Lo Sguardo sui 5 Reali Siti - Giugno 2014

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Questo è il momento di Dino Tarantino! Lo hanno decretato i 4.308 elettori che nella giornata di domenica 8 giugno si sono recati alle urne per dare finalmente un nome al Primo Cittadino di Orta Nova, nella corsa al turno di ballottaggio con l’ex Sindaco del PD, Iaia Calvio. È stata una campagna elettorale “al vetriolo”, quella culminata con l’elezione di Tarantino, dove non sono mancati colpi bassi e vere e proprie strategie attuative della diffamazione, messe a segno ai danni di questo stimato professionista. Ne sono apparsi frastornati e sconcertati gli ortesi che mai, in passato avevano assistito ad episodi tanto nefandi, nel corso delle precedenti competizioni elettorali. La situazione non è tuttavia migliorata, neanche al termine dello spoglio. Va infatti registrato lo strano episodio che sempre nella notte dell’elezione, ha portato alla nascita di una vera e propria rissa all’ingresso della Casa Comunale. La vicenda dai contorni inquietanti e ancora tutti da chiarire, è attualmente al vaglio dei Carabinieri, accorsi per placare gli animi di una folla di esagitati, scongiurando in tal modo che potessero esserci conseguenze ben più serie. Dopo il suo giuramento abbiamo incontrato il Primo Cittadino di Orta Nova nella nostra Redazione. Domanda: Come si sente? Risposta: Tranquillo e sereno direi. Anzi, spero in particolare di trasmettere questi miei stati d’animo a tutta la popolazione, per poter contribuire quanto prima a rasserenare gli animi. D.: In tutta sincerità: si aspettava questa vittoria o ha conservato un certo distacco, fino all’ufficializzazione dei dati? R.: Non me l’aspettavo se devo essere sincero, dal momento che ho dovuto fare i conti con un avversario ostico, di tutto rispetto. D.: Quando ha avuto la percezione che ce l’aveva fatta? R.: In realtà si sono susseguiti momenti altalenanti nel corso dello spoglio, dove la percezione era in costante mutamento con l’evoluzione dei dati ufficiali. Se devo essere sincero, ce la siamo davvero giocata fino alla fine! D.: Come ha trascorso la notte della vittoria? R.: Beh nulla di particolare, ho festeggiato fino all’alba con tutti gli amici e poi, sono andato a riposare per qualche ora. Intorno alle 9 ero già nuovamente in piedi, per affrontare i tanti impegni di questa giornata. D.: Ci racconta qualcosa della sua vita privata? R.: Ho 52 anni, sono sposato ed ho una bambina. Svolgo la professione medica presso il Pronto Soccorso di Cerignola e sono molto legato all’Inter, la mia squadra del cuore. Tra i miei hobby ci sono però anche il cinema e la lettura. D.: Sindaco, sentirsi chiamare così, che effetto le fa? R.: Questo titolo mi riempie di gioia e mi rende naturalmente orgoglioso, di essere cittadino ortese. So d’altra parte, che quello che mi sono

appena assunto è un impegno gravoso, che cercherò di portare avanti con passione e nel migliore dei modi possibili, per contribuire alla “rinascita” di questa città. D.: Senta lei è una persona di grande garbo, stimata ovunque, sempre disponibile nella professione medica che svolge, e nella stessa vita di tutti i giorni. D’altra parte non è nuovo sul fronte degli scenari politici locali, avendo già ricoperto la carica di Vice Sindaco nella precedente Amministrazione Moscarella. Come ha vissuto perciò, queste ultime settimane che hanno preceduto la sua elezione nelle quali, diciamocelo francamente, è stato oggetto non proprio di critica quanto di una vera e propria “macchina del fango”, ordita per danneggiarla nella sua stessa integrità personale? R.: Mi perdoni il gergo calcistico: è stata

davvero una campagna elettorale maschia, dai toni molto aspri e duri. Davvero, non me lo sarei mai aspettato. Ritenevo infatti di dovermi confrontare con gli avversari, rispetto alle proposte programmatiche da attuare. Mi sono invece ritrovato catapultato, in un clima generale di costante provocazione e calunnia, divenuto addirittura quotidiano. D.: Ha avvertito momenti di cedimenti, al punto di pensare di abbandonare la corsa? R.: Umanamente mi sono sentito sconfitto in più di un’occasione, di fronte a questo modo di fare politica che, per formazione personale, non mi appartiene. La politica non deve mai e dico mai, diventare odio. Occorre si confrontarsi, talvolta anche a muso duro: ma sempre con lealtà! Su questa linea ho improntato tutta la mia campagna elettorale, senza mai lasciarmi trascinare dalle facili provocazioni. Tuttavia nonostante i tanti momenti difficili, non mi sono mai dato per vinto. Nei momenti particolarmente delicati, ho sempre pensato da un lato alle tante persone che credevano in me e mi stavano affianco, dall’altro al Paese, che aveva bisogno di me. Questo mi ha consentito di andare avanti. D.: Quanto, la famiglia le è stata vicino in questa avventura? R.: Guardi: la vicinanza della mia famiglia è stata fondamentale. Senza il consenso dei miei cari, non avrei mai percorso così tanta strada.

D.: Che messaggio vuole indirizzare, ai suoi avversari? R.: Credo che queste mie parole cadranno nel vuoto, tuttavia vorrei tentare di lanciare loro un modesto appello. La campagna elettorale, si è ormai conclusa. Sarebbe pertanto auspicabile voltare pagina, rasserenando gli animi per riportare serenità tra i nostri concittadini e, cercare - per quanto possibile - di avere un confronto “politico” civile, a beneficio di Orta Nova. D.: Secondo lei, si allenteranno le tensioni createsi in questi ultimi giorni, o scene da far west come la rissa seguita al termine dello spoglio, diventeranno la norma in questo Paese? Cos’altro aspettarci? R.: Non so rispondere a questa domanda. Posso soltanto affermare che da Sindaco non di una parte, ma di tutta Orta Nova, mi adopererò in ogni modo per eliminare i contrasti e rasserenare il forte clima di tensione, volutamente creato dai miei detrattori. D.: Senta lei è partito in questa competizione con un pezzo mancante del Centro Destra, mi riferisco all’amico storico Peppino Moscarella e al suo Gruppo. Tuttavia, pur permanendo la diversità dei percorsi intrapresi, è riuscito poi in qualche modo a ricucirne lo strappo e ad arrivare col suo aiuto, alla linea del traguardo. Ciò naturalmente, le ha fatto conquistare la stima anche di quei compagni di partito che nel frattempo, avevano fatto una scelta diversa dalla sua …. R.: Sono assolutamente sincero nell’affermare, che non vi è mai stata alcuna lite con gli amici di Forza Italia. C’è stata invece solo una presa di posizione che ha riguardato il simbolo, e che ci ha portati ad avere delle divergenze, peraltro mai nascoste. Devo dire, che non ho mai nutrito dubbi o risentimenti di sorta verso la lealtà dell’amico Peppino Moscarella, al quale va tutta la mia stima e il mio personale affetto. Vorrei peraltro sottolineare, di non aver neanche mai avuto dubbi, su tutto l’elettorato di Centro Destra. Inoltre sono grato a tutti quegli amici di Centro Sinistra, compresa una parte del PD, che pur discostandosi dalla linea di partito, hanno deciso di sostenermi anteponendo la scelta di una programmazione positiva, per la crescita del nostro Paese. D.: Quali i primissimi obiettivi da perseguire? R.: Tra i primi obiettivi, fondamentale sarà la mia attenzione all’ambiente. Partiremo immediatamente con un progetto di raccolta differenziata, che interesserà in via sperimentale un’area del Paese. In breve tempo, cercheremo poi di estendere l’iniziativa a tutto il territorio. D.: Ci riassume brevemente, i punti che conta di realizzare in questi cinque anni? Sarò molto franco con i cittadini. Partirò da uno studio approfondito del Bilancio, per accertare l’effettiva realtà economica in cui versano le casse comunali. Successivamente renderò nota una puntuale programmazione, che si svilupperà negli anni avvenire. Resta tuttavia fermo il mio impegno volto a sostegno dei giovani, vero motore di questo Paese. Un’attenzione particolare sarà poi indirizzata dall’Amministrazione Comunale alle famiglie, agli anziani ed alle categorie svantaggiate. D.: Sindaco nell’augurarle buon lavoro, vorrei concludere questa intervista con una domanda specifica sui nostri giovani, ai quali proprio poco fa faceva riferimento. Lei è molto amato dalle nuove generazioni. Tra l’altro, mi pare che pochi mesi fa si mobilitò con tutto il


Terminata la kermesse elettorale del 25 maggio 2014 (con ballottaggio per Ortanova dell’8 giugno 2014) ed insediatisi i nuovi sindaci Massimo Colia (Stornarella) e Dino Tarantino (Ortanova), è tempo ormai di riprendere il cammino interrotto e di restituire dignità al tema dell’Unione, collocandolo nell’agenda politica tra i primi posti, dopo l’indifferenza che ha caratterizzato gli ultimi tempi di vita dell’ente sovracomunale, faticosamente «costruito» nel tempo ed oggi praticamente abbandonato a se stesso. Parafrasando Massimo Troisi, l’indimenticabile attore di S. Giorgio a Cremano, ante diem sottratto ai suoi fans, è possibile dire che occorre oggi ricominciare da sei: chiusa, infatti, per così dire, la fase sperimentale (2009 2013) - quella più delicata e complessa, proprio perché si è trattato di «inventare» ogni cosa - è urgente passare a verbis ad res, dalle parole ai fatti, dalla fase teoricoconcettuale alla praxis, all’operatività cioè. Prima, però, è necessario riprendere il dialogo con le comunità, per spiegare loro che l’Unione non è una deminutio dell’autonomia comunale, bensì un’opportunità non solo in termini di efficienza e di efficacia del «subsistema dei reali siti», ma anche e soprattutto in termini economici e strategici rispetto ad una visione condivisa del futuro dell’intero territorio. È di tutta evidenza che ricomporre in unità (e pluribus unum) la comune matrice storica delle comunità di Ortanova, Carapelle, Ordona, Stornara e Stornarella è operazione da far tremar le vene e i polsi, come direbbe il poeta, ma io penso che possiamo farcela - chi non ricorda l’espressione Yes, we can del presidente americano Barack Obama? - a condizione, però, che da un lato si abbia tutti insieme (amministratori e non) la capacità di andare oltre il municipio ed oltre la propria appartenenza politica, dall’altro l’abilità di coinvolgere nelle scelte necessarie i cittadini, perché solo favorendo la condivisione si possono fare passi avanti lungo il cammino della «città sovracomunale» immaginata. Nei cinque anni che abbiamo alle spalle (2009-2013) sono stati gettati pre-

ziosi semi in questa direzione, ma ora tocca all’Unione rimboccarsi le maniche, per trasformare le sollecitazioni in progetti operativi e soprattutto in risultati concreti, dimostrando de facto agli scettici di avere una solida capacità di progettazione e di pianificazione strategica del comprensorio dei «cinque reali siti» (cfr. il mio I 5 Reali Siti, Storia, identità, prospettive. Perché l’Unione? Foggia, il Castello, 2006). Ho indicato altrove (cfr. il mio La lunga marcia verso l’Unione, Foggia, Edizioni del Rosone, 2009) come si possa avviare il cammino comune, passando dalle criticità attuali alla pianificazione futura, e, pertanto, qui preme solo ricordare

come lo «stare insieme» non possa che arrecare vantaggi a tutti i centri coinvolti: prova eloquente in questo senso, al di là del crocidare delle tante cassandre di turno a proposito di un presunto immobilismo dell’Unione, è data dal finanziamento europeo di ben 3.000.000,00 di euro assegnati all’ente sovracomunale, grazie ai quali Ortanova può procedere al restauro di un’ulteriore porzione del palazzo ex gesuitico, Carapelle alla sistemazione dell’auditorium, Ordona al completamento del museo archeologico, mentre tutti i comuni possono godere della realizzazione di una pista ciclabile territoriale (Azione 7.2.1 Piani integrati di sviluppo territoriale del P.O. Fesr 2007-2013). Tutto questo dimostra che siamo sulla strada giusta e che è possibile fare sempre meglio, a condizione, però, che il consiglio

dell’Unione sia costituito da componenti scelti non in maniera casuale ed estemporanea, tanto per dare un incarico a tutti - spesso sono consiglieri che vengono così accontentati, perché rimasti fuori dalla giunta - bensì da persone motivate e consapevoli del ruolo che vanno a svolgere in quel contesto: solo la qualità, infatti, può generare movimento e dare slancio all’Unione, innervando la sua azione nella concretezza. Su questo piano si gioca la partita dei prossimi anni e, proprio per rispondere alla sollecitazione di Annito Di Pietro, infaticabile animatore culturale del territorio, proverò d’ora in poi ad essere più concreto anch’io, procedendo nell’analisi dei vari problemi sul tappeto. Così nel mio terzo ed ultimo libro sulla «città sovracomunale», che ha visto la luce in questi giorni (Unione o disunione…in mezzo al guado, Foggia, Edizioni del Rosone, 2014), ho indugiato a lungo (cfr. i paragrafi 2.4 e 2.4.2) sulla sfida del turismo nei «cinque reali siti» e sui giacimenti culturali presenti sul territorio, indicando alcuni possibili percorsi e sollecitando l’Unione ad essere operativa, nel rispetto dello statuto, che tra le finalità indica in maniera specifica quella di «Valorizzare il patrimonio storico-artistico dei centri storici e delle tradizioni economico-culturali locali, con particolare riferimento alla valorizzazione dei prodotti tipici dei territori ricompresi nell’Unione; (…)». I «reali siti» sono terre ancora tutte da scoprire ed io penso che si possa tutti insieme «lavorare! intorno all’idea di un distretto culturale nella valle del Carapelle, incentrato sull’itinerario storicoarcheologico Herdonia/Faragola/Ausculum, sul percorso artistico-religioso «reali siti»/Candela/Rocchetta S. Antonio e sul progetto di prolungamento della via Francesca (Stignano - San Matteo - San Pio da Pietrelcina - Grotta di San Michele - San Leonardo-Santuario dell’Incoronata) verso Carapelle, Ortanova, Ordona, Stornara e Stornarella. In questa direzione, di concerto con l’Università di Foggia, tutto è ancora possibile. Basta crederci.


Ufficializzata la Giunta Tarantino Si affida, come già altre volte in passato, ai social network il neo sindaco Dino Tarantino per comunicare coi cittadini di Orta Nova. E così, sul proprio profilo facebook, scrive: “Puoi sognare, creare, progettare e costruire il più bel luogo del mondo … ma per fare di un sogno una realtà, ti servono le persone” (cit. W.D.). Ad affiancare in questa avventura Dino Tarantino sono: la dott.ssa Rosangela Giannatempo (delega di Vicesindaco, Affari Generali, Personale, Contenzioso); il dott. Nicola Maffione (delega al Bilancio, Cultura, Sport, Spettacolo); l’avv. Antonio Attino (delega all’Ambiente, Agricoltura, Polizia Municipale, Commercio, Politiche Cimiteriali); il rag. Gerardo Gallo (delega ai Lavori Pubblici e Urbanistica); e la dott.ssa Ottavia D’Emilio (delega ai Servizi Sociali - Pari Opportunità). “Questa squadra di governo rappresenta un ottimo equilibrio tra le figure professionali e l’esigenza di apportare un sostanziale e concreto contributo al bene di tutta la collettività di Orta Nova”, ha sottolineato il neo sindaco, “Sono orgoglioso di presiedere questa giunta, e che ritengo sia composta da persone molto motivate, competenti e desiderose di impegnarsi al servizio della città. Con questo spirito ci mettiamo sin da subito al lavoro come squadra, non come singole indiviadualità. Ciò che mi preme infatti è rafforzare l’idea e la prassi di una direzione comune che insieme vogliamo percorrere. Ho espresso a tutti i miei collaboratori il desiderio di amministrare concordemente il comune e la città”. A dare vigore alla manovra amministrativa sono stati affidati gli incarichi ai Consiglieri Comunali: Chiaffredo Ballatore (Sport - Verde Pubblico); Mariarita Gramazio (Cultura); Ylenia Lops (Politiche Giovanili); Luigi Guglielmo (Polizia Municipale - Nettezza Urbana); Dott.ssa Laura Spinelli (Sanità); Damiano Colonna (Politiche Cimiteriale); Antonio Vece (Agricoltura); Giovanni B. Molfese (Servizi Sociali); Davide Quiese (Servizi Sociali); Antonio Aghilar (Servizi Sociali). Post voto - Riflessioni di un ortese La coalizione di Dino Tarantino vince con 133 voti di scarto, una vittoria sofferta, inaspettata e sorprendente, in una competizione elettorale resa incandescente e rissosa dal ex sindaco Maria Rosaria Calvio, chiedo spazio sulle colonne di questo giornale per una personale riflessione sul perché non ho votato la Calvio. Il tutto ha avuto inizio con la sua presenza in televisione, senza contradditorio, denunciando comportamenti disonesti e illeciti messi in atto dai consiglieri comunalie che l’avevano sfiduciata. Le denunce riguardavano, a suo dire: “i loculi al cimitero, il suolo per un distributore di benzina, la richiesta di un terreno per la costruzione di una cappella cimiteriale,

chi voleva imporre l’impresa amica per i lavori dell’eolico...”. Tutte cose non supportate da atti e prove, ma sole semplici illazioni. Tre anni fa tanti elettori, come me, hanno creduto in lei votandola al ballottaggio, dandone una incondizionata fiducia, ritenendola la concittadina che avrebbe sostituito Peppino Moscarella. Un futuro promettente. Ma appena entrata si è arroccata nel palazzo, chiudendo a tutti le porte e spesso, per evitare confronto, guadagnava l’uscita da una porta secondaria. Intanto la Calvio continua la sua opera di epurazione, sostituisce il segretario comunale, la dott.ssa Gavina Pintus, persona di provata onestà e professionalità con un nuovo. I dipendenti vicino a Moscarella vengono trasferiti ad altri ruoli e così si registra il via vai dei mobili dal piano inferiore a quello superiore. Iniziano azioni legale contro i dipendenti. Si nominano avvocati amici. Si da il via alle querele, si inviano atti alla Guardia di Finanza, alla Procura delle Repubblica, ai Carabinieri, alla Corte dei Conti, denunce di presunti ladri, malfattori, abusi, furti. Iniziano i “balletti” dei consigli comunali monotematici e poi al primo comizio perde due consiglieri della sua maggioranza, per recuperare inizia la campagna acquisti. Certo, dice Ghandi: “In democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica”. In conclusione la somma di tanti errori politici e i comportamenti del primo cittadino hanno determinato la non rielezione della Calvio. Il voto amministrativo, appena archiviato, è un voto non ideologico, ma concreto, che contiene il giudizio dei cittadini ortesi sull’amministrazione passata. Ha vinto, alla fine, Dino Tarantino. La sua capacità di unire, con umiltà, tutti. Un cittadino libero Apulia Film Commission può salvare il Cicolella Si conclude una stagione cinematografica caratterizzata da gioie e dolori per il Cinema Cicolella di Orta Nova. Positive sono le proposte cinematografiche di importante valore qualitativo, grazie alla collaborazione con Apulia Film Commission che fa rientrare la struttura all’interno del circuito “Cinema d’Autore”: titoli come La Grande Bellezza (vincitore di un premio Oscar come miglior film straniero), La mafia uccide solo d’estate (candidato al David di Donatello) e Philomena (oltre 28 milioni di dollari incassati), oltre alle rassegne gratuite dedicate al regista Pietro Germi e al fenomeno di metà Novecento delle case chiuse, simboleggiano un’offerta allettante, ma (e qui arrivano i dolori) il pubblico ortese e di tutti i comuni dei Cinque Reali Siti rimane restìo a frequentare l’immobile sito in via Stornarella. “È vero, il numero di spettatori rispetto all’anno scorso è aumentato, ma siamo ancora lontani da numeri accettabili”, ci dice uno sconsolato Paolo Ci-

colella, storico proprietario della struttura. “Riusciamo a proporre pellicole di alto livello, di certo non adatte a un pubblico giovane che preferisce i cine-panettoni o le commedie leggere, ma attente ad adulti e persone sensibili a tematiche di natura sociale, ma la gente resta lontana, sembra snobbi il cinema. Eppure”, continua, “è un luogo di socialità e aggregazione rilevante, un contenitore accessibile a tutti per aprire la mente: sappiamo che il nuovo sindaco Dino Tarantino ha parlato di rivalorizzare soprattutto il teatro e di cuore ci auguriamo ciò avvenga, non per la famiglia Cicolella ma per la popolazione di Orta Nova, che ha bisogno di nuovi eventi culturali”. Riaperta la Villa Comunale Riaperta la Villa Comunale Federico è tornata a disposizione dei cittadini ortesi. Lo ha reso noto l’Amministrazione Comunale che ha effettuato negli scorsi giorni degli interventi per ripristinare alcune aree che sono stare oggetto di azioni vandaliche. La villa resterà aperta dalle 8:30 alle 12:30 e dalle 18:00 alle 23:00, nella speranza che i vandali non tornino a far visita al polmone verde della città capofila dei 5 Reali Siti, anche per questo andrebbe studiato un sistema di gestione della villa comunale per non abbandonare al proprio destino questa bella struttura. Saverio Pandiscia Cavaliere della Repubblica Il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ha conferito a Saverio Pandiscia l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica. Fortemente voluta dalla Direzione dello Stabilimento F.P.T. Sofim di Foggia per aver istituito nel febbraio del 1997, con Luigi Atabiano, il gruppo Anziani Fiat e successivamente nel 2001 le giornate dell’Amicizia e della Solidarietà. A queste iniziative c’è poi l’impegno di Pandiscia come Presidente della sezione ortese dell’A.N.F.C.D.G.. Felicitazioni vivissime.


Un interessante convegno si è tenuto nella Borgata San Carlo di Ascoli Satriano dal titolo: “Frammenti di cultura contadina”. Convegno voluto ed organizzato dal Comune di Ascoli Satriano, dal Circolo Culturale Polivalente, dal Centro Studi Atlantide. Esso si è articolato in tre tempi: primo: presentazione del libro “Amici per la pelle” di Francesco Garofalo; secondo: presentazione del D.v.d. “...da Montaguto a San Carlo”; terzo: presentazione di prodotti tipici della zona e degustazione degli stessi. Apre i lavori il Sindaco Savino Danaro con il saluto di benvenuto a tutti i presenti: autorità, rappresentanti della cultura e gente del luogo, venuti numerosi. Egli si è soffermato in particolare sul libro scritto dal prof. Franco Garofalo, ribadendo che le vicende narrate si intrecciano con gli avvenimenti storici di Ascoli Satriano che vanno dalla prima guerra mondiale agli inizi degli anni cinquanta. Il Sindaco si è compiaciuto nel leggere i fatti narrati, legati alla sua famiglia ed in particolare a suo nonno Nicola; si sofferma nel mettere in risalto il valore dell’amicizia, sentimento genuino ed incontaminato che legava fortemente gli uomini di quell’epoca.

Segue un interessante intervento del ing. Giuseppe D’Arcangelo, presidente del Centro Culturale Polivalente di Ascoli Satriano. Il prof. Franco Garofalo, scrittore e poeta, illustra il suo racconto iniziando da Montaguto, paese d’origine dell’autore, delle molte famiglie montagutesi emigrate

a S. Carlo e tutt’ora residenti. Riporta la storia di questa borgata nei suoi particolari e tra questi i vincoli d’amicizia e di parentela che si crearono e si intrecciarono tra le due comunità. Si sofferma molto su tre famiglie fondanti: “Antonio Garofalo, Nicola Danaro e Nicola Pezzullo” che con quelli di Ascoli Satriano furono pionieri e messaggeri di fratellanza e amicizia. Valido è stato il contributo dato dal Generale dell’Esercito Italiano, Potito Genova critico letterario. Interessante l’illustrazione e la proiezione del D.V.D. prodotto dal Centro Studi Atlantide e commentato dal presidente dott. Angelo Infante. La serata si è chiusa con la presentazione di prodotti tipici del luogo e un ricco buffet offerto dalla comunità sancarlese. A dirigere i lavori in qualità di moderatore: Biagio Gallo, assessore alla cultura del Comune, sempre squisito ed accogliente, salutando e ringraziando i presenti: ospiti, autorità e personaggi della cultura. Il Comune di Ascoli Satriano va sempre affermandosi nel campo della cultura creando fermenti vivi in questo settore: “La Cultura non è la ciliegina sulla torta ma la torta”; la cultura è ricchezza, è una risorsa per la Città.


A pochi giorni dalla vittoria del Centro Destra ad Orta Nova, abbiamo incontrato il Consigliere d’opposizione Giuseppe Moscarella sul cui nome, pare concentrarsi l’attenzione quale probabile nuovo Presidente del Consiglio dell’Assise Comunale. Domanda.: Consigliere, ci racconta qualcosa dell’uomo e del politico Moscarella? Risposta: Con piacere. Ho 61 anni, sono sposato e padre di tre figli. Laureato in Scienze Agrarie, con specializzazione in Idraulica Agraria ed Enologia, ricopro il ruolo di Funzionario presso la Regione Puglia, impegnato nel Servizio Foreste. Sono stato Sindaco per due volte: dal 1994 al 2002 e dal 2006 al 2011 e Consigliere Comunale sempre ad Orta Nova, dal 1991 al 1993. Ho poi ricoperto il ruolo di Consigliere Provinciale dal 2008 al 2013, e nuovamente Consigliere Comunale dal 2011 al 2014. Cominciando dal FUAN, Organizzazione Universitaria dell’M.S.I., sono stato Vice Segretario Provinciale e Componente del Comitato Centrale MSI. Successivamente, Componente dell’Assemblea Nazionale di A.N. e Dirigente Provinciale del P.D.L. Attualmente, sono Responsabile di Forza Italia ad Orta Nova. D.: Può fare per i lettori dello Sguardo un’analisi delle vicende politiche, che hanno portato all’elezione di Tarantino. In particolare, lei che è un politico per così dire di lungo corso, ha mai assistito nei lunghi anni di militanza ad attacchi di tale portata, come quelli sferrati ai danni dell’attuale Sindaco? R.: Se devo essere sincero, non ho mai assistito a nulla del genere in passato. E dire che ho cominciato giovanissimo a soli 18 anni, la mia lunga carriera politica! Tali attacchi sono purtroppo la risposta con la quale la “defunta Amministrazione Calvio”, ha intenzionalmente avvelenato il clima sociale e politico del nostro Paese. Tutto ciò, affonda le sue radici nel passato. Dobbiamo infatti tornare indietro nel 2007, al tempo in cui la Calvio diventa Responsabile del Partito Democratico. Ebbene proprio da quel preciso momento, si sono ininterrottamente susseguiti quegli episodi haimè noti a tutti, che hanno calpestato la dignità e l’onorabilità degli avversari politici, “criminalizzando” quelle figure che in qualche modo, rischiavano di fare ombra alla sua persona. Non sono perciò rimasto affatto meravigliato, dall’efferatezza degli attacchi sferrati ai danni dell’attuale Sindaco Tarantino, nel corso di questa campagna elettorale: si è infatti trattato dell’ennesimo copione, già andato in scena in passato. Tuttavia stavolta, i cittadini

suo Gruppo per una considerevole raccolta di ben 10800 firme, a salvaguardia dello storico nome dell’Istituto Professionale Adriano Olivetti. Ecco qual è il segreto di questo feeling con i giovani, e cosa si propone di fare da Sindaco per loro?

non si sono fatti trarre facilmente in inganno, ed hanno scelto la strada del cambiamento. D.: Secondo lei, cosa ha determinato la fine dell’Amministrazione Calvio? R.: Io parlerei di vera e propria fine dell’“era” Calvio, da ricollegare anzitutto alla scarsa coesione della sua Maggioranza e all’atteggiamento “settario” che la stessa ha imposto, circondandosi solo di accoliti ed amici, escludendo di fatto dall’ambito decisionale tutti gli altri collaboratori, che le hanno consentito di diventare Sindaco. D.: Che scenari si profilano adesso, con l’Amministrazione Tarantino? R.: Difficile dirlo. A Dino, spetta intanto il compito non facile di riportare la serenità nell’animo dei cittadini, ristabilendo un ordinato e civile dibattito politico con le parti. Ci riuscirà senz’altro, accettando di buon grado il confronto con tutti, conscio del fatto che una volta eletto si è assunto l’onere di essere il Primo Cittadino dell’intera comunità ortese, senza distinzioni di carattere politico o di ceto. D.: Lei Moscarella è diventato famoso nel lontano 1994, in quanto appena eletto Sindaco non disdegnava di girare per la Piazza Centrale, abbracciando in particolare tutti gli anziani che incontrava: se ne ricorda? Ecco, qual è il rapporto che un buon Sindaco, deve avere con i suoi cittadini? R.: Certo che lo ricordo! E mi riferivo proprio a questo tipo di contatto poco fa, che un buon Amministratore ed in particolare un buon

Sindaco, deve mantenere con tutti: elettori e cittadini in genere. Non si può prescindere dal contatto umano e dall’ascolto dell’altro, chiunque egli sia! D.: Il futuro, che progetti le riserva, e quanto c’è di vero nelle “insistenti” voci che la vedrebbero a breve ricoprire lo scanno di Presidente del Consiglio, a Palazzo di Città? R.: Intanto, spero di poter svolgere il mio ruolo di opposizione in Consiglio Comunale, per portare attraverso la riorganizzazione della macchina amministrativa, il mio personale contributo di esperienza all’intera comunità ortese. Quanto alla Presidenza del Consiglio, ricordo ai lettori che è una carica votata a scrutinio segreto dai Consiglieri Comunali … può essere che i Consiglieri di Maggioranza abbiano fatto il mio nome … è tuttavia in sede di Consiglio, che si deciderà! D.: Per concludere, che messaggio si sente di inviare attraverso il nostro Giornale, al dott. Tarantino? R.: A Dino, riconosco grande umanità e sicuramente, resta l’amico col quale ho condiviso momenti amministrativi duri ma esaltanti. Di recente poi in occasione del ballottaggio io ed il mio Gruppo, gli abbiamo offerto un appoggio leale e disinteressato. A lui non posso che rivolgere perciò, un grande ed affettuoso in bocca al lupo, per questa esperienza che si accinge a vivere.

R.: Intanto non seguo tecniche particolari, che mi avvicinano ai nostri giovani. Ho solo un’attenzione ed un ascolto disinteressato, alle loro necessità. Questo penso contribuisca ad accorciare molto la distanza generazionale, esistente tra noi. Quanto alle scelte amministrative da attuare in loro favore, direi senz’altro che occorre ripartire dall’ambito scolastico locale,

cercando di recuperare quanto prima proprio quello storico indirizzo turistico che consentiva un contatto diretto, tra studenti dell’Olivetti e imprese turistiche nazionali. L’occupazione passa prima di tutto dalla salvaguardia di realtà come questa, e non già dalle facili promesse di posti sbandierate per raggranellare voti in fase elettorale. Poi naturalmente, punterò alla realizzazione di una progettazione specifica con i giovani del territorio, partendo proprio dalle loro idee e dai loro suggerimenti.



Al termine dell’anno accademico firmato Unitre, la chef Angela Simone saluta con un velo di commozione i suoi corsisti di Gastronomia, corsisti che fino a quella data conclusiva, mercoledì 29 maggio 2014, sono stati sempre presenti e puntualmente appassionati alle sue lezioni. Collaborando da ormai cinque anni in questa realtà associativa che da Orta Nova si estende in tutti i Reali Siti, Angela porta avanti questa costruttiva opportunità, donatale con molta stima dal vicepresidente dell’Unitre Annito Di Pietro, promuovendo i fini nobili che questa associazione si prefigge di anno in anno: la condivisione del sapere, la passione nel trasmetterlo, la conoscenza e lo sviluppo di forme d’arte e di artigianato che esaltano la manualità, oltre che l’intelletto, e permettono, grazie allo scambio di convivialità e di dedizione da parte dei corsisti, la crescita e il lustro dei vari paesi coinvolti. Il corso di Gastronomia nasce con la premessa di far acquisire ai suoi partecipanti le basi per una corretta abitudine alimentare, che si forma con il giusto approccio al gusto (facente parte dei “cinque sensi umani”) e con uno sguardo sempre puntato sui prodotti a denominazione d’origine, legati ad un determinato contesto territoriale. Obiettivo ultimo dell’iter gastronomico è stato raggiungere il gradino più alto del sapere culinario: unicamente rappre-

sentato dalla “riscoperta dei sapori legati alla nostra tradizione”. La chef Angela ha focalizzato l’attenzione dei suoi corsisti sul PRODOTTO nella sua freschezza e qualità, valorizzandolo a livello territoriale e stagionale nel suo percorso di “trasformazione gastronomica”. Ha in primis analizzato il prodotto e le sue proprietà nutritive dal punto di vista dell’educazione alimentare; in seconda battuta, ha trasformato ed elaborato il prodotto tenendo in forte considerazione due principi fondamentali: il principio della territorialità e il principio di stagionalità. Con il principio di territorialità si valorizzano, per la creazione dei piatti, prodotti tipici, coltivati nelle nostre terre, come garanzia di genuinità. Attraverso il principio di stagionalità sono stati scelti, per la realizzazione dei piatti, determinati prodotti che la natura offre solo in un preciso periodo dell’anno. Tanti abbinamenti sono stati studiati durante lo svolgimento delle diverse lezioni, da novembre a maggio, e due protagonisti hanno sempre occupato lo scenario del corso di gastronomia: l’olio e il vino, preziose risorse del nostro territorio, che hanno trovato largo ed originale impiego nelle elaborazioni dei piatti. Un Nero di Troia impiegato per il risotto all’uva nera, da gustare nelle fresche serate settembrine; un olio extra vergine d’oliva al peperoncino esalta le

cime di rape (in dialetto ortese “cimedråpe”) con polenta e alici (“alecétte”), per riscaldare i mesi più freddi dell’anno; un brioso bianco Chardonnay abbinato alla salsiccia con sponsali (“spunzål”) al profumo di mandarino, per festeggiare con gusto il Carnevale; un delicato olio extra vergine di oliva aromatizzato al limone insaporisce i fagottini di cavolo-cappuccio ripieni di dentice all’origano, in attesa della romantica primavera; un corposo Sangiovese accompagna i ravioli lavorati a mano con un particolare composto di melanzane, gorgonzola e speck, nel mese di aprile. E chiudendo in dolcezza questo percorso gastronomico, si inaugura l’arrivo della calda stagione estiva con la torta al cioccolato bianco e le fragole da gustare con un bicchierino di rosolio fruttato. La vera chiusura di quest’anno accademico ricco di armonia e condivisione l’hanno fatta i corsisti, improvvisando l’elaborazione di tre piatti in onore dell’Unitre e della città che li ha ospitati. Tutti i partecipanti divisi in gruppi, rovesciando le classiche lezioni frontali, si sono affiancati alla chef dietro ai fornelli; avendo fatto omaggio a casa “Pazza Idea” (locale in cui si tiene il Corso di Gastronomia) di prodotti biologici, curati e provenienti dai loro orti, li hanno impiegati per realizzare tre fantastici piatti: “Primavera Ortese” peperoni piccoli verdi (“fresciarille”) con ripieno di formaggio di capra e ruchetta selvatica (“aruche”); “Novità Corsisti 2014”, involtini di prosciutto crudo con nespole al profumo di limone e rose di pomodori; “Torrette Unitre”, patate e zucchine alla mentuccia con tocchetti di mozzarella e cascata di noci. La chef Angela sorpresa ed entusiasta dell’iniziativa e della partecipazione attiva dei suoi allieve ed allievi, può attestare con orgoglio e soddisfazione il raggiungimento degli obiettivi fissati in partenza, con il conseguimento delle solidi basi per una corretta abitudine alimentare; comprendendo, i corsisti, l’importanza della scelta di prodotti legati ad un determinato contesto territoriale e all’impiego di questi ultimi esclusivamente nei mesi in cui sono al massimo della loro freschezza e genuinità. Essendo proprio questo il messaggio che in cinque anni la docente di Gastronomia ha voluto trasmettere e portare personalmente sulle tavole di ogni famiglia, ringrazia e invita alla futura affluenza di persone spinte dalla passione per lo studio e per la valorizzazione dell’arte culinaria.


Da gennaio 2014 i centri trasfusionali della Provincia di Foggia sono stati chiusi. Le raccolte di sangue domenicali nell’hinterland dei 5 Reali Siti non saranno più effettuate per mancanza di pagamento delle quote straordinarie all’equipe e per la mancanza di organico. Solo nel paese di Carapelle, ci dice Massimo Samele presidente dell’Avis comunale, “il centro trasfusionale della nostra provincia ha perso almeno 70/80 sacche di sangue”. Non possiamo non immaginare se anche nei paesi di Orta Nova, Stornara, Stornarella e Ordona non ripristineranno le raccolte di sangue cosa potrebbe accadere. In un articolo sul giornale web - L’Immediato - si legge la denuncia

La sede del Partito Democratico di Carapelle nella notte del 19 maggio ha subito alcuni danneggiamenti da parte di ignoti che hanno fatto incursione e hanno messo a soqquadro l’intera struttura. Hanno rotto ben due finestre e messo sottosopra i documenti e addirittura anche il bagno. È un chiaro sintomo della trasformazione della politica in violenza, le istituzioni non riesco più a farsi carico di situazioni politiche che a volte sono talmente calde e sfociano in atti di violenza e alcune volte anche di razzismo. Se a Carapelle i vandali sono entrati dalla finestra della sede situata in pieno centro cittadino; A Foggia si sono succeduti veri e propri atti di sabotaggio e razzismo. A meno di una settimana al voto, la campagna elettorale, si legge da “Foggia Città Aperta”, si anima nei peggiori dei modi. Solo “Ieri abbiamo dato notizia delle minacce rivolte al Co-

dell’Associazione di Cerignola CittadinanzAttiva che vuole vederci chiaro e proprio per questo motivo si è interrogata sull’anomala sospensione delle raccolte di sangue nel territorio di Capitanata. La stessa ha fatto sapere in una nota indirizzata ai vertici dell’ASL e all’assessore regionale alla Sanità Elena Gentile. Le associazioni, riferiscono al giornale - l’Immediato -; “Nei vari incontri effettuati con dirigenti di dipartimento, prospettando tutte le varie problematiche, è stata data come risposta alle varie associazioni di donatori: “ci conviene comprare il sangue”. Un vero e proprio dramma secondo il direttore del Centro Trasfusionale dell’ospedale “Tatarella”

di Cerignola, Francesco Distefano “Siamo ancora nella fase, di autosufficienza, ma per l’estate non garantisco nulla. Aumentando le degenze, gli interventi, c’è necessità di elevati quantitativi di sangue. Da mattina a sera non facciamo che esaudire richieste di sacche che trasferiamo ai vari reparti, con una media giornaliera che si aggira in torno alle otto unità. Ma il problema è che se è molto semplice recuperare i gruppi A positivo, quei gruppi sanguigni particolari, i gruppi 0 positivo o di tipo Rh-negativo, mandano in tilt i centri trasfusionali degli ospedali. C’è il rischio di far saltare le sedute operatorie per gli interventi programmati. Il dramma è questo”.

mitato Lista Tsipras di Foggia - “Sparite comunisti di merda gay-lesbo-ebrei”:

minacce al comitato Tsipras - e oggi va registrato un nuovo atto vandalico” preceduto dall’incendio della sede di Forza Italia a San Marco in Lamis. Intanto arriva incoraggiamento e solidarietà per Carapelle dal segretario del PD foggiano, Raffaele Piemontese, commentando il triste evento: “C'è gente che odia la politica; ma non ci intimidiscono” e ancora “Siamo fiduciosi che le forze dell'ordine riescano ad individuare i responsabili e ci aiutino a comprendere cosa li abbia spinti a compiere un gesto tanto grave quanto stupido. Stupido soprattutto perché inutile: se l'obiettivo era intimidire i militanti ed i dirigenti del Partito Democratico, hanno commesso un errore di valutazione. La nostra comunità politica è salda e proseguirà, con il sostegno dei cittadini di Carapelle, a svolgere la propria missione politica e civica” conclude Piemontese.



Due nuovi libri dello scrittore Alfonso Maria Palomba sono in libreria da qualche settimana: il primo intitolato Carapelle. Da colonia borbonica a comune autonomo (Foggia, Editrice Parnaso di L.P. Marangelli, febbraio 2014), il secondo Unione o disunione… in mezzo al guado (Foggia, Edizioni del Rosone, giugno 2014). Ancora una volta l’autore è tornato, in altri termini, sui due temi fondamentali della sua produzione letteraria, ai quali ha dedicato nel tempo energia ed impegno, a testimonianza che si tratta per lo scrittore - presente ormai da quasi quattro decenni nel territorio dei «cinque reali siti» - di due autentiche “passioni”, pulsanti da sempre nel suo cuore e nella sua mente. Per saperne di più abbiamo rivolto all’autore cinque domande. Domanda: Ricordo ai lettori che Lei ha già dedicato altri libri alla storia di Carapelle - da In cammino verso Itaca (Foggia, Edizioni il Castello, 2008) a Carapelle. Dalla ripresa della vita democratica ai nostri giorni 1946 - 1978 (Foggia, Claudio Grenzi Editore, 2009); da Nani figuranti e ballerine (Foggia, Edizioni il Castello, 2010) a Nel convivio del tempo. Cinquant’anni di autonomia (Foggia, Edizioni il Castello, 2010) - ma quest’ultimo sembra essere il più significativo e il più completo. Cosa dice a tale proposito? Risposta: Credo proprio che Lei abbia colto nel segno. Le precedenti pubblicazioni, infatti, «raccontano» in modo parcellare segmenti di storia collettiva, mentre quest’ultima si configura come un’opera ampia ed articolata, che si fa apprezzare (almeno credo) e per la moltitudine delle informazioni in essa contenute e per la linearità della trattazione. Il libro ripercorre la storia di Carapelle, a far data dalla sua nascita (1774) ed attraversa ben 172 anni (sino alla fine della seconda guerra mondiale), fermandosi proprio là dove comincia il volume pubblicato nel 2009: si tratta di uno straordinario “viaggio nel tempo a bordo dell’astronave della memoria”, che consente al lettore di accedere alle memorie della comunità e di comprendere meglio la contemporaneità. D.: A chi è destinato il libro in modo specifico? R.: Ritengo che il volume sia destinato a tutti coloro che non vogliano solo «abitare» il piccolo centro di Carapelle, ma che vogliano soprattutto “amare” il proprio paese. In modo particolare, come sottolineo nell’introduzione, è rivolto, però, ai tanti ragazzi che affollano

oggi le aule scolastiche, perché imparino che, senza la memoria del “già vissuto”, non si può essere proiettati verso il futuro e il diveniente. D.: A proposito dell’altro libro Unione o disunione… in mezzo al guado cosa può dirci? R.: Con questo volume chiudo la trilogia dedicata all’Unione (I 5 Reali Siti. Storia, identità, prospettive. Perché l’Unione?, Fog-

gia, Edizioni il Castello, 2006; La lunga marcia verso l’Unione, Foggia, Edizioni del Rosone, 2009), lasciando d’ora in poi agli altri la possibilità di approfondire le problematiche proposte nei tre libri all’attenzione degli amministratori e dei lettori interessati. Nel terzo volume - quello di cui stiamo parlando ho cercato, da un lato, di far emergere la mia preoccupazione per il futuro della “polis

sovracomunale”, considerata l’indifferenza quasi generale creatasi intorno all’argomento, dall’ altro ho provato ad introdurre nel dibattito un tema concreto, come quello della sfida del turismo nei “cinque reali siti”. D.: Esiste, dunque, un problema di sopravvivenza per l’Unione? R.: Rispondo a questa domanda in modo affermativo, perché sono troppi i segnali negativi che mi pervengono da tutte le parti. Io credo che la responsabilità principale sia della politica, che non è stata in grado - per ragioni nel libro analizzate di parlare alla gente e di far comprendere come l’Unione sia un’opportunità e non certo una palla al piede per i diversi comuni. Penso, tuttavia, che possiamo ancora impedire il naufragio, se tutti cominciano a remare nella stessa direzione. D.: Come ha fatto a scrivere due libri contemporaneamente? R.: Intanto, l’otium concessomi dalla mia condizione di «pensionato» mi ha reso, da un lato, padrone del mio tempo - prima speso diversamente, in quanto affaccendato in tutt’altre faccende dall’altro mi ha consentito di coltivare meglio le due «passioni» più significative della mia vita, quella della ricerca storica e della politica. I due libri sono per me importanti: il primo è un atto di riconoscenza verso la comunità, che mi ha dato l’onore di essere per due volte sindaco; il secondo è lo scrigno nel quale ho raccolto il mio sogno di una “città sovracomunale”. Diranno i lettori se ho conseguito l’obiettivo.


Il risultato di spicco dei rampolli guidati dal maestro Gino Fiordelisi è il titolo regionale pugliese Under 12 femminile conquistato da Anita Di Pietro, trionfatrice presso lo Sporting Club “U. Vasti” di Massafra (Ta). “È una ragazzina in gamba, che col tempo sta venendo fuori e a settembre, dal 2 al 7 parteciperà ai Campionati Italiani Under 12 nella storica sede del T.C. Milano Bonacossa” sottolinea il tecnico Fiordelisi. La vittoria di Anita testimonia che lavorando con assiduità sul vivaio, prima o poi vengono fuori individualità di spicco. L’annata agonistica di Anita è iniziata a dicembre con un susseguirsi di vittorie. Le tappe trionfali dei “Trofei Nazionali di Capitanata” sono state quattro e si sono svolte a San Severo, Foggia, Manfredonia e Cerignola. Le presenze ai trofei Kinder e le relative vittorie ottenute alle tappe di San Severo, Matera, Bitonto e Foggia, hanno determinato la qualificazione di Anita al Master Finale Nazionale che si terrà alla fine del mese di Luglio presso la “Accademia Angiulli” di Bari. La vittoria più importante è stata senza ombra di dubbio quella dei “Campionati Regionali” affrontando le ragazze più brave della regione Puglia dove Anita ha ottenuto il suo exploit sconfiggendo tutte le avversarie e dimostrando una netta superiorità: Anita Di Pietro - Paola Frisario 6/2 6/4

Anita Di Pietro - Anna Basurto 6/2 - 4/6 - 6/4; Anita Di Pietro - Sara Clemente 6/2 - 6/2 (semifinale); Anita Di Pietro - Ivana Capozzi 6/4 - 7/6 (finale). Tanti i consensi raccolti dalla tennista ortese da parte del pubblico presente e dell’organizzazione con una coinvolgente proclamazione a “Campionessa Regionale Under 12”. Un “in bocca al lupo” ad Anita, da parte di tutta la redazione, in particolare dal nonno Annito, per una lodevole affermazione alle fasi finali di Bari e di Milano.


Anche quest’anno si è svolta la fase finale della Coppa Italia Uisp a squadre presso il Circolo Tennis “Anselmo Godio” di Cesenatico, con la partecipazione di tutte le Regioni d’Italia e riservata a tutti i tennisti che non hanno superato il limite di classifica Fit 4/5. La Puglia è stata rappresentata dal Circolo Tennis “2T” di Orta Nova che ha guadagnato il diritto a partecipare alla fase finale, avendo superato quella regionale svoltasi come tutti gli anni presso il complesso turistico di Pugnochiuso. In tale circostanza la squadra ortese ha superato prima il Circolo “Ataf” di Foggia ai quarti di finale, successivamente il “Manfredonia” ed in finale la compagine salentina del “Galatina”. La squadra composta dal presidente fondatore del circolo Fabrizio Turchiarelli e da Gaetano Lopes da Carapelle, Pino D’Agostino, Vito Turchiarelli e Salvatore Di Pietro da Orta Nova, ha battuto formazioni inizialmente più accreditate, raccogliendo ampi consensi da parte dell’Organizzazione e degli stessi avversari. Al primo turno gli agonisti della “2T” hanno battuto la squadra delle “Marche” guadagnandosi il passaggio ai quarti di finale. Dopodiché, affrontando i campioni uscenti rappresentati dalla squadra dell’ “Emilia Romagna” in una dura lotta di quattro ore circa, il circolo Ortese ha

avuto la meglio dopo un memorabile e spettacolare match di Fabrizio Turchiarelli nel suo singolo, ed una grande prova nell’incontro di doppio con Pino D’Agostino. La semifinale si è disputata contro la squadra finalista 2013 “Toscana 1”

sconfitta dopo tre incontri tiratissimi fino all’ultimo game. Lunedì 2 giugno si è svolta la finalissima contro la “Toscana 2” e già dal primo singolare, dominato dal carapellese Gaetano Lopes, si è avuta la sensazione che il dado fosse tratto. Il secondo singolare vinto nettamente da Fabrizio Turchiarelli, ha fornito la matematica certezza della vittoria. L’incontro di doppio condotto dai nostri Pino D’Agostino e da Salvatore Di Pietro, ha sancito il definitivo successo della nostra compagine, ponendo il sigillo finale alla competizione. La premiazione svoltasi nel pomeriggio è stata condotta dal presidente nazionale della Lega Uisp il quale si è complimentato con tutti i partecipanti per la sportività e lealtà dimostrata in campo, evidenziando che lo sport oltre ad essere un gioco è mezzo di confronto, socializzazione e divertimento. I complimenti più sinceri da parte della nostra Redazione vanno ai nostri ragazzi che hanno rappresentato con orgoglio ed onore la nostra regione e la nostra città, riuscendo nell’ardua impresa di conquistare per la seconda volta dalla sua istituzione la “Coppa Italia Uisp”. Grazie ragazzi.



“Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze”. Questa è la frase pronunciata da Eunice Kennedy Shiver a Chicago, ai primi giochi internazionali Special Olimpics nel 1968. Questa stessa frase è ora divenuta, non solo il giuramento dell’atleta partecipante a queste manifestazioni, ma anche fonte e principio d’ispirazione di tutte quelle associazioni che promuovono attività proposte, organizzate e attuate con e per gli atleti speciali. Ludwig Guttmann, neurologo e dirigente sportivo tedesco, naturalizzato britannico, è ritenuto il padre dello sport dei disabili. Il suo scopo fondamentale era quello di riuscire, tramite gli stimoli dello sport, a sviluppare in modo ottimale le capacità residue del disabile e a recuperare un buono stato psicologico al fine di recuperare la massima autonomia possibile ed una dignitosa qualità di vita. Negli ultimi decenni si è verificato un incremento della sensibilità culturale verso l’universo della disabilità, pertanto, anche il loro tempo libero è stato posto al centro di molti progetti di formazione e d’integrazione delle persona in quanto strumento di socializzazione e di sviluppo della personalità. L’Associazione “Straordinariamente Abili”, fondata su valori umani e cristiani al fine di donare servizi e aiuti fisici, psicologici e morali ai ragazzi e alle famiglie indigenti, ha curato diligentemente la preparazione atletica di alcuni ragazzi, nostri concittadini, facendo raggiungere loro ragguardevoli risultati. Inoltre, grazie alla collaborazione di alcune piscine della nostra

provincia, in particolare con la A.C.S. Reveille di Orta Nova, una moderna e attrezzata struttura aperta e sensibile alle tematiche sociali e non solo ma anche luogo sicuro e privilegiato di incontro e di socializzazione, grazie anche alla presenza di istruttori qualificati come il dott. Vincenzo Affatato, la dott.ssa Roberta Viola e la dott.ssa Melania D’Angelo, gli atleti hanno portato a casa risultati importanti. I Campionati Regionali di nuoto Fisidir si sono svolti il 13 Aprile 2014 presso l’impianto natatorio piscina Nicotel di Bisceglie. All’evento hanno partecipato 8 società per un totale di 112 atleti tra Livello Promozionale ed Agonistico. Questi i nostri campioni - Settore Promozionale: Maria Antonietta Artuso: Medaglia d’oro ai 25 rana, Medaglia d’oro ai 25 farfalla. Anna Laura Bolognini: Medaglia d’argento ai 25 stile, Medaglia d’argento alla staffetta, 4X25 stile femminile: Pasquale Di Pasquale: Medaglia d’oro ai 25 stile, Medaglia d’oro ai 25 dorso. Mentre, al Campionato Regionale Pugliese Finp 2014, svoltosi nel mese di aprile scorso, presso la piscina comunale di Castellana Grotte, la nostra neocampionessa Valentina Avella, nella classe S02, ha ottenuto la medaglia d’oro classificandosi al 1° posto nei 50 dorso con il tempo di 2,32”00. In un recente incontro Papa Francesco, parlando di sport, ha detto: “la pratica sportiva stimola a un sano superamento di se stessi e dei propri egoismi, allena lo spirito di sacrificio e, se ben impostato, favorisce la lealtà nei rapporti interper-

sonali, l’amicizia, il rispetto delle regole…”. Credo che questi nostri atleti abbiano saputo vivere la pratica sportiva in un modo “abile e straordinario”. Chiudo con una domanda. Questi nostri ragazzi che noi definiamo “disabili”, hanno dimostrato che attraverso lo sport si possono affrontare e superare barriere fisiche, psicologiche e caratteriali; alcuni di loro hanno vinto, altri no, ma hanno sicuramente “tentato con tutte le loro forze”… quanti di noi, “normodotati”, sarebbero capaci di vincere nella vita una così importante e significativa medaglia? Grazie Campioni!!!!


Salvo una volta, però, e la cosa fu per lui ancor amara perché era la vigilia di Natale del 1957, se non ricordo male. Per l’intera mattinata egli aveva afferrato con le mani le anguille e i capitoni vivi e sfuggenti, ficcandoli nei cuppe che poi porgeva al pescivendolo, il quale li pesava e intascava il danaro. Alle undici e mezza circa la ressa dei compratori intorno al banco dove Biase prestava la sua opera era cessata e nelle cassette erano rimaste solo le anguille più piccole, che nessuno aveva voluto, preferendo rivolgersi agli altri pescivendoli, e che nessuno avrebbe più comprato l’indomani o nei giorni seguenti perché gli ortesi mangiavano le anguille solo la sera della vigilia di Natale e le volevano grandi per diametro e lunghezza sia per arrostirle sulla brace che per friggerle. Biase però aveva per tempo messo da parte un cartoccio con dentro alcuni cåpemazze (le femmine delle anguille, che sono più grosse dei pur grossi capitoni) e lo aveva deposto in una cassetta separata dalle altre due contenenti le anguille piccole che aveva caricato sulla trainella. Aveva così cominciato il suo giro in anticipo per poter acchiappare al volo qualche massaia ritardataria che, non avendo davanti agli occhi le anguille di altri venditori, poteva essere convinta a comprare quelle di piccole dimensioni che egli aveva nelle due cassette. Uscito dal Largo Gesuitico, aveva attraversato Via Nazionale e imboccato Via Pergola. Era giunto a pochi metri dall’incrocio con Corso Italia quando mio padre, uscito di casa (abitavamo al n. 1 di Corso Italia),aveva svoltato proprio in quella stradina. “Buon giorno, cumbà Mechè, dove stai andando?”. “Devo tornare al mercato. Ho già comprato stamattina presto l’anguilla per me, ma Chiarina mi ha detto che stasera arriverà da Foggia mia sorella Antonietta con i figli e così vado a comprare un altro po’ di anguille. Comunque, giacchè ci sei, vieni che ti do un bottiglione di vino, che berrai alla mia salute per festeggiare la Santa Vigilia”. Biase conosceva papà fin da ragazzo,

l’offerta del vino era più che allettante per lui e, per un istante, egli era stato preso dallo scrupolo di tentare la fregatura ai danni di mio padre; ma era stato solo un istante, perché l’istinto del venditore e il desiderio di guadagno avevano preso subito il sopravvento ed egli aveva detto: “Che bisogno c’è di arrivare fino al mercato? Le anguille che si vendono là sono uguali a quelle che stanno in queste cassette. Prendile da me e io ti farò un buon prezzo e ti darò anche il buon peso per sdebitarmi del vino che mi offri!”.

Papà aveva guardato l’amico negli occhi, aveva guardato le anguille nelle cassette, aveva adocchiato il cartoccio posto nella terza cassetta e ne aveva immaginato il contenuto, pur non potendolo vedere, e alla fine aveva risposto: “Va bene. Intanto vieni che ti do il vino e tu mi prepari le anguille. Ne voglio un chilo”. Percorsero affiancati i pochi metri necessari per sbucare in Corso Italia e, appena svoltato l’angolo, Biase fermò la trainella davanti all’uscio di casa nostra. Papà mi chiamò: “Raffielù prendi il bottiglione di vino che sta dietro al tavolo della cucina e portalo qui!”. Obbedii e quando fui sull’uscio vidi Biase e guardai mio padre. Notai subito il sorrisetto che aveva agli angoli della bocca e soprattutto il lampo di malizia che brillava nei suoi bellissimi occhi azzurri (io, invece, ho preso da mamma il colorito bruno e il colore nero degli

occhi) e capii che stava per dire o per fare una delle sue trovate fulminanti. Nessuno più di me, infatti, conosceva il suo spirito arguto e la sua inclinazione alle battute di spirito e allo sfottò bonario. Infatti quando Biase gli porse il cartoccio pieno di anguille che, a vederlo, doveva certamente pesare più di un chilo, mio padre lo aprì, afferrò un’anguilla sottile come un’aguglia e poco più lunga di essa e fissandola disse, come se parlasse con una persona: “Tu vieni dall’America, così è scritto sui libri; mi sai dire allora com’è affondata l’Andrea Doria? (il nostro famoso transatlantico era affondato l’anno prima a seguito della collisione con la nave svedese Stokholm). Poi aveva accostato l’anguilla, che si torceva nella stretta della sua mano poderosa, all’orecchio e aveva annuito più volte col capo mentre diceva a bassa voce “Ah,sì? Ho capito, Ti ringrazio!”. Biase lo guardava sbalordito, a bocca aperta, ma prima che potesse pronunziare una sola parola, papà allontanò l’anguilla dall’orecchio e, rivolgendosi a lui, disse: “Cumbà Bjå, l’anguilla mi ha appena detto che lei non era ancora nata quando è successo quel fatto, però me lo possono raccontare bene il padre e la madre che stanno là dentro” e puntò l’indice contro il cartoccio che Biase aveva preparato per sé. Poi continuò, sempre sorridendo e con il medesimo tono di voce canzonatorio ma non offensivo: “perciò o mi dai i genitori di questa piccolina o vado al mercato a cercare qualche suo parente anziano, perché io ci tengo ad avere notizie precise da un testimone oculare!”. Biase inghiottì a vuoto un paio di volte, poi abbozzò; guardò mio padre negli occhi senza profferire parola, guardò soprattutto e a lungo il bottiglione di vino che io reggevo nelle mani e si arrese, emettendo un lungo sospiro. Prese il suo “cartoccio e lo porse a mio padre dicendo: “È un chilo e mezzo e tanto mi pagherai e al prezzo di mercato. Va bene?”. “Va bene” - rispose mio padre. Biase intascò il danaro, afferrò il bottiglione di vino e dovette sentirsi già meglio poiché riuscì a sorridere. Devo anche aggiungere che seppe essere all’altezza della situazione perché salutò mio padre dicendo: “Poi fammi sapere quello che ti diranno il padre, la madre e gli zii dell’anguilla che hai interrogato!”. Papà e io scoppiammo a ridere, ma anche lui rideva mentre si allontanava, spingendo la trainella, per continuare il suo giro. (Fine)


Il caldo ci allontana da forni e fornelli per prediligere ricette estive più fresche e magari dissetanti. Il periodo è anche occasione per rispolverare qualche antica ricetta, la nostra tradizione, quella contadina, conta moltissimi piatti dal buon gusto e dai sapori mediterranei. Per questo mese vi invito a degustare alcuni piatti, all’ombra di un pergolato o sulla terrazza di casa, all’insegna della sana cucina italiana. Si parte dal classico della cucina estiva di Capitanata per poi approdare in quella partenopea:

e lasciarle lievitare per almeno quattro ore. Infornarle a 200° Centigradi e cuocerle per almeno 20 minuti. Sfornarle e dividere la coppia. Risistemare le frittelle nella teglia e continuare la cottura per altri 20 minuti. Sfornarle e lasciarle raffreddare. Nel frattempo tagliare i pomodori e aggiungere il sale. Quando le friselle sono fredde, strofinatele con l'aglio, immergetele velocemente in acqua fredda, sfregatele con i pomodori, schiacciandoli da fare uscire il loro sugo, aggiungete l'olio e servire eventualmente con pomodorini ciliegia tagliati a metà, oppure aggiungendo il tonno.

Acquasale Ingredienti: Quattro fette di pane raffermo, del tipo a pagnotta; pomodori succosi, origano, sale, olio. (aglio, cipolla, tonno, capperi). È la versione estiva del pancotto: anche questo piatto antichissimo, è tipico della cucina contadina. La preparazione è semplicissima. Si inumidiscono le fette di pane, quanto basta a renderle morbide, quindi si condiscono con pomodorini succosi, schiacciati tra le dita in modo che il succo finisca sul pane, sale, origano e un filo d'olio d'oliva purissimo. Chi non ha problemi di digestione può aggiungervi tondini di cipolla fresca, tagliata sottilmente. Volendo, anziché crude le fette di pane possono essere preventivamente arrostite sulla brace, in questo caso, un ulteriore tocco di sapore potrà essere conferito strofinando sulla parte della fetta di pane che verrà condita con dell'aglio fresco. Per una versione più ricca possono essere condite con capperi e tonno sott'olio.

Bruschetta caprese

Friselle Ingredienti: 300 gr. di pomodorini maturi; 4 cucchiai di olio extravergine; 1 spicchio di aglio; 1 grappolo di pomodorini ciliegia; gr. 200 di tonno. Per la pasta: 250 gr. di farina di semola di grano duro; 250 gr. di farina bianca; 40 gr. di lievito di birra; sale q.b. La friselle chiamata anche frisedde o frise è un pane biscottato a lunga conservazione; un tempo una leccornia per i pescatori che le bagnavano nelle acque del mare. È anche la versione moderna dell'acqua-sale. Per preparare la pasta innanzitutto bisogna miscelare le farine poi versarle su di una spianatoia, formare la fontana cospargere una presa di sale e versare nella cavità l'acqua dove è stato disciolto, in precedenza, il lievito,impastare unendo altra acqua tiepida fino ad ottenere una pasta liscia e morbida. Formare dei rotoli di circa 3 cm. di spessore e lunghi 15 cm. unite all'estremità formando tante ciambelle e metterle a due a due l'una sull'altra. Disporre le doppie ciambelle sulla lastra del forno, rivestita in carta di alluminio

La bruschetta caprese è una tipica bontà partenopea, preparata con pane di grano duro tagliato a fette e abbrustolito, sul quale, dopo essere stato strofinato dell’aglio, vengono adagiati pezzetti di mozzarella di bufala, pomodorini ciliegino, basilico, origano, olive nere intere (meglio se di Gaeta), sale e olio extravergine di oliva. La bruschetta caprese è una delizia tutta mediterranea, che può fungere da sostanzioso antipasto, ma anche da secondo piatto fresco e veloce. Per preparare le bruschette capresi tagliate 4 fette di pane dello spessore di circa 2 cm e fatele abbrustolire da entrambi i lati sotto il grill del forno o su di una padella antiaderente. Quando si saranno dorate prendete ogni singola fetta di pane abbrustolito e strofinateci sopra uno spicchio d’aglio. Una volta preparate le fette di pane mettetele da parte e preparate gli ingredienti che vi serviranno per condire la bruschetta caprese. Scolate per bene la mozzarella di bufala e tagliatela a quadretti non troppo grossi; tagliate in quattro parti anche i pomodorini. In una ciotola versate la mozzarella, le olive nere, i pomodori tagliati in quarti. Unite il basilico spezzettato con le dita, l'origano, l'olio extravergine d'oliva e un pizzico di sale. Mescolate per bene, al fine di amalgamare i sapori. Disponete su di un piatto da portata le fette di pane abbrustolite e ricopritele con il preparato, diviso per ogni fetta in uguale misura. Cospargete le bruschette capresi con un poco di olio extravergine di oliva e servite.


“C’è veramente una vita nell’Haiku? Sì, perché gli Haiku sono dovunque e ognuno di noi è di per sé un poeta di Haiku, ne sia consapevole o no. Alcuni cominciano a scrivere Haiku fin da ragazzi, altri cominciano più tardi: in ogni caso si comincia.” Così scrive l’Ambascatore-poeta giapponese Araki Tadao, nella sua “riflessione sull’kaiku” al XXVIII premio Letterario Nazionale di Haiku 2014 svoltasi il 30 maggio scorso presso l’Istituto di Cultura Giapponese a Roma, in collaborazione con il Centro Urasenke diretto da MichiKo Nojiri, Haiku International Association, Associazione Italiana Amici dell’Haiku (fondata e diretta dalla poetessa Carla Vasio) e con il patrocinio dell’Ambasciata del Giappone in Italia. Tra i poeti (haijin) premiati finalisti c’è anche il nostro Mario Gravina. Gli kaiku dell’aijin Gravina, scrive la poetessa Momoko Kuroda, “hanno una bellissima scena descritta con parole misteriose”. Gli haiku di Mario Gravina, inoltre saranno tradotti nell’importante rivista Aoi in lingua giapponese. Per meglio conoscere questo tipo di poesia breve, ci piace riportare qui alcuni suoi componimenti di haiku che nella forma

classica sono composizioni di tre versi così disposti: primo verso (cinque sillabe), secondo verso (sette sillabe), terzo verso (cinque sillabe) per un totale di 17 sillabe. Congratulazioni al poeta (aijin) Carlo, che con questo riconoscimento importante per la poesia giapponese, ha portato il nome di Orta Nova nel continente nipponico.

1. Foglia dorata ubriaca di vento danza nell’aria.

6. Nell’uliveto foglie argentate tal la mia barba.

2. Neve di marzo incerto pettirosso al mio balcone.

7. Una lobelia m’invita a sostare azzurro vento.

3. Un bucaneve i tuoi occhi neri più di un fiore

8. Vento dauno grilli nella ristoppia verdi e gialli.

4. Afa di stelle si muovono nel vento ali di gufo.

9. Scarpe bagnate mio padre riposa odor di foglie.

5. Pioggia sul tetto nostalgici ricordi tuoni e vento.

10. Giardino zen petali di ciliegio sul mio capo.




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