel piatto da portata, aggiungete i funghi intorno, le scaglie di parmiggiano e un trito di prezzemolo sopra.


Ho partecipato con vivo interesse alla presentazione della raccolta di poesie “Arabeschi di luce nel mite cuore degli umili” di Rocchina Morgese, mercoledì 16 settembre 2015 presso il Palazzo Gesuitico in Orta Nova. Annito Di Pietro, presidente dell’associazione “L’Ortese”, promotore dell’iniziativa con il patrocinio del Comune di Orta Nova, nel suo primo intervento di saluto ha parlato della serata inserita nella tradizionale settimana della cultura che, per motivi organizzativi, sarà realizzata in altra data. Alfonso Palomba, nel suo ruolo di moderatore, ha espresso sentimenti di stima, di amicizia e di apprezzamento per la produzione poetica di Rocchina Morgese. Ha dato, poi, la parola al Sindaco Gerardo Tarantino, che si è detto vicino ai cittadini nei contesti culturali, i quali portano onore al paese e devono necessariamente essere valorizzati. Il combinarsi degli elementi lirici con quelli realistici, come ho avuto modo di rilevare nel mio intervento, costituisce il filo conduttore di questa silloge, che dischiude mondi, concede al linguaggio un respiro più ampio e alle cose un significato che va oltre quello determinato dall’accezione comune. Nella poesia “Mi ascolti, Signore?”, ogni motivo è risolto con rara discrezione, in una intenerita pietà per il nostro misero mondo, che ha urgente bisogno di luce e di guida: “Manda Signore, un Angiolino, il più grazioso del Paradiso, con le sue ali leggiadre e l’aureola splendente ma con la spada di fuoco per impaurire i violenti. Incitalo alla severità e alla fermezza contro il Male insinuante e gli odi crescenti”.

L’ispirazione dominante è l’amore, da quello filiale a quello materno, poi esteso a tutte le creature. Rocchina Morgese si rivela osservatrice della verità con alito di poesia personale e tale sentimento la mette in contatto quotidiano con le infinite manifestazioni della vita nella gioia e nel dolore, da fanciullo, come ha evidenziato Franco Bellino nella sua relazione: “Se è vero che la poesia nasce pascolianamente dal fanciullino che è in noi, la poesia di Rocchina Morgese,

che ha raggiunto ormai la ventesima pubblicazione, nasce dalla sincera e autentica innocenza, che le consente di guardare il mondo e la vita con lo sguardo puro e incantato dei bambini”. Con l’aggiunta di due leggende sul Natale l’autrice, poi, vuole compiere un’opera di sensibilizzazione e di coinvolgimento su un tema lasciato troppo spesso alla diffusione superficiale ed effimera dei media. La poesia è sì faticosa, ma anche gioco, scoperta, libertà, gioia; è l’arte di riduzione della lingua perché con i suoi suoni prima giunge all’orecchio, poi interessa lo spirito. Quando Edgar Willems nel 1940 pubblicò il primo volume de “L’orecchio musicale”, ben sottolineò l’importanza del passaggio fra l’atto passivo e soggettivo dell’udire e quello più attivo e più soggettivo dell’ascoltare. Dall’ascoltare procede verso un gradino superiore della percezione sonora che definisce intendere: l’intelligenza uditiva si concretizza con l’attività di confronto, di giudizio, di associazione, di analisi e di sintesi, di memoria e di immaginazione creativa. La serata è stata arricchita dalla voce “gioiosa e spiegata” della cantante Rossella Tarateta, accompagnata dalle magiche note, suonate alla tastiera dalle mani sapienti del maestro Mimmo Trattosa. Le poesie declamate in maniera eccelsa dagli attori teatrali Maria Rosaria Vera e Franco Panariello hanno creato quel gradevole stato d’empatia tra chi parla e chi ascolta in contesti di apprendimento con forte coinvolgimento emotivo, esaltando il pregio della pubblicazione “Arabeschi di luce nel mite cuore degli umili”.


Psycho-codice della strada: il rapporto con le regole Nell'istante stesso in cui, guidatori o no, usciamo dalle nostre case ci immergiamo in un complesso sistema di regole che definisce il modo in cui tutti gli individui utilizzano lo spazio tra una abitazione e l'altra. Per strada le persone possono muoversi ricoprendo uno specifico status che comporta particolari diritti, doveri, privilegi e, aggiungerei, frustrazioni. In base all'età, allo stile di vita e al momento della giornata possiamo essere infatti pedoni, ciclisti, motociclisti, automobilisti e così via dovendoci occupare e preoccupare di volta in volta di questioni diverse. Nonostante ciò, a pensarci bene, il codice della strada sembra il sistema di regole più trasgredito in assoluto. Le consuetudini consolidate in una data cultura locale possono essere ad esempio più forti del buon senso e della legislazione, basti fare mente locale a cosa succede in alcune zone d'Italia oggi rispetto all'utilizzo di dispositivi come il casco o la cintura di sicurezza resi obbligatori ormai dalla seconda metà degli anni '80. In generale, il rapporto dell'essere umano con le regole rimane una delle questioni psicologiche più complesse e interessanti. Si può rispettare una norma perché si condivide profondamente il comportamento prosociale che la regola promuove o perché non si vuole incorrere nella sanzione prevista per quella data prescrizione o ancora perché il gruppo di cui facciamo parte in quel momento le rispetta e noi non vogliamo sentirci esclusi da quel gruppo (pensate all'esperienza che si fa quando siamo in una città o un Paese diverso dal nostro in cui riusciamo a rispettare regole che normalmente ignoriamo). Questi rappresentano modi sostanzialmente diversi di rapportarsi ad una

regola: il primo combacia con una predisposizione presente nell'intimo del singolo cittadino, il secondo ha effetti solo se il singolo sente di correre il rischio di ricevere una “punizione”, il terzo sembra essere una via di mezzo che si poggia sul desiderio di essere accettati dal resto della comunità. Tutte queste dimensioni della morale umana coesistono in ciascuno di noi e si attivano in situazioni diverse. Tornando al codice della strada, è molto probabile per esempio che non passi per la testa di imboccare consapevolmente una

strada contromano perché condividiamo talmente in modo intimo questo divieto da non viverlo neanche come tale. È invece molto più frequente che si parcheggi in divieto di sosta immaginando che non per forza si troverà una multa sulla macchina per aver trasgredito al divieto. Solitamente ricordiamo il motivo alla base di una norma quando la trasgressione di quella regola ci tocca in prima persona visto che l'essere umano è fatto anche di questi piccoli egocentrismi e in effetti, presi dalla fretta non pensiamo costantemente che le precedenze all'incrocio è bene che vengano rispettate sempre ma lo sappiamo perfettamente un attimo dopo che qualcuno ci ha tagliato la strada mettendoci in pericolo. Tempo fa un conoscente mi ha riferito, in un misto di imbarazzo e compiacimento, di essere stato bona-

riamente multato da una scolaresca per aver parcheggiato sulle strisce pedonali. I bimbi gli avevano lasciato un biglietto sul parabrezza precisando che avendo parcheggiato sulle strisce gli aveva impedito di attraversare la strada in tutta sicurezza. Mentre ascoltavo questa persona parlare, ricordo nitidamente di aver pensato al buon lavoro che la società stava facendo con quei bambini che conoscevano una regola, i suoi presupposti e si sentivano autorizzati a sottolineare la mancanza altrui che ledeva un proprio diritto. In più, le insegnanti che li avevano abituati a questo tipo di atteggiamento avevano innescato un dispositivo diabolico: quale adulto potrebbe mai dimenticare di aver ricevuto una bella strigliata da un gruppo di bambini e oltretutto a ragione? Una vittoria su tutti i fronti se si considera il bel messaggio che le maestre erano riuscite a passare ai bambini in termini di appartenenza responsabile e civile ad una comunità. Nel rapporto psicologico tra l'individuo e le regole della strada la mancata certezza di una punizione sembra essere la base perché si instaurino comportamenti poco consoni. Se una regola non è intimamente condivisa -e questo può accadere per questioni caratteriali, dinamiche passeggere come la frenesia di alcuni momenti della giornata, piuttosto che aspetti culturali della comunità in cui si vive - il fatto che non ci sia sempre un vigile a multarci o un bambino a ricordarci quanto poco siamo stati adulti in quel frangente, dà modo alla mente umana di crearsi un alibi e dimenticarsi che effettivamente con un dato comportamento siamo stati mancanti in qualcosa o abbiamo corso un grave rischio. Se volete segnalare un argomento da affrontare in questa rubrica potete scrivere a m.trecca@prospettivapsi.it *Psicologa-PsicodiagnostaPsicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico informazione




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