Lo sguardo, anno 11 7 8 luglio agosto 2013

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Il mese scorso è stato caratterizzato da una iniziativa, che ritengo di una estrema bellezza: il sindaco Iaia Calvio ha concesso la cittadinanza onoraria a 50 alunni della scuola materna e primaria “Nicola Zingarelli” di Orta Nova, nati in Italia da genitori stranieri. Qualche mese fa il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ebbe a puntualizzare: “Nei progetti di riforma della cittadinanza, la principale questione aperta rimane oggi quella dei bambini e dei ragazzi. Molti di loro non possono considerarsi formalmente nostri concittadini perché la normativa italiana non lo consente, ma lo sono nella vita quotidiana, nei sentimenti, nella percezione della propria identità. Senza questi ragazzi il nostro Paese sarebbe decisamente più vecchio e avrebbe minore capacità di sviluppo. Senza il loro contributo futuro alla nostra società e alla nostra economia, anche il fardello del debito pubblico sarebbe ancora più difficile da sostenere”. Negare la cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri è un'autentica follia, un'assurdità. E' una vergogna che ci siano 50 mila bambini che ogni anno nascono o arrivano in Italia, che frequentano le nostre scuole, che si ritrovano poi a 18 anni senza

sapere se sono italiani o sono immigrati: bisogna che noi diciamo loro che sono italiani.

Lo “ius soli” è certamente la scelta di prospettiva della società italiana: un bambino che nasce in Italia deve avere diritto alla cittadinanza italiana. Spetta alla politica, se vuole adeguatamente assolvere al compito di preparare l'avvenire della Nazione, deve

favorire la piena cittadinanza alla giovane generazione di nuovi italiani. Eppure, fino a oggi, le proposte per dare subito la cittadinanza alle seconde generazioni, almeno una quindicina solo nell’ultima legislatura, non hanno fatto strada in Parlamento. Non c’è riuscito nemmeno il progetto di legge SarubbiGranata, una delle rare proposte trasversali di questi anni, firmata da esponenti di tutte le maggiori forze politiche di maggioranza e opposizione, Lega Nord scontatamente esclusa. Dopo un confronto lunghissimo in commissione affari costituzionali, il testo unico per la riforma della cittadinanza portato in aula due anni fa a Montecitorio dalla relatrice Isabella Bertolini si rivelò figlio delle pressioni della Lega e delle anime più retrive del Pdl, tanto da mirare addirittura al difficile obiettivo di rendere le regole ancora più severe. Fu subito rispedito in Commissione, dove il dibattito, nel giro di qualche mese, si arenò definitivamente. Il gesto simbolico che in questi ultimi tempi ha coinvolto moltissimi comuni italiani, compreso quello ortese della giunta Calvio, è un’opportunità per molti giovani che sentono la necessità di riconoscersi nel paese in cui sono cresciuti. I bambini stranieri che vivono ad Orta Nova hanno il diritto di avere gli stessi diritti e doveri di chi ha genitori italiani. I figli di immigrati, il più delle volte nati qui, crescono in uno Stato che li considera stranieri e impedisce loro di sentirsi pienamente italiani. Vivono con i figli degli italiani, ne condividono passioni, delusioni e aspirazioni, ma sono schiavi del permesso di soggiorno, non possono andare in gita se lo stanno rinnovando, non vestono la maglia azzurra nelle competizioni sportive e guardano con angoscia a quando, maggiorenni, dovranno giustificare allo Stato la loro permanenza qui come se fossero immigrati. Sono bambini e ragazzi italo-qualcosa, italiani che devono “chiedere permesso”, a metà, di serie B. Dovrebbero essere italiani e basta.


Piazza Nenni isola pedonale nelle serate del fine settimana a luglio e agosto Piazza Nenni sarà chiusa al traffico dalle 21 alle 24 in tutti i fine settimana di luglio e agosto. L'istituzione dell'isola pedonale è stata decisa dall'Amministrazione comunale per “consentire ai cittadini di trascorrere più serenamente le ore serali dedicate al passeggio e allo svago”, afferma l'assessore alle Attività produttive Paolo Borea, “e ridurre l'impatto negativo del traffico sugli spettacoli e gli eventi organizzati dal Comune e dai commercianti”. Orta Nova - Comune, Confcommercio e operatori collaboreranno alla stesura del Piano Commercio Il Comune di Orta Nova ha attivato le procedure per la redazione del nuovo Piano del Commercio. Lo ha deciso la Giunta che, su proposta dell’assessore alle Attività produttive Paolo Borea, ha deliberato l’affidamento alla Confcommercio della redazione dello strumento di programmazione economica il cui scopo è “la valorizzazione e qualificazione di questo comparto”, spiega lo stesso Borea”, partendo dalla sistemazione e razionalizzazione dell’esistente per pianificare lo sviluppo futuro”. L’Amministrazione comunale, di concerto con gli operatori del comparto, punterà a: individuare e perimetrare le zone destinate alle aree commerciali; elaborare i criteri per il rilascio delle autorizzazioni all’apertura, al trasferimento e all’ampliamento delle superfici di vendita; promuovere lo sviluppo degli esercizi che operano nel centro storico; regolamentare le fiere ed i mercati; predisporre il regolamento per l’assegnazione delle aree riservate alla vendita diretta dei prodotti agricoli da parte dei produttori e per la disciplina delle attività agrituristiche. “La riorganizzazione della rete di vendita cittadina è indispensabile alla luce tanto delle nuove normative del settore, a partire da quella sulla liberalizzazione degli orari, che dell’attuale fase di vita del comparto”, continua Borea, “Bisogna poi fare i conti con l’espansione della città, dunque con la necessità di dotare le periferie dei servizi anche commerciali, e con la funzione baricentrica di Orta Nova rispetto alla comunità vasta dell’Unione dei 5 Reali Siti”. “La qualità della vita dei cittadini è direttamente proporzionale anche alla qualità dell’organizzazione della rete commerciale, che sistemeremo valorizzando gli operatori locali e promuovendo la loro integrazione con le strutture di vendita di media dimensione”, aggiunge il sindaco Iaia Calvio, “Il Piano del Commercio, inoltre, è uno strumento indispensabile al ripristino della corretta relazione tra commercianti e Amministrazione comunale, incrinatasi a causa del consolidamento di prassi che non trovano fonda-

mento in alcuna normativa. Insieme ai commercianti, di tutti i tipi e tutte le categorie, vogliamo condividere l’obiettivo di ripristinare la piena legalità e di migliorare l’organizzazione degli spazi e dei tempi di vita della città”, conclude Iaia Calvio, “perché anche da questa dipende la fortuna economica delle imprese che operano ad Orta Nova”. Un parco giochi e un’area di sgambamento per cani in via Tommaso Fiore Un parco giochi per i bambini ed un’area riservata ai cani per sgambare liberi dal guinzaglio sono stati realizzati dalla Amministrazione comunale in via Tommaso Fiore e sono stati inaugurati il mese scorso. Anche quest’anno le città di Orta Nova e Stornara vivranno l’esperienza della Notte Bianca. Ad Orta Nova la 4ª edizione si svolgerà sabato 24 Agosto, ed anche quest’anno sarà organizzata dalle Guardie Ambientali, che dallo scorso anno la organizzano. A Stornara invece la 2ª edizione della Notte Bianca si svolgerà venerdì 30 Agosto, ed anche quest’anno sarà organizzata dall’Amministrazione Comunale, guidata dal sindaco Rocco Calamita. Una manifestazione che vedrà sul palco centrale, alcuni nomi di spicco del panorama hip hop italiano. Grande attesa anche per la Notte Bianca di Stornarella, che il 14 Agosto chiuderà il programma della Festa Patronale della cittadina dei Reali Siti, con l’attesissimo concerto di Nino D’Angelo, come annunciato lo scorso numero. Per riqualificare la tecnostruttura di via D’Angiò fondi statali Il Comune è pronto ad investire 48.000 euro per la riqualificazione della tecnostruttura sportiva di via D’Angiò. La somma è la quota di cofinanziamento resa disponibile dalla Giunta, su proposta dell’assessore ai Lavori

pubblici Leonardo Trecca, che ha candidato il progetto al bando per l’utilizzo del fondo per lo sviluppo e la capillare diffusione della pratica sportiva. Complessivamente, il valore del progetto è di 300.000 euro. Il progetto è modulato su due step: il primo, realizzabile con i soli fondi comunali, prevede la messa a norma degli impianti e il potenziamento di quello per il riscaldamento, la realizzazione della tribunetta interna e del tunnel di collegamento tra gli spogliatoi e l’area sportiva; il secondo step consentirebbe la ristrutturazione degli spogliatoi, l’installazione di un impianto fotovoltaico per l’autosufficienza energetica e di uno solare termico per il riscaldamento dell’acqua, la riqualificazione dell’intera area esterna. “Praticamente tutti gli impianti sportivi comunali hanno bisogno di interventi di adeguamento alle normative sulla sicurezza, che potremo realizzare solo attingendo la gran parte delle risorse da fondi diversi da quelli ordinari di bilancio”, sottolinea l’assessore ai Lavori pubblici Leonardo Trecca, “Quello della tecnostruttura ha come principale obiettivo quello di offrire alla Real Sport, neo promossa in serie C, ed a tutte le squadre di pallavolo la possibilità di giocare in una struttura adeguata alle loro necessità”. Oltre


ad operare sul fronte tecnico la giunta Calvio sta procedendo alla stesura del regolamento della gestione degli impianti sportivi comunali sulla cui base ridefinire la relazione tra l’Amministrazione comunale e le associazioni sportive. L’obiettivo è rivalutare la funzione sociale di queste strutture, oltre a garantire al Comune un equo canone a copertura delle spese di gestione e manutenzione quando le stesse non saranno coperte dal soggetto gestore.

seppe, mentre per la sposa la sorella Giorgia. Felicitazioni vivissime ai novelli sposi e ai

genitori Gianni e Pina Cavaliere e Michele e Elvira Gabriele.

liturgica ampio spazio alla visita del Santuario, caratterizzato da diversi affreschi dei secoli XI e XII, oltre a quello dell’An-

nunciazione e la Statua della Madonna di Picciano. Una giornata particolare e ricca di fede e cultura.

Nozze Cavaliere-Gabriele Nella Chiesa di S. Maria del Carmine di Foggia hanno coronato il loro sogno d’amore Francesco Cavaliere e Gabriella Gabriele. Testimone per lo sposo il fratello Giu-

L’Anffas ortese è una realtà sociale grazie al suo personale volontario che presta la propria collaborazione fraterna vicino ai ragazzi diversamente abili. Tra le iniziativa dell’associazione ortese si distingue, nei suoi programmi associativi, l’organizzazione delle gite fuori porta, una occasione per socializzare. Nei giorni scorsi è stata organizzata una gita sociale a Matera a conclusione dell’anno sociale. Giunti nella cittadina dei Sassi, accompagnati da una guida, si è partiti da piazza Vittorio Veneto, dove i ragazzi hanno ammirato la Chiesa dei Cavalieri di Malta e il meraviglioso panorama del sasso barisano. A seguire piazza San Giovanni con la Chiesa romanica di San Giovanni Battista, autentica gemma dell’architettura medievale, nonché uno dei monumenti più rappresentativi della città. In piazza del Sedile, antica sede della Bagliva, i ragazzi hanno ammirato le torri del castello longobardo inglobate nei palazzi dei Maggiorenti della città; si è proseguito raggiungendo la civita, dove ha sede la cattedrale romanica intitolata a Maria SS. della Bruna. Poi la visita è proseguita nel sasso caveoso, da via Bruno Buozzi fino a raggiungere piazza San Pietro con l’affaccio sulla gravina evidenziato da un arco posto a sinistra della omonima Chiesa. Per la pausa pranzo tutti al ristorante “Le Spighe” ospitato in una struttura risalente al ‘700 con ampio spazio di verde. Dopo aver gustato la cucina materana si è proseguito in autobus per raggiungere il Santuario di Picciano a 16 chilometri dalla città di Matera: una collina tutta verde che si eleva per circa 450 mt. sul livello del mare. Picciano è un’oasi di spiritualità mariana e benedettina ove si fa esperienza di preghiera, di silenzio e di pace interiore in ascolto a Dio, con la materna protezione della Madonna Annunziata. Giunti nel Santuario tutti hanno partecipato alla Santa Messa celebrata dal Parroco che ha tenuto un’omelia toccante. Dopo la celebrazione


Non siamo al dramma, ma non c'è neppure di che stare tranquilli. Questa la situazione delineata dal Piano Regionale per la bonifica dell'amianto, la cui attuazione è ormai ai nastri di partenza. Nella mappa del rischio disegnata dal Piano, la Capitanata non è tra le Province più virtuose. È al terzo posto, ma praticamente a pari punti con Lecce, che è seconda. In vetta c'è Bari. Dopo Foggia ci sono Barletta, Brindisi ed infine Taranto, che nonostante la concentrazione di industrie nel suo territorio è la provincia che presenta il minor numero di coperture di cemento amianto. La rilevazione regionale è stata effettuata utilizzando tecniche molto sofisticate: un volo con sensore iperspettrale MIVIS, che ha evidenziato la presenza di circa 5.000 tetti di amianto sull'intero territorio pugliese, di cui 1.706 con dimensioni superiori a 500 m e 2.751 con dimensioni superiori a 200 m. I dati così raccolti sono stati estrapolati per calcolare il fabbisogno di siti autorizzati allo stoccaggio provvisorio e/o allo smaltimento definitivo dei materiali contenenti amianto. Come si vede nella tabella (figura 1), per la provincia di Foggia viene stimata una cubatura di 348.204 mc, che copre circa il 20 per cento dell'intero fabbisogno regionale, ed è sostanzialmente eguale a quella del Salento. Con una differenza, però. Come si legge nel piano, mentre nella Puglia meridionale le coperture di amianto si riferiscono per lo più a immobili e capannoni agricoli, nel Tavoliere il problema è legato ai capannoni industriali. “Si osserva una forte concentrazione degli edifici con coperture in fibrocemento in alcuni centri industriali della regione: Foggia, Barletta, Modugno, Bari, Brindisi”. (figura 2). I quantitativi stimati di amianto in Puglia sulla base della mappatura delle coperture in fibrocemento ammontano in tutto a un milione e 750.000 mc, valore che espresso in tonnellate significa 3 milioni e mezzo di tonnellate di amianto. A questa stima, i tecnici che hanno elaborato il piano sono arrivati considerando la prevalenza di fibrocemento ed il suo peso specifico (3) medio, pari a circa 2 tonnellate al metro cubo. Applicando lo stesso coefficiente, si ricava che in provincia di Foggia sono presenti quasi 700.000 tonnellate di amianto: non è certo una sciocchezza. Per dare una rappresentazione visiva della consistenza del problema, messo tutto assieme l'amianto presente in Capitanata sarebbe grande poco di più del grattacielo più alto del mondo (il Burj Khalifa) oppure immaginate due Pirelloni, uno a fianco all'altro. Ma quanto c'è concretamente da preoccuparsi? Mettiamola così: la Regione Puglia

è stata solerte nel quantificare e delimitare il problema. Il piano disegna un percorso molto concreto per incapsulare, rimuovere, mettere in sicurezza l'amianto. Ma il processo è lungo e complesso: se verrà portato a compimento molto dipenderà anche dalla capacità delle cittadinanza attiva e dell'associazionismo di tenere alta la guardia. La figura 1 mostra l'ingrandimento della mappa realizzato con l'aiuto del sensore MIVIS: la maggiore concentrazione delle strutture a rischio si rileva lungo la dorsale del Tavoliere con una consistente presenza anche a Lucera. La concentrazione maggiore riguarda Foggia, mentre la presenza di amianto è molto più rarefatta del Gargano e nei Monti Dauni. Il fatto che i siti da bonificare siano stati fotografati e monitorati, non significa però che siano stati già censiti. La fase attuativa del Piano comincia proprio con il censimento, che è obbligatorio: i proprietari degli immobili dovranno accreditarsi e compilare un modulo, procedura che può essere effettuata anche on line. E se gli interessati non ottemperassero alla prescrizione? Il piano prevede che “i siti non censiti potranno essere oggetto di segnalazioni effettuate con le modalità del monitoraggio sociale (cioè potranno essere anche direttamente segnalati dai cittadini, n.d.r.) e/o dalle Polizie Municipali e Provinciali e dalle Forze dell’Ordine; la mancata comunicazione di autonotifica, entro i termini stabiliti, comporta l’applicazione di una san-

zione aggiuntiva rispetto a quelle definite dallo Stato, a carico dei soggetti proprietari pubblici e privati inadempienti”. Resta una domanda, tutt'altro che secondaria: quanti danni ha già prodotto una così consistente diffusione della sostanza cancerogena sul territorio provinciale? Il Piano ha cercato di stimare anche questo aspetto della questione. La distribuzione del cosiddetto rapporto bayesiano di mortalità per tumore della pleura in Puglia nei soggetti di sesso maschile nel periodo 2000-2008. Si nota un eccesso di mortalità nelle città di Bari e Taranto. La provincia di Foggia è invece la zona pugliese di gran lunga più “chiara”. Un'incidenza leggermente più elevata si registra soltanto nei territori di Ascoli Satriano e Manfredonia, ma anche in questi due casi la percentuale è largamente inferiore alla media regionale. Insomma l'amianto c'è, ma non sembra aver fino ad oggi prodotto danni devastanti dal punto di vista della salute, almeno in provincia di Foggia. Non è lo stesso per il resto del territorio regionale. L'implementazione del Piano, il cui titolo “lungo” è quanto mai eloquente (“Piano regionale di protezione dell’ambiente, decontaminazione, smaltimento e bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto in Puglia”) rappresenta già un bel passo in avanti. Ma, come s'è detto, le associazioni ambientali e la cittadinanza attiva non devono abbassare la guardia.


A proposito dell’’annuncio fatto dall’assessore regionale alla Salute e al Welfare Elena Gentile, che ha garantito che saranno la Regione Puglia e l’Asl di Foggia a coprire le spese mediche già sostenute e ancora da sostenere da parte della famiglia di Angelo Magaldi, il bambino di 10 mesi di Carapelle che rischia di perdere la vista e che necessita di un delicato intervento in un centro specializzato negli Stati Uniti, il neo sindaco di Carapelle Remo Capuozzo precisa che è “infatti rassicurante sapere che il governo attuale della sanità pugliese è in grado di produrre performances così sorprendenti, che potranno magari far tirare un sospiro di sollievo ai tanti malati, con relative famiglie, alle prese con un quadro clinico delicato e con sfiancanti e desolanti liste d’attese anche per delle semplici analisi (evitiamo di fare riferimenti a visite specialistiche e prestazioni, da quelle più banali a quelle più complesse). Basterà quindi rivolgersi direttamente a lei, per risolvere i problemi: sperando che non sia distratta come quando il sottoscritto e un’intera comunità, quella di Carapelle, persone realmente vicine alla famiglia Magaldi, si mobilitavano in massa e avviavano in varie forme e modi una incessante campagna di informazione e sensibilizzazione, e raccolte fondi proprio per sostenere, economicamente e non solo moralmente, persone alle prese con un dramma che meritava e merita il massimo impegno e, permettetemi, il massimo rispetto”, sottolinea. Capuozzo, “Il rispetto che l’assessore Elena Gentile non ha mostrato, dimenticando e ignorando proprio quanto fatto da persone comuni

Si è svolta, lo scorso primo luglio, la seconda edizione del saggio di fine anno organizzato dall’Associazione Culturale Musicale “Music Art” di Orta Nova. In una gradevole serata di inizio estate e davanti a un numeroso e accogliente pubblico, l’ingresso antistante il Palazzo degli Studi Padre Pio ha fatto da scenario all’esibizione dei 37 allievi della scuola, protagonisti con brani classici e moderni nelle varie discipline artistiche di loro competenza, ossia le classi di pianoforte (docente Alessandro Inglese), violino (Elena De Bellis), flauto (Alessandra Facchiano), basso elettrico (Luciano Pannese), chitarra (Pasquale Soleo), batteria (Antonio Cicoria), canto (Alessandra Torchiarella) e musica d’insieme (Enzo Pastore). Tutti i discenti (di età compresa tra 6 e 25 anni) si sono cimentati con impegno e serietà nell’esecuzione dei pezzi, presentati da Luca Caporale: particolarmente apprezzate sono state le esibizioni di Anna Polvere al flauto, accompagnata dai passi di danza di Antonella Triunfo (allieva della scuola Blu Fantasy) e di Massimo Rinaldi, che ha cantato “Una lunga storia

senza alcun tipo di calcolo e convenienza. Persone che meritavano un semplice e doveroso grazie, e non la desolante strumentalizzazione di una vicenda che ognuno di noi spera si risolva per il meglio. Alla famiglia Magaldi e al piccolo Angelo, un bambino che sentiamo parte della nostra famiglia e della nostra comunità, rinnoviamo il nostro affetto, la nostra vicinanza e la nostra solidarietà, in trepida attesa dell’avvenuta guarigione. All’assessore Elena Gentile e al direttore generale dell’Asl di Foggia Attilio Manfrini auguriamo attenzione in tempo reale

d’amore” entusiasmando ed emozionando il pubblico presente. “Il bilancio di quest’anno è più che positivo” sostiene con orgoglio Enzo Pastore, presidente e ideatore dell’associazione. “tutti i nostri alunni hanno profuso il massimo impegno durante le lezioni tenute presso la nostra nuova sede di Corso Umberto I, mostrando passione e disinvoltura nell’approcciarsi ai loro innati talenti”. “Un ringraziamento particolare” gli fa eco Alessandra Torchiarella, vicepresidente “va, oltre che ai nostri ragazzi, al corpo docente, composto interamente da professori diplomati al Conservatorio: ciascuno di loro si è prodigato con pazienza e disponibilità nell’insegnamento delle discipline tant’è che, prima di essere professori, sono degli amici e con loro si è instaurato un rapporto di grande

e uguale determinazione nell’affrontare e risolvere i problemi e le emergenze spesso determinate dai tagli selvaggi e indiscriminati, dagli ospedali chiusi e da quelli premiati, dai posti letto redistribuiti in maniera discutibile, dai reparti di eccellenza cancellati di colpo dopo pompose inaugurazioni e investimenti milionari in strumentazioni, che oggi marciscono inutilizzate (come nell’ex UTIC del Lastaria a Lucera), dalle strutture alternative di assistenza sul territorio che restano sulla carta e stentano a decollare”. Intanto buone notizie dagli Stati Uniti, il piccolo Angelo Magaldi è stato sottoposto al secondo intervento chirurgico per bloccare la patologia, che ha rischiato di far perdere la vista al piccolo di dieci mesi. Questa volta l’intervento è stato effettuato sull’occhio destro, per il quale i medici in Italia non nutrivano inizialmente grosse speranze, una totale guarigione dell’occhio destro appare al momento incerta, ma nel frattempo è stato possibile bloccare la patologia, che aveva colpito maggiormente proprio l’occhio appena operato. Continua intanto a migliorare anche l’occhio sinistro, il primo ad essere operato, cominciano infatti a crescere i capillari. A breve il piccolo Angelo dovrebbe tornare, non prima che i medici statunitensi diano l’ok per il ritorno a casa. Nel frattempo su Facebook la famiglia Magaldi continua a ringraziare tutti i sostenitori della gara di solidarietà, che ha permesso al piccolo Angelo di affrontare questa situazione difficile, che si spera possa essere superata nel migliore dei modi. collaborazione e complicità”. Alla serata ha partecipato anche il primo cittadino di Orta Nova, Iaia Calvio che ha augurato “agli allievi dell’associazione di continuare a coltivare la loro passione per la musica”. Al termine delle performance artistiche, agli allievi è stato consegnato un attestato di partecipazione al saggio come testimonianza del loro proficuo impegno nel corso dell’anno scolastico. E’stata quindi una serata all’insegna della musica, intesa come forma d’arte per arricchire l’anima e darle un significato culturale ed educativo, perché, come disse il compositore francese Berlioz, “la musica può dare l’idea dell’amore”.


Tra gli appuntamenti che animano l’estate ortese appena avviata, spicca per interesse storico - culturale la Mostra Documentaria dal titolo: “La Civiltà della Transumanza”, visitabile ancora per pochi giorni presso i locali della Biblioteca Comunale, situati nello storico Complesso Ex Gesuitico. La mostra, nata grazie al patrocinio di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Archivio di Stato - l’Aquila, Regione Abruzzo, Provincia dell’Aquila, Comune di Villavallelonga, Comune di Orta Nova e Unione dei Cinque Reali Siti, è stata curata da illustri studiosi quali: Martorano di Cesare, Sebastiana Ferrari e Leucio Sisto Lippa, che in parte ne hanno integrato anche i testi; mentre l’organizzazione generale è stata promossa dall’ASD Vallelongabike, che ne ha integrato anche il materiale fotografico. I pannelli in esposizione illustrano in maniera chiara e coinvolgente, nascita e diffusione della transumanza: il periodico spostamento di animali, condotti dal monte al piano o da una località ad un’altra. Si tratta di un’attività antichissima, presente nell’Appennino Centrale e documentata fin dall’epoca preromana. Nel Regno di Napoli la transumanza verso le pianure pugliesi, assunse un’importanza sociale ed economica così rilevante da indurre il re Alfonso I d’Aragona a istituire, per ragioni prevalentemente fiscali, la Regia Dogana per la mena delle pecore in Puglia, con la Prammatica del 1° agosto 1447, che riformava l’istituto della mena e riordinava tutte le precedenti disposizioni. La Prammatica imponeva una tassazione per i conduttori di armenti nel Tavoliere, ma nel contempo assicurava loro: l’assegnazione di pascoli; il transito lungo le vie della transumanza, cioè i tratturi; una giurisdizione speciale con la creazione presso la Dogana di Foggia di un tribunale dove si giudicavano tutte le cause in cui erano coinvolti i pastori; il diritto esclusivo degli armentari di vendere i loro prodotti nella Fiera di Foggia, che si svolgeva a partire dai mesi primaverili di ciascun anno. Ogni anno, dopo il 15 settembre, centinaia di migliaia di pecore partivano dalle zone interne del Regno, in modo particolare dall’Abruzzo, per giungere nel Tavoliere attraverso i tratturi, autentiche autostrade erbose larghe 60 passi napoletani, corrispondenti ai nostri 111 metri. I maggiori tratturi che collegavano l’Abruzzo e la Puglia erano il Celano - Foggia, il Pescasseroli Candela, il Castel di Sangro - Lucera e l’Aquila - Foggia: il più lungo di tutti denominato Tratturo Magno. Il ritorno poi di pastori e greggi nei luoghi d’origine, avveniva il 15 giugno. La transumanza perde progressivamente importanza nel corso del XIX secolo, a seguito delle riforme di Giuseppe Napoleone del 1806 e dell’affrancamento del Tavoliere, attuato dopo l’Unità d’Italia. La Mostra, seppur sinteticamente, riesce nell’obiettivo di illustrare l’insieme di attività legate alla pratica della transumanza e il complesso di valori, di storia e di tradizioni che

hanno dato vita ad una vera e propria “Civiltà della Transumanza”. Il percorso culturale è incentrato sulla figura dei pastori, che per secoli hanno solcato i tratturi. Se guardiamo alla loro esistenza in ottica realistica e scevra da qualunque visione bucolica, essa ci appare come era realmente: un’esistenza dura e non priva di pericoli. A fronte di pochi grossi armentari, proprietari di migliaia di capi, che oltre alla ricchezza raggiunsero potere politico e religioso, vi era una miriade di piccoli e piccolissimi proprietari che conducevano una vita di stenti, spesso solo appena sufficiente all’autosostentamento. Ma il percorso della Mostra è anche l’occasione di evidenziare gli attuali tentativi di riuso dei tratturi, in chiave turistico - ambientale e sportiva,

che si stanno effettuando negli ultimi anni. Tra questi tentativi si inserisce con successo il Tour Bike della Transumanza sul cammino degli avi Pastori, che in mountain bike ripercorre gli antichi tratturi tra l’Abruzzo, il Molise e la Puglia. Infatti, nonostante le usurpazioni e l’inerzia delle varie Istituzioni, i tratturi rappresentano ancora oggi un patrimonio storico, culturale, ambientale ed anche economico da tutelare e valorizzare. In sintesi con questa Mostra, i curatori hanno voluto unirsi al sempre più numeroso coro di persone, associazioni, istituzioni che non vogliono dimenticare le proprie radici; ma partire da queste per garantire la salvaguardia “di un bene dell’umanità”, intraprendendo al contempo un percorso tutt’altro che facile di riscatto economico.


Diversità e convergenza di compiti nella filosofia della partecipazione che guida la nostra Sede. Tra i numerosi appuntamenti del mese di giugno ricordiamo innanzitutto l’incontro programmatico tenutosi domenica 9 presso l’Oasi Betania. Questo il programma della giornata: - conferenza aperta con la relazione della presidente Prof. Rina Di Giorgio Cavaliere; - interventi dei referenti per l’andamento dei corsi, moderati da Annito Di Pietro; - rappresentazione teatrale coordinata da Antonella Pagliara e recitazione dei corsisti con poesie e canti. La certezza di non ricavare le proprie convinzioni e il proprio impegno unicamente dal precario consenso comune, ma dall’autonoma considerazione della bontà del

progetto si è rivelata essere il risultato dell’iniziativa; convinti che l’unilaterale decisione di accettare il proprio ruolo costituisce implicitamente un atto di fiducia e un incoraggiamento per gli altri. Gli insegnanti hanno le maggiori responsabilità riguardo alla convivenza didattica, basata sull’assunzione convinta del progetto educativo comune, di là dei ruoli tradizionalmente definiti, nella certezza che tutti, giovani e meno giovani, hanno bisogno di una testimonianza personale e comunitaria, anche quando sembrano chiusi o sicuri di sé. I referenti sono personaggi chiave della nostra Sede, vivono il ruolo di animatori e mediatori. Senza una forte energia vitale, senza una robusta coscienza professionale, senza spirito democratico, non si può sopravvivere in una comunità a gestione sociale come la nostra. L’istituzione della nuova Sede di Bovino, da noi promossa e realizzata con l’atto costituivo il giorno 17 giugno 2013 presso la Sala consiliare del comune omonimo, ci conferma l’apporto positivo degli enti locali che concedono aule e servizi, partecipano alle scelte della nostra comunità educante, all’organizzazione di una serie di servizi relativi all’in-

È stato inaugurato a metà giugno il Centro Sportivo Polivalente “Unique Village”, una vera e propria cittadella dedicata al tempo libero. La struttura, sita in Viale Ferrovia zona F3, conta sulle affiliazioni della FIN (Federazione Italiana Nuoto) del Coni ed è composta di piscina, palestre, campi di calcetto in erbetta sintetica e di pallavolo, ludoteca, sala food & beverage e shop dedicato all’acquisto di articoli sportivi. Tanti quindi gli spazi a disposizione degli ortesi e non solo, in quanto un centro così completo e in grado di soddisfare la voglia di relax e svago di grandi e piccini è unico nella nostra provincia. Particolarmente apprezzati sono i campus organizzati nel periodo estivo, tra giugno e agosto, per i bimbi da 3 a 15 anni: si tratta di

divertentissime vacanze per chi resta in città, grazie a temi e attività ludiche sempre nuove e accattivanti in un clima rilassante e gioioso

terazione scuola società nell’ambito dell’educazione permanente e della problematica dell’occupazione. Portatori di una richiesta di carattere generale essi dispongono di un prestigio e di un potere anticorporativo da cui la nostra Sede ha molto da guadagnare. Infine, tutti i nostri iscritti giacché esperti in qualche settore della vita professionale e culturale, necessari all’associazione d’oggi, come si evince dall’ampia e curata mostra dei lavori allestita dalla docente Angela Mastropietro nella sala della Bottega dell’arte e della cultura in Ordona per la chiusura dell’anno accademico 2012/2013. La forza dell’Unitre non sta nello starsene in pace, ma nel trasformare l’estraneità in educazione continua per tutti.

e all’aperto. Giornalmente sono poi programmati corsi di acquagym, baby acquagym, body building, corsi di nuoto, yoga, step, fitboxe e spinning per gli amanti del fitness e dei massaggi. La struttura prevede inoltre un servizio medico di primo soccorso, una zona picnic attrezzata con panche, gazebo, ombrelloni e lettini e un tv point in cui poter seguire i principali eventi sportivi trasmessi alla televisione. Presso “Unique Village” sarà possibile anche festeggiare ricorrenze come compleanni, battesimi e comunioni, per “abbandonare i luoghi comuni e vivere il tuo giorno speciale nel modo più allegro ed originale!”. Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare lo staff a uniquevillage@virgilio.it o chiamando ai numeri 333/2670577 o 328/8490553.


Colpiscono gli anni di vita di Nonna Carmela, ma ancor più i suoi occhi luminosi e carichi di speranza: quella speranza riposta in un futuro che non è lontano, irraggiungibile, ma è già nel domani; perché come lei stessa spiega tranquillamente: alla sua età ogni attimo vissuto è prezioso, ogni giorno trascorso non può che essere accolto come un dono del Cielo. Al secolo Concetta Carmela De Sanctis, nonna Carmela nasce a Stornarella il 14 marzo del 1913. La sua è una famiglia modesta: i genitori entrambi agricoltori, lavorano sacrificandosi per non far mancare nulla ai loro figli. Nonna Carmela ha avuto tre fratelli: il più piccolo morto prematuramente, gli altri due divenuti stimati medici e un'altra sorella: come lei casalinga. Il 3 ottobre 1931 si sposa con un ragazzo di Orta Nova, anch’egli agricoltore. Come non inconsueto per l’epoca, il matrimonio è combinato dalle rispettive famiglie. Le domando per prima cosa, se questo non le sia pesato come donna. Mi risponde così: “No, affatto! Da un lato perché era normale ai miei tempi che fossero i rispettivi genitori a scegliere e far incontrare i futuri sposi; dall’altro perché ho avuto la fortuna di sposare un uomo che ho amato molto, poi sfortunatamente scomparso all’età di 86 anni”. Domanda: Lei è passata attraverso le due Guerre Mondiali, che ricordo conserva di quei tragici avvenimenti? Risposta: Non ricordo naturalmente nulla della Guerra del 15/18, essendo piccolissima; ricordo perfettamente invece quella del 1940. Avevo molta paura in quegli anni e per tenermi al sicuro, mio marito mi mandò a Stornarella dove ho vissuto con mio fratello e mia sorella. Devo tuttavia ammettere di non avere sofferto privazioni di sorta, dal momento che mio fratello era medico ed essendo tenuto in grande considerazione dalla popolazione in virtù della sua professione, in casa non mancava certo ogni ben di Dio. D.: Quanti figli ha avuto? R.: Tre maschi, purtroppo scomparsi ed una femmina che invece vive a Foggia. Però guardi non mi sento affatto sola avendo otto nipoti e ben tredici pronipoti, (tra loro Alex, la bellissima bambina che è ritratta in foto con me, figlia di un mio nipote che vive in Messico), che non mancano mai di mostrarmi la propria vicinanza ed il loro affetto, specie attraverso il telefono che come avrà avuto modo di sentire, qui squilla davvero in continuazione. Per non parlare poi delle costanti visite e delle occasioni speciali, che spesso sottolineano con qualche gesto carino. L’ultima delle quali rappresentata per l’appunto, dalla ricorrenza del mio centesimo compleanno. In questa occasione mi hanno

davvero lasciata senza parole per la commozione, organizzando una bellissima celebrazione religiosa tenutasi presso la Chiesa Madre; dove al centro dell’altare spiccava il numero 100, interamente realizzato con i fiori. Senza dimenticare poi la festa a sorpresa tenutasi a casa mia, allietata dalle melodiose musiche di arpa e violoncello e dall’inaspettata visita di una rappresentanza dell’Amministrazione Comunale; intervenuta per farmi omaggio di una targa commemorativa del lieto evento: davvero un bel gesto. D.: Rivelerebbe ai nostri lettori qual è il segreto della sua longevità? Forse una particolare dieta …? R.: No, guardi è completamente fuori strada. Quanto alla mia dieta, mangio davvero un po’ di tutto anche se amo molto la verdura, di qualunque tipo. In ogni modo, non ho proprio un segreto che mi abbia consentito di

vivere così a lungo; tutt’al più qualche trucchetto che negli anni mi ha fatto conservare una discreta capacità fisica e, buone capacità mentali: ecco, quello si. Quanto al fisico, pur avvalendomi dell’aiuto della mia fidata collaboratrice Nicoletta Capuano, cerco di conservare una certa autosufficienza specie nel fare le cose pratiche: lavarmi, vestirmi, muovermi per casa. Certo cosa vuole, i piccoli acciacchi dell’età ci sono tutti! Ad esempio l’udito che non è più quello di una volta; la vista invece no è ancora molto buona, nonostante di recente sia stata operata di cataratta ad un occhio. Sa alla mia morte, mi piacerebbe donare la cornea dell’altro occhio: quello sano naturalmente. Credo tuttavia che ciò che mi abbia aiutato maggiormente nel succedersi degli anni, sia stato l’esercizio mentale praticato sia attraverso il lavoro ai ferri e alla macchina da cucire, sia attraverso la lettura. Ecco vede, questo piccolo spazio accanto alla finestra dove stiamo chiacchierando è attualmente il mio angolo preferito, dove giornalmente continuo a cucire e a leggere. Leggere in particolare è sempre stata la mia più grande passione, non avendo potuto continuare gli studi dopo le Elementari come

era naturale per tutte le ragazze della mia generazione. Adesso, è diventato un bisogno ancor più importante: leggo un po’ di tutto specie i periodici per sapere ciò che succede nel mondo intorno a me; dal momento che vedo poco la tv solo di sera ed esco esclusivamente la domenica, per andare a messa. D.: Ha qualche rimpianto, nella sua vita? R.: Uno soltanto, non aver potuto continuare gli studi e laurearmi come i miei due fratelli. Tuttavia come ho già spiegato: le ragazze ai miei tempi erano immancabilmente destinate a fare le casalinghe e, a tale condizione non ci si poteva sottrarre in alcun modo. D.: Che rapporto ha con Dio? R.: Che dire! Nonostante la mia vita sia stata scandita da grandi dolori per la perdita delle tante persone a me care, non posso che essere a Lui profondamente grata per tutti i meravigliosi doni, che mi ha fatto e continua ancora a farmi: l’ultimo dei quali in ordine di tempo, la nascita del mio pronipote Giorgio, avvenuta lo scorso 8 marzo. Sa in molti credono che la fede cresca man mano che ci si avvicina al termine della propria esistenza; ebbene quanto alla mia esperienza di vita, devo dire di essere sempre stata profondamente credente. Ricordo che già da bambina, andavo spesso in Chiesa con mia madre e l’accompagnavo anche, a far visita a “Marietta”. Negli anni poi è cresciuta man mano, la mia devozione per la Madonna e la vicinanza verso il Santo Padre. Devo dire che ho amato molto la figura di Giovanni Paolo II, così come oggi nutro profondo affetto per Papa Francesco. In particolare, sono convinta che saprà porsi come punto di riferimento per i tanti giovani che in questi tempi così difficili, vivono situazioni di profondo malessere e disorientamento. D.: Quanto è cambiata Orta Nova, a cavallo dei due secoli che lei ha attraversato? R.: Ah, tantissimo anche se me lo lasci dire, non sempre in bene: pensi ad esempio a quanto sono degenerati i rapporti tra le persone: oggi, ci si saluta a stento incontrandosi per strada. In passato invece, i rapporti erano certo più schietti e genuini. D.: Per concludere questa nostra chiacchierata nonna Carmela, vogliamo salutarci dando appuntamento ai nostri lettori ad un futuro traguardo: quello dei 125 anni? R.: Figurarsi! Non riesco ancora a credere che Dio mi abbia consentito di oltrepassare il secolo di vita, perciò direi di fare un passo alla volta, rivedendoci semmai al compimento dei prossimi 105 anni...


Un tripudio di colori, luci e suoni uniti in modo armonioso dai passi di danza. Si può sintetizzare con queste poche parole lo spettacolo “Il gesto e l’anima”, realizzato dalla Scuola di Danza Classica e Moderna “Blu Fantasy” nelle serate del 28 e 29 giugno presso la Sala Teatro “Cicolella” di Orta Nova, giunto alla sua ventottesima edizione e patrocinato dal Coni provinciale e dalla Us Acli. Sotto la sapiente guida della deus ex machina Nadia Pandiscia, nel ruolo di coreografa e direttrice artistica, decine di ragazze e ragazzi (di età compresa tra i 3 e i 25 anni) hanno eseguito un ricco e completo programma di esibizioni, frutto di un intenso lavoro preparatorio durato una stagione intera. E tra le tante performance, ben apprezzate e applaudite da un pubblico che ha gremito la sala in ogni ordine di posti, vanno ricordate il musical “Grease”, la Carrellata di Stili, i magici passi de “Bella Addormentata” e le Emozioni in Musica di “Hey Big Spender”. Ad aiutare Nadia, diplomata presso l’Artist Centre Studio di Torino e attualmente docente al Teatro Renato Greco di Roma, nella preparazione dei balletti sono stati Elisabetta Melchiorri (sua collega insegnante nella stessa scuola) per la dance-opera “Per Elisa” e Michel Cym Banha, docente pop di Ilenia Rossi, per il “Freestyle”. Proprio la collaborazione con il Teatro Greco, che ormai dura da 15 anni, rappresenta

un motivo di orgoglio per la Blu Fantasy: infatti gli allievi della scuola, al termine dell’anno di preparazione, si recano a Roma per svolgere gli esami accademici: concluso l’ottavo anno di prove, essi conseguono l’attestato di studi riconosciuto dalla Federazione Italiana di Danza Sportiva, il Ministero della Pubblica Istruzione e l’EDU (Unione Danza Europea). Preziosi per la riuscita dell’evento sono

stati gli interventi di Enzo e Gianni Petrone per la scenografia, decorazione pittorica, grafica e scenotecnica, con ringraziamento particolare ad Anna Maria Petrone. Per service audio-luce ha collaborato la ditta Master Sound, mentre i costumi sono stati realizzati “in casa” dal laboratorio Blu Fantasy. Ha infine presentato la serata il papà di Nadia, Saverio Pandiscia. “I ringraziamenti sono davvero tanti, e vanno fatti innanzitutto agli allievi e alle loro famiglie che sono sempre disponibili nel venire incontro alle esigenze più disparate” ci dice una soddisfatta Nadia Pandiscia, raggiunta a mente fredda qualche giorno dopo il vortice di emozioni provate. “I ragazzi mi gratificano dalla gioia ed entusiasmo che mostrano mentre danzano ed il saggio finale non è altro che il risultato di un anno di grande lavoro, tra tanti sacrifici e difficoltà anche logistiche: infatti organizzare così tanti balletti con decine di ragazzi non è una impresa semplice”. Ma del resto se è lei stessa a scrivere nella brochure della manifestazione che “danza per me è comunicare agli altri la mia passione attraverso un gesto uno sguardo, arrivare al cuore con il linguaggio dell’arte e della musica, una filosofia di vita”, vuol dire che il ballo sa davvero regalare delle emozioni uniche.


La più antica repubblica indipendente al mondo ed anche la più piccola, con i suoi 61,196 chilometri quadrati, è stato il primo Stato “straniero” ad accogliere la grande famiglia dell’ A.N.PO.S.DI., l’Associazione Nazionale dei Poeti e Scrittori Dialettali che, per la prima volta nella sua lunghissima storia (dal 1952), ha varcato i confini dello Stato Italiano per celebrare un suo congresso. È l’antica e gloriosa Repubblica di San Marino, uno Stato, seppure piccolo, assai ricco di tradizioni millenarie e di grande cultura che esprime gli stessi livelli di complessità e di ricchezza di qualsiasi altro stato. È in questo magnifico ambiente, e precisamente a Valdragone, curazia del Castello di Borgo Maggiore, in cui è suddiviso il territorio sammarinese, che sono giunti, pieni del loro entusiasmo, i tanti poeti dialettali provenienti da tutte le regioni d’Italia, accolti dall’eleganza e dalla raffinatezza dell’hotel San Giuseppe (****) e dall’ospitalità e dalla professionalità di tutto il suo staff. Qui, infatti, ha avuto luogo il XX Congresso dell’Associazione, da giovedì 16 a lunedì 20 maggio 2013, durante il quale si è votato per il quadriennale rinnovo del Consiglio Direttivo e per la nomina dei Revisori dei Conti. È stato questo il primo e più importante appuntamento per tutti i membri dell’Associazione che nella mattinata di venerdì 17, dopo la relazione del Presidente dott. Mimmo Staltari e quella del Tesoriere, hanno scelto di confermare, con il proprio voto, tutti i Consiglieri uscenti, che tanto hanno dato all’Associazione e tanto daranno ancora. Designati attraverso il voto anche i Revisori dei Conti, scelti per metà tra i soci più giovani. Conclusa questa prima parte istituzionale con la proclamazione degli eletti, il Congresso si è avviato a percorrere l’iter più tradizionale, ossia la parte più propriamente poetico-letteraria, quella turisticoculturale e quella, a completamento, dell’in-

trattenimento nei dopocena. Il pomeriggio di venerdì 17 e la mattinata di sabato 18, come da programma: escursioni. I congressisti si sono immersi nella bellezza del paesaggio ospitante per conoscerne l’amenità dei luoghi, gli ambienti di vita e la storia di cui sono riccamente intrisi. La visita guidata nella capitale della Repubblica, nel cuore storico di San Marino, superbamente dominato dall’imponente rilievo calcareo del Monte

Titano (739 s.l.m.) che si erge solitario sulle pianure sottostanti, ha portato i poeti ad ammirare gli edifici più rappresentativi, monumenti medioevali e seicenteschi, suggestivi scorci panoramici e vedute d’inesprimibile fascino. Grande interesse ha destato la visione di parte della famosa cinta muraria tra l’imponenza e la bellezza svettante delle tre torri: la Guaita, la Cesta ed il Montale. E’ stata un’immersione profonda nella storia, raccontata da tutto ciò che cadeva sotto gli sguardi attenti ed interessati dei visitatori. I poeti si sono poi soffermati nella Piazza della Libertà, denominata dai sammarinesi “Pianello”, che insieme alla statua ed al Palazzo Pubblico, rappresentano ciò che è più conosciuto al mondo dell’antica Repubblica. Ma, mentre la maggior parte dei poeti visitava

il centro storico, una folta delegazione dell’Associazione veniva ricevuta dalla dott.ssa Beatrice Giordano, segretaria particolare del segretario di Stato Giuseppe Maria Morgante, ministro dell’Istruzione e della Cultura (assente in quel momento per ragioni di Stato). L’incontro è avvenuto in un elegante ed antico salone di rappresentanza del Palazzo del Governo in una cerimonia di cordiale e raffinata accoglienza, di reciproca conoscenza e di condivisione di valori autentici, conclusasi con il rituale scambio di doni, a suggello dell’amicizia e dell’unanime approvazione delle finalità dell’Associazione: difendere e tutelare tutte le lingue dialettali e minoritarie che rappresentano le radici ed il bagaglio culturale e di vita di ciascuno, compreso il sammarinese! È infatti stato lanciato proprio da qui, attraverso i media nazionali, un accorato S.O.S. rivolto a tutto il mondo per il raggiungimento di tale scopo. Intanto le escursioni continuano. La mattina successiva, sabato 18, intorno alle 9,00 circa, tutti i congressisti in pullman per San Leo, detta anche “Montefeltro”, a 583 metri s.m., e a 32 km. da Rimini. Situata nell’ampia Val Marecchia su un enorme masso roccioso tutt'intorno invalicabile, vi si accede infatti per un'unica angusta strada tagliata nella roccia, percorribile solo da automezzi di piccola taglia. Qui, sulla punta più alta dello sperone, si eleva in tutta la sua grandezza l'inespugnabile Forte, rimaneggiato da Francesco di Giorgio Martini, nel XV secolo, per ordine di Federico lll da Montefeltro, Signore del tempo. Divisi in gruppi, i poeti hanno visitato i vari ambienti della colossale fortezza, ben conservata in ogni sua parte, conoscendone la lunga e travagliata storia: da fortezza militare e sede per brevi periodi della famiglia Montefeltro, a carcere e penoso luogo di tortura. (continua 1)


Non c’è 2 senza 3: dopo aver perso le elezioni comunali del 2006 e del 2011, l’on. Nicandro Marinacci ha perso anche quelle del 2013. In compenso, però, ha arricchito la cronaca politica con un altro aneddoto gustoso, che ritengo meritevole di essere tramandato. Esso era l’esempio dimostrativo della veridicità di questa sua tesi: se il politico non si attiva, bussando alle porte delle Istituzioni per ottenere finanziamenti per realizzare opere e infrastrutture necessarie al proprio Comune, ma attende che siano queste ultime a intervenire, il rischio che si corre è lo stesso corso da Pietruccio. Il racconto in sé adeguatamente rielaborato e arricchito - è, però, gustoso e godibile, indipendentemente dalle considerazioni che se ne possono trarre. Pietruccio era stato, in gioventù e fino alla soglia dei sessant’anni, un bravissimo artigiano, uno stagnino dei più apprezzati e ricercati. Poi erano arrivate le pentole e le posate di alluminio o di acciaio inox, che avevano sostituito quelle di rame e di ferro che abbisognavano di essere periodicamente “staianate”; i tubi di plastica, gli infissi in “anticorodal” avevano mandato in soffitta quelli di rame, zinco o di piombo e gli ordinativi erano drasticamente calati. Per un po’ di tempo aveva lavorato come saldatore dei coperchi interni di lamiera zincata delle bare, ma le ditte di pompe funebri avevano poi provveduto col proprio personale e anche questo sottile rivolo di ordini si era esaurito. Allora aveva cominciato a bere, a trascorrere il tempo davanti e dentro l’osteria e, nel volgere di qualche anno, era diventato un alcolizzato. La moglie lo aveva abbandonato e si era trasferita a Torino con i figli ed egli era rimasto solo nella casa di Via *** , a poco più di 50 metri di distanza dalla cantina di ++++, una delle più frequentate del paese. La pensione e il ricavato di qualche lavoretto sporadico fatto presso gli anziani ancora attaccati agli oggetti del tempo della loro gioventù, venivano spesi, più che per il cibo, per il vino, per qualche fetta di pane da consumare con una “saraca” o un pezzo di salsiccia piccante, fatti apposta per stimolare la sete. Quando la cantina chiudeva i battenti, Pietruccio si avviava, barcollando, verso la sua casa, appoggiandosi ai muri delle case.

Giunto davanti alla porta, cincischiava parecchio per infilare la chiave nella serratura (a volte lo aiutava qualche passante) e, una volta dentro, dopo aver richiuso la porta, si buttava vestito, sul letto, per dormire il suo sonno senza sogni di ubriaco. Quella sera di fine maggio, però, la fortuna lo aveva particolarmente aiutato nel gioco a carte (la posta era, naturalmente, il vino) e Pietruccio, alla fine, era più ubriaco delle altre volte. Uscito dalla cantina, dopo aver fatto pochi passi, poiché le gambe non avevano retto, si era ritrovato steso per terra, sulle basole di pietra lavica ancora calde. Quel calore, che mitigava l’aria friz-

zante della notte, era un balsamo per il corpo privo di forze di Pietruccio, che si apprestava a dormire, quando Nicandro, che rientrava da una riunione di Partito, lo aveva chiamato: - “Pietruccio, che fai qui, per terra? Casa tua è a meno di cinquanta metri. Perché non vai a casa?”. “Sto bene qui” - aveva risposto Pietruccio, con la voce impastata e già sonnolenta“sto bene qui e non ho bisogno di muovermi, tanto prima o poi”.

- “Prima o poi, cosa?” - lo aveva incalzato Nicandro - “Prima o poi ti becchi una polmonite. Aspetta che ti do una mano e ti accompagno a casa”. Poi mi aveva visto arrivare, poiché anch’io rientravo da una riunione e mi aveva chiamato: - “Raffae’, vieni ad aiutarmi. Portiamo Pietruccio a casa sua!”. Mi ero avvicinato e stavo per sollevargli un braccio, quando Pietruccio, guardandomi con gli occhi annacquati, aveva detto: “Lasciatemi qui, tanto prima o poi”. “Ancora con questo prima o poi!” aveva detto stizzito Nicandro - “Prima o poi che cosa?”. Pietruccio aveva riaperto gli occhi, mi aveva guardato e poi aveva detto: - “Diteglielo voi, professo’ ’’, che insegnate queste cose al Liceo. Professo’, la Terra gira?”. - Certamente!” - avevo risposto, curioso di seguire il suo ragionamento (i ragionamenti degli ubriachi sono molto stimolanti per gli appassionati di logica - “e allora?”. “E allora, se gira la Terra, gira anche casa mia?”. “Indubbiamente è così!”. - “E allora - aveva concluso trionfante Pietruccio - perché devo fare tutta la fatica per andare a casa? Prima o poi essa passerà da qui e mi basterà fare un passo per entrarci!”. Ridendo lo avevamo sollevato di peso, accompagnato a casa sua e messo sul letto. Sempre ridendo, avevo salutato Nicandro con queste parole: - “Caro Nicandro, non te la prendere perché la vittoria si è fermata lontano da te. Vedrai che prima o poi”. Mi aveva risposto, anch’egli ridendo, con una frase irriferibile che, ovviamente, non riporto.

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in omaggio copia del giornale. Il Contribuente Benemerito inoltre riceverà una tessera speciale e il diploma di benemerenza.

Raffaele Colucci (Orta Nova) Giuseppe Simone (Bari) Francesco Rizzi (Forno Canad.)

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A partire da questo numero pubblichiamo il Diario di Guerra di Nicola Simone, per desiderio dei familiari il testo resta integrale come scritto dall’autore. Prefazione Io, Simone Nicola, di Orta Nova paese natio che ho scritto queste mie poche e povere parole, sono fatto con cuore; ma non come tante letterati che nei loro romanzi anno messo tante belle espressione, è bene elencati i luoghi e le campagne, bene illustrati da ogni parte Geografica, è stato illustrato da me, poco esperto di quei luoghi sconosciuti e mi sono ricordati di tutti i giorni trascorsi in quei boschi, montagne e grande valle profonde che non si poteva reggere in piedi per le loro strepitose discese, d’arrampicarsi come scimmie, altrimenti si andava a precipizio che nessuno poteva venire in aiuto. Solo Iddio che ci ha dato forze e intelletto per poter uscire da quei luoghi tanto selvaggi, e per questo ho scritto queste mie avventure per non andare perdute i miei trapazzi e affanni che ho passato in questi 13 mesi di latitanza dai campi di concentramenti Autro-Ungariche e se io non faceva tutto quello che ho fatto ero già morto e sepolto in quelle terre che nessuno si ricordava più di me, almeno vedono tutti i miei ed altri di quel che ho passato; Nicola Simone Diario della prigionia 1917-18 1° episodio. Come tutti sappiamo che in tempo di guerra si ha una breve licenza invernale di quindici giorni, anche a me mi spettò questa. Il 6 ottobre 1917 andai a casa per questa suddetta licenza, la passai allegramente con tutti i miei, ma i giorni passavano come vento, finché arrivò il giorno della partenza, dalla famiglia; massima la sorella grande, quella che ci ospitò per tutta la fanciullezza finché fummo tutti adulti, la sorella maggiore maritò le sorelle più piccole che si chiamava Carmela, un’esemplare di donna svelta, laboriosa, ma col marito non ebbe figli per fortuna, che il Signore sapeva l’avvenire che noi, quattro figli orfani di Madre e di Padre; ella ci dovette crescere finché arrivò l’ora matura; ora torniamo alla mia partenza alla stazione di Ortanova si aspettò un po’ fin ché arrivò la (tradotta) treno speciale per soldati che vanno o vengono dal fronte, si arrivò a Foggia il cuore ci diceva di non partire, perché apprendemmo sui giornali che si doveva fare una grande avanzata austriaca sul fronte Italiano ma non si sapeva da dove; intanto allegramente si partì per il doloroso fronte, per strada si giocava, si mangiava quella provvista che ci portammo da casa nostra; si arrivò a Mestre dove i treni ci lasciavano perché non si poteva andare più oltre per non essere scoperti dagli apparecchi Austriaci; del resto fino che raggiungessero il fronte si doveva andare a piedi, dirigendosi sempre ai comandi

di Tappa dove s’indirizzava in tutte le località dove si trovavano i reggimenti propri, perché non stavano sempre a posto cosicché ognuno di noi doveva per forza prendere ordini su dove e quale via dovevamo prendere per raggiungere i nostri Reparti, per trovare i recapiti precisi, così toccò a me indirizzarmi a un comando di questi. Quando mi videro arrivare sotto quella tenda dove risiedeva il comando mi dissero subito che portavo un giorno di ritardo e che era cambiato il reparto, cioè ero stato assegnato in un piccolo reparto zappatori, ma dovevamo andare sugli altipiani

della Bainsizza; passi il fiume Isonzo, poi il Canale, dicendomi che non mi potevo muovere di là finché non arrivassero le guide, la notte, per portarci ognuno ai nostri reparti. Di giorno non camminavamo mai per non farci scorgere dal nemico dove si andava cosicché per noi in genere, tutti i soldati, al fronte, la notte era giorno, quando poi giorno esisteva un silenzio da funerale, tutti zitti, nessuno si poteva muovere da un posto all’altro, tranne quando c’era qualche avanzata da spingere il nemico all’indietro….. (continua 1)


Il 27 giugno scorso hanno echeggiato le note delle più famose colonne sonore nel largo ex gesuitico grazie al saggio-concerto organizzato dall’associazione “Cultura in Musica” il cui presidente è la prof.ssa Antonella Tarantino. Il presidente ha aperto la serata sottolineando che “uno degli intenti di Cultura in Musica è proprio quello di far incontrare più gusti musicali e soprattutto più livelli di abilità. Far musica d'insieme significa rispetto per l'altro senza mettere in primo piano se stesso” e che “lo scopo didattico dei docenti di Cultura in Musica è far innamorare gli allievi della musica seguendo un percorso di studi personalizzato in base alle capacità e abilità di ogni musicista”. Durante la serata si sono esibiti i piccoli musicisti, allievi delle classi di pianoforte, chitarra, flauto, batteria dell'associazione e i maestri Tarantino, Krilova, Saracino e Longo che hanno aperto e chiuso la manifestazione con alcuni medley arrangiati dal M° Longo. I brani sono stati eseguiti soprattutto in formazione di duo e trio oltre a singole esibizioni al pianoforte. La prof.ssa Tarantino ha voluto fortemente anche la presenza di due band spontanee (formate da ragazzi di soli 12 e 13 anni accomunati dalla passione per la musica) che hanno eseguito alcuni brani di musica leggera. Sulle fantasiose note delle colonne sonore della Disney si è esibito anche il coro “Agorà” dell'associazione che già aveva animato la festa del 2 giugno intonando l'Inno degli Italiani davanti al Monumento dei Caduti prima del discorso del primo cittadino. Il sindaco, Maria Rosaria Calvio, presente alla manifestazione ha proferito

parole di apprezzamento e stima per il lavoro svolto in un anno dall'associazione “Cultura in Musica” e per la scelta del luogo, simbolo emblematico della nostra cittadina. La manifestazione è stata anche adornata dalla presenza di quattro quadri dipinti per l'occasione dalla pittrice Annalisa Calvio. Artista già messa in risalto da “Cultura in Musica” durante un altro evento svoltosi a dicembre scorso, “Poutpourrie di arti” quando vennero esposti i quadri della Calvio con gli interventi musicali del cantautore salentino Andrea Epifani e la declamazione di poesie in dialetto scritte dalla prof.ssa Adelina Tarantino. A termine della coinvolgente serata la prof.ssa Antonella Tarantino ringrazia soddisfatta la città di Orta Nova per la calorosa presenza impegnandosi a proporre nuovi eventi culturali durante il prossimo anno scolastico ricordando che dal 1 settembre si riaprono le iscrizioni contattando direttamente la segreteria della associazione al numero 3281679791.




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