Lo Sguardo sui 5 Reali Siti - Aprile 2013

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Jorge Mario Bergoglio, Francesco I, mi affascina e dico con entusiasmo che questo Papa è davvero l'uomo della Provvidenza, l’uomo di Dio. Dal conclave poteva uscire anche un Pontefice del potere curiale, magari un altro teologo intellettuale, un professore d'alto livello, un diplomatico... e invece la mano di Dio si è posata su un prete argentino, uno “venuto dalla fine del mondo”, per cambiare questo mondo. Uno che vuole invertire l’ordine delle cose, un gesuita che ha il cuore e i modi di un francescano. Jorge Mario Bergoglio. Un nome che mi era sconosciuto, come credo a molti altri. Un nome uscito fuori da una nuvola di fumata bianca diffusasi in silenzio, alla fine di una giornata grigia sopra i tetti di Roma, caput mundi, ma che, forse, non lo sarà più. Il centro del mondo, l'ombelico del mondo, è il cuore dell'uomo, di ogni uomo ovunque egli si trovi, da qualsiasi parte egli provenga. Il cuore dell'uomo che ama altri cuori di uomini. Il cuore non ha patria, non ha bandiera da difendere, non ha confini da proteggere. Il cuore della Chiesa è là, dove c'è il cuore di ogni uomo che crede nella verità e per essa si batte. Il cuore di Papa Francesco I ognuno lo sente battere accanto al proprio. Ecco la sensazione che ho provato la sera che dalla finestra del balcone in piazza San Pietro, si è affacciato un cristiano di nome Francesco I, vestito semplicemente di bianco e che con naturalezza ha salutato gli altri suoi fratelli e sorelle in Cristo dicendo “buona sera!”. Davvero è stata una sera buona, meravigliosa vedendo e ascoltando le prime parole di Francesco I, vescovo di Roma. Un boato ha scosso la piazza gremita di gente d'ogni età, d'ogni colore, d'ogni paese. Roma da caput mundi all’improvviso, come d’incanto, è divenuta la domus laetitia, la casa della gioia, della

speranza. Quelle semplici parole di saluto pronunciate da Francesco I sono andate dritte al cuore, sono penetrate nell'animo come la pioggia che cade su un terreno assetato d'acqua. E’ stato, per me, un amore a prima vista. Una luce splendente emanava

da quella veste bianca del vescovo di Roma. Una voce amica sono state le sue parole. Sono state parole dal sapore umano e divino nello stesso tempo, parole uscite dalla bocca di un vero pastore di anime. Le parole di quella sera sono scese come un balsamo sulle ferite della gente che cominciava a considerare la Chiesa come un faro spento, una barca che stava andando a fondo, travolta da un mare di sfiducia. Francesco I, quella sera, la prima sera da Papa, ha riacceso quel faro. Ha soffiato, con le sue parole, sulla cenere che copriva il fuoco vivo dei cristiani semplici. Francesco ci ha chiesto “per favore” di pregare il Buon Dio perché lo benedicesse prima che lui riportasse su di noi quella benedizione ricevuta dal Signore. “Pregate per me” ci ha chiesto

Francesco I. Lui ha bisogno della nostra preghiera perché il faro che ha acceso nella notte della Chiesa e del mondo illumini le molte cose esposte alla nuova luce. Cose che dovranno essere cambiate e non sarà né facile né indolore. Preghiamo per lui e lui pregherà per noi perché entrambi vogliamo, “una Chiesa povera per i poveri”. Sono parole che pesano come macigni, ma che vanno rotolati come la pietra che chiudeva il sepolcro di Cristo. Sono parole che ci domandano di accogliere la resurrezione del Cristo e con Lui la resurrezione degli ultimi, dei poveri che sono stati sepolti dalle ingiustizie. E se c'è bisogno di una Chiesa povera allora significa che c'è anche una Chiesa ricca che bisogna condurre alla povertà per essere davvero Chiesa dei poveri. Preghiamo per Francesco I poiché difficile è la strada che lui con noi deve percorrere per raggiungere la resurrezione e realizzare la giustizia. Se Francesco I, oggi ci ha parlato della povertà, è perché la povertà (se le parole hanno un senso) sia abitata, per primo da tutti noi che diciamo essere discepoli di Cristo. Francesco I, ci ha detto anche, tra le molte belle parole, “abbiate cura del creato e non abbiate paura della tenerezza”. In questo pensiero c’è tutto il cuore e l’anima di ogni uomo di buona volontà proprio come lo era Francesco d'Assisi che sposò madonna povertà. Ora tocca a ognuno di noi decidere questo matrimonio che non sarà facile né indolore. Credo, però, che se ci accompagneremo al nuovo Francesco I, “venuto dalla fine del mondo,” un altro mondo migliore e più giusto sarà possibile. Speriamo che nel celebrare l’Anno della Fede, Iddio accresca la nostra fede, allarghi la nostra fiducia e fortifichi la nostra fedeltà al Vangelo.


E’ stata una giornata davvero speciale per i cittadini ortesi quella di lunedì 8 aprile: infatti è entrato in vigore, per il centro storico della città, il sistema di parcheggi pubblici a pagamento non custoditi dei veicoli per un totale di 188 posti. Una giornata quindi caratterizzata da curiosità della cittadinanza (la maggioranza è risultata favorevole a questa decisione adottata in via sperimentale per un anno con delibera n. 31 del 14/09/2012, notevole invece il malcontento di imprenditori e residenti), prime infrazioni e soprattutto centro cittadino sgombro da quelle auto che normalmente riempiono la zona, anche se è da considerare che il lunedì quasi tutti gli esercizi commerciali presenti nel cuore della città osservano il giorno di riposo settimanale. La sosta a pagamento funzionerà nei soli giorni feriali, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00; la tariffa orario è di 0.60 centesimi, con sconti del 50% per residenti e professionisti e commercianti che hanno in quel perimetro le loro attività. “L’obiettivo principale del servizio è disincentivare l’uso dell’auto per raggiungere il centro della città; in uno con la necessità di garantire maggiore disponibilità di parcheggio a chi compie questa scelta.” afferma l’assessore allo Sviluppo economico Paolo Borea “Tra gli ortesi c’è la diffusa abitudine

La crisi economica colpisce anche i giovani con i titoli di studio più elevati. Nel 2012 si contano circa 200mila disoccupati tra i laureati sotto i trentacinque anni. Dai dati Istat emerge un aumento del 27,6% rispetto al 2011 e del 43% rispetto al 2008. Insomma la laurea non basta più ed è importante che i giovani inventino un mestiere, che reinventino loro stessi sfruttando qualsiasi possibilità, mettendo in moto la creatività e l’ingegno. Così tre studenti dell’Università di Pisa, Matteo Iannone, Davide Brondi e Francesco Bozza, laureati in scienze e tecnologie alimentari, hanno deciso di dar vita ad un originale progetto, il “Birrificio la Staffetta”. Il posto è a Vecchiano, nella provincia di Pisa. Per saperne di più abbiamo incontrato l’ultimo dei tre, l’ortese Francesco. Domanda: Come nasce l’idea del birrificio? Risposta: L’idea viene a Davide Brondi che, leggendo articoli riguardanti birre artigianali, ci propone l’iniziativa. Tutto è cominciato come un gioco, non sapevamo che poi sarebbe diventato un vero e proprio lavoro. E’ stato un modo per guardare al futuro in maniera poco consapevole, inizialmente.

di occupare per lunghissimo tempo i ridotti spazi destinati alla sosta, creando difficoltà ai residenti, che non riescono a trovare posto nei pressi delle loro abitazioni, e ai commercianti”. Gli fa eco il sindaco Calvio: “La disciplina del traffico è indispensabile a migliorare la qualità della vita dei cittadini che vivono e operano in centro ed ha indubbi benefici anche sulla sostenibilità ambientale del traffico stesso”.

Il costo complessivo sostenuto dalla Amministrazione Comunale ammonta a 2.618 euro per la fornitura della segnaletica orizzontale e verticale e 20.000 euro per noleggio, installazione e manutenzione ordinaria dei cinque parchimetri posizionati. Se l’adozione dei parcheggi a pagamenti non coprirà le spese complessive l’esperimento “blu” si riterrà a tutti gli effetti concluso.

D.: Quando avete cominciato a lavorare al progetto? R.: Esattamente un anno fa. L’inaugurazione del birrificio ci sarà il 22 aprile, data dell’inaugurazione dell’Associazione ARCI. In questa maniera potremo cominciare a distribuire la birra tra i soci e farci conoscere dalle altre associazioni. Inoltre non vogliamo semplicemente produrre e vendere il prodotto. Intendiamo accompagnare chi ci viene a trovare in un percorso più complesso tramite degustazioni (con prodotti del nostro orto e il pane ottenuto con i chicchi d’orzo avanzati dalla produzione della

birra) e serate musicali. Dunque la struttura non sarà finalizzata alla sola distribuzione. D.: Che tipo di birra producete? R.: Produciamo Weisse (detta “birra bianca”, di origine tedesca, ad alta fermentazione e con ampio uso di frumento, con circa 5% vol) e American Pale Ale (con colore che varia dall'oro intenso al rame, con amarezza, sapore e aroma dominati dal luppolo, con livello di malto medio basso e con circa 7% vol). Il primo tipo di birra ci sembrava il più adatto ai gusti della maggioranza, mentre il secondo è stato scelto per proporre qualcosa di nuovo e dal sapore particolare, fruttato appunto. D.: La vostra birra arriverà anche in zona? R.: Sicuramente vorrei che arrivasse anche qui. Magari un giorno potremo aprire un microbirrificio che produca birra artigianale, di qualità, che possa immettersi nella trama della produzione locale e che affianchi altre realtà più imponenti, presenti nel territorio. Un esempio di coraggiosa intraprendenza, di fronte alla situazione precaria che stiamo vivendo, che speriamo venga premiata. Per chi volesse avere più informazioni sulle iniziative del birrificio non deve fare altro che visitare la pagina Facebook “Birrificio La Staffetta”.


Fondi del G.A.L. Piana del Tavoliere destinati allo sviluppo di imprese e servizi Sostenere la creazione d’impresa e lo sviluppo di quelle esistenti è l’obiettivo della misura 312 del G.A.L. Piana del Tavoliere che è stata illustrata nel corso di un Seminario organizzato dall’Amministrazione comunale presso la Biblioteca dell’ex Gesuitico. Le azioni ammesse a finanziamento sono quelle destinate all’artigianato locale, la commercializzazione dei prodotti tradizionali del territorio e l’offerta di servizi alla popolazione, con particolare riferimento a bambini e anziani. La misura prevede un contributo in conto capitale, a fondo perduto, pari al 50% dell’investimento ammesso a finanziamento. All’incontro hanno partecipato il sindaco di Orta Nova, Iaia Calvio e il presidente del G.a.l. Antonio Stea. “La misura rappresenta un concreto sostegno tanto all’autoimprenditorialità, rafforzandola come alternativa all’impiego soprattutto per i più giovani, che allo sviluppo di imprese già esistenti, decise ad affrontare la crisi con atteggiamento positivo”, ha sottolineato il sindaco nel corso dell’incontro, “Altrettanto importante è la scommessa sulle produzioni tipiche locali, la leva su cui agire per affrontare la concorrenza del commercio globale, e sulle competenze acquisite nel settore dei servizi dai nostri concittadini, ai quali si offre l’opportunità di guadagnare protagonismo civico con l’organizzazione di un’offerta qualitativamente elevata a vantaggio di soggetti socialmente deboli”. Gli alunni ortesi visitano gli impianti di trattamento rifiuti di Cerignola e Foggia

Cento alunni del 1° e del 2° Circolo e Cento alunni della Scuola Media di Orta Nova hanno visitato la piattaforma di selezione della carta e cartone del Consorzio di Bacino Fg/4, gestita dalla società consortile Sia. L’opportunità di conoscere sul campo il ciclo produttivo è stata offerta dalla tempestiva adesione dell’Amministrazione comunale all’iniziativa ‘Riciclo Aperto 2013’, organizzata da Comieco, per mostrare ai cittadini cosa accade a carta, cartone e cartoncino raccolti nei Comuni e destinati agli impianti di riciclo. “La raccolta differenziata conviene ed incrementarla in quantità e qualità significa procedere lungo la strada che porta a ridurre il ricorso alla discarica, sempre più oneroso, ed a favorire il riciclo dei materiali”, ha sottolineato l’assessore all’Ambiente Maria Rosa Attini nel corso della visita “Le convenzioni con i Consorzi di filiera, com’è il caso di Comieco, garantiscono anche la remunerazione di questa attività, con corrispettivi economici stabiliti dall’accordo quadro nazionale tra l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e il Consorzio

Nazionale Imballaggi. Ci sono, poi, altrettanti e importanti benefici ambientali, giacché il minore uso delle discariche riduce le emissioni di anidride carbonica”. Iannantuono nuovo presidente di “Arte Nova” L’Associazione culturale “Arte Nova” ha eletto il nuovo presidente:Michele Iannantuono, subentrando a Luca Caporale che ha egregiamente guidato l’associazione dal 2007, anno in cui è stata costituita Arte Nova, Associazione che dal 2007 scandisce, con grande successo, il tempo della stagione culturale musicale nella città di Orta Nova. Ideatrice Dell’Orta Nova Rock festival prestigioso evento musicale della città ed organizzatrice di diversi spettacoli di beneficenza, questi sono solo alcuni degli eventi che contraddistinguono la storia dell’associazione. Ad accompagnare il neopresidente in questa nuova avventura, il vicepresidente Pino Balestrieri sempre pieno di idee e voglia di fare. Ad amalgamare “l’idea vincente di squadra” un gruppo nutrito ed eterogeneo di esponenti del direttivo, che donano il loro personale ed originale contributo allo Comitato Direttivo: Giovanni Tripputo, Maurizio Ferrandina, Giuseppe Scommegna, Riccardo Pennuti, Luca Caporale e Mino Bozza. Un ringraziamento particolare e ricco di gratitudine da tutto il direttivo va al presidente uscente Luca Caporale, che con saggezza e spirito associativo ha presieduto il ruolo conferitogli in questi ultimi anni.

trovando immediatamente lo svincolo per via Roma. La nuova e spaziosa area - aggiunge il sindaco - risponde inoltre ai requisiti previsti dalla legge regionale e dista poco più di un centinaio di metri dalla Piazza di Via Umberto I, ove è ubicato il mercato rionale e l’annesso bagno pubblico, nelle more della realizzazione di una nuova struttura da realizzarsi ad hoc in adiacenza all’area mercatale. Peraltro è lambita su un solo lato da fabbricati, e per il resto da giardini, il che garantisce un bassissimo inquinamento acustico per i residenti e agli avventori il comodo e facile raggiungimento, sia pedonale che veicolare dell’area, trovandosi nelle immediate vicinanze di comodi parcheggi. Anche gli operatori della Piazzetta Mercato potranno trarre un notevole impulso all’attività di vendita, evitando l’esodo di ogni martedì per spostare i propri banchi vendita per raggiungere l’area mercatale”. “A conferma della bontà di questa scelta - aggiunge l’assessore al Commercio, Roberto Nigro - vi è anche la presa d’atto che non sono pervenute ipotesi diverse da parte delle rappresentanze degli operatori, che hanno così riconosciuto indirettamente che l’area prescelta è la più idonea. Oltretutto, la nuova area mercatale si presta anche allo svolgimento, durante i mesi estivi, di fiere, mercati serali e manifestazioni che hanno già incontrato il favore non solo della popolazione di Stornara, ma anche di tanta gente giunta dai centri vicini”.

Capuozzo. No a centrale biomasse L’ex sindaco di Carapelle Remo Capuozzo interviene sulla costruzione di una centrale biomasse nel piccolo centro dei Reali Siti. “Sono sempre stato fieramente e apertamente contrario alla costruzione di una centrale a biomasse a Carapelle. L’ho detto chiaramente, oltre dieci anni fa, ai rappresentanti della Cavino, nella veste di sindaco di Carapelle. Lo ribadisco oggi, se possibile con ancora maggiore fermezza e convinzione. Benissimo hanno fatto il sindaco di Orta Nova, Iaia Calvio ed il consiglio comunale ortese, a dire un secco no alla centrale Cavino”.

Al supercinema Cicolella rassegna di pellicole dedicate alle donne “Omaggio alle Donne che con la loro arte hanno fato grande il cinema italiano”, questo il tema della rassegna cinematografica organizzata dal Supercinema Cicolella di Orta Nova con il patrocinio dell’Apulia Film Commission, partita il 9 aprile scorso con la proiezione di Riso Amaro a cui è seguita L’Onorevole Angelina. Gli appuntamenti settimanali si svolgeranno tutti i martedì con un unico spettacolo alle ore 18,00: 23-24 aprile “La Ciociara”, 30 aprile e 1° maggio “Profumo di donna”, 7 e 8 maggio “Pane amore e fantasia”. Ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti.

Stornara nuova sede del mercato settimanale L’amministrazione comunale di Stornara ha deliberato, all’unanimità, lo spostamento in via definitiva dell’area destinata a mercato settimanale - dall’attuale collocazione di Via Oberdan, Via Umberto I° e Via Roma - nella nuova area mercatale lungo Via Le Vigne e l’Area Ex Campo Sportivo prospiciente, Via Taranto e Traversa di Via Le Vigne - direzione Via La Menola. Le strutture comunali competenti sono al lavoro per rendere operativo il trasferimento entro il mese di aprile. Intanto è stato determinato il numero di posteggi in un massimo di75, oltre a 4 banchi per coloro che vendono i prodotti ricavati dalla produzione propria, in ossequio al Piano e Regolamento comunale per il Commercio sulle Aree Pubbliche, da individuare nella piazzetta-mercato di Via Umberto I. Una decisione che il per il sindaco Rocco Calamita era “ormai improrogabile tenuto conto che la futura collocazione del mercato settimanale decongestionerà e migliorerà la viabilità complessiva del centro abitato, posto anche che la quasi totalità dei commercianti giunge da Cerignola e, conseguentemente, non entrerà nell’abitato,

Lutti L’Editore Annito Di Pietro, il Direttore Michele Campanaro e la redazione tutta sono fraternamente vicini alla famiglia per la scomparsa dell’illustre Socio Benemerito dott. Pasquale Larovere, uomo di animo nobile e generoso. *** Annito Di Pietro e la redazione tutta si uniscono al dolore della famiglia Sacchitelli per la prematura perdita della figlia Corsignana. *** E’ venuta a mancare agli affetti dei suo cari la N.D. Eugenia Torraco ved. Calvio, l’editore Annito Di Pietro il Direttore Michele Campanaro e l’intera redazione sono vicini ai figli, al genero Giulio Larovere e ai parenti tutti. *** Munito dei conforti religiosi è deceduto Michele Sauro. Annito Di Pietro e la redazione tutta sono vicini al dolore della famiglia. *** Non più fra noi Michelina Pini vedova Torraco. Annito Di Pietro e la Redazione si unisco al dolore dei figli e dei parenti tutti.


Il festival “Reali Siti in Tango & Jazz”, giunto alla terza edizione estiva nel 2012 ha avuto la sua edizione invernale ad Orta Nova. Lo storico Cineteatro 2000 Cicolella ha aperto infatti il suo sipario per una serata di grande musica davanti ad un numerosissimo pubblico, caloroso e motivato, accorso da ogni dove per non perdere un'occasione così importante di partecipare ad un evento di alto profilo artistico-culturale, unito alla possibilità di contribuire al nobile gesto della generosità, trattandosi dell’XI Concerto di Solidarietà, organizzato dal Circolo Culturale Agorà e dall’Associazione musicale Nuevo Tango, con il Patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Orta Nova. Protagonista dell'evento il “Nuevo Tango Ensamble”, formazione che dal 1999, anno della sua nascita, ha visto crescere, senza soluzioni di continuità, il meritato successo ed il crescente prestigio sia a livello nazionale che internazionale. Il gruppo, messosi subito in evidenza in tutto il mondo, come uno dei migliori interpreti della musica del maestro Astor Piazzolla, avendone accolto e fatta propria la grande lezione di coniugare con assoluta naturalezza e perfezione elementi popolari e folkloristici, il tango di Buenos Aires, e le eleganti strutture armoniche classiche, con aperture ad influenze e contaminazioni jazzistiche, ha completamente metabolizzato l’arte del Maestro, approdando ad un proprio stile e ad un carattere unico ed inimitabile, grazie al rigore, alle idee, alla sensibilità ed al talento dei suoi virtuosi musicisti, che hanno dimostrato di saper raggiungere vette di altissimo livello artistico nelle loro svariate e sempre nuove performance. Musicisti del gruppo sono tre artisti pugliesi ormai molto noti al grande pubblico: Gianni Iorio, Pasquale Stafano e Pierluigi Balducci e, in questa serata, anche Pierluigi Villani, napoletano ma pugliese di adozione. Tutti vantano curricula davvero eccezionali e un background di notevole spessore artistico e culturale, avendo all’attivo notevolissime esperienze. Serata davvero di grande e bella musica che ha riempito il cuore e fatto vibrare l'anima di tutti i presenti. Sin dal primo brano sensualità e tra-

sporto, dolcezza e passionalità hanno subito catturato e piacevolmente ipnotizzato la platea: gli strumenti, naturale prolungamento degli artisti, in un dialogo serrato, convinto, punteggiato da momenti improvvisativi di ampio respiro e di sicuro impatto emozionale, hanno trasportato il pubblico in un’altra dimensione: evocativa, onirica di grande suggestione. Gianni Iorio con il suo bandoneon ha magistralmente dipinto e disegnato con originalità e maestria la variegata gamma di suggestioni e sentimenti che la sua musica sa evocare, con dovizia di accenti e particolari inediti che sfiorano l’ineffabile. Il pianismo di Pasquale Stafano, fatto di proiezioni interiori e di istintive aperture dell'anima, ha declinato, con spiccata naturalezza, talento e virtuosismo, classicismo ed originalità in fraseggi dalla tessitura unica e dal tocco puro e cristallino. Il basso elettrico di Pierluigi Balducci, ha spaziato agilmente e dialogato tra gli strumenti in un continuo fluire di sensazioni e di atmosfere ora leggere ora cupe, per esprimere personalità ed energia negli originali assoli. Il batterista Pierluigi Villani, con sapiente e sensibile capacità ha saputo sottolineare, avvolgere, accarezzare e/o sfumare momenti di grande intensità espressiva e di puro lirismo. Ma a rendere ancor più eccezionale l'evento è stata la presenza di un artista di fame mondiale: Javier Girotto, sassofonista argentino tra i più importanti nel panorama musicale del jazz internazionale. Il suo sassofono ha reso ancor più

magica la musica che nasceva e si librava nell'aria tramutandosi in immagini, racconti, sensazioni dai mille colori e suggestioni di vibrante intensità. Sul palcoscenico cinque artisti, cinque strumenti in un tutt’uno, un solo cuore, una sola anima: l’arte e l’energia di una grande orchestra! Il pubblico, che riempie ogni spazio libero del teatro, ascolta in religioso silenzio ammaliato dalle note che risuonano in un ritmo sempre più intenso e travolgente, interrotto, tra un brano e l’altro, da calorosi, lunghi, e sentiti applausi. Sul palcoscenico il Nuevo Tango diventa un ambiente, uno spazio fisico dell’immaginazione, artefice di un viaggio sonoro e visivo in terre lontane, riempito di colori e di luci, della filosofia della vita, della solitaria ed intensa ricerca della felicità e del senso dell’effimero esistenziale. Un concerto puntellato di indefinibili emozioni, d’intense vibrazioni, di buon gusto e di eleganza raffinata grandemente voluto dalla Amministrazione Comunale di Orta Nova. Dopo un evento così, si torna a casa felici di esserci stati, di aver goduto della passione, dell’energia e dell’amore per una musica che ha saputo regalare due ore ininterrotte di un’atmosfera magica in una serata indimenticabile, che non può non lasciare il segno perché «Le ingegnose combinazioni di bei suoni, il loro concordare ed opporsi, il loro sfuggirsi e raggiungersi, il loro crescere e morire, questo è ciò che in libere forme si presenta all’intuizione del nostro spirito», come afferma il musicologo del XIX secolo Eduard Hanslick.


Così titola un libro edito nel dicembre 2012 che raccoglie scritti di Luigi Battaglini, il fondatore della Unione Amici di Lourdes (U.A.L.), costituita l'11 febbraio 1952 in Orta Nova e riconosciuta fra le opere della Chiesa dal Vescovo di Foggia Mons. Giuseppe Lenotti l'11 febbraio 1967. Gli scritti sono stati raccolti da Don Luigi Nardella, Cappellano della Pia Unione nel pregiato volume che reca la presentazione dell'Arcivescovo Metropolita di Foggia-Bovino, S.E. Mons. Francesco Pio Tamburrino. Ma chi era Battaglini? Luigi Battaglini era nato a Ortanova il 27 settembre 1920 e già a 11 anni avvertì i segni di una fastidiosa scoliosi che, aggravatasi nel 1939 lo costrinse sulla sedia a rotelle. Dopo un pellegrinaggio a Lourdes nel 1952 costituisce una “Unione degli Amici di Lourdes” e, incoraggiato da Padre Pio, iniziò la sua missione di sofferente tra i sofferenti sull'importanza del dolore come via per la salvezza. Scrive agli ammalati: “Apparentemente noi siamo i reietti, gli abbandonati, i maledetti, ma in effetti siamo i trionfatori, i prescelti, i benedetti. Godremo se sapremo riportare intatta e ancora sanguinanti al Redentore la corona di sofferenza che Egli ci ha posto sul capo. E'duro, lo so, e non poche volte ci sentiremo soli e sconfortati, abbandonati a noi stessi, ma non lo siamo. Anche sulla terra il Signore ci ha lasciati qualcosa che può darci conforto e sostegno. Ci ha lasciato i Santuari della Madre Divina e, primo fra tutti, Lourdes e Loreto”. Luigi Battaglini segue così la strada della sua sofferenza come offerta a Dio nella fraternità con gli ammalati, amando i fratelli sofferenti nella Casa-famiglia che riesce ad aprire a Foggia nel 1972 in Via Amicangelo Ricci dove oggi sorge l'Opera Pia Amici di Lourdes. In questa casa muore a 53 anni il 6 dicembre 1976, ma in questa casa egli continua a vivere col suo nome splendente di luce divina. Leggendo le sue “Lettere agli ammalati”, io che l'ho conosciuto in vita confesso di essere rimasto commosso dinanzi ad una vita che, come annota Don Luigi Nardella è “un poema di contemplazione dell'amore di Dio, presente in chi soffre”. Nella sua ultima lettera titolata “Canto dell'anima” scriveva:

“Sono ancora io, fratello che soffri e speri, come io soffro e spero; sono io, l'umile giullare di Lourdes, l'innamorato della Madonna. E vengo ancora a te per parlarti delle dolcezze della nostra vita di sofferenti, delle mistiche gioie della croce. La croce, fratello mio, è il gran dono che Iddio abbia potuto fare. È un dono d'amore, di predilezione”. La Croce. Quella Croce è il figlio di Dio fatto uomo, il Diouomo. Dirà Padre Pio: Gesù glorificato è bello ma quantunque sia tale lo sembra maggiormente crocifisso, e aggiungeva: La mia croce mi aspetta, io mi sto distendendo su di essa. E quando gli parlavano di Genoveffa De Troia diceva: E' un anima prediletta di Gesù favorita dal Signore. Genoveffa si distende sempre più sulla croce”. E sempre Padre Pio in una lettera al suo Direttore Spirituale nel 1916 scriveva: “Gesù ha scelto come suo vessillo la croce e perciò egli vuole che tutti i suoi seguaci devono battere la via del Calvario portando la croce per poi sperarvi. Solo per questa strada si perviene alla Salvezza”. “Per Crucem ad Lucem”. Con la Tua croce hai redento il mondo! E'stata la via percorsa da Luigi Battaglini: fare la volontà del Signore. La prefazione, le annotazioni, le conclusioni di Don Luigi Nardella, e l'esemplare presentazione di S. E. Mons. Tamburrino, alle “Parole agli Ammalati” di Luigi Battaglini, indicano

con chiarezza l'eroicità delle sue virtù. Come fu per la Venerabile Genoveffa. Scrisse l'Osservatore Romano “che la chiave per comprendere la figura di questa Venerabile si trova nella grande semplicità della sua soprannaturale vita di fede, di speranza e di carità. Tutto in lei appare chiaro nello sperimentare nella sua persona il dolore senza tregua, consapevole di poter conseguire il premio eterno solamente amando Cristo nei suoi patimenti”. Il 7 marzo 1992 la Congregazione per le Cause dei Santi promulgò alla presenza del Papa Giovanni Paolo II il Decreto a Venerabile di Genoveffa De Troia riconoscendone le “virtù eroiche”. E non è sperabile che anche a Luigi Battaglini vengano riconosciute le sue “virtù eroiche” in un processo sulla fama di santità? Mons. Francesco Pio Tamburrino, Arcivescovo Metropolita di Foggia sottolinea, nella sua illuminata presentazione, la “dimensione cristologica e mariana di Battaglini e della sua Opera (U.A.L.), nate dal suo dolore e dal suo amore sottolineando il significato salvifico della sofferenza vissuta in unione a Cristo”. Nino Salvaneschi, il grande scrittore cieco, scriveva che “bisogna soffrire per offrire”. È stato il motto di Genoveffa e di Luigi Battaglini e Don Luigi Nardella lo ricorda sempre nelle sue omelie domenicali nella Chiesetta della U.A.L. di viale Ofanto a Foggia. “Beati quelli che sostengono infermità e tribolazioni”. Il Cantico delle Creature ripete le beatitudini del Vangelo. Beati quelli che soffrono nell'amore e amano nel dolore, Beati quelli che soffrono sempre per chi non soffre mai. E Beati quelli che piangono o hanno pianto offrendo a Cristo le proprie sofferenze. E' il Sermone della Montagna ci ricorda che questa terra è una valle di lacrime. Conclude Salvaneschi: “In ogni lacrima vi è una goccia di rugiada che ristora il fiore. E il cuore ricomincia a sperare. In ogni lacrima vi è il riflesso di una stella che invoca il cielo. E il cuore ricomincia ad amare”. Luigi Battaglini merita un riconoscimento più ampio. Orta Nova e Foggia, una Diocesi e la Metropolia, con la Pia Unione Amici di Lourdes sapranno aprire nuove strade per questo riconoscimento che amplierebbe i confini della fraternità per i sofferenti di ogni dolore.


L’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra - Sezione di Orta Nova quest’anno, in occasione della festa del papà dello scorso 19 marzo, ha ricordato, con una Santa Messa officiata presso la Chiesa del S.S. Crocifisso, i milioni di papà di tutto il mondo deceduti o dispersi in guerra e non più ritornati a casa.La celebrazione, rientrante nella XIII edizione della Giornata del Ricordo, dedicata al 152° anniversario dell’Unità d’Italia, ha visto la partecipazione di una nutrita famiglia di autorità militari (21° reggimento Fanteria, 11° reggimento Genio Guastatori e i Comandanti delle Caserme Carabinieri di Orta Nova e Carapelle), di organi istituzionali (i sindaci di Orta Nova, Carapelle, Stornarella e Ascoli Satriano, accompagnati dai rispettivi comandanti di Polizia Municipale e numerosi assessori e consiglieri) e di associazioni di volontariato del territorio. Durante l’omelia, il parroco sac. Don Ignazio Pedone ha ricordato con grande emozione le motivazioni di tale celebrazione eucaristica, esortando ciascuno di noi a tenere vivo nella fede la memoria di chi ha fatto la storia e l’orgoglio di appartenenza alle nostre radici con umiltà e responsabilità. L’associazione, fondata nel 1949 dal Com. Michele Ciociola e oggi presieduta da Saverio Pandiscia, nell’ultimo ventennio ha partecipato

Nel periodo natalizio, la scuola secondaria di 1° grado “Sandro Pertini” e i due Circoli Didattici “N. Zingarelli” e “Papa Giovanni XXIII” di Orta Nova hanno realizzato un ciclo di concerti. Il percorso musicale intrapreso ha visto coinvolti gli alunni delle classi quinte dei due circoli didattici presenti sul territorio nella formazione del coro, accompagnati dall'Orchestra Giovanile Sandro Pertini della Scuola Secondaria di 1° grado, diretta dal prof. Lorenzo Ciuffreda, coordinatore del corso musicale della scuola media “S. Pertini”. Domanda: Prof. Ciuffreda come è stata accolta l’iniziativa da parte dei ragazzi. Risposta: Tutti i ragazzi hanno accolto con grande entusiasmo questo percorso, seguendo gli studi proposti attraverso la metodologia della vocalità funzionale con creatività, leggerezza e la giusta dose di gioco. Descrivere le difficoltà che ho dovuto affrontare e che affronto quotidianamente, affermare che un coro di una scuola è un coro di ragazzi la cui motivazione iniziale non è sempre l’amore per la musica bensì il desiderio di stare assieme, è premessa importante in quanto tutte le difficoltà vanno comunque collocate in un contesto di questo tipo. La Funzione educativa e l'importanza di un coro di voci vanno al di là del puro rendimento musicale; per gli appartenenti a questi cori la formazione musicale e il fare musica insieme è un valore educativo e sociale da non sottovalutare, valorizza la musica come arte e scienza e rappresenta

a numerose manifestazioni a favore degli interessi morali e materiali di familiari di caduti e dispersi in guerra, come la Giornata della Pace e il Ricordo delle Foibe. Le attività sono state svolte principalmente nelle scuole dei Cinque Reali Siti, affinché “chi sa non dimentichi, chi non sa impari”. L’impegno successivo

una tra le tante forme di conoscenza musicale; inoltre, è un mezzo utile alla salvaguardia delle tradizioni locali. D.: Lodevole iniziativa, notevolmente motivante, che ha visto ragazzi, docenti e dirigenti lavorare insieme ad un unico progetto, valorizzando, così, attraverso il confronto e la condivisione, la scuola intesa come istituzione, in cui poter apprendere e realizzare le proprie aspirazioni. La partecipazione di genitori, parenti e amici nelle due serate è stata considerevole, animata da grande entusiasmo ma anche da profonda commozione, sicuramente riconducibile alla coinvolgente atmosfera natalizia, ma da attribuire, soprattutto, alla bravura che hanno dimostrato questi ragazzi suonando e cantando insieme!

dei volontari ha riguardato l’impegno durante la Processione dei Misteri del Venerdì Santo, giunta al suo decimo anno con l’aggiunta del gruppo Statuario della “Deposizione” adottata da tutte le associazioni no profit presenti a Orta Nova e portata in spalle per le vie della città anche dai militari figli della nostra terra. Ma la volontà e la passione per la musica, professore, vanno ben oltre... R.: Infatti, cinque anni fa, insieme a Gianni Cuciniello, col quale condivido il medesimo impegno nella promozione della musica colta nel mondo della scuola,abbiamo promosso il Concorso Nazionale Musicale Umberto Giordano, di cui io sono il Direttore Artistico e Cuciniello Presidente, organizzato dall’Associazione Musicale “Suoni del Sud” con il patrocinio dell’Università degli Studi di Foggia e della Regione Puglia e con il contributo del Comune di Foggia - è giunto alla sua quinta edizione e riapre le iscrizioni per tutti gli alunni del Corso a Indirizzo Musicale frequentanti le Scuole Secondarie Statali. D.: Com’è strutturato il concorso? R.: Il concorso è suddiviso in quattro differenti sezioni: Solisti (pianoforte, strumenti ad arco, strumenti a fiato, strumenti a percussione, arpa e fisarmonica), Musica d’Insieme (gruppi strumentali da 2 a 15 elementi), Orchestra (minimo 20 elementi a organico differenziato) e Coro (minimo 15 elementi per gruppi corali, costituiti in qualsiasi ordine e aperta a studenti delle scuole primarie e secondarie, anche al di fuori dei Corsi a Indirizzo Musicale). Anche quest’anno il concorso si svolgerà presso l’Aula Magna della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Foggia (in via Caggese, 1), dal 15 al 17 maggio 2013. Le domande di iscrizione dovranno pervenire all’Associazione Musicale “Suoni del Sud” (piazza Cesare Battisti, 35 - 71121 Foggia) entro il 23 aprile 2013 e dovranno essere anticipate via fax allo 0881.722706. Il bando di concorso, contenente il regolamento completo, è consultabile e scaricabile sul sito www.concorsomusicaleumbertogiordano.it.


Se è vero che l’individuo deve emanciparsi dal proprio ambiente per attingere una cultura superiore, occorre che prima di tutto quest’ambiente sia conosciuto, indagato, spiegato criticamente. Tanto si è verificato presso la nostra Sezione di Accadia con il convegno “Stignano: segni di devozione e di comunicazione sulla via dell’Angelo”. L’articolo di seguito riportato è stato scritto dal Prof. Luigi Zelano, Coordinatore della Sezione: Il 6 Aprile scorso nella Sala S. Luigi di Accadia gentilmente messaci a disposizione dal Parroco P. Carlos Josè Garcia si è tenuto un convegno dal titolo “Stignano: segni di devozione e di comunicazione sulla via dell'Angelo” organizzato dalla locale sezione Unitre. La sala era gremita di gente venuta anche dai Comuni vicini, data l'importanza dell'argomento. Ha dato inizio il Parroco con i saluti ai convenuti, quindi è intervenuta la Presidente dell' Unitre, Prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere accennando all'argomento, quindi c'è stato un breve intervento del coordinatore dott. Luigi Zelano, che ha accennato alla importanza della diffusione della cultura ed in special modo quella religiosa. Il Preside Prof. Alfonso Palomba, che è stato alunno del concittadino Prof. Erminio Paoletta, ha fatto un’ampia presentazione del relatore dott. Francesco Paolo Maulucci conoscendolo sin dai tempi del Liceo menzionando le molte pubblicazioni fatte soprattutto su Pompei e la cultura dell'epoca. È seguita una esauriente relazione da parte del dott. Francesco Paolo Maulucci sul tema del Convegno con proiezioni di diapositive dimostrando un’autentica passione per la materia affascinando anche il pubblico presente, che alla fine si è vivamente congratulato con lui invitandolo a dar seguito a questi convegni. Il dott. Maulucci ha promesso di tenere un prossimo convegno sull’Apparizione della Madonna del Carmine sul monte Crispignano. *** Rispecchiamo in gran parte questo mondo complesso, eppur contradditorio, che determina i nostri interessi conoscitivi, le adesioni sentimentali, la nostra stessa mentalità. Dobbiamo, perciò, ac-

cettare l’invito della Presidente nazionale Dott.ssa Irma Maria Re a collegarci con le forme di civiltà più aperte e più comprensive del valore che ogni persona rappresenta. Ho il piacere di comunicare a tutti che la città di Torino, prima Capitale d’Italia, il 7 novembre 2012 è stata anche proclamata “Capitale Europea dello sport 2015”. La notizia mi ha fatto ricordare che la Presidente Nica Rossi, dell’Unitre di Rivalta, dopo aver guidato la sua Sede per molti anni, ci ha lasciato per raggiungere cieli e terre nuove. Nel 1997, infatti, proprio lei, aveva ideato le Unitriadi chiedendo il patrocinio dell’Associazione nazionale e delle Istituzioni locali. Manifestazione che ha ricevuto un lusinghiero successo. Pensando di fare cosa gradita a molti, abbiamo pertanto deciso di ri-

proporre le Unitriadi, concedendo il Patrocinio dell’Associazione Nazionale e chiedendo alle Istituzioni di collaborare attivamente con noi per la riuscita dell’evento concedendoci il loro Patrocinio. La manifestazione si svolgerà a Torino nella prima decade di Ottobre, allorché gli studenti torneranno a iscriversi una volta terminate le ferie estive. Le discipline previste per l’evento sono attualmente: I giochi delle carte: Burraco, scala 40, bridge, pinnacola; Scacchi; Calcetto; Tennis; Bocce; Balli; La minimaratona; Golf; Bicicletta; Nuoto; ed altre ancora che ci potrete suggerire Saranno inoltre presenti all’evento le bravissime corali Unitre di tutte le Regioni italiane ed estere che rallegreranno tutta la manifestazione.


Come ogni anno la processione dei Misteri è diventato per noi ortesi un appuntamento importante. Venerdì 29 marzo scorso, si è presentato con freddo e pioggia, tanto da far slittare l’uscita della processione non alle prime ore dell’alba ma a mattinata inoltrata. “Il venerdì Santo è il giorno che la Chiesa consacra alla celebrazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, adorante la sua morte perché salvezza per tutti gli uomini”. La processione, dal 2003 vede la partecipazione di oltre duecento portantini con la classica mantella rossa. Essa è preceduta dalla esposizione delle statue, che dal sabato precedente la Domenica delle Palme, vengono esposte al pubblico nel suggestivo scenario della vecchia Chiesa dell’Altomare, le Statue poi nella notte tra il giovedì ed il venerdì Santo, vengono portate in processione verso la Chiesa Madre, dove rimangono esposte fino alle 6 del mattino, momento in cui inizia la Processione dei Misteri. Le prime statue ad essere portate in processione sono quelle di Gesù al Gestemani, Gesù tradito e arrestato, Gesù al Sinedrio e Gesù rinnegato da Pietro; in coda la statua della Vergine Addolorata preceduta del penitente, che in abito rosso e a piedi nudi porta la croce. Verso le 7, la processione ritorna dinanzi alla chiesa Madre, dove si aggiungono le altre otto statue: Gesù flagellato, Gesù coronato di spine, Gesù davanti a Pilato, Gesù caricato dalla croce, Gesù davanti alle pie donne, Gesù aiutato dal Cireneo, il suggestivo gruppo delle “Tre Croci”, che rappresenta la crocifissione di Gesù con i ladroni e la Deposizione. Le statue al termine della processione vengono esposte all’interno della Chiesa Madre. La sera del venerdì Santo le quattro comunità parrocchiali si riuniscono nella Processione dell’incontro tra Gesù morto e la Madomma Addolorata, che con la croce e la statua di Giovanni Battista, portano in piazza l’intera città, assorta nel commemorare il mistero della morte di Gesù Cristo. Viene portato in processione anche la reliquia con il legno originario della croce. Infine nella Chiesa del Pur-

gatorio si svolge il bacio alla reliquia. Bisogna ricordare che le statue singole, appartenenti alla Confraternita del Santissimo Sacramento, risalgono alla prima metà dell’800. Esse sono state restaurate nel 2002 a cura di una Cooperativa di cartapestai di Lecce. I gruppi statuari sono stati eseguiti sempre dalla stessa ditta di Lecce diretta dal famoso cartapestaio Di Donfrancesco; cinque di essi (L’arresto - Il Processo. Il Rinnegamento - L’Incontro con le Pie donne - La Crocifissione) ed il restauro furono finanziati dalla Benemerita Famiglia Lavacca. Delle altre due ultime composizioni non si conoscono i donatori. Il progetto fu ideato dall’attuale parroco Don Giacomo Cirulli collaborato fattivamente dal Rag. Annito Di Pietro, nel seguire i lavori dei cartapestai e nel recepire i fondi. Molto merito va anche riconosciuto alla Confraternita

del SS. Sacramento per aver fornito tutti gli arredi sacri occorrenti per la processione. Questa processione è stata sempre gestita dalla Confraternita del Santissimo, poi passata al coordinamento delle associazioni culturali di volontariato e parrocchiali data la mole di lavoro per l’organizzazione, il cui merito, è doveroso riconoscerlo, va al signor Saverio Pandiscia presidente della locale Associazione Nazionale Caduti e Dispersi in Guerra. Quest’anno abbiamo avuto la presenza di 40 portantini, giovani del 21° reggimento fanteria territoriale di Foggia, guidati dal Sergente Maggiore Rocco Di Gianno e dal Maresciallo Domenico Sgaramella che hanno trasportato l’imponente composizione della “Deposizione”.

Il 2013 è iniziato nel segno delle grandi novità per la Sezione Comunale Avis di Orta Nova. Infatti l’associazione, tra le più longeve in quanto a presenza nel territorio dei Cinque Reali Siti, ha rinnovato il suo consiglio direttivo per il quadriennio 2013-2016, affidando la presidenza a Michele Di Conza e la vicepresidenza vicaria a Leonardo Antonio Prisco, affiancato da Donato Pellegrino e Antonio Lamanna nella stessa mansione di affiancamento. A completare l’organigramma vi sono Gerardo Terribile come amministratore, Giuseppe Agueli nel ruolo di segretario, Pasquale Luongo come suo vice e Domenico Sinisi, Pasquale Ingravallo e Franco Simone come consiglieri. Rinnovate sono quindi le funzioni ma intatta sarà l’attenzione nel sensibilizzare la popolazione ortese a compiere il nobile e generoso gesto di donare sangue. L’altra importante novità riguarda il trasferimento, grazie al puntuale contributo dell’Amministrazione Comunale, del centro trasfusionale in una inedita sede, più accogliente e

rispondente ai necessari requisiti igienico sanitari: infatti le bisettimanali donazioni di sangue non si terranno più, a partire dal primo giugno prossimo, giorno in cui ci sarà l’inaugurazione, nella vecchia sede “Villa Fatima” in via La Pira (destinata al Giudice di Pace) ma in quella sita in via Kossut, nella struttura adiacente il Comando dei Vigili Urbani. “La nuova collocazione consentirà maggiori confort a donatori e personale medico, nel pieno rispetto dei parametri igienici e sanitari che la nuova normativa ci impone” ci fa sapere il presidente Di Conza. A testimonianza di una famiglia di donatori sempre più numeroso e attento ai bisogni di chi necessita di un aiuto vi sono i numeri del 2012: 803 donatori attivi (di cui 127 nuovi, numero mai raggiunto prima) e ben 1021 sacche raccolte, superando per il terzo anno di fila il tetto delle 1000 donazioni e sfiorando il record assoluto delle 1027 donazioni di due anni fa. A suggello di questi risultati, anche quest’anno

è stata organizzata la Festa del Donatore presso il Supercinema Cicolella, giunta alla sua diciassettesima edizione. Nel corso della manifestazione, rientrante nella Maratona Telethon 2012, sono stati premiati ben 126 soci dell’Avis: 61 con il distintivo in rame (per 3 anni di iscrizione e 6 donazioni per le donne, 8 per gli uomini), 44 con il distintivo in argento (5 anni e 12 donazioni o 16 per gli uomini), 19 con il distintivo in argento dorato (10 anni e 24 donazioni o 36 per gli uomini), mentre Cosimo Aghilar e Costantino Melcangi meritano una menzione particolare in quanto hanno conseguito il distintivo in oro, assegnato per i loro 20 anni di iscrizioni e 50 donazioni raggiunte). Il prossimo appuntamento dell’Avis Comunale di Orta Nova è la biciclettata per le vie cittadine il prossimo 12 maggio: un momento tradizionale per far conoscere ai cittadini le attività avissine e l’importanza di donare sangue soprattutto durante la stagione estiva, un periodo di intenso lavoro a causa dell’elevato afflusso di persone nella Capitanata.


Nicola Magistris, classe 76’ è un giovane artista carapellese con tante passioni. “L’artista è colui che ha in se tantissimi talenti da scoprire” e lui ne ha davvero tanti. Ho avuto modo di conoscere Nicola sia come artista che come persona e ho collaborato con lui in tanti progetti. Lo considero come uno dei tanti punti da cui ripartire, per ridare al paese di Carapelle lo splendore culturale che nel tempo è stato sottratto. La sua vita è dedita interamente all’arte, in tutte le sue forme; dalla pittura alla scultura, dal teatro al canto alla scrittura. Nicola è una persona rinomata nell’hinterland dei 5 Reali Siti non solo per la sua particolare attitudine alla pittura ma anche perché fa parte della cosiddetta “società attiva” con alcune iniziative teatrali. Ha pubblicato e messo in scena, in collaborazione con Savino De Lillo due testi teatrali. Le loro sceneggiature, sono un tuffo nel passato della storia del paese che prendono vita attraverso il teatro dove si rievocano emozioni, sensazioni e profumi remoti che sono andati perse nel tempo. Il loro fare teatro non solo è la culla del sapere di un luogo ma è la voce di una cultura depredata e saccheggiata dal tempo. “La mia passione per l’arte nasce fin da piccolo, quando giocavo con la plastilina, fogli e colori. Da quello che ricordo, ho sempre disegnato e a partire dal’età di 13 anni ho iniziato le prime tele. Arrivato il momento di scegliere la scuola, scelsi l’Istituto d’Arte, dove poi mi sono diplomato come maestro d’arte. La scuola non mi ha dato granché, tutto quello che conosco è frutto della mia indole e delle mie esperienze, la scuola forse può perfezionare, ma penso che l’arte è qualcosa di innato. Dopo il diploma ho fatto il servizio civile a Brindisi, dove ho avuto un’esperienza di vita bellissima, il mio lavoro era in ambulanza e il mio compito era il barelliere. A Brindisi, posso dire di aver avuto il picco massimo della mia carriera artistica, avevo tanta richiesta e producevo grandi quantità di quadri con tipologie surreali, ritratti, natura morta e sacri. Successivamente sono ritornato a Carapelle dove ho continuato a dipingere e a realizzare opere d’arte. Ho continuato a studiare e ho conseguito il secondo diploma in geometra. La vita di un’artista è sottoposta al giudizio della gente, sempre. In tanti sono ad apprezzare le mie opere, ma non piace mettermi in evidenza, delle mostre che ho fatto quasi tutte per dovere”. Domanda: Le scelte nella vita sono tante e difficili, tra le tante scelte e tra i tanti “cervelli in fuga” tu sei rimasto a Carapelle, perché e cosa significa per te rimanere nel tuo paese natio? Risposta: Io lascio sempre tutto al caso, ho scelto di rimanere qui non perché non avevo la possibilità di andarmene, anzi, ho avuto non poche possibilità per uscire e portare la mia arte fuori. Ho scelto questo perché amo il mio paese e la mia gente, ma questo non ha tolto nulla alla mia vita, la mia arte è conosciuta e apprezzata in tutta Italia. Secondo me chi ha il potere dell’arte tra le mai ha tutto e quindi perché andare altrove alla ricerca di non so cosa? L’artista ha tantissime doti che deve solo mettere in pratica, tantissimi talenti da scoprire. Io amo la pittura, la scultura, l’arte presepiale e non solo, amo anche il canto e la recitazione.

D: Raccontaci la storia della tua voce? R: Da piccolo ho sempre cantato, ricordo che nel 1985 e nel 1986 partecipai a delle gare canore del paese. Ho cantato per molti anni nel coro parrocchiale, ho fatto moltissimi stage di canto, uno dei tanti con Roberta Faccani ex cantate dei Matia Bazar, mia carissima amica, grande donna e una voce straordinaria. Ho inciso alcune canzoni a livello amatoriale e in progetto c’è la realizzazione di un album musicale con testi inediti, scritti da alcuni miei amici. Cantanti che mi piacciono particolarmente ne so tanti, Roberta Faccani , Massimo Ranieri, Cocciante, ecc. Ho un debole per Mina, per la sua persona e per la sua voce incomparabile. Con Mina si fondano le due mie passioni, ho dedicato a lei circa 200 ritratti che a un certo punto ho deciso di inviarli e dopo circa un mese ho ricevuto una risposta da lei con una dedica e un suo autografo su uno dei miei disegni. D: Il bello dell’attore e che nella sua vita ha “vissuto” tante vite, che rapporto c’è tra te e il teatro? R: Ho iniziato a recitare all’età di 14 anni con la compagnia teatrale “Le Taverne” di Michele Mansolillo che era l’ideatore e il direttore artistico. Con questa esperienza sono riuscito a capire che avevo anche questo talento. Abbiamo fatto tantissimi spettacoli e io ho partecipato come attore in tante delle sue commedie in vernacolo carapellese. Ricordo una in particolare dal nome “Accade a Carapelle nel 1905” questa commedia ci portò molto successo, tanto da andare a Torino per una trasferta e recitare la commedia per i meridionali che erano a Torino per lavoro. Con il passare del tempo, ho trascurato la mia passione per la recitazione e mi sono dedicato principalmente alla stesura di testi per recitazione in vernacolo carapellese, questa mia passione la condivido con un mio carissimo amico Savino De Lillo. Nel 2007, insieme a Savino, abbiamo fondato il “Gruppo teatrale S. Giuseppe” presso la parrocchia S. Giuseppe a Carapelle. Questo gruppo è nato per scherzo, una sera nel periodo natalizio scherzando tra amici, tra una battuta e l’altra decidemmo di mettere nero su bianco ciò che raccontavamo e tra una risata e l’altra nacque la prima commedia “U spusalzij d Fnoll” (Il matrimonio di Serafina) che ebbe un grande successo, ricevemmo un sacco di

complimenti, dalla gente, dalla critica artistica a livello provinciale e dal sindaco di Carapelle prof. Alfonso Maria Palomba che scrisse anche alcuni articoli di critica sui principali giornali della provincia. Tutto questo ci ha incentivato a scrivere e a credere in quello che facevamo, tanto da scrivere e mettere in scena la seconda commedia dal titolo “U Testament” (Il Testamento) che si rivelò un ennesimo successo sia per la compagnia teatrale che per il paese stesso. Arrivò gente da tutti i paesi limitrofi e per tutte e tre le sere ci fu il pienone. Venne anche un noto attore di Foggia il prof. Michele Norillo che fu invitato da Matteo Piarulli a partecipare e lasciare un messaggio di critica, che fu ovviamente positiva e d’incoraggio. Questa commedia per me è stata una delle più pesanti a livello organizzativo, infatti, ai lavori parteciparono circa 40 persone tra luci, sceneggiatura, attori, abiti, ecc. Mettere d’accordo tutte queste teste non fu semplice, ma fui molto soddisfatto perché con l’impegno di tutti riuscimmo a realizzare una commedia indimenticabile dovute anche dalle molteplici rivelazioni artistiche di alcuni ragazzi nel campo della recitazione. D: La tua passione per il presepe? R: All’età di 15 anni, ho realizzato il mio primo presepe fatto interamente a mano. Partecipai per la prima volta al concorso presepiale indetto dalle Acli, quando era presidente il dott. Michele Vallario, vinsi il primo premio e ricordo che fui premiato da lui in persona. La passione per il presepe andò avanti e iniziai a collaborare con un noto presepista foggiano, per la realizzazione di un presepe per la provincia di Foggia, l’evento avvenne presso il Teatro del Fuco ed era inerente a Foggia antica. Ancora oggi la mia passione per il presepe continua e realizzo ogni anno presso la mia bottega a Carapelle un presepe di 24 mq, tutto fatto rigorosamente a mano dai personaggi ai pastori ai diorami presepistici. Precedentemente, le realizzazioni erano interamente in terra cotta, ora, sono in carta pesta (teste e mani), con corpi in fil di ferro imbottito con carta e rivestiti di stoffa. Il presepe ogni anno è visitato da tantissime persone e scolaresche ed è assolutamente gratuito. D: La tua passione per la pittura? R: Durante la mia vita ho fatto concorsi, partecipato a mostre collettive e mostre personali e ho vinto anche tanti premi. Le mostre sono sempre state di carattere provinciale e nazionale, ma da un po’ di tempo sono conosciuto anche all’estero. D: Hai avuto artisti a cui ti sei ispirato, o che ti piacevano particolarmente? R: No, non ho avuto mai nessuna preferenza o inclinazione per un determinato pittore o scultore, però, tantissimi sono quelli che mi hanno colpito, tra cui Dalì e Caravaggio. L’arte in cui mi rivedo molto è l’arte sacra, quest’ultima identifica al meglio le miei propensioni. D: Quali sono i tuoi progetti per il futuro? R: L’arte per me è un mix di talenti, quindi fondo molto spesso le mie passioni. Sto collaborando con un cantante milanese per la realizzazione della copertina del suo album, è in fase di stesura la prossima commedia teatrale e non solo, stiamo cercando di formalizzare il gruppo per la questione burocratica. Per l’arte invece, è in programma una mostra all’estero, precisamente in Germania dove sono stato invitato a partecipare.


Continuo a raccontarvi personaggi del tempo che fu; essi non sono personaggi storici famosi, ma per la loro figura e per la loro attività meritano di essere ricordati. Siamo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento; in piena era del cavallo, quando l’automobile non aveva ancora raggiunto i progressi attuali. In questo articolo parlerò dei vetturini: coloro che si dedicavano al trasporto di persone e cose per mezzo della diligenza, della carrozza, del calesse (sciarabballe); tutti mezzi trainati da cavalli. Uno dei più importanti noleggiatori ortesi fu Antonio Russo detto “Ze monache”, nato a Orta Nova il 04 settembre del 1878 e deceduto il 3 gennaio del 1958. Discendeva da una delle 105 famiglie fondanti di Orta. L’antenato di Antonio, Nicola Russo proveniva dal comune di Barletta. Era l’anno 1774 quando il Re Ferdinando IV e il Ministro Tanucci dettero inizio alla fondazione delle cinque Colonie di: Orta, Ordona, Stornara, Stornarella e Carapelle.

Nel tempo la famiglia di cui fa parte il nostro personaggio si è estesa parecchio. I suoi discendenti si distinguono con il soprannome di “Ze Monache” dovuto ad un voto verso S. Antonio fatto dalla madre. Si racconta che il nostro personaggio aveva pochi anni quando fu colpito da una malattia che non si riusciva a debellarle, pur consultando valenti e illustri medici. La mamma molto devota al nostro Patrono S.Antonio, invocò e pregò tanto il Santo per intercedere acchè venisse concessa la grazia. Dopo pochi giorni e di continue preghiere il figliolo guarì acquistando la piena salute. La mamma per ringraziare il Santo vestiva il bambino con un saio in occasione delle varie processioni che si svolgevano in Orta Nova. Questo si ripete fino all’età di 18/20 anni, tanto che gli ortesi gli attribuirono il secondo nome di “Ze Monache”. Antonio Russo si sposò nel settembre del 1903 con Clementina Magnatta, nata a Bovino e deceduta il 7/3/1945. Ebbero 10 figli di cui 8 divvennero grandi: Raffaella 1904, Maria Michela 1905, Francesco 1907, Giuseppe 1909, Colomba 1910, Angela Raffaella 1912, Vittorio Saverio 1914, Michele 1916, Filomena 1917 e Maria Giovanna 1920. Queste due ultime sono

decedute recentemente rispettivamente il 2009 e 2007. Possedeva un calesse e due carrozze, una coperta e l’altra scoperta; servivano per gli avvenimenti più importanti (matrimoni, cresime, battesimi). Per gli eventi importanti si vestiva in grande uniforme: frak nero, camicia bianca, calzoni e gilè grigio, papillon e cilindro. Aveva una cavalla di nome Rondinella, cui dedicava massima attenzione ed assistenza. Si racconta che quando partecipava con la sua carrozza ad un matrimonio si usava donare al cocchiere il “cartoccio” (piccola guantiera contenente i famosi sospiri, dolci tipicamente ortesi, confetti ed altri pasticcini). Lui solennemente apriva il pacchetto ed il primo dolcetto lo offriva alla sua cavalla dicendo: Rondinè mange pecchè a fategate. Era un uomo allegro e facile alla battuta spiritosa. Si racconta che una delle tante mattine, vestito di tutto punto (coppola a quadri, un camicione coperto da un gilè, calzoni alla zuava, calzettoni a strisce colorate, scarponcini neri, sempre accompagnato dal suo sigaro toscano in bocca, con il calesse (sciaraballe) e la sua fidata cavalla Rondinella si apprestava a condurre un cliente a Bovino. All’angolo tra via Nazionale (oggi via Papa Giovanni XXIII) e piazza della Rivoluzione (oggi piazza Pietro Nenni) vicino alla farmacia Sinisi (ora De Sanctis) fu fermato da un potenziale cliente che gli chiedeva di essere accompagnato a Cerignola. Lui sempre con la battuta facile rispose: «Cumbà (allora eravamo tutti compari) aspitteme quà picchè venghe subite, quande veke a Buvine e torne (compare aspettami qua perché vengo subito, il tempo di andare a Bovino e torno)». Immaginate un poco per andare e tornare con un calesse a Bovino occorrevano non meno di 6 ore oltre alla sosta per il disbrigo delle varie commesse. Questa risposta è rimasta famosa per noi ortesi, tanto che quando vogliamo significare di assolvere una commissione per la quale occorre molto tempo ma che vogliamo dare la sensazione di sbrigarla presto citiamo la frase di Ze Monaco. Morì all’età di 75 anni assistito amorevolmente dalle ultime due figlie. Uomo saggio e buono sempre sorridente e disponibile in qualsiasi ora per svolgere il suo servizio con il suo amato toscanino e la sua cavalla Rondinella. Godeva della fiducia e dell’amicizia delle più importanti famiglie ortesi e del famoso gerarca fascista cerignolano Caradonna.


Giovanni e Colino avevano cercato di farsi pagare la tariffa “normale”, ma alla fine avevano accettato la somma proposta da don Savino, che era poco più dei due terzi. La mattina seguente, prima di avviarsi al lavoro erano passati per la cantina, per prendere due bottiglie di vino e se l’erano giocate a scopa in tre partite, perciò erano arrivati sul campo di grano da mietere quando il sole era già alto, cioè con notevole ritardo rispetto agli altri mietitori che, negli altri appezzamenti avevano cominciato a mietere al levar del sole. Giovanni aveva guardato il campo, poco più di mezzo ettaro, e aveva detto a Nicola: - “Coli’, tu si’ bbune e ije so’ meglie; l’appezzamento è piccolo e ci metteremo poco tempo per mieterlo. Anzi, sai che ti dico? Guarda l’uliveto a fianco; c’è della rucola verde e folta e tenerissima. Possiamo raccoglierne quanto basta per fare una bella minestra. E se le pere che vedo su quel albero sono mature come sembrano essere da qui, potremo anche raccoglierne un po’. Faremo presto faremo in tempo a falciare il grano”. Avevano raccolto la rucola e l’avevano pulita, poi avevano colto le pere che erano veramente mature e, quasi in fondo all’uliveto, Giovanni, che aveva la vista più acuta di Nicola, aveva scorto un grande albero di fico. - “Scommettiamo che sono maturi anche i fichi?” - aveva detto e si era avviato, seguito subito da Nicola. Lo erano e ne avevano mangiati parecchi a testa. Poi Giovanni aveva guardato in alto il sole che splendeva nel cielo terso e senza nubi, aveva meditato per un po’ e poi aveva detto a Nicola: “Visto che abbiamo cominciato, credo che ci convenga terminare lo spuntino e mangiare i peperoni in umido prima che si raffreddino e bere il vino prima che si riscaldi. Che ne dici?”. - “Dico che la tua è un‘ottima pensata!” aveva risposto Nicola e i due compari avevano mangiato e bevuto, anzi più bevuto che mangiato, all’ombra del grande fico. Il risultato era stato che essi si sentivano appesantiti e per nulla disposti a iniziare il lavoro, tanto più che il sole cominciava a picchiare forte. Giovanni, allora, aveva detto: “Coli’, io dico che conviene aspettare che passi il mezzogiorno e lavorare quando comincerà a fare fresco. Tanto, come vedi anche tu, il campo è piccolo, tu si’ bbune e ije so’ meglie e finiremo prima che faccia scuro. Che ne dici?”. - “Dico che la tua è un’ottima pensata” aveva risposto Nicola e si era sdraiato sull’erba,

subito imitato da Giovanni. L’aria era calda, non spirava un alito di vento, il cibo e il vino facevano sentire il loro effetto e ben presto il sommesso ronzio delle api e degli insetti nascosti nell’erba e il frinire intermittente delle cicale fu sovrastato dal sonoro russare di Giovanni e di Nicola. Si erano svegliati quando il sole era ormai in procinto di tramontare e Nicola aveva detto a Giovanni: “E adesso che facciamo? Non ce la faremo mai a mietere il campo prima che cali il buio. Che ne dici se andiamo da don Savino e gli diciamo che finiremo domani e gli chiediamo la differenza per le ore di straordinario?”. - “Dico che la tua è un’ottima pensata!” aveva risposto Giovanni - “Così, alla fine, prenderemo da quel vecchio spilorcio quanto era giusto che ci pagasse!”. Avevano preso i tascapane, le falci rimaste nei foderi e si erano diretti, a piedi, verso il paese. Giunti a casa di don Savino, questi li aveva subito rimproverati: “Adesso siete rientrati? Siete due pessimi mietitori e lo dirò a tutti!”. Giovanni aveva subito modificato il programma e aveva ribattuto prontamente: “Che dite, don Savi’? Noi veniamo dalla Villa. Dovevamo trovare lavoro per domani e lo abbiamo trovato. Il vostro campo lo abbiamo mietuto subito. Siamo venuti a quest’ora perché eravamo sicuri di trovarvi per essere pagati!”. “Ah, avete finito presto? Era proprio questo che volevo sentirvi dire! Vuol dire che vi darò la metà di quello che vi avevo promesso!”. “Ma non potete, non è giusto!” - aveva detto Nicola, che ormai era entrato nella parte. - “Ormai il campo è stato mietuto e questi sono i soldi che voglio darvi. Sta a voi prendere

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o lasciare!” - aveva concluso don Savino e si capiva che la sua era una decisione irremovibile. Giovanni aveva preso il danaro e don Savino si fregava le mani per la contentezza. Nicola aveva guardato la statua di gesso di S. Antonio che stava sotto la campana di vetro sul marmo del comò e aveva detto ad alta voce: - “Sant’ Anto’, fammi una grazia, tu che di grazie ne fai tante. Fa’ che le spighe tagliate si riattacchino agli steli, per punire questo padrone che si è rimangiata la parola data!”. Egli e Giovanni erano usciti sbattendo la porta, mentre don Savino, rivolto alla statuetta del Santo di Padova diceva: “Sant’Anto’, non ascoltarli. Gli affari sono affari e io ho sempre offerto un sacco di grano per la tua festa!”. Però nella sua mente aveva cominciato a serpeggiare un certo timore superstizioso, cosicché la mattina seguente si era alzato di buonora, aveva attaccato il puledro al calesse ed era partito, tra sonori schiocchi di frusta, verso l’appezzamento. Quando lo aveva visto intatto, con le spighe che si flettevano lentamente, in cima ai loro steli dorati, sotto la brezza mattutina ,egli si era sentito gelare dallo spavento e aveva mormorato: “Quei due mi hanno mandato la sentenza (il maleficio)!”. Era tornato in paese ed era corso dall’Arciprete, perché andasse in campagna a benedire il campo e togliere il maleficio e questo gli era costata una lauta offerta e ancor più gli era costato , pochi giorni dopo, il fuoco d’artificio che aveva acceso al passaggio della processione davanti a casa sua per rappacificarsi col Santo Patrono. (Fine) (n.b. La e in corsivo, nelle parole dialettali, non si pronunzia)

Maggio Giuseppe (Orta Nova) Balestrieri Gerardo (Treviso) On. Salvatori Vittorio (Foggia)

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Finalmente il tiepido sole primaverile fa capolino ad annunciare la stagione del risveglio dal letargo invernale. Sulla tavola c’è il trionfo dell’asparago. Nei miei ricordi scolastici delicetani ritornano le passeggiate sul monte di S. Quirico a raccogliere asparagi selvatici. Oramai in Italia sono coltivati in pieno campo o in serra, la provincia di Foggia ha come distretto di eccellenza quello di Giardinetto, nel tenimento di Orsara di Puglia. Mentre gli asparagi, quelli selvatici crescono ancora spontanei sul Gargano e sui Monti Dauni, si distinguono dal fusto più sottile e per il gusto penetrante e amarognolo. Un consiglio quando acquistate gli asparagi dovete accertarvi che i germogli siano dritti, sodi (non si devono piegare ma spezzare) ed integri, di colore brillante e privi di ammaccature; il gambo deve risultare poco legnoso (se è legnoso, l’asparago è vecchio) e gli asparagi che compongono il mazzetto devono avere la stessa lunghezza. Inoltre la punta deve essere ben compatta, unita e dura, poiché se si presenta aperta significa che l’asparago è vecchio. I piatti di questo mese sono dedicati agli asparagi e alle ortiche. Risotto asparagi e carote E’ preferibile acquistare sempre verdure di stagione e poiché gli asparagi hanno una stagionalità molto breve, è questo il momento giusto per gustarli. Ingredienti per 4 persone: 350 gr. di riso, 400 gr. di asparagi, 2 carote, 1 litro di brodo vegetale, 50 gr di parmigiano, 1 cipolla piccola , olio extravergine q.b. e burro q.b. Spuntate gli asparagi eliminando la parte più dura dei gambi e raschiandone il resto del gambo. Lavateli e metteteli a lessare in una pentola per circa 10 minuti. Lessate a parte le carote. Quando saranno pronte, spellatele. Eliminate le punte degli asparagi dai gambi e tenetele da parte. Frullate i gambi degli asparagi con le carote. Preparate del brodo vegetale. Mettete dell’olio in un tegame e aggiungeteci la cipolla tritata finemente. Lasciatela imbiondire poi unite il riso e fatelo tostare per alcuni minuti. Aggiungete un po’ di brodo e fate cuocere avendo cura di aggiungerne dell’altro quando il risotto si asciuga. Aggiungete il sale. Quando il risotto è quasi pronto aggiungete gli asparagi e le carote frullate. Spegnete il riso. Aggiungete una noce di burro e il parmigiano. Mantecate bene. Servite. Frittata agli asparagi La frittata di certo non rientra nei manuali di alta cucina, ma è comunque un modo gustoso per mangiare le uova. Le

uova si accostano a diversi tipi di verdura, vi propongo l’abbinamento con gli asparagi. Ingredienti per due persone: 120 g di punte di asparagi, 3 uova, sale, pepe, olio extravergine d’oliva. Sbattete le uova con il sale e il pepe. Oliate una padella, mettetela sul fuoco e versateci le uova. Mescolate bene in modo da formare una frittata molto morbida. Ponete al centro le punte d’asparagi precedentemente lessate e continuate la cottura fino a che la frittata non diventi dorata. Piegatela in due e servite. Perle di ortica fritte Certamente pungente, poco rispettata, ma in cucina questa “antipatica” pianta si può trasformare in deliziosi piatti. Ecco un gustoso e particolare antipasto per usarla in tavola. Ingredienti per 4 persone: 200 g di ortiche lessate, 170 g di fecola di patate, 100 g di grana grat., olio per friggere. Lessare le ortiche. In un contenitore, impastare le ortiche ben strizzate e tritate, amalgamare con gli altri ingredienti fino ad ottenere un composto morbido ma asciutto. Formare delle palline e friggerle in olio caldo fino a doratura. Scolarle su carta assorbente e servirle ben calde con salse (fonduta, pomodoro, curry, maionese). I Vantaggi del Royal Cooking Sono un convinto assertore che un'alimentazione sana, significa una vita migliore e con un’ ottimizzatore di cottura potrai cucinare senza grassi, senza perdere il gusto ed i sapori. Sono i vantaggi del coperchio Royal Cooking dove i cibi, vengono cotti a basse temperature e rimangono più sani

mantenendo le caratteristiche organolettiche quasi inalterate. Il coperchio funziona sfruttando due semplici combinazioni: la prima, il calore umido che si crea in pentola, la seconda, il calore riflesso verso il basso. Grazie a queste due azioni potrai cucinare e risparmiare fino al 50% del tuo tempo e di conseguenza risparmi denaro ed energia. Meno energia uguale meno inquinamento, per le fritture puoi riutilizzare più volte lo stesso olio. Puoi usare l'ottimizzatore su tutte le pentole da 14 a 34 cm. Lo lavi anche in lavastoviglie, è in acciaio ferritico e in assenza di nikel (quindi, il migliore!), garantito a vita, non è elettrico né meccanico, non ha bisogno di manutenzione: è davvero indistruttibile! L'ottimizzatore, a seconda della fiamma e dell'altezza della pentola, si trasforma in un grill, tostapane, friggitrice, microonde, forno a vapore ventilato, una pentola a pressione che cucina a temperature basse. Puoi cucinare sul fornello di casa pizze e dolci nello stesso tempo che il forno impiega per andare in temperatura. Dal freezer in padella: mentre decongela i cibi, l'ottimizzatore li cuoce nello stesso tempo di un cibo fresco e mantenendo le caratteristiche organolettiche inalterate. Evita gli schizzi e quindi mantiene pulito il piano di cottura. Non c’è la fuoriuscita di liquidi e quindi il rischio di spegnimento della fiamma e le sue conseguenze. Grazie alle basse temperature, i cattivi odori di fritto sono eliminati e per gli altri alimenti, uscendo solo vapore distillato dai fori, gli odori sono ridotti. Per informazioni: Royal Cooking cell. 334 2078350


VIVERE Amami, vita, donami i tuoi frutti nel tempo conserva i miei ideali, spargi amicizia e amore, proteggi la famiglia e gli affetti sinceri, allontana le ombre e i dubbi, fa’ che possa ammirare sempre la luce splendente del mattino e che possa dire: “Questa si che è vita”. Rocchina Morgese

o al mare. Estate di emozioni, emozioni leggere che volano via o ti rimangono dentro. Estate di stelle, stelle lucenti che illuminano le nostre notti. Ma non importa come o dove la vivi, la tua estate. L'importante è portarla sempre nel cuore e riviverla in eterno. Raffaella De Meo

ESTATE DI SOGNI Estate di sogni, sogni veri. Estate di venti che portano via i rancori delle fredde stagioni. Estate di azzurro del mare e del cielo. Estate di vacanze, vacanze sui monti

IL CIELO Il cielo, una cupola infinita che ci protegge e ci ammanta; arcobaleni di pace, libertà di rondini, bronci di piogge, tramonti che limitano la luce, un sole, sorgente di vita, sempre presente e prepotente,

Curiosando nei laboratori Sono alle battute finali le attività dei progetti PON, finanziati dai fondi strutturali europei, che hanno coinvolto numerosissimi alunni di 3ª, 4ª e 5ª. Per le classi Terze sono stati realizzati due progetti di Scienze. “DAL SEME ALLA PIANTA” ha portato i piccoli ad interessanti osservazioni al microscopio, alla piantumazione in laboratorio di talee e alla semina in vaso di essenze floreali: le attività si concluderanno con la visita didattica al Bosco Incoronata. Nel Pon “ALLA SCOPERTA DEL GIARDINO: DALLA TERRA ALL’ACQUA” si sono approfonditi il tema dell’ecosistema e la conoscenza dei vari di tipi di terra, dei vegetali e degli insetti, mentre in laboratorio è stato allestito un acquario con piante e pesci. Sono state privilegiate, con il progetto di Quinta “I SPEAK ENGLISH”, la comunicazione orale e l’interazione linguistica, grazie a piacevoli giochi di gruppo con l’uso di mappe, flash cards e foto.

Gli alunni di Quarta, impegnati nel progetto “A SCUOLA DI GIORNALISMO”, hanno creato una vera e propria redazione dove il giornale, frutto di originali interviste e ricerche approfondite, è diventato strumento di diffusione dell’informazione e della cultura. Per gli amanti della matematica, “MATEMAGICA” ha consentito agli alunni di Quarta di costruire abilmente figure geometriche con lavori manuali di carta e legno: tutto sotto forma di piacevoli giochi per potenziare le capacità logiche e creative. Ampio spazio anche alle attività motorie con il nuovo progetto “SBAM” e la continuazione di quello di “ALFABETIZZAZIONE MOTORIA”. Il progetto “INCONTRIAMOCI”, rivolto agli alunni stranieri, ha favorito l’inserimento e lo scambio interculturale, ma ha dato anche la possibilità di svolgere attività di recupero per gli alunni in difficoltà. Per tutti i progetti sono state utilizzate le nuove tecnologie (LIM e Computer) con la sapiente guida di docenti esperti e dei tutor. Le attività extracurriculari sono state

nuvole disegnate da pittori invisibili, con montagne immaginarie di panna candida e soffice, che si allontanano per disfarsi e ricomporsi, “come esuli pensieri”, spinte dal vento dispettoso. Rocchina Morgese TERRA DEL SUD C’è sempre la vecchia casetta nascosta da rami di noci avanti le piante d’ulivi, che vanno per lunghi filari per solchi di terra nerastra bruciata dal sole del sud. Ritrovo la vecchia carretta, risento ancora le voci possenti, profonde, giulivi di quattro braccianti potari che tagliano foglie giallastre e cantano nenie del Sud. Va dietro la cara vecchietta segnando di calce le croci ai tronchi che tornano vivi e conta dispari e pari e stringe le frasche verdastre a far palme di Pasqua pel Sud. Luca Cicolella

occasione per apprendere nuove conoscenze, sviluppare le proprie potenzialità e promuovere le eccellenze. NOTIZIE FLASH * E’ stato un evento straordinario per oltre 400 alunni assistere alle meraviglie dello spettacolo teatrale “Il giro del mondo in ottanta giorni”, rappresentato con grande bravura dalla Compagnia Teatrale “Il cerchio di gesso”. * Per gli alunni di 3ª e 5ª è stata una piacevole esperienza educativa l’uscita alla Biblioteca Provinciale dei Ragazzi di Foggia.




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