Lo Sguardo sui 5 Reali Siti - Gennaio/Febbraio 2014

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New Orleans fu la prima grande città americana ad accogliere un grande numero di emigrati italiani, ancora prima che questi partissero da un territorio che si potesse ufficialmente chiamare Italia, ovvero prima dell'unificazione del 1861. Le storie di quegli emigrati non contemplano il passaggio per Ellis Island, non si sviluppano nella Little Italy di Manhattan: alcune di esse sono se possibile ancora più tragiche, in alcune parti. Spesso gli italiani prendevano il lavoro degli schiavi afroamericani che venivano liberati, e molti venivano pesantemente discriminati. Due esempi aiutano a capire il clima. Gli italiani che emigravano erano persone semplici: artigiani, alcuni scultori, soldati di fortuna, e musicisti. Nick La Rocca, emigrato dalla Sicilia, nei primi anni del secolo scorso fu il primo a registrare un disco jazz, e a portare il jazz in giro per gli Stati Uniti, da New York a Chicago: fu in qualche modo il mentore di Louis Armstrong. E diversi altri italiani erano famosi a quel tempo come i migliori musicisti di quella che iniziava ad essere la scena del jazz, che nacque in questa città americana. Qualche anno fa Renzo Arbore, ha realizzato a New Orleans una trasmissione televisiva, per Rai 2, per rendere omaggio a questi italiani pionieri del jazz, ospite Joseph Maselli, un italoamericano di origine delicetana che ha dedicato tutta una vita per l’italianità nella nazione delle stelle e strisce. Fino a quarant’anni fa si diceva che ci fossero 200mila italiani nella sola New Orleans. Da dati recenti si riscontra almeno 300mila, se non di più, e almeno 4/500mila nello Stato della Louisiana. Gli italiani sono in tutti i settori possibili del business. I sindaci di New Orleans e delle due città che insieme ad essa compongono la Greater New Orleans, Metairie e Kenner, sono tutti e tre di origine italiana. Ci sono famosi architetti, avvocati, uomini d'affari, manager, imprenditori, giudici: il capo della

Corte Suprema della Louisiana era fino ad alcuni anni fa un italoamericano. Ci sono molti medici, incluso uno molto famoso di nome John Adriani, deceduto anni fa, che fu considerato il padre della moderna anestesia. A New Orleans esiste l'American Italian Museum, la più importante istituzione che ha la finalità di raccontare la storia degli italiani che giunsero nel sud est degli Stati

Uniti. L’idea di un museo e di un centro culturale venne a Joseph Maselli, nato nel New Jersey, in una famiglia di emigranti di Deliceto, nella quale si parlava italiano: fu solo quando iniziò ad andare a scuola che imparò l'inglese. Durante la seconda guerra mondiale si spostò a New Orleans, dove incontrò la donna della sua vita di origine siciliana, Antonietta Cammarata, frequentò l'università, si laureò ed aprì la sua attività che crebbe dal nulla ed ancora oggi, a cinque anni dalla sua morte avvenuta all’età di 85 anni, è di grande successo. Oltre 40 anni fa iniziò ad interessarsi su come preservare e celebrare la cultura italiana e quella italoamericana, sentendo di appartenere ad entrambe. Fondò la Italian-American Federation

of the Southeast, che aggregava per la prima volta 30 associazioni di tutto il sud est. Mise insieme un gruppo di personalità di successo italoamericane, avvocati, dottori, uomini d'affari, e insieme fondarono la American Italian Renaissance Foundation Museum and Research Library, la prima organizzazione di questo tipo nel sud. Fu anche tra i membri fondatori della Niaf, e poi fu consigliere per le questioni etniche dei presidenti Ford, Carter, Reagan e Bush padre. Nel 1973 fondò anche l'Italian American Digest, un giornale che ancora oggi viene pubblicato, per informare sui valori che contraddistinguevano gli italiani emigrati nel sud est: la famiglia, il lavoro duro, l'educazione. L'American Italian Museum di New Orleans, nel centro della città, fu inaugurato nel 1974: quest’anno festeggerà il quarantesimo anniversario. Nel museo ci sono molte testimonianze che raccontano alcune storie di italiani che arrivarono a New Orleans e nel Sud est degli Stati Uniti: fotografie, oggetti, articoli, lettere che riguardano i viaggi, gli inizi difficoltosi, le prime società che li raggruppavano, la religione, i festival e poi naturalmente la musica. In questi primi quarant’anni il centro culturale è stato promotore di un festival dell'italianità; ha organizzato corsi di lingua italiana; eventi, conferenze, presentazioni e concerti, viaggi in Italia; e un festival del cinema italiano. Inoltre c’è l’opportunità di fare ricerche genealogiche per scoprire le origini italiane; ospita ricercatori che da tutti gli Stati Uniti vengono per documentarsi circa la storia italiana. Il centro culturale contiene più di 400 testimonianze in voce circa l'emigrazione italiana, documenti che riguardano 25mila emigrati, e la più nutrita biblioteca degli Stati Uniti per quanto riguarda i libri sull'esperienza italoamericana: più di 5.500. A presiedere il Centro Culturale e il Museo dal 2009 c’è il figlio Frank.


La situazione è grave, ma non è seria, direbbe Ennio Flaviano (Pescara, 1910 Roma, 1972) dinanzi a quello che sta oggi accadendo nel nostro Paese. Che l’Italia stia oggi vivendo un momento storico particolarmente delicato è sotto gli occhi di tutti: il Paese, infatti, si trova in una morsa storica di ampia portata, contrassegnata non solo da una crisi politica senza precedenti, ma anche e soprattutto da una profonda crisi morale, oltre che da una congiuntura economico-finanziaria evocatrice di scenari postbellici che si pensava ormai superati da tempo. Ad ogni livello dilagano disagio, sfiducia, preoccupazione (v. il movimento dei forconi), mentre, giorno dopo giorno, la cronaca politica porta alla scoperta di sconcertanti tassi di inquinamento della legalità, tali da far arrossire perfino i corrotti di Tangentopoli che, in confronto alle <magagne> - mi si perdoni l’eufemismo - registratesi nella maggior parte delle regioni italiane, appaiono oggi semplici <ladri di galline>. Eppure, mentre tutto questo accade nel Paese reale, la politica continua a cincischiare, dando di sé uno spettacolo <immondo>, che serve solo ad aumentare la disaffezione dei cittadini nei confronti dei propri rappresentanti. Tutto quello che è accaduto mercoledì 29 gennaio 2014 alla Camera dei deputati è il segno evidente dell’imbarbarimento della politica che, in un frangente come quello attuale, trova solo il modo per dare spazio alla rissa, agli schiaffi, agli insulti, alle accuse e alla bagarre. Non è possibile,infatti, per qualunque cittadino dotato di buon senso, legittimare in alcun modo atti e comportamenti totalmente estranei alla pratica democratica, dalla furibonda protesta del M5S messa in atto in seguito alla <ghigliottina> applicata da Laura Boldrini (presidente della Camera) sul decreto Imu-Bankitalia alla richiesta insensata di impeachment presentata dai grillini nei confronti del presidente della Repubblica, dall’occupazione fisica dei locali delle Commissioni (Giustizia, Affari costituzionali) alla pioggia di querele per ingiurie piovuta sulla testa dell’on. Massimo Felice De Rosa (M5S) per aver oltraggiato le deputate del Pd con frasi irripetibili, dalla vicenda del questore Stefano Dambruoso (Scelta civica), accusato di aver preso a sberle l’on. Loredana Lupo (M5S) al violento alterco registratosi

in sala stampa tra Roberto Speranza (Pd) e Alessandro Di Battista (M5S). Quanto è successo - horribile visu - è servito solo ad accreditare, da un lato, la classe politica attuale come più chiassosa ed inconcludente di un pollaio, dall’altro a mettere sul tappeto il problema della selezione della classe dirigente, che non può assolutamente essere ricondotta ad una questione di ricambio anagrafico o di genere, come pure da più parti si sostiene oggi sull’onda della spinta del concetto di <rottamazione> di matrice renziana. Non servono, infatti, uomini <giovani> e donne <giovani>, ma cervelli (non importa se di uomini o di donne) che pensino al meglio per questo Paese, che sappiano promuovere le condizioni per una convivenza civile più equa e solidale e che sappiano operare in termini di proposta e di novità, perché, in un’Italia che da molti anni soffre le pesanti conseguenze della più difficile crisi del secondo dopoguerra, è urgente dare risposte sollecite ai problemi dell’economia, ai disoccupati, alle famiglie che non riescono ad arrivare alla terza settimana, alle imprese, ai giovani - uomini e donne - in cerca di un’occupazione che non c’è, dopo aver vinto il <gattopardismo> di chi si adopera nell’ombra perché tutto rimanga così com’è. Il cambiamento - da tutti invocato - però, non è certo un intervento epidermico o di semplice riforma dei modelli elettorali, come

si crede oggi a proposito dell’Italicum, generato dalle <relazioni pericolose> in atto tra Renzi e Berlusconi, perché, invece, occorre una <revisione etica> di portata sostanziale, tale da configurarsi come prospettiva di un nuovo profilo di uomo (e, quindi, di cittadino) e di una nuova immagine di società. Una <bella> impresa davvero, se si considera il livello di degradazione morale diffuso nella società odierna, dalle baby squillo di Roma alle imprese di Batman, dai folli acquisti dei consiglieri regionali di tutta Italia ai 1234 appartamenti fantasmi della signora Armellini: per uscire dal tunnel (o, meglio, per provare ad uscire dal tunnel) occorre un serio investimento sulla scuola e sulla formazione, le uniche vie possibili per riconquiste valoriali non più differibili e per introdurre, quindi, i necessari anticorpi per vincere le varie forme di disagio sociale e le innumerevoli sacche di illegalità diffuse nel Paese. Quello che serve oggi è l’assunzione di responsabilità da parte di tutti, da parte dei politici che non possono più vivacchiare alla giornata, senza uno slancio ideale attento e rispettoso del bene comune, ma anche da parte dei cittadini che devono sapersi riappropriare dei propri spazi di contributo alla vita pubblica, attraverso la partecipazione e la cittadinanza attiva. In questi tempi difficili si tratta dell’ultima chiamata, prima di scivolare nel caos.


Orta Nova: Al via il totocandidato Ebbene si, siamo in pre-campagna elettorale per l’elezione del prossimo sindaco di Orta Nova, in questa competizione ci sarà anche il prof. Pasquale Ruscitto, che ha ufficializzato, in un incontro pubblico, il suo ritorno in campo. L’ex sindaco socialista ha dato la sua disponibilità a patto che siano proposte liste ed idee nuove. All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, esponenti dell’Orta Nova che Vorrei di Gianluca Di Giovine, del Movimento 5 Stelle di Orta Nova, e di Socialismo Dauno, la presenza di questi tre movimenti politici va intesa come una apertura al dialogo, non si può dare per certo un supporto all’ex sindaco Ruscitto. Sembra sempre più probabile la candidatura dell’ex sindaco Iaia Calvio, che sta sondando il campo con il PD nella speranza di avvicinare giovani e persone nuove, volenterose di offrire il loro contributo alla causa lanciata con il “J’Accuse” al malaffare politico. Nel centrodestra sempre più ricorrenti i nomi dell’ex sindaco Peppino Moscarella e del suo ex vice sindaco Dino Tarantino, il tutto da concordare tra Forza Italia, Alleanza Popolare (ex AN), Orta Nova Futura, Fratelli d’Italia e Noi di Destra di Alfredo Ballatore, arbitro di questa sfida il coordinatore provinciale di Forza Italia Franco Landella, che vorrebbe far convergere l’intero centro destra verso una candidatura unitaria. Mancano due mesi al termine utile per la presentazione delle liste, nel frattempo il via al totocandidatura. La memoria storica dell’ANFCG di Orta Nova Anche quest’anno si aperto con una grande programmazione per la sezione ortese dell’ANFCDG presieduta da Saverio Pandiscia, all’insegna del ricordare la storia dei nostri Padri e del nostro Paese. Il 1° di gennaio presso la Chiesa Madre SS. Addolorata c’è stata una larga partecipazione alla Giornata Mondiale della Pace. Il 20 gennaio è stato ricordato con una celebrazione religiosa il 13° anniversario della dipartita di Mons: Michele Ventrella. Poi dal 27 al 31 gennaio si è svolta la 12ª edizione della Settimana della Memoria con incontri con le scolaresche di Orta Nova, infine il 9 febbraio presso la Chiesa B.M.V. dell’Altomare è stata celebrata la Giornata del Ricordo (Foibe). Anche tre ortesi tra i morti delle fobie “La giornata del Ricordo” è l’occasione per celebrare e ricordare le vittime italiani tra il 1943 e i primi anni ’50 del secolo scorso delle persecuzioni jugoslave. Il dramma del popolo giuliniano-dalmata fu scatenato dall’odio e dalla furia sanguinaria annessionistica slavo, che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica, perché italiani. Questo triste evento ha coinvolto anche la nostra Regione e la nostra provincia. Tra i trucidati e infobiati pugliesi anche gli ortesi Gregorio La Coppola, Natale Netti e Antonio Mennea, questo emerge dalla prima pubblicazione di un elenco delle vittime. Carapelle: nel Consiglio Comunale arriva Michele Tarantino Torna il sereno in seno all'Amministrazione Comunale di Carapelle guidata da Remo Capuozzo, insiedatasi nel piccolo centro dei Cinque Reali Siti appena sette mesi fa. Infatti nella giornata del 5 febbraio il Consiglio Comunale si è riunito per procedere alla surroga di Michele

Tarantino, secondo dei non eletti nella Lista Civica “Ricominciamo per Carapelle”, che così entra ufficialmente nell'assise consiliare per sostenere la Maggioranza. Si pone così la parola fine a una complessa situazione amministrativa della res publica, nata dapprima lo scorso 20 gennaio con le dimissioni irrevocabili (ex D. Lgs. 267/00) della consigliera Maria Patrizia Fini motivate con “l'assenza di presupposti per farmi proseguire l'esperienza politica e pertanto anche la mia presenza in Consiglio Comunale” e resa ancor più difficile dopo otto giorni con la revoca, da parte di Capuozzo, dall'incarico di vicesindaco e assessore con delega al Personale nei confronti consigliere Vincenzo De Lillo perché “dalla metà di dicembre, sebbene più volte e formalmente convocato, stante la mancanza di ogni e qualsiasi formale giustificazione, De Lillo non ha espletato ai suoi incarichi, come risulta dagli atti”, si legge nella lettera firmata dal primo cittadino. Alla signora Fini sarebbe dovuto subentrare, quale primo dei non eletti della lista civica “Ricominciamo per Carapelle” Matteo Caputo, che tuttavia ha rinunciato all'incarico, pur senza darne una motivazione. Così nella riunione di stamattina, in cui non è emersa la decisione di De Lillo se continuare comunque a sostenere la Maggioranza o passare tra i banchi della opposizione, si è insediato in Consiglio Michele Tarantino. In attesa di capire a chi assegnerà l'incarico come suo vice, Remo Capuozzo ci fa sapere in esclusiva di “non essere preoccupato per la situazione politica di Carapelle: i contrasti con alcuni consiglieri, andati via per loro volontà, rientrano nella normale attività di un'amministrazione comunale, soprattutto se avviene nei primi mesi di vita”. Mantengono invece, almeno per il momento, il silenzio i “dissidenti” Fini e De Lillo: “racconteremo con calma la nostra verità e le nostre difficoltà nel lavorare con la Maggioranza per il bene della collettività”, si limitano a confidarci senza riuscire a nascondere nelle loro parole sentimenti di amarezza e delusione per il modo in cui è sfociata l'intera vicenda. Intanto la Minoranza, composta dagli ex candidati sindaci Saverio Sardella, Nunzia Tarantino e Umberto Di Michele, chiede a gran voce lo scioglimento anticipato dell'intera Amministrazione Comunale e il ritorno alle elezioni. Saverio Gaeta Studenti dell’Olivetti incontrano i Maestri del Lavoro I Maestri del Lavoro del Consolato Provinciale di Foggia, nell’aula Magna dell’Istituto “A. Olivetti” di Orta Nova, hanno incontrato gli studenti liceali delle 3-4-5 classi. L’incontro si è svolto sul tema: “Conoscenza del Territorio - sua evoluzione”. Il Dirigente Scolastico Prof. Leonardo Cendamo, ha aperto i lavori presentando l’iniziativa e auspicando che questo sia il primo di altri incontri volti ad agevolare l’aggiornamento professionale e culturale degli studenti. Il Console Provinciale dei Maestri del Lavoro, Roberto Bauco ha illustrato la figura del Maestro del Lavoro, evidenziando i meriti per cui vengono insigniti della “Stella al Merito del Lavoro”. Ha proseguito rappresentando la storia del Consolato di Foggia dalla sua costituzione, nel 1963, fino ad oggi. Il Dott. Giovanni de Seneen nella sua esposizione dopo aver posto in evidenza le differenze delle condizioni territoriali fra le diverse Province pugliesi ha sottolineato come la Pro-

vincia di Foggia nella sua evoluzione è stata sede in passato di varie zone paludose e malariche. Come, per la situazione geografica (pianura posta tra i monti del Sub Appennino Dauno e il Gargano, è quella più a rischio idrogeologico e la bonifica idraulica ha permesso di mettere a coltura i terreni trasformando il Tavoliere (la seconda pianura d’Italia) tra le zone più fertili del mezzogiorno. L’irrigazione con i pozzi e con i comprensori pubblici (Fortore - Ofanto) ha permesso di poter irrigare varie superfici con l’introduzione di insediamenti produttivi in regime irriguo e con un aumento della produzione lorda vendibile e dall’impiego di manodopera. È necessario però che il rischio idrogeologico venga sempre tenuto in attenta considerazione con una serie di interventi, senza i quali, può essere minata la stabilità del territorio. Maria Giuseppa l’ultra centenaria Ogni giorno è un inno alla vita per Maria Giuseppa Cignarella di 106 anni e 7 mesi. Nata il 20 luglio del 1907 a S. Andrea di Conza in provincia di Avellino a 21 anni sposa ad Orta Nova Amalio Bellino. Dal matrimonio nascono ben 10 figli: Vincenzo, Maria, Michele (morto prematuramente), Alfredo, Antonio, Michele, Elia, Amedeo (morto all’età di 3 anni nel corso di un mitragliamento da parte dei tedeschi il 23 agosto del 1943 nella stazione ferroviaria di Rocchetta S. Antonio. Papà Amalio era andato a S. Andrea di Conza a riprendere i suoi figli, nell’attesa dell’arrivo del treno per Foggia avvenne l’incursione bellica) Amedeo e Rita. Un doveroso ringraziamento per gli auguri natalizi a: Associazione Nazionale Carabinieri Sezione di Orta Nova, Avis Sezione Comunale di Orta Nova, Comunità Scolastica del 2° Circolo Didattico di Orta Nova, Anffas onlus Sede di Orta Nova, il Sindaco Rocco Calamita e l’Amministrazione Comunale di Stornara e in particolare a suor Maria Grazia del Monastero delle Clarisse di Foligno. Lutto L’Editore Annito Di Pietro, il Direttore Michele Campanaro e la redazione tutta piangono insieme ad Incoronata, Camilla e Silvia Mauriello la perdita del caro amico Potito. *** È venuto a mancare agli affetti dei suoi cari Nicola Pasqua, imprenditore. Annito Di Pietro, il Direttore e la redazione tutta partecipano al dolore della moglie, dei figli, dei nipoti e dei parenti tutti. *** Annito Di Pietro e la redazione tutta si uniscono al cordoglio di Don Giacomo Cirulli per la perdita dell’amatissimo padre. *** È con immenso dolore che apprendiamo della dipartita del dr. Andrea De Sanctis-Farmacista, L’editore e la redazione tutta si uniscono al cordoglio della moglie e dei figli.


Nella sala della Rimembranza del Palazzo Gesuitico in Orta Nova è avvenuta la presentazione di un’opera a lungo sognata “Il vento tra le spighe” ideata e progettata da Annito Di Pietro. Si sa, i sogni ci accompagnano per tutta la via. Sono i motori propulsori che ci stimolano ad intravedere ed intraprendere altri possibili percorsi, altre mete ed inducono, se fortemente sentiti e vissuti, ad una costruttiva e proficua tensione verso il raggiungimento del traguardo agognato. È proprio quello che è accaduto ad Annito Di Pietro. Persona dai mille interessi, fondatore e presidente dell’Associazione Culturale “L’Ortese”, creatore ed editore da più di un decennio del giornale locale “l’Ortese”ed ora “Lo sguardo sui cinque Reali Siti”, che offre al lettore ampia varietà di notizie e notevoli spunti di riflessione sugli argomenti di attualità socio-culturali del territorio; inoltre, infaticabile organizzatore, con il direttore Michele Campanaro, di eventi culturali di alto profilo (“La settimana della cultura”, Il premio annuale “L’Ortese nel mondo” ed altro), Delegato Regionale A.n.po.s.di. e Vicepresidente dell’Unitre dei Cinque Reali Siti, efficace mezzo di promozione sociale attraverso la formazione permanente. Nella sua vita è riuscito a vedere realizzati molti dei sogni che fremevano nel suo animo, ma quest’ultimo, per lui, era davvero quello che doveva coronarli tutti, il fiore all’occhiello della sua laboriosa e feconda vita sociale e culturale: la realizzazione e la pubblicazione di un’opera che raccogliesse la storia completa del suo paese: Orta Nova. Ebbene, il sogno è divenuto realtà. In una sala gremita di personalità del mondo

culturale e civile, dell’imprenditoria e del lavoro, presenti tantissimi amici e compaesani, Annito, visibilmente commosso ed emozionato, nel suo intervento ha spiegato come questo grande sogno si sia trasformato in stupenda realtà grazie al lavoro di tanti amici ed al contributo finanziario di un “galantuomo”, come l’ha definito lui presentandolo, tale geom.Giuseppe Maffione, imprenditore del posto. L’opera, costituita da quattro volumi, curati integralmente dalla prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere, Presidente dell’Unitre, Socia del centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia e studiosa sensibilissima al sociale,

raccoglie la storia, gli usi ed i costumi relativi al territorio ortese, in un escursus storico che va dal Paleolitico ai giorni nostri. L’ampia trattazione si è avvalsa del lavoro certosino di un gran numero di studiosi e ricercatori indigeni, che hanno contribuito a tessere in modo dettagliato e senza soluzione di continuità il lungo periodo, colmando quei vuoti storici presenti nella bibliografia preesistente. Il titolo “Il vento tra le spighe”, afferma Annito, “configura la natura ed il clima del nostro territorio; è la storia rivista aggiornata e completata alla luce dei più recenti studi (…) Con questo lavoro si è cercato di rammendare una tela scomposta e strappata in più punti, creandone un unico ed organico documento”. L’opera è infatti la fitta trama di una comunità che sin dal principio ha tessuto l’ordito per comporre nel tempo la tela della propria identità. I primi tre volumi trattano, ognuno, un particolare periodo storico. Il primo ha come tema “Origini - Il feudo di Orta Nova” e accoglie una brillante sintesi di alcuni studi recenti in archeologia, tratta da una ricognizione della vasta stratificazione del territorio in oggetto, in un arco temporale che va dal Paleolitico al Medioevo avanzato, ad opera della eccellentissima succitata prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere. Si scopre, nella chiara e dettagliata trattazione, come in tali territori in continua evoluzione, ciclicamente invasi da popolazioni provenienti da paesi diversi e spesso assai ostili, emerga l’essenza dell’umanesimo greco, ma anche latino e più tardi cristiano.


Il secondo quaderno ha per sottotitolo “Orta Nova dal 1600 all’Unità d’Italia”. In esso sono contenuti, in un filo conduttore organico ed unitario che contraddistingue tutta l’opera, alcuni aspetti della storia di Orta Nova compresi tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XIX. I rilevanti approfondimenti di Antonio De Carolis consentono di comprendere come sia andata configurandosi la storia locale nei secoli da “Orta durante la dominazione spagnola” sino ai Movimenti precedenti l’unità d’Italia con considerazioni sulle condizioni di vita delle popolazioni in campo agricolo e culturale. Segue lo studio di Francesco Capriglione, il quale affronta i nodi centrali del rapporto tra “Chiesa locale e Unità nazionale” nel passaggio dai Borbone ai Savoia, attraverso cui rintracciare il senso profondo di molti fenomeni sociali, economici e politici rinvenibili anche a livello nazionale. Il terzo volume narra “Gli avvenimenti storici dal 1860 al 1974”. Sono gli anni più densi di eventi e di mutamenti rilevanti sia per l’Italia che per l’Europa intera. Periodo di grande interesse, narrato serratamente da Raffaele Colucci, il quale affronta il tema dell’Unità d’Italia, attraverso la prima e la seconda guerra mondiale fino agli anni ottanta. Il periodo analizza non solo gli eventi bellici, ma, attraverso numerose testimonianze e varietà di documenti, racconta come tali avvenimenti siano stati vissuti dagli “ortesi” e quali risonanze abbiano avuto nelle coscienze, evidenziando così le non poche implicazioni politiche, economiche, sociali e morali. Il quarto volume è sottotitolato “La vecchia Orta Nova - Storia, costume e vita”: raccoglie i notevoli contributi di una folta schiera di “ortesi” storici, ricercatori, testimoni che narrano i riti, le tradizioni, la vita nella sua quotidianità e

delineano numerose figure di compaesani che hanno lasciato tracce indelebili nella memoria collettiva. S’indaga inoltre sul permanere, l’evolversi e il decadere di quel patrimonio di valori all’interno della società ortese; la fede ed i principi etici sempre più latenti nelle giovani generazioni e l’erosione continua della solidarietà, propria della cultura contadina, gradualmente soppiantata da nuovi modelli culturali orientati al consumismo, all’individualismo e al narcisismo. I quattro volumi, dall’elegante e raffinata veste grafica, ricchi di immagini di reperti archeologici, di fotografie, di tavole e do-

cumenti storici, presentano copertine diverse l’una dall’altra. Sono riproduzioni artistiche di simbolici ed identitari ambienti ortesi, progettate e realizzate ad acquerello dalla pittrice poetessa e socia Anposdi professoressa Angela Mastropietro. Le quattro opere sono state riprodotte anche serigraficamente in quaranta esemplare numerati, quattro delle quali, debitamente incorniciate, sono state date in dono ai relatori della manifestazione. Serata quindi di grande interesse e di sicuro coinvolgimento emotivo grazie anche agli appassionati e brillanti interventi dei relatori presenti. La presentazione dettagliata di tutta l’opera, sintetizzata da Annito Di Pietro, è avvenuta da parte della prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere, che ha spiegato come sia stato necessario ed impegnativo dare solida organicità ed un “continuum storico” ai vari contributi offerti. Il dottor Filippo Santigliano, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, saggista e storico, profondo conoscitore del territorio in oggetto, rivestendo il ruolo del moderatore, ha stimolato la discussione avvalorandone i contenuti. Immane ha ritenuto il lavoro che ha richiesto un’opera di così grande spessore storico-scientifico e socioculturale, congratulandosi con tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione della stessa. È stata poi la volta del professore Franco Bellino, ortese, Ordinario di Filosofia Morale, Etica della Comunicazione e Bioetica e Direttore del Dipartimento dell’Università di Bari. Nel suo dotto, appassionato ed articolato intervento, si è soffermato sul concetto di storia e sulla necessità, ora più che mai, di offrire alle nuove generazioni la sempre più profonda consapevolezza dell’ identità socio-culturale, attraverso lo studio del territorio dove affondano le proprie radici. La conoscenza dei mutamenti lenti ma inequivocabili delle idee, dei processi, dei modi di essere e di operare delle popolazioni che ci hanno preceduti e che ci hanno consegnato quel ricco bagaglio inestimabile di cultura e di valori che sono il vero patrimonio di ciascun essere umano. Applausi a tutto campo e grande e sincero ringraziamento dei presenti a tutti quelli, davvero tanti, che hanno reso possibile un’opera tanto ampia quanto importante, destinata ad essere un caposaldo dell’ortesità, e non solo, da cui le future generazioni attingeranno linfa vitale per continuare ad essere consapevolmente dei veri ortesi. (Hanno collaborato all’opera: Luigi Battaglini, Michele Campanaro, Francesco Capriglione, Raffaele Colucci, Antonio De Carolis, Annito Di Pietro, Potito Di Pietro, Francesco Lacerenza, Saverio Ladogana, Saverio Latorre, Lucia Lopriore, Rocchina Morgese, Don Luigi Nardella, Savino Roggia, Caterina Sinisi, Davide Shama e Angela Mastropietro, per le copertine).


Inizio d'anno col botto per la politica ortese. Infatti l'Amministrazione guidata da Maria Rosaria Calvio è stata sfiduciata da ben 9 consiglieri di Minoranza ed è stata così costretta ad interrompere la gestione della res publica a Palazzo di Città. I nomi firmatari della mozione, protocollata il 13 gennaio scroso, sono Giuseppe Moscarella, Dino Tarantino, Michele Antonio Porcelli, Nicola Maffione, Antonio Curci, Dino Russo, Antonio Bellino, Massimo Costantini e Gerardo Lacerenza: i primi cinque eletti in seno all'opposizione, gli altri quattro vi hanno aderito dopo aperti contrasti con l'Amministrazione Comunale. Veemente è stata la reazione dell'ex sindaco quando ha saputo la notizia, che ha raccontato con rabbia e determinazione, in una Piazza Nenni gremita come non mai, quanto vissuto in questi due anni e mezzo. Accanto a lei gli assessori e i consiglieri suoi sostenitori sin dal primo momento di insediamento. “Ho dovuto subire pressioni, ricatti e richieste di favoritismi da questi consiglieri” tuona la Calvio, che non si rifiuta di raccontare episodi incresciosi caratterizzanti il suo operato, partendo dall’ “insipienza di alcuni dipendenti comunali che hanno guadagnato negli ultimi dieci anni ben 55.000 euro in più rispetto allo stipendio base e alcuni dei quali, come nell'Ufficio Protocollo, facevano tutto fuorché lavorare, diventando la gola profonda dei sabotatori”. L'avvocato piddino parte quindi all'attacco, davanti ad attoniti cittadini: “I casi di clientelismo sono tantissimi: si va da chi mi ha chiesto terreni cimiteriali all'affidamento di lavori a professionisti amici e in cambio di denaro, passando dall'assunzione alla Gema di un figlio di un ex amministratore fino al viaggio, tutto a spese dei cittadini, per omaggiare un'ortese, residente a Torino e parente del consigliere Tarantino, che aveva compiuto 100 anni”. Feroce la presa di posizione contro tutti e i nove consiglieri, definiti manigoldi e vigliacchi: “Porcelli e Maffione non sono mai stati propositivi pur condividendo la cattiva gestione del periodo di Moscarella: infatti avevo chiesto loro una mano per risolvere la questione PIP ma non mi hanno ascoltato. Costantini, eletto con appena 42 voti, mi invitò a mandare

Dopo il riconoscimento di “Agenzia Top Sud Italia” da parte di Costa Crociere, che l’ha - meritatamente - inserita tra le prime cinquecento qualificate agenzie turistiche italiane; ecco spuntare un nuovo riconoscimento per l’Agenzia Viaggi “Materfilius” di Orta Nova, che giunge inatteso ad appena pochi mesi dal compimento del venticinquesimo anno di attività (7 luglio 1988 - 7 luglio 2013), di questa ormai storica impresa commerciale divenuta sinonimo di vacanza, in tutto il territorio di Capitanata ed oltre. La preziosa targa, è stata consegnata a Rimini lo scorso 18 ottobre, direttamente dal Responsabile Delegato di Trenitalia - Gruppo Ferrovie dello Stato Italiano. Poche le parole incise: “Per l’attività svolta con professionalità e dedizione, ottenendo la migliore performance nella Regione Puglia, per l’anno 2013”; ma che la dicono lunga sul lavoro

a Fiuggi come accompagnatrice per il soggiorno estivo rivolto agli anziani una persona a lui vicino anziché la sig.ra Del Vento che ci va da anni e gratuitamente; inoltre quando gli diedi la delega ai Servizi Sociali, entrava nell'ufficio e con i piedi sul tavolo comandava a tutti esigendo che gli venisse portato il caffè. Bellino ebbe il coraggio di dirmi di non far entrare Lorenzo Annese (l'unico a sosternerci gratuitamente e perciò criticato) nella Maggioranza perché è cresciuto in un nido diverso: parla proprio lui che ha gabbato tutti, la coerenza in bocca a te diventa bestemmia. Curci mi chiese un terreno vicino al suo distributore di benzina perché prima o poi gli avrebbero revocato la concessione e lui doveva pensare a dare un futuro alla propria famiglia.” Infatti l'accusa più pesante, verso un consigliere che ha deluso più di tutti: “Lacerenza a dicembre, quando aveva deciso di tornare a darci una mano, si arrabbiò inspiegabilmente quando parlammo dei debiti fuori bilancio ereditati dall'Amministrazione Moscarella, soprattutto per le inutili

portato avanti con grande dedizione negli anni, dal suo titolare Romeo Patruno. Gli abbiamo domandato quale sia il segreto di tanto successo. Ci ha così risposto: “Senz’altro una grande passione, la stessa che mi ha consentito di superare quegli inizi in sordina nella storica sede di via Roma, 32 e di conquistare un monopolio quasi assoluto nei Cinque Reali Siti, detenuto per più di un ventennio. Sono tante le soddisfazioni che questo lavoro mi ha regalato, frutto di un impegno giornaliero costante (non è raro infatti tirare fino alle due del mattino specie in estate), e delle persone che lavorano con me e

consulenze dell'avvocato Ruocco: capii però il suo atteggiamento quando mi minacciò di trovare un posto di lavoro al fratello altrimenti avrebbe votato contro di me”. La caduta dell'amministrazione pone fine ad alcuni progetti, che erano pronti a partire: “Avevamo in mente di fare tante cose, i motivi chiedeteli ai nove farabutti: ad esempio i lavori alla Scuola Media Pertini con un mutuo, l'urbanizzazione della zona PEP, il progetto isola pedonale zona ex Gesuitico, nuovo programma di raccolta differenziata, lavori a centro anziani e centro disabili. “Ho le registrazioni di queste minacce, da domani sarò felicissima di andare alla Procura della Repubblica affinché accerti la verità: noi non siamo mai stati disonesti e abbiamo pagato il prezzo per aver sempre difeso il rispetto della legge: ora sta a voi cittadini blindare Orta Nova e fare barriera contro i ricattatori: la fascia da sindaco me l'avete data voi, e se volete me la ridarete”.

mi sono vicine umanamente. Prima fra tutte mia moglie Loredana poi, il mio collaboratore della sede di Piazza Pietro Nenni ad Orta Nova: Michele Croce; nonché gli amici dell’altra sede di Corso Aldo Moro (“Agenzia Capitanata” di fronte la Villa Comunale), a Cerignola: Pietro La Notte e Francesco Giannotti”.


Tutti i corsi programmati nei 5 Reali Siti hanno un ruolo centrale e fondamentale nella programmazione annuale, ma non possiamo ignorare l’idioma nativo di questo territorio con la vitalità dei suoi termini coloriti, l’efficacia di certi intercalari e la saggezza dei suoi proverbi. Il riferimento riguarda il corso sul teatro e sul dialetto per alcuni anni tenuti da Potito Di Pietro. Questi ha presentato una sua pregevole opera dal titolo “Dizionario dialettale” sabato 14 dicembre 2013, presso la Sala dell’ex Gesuitico in Orta Nova con il patrocinio del Comune dell’Associazione Culturale “L’Ortese”. Dopo i saluti del Sindaco Avv. Iaia Calvio e del nostro Vicepresidente, nonché Presidente della predetta Associazione, Rag. Annito Di Pietro, si sono avvicendati come relatori l’On. Michele Galante e il Dott. Nicola Pergola. Tale evento è stato accolto favorevolmen-

te, essendo indispensabile la ricerca dialettale, se non vogliamo che scompaiano per sempre quelle belle espressioni di un tempo rappresentanti un mondo del passato nel quale affondano le radici del presente. Giovanni Pascoli scriveva nella prefazione a “Fior da fiore”: «senza le parole in vernacolo gran

Il 18 e 19 dicembre presso la sala teatro del 2° Circolo Didattico, tutti gli alunni delle classi terze hanno vissuto con docenti e famiglie momenti di festa e di grande emozione. Durante le ore curricolari ed extracurriculari, gli alunni hanno eseguito collettivamente brani vocali, curando l’intonazione, l’espressività e l’interpretazione. I linguaggi integrati sono diventati mediatori di ogni esperienza e la narrazione, il canto e la recitazione hanno rappresentato modi diversi per acquisire maggiore consapevo-

lezza e autostima. Tutti gli alunni hanno partecipato con vivo entusiasmo alle attività proposte, manifestando sempre notevole impegno e voglia di apprendere. La preparazione ha richiesto un periodo, di lavoro intenso e continuo, sia da parte degli allievi che dei docenti, ma alla fine si sono raggiunti ottimi risultati. Grandi applausi ai nostri cantori e ai loro messaggi di pace e di fratellanza che attraverso un interesse ed un impegno costante, hanno raggiunto un livello eccellente della rappresentazione, abbinando alla recitazione anche

parte del mondo si scolorisce, si appanna, si annulla per noi...». La fine dei dialetti, difatti, per la massificazione linguistica di cui siamo debitori al progresso, ha rappresentato il tramonto di quella cultura provinciale ricca di significati, erede della tradizione, per secoli mezzo di comunicazione dei nostri antenati. Altro corso da evidenziare è quello di “Arte presepiale” in Orta Nova tenuto dalla docente Filomena Marchese, ben pubblicizzato nel periodo natalizio con due presepi artigianali esposti in vetrina presso una rivendita accorsata. Domenica 23 dicembre scorso nei locali dell’Unitre d’Ordona è stata allestita con successo una mostra di composizioni floreali natalizie, cui hanno collaborato la Responsabile Prof.ssa Carmela Formoso e la Prof.ssa Angela Mastropietro, in occasione della festa degli auguri di Natale da parte dell’Amministrazione comunale.

l’aspetto coreografico e scenico. La performance dei ragazzi è stata ottima e coinvolgente, la recitazione chiara e diretta, i piccoli artisti, si sono mossi nella scena con sicurezza e scioltezza e sono riusciti a catturare l’attenzione del numeroso pubblico, tra cui la presenza attenta della nostra Dirigente dott.essa Gabriella Catacchio, che ha sottolineato la valenza altamente formativa della rappresentazione, attraverso cui, i bambini hanno sapientemente profuso il messaggio natalizio: “l’amore è così contagioso, che si propaga più velocemente dell’odio … e nessuno lo può fermare ... mettiamo le ali al nostro cuore ... e saremo angeli che portano amore” In occasione del Santo Natale, gli alunni del 2° Circolo, hanno generosamente donato giocattoli alla Caritas parrocchiale che li ha distribuiti ai bimbi bisognosi del nostro paese.


Carapelle si trova tra le “aree più pericolose del nostro territorio, insieme a quelle di Candelaro e Cervaro” questo è quanto che si leggeva nel rapporto del 2003 del ministero dell’Ambiente e del’unione delle province italiane (Upi) insieme all’Autorità di Bacino della Puglia. Tale pericolosità è di tipo idrogeologico e per ovviare ai tanti problemi che può provocare tale rischio tra cui; frane e alluvioni, nel lontano 2003 l’Amministrazione di allora parlava di 1 milione di euro per arginare il Carapelle, si legge infatti: “Appaltare i lavori per un tratto del fiume Carapelle, sfruttando il milione di euro di fondi regionali per arginare il dissesto idrogeologico. È questa la preoccupazione nell’immediato dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Alfonso Palomba” ma “perché i lavori possano essere compiuti secondo gli obiettivi fissati, però, occorre eliminare il vincolo del Piano idrogeologico” e ancora “Il progetto per arginare in maniera significativa il Carapelle vedrebbe impegnati 12 milioni di euro, ma sin qui la Regione Puglia ha finanziato solo 1 milione”. Le domande quindi sorgono spontanee, la regione stanzia soldi per appaltare un’opera in una zona dove la regione stessa ha imposto il vincolo idrogeologico, inoltre, stanzia solo l'8,3% della somma totale che serve a compiere l’opera irrealizzabile e in

Raffaele Carrabba è stato riconfermato presidente provinciale della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) al termine del congresso su “+ AGRICOLTURA X NUTRIRE IL MONDO PIU’ R¤DDITO PER GLI AGRICOLTORI” nell'ambito della sesta Assemblea elettiva. Lavori in cui è emerso il rafforzamento dell'attività politico-sindacale in favore degli agricoltori e il valore di CIA quale organizzazione sindacale sempre più strutturata e radicata nel territorio per la tutela del diritto degli agricoltori. Centrale il tema della qualità dei prodotti, della tutela dei prezzi, della sicurezza e della legalità. Argomenti che potranno avere il loro sviluppo solo attraverso una stretta relazione con le istituzioni. I lavoro sono statii introdotti dal rappresentante della Cia Nazionale, Alberto Giobetti, e moderati da Antonio Barile, presidente Cia della Regione Puglia. Al congresso erano presenti gli Assessori Regionali Elena Gentile e Leonardo Di Gioia,

più dove sono finiti un milione di euro stanzianziati ben 10 anni fa? C’era una mezza intenzione di sbloccare il paese dal vincolo idrogeologico e far si che l’opera si potesse realizzare? A queste domande non abbiamo ancora una risposta, ma a distanza di dieci anni dal lontano 2003 il paese è sottoposto ancora a vincolo idrogeologico il che significa bloccare le nuove costruzioni e le nuove opere, non solo, significa anche, vivere in una zona a rischio alluvione tanto che l’Associazione Nazionale Bonifiche ha inserito Carapelle nella lista del rischio idrogeologico come zona

a rischio medio (dati relativi al 2012). Il fiume Carapelle è uno dei corsi d’acqua più lunghi che solcano il Tavoliere con i suoi 98 Km (il Candelaro 70 km, il Sàlsola 60 km, il Cervaro 80 km, il Celone 59 km) nasce dall’Appennino campano, in provincia di Benevento e sfocia nel golfo di Manfredonia presso Zapponeta. Dagli ultimi vent'anni non si ricordano mai esondazioni di tipo catastrofico ma il suo ingrossamento ha sempre fatto paura, l’ultima esondazione è avvenuta il 2 dicembre 2013 ed è stata la più significativa dopo quella avvenuta nel 2011.

i deputati Arcangelo Sannicandro e Colomba Mongiello, il sindaco di Foggia, nonché Presidente dell'Assemblea Sindaci di Capitanata, Gianni Mongelli, e il Presidente della Camera di Commercio di Foggia, Fabio Porreca. Presente anche il Dipartimento di Agraria dell'Università degli Studi di Foggia, l'Associazione Industriali e la Compagnia delle Opere per il loro importante ruolo nel settore dell’industria e delle cooperative agroalimentare; tra le altre organizzazioni di categoria ricordiamo Confcooperative Foggia e Confa-

gricoltura Foggia che, con la Cia, costituiscono il nucleo di “Agrinsieme” (il coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane), e infine Copagri; i sindacati di categoria Flai-Cgl, Fai-Cisl e Uila-Uil nonché i Gal di Capitanata oltre a rappresentanti della Unipol. L’importanza delle partecipazioni delle associazioni, è stato ribadito nel corso dei lavori, con le istituzioni e le organizzazioni sindacali è fondamentale per favore lo sviluppo dell'agricoltura in capitanata, al fine di promuovere una crescita sostenibile con garanzia sulla tutela dei diritti degli agricoltori anche in tema di sicurezza e legalità. Oltre a Carrabba, la giunta provinciale provinciale della Cia è composta da Leonardo Lionetti e Michele Ferrandino (vicepresidenti); Luca Di Ruberto, Silvana Roberto, Andrea Iaffaldano (presidente Giovani Agricoltori Cia), Rosaria Ponziano (presidente “Donne in Campo”) e Fedele Cocca (presidente ANP).


È stato sicuramente un Natale particolare e... da brivido non solo per il comprensorio di Stornarella e degli altri centri dei 5 Reali Siti (Carapelle, Ordona, Orta Nova e Stornara), ma anche per i territori dell’intera Daunia e della Bat, che potranno pattinare sul ghiaccio a pochi passi da casa. Il merito va alla neonata Associazione Sportiva Dilettantistica “Zaga” che ha installato all’interno della Villa Comunale di Stornarella una pista di pattinaggio sul ghiaccio “10x20”. La struttura, inaugurata nei giorni alla presenza del sindaco Vito Monaco, e da alcuni giocatori del Foggia Calcio guidati da Marcello Quinto (stornarellese doc!) e dell’ex hockeista internazionale Antonio Limongi, è attiva e aperta all’entusiasmo dei già numerosi visitatori. Si tratta di una bella scommessa da parte dell’Asd “Zaga”, costola della società consortile “S&S” retta da Luigi Zagaria, che illustra i motivi dell’iniziativa: “È semplicemente un’opportunità in più, rivolta alla nostra comunità e più in generale a tutti coloro che vogliano trascorrere qualche ora di svago e divertimento nel nostro bel centro e nelle nostre zone ricche di motivi di interesse. Allo scopo, la nostra società ha istituito un’associazione sportiva e realizzato subito questa pista di pattinaggio: da queste parti, non si era mai visto... Ringraziamo il sindaco Monaco per il patrocinio dell’ammi-

nistrazione comunale e la disponibilità della Villa Comunale: una location bella e suggestiva che ospiterà al meglio gli ospiti per tutto il periodo festivo e anche oltre. Cos’altro aggiungere? Speriamo che vengano a visitarci in tanti, in modo che i nostri sforzi siano apprezzati e forieri di nuove iniziative”. La pista sul ghiaccio è aperta tutti i giorni dalle 15,30 alle 20 e dalle 21 in poi per il turno serale... Nei festivi anche al mattino dalle 10 alle 12. Tante iniziative in rampa di lancio per le giornate natalizie e di fine anno. Curiosità, promozioni e notizie sulla pagina facebook “Stornarella On Ice”. Insomma, come sempre, un incontro A.n.po.s.di. è qualcosa di grande ed irripetibile

sotto ogni profilo e, quando si chiude il sipario per la fine dei lavori, resta l’intensa gioia di aver vissuto un’eperienza così ricca e gratificante, insieme alla consapevolezza della necessità di ringraziare, in prima istanza, il Presidente M. Staltari e sua moglie Teresa, infaticabili, onnipresenti, efficientissimi organizzatori e disponibilissimi in ogni circostanza, insieme a tutti gli altri membri del Consiglio e quanti altri, a vario titolo, hanno lavorato e positivamente contribuito per la buona riuscita del Congresso. Perciò un immenso grazie di cuore a tutti ed un arrivederci a Bassano del Grappa, che vedrà la luce, in ottobre, del prossimo Convegno d’Autunno.

Finalmente lo scorso 15 gennaio sono stati aperti gli ingressi del nuovo asilo nido e ludoteca comunale: si tratta di una “struttura importante per la nostra comunità: dotata di ogni attrezzatura indispensabile ospiterà neonati di età compresa tra 3 mesi e 3 anni” ci fa sapere un entusiasta Rocco Formoso, primo cittadino di Ordona. Per l’inaugurazione ufficiale dell’immobile, ubicato nella zona periferica di fronte alla palestra comunale, e costato all’ente locale 123.500 euro con l’accensione di un mutuo, si sta attendendo una risposta dall’Assessore Regionale al Welfare Elena Gentile, il cui finanziamento complessivo ammonta a 700.000 euro; tuttavia le attività didattiche sono cominciate stamattina, la cui gestione è stata assegnata alla Cooperativa Sociale “Santa Maria” di Apricena. Previsti nei prossimi mesi altri importanti interventi di opere pubbliche: “presto partirà il progetto orti sociali: 24 piccoli appezzamenti terreni di circa 80 metri quadri saranno assegnati, con un bando pubblico, a cittadini ordonesi in pensione: importante il contributo economico e anche il sostegno burocratico da parte del GAL Piana del Tavoliere, che ci consentirà di coprire le spese di gestione dei terreni almeno nei primi due anni”. Il 2014 vedrà poi l’avvio di lavori finalizzati a “riempire di contenuti” il Museo cittadino (finanziamento di 750.000 euro), la realizzazione di un campo polivalente per le attività

sportive (progetto pari a 100.000 euro) e di una pista ciclabile che collegherà varie zone di Ordona (importo di 320.000 euro). Infine sono previsti lavori di ristrutturazione della Scuola Media e della relativa palestra. Il sindaco Formoso, sollecitato anche sulla querelle con il parroco don Salvatore Iorio per la revoca della

concessione di immobili comunali, precisa che “siamo stati in Prefettura e a breve quei locali saranno a disposizione del Nucleo di Protezione Civile: per le attività parrocchiali sono pronte le stanze della nuova chiesa e ci auguriamo si giunga così a una soluzione da tutti compresa e condivisa”.


Nel mese di dicembre scorso, nella prestigiosa sala della Rimembranza del Palazzo ex Gesuitico di Orta Nova, gremita da un folto pubblico, presenti membri dell’Amministrazione Comunale e relatori di spicco come il dott. Nicola Pergola e il dott. Michele Galante, si è celebrata una magnifica nascita: è venuto alla luce il primo Dizionario Dialettale Ortese, in una bellissima veste grafica ed edito dall’Associazione Culturale “L’Ortese”. Autore dell’opera il dialettologo Potito Di Pietro che, con tenace ed immane lavoro di ricerca, di ascolto, di trascrizione, durato oltre sette anni, è riuscito a mettere la parola fine al suo progetto. Docente da anni in pensione, è un ortese appassionato ed amante del suo paese, della sua cultura, della memoria dei padri e di tutto ciò che li sintetizza brillantemente: la sua lingua, la sua parlata, il suo dialetto. Sì, dialetto. Finalmente uscito da uno stato di minorità durato a lungo ed oggi ampiamente riscoperto e ritenuto dai più “lingua viva” che alimenta, innerva e completa l’Italiano. Dizionario inteso, perciò, come storia di una comunità, come luogo dell’anima, come coesione e sincera identità stratificata nella coscienza collettiva, poichè la lingua, il parlato riflette i luoghi comuni oltre che l’insieme dei valori legati ad una realtà concreta. Lavoro pionieristico, prima opera nel suo genere, che si pone come importantissimo punto di arrivo per il suo tenace autore, ma anche punto di partenza per quanti altri studiosi ed appassionati vogliano offrire ulteriori arricchimenti in ordine a raccolte di proverbi, locuzioni gergali, nuovo materiale lessicografico ed altro ancora. Dopo la presentazione dell’opera da parte dell’autore, che ha spiegato il lungo lavoro anche in termini di cifre: quattrocentoquarantaquattro pagine, tredicimilaottocentosettantacinque lemmi declinati dall’ortese all’italiano e viceversa, e come sia lentamente e progressivamente proceduto nel tempo, è stata la volta di Nicola Pergola, gestore della biblioteca cerignolana del Crsec (Centro Regionale di Servizi Educativi e Culturali della Regione Puglia) e attivamente impegnato nella valorizzazione del suo territorio. Egli, dopo aver elogiato l’opera ed il suo autore, ha sostenuto, tra l’altro, che redigere un dizionario dialettale non è assolutamente operazione di nostalgia ma puro atto d’amore, di vivificazione, di rivitalizzazione di un patrimonio di valori e di vita inestimabile che, in altro modo, andrebbe irrimediabilmente perso. È dare un’anima ad un accumulo di parole che si sono lentamente stratificate nel tempo, è alta missione di cultura nei confronti delle generazioni future. “Nel mondo ogni 14 giorni scompare una lingua locale portando dietro di sé tradizioni, storia, cultura” ha ricordato e questo grido d'allarme si leva da ogni parte del mondo su questo grave fenomeno. Le lingue locali, infatti, sono il collante che ci unisce alle nostre radici, il tenue filo che ci tiene legati alla cultura popolare e alla storia del territorio, elementi identitari per eccellenza. Ha preso poi la parola Michele Galante, dialettofono più che dialettologo a suo dire, che ha relazionato intorno alla nascita della lingua Italiana in quel contesto di parlate diversissime tra loro e di come, nel corso dei secoli,

i dialetti abbiano continuato a vivere, rimanendo il mezzo di comunicazione più diffuso fra la popolazione che, da analfabeta, è andata lentamente crescendo sul piano della cultura. Si è soffermato poi sui dialetti della Puglia settentrionale e ha concentrato la sua attenzione sulle contaminazioni presenti nel dialetto ortese, le cause facilmente comprensibili che le hanno determinate e il processo di dialettizzazione dei termini “importati”. Sicuramente grecismi, latinismi, ma anche francesismi, arabismi, spagnolismi e germanismi hanno contaminato la parlata degli abitanti di Orta Nova, per l’essere questo territorio un crocevia, un punto d’incontro, di connessione, di mescolanza di genti, di etnie e di culture diverse che ha prodotto un’osmosi lentamente sedimentata nel tempo plasmando un’identità precisa. Ha voluto esprimere la sua opinione poi sulla difficoltà di tutti i dialetti: la loro trascrizione. Far corrispondere correttamente ad ogni fonema il grafema che lo identifica è davvero cosa ardua, per la varietà delle sfumature sonore, per la stragrande diversità d’intonazione, per le innumerevoli variazione di pronuncia degli stessi suoni, per tutta una serie di ostacoli che, qualche volta, neanche l’alfabeto fonetico internazionale riuscirebbe a risolvere compiutamente. Da ciò la necessità di custodire su supporti tecnologici la voce che narra, che declama, che descrive, che ordina, che prega o che impreca in dialetto così da avere a disposizione nel futuro esempi reali di quella lingua. Davvero interessanti le relazioni ascoltate che hanno contribuito a renderci ancor più consapevoli, se mai fosse necessario, che salvaguardare i dialetti sia opera non solo meritoria ma indispensabile per il nostro e l’altrui futuro. Il dizionario dialettale ortese, appena nato, non può che essere davvero un punto saldo nella cultura del territorio ed una serata come questa rende omaggio a tutti i dialetti perché, superati

ormai i pregiudizi negativi di tipo storico e/o ideologico, siano considerati unanimemente patrimonio di valori di comunità che affondano le loro radici nel tempo e nello spazio, una grande ricchezza di civiltà da difendere e tutelare affinchè nulla di ciò vada distrutto. A ciò si dedica compiutamente l’ A.n.po.s.di. (Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali), sin dal lontano 1952, con il suo lavoro di studio, di ricerca, di confronto, di approfondimento, di esperienze, di fruizione e produzione di opere in lingua dialettale, svolgendo questo compito con grande impegno e fruttuosa sinergia tra le varie regioni d’Italia, e, all’interno di esse, tra i vari dialetti presenti. Nell’ottobre 2013, nel convegno d’Autunno nella storica Repubblica di San Marino, il Presidente dell’Associazione, dottor Mimmo Staltari, insieme alle Istituzioni sammarinesi, ha lanciato un accorato S.O.S., ammirevolmente condiviso, volto a tale nobile scopo. Sulla scia di tanta tenacia, alcune regioni hanno cominciato a legiferare in merito alla salvaguardia dei propri dialetti e, da ultimo, da due anni si celebra, il 17 gennaio, la Giornata Nazionale dei Dialetti e delle Lingue Locali, promossa dalle Pro Loco (UNPLI). Lo scopo della manifestazione è proprio quello di invitare tutti i comuni della penisola a ridonare splendore al loro dialetto attraverso raccolta di libri in e sui dialetti, testimonianze video ed audio, convegni, rappresentazioni teatrali, declamazioni pubbliche di poesia, giochi di strada, ecc. In tutta Italia esistono più di 8.092 dialetti, uno per ogni comune e secondo alcuni studiosi addirittura 10 mila, prendendo in considerazione le varianti dei dialetti esistenti in diversi comuni. Disperdere questo immenso patrimonio culturale sarebbe una vera sciagura, soprattutto per le nuove generazioni che si vedrebbero depauperate di quel prezioso bilinguismo (lingua nazionale e lingua locale) che è parte integrante dell’identità italiana.


Allora, col cuore che le batteva forte per la felicità (ma batteva forte anche a Salvatore), Graziella rientrava per andare a sedere al suo posto nell’ampia stanza dove venivano confezionati i capi di vestiario. Credeva che nessuno avesse scoperto il suo segreto, ma il giorno in cui Salvatore non passò e lei si attardava fuori dell’uscio a far oscillare il pesante ferro da stiro, la maestra, con una venatura di bonaria ironia nella voce le disse: “Grazzjè vine dinde, tande osce idde nno passe... Vù conzumå i caravune?”. Graziella capì che tutti sapevano e arrossì fino alla radice dei capelli, ma si sentì sollevata al tempo stesso. Da quel momento in poi tutte le ragazze sarebbero state sue complici e l’avrebbero avvisata dell’arrivo di Salvatore, il quale non aveva capito niente e pensava soltanto di essere un ragazzo molto fortunato. Graziella era poi ancor più contenta quando lo vedeva fermo all’angolo della strada nel momento in cui lei usciva dalla sartoria: si guardavano negli occhi e si sorridevano con gli occhi fino a quando erano a pochi metri di distanza. Poi lei distoglieva lo sguardo mentre passava oltre. Non si scambiavano né un saluto né una parola, perché non sarebbe stato lecito fino a quando egli non l’avesse “fermata” e questo doveva avvenire alla presenza di molte persone e in Piazza, mai quando fosse stata da sola. Sarebbe stata giudicata una ragazza poco seria o quanto meno sfacciata. Ma quell’amore fatto solo di sguardi riempiva ugualmente i loro cuori di felicità, una felicità quieta che durava per tutto il giorno e la notte, fino all’incontro del mattino successivo. Erano trascorse ormai sei settimane dal primo incontro e Salvatore aveva saputo dal suo amico, la cui sorella era amica di una delle ragazze che faceva l’apprendista insieme a Graziella, che quest’ultima non era rimasta indifferente alle sue attenzioni e che sì, in definitiva, era ben disposta nei suoi confronti. Era il segnale che egli aspettava con trepidazione, per cui decise che la domenica successiva l’avrebbe “fermata” per dichiararle il suo amore e la serietà delle sue intenzioni e aveva fatto pervenire la notizia a Graziella per il tramite delle due ragazze. Così Graziella, la sera della domenica fatidica uscì a passeggio solo con la sua amica e prese a passeggiare sul marciapiedi riservato ai giovanissimi nella parte terminale verso il Campo sportivo, per essere relativamente fuori della portata degli sguardi dei genitori, del fratello e dei parenti stretti. L’amico di Salvatore possedeva una copia de “Il segretario galante” e gli aveva fatto imparare a memoria una serie di frasi che, secondo lui, avrebbero fatto breccia nel cuore di Graziella e l’avrebbero fatta capitolare al primo assalto. Essi ignoravano che un’altra copia di quel libricino, all’epoca molto diffuso (gli innamorati avevano sì e no la licenza elementare, pertanto comunicavano quasi esclusivamente per lettera, essendo il telefono posseduto da pochissimi e i telefonini erano ancora di là da venire), si trovava anche nella sartoria dove Graziella andava a imparare il mestiere

di sarta. Graziella l’aveva letto e imparato quasi tutto a memoria. La sera di quella domenica Salvatore e il suo amico cominciarono a passeggiare non più dietro, ma quasi in linea con Graziella e la sua amica tenendosi a circa un metro di distanza. Avevano fatto già tre su e giù, procedendo molto lentamente, ma Salvatore aveva il magone addosso e non riusciva a fare il passo decisivo, che poi consisteva nella banalissima frase: “Signorina, permette una parola?”. Al terzo giro di boa il suo amico decise di intervenire e lo spinse verso Graziella. Salvatore fece uno sforzo per non urtarla e finalmente pronunziò la frase fatidica. A questo punto, come da copione, l’amico di lui e la compagna di Graziella si allontanarono di un

passo per discrezione e per dar modo ai due giovani di parlarsi. Salvatore prese il coraggio a due mani, inspirò profondamente, richiamando alla mente la prima delle frasi imparate sul “Segretario galante” e cominciò a declamarla: “Signorina, dal primo momento che i nostri sguardi si sono incrociati è come se dai vostri occhi una lama di fuoco fosse uscita per trafiggermi il cuore, che ora vi appartiene per sempre…”. A questo punto accadde l’imprevisto: Graziella scoppiò a ridere, una risata bella, che non era di scherno - Salvatore lo comprese immediatamente - ma una risata gioiosa e tenera insieme e anche a lui si allargò il cuore per la felicità. Poi, di colpo, Graziella smise di ridere e guardandolo con amore gli disse: “Salvatò, mi hai detto le parole della lettera numero 22. Vuoi che ti risponda con le parole della lettera numero 23 o ci diciamo quelle che veramente ci detta il nostro cuore?”. Salvatore fulminò con un’occhiataccia il suo amico e, rivolto a lei, disse: “Hai ragione, Grazzjè! Scusami, io ti voglio bene sul serio e credo che tu l’abbia ormai capito. E tu? Mi vuoi bene tu?”. Le convenzioni e la tradizione volevano che la fortezza non capitolasse al primo assalto, senza nemmeno tentare una sia pur simbolica resistenza, ossia che Graziella gli dicesse “sì” dopo una settimana di riflessione. Ma lei era troppo innamorata e capiva che non poteva tenere Salvatore sulla corda ancora per una settimana. Inoltre voleva farsi perdonare per averlo smascherato sulla paternità delle parole da lui

pronunziate per dichiararle il suo amore e per aver riso di esse, non di lui per carità! Perciò rispose subito, con serietà e con un tono di voce vibrante che veramente trafisse il cuore di Salvatore: “Sì, anch’io ti voglio bene e te ne voglio dal primo momento che ti ho guardato negli occhi”. Stavolta era stata lei a prendere involontariamente in prestito le parole della lettera numero 45, ma non ci pensò perché credeva - ed era vero - di formularle autonomamente. Salvatore aveva un nodo alla gola e non seppe fare altro che allungare le braccia con il palmo delle mani rivolto in alto e su esso Graziella appoggiò le sue, piccole, lisce e tremanti. Egli le strinse a lungo fra le sue, forti e ruvide per il lavoro, poi si staccò da lei. “Agge viste a fratte ‘nnanze au Barre de Zambine. Mò våche a parlalle, prime ca u vene a sapè da l’ate, e te voglie gavitå despiacere pe colpa mije”. Era un modo delicato per indicare i ceffoni che allora padri e fratelli non lesinavano alle ragazze sorprese a parlare in mezzo alla strada con giovani che non si fossero preoccupati di parlare con loro nel volgere di pochi giorni o, peggio, che non fossero ritenuti adeguati alla ragazza. Nel migliore dei casi scattava la proibizione di uscire a passeggio. Graziella gliene fu molto grata e il suo amore per lui crebbe ancora di un bel po’. Salvatore si allontanò a grandi falcate perchè, adesso che Graziella gli aveva detto di sì, si sentiva dentro il coraggio di affrontare tutto e tutti. Andò davanti al bar, chiamò in disparte il fratello di Graziella e gli rivelò il sentimento che provava per lei. “A meje ståce bbune, si avveramende tine indenzzione serje”, rispose il fratello di Graziella “parò t’à decide a dille pure a attàneme. Èje a idde ca tocche l’ùtema parole. “U fazze quanne tuve me dice ca u pozze parlå”. Si strinsero la mano, a suggello del consenso e dell’accordo sui passi futuri da compiere, poi Salvatore tornò da Graziella che, dall’espressione felice che egli aveva, capì che tutto era andato bene e ne fu così contenta che, se fosse dipeso da lei, gli avrebbe gettato le braccia al collo lì, in mezzo alla strada e davanti a tutti. Dovette invece aspettare oltre mezz’ora e altri quattro su e giù, questa volta uno al fianco dell’altra, con i rispettivi amici posizionati alle due estremità del quartetto. Alle nove e mezza Salvatore l’accompagnò fino all’angolo della strada in cui lei abitava e il Dio degli innamorati fu benevolo con loro, perché la strada era deserta e la lampadina del lampioncino a muro della casa all’angolo era fulminata. Perciò essi, complice il buio, poterono darsi il loro primo bacio. Mio nipote, quando ha letto la bozza di questo articolo, si è scompisciato dalle risate. “Non è possibile!” ha ripetuto più volte “ma davvero le cose andavano così?” “Si” ho risposto con tono asciutto “capisco che oggi voi andate per le spicce, che andate subito al sodo e lo ottenete in abbondanza; ma voi siete la prosa; la nostra era poesia e francamente la preferisco!”. (Fine)


“Di fronte all'angusta valle da cui il Brenta esce per gettarsi nell'ampia e luminosa pianura veneta, vi è una terra fertile e ridente, modellata da una lunga storia che conosciamo abbastanza bene ed una ancor più lunga preistoria che conosciamo appena, per la carenza di fonti scritte e la scarsità dei rinvenimenti archeologici” (Gina Fasoli): è il territorio di Bassano del Grappa, comune italiano in provincia di Vicenza, nel cuore del Veneto, situata sulla terrazza naturale all’imbocco della Valbrenta, da cui regala una vista emozionante tra cime montuose, valli verdeggianti ed una ricchezza di biodiversità sapientemente tutelata e valorizzata. Cittadina limpida ed accogliente tanto da indurre anche la scrittrice francese George Sand, durante una sua visita, a definirla “un lembo di cielo caduto in terra”, si presenta in tutta la sua bellezza ed unicità ai convegnisti provenienti da tutte le regioni italiane. È qui infatti, in terra veneta per la prima volta, che ha avuto luogo, dal 10 al 14 ottobre 2013, il Convegno d’Autunno dell’A.N.PO.S.DI., la storica e benemerita Associazione che da oltre sessant’anni raccoglie i poeti e gli scrittori di tutta Italia che amano “esprimersi” nelle lingue dei loro avi, con il preciso intento di tutelarle e diffonderne la conoscenza tra le nuove generazioni, affinchè nulla di quell’immenso capitale di vita, di esperienza, di storia e di cultura vada irrimediabilmente disperso Accolti dalla centenaria storia di raffinata ospitalità dell’hotel Belvedere, nel cuore pulsante della cittadina, di fronte al grandioso monumento al generale Giardino, e nel vicino hotel Palladio, della stessa catena Bonotto hotels, i poeti ed i loro accompagnatori hanno trovato calorosa accoglienza ed elegante sistemazione nelle ampie e lussuose camere loro destinate, dove, insieme al ricco materiale informativo sul territorio, era pronto per loro anche l’ultimo numero della rivista dell’Associazione “Voci Dialettali”, come sempre ricchissima di articoli, notizie e bellissime foto dell’ultimo convegno, insieme a copie dei nuovi “Quaderni Dialettali” contenenti tutte le composizioni poetiche dei soci relative al 2012 e, “dulcis in fundo” l’originale serigrafia creata per l’occasione dall’artista Sacco, in cui sono sintetizzati armoniosamente gli elementi identificativi del territorio ospitante I lavori del convegno sono stati come sempre davvero interessanti a partire dalla scoperta del territorio e del “grande senso d’italianità” che si respirava nell’aria, nel saluto cordiale dei bassanesi incontrati nei bar, per strada, nei negozi, nei mercatini e dovunque. Ricca e suggestiva la storia di Bassano, brillantemente raccontata, in un’articolata relazione, dal prof. Nicola Parolin, profondo conoscitore del territorio, offertosi anche come guida nelle varie escursioni. Il nome di Bassano deriva da Gens Bassia, che indicava la proprietà agricola di un certo Bassio, ubicata sull’altura della città e reperti ritrovati nei dintorni di Angarano testimoniano un insediamento precedente all’arrivo dei Romani. Fonti scritte confermano, invece, l’esistenza di un primo nucleo del borgo già nel 998 con la Pieve di Santa Maria e nel 1150 con il castello. Ma Bassano visse il massimo splendore nel periodo della dominazione veneziana. Per quattro secoli, infatti, la Serenissima mantenne pace e serenità con grande beneficio nel settore tessile e dell’oreficeria, ancora oggi di altissima rilevanza. Il cinquecento vide poi la ricca proliferazione artistica della Famiglia Da Ponte, artefice di un gran numero di opere d’arte d’inestimabile valore. La città, in tempi più moderni, si ritrovò coinvolta, in due tragici periodi. Gli incessanti e cruenti scontri della prima guerra mondiale provocarono la morte di ventitremila soldati, che furono sepolti nell’Ossario del Monte Grappa. Altro momento drammatico fu “il rastrellamento del Grappa”

(più di cinquecento morti e quattrocento deportati) che culminò il 26 settembre del 1944 con trentuno impiccagioni nei viali cittadini. Grande commozione ha scosso, infatti, l’animo dei visitatori davanti agli alberi, nel Viale dei Martiri, dove avvennero queste barbarie. Durante l’esplorazione della città, proseguendo l’escursione, si è visitato il Castello degli Ezzelini, il Duomo e il famosissimo e suggestivo Ponte di Bassano o Ponte Vecchio sul fiume Brenta, ricostruito interamente in legno secondo i disegni del celebre architetto Andrea Palladio, di cui si ammirano nel territorio ville di rara bellezza. Altra tappa al Museo Civico nella cui ricchissima pinacoteca sono esposte molte opere del pittore bassanese Jacopo da Ponte e dell’illustre scultore Antonio Canova. Fuori città la visita ha riguardato la bellissima Marostica con le sue antiche mura, che discendendo dal Castello superiore, avvolgono il borgo e si congiungono al Castello Scaligero inferiore; incantevole la sua Piazza degli Scacchi e favolosi gli storici costumi ed i monumentali pezzi mobili della famosa “partita a personaggi viventi” che lì si gioca, a ricordo di quella giocata nel 1454. È stata poi la volta di Cartigliano per ammirare Villa Cappello “Morosini”, sede del Municipio, unica villa veneta con il colonnato tutto intorno, il cui progettista fu probabilmente Francesco Zamberlan, uno degli ultimi collaboratori del Palladio. E, subito dopo, verso Rosà per conoscere nei dettagli Villa Dolfin Baldù: raffinato edificio, situato al centro di una corte chiusa, risalente alla seconda metà del settecento, inserito in un panorama campestre rimasto tutt’oggi integro ed accogliente. Nelle adiacenti barchesse si è visitato un’enorme raccolta di animali imbalsamati, le antiche scuderie e il ricco museo delle carrozze. Tale convegno, in una cittadina dall’intensissima vita culturale, si annunciava particolarmente ricco e pieno di novità, come in effetti è stato. Grandissima la sintonia tra l’Associazione A.N.PO.S.DI. e la prestigiosa Accademia delle“Aque Slosse” di Bassano, che promuove da sempre la poesia dialettale, attività ampiamente documentata nella relazione di Eusebio “Berna” Vivian, eclettico, brillante e simpatico animatore di tutto il convegno, sul tema: “La poesia a Bassano del Grappa dalle origini del borgo ai giorni nostri”. L’illustre relatore, Presidente Emerito dell’Accademia Aque Slosse, scrittore, poeta, storico, esperto di cultura e tradizioni del mondo contadino, ha tracciato in modo avvincente il progressivo diffondersi della poesia dal XVI ai giorni nostri. Poi, citando Gino Pistorello, il poeta di Bassano per antonomasia, ha concluso dichiarando che al suo nome è dedicato il “Premio per giovani poeti”, una sezione del Premio “Aque Slosse”

nato nel 1976 da lui stesso ideato. È in questa fruttuosa sinergia che si pone la Cerimonia di Premiazione della Prima Edizione del Premio Quinquennale per Opere Edite in Lingua Dialettale “Città di Bassano del Grappa” con la prevista declamazione di una poesia per ciascun vincitore regionale. Il presidente A.N.PO.S.DI. dott. Mimmo Staltari, soddisfatto e gratificato per i risultati eccezionali di questa stretta e felice collaborazione, ha ringraziato sia il presidente dell’Accademia sia i rappresentanti dell’Amministazione Comunale, attivamente e continuatamente presenti in tutti i lavori del convegno, per il sostegno alla programmazione di un premio letterario così rilevante. Ha elogiato inoltre l’impegno dei Delegati Regionali A.N.PO.S.DI. per aver formato e presieduto le relative giurie in un lavoro non certo facile, nel dover scegliere un solo vincitore tra le numerose opere pervenute. Si è iniziato la premiazione dalla Valle d’Aosta per terminare il viaggio in Sardegna, percorrendo poeticamente tutta l’Italia. Ogni poesia è stata preceduta da una canzone regionale eseguita dal famoso “Coro di Bassano” fondato dal maestro Marco Crestani e magistralmente diretto dal M° Bruno Marin. L’eccellente abbinamento artistico ha creato nella sala un clima suggestivo che si fondeva con l’emozione straripante dei premiati, ampiamente e meritatamente applauditi dai presenti. Per la regione Puglia l’ambito riconoscimento è andato al poeta canosino Sante Valentino, esimio e brillante cantore delle proprie radici culturali. Dotte relazioni sono state svolte dal prof. Evaristo Borsatto, vice presidente dell’Accademia Aque Slosse sul tema “Prodotti della terra ed attività artigianali nel territorio di Bassano”, da M. Cristina Nascosi Sandri sulle finalità dell’AR.PA.DIA., l’“Archivio Padano Dei Dialetti” e da Elio Fox, Presidente del Cenacolo di Poesia Dialettale Trentina, Direttore della rivista “Ciacere en trentin” e Delegato Regionale A.N.PO.S.DI. per il Trentino Alto Adige sul tema “La poesia dialettale nel Triveneto”, relazioni assai ricche di notizie, citazioni e d’interessanti spunti di riflessione. A tutto questo è da aggiungere la parte comune ad ogni convegno, ma sempre nuova per originalità ed unicità di temi e d’espressioni, ossia il “Recital in tutti i dialetti d’Italia”, momento intensamente atteso e calorosamente apprezzato da tutti i poeti. Per la Regione Puglia hanno declamato le proprie composizioni R. Guerrieri, G. Maggio, M. La Viola, R. Sgaramella, A. Tarantino, e S. Valentino, calorosamente apprezzati ed applauditi per i temi trattati, la creatività espressiva e per le personali performance.


IL VENTO TRA LE SPIGHE Amico lettore Queste legate parole Ben strette tra loro Da un refe filo bianco, questo chiuso libro che tra le mani ora stringi non sono solamente fogli di carta intrisi d’inchiostro ma realtà viva degli Ortesi. Se dunque tu l’apri e lo leggi Apri e leggi il cuore e l’anima Del nostro amato paese. Sappi, Amico lettore Che queste annodate pagine Non sono parole morte Ma nudo canto e soffio di vento Tra le spighe della nostra terra E della nostra Daunia Storia. Mario Gravina VIA MOLO, IERI (Deliceto-Fg) Na vije strette e longhe, se snode e se ncastere sotte a lu Castiêdde, quà stanne skavête re grotte re le cantine. Eje la strêde, quanne eje autunne, re li sicchije, re li varrile, re le votte, re li tine. L’addore re la vinaccije e re lu muste gnêne ra le presse e trêse rinde a tutte re chêse. Eije la feste re la prijêzze, re la vendemije e l’arte re sapé fé lu vine. Michele Campanaro Via Molo ieri. Una via stretta e lunga // si snoda e si incastra // sotto il Castello, // dove sono scavate le grotte // delle cantine. // È la strada, nella stagione di autunno, // dei secchi e dei barili, // delle botti e dei tini. // L’odore di vinaccia e // di mosto sale dalle presse // e invade le case. // È

la festa gioioa della vendemmia e dell’arte di fare il vino. PUGLIA Regione a me tanto cara, magica terra ricca di storia, sempre accogliente come il cuore della tua gente. Ricca di sole, fonte di luce e di vita, gremita di paesaggi sempre più evoluti, costeggiata da uno splendido mare. La tua gente gode della fresca brezza marina e di uno splendido sole nascente che sembra infiammare di rosso l’adriatico mare. Arricchita di rinnovate saline e di trulli unici di Alberobello. Prosperosa di uliveti e fiorenti vigneti. Vecchi paesi dalle antiche usanze, storici Santi meta di tanti pellegrinaggi. Tappezzata da vallate,

boschi e colline e da campi di spighe dorate di grano. Scenari scolpiti nel tempo dalla natura sono le tue coste. Nessun pittore seppe mai osare tanto. Puglia, amata terra mia! Giuseppe Maggio




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