Lo Sguardo sui 5 Reali Siti - Giugno 2012 -

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Scrivo a te, autentico Uomo di Fede, che hai vissuto oltre le logiche della sacrestia e del piccolo orticello ecclesiastico. Uomo libero, insaziabile ricercatore della Verità, dell’Altro; Uomo e Vescovo degli ultimi, intercedi per noi, per acquisire quella «salutare inquietudine» per denunciare le necrofile scelte dei poteri di turno e annunciare un’altra realtà, un altro paese, un altro mondo; una realtà del grembiule come la tua Chiesa. Scrivo a te, Costruttore di Pace, assieme ad altri compagni (dal latino cum-panis) membri di quella che hai battezzato l’ONU dei popoli, siete riusciti, con la vostra marcia, a bloccare la guerra a Sarajevo (1992); intercedi per noi affinché cominciamo ad essere quotidianamente carpentieri della pace, perché non c’è pace senza lavoro, senza giustizia sociale. Scrivo a te, Uomo della Parola, di quella Parola intesa come spada che penetra nella carne del potere, spina conficcata nella coscienza pubblica, critica del perbenismo interessato, luce per le vittime dell’arroganza; intercedi per noi, per essere voci che gridano nel deserto, contro l’immoralità, contro i sepolcri imbiancati, voci che smascherano l’ipocrisia, la menzogna, la corruzione. Essere scomodi, interrogare con asprezza la Storia, la Politica, la Chiesa senza mai perdere la tenerezza e la dolcezza di uomini che vivono per un mondo migliore. Scrivo a te, Profeta della Speranza, continua a pregare per ognuno di noi, in modo tale che ciascuno di noi possa rimuovere quei «macigni» che ci fanno sprofondare nelle viscere della clientela, del proprio interesse, dell’egoismo; anche noi vorremmo far rotolare ogni giorno questi macigni e sperimentare il buio, da mezzogiorno alle tre, e la Luce per sempre, per vivere in una Pasqua perenne. Scrivo a te, Testimone dell’accoglienza, hai accolto nel tuo episcopato poveri, migranti, i preferiti di Dio, concedendo amore e senza chiedere nulla in cambio, perché «la vera misura dell’amore è amare senza misura»; intercedi per noi per diventare operai dell’accoglienza, per costruire sentieri di inclusione, di vita comune, di convivialità delle differenze. Scrivo a te, Sacerdote dell’Umanità Sofferente, tu morto di cancro, proteggi la nostra salute, le nostre terre, trasmettici il Coraggio di denunciare operazioni illegali che deturpano l’ambiente e la vita di ciascuno di noi, “Veleni” che scorrono sotto terra, nelle falde acquifere, che si intrufolano nei nostri corpi e tentano di prendersi le nostre anime. Ti affido le nostre lotte contro gli inceneritori e la cri-

minalità organizzata. Scrivo a te, don Tonino, il 20 aprile 1993 sei salito alla casa del Padre, dall’Alto, guardaci, scrutaci in-

terrogaci, continua a sorprenderci, riconducici a Dio, custodisci le nostre vite, le nostre piazze, i nostri mercati, noi giovani, non permettere che per un piatto di lenticchie calpestiamo la nostra dignità di essere uomini, figli di Dio. Don Tonino, umile viandante delle strade dei poveri vorrei che prendessi in consegna il mio paese, per fargli capire che i giudizi e le accuse gratuite distruggono vite, mentre abbiamo bisogno di far rinascere vite; che la droga presente nel nostro territorio non è solamente spacciata da mostri, ma da «nostri», ossia siamo tutti responsabili della illegalità diffusa, del commercio nei locali che sono coperture per loschi affari, della stasi coscienziale di tante persone. Prendici per mano e guidaci verso quella “Pasqua che è l’unica forza della storia perennemente eversiva”.


Piano Sociale di Zona, la giunta Calvio chiede l’annullamento delle ultime delibere Richiesta di annullamento degli atti approvati nella seduta del 30 maggio e revoca con effetto immediato della designazione della componente dell’Ufficio di Piano. È il contenuto delle comunicazioni sottoscritte dal sindaco Iaia Calvio inviate al presidente del Coordinamento istituzionale del Piano Sociale di Zona, all’assessorato regionale al Welfare ed ai sindaci che compongono l’ambito di Cerignola “con il preciso intento di fare emergere formalmente la costante ed illegittima prassi di non rispettare i termini della convocazione delle riunioni e non trasmettere per tempo i documenti oggetto di discussione ed eventuale deliberazione. Il tutto aggravato dall’esercizio di una politica della spesa assolutamente inefficace oltre che dalla mancanza di rispetto istituzionale”. Per stare alla seduta del Coordinamento istituzionale: la convocazione è stata notificata poco più di 24 ore prima del suo svolgimento e senza alcun allegato tecnico. Ciò ha determinato la formale richiesta di rinvio da parte della sindaco di Orta Nova, condivisa dal neo sindaco di Stornara, “di cui il Coordinamento non ha tenuto minimamente conto, ritenendola superata solo perché un consigliere comunale ortese, occasionalmente a Cerignola e senza potere di voto, avrebbe preso visione degli atti in discussione”. Tra questi la delibera relativa al finanziamento della gestione dei Centri diurni per disabili, “costruita e approvata adottando il criterio della distribuzione a pioggia invece dell’individuazione delle priorità e della funzionalità del servizio - afferma la sindaco - per cui Orta Nova non avrà i fondi sufficienti ad attivare una struttura pronta da due anni; Cerignola non avrà i fondi sufficienti a completare l’opera; Carapelle non avrà i fondi sufficienti ad avviare la sua realizzazione. Questa delibera è la palese negazione del principio su cui opportunamente e con lungimiranza l’assessorato regionale al Welfare ha fondato i Piani Sociali di Zona: promuovere il protagonismo del territorio e la sua capacità di articolare l’offerta dei servizi sulla base delle effettive esigenze delle comunità amministrate. Mi auguro, conclude Iaia Calvio, “che la Regione Puglia intervenga con la necessaria determinazione e giusta forza per impedire lo sperpero di denaro pubblico e che si protragga nel tempo la scellerata decisione di inficiare l’operatività del Piano Sociale di Zona e, con essa, l’efficacia delle innovative politiche regionali per il welfare”.

Orta Nova - Il Comune progetta tre piccole centrali fotovoltaiche sui tetti delle scuole Trasformare i tetti degli istituti scolastici ortesi in piccole e sostenibili centrali elettriche è l’obiettivo che l’Amministrazione comunale intende perseguire con la partecipazione al programma ministeriale “Il sole a scuola”. La Giunta, su proposta dell’assessore all’Ambiente Maria Rosa Attini, ha approvato i progetti preliminari per l’installazione di tre impianti fotovoltaici sui lastrici del I e II Circolo didattico e della media ‘Sandro Pertini’. La potenza complessiva da installare è di 29.760 kilowatt, per un investimento di 118.000 euro. Le progettazioni, elaborate dall’Ufficio tecnico comunale, sono state candidate all’avviso pubblico del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, adottato nell’ambito del Programma Nazionale per la promozione dell’energia solare. Approvate le delibere, si passerà alla sottoscrizione delle convenzioni tra l’Amministrazione comunale e le dirigenze delle scuole interessate. Ex caserma Cc, Calvio: “Abbiamo chiesto alla Regione di realizzare il Palazzo delle Diversabilità; altrimenti vi trasferiremo il Centro per anziani”. Orta Nova - Il Palazzo delle Diversabilità nell’ex caserma dei Carabinieri La vecchia caserma dei Carabinieri ospiterà il Centro diurno per diversamente abili e il Centro polivalente per anziani, salvo che la Regione Puglia non accolga la istanza del Comune di Orta Nova di realizzare il Palazzo delle diversabilità con la concessione in uso dello spazio destinato alla terza età alle associazioni già operanti in questo settore delle politiche sociali. Un’operazione che migliorerebbe la qualità del servizio e farebbe risparmiare spese economiche.

L’atto in questione è la numero 75 del 15 maggio scorso con cui si prende atto delle spese sostenute annualmente per il funzionamento dell’attuale sede del Centro polivalente per anziani e si proroga di tre mesi l’incarico di referente del Centro stesso. La Giunta Calvio ha ritenuto ragionevole attendere non oltre questo lasso di tempo per la risposta della Regione Puglia alla loro richiesta di destinare ad un uso parzialmente diverso l’ex caserma. Le valutazioni dell’assessorato regionale al Welfare sono anche di ordine legale, in considerazione del vincolo della destinazione d’uso dei fondi del Piano Sociale di Zona. Orta Nova bianconera e azzurra Il campionato di calcio di serie A è finito domenica 13 maggio, ma c’è stata una piacevole appendice: la finale di Coppa Italia giocata la domenica dopo tra Napoli e Juventus. L’occasione favorevole è stata colta al volo dallo Juventus Club “Alex Del Piero” di Orta Nova, per organizzare una splendida festa in piazza, e celebrare la straordinaria annata della squadra bianconera, dando lustro e visibilità alle attività del club. Nella cornice di pubblico delle grandi occasioni è stata trasmessa la partita, seguita con grande entusiasmo da un pubblico festante e chiassoso composto da tifosi di tutte le età, padri con figli piccoli e famiglie intere, ragazze, bimbi e nonni hanno gremito la piazza. Con una sapiente regia sono state proiettate le immagini più significative dell’anno calcistico appena trascorso, accompagnate dalle musiche degli inni e dai cori spontanei di tutti i partecipanti coinvolti in un entusiasmo sempre crescente. Tutta la manifestazione si è svolta in un clima di grande festa ed armonia, l’organizzazione è stata impeccabile in ogni aspetto, dalla raccolta differenziata al servizio d’ordine,


dando così modo a tutti di divertirsi e socializzare. Unica nota stonata della serata la sconfitta della Juve che però non ha minimante scalfito l’entusiasmo e la gioia per la festa. Gli azzurri napoletani ortesi con una nota hanno ringraziato gli organizzatori: “Il 20 maggio scorso gli azzurri napoletani e bianconeri juventini hanno trascorso una piacevole serata. Grazie allo Juventus Club “Alex Del Piero” di Orta Nova che ha organizzato l’evento. Ci dispiace per i tifosi juventini per non aver raggiunto “l’accoppiata Campionato-Coppa Italia. Siamo i più bravi! Grazie.. Gli azzurri dok del Napoli.” Saggio di fine anno Come ogni fine anno scolastico, anche il 2012, a coronamento di uno splendido percorso formativo, gli studenti del corso musicale si sono esibiti nella suggestiva

cornice del Cine Teatro Cicolella di Orta Nova. Essi hanno portato in scena, alla presenza della sala gremitissima di genitori e spettatori interessati, diversi brani di musica classica e non, come da programma. A margine dell’evento, si è esibita l’orchestra della scuola media “S. Pertini”, reduce dal terzo posto al concorso nazionale “U. Giordano” tenutosi a Foggia. La serata ha offerto, come tutti gli anni, l’occasione di commiato agli alunni delle classi terze, che stanno per lasciare la scuola media. Tra i tanti, sono stati eseguiti brani di S. Montalbano, W.A. Mozart e la splendida opera de la “Carmen” di Bizet. Complimenti vivissimi ai docenti di musica Alba Collivignarelli, Lorenzo Ciuffreda, Orlando Rignanese e Matteo Grifa. Chi vive….si esprime Il 28 maggio 2012, in occasione della giornata della cultura, la scuola media “S. Pertini” di Orta Nova ha organizzato uno

speciale evento, ad opera delle classi 3ª A - B - C, in cui è stato presentato un dramma dal titolo “L’Italia invecchia”. La scelta di questa tematica è stata dettata dall’esigenza di far riflettere i giovani sulla difficile condizione degli anziani nella società contemporanea, rivisitata anche in chiave ironica. La rappresentazione ha come protagonista un nonno, alle prese con una irruente nipote e con due nuore intolleranti e insopportabili. Durante l’evento, sono state declamati i versi di Martin Luter King (siate il meglio), di Madre Teresa di Calcutta (la vita) e di J. F. Kennedy (le massime...). Inoltre, alcuni alunni del corso musicale hanno accompagnato la declamazione delle poesie con brani eseguiti al pianoforte, violino e chitarra. Iter in animo hominis Questo è il nome di un bellissimo progetto che ha come obiettivo la conoscenza della lingua latina e la sua evoluzione nel tempo. Come è ampiamente risaputo, il latino ha generato diverse lingue europee, tra cui l’italiano, di conseguenza il nostro idioma nazionale viene meglio compreso ed acquisito se si va alla sua “fonte”. Promotrici del progetto sono le docenti Teresa Bracone, Luisa Santopietro e Incoronata Lasorsa. I destinatari sono stati 40 alunni delle terze classi, sezioni A, B, C, con particolare attenzione verso quegli studenti che hanno effettuato la scelta dei Licei per le superiori. Conoscere gli elementi base della fonetica, le fondamentali strutture morfologiche e sintattiche, sono stati i percorsi pomeridiani di questi fortunati studenti. A conclusione del progetto, si è svolto un breve saggio nel giorno di venerdì 4 maggio, intitolato appunto “Iter in animo Hominis”, durante il quale gli studenti partecipanti al progetto hanno declamato versi e piccoli brani delle favole di Fedro, con sottofondo musicale, alla presenza di un foltissimo gruppo di spettatori. Complimenti alle docenti per questa interessantissima iniziativa. Episodi di bullisno ai danni di studenti ortesi di Massimo Beccia E’ di qualche settimana fa il grave atto di bullismo perpetrato ai danni di uno studente della Scuola Media Primaria S. Pertini di Orta Nova, avvenuto dinanzi ai cancelli dello stesso Istituto lo scorso mese di aprile. Il racconto è quello fornito dalla stessa vittima che frequenta la Terza Media, della

quale indichiamo le sole iniziali F. L. di anni 13 per garantirne l’anonimato, vista la minore età. “Come ogni giorno intorno alle 13:15 varcavo il cancello della Scuola che da su via Kennedy insieme al resto della classe, quando sono stato raggiunto da un gruppetto di ragazzi più grandi, che con una scusa mi hanno costretto a seguirli in un punto più appartato. È stato allora che hanno cominciato ad insultarmi e picchiarmi, con un pugno ed una sbarra di ferro. Dopo avermi picchiato mi hanno minacciato di non rivelare a nessuno quanto accaduto, altrimenti me l’avrebbero fatta pagare. Solo allora sanguinante e dolorante sono tornato a casa ed ho raggiunto il Pronto Soccorso dell’Ospedale “Tatarella” di Cerignola, per farmi medicare le ferite. Nei giorni successivi, mi sono presentato con i miei genitori ed il Referto Medico dell’Ospedale presso la Caserma dei Carabinieri di Orta Nova per sporgere denuncia, su consiglio dell’Avvocato di famiglia. Agli stessi Carabinieri ho fornito anche le generalità di alcuni dei ragazzi che mi hanno aggredito, di età compresa tra i 16 e i 18 anni. Tra di loro, alcuni risultano attualmente studenti ed altri ex studenti della mia stessa Scuola. Naturalmente le Forze dell’Ordine hanno avviato le indagini di rito, sull’intera vicenda. Il lunedì successivo poi, sono tornato a Scuola ed i miei genitori hanno informato il Preside ed il Vice Preside di quanto accaduto, proprio dinanzi alla Scuola. Gli stessi si sono detti rammaricati ma impossibilitati a fare qualunque cosa, dal momento che la vicenda era accaduta esternamente alla stessa Scuola, consigliandoci semplicemente di sporgere denuncia. Devo dire che alla mia famiglia l’atteggiamento assunto dalla Scuola è dispiaciuto molto, perchè questi episodi sono già accaduti in precedenza, anche dentro l’Istituto e non solo ai miei danni. D’altra parte non è stato mai discusso ed affrontato con tutti gli studenti il delicato tema del bullismo; ricordo infatti che solo con il nostro prof. d’italiano se ne è parlato, in un’occasione. Ed infine ci è sembrato semplicistico considerare il problema della sicurezza a Scuola, distinguendo tra gli spazi interni e quelli esterni: essendo minorenni credo vada da sé, che debba essere garantita la nostra incolumità tanto all’interno, quanto all’esterno della Scuola”.


Si è svolto a Stornara il convegno dal tema: “Unità d’Italia”, una rivisitazione storica delle vicende che hanno avuto come protagonista il Mezzogiorno, dagli albori borbonici ai giorni nostri. L’evento è stato organizzato dal circolo politico culturale “Stornara in movimento”, e in particolare dal comitato giovanile del sodalizio. I giovani soci dell’associazione stornarese si prefiggono di essere protagonisti del loro tempo, tenendo sempre a mente la storia passata e presente, con lo sguardo fisso al futuro. Sono intervenuti al convegno, nella veste di relatori, il Dott. Fiore Marro, Presidente nazionale dell’associazione culturale neo-meridionalista “Comitati delle Due Sicilie”, Michele Ladisa, responsabile della testata giornalistica web “Onda del Sud”, Roberto Maffia, presidente del comitato giovanile del circolo “Stornara in movimento”, Mariangela Tripputo, socia del comitato. L’evento ha visto la sola partecipazione dei consiglieri di minoranza del Consiglio Comunale di Stornara, Matteo Silba e Fedele Alborea. Il moderatore del convegno il Prof. Gerardo Laquale, ha introdotto il dibattito evidenziando la finalità non politica, non ideologica ma assolutamente conoscitiva della serata. Ha anche ricordato alcuni punti salienti della storia locale: la disfida di Barletta del 1503, che ha avuto come protagonista Ettore Fieramosca, a cui è dedicata la via sulla quale si è tenuto il convegno, e ancora la battaglia di Cerignola, risalente a pochi mesi dopo. A prendere la parola in seconda battuta è

L’acqua: un bene comune primario e vitale le cui riserve si fanno sempre più ridotte rispetto al fabbisogno di oggi ed ancora più in prospettiva futura. Ecco, dunque, la necessità di discutere dei programmi e delle strategie per garantire a noi e ai nostri figli un elemento essenziale per la nostra vita. L’argomento è stata occasione di riflessione del Caminetto organizzata, presso Villa Demetra di Cerignola, dal Rotary Internazionale Distretto 2120-Club di Cerignola presieduto da Berardino Graziano. All’incontro sono intervenuti il dott. Emilio Lagrotta - già presidente Ente Autonomo Acquedotto Pugliese, il dott. Ivo Monteforte - Amministratore delegato AQP e il dott. Fabiano Amati-Assessore regionale Lavori Pubblici. I lavori sono stati introdotti da Vincenzo Simeone e moderati da Filippo Santigliano-giornalsita della Gazzetta del Mezzogiorno. Una iniziativa che parte da un essenziale presupposto: l’acqua è una risorsa vitale e rappresenta quello che per noi esseri umani è il cuore. Un vero e proprio diritto umano, un presidio di libertà. Eppure ancora oggi quasi la metà del pianeta è assetata e le risorse diminuiscono continuamente a causa di vari fattori sui quali questa sera cercheremo di porre l’accento, non prima di aver ribadito che l’acqua non può essere considerata una merce, perché è l’elemento che regge la vita e nessuno può appropriarsene per fare profitto. Per questo elementare motivo l’acqua è un bene pubblico e la sua governance, per il bene dell’intera comunità, spetta ai poteri pubblici. Basti pensare, ad esempio, che 100 clienti di un hotel di lusso, consumano in 55 giornate ben 15 mila litri di acqua. Con la stessa quantità si può irrigare per un anno un ettaro di risaia, oppure soddisfare per tre anni consecutivi le esigenze idriche di interi villaggi composti da 300 famiglie. Queste poche cifre dimostrano drammaticamente il

stato il presidente del circolo “Stornara in movimento” Antonio Ciarciello che, dopo aver sottolineato l’importanza di una tale serata a sfondo storico. Roberto Maffia evidenzia l’importanza della riscoperta delle nostre radici e soprattutto l’esigenza di promuovere la cultura, con particolare riferimento alla storia. Mariangela Tripputo fa un breve resoconto delle sue ricerche sulla storia di Stornara: Paese risalente al 1203, sorto lungo la via Traiana, ha visto poi l’edificazione da parte degli stessi Borboni della nota torre, in via Castel Vecchio, che aveva lo scopo di attuare il controllo fiscale della transumanza. Michele Ladina intervine presentando un breve video, tratto da una puntata del programma televisivo documentaristico “Ulisse”. Il video mette in luce l’importanza che il governo borbonico ha avuto per lo sviluppo del Regno delle Due Sicilie, da molti definito un mondo retrogrado, in realtà è stato un regno persino all’avanguardia in Europa in molti settori. Su questa linea continua il direttore della testa web, per sottolienare che, all’indomani dell’Unità d’Italia, il fiorente Regno delle Due Sicilie viene messo in ginocchio e subisce un declino. “O briganti o emigranti” era il motto del periodo, a sottolineare il crollo dell’economia che costringeva gli abitanti ad emigrare in cerca di occupazione, o a darsi al brigantaggio. “La verità storica ci è stata negata e cancellata”, per cui il monito di Ladisa è quello di andare alla ricerca delle verità storiche perché “un popolo senza storia non è un popolo!”.

grande squilibrio nei consumi di acqua. Un problema, questo, che in parallelo a quello dell’approvvigionamento della risorsa - acqua ha indotto l’Onu a decretare, ogni 22 di marzo, la giornata mondiale dell’acqua. Al giorno d’oggi si contano circa 1,5 miliardi di persone che non hanno l’accesso diretto all’acqua potabile che salgono a 2,6 miliardi se si considera chi vive senza servizi igienici - sanitari. Inoltre, a causa dei cambiamenti climatici, il 60% della popolazione mondiale rischia, nel 2032, di trovarsi davanti ad una forte e drammatica penuria di acqua potabile. Ma il peggio è che l’incremento demografico e la crescente urbanizzazione faranno lievitare la domanda di questo bene prezioso, non solo per il consumo d’acqua diretto, ma soprattutto per la produzione di cibo, che dovrà aumentare tra il 70 e il 100% entro il 2050, quando ad abitare il pianeta saremo in 9 miliardi. Lo ha sostenuto il presidente della C.i.a. Giovanni Politi nel comunicato

Ultimo tra i relatori è il dott. Fiore Marro. Egli ricorda ancora che i Borboni avevano reso fiorente il Mezzogiorno, ma i Savoia e tutti coloro che misero piede nel nostro territorio dall’Unità d’Italia in poi, portarono disordine e devastanti conseguenze nell’economia e nella società distruggendo anche la nostra identità. Il problema alla base è che l’atteggiamento dei meridionali fu solo quello di assecondare ogni loro pretesa senza alcun tentativo di difesa. Atteggiamento che noi abitanti del Sud manteniamo ancora oggi, a parere del relatore. Per cui egli ci richiama ad avere un senso di appartenenza, a riscoprire la nostra identità perché “non siamo spettatori della nostra storia, ma siamo i protagonisti”. Al termine di questo intervento c’è stata la proiezione di un altro video che ha raccontato le opere e le maestosità realizzate dai Borbone nel Regno delle Due Sicilie, una fra tutte la costruzione della prima ferrovia italiana che collegava Napoli e Portici. Calorosi e sentiti i ringraziamenti di Gerardo Laquale e di Roberto Maffia al termine della serata. Il convegno ha lasciato un messaggio chiaro e preciso: il nostro impegno deve essere quello di acquisire la consapevolezza di quello che siamo stati nel passato, apprendere dagli errori con l’auspicio di non ripeterli e fare nostri invece gli elementi positivi e di spicco che gli uomini del passato ci hanno lasciato in eredità. Con la speranza che il Meridione non sia confinato da molti sempre agli ultimi posti. di commemorazione della giornata sull’acqua. E mentre è quantomeno auspicabile una gestione democratica dell’acqua a livello planetario, viene da chiedersi quali sono gli indirizzi, proiettati sul nostro territorio, per rendere reale e concreta l’applicazione del principio che l’acqua è un bene comune ed un diritto per tutti. Mi pare di poter dire che l’imperativo categorico sia quello di valorizzare e difendere le risorse idriche, ma anche di guardare a nuovi giacimenti in grado di aumentare la dotazione. Per affrontare e vincere questa sfida, fuori da ogni retorica, è indispensabile conoscere la nostra storia, la storia di un ente, l’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese, con il ruolo certamente positivo svolto dall’inizio del XX secolo. Un ente glorioso che ha preso per mano la società pugliese e l’ha traghettata dalla Grande Sete verso lo sviluppo. Il testimone è poi passato ed è ora saldamente nelle mani di Acquedotto Pugliese, garante dell’evoluzione, tra virgolette “democratica”, del servizio idrico integrato. Il momento giuridico attuale, il presente politico dell’AQP che continua nel solco della evoluzione democratica del servizio idrico integrato, basteranno per parlare di futuro? Ed ancora: È credibile o meglio attuabile, la creazione di una regia unica che vada al di là dei confini attuali, fino a coincidere con un bacino molto più ampio che raccolga i diversi aspetti della gestione della risorsa acqua per riunirli in una unica visione e missione, andando finalmente oltre gli sterili campanilismi e le anguste visioni settoriali che hanno caratterizzato e condizionato, in parte, il passato? Mi permetto di aggiungere che una sinergia tra Puglia, Basilicata, Molise, parte della Campania, cioè l’Irpinia e il Sannio, parte dell’Abruzzo e della Calabria può far perno su diversi fiumi e corsi d’acqua: Bradano, Basento, Cavone, Agri, Sinni, Noce, Lao, Sele, Ofanto, Cervaro, Carapelle, Candelaro, Lato, Saccione, Fortore, Sangro e Trigno. Giacimenti, è il caso di dire, che hanno consentito dall’inizio del secolo scorso la costruzione di invasi e di acquedotti imponenti, in massima parte fra loro interconnessi, fino a rappresentare un unico, grande corpo idrico. (continua 1)


La generosa terra di Puglia ha di nuovo accolto nel suo territorio la grande “famiglia” dei dialetti d’Italia. Dopo San Giovanni Rotondo, nel non lontano maggio 2006, è stata Vieste la sede prescelta, l’incantevole “perla “del Gargano, lembo estremo della penisola verso Oriente, con il suo indiscutibile fascino e la sua multiforme bellezza. I poeti dialettali, provenienti da tutte le regioni d’Italia, pieni del loro entusiasmo e delle loro passioni, sono qui convenuti per l’atteso appuntamento primaverile del 2012. Storicamente assai antica, con tracce di presenze nel Paleolitico e documenti che ne collocano le origini intorno al X sec. a.C., e poi Colonia greca, Municipium romano (l’antica Apeneste) e tanto altro nel corso dei secoli, Vieste è stata e rimane paesaggio dai colori forti, dove il mare cristallino abbraccia la terra e il bianco accecante delle stradine e delle case, rendendo tutto più caldo, più intenso, più invitante… Incastonata nella lussureggiante macchia mediterranea, ricca di colori, di essenze e di aromi inebrianti, la cittadina alterna spiagge e calette incipriate di finissima sabbia bianco-dorata, che degradano dolcemente nello smeraldo trasparente del mare, a nicchie di candida ghiaia racchiuse da bianche falesie carsiche, impreziosite da bande e noduli di lucida selce, cui fanno da corona verdeggianti e folte pinete di pini d’Aleppo, che lambiscono il mare accarezzandolo. È davvero l’ambiente ideale per cacciatori d’immagini, per amanti di scenari unici ed emozionanti, per chi vede in tanta bellezza ed armonia la sapiente mano del Creatore. È in questo meraviglioso gioiello ricco di natura, di storia, di tradizioni e di cultura che si è celebrato, dall’11 al 14 maggio, il “Convegno di Primavera 2012 dell’A.n.po.s.di.”, l’associazione che dal 1952 persegue il fine della salvaguardia e tutela delle lingue dialettali e minoritarie presenti su tutto il territorio nazionale, nella piena consapevolezza che le “peculiarità” di ciascuna “parlata”, che diviene “lingua di cultura” nell’espressione dei moti dell’animo, siano ricchezza da custodire perché frutto di cultura stratificatosi nel tempo, perciò patrimonio irrinunciabile dell’umanità. Il convegno si era già annunciato come ricchissimo ed assai interessante sotto ogni profilo, ma la realtà ha superato di gran lunga le promesse. È stato un convegno a dir poco magnifico, eccellentissimo in ogni suo aspetto, magistralmente ed amorevolmente organizzato in ogni dettaglio, opera di tessitura attenta, tenace e certosina dell’infaticabile ed ottimo Presidente, dottor Mimmo Staltari, dell’attivissimo rag. Delegato Regionale Annito Di Pietro, della Consigliera poetessa Antonella Pagliara e dei fratelli Mario e Italo Ragno, viestano doc, che hanno ampiamente superato se stessi per la ricchezza e la completezza del tutto. L’evento, sotto il Patrocinio della Provincia di Foggia e del Comune di Vieste, ha avuto anche la piena disponibilità e la fattiva collaborazione di sponsor di prestigio, fortemente e tenacemente sensibili alle finalità dell’A.n.po.s.di. “Ladogana”, rinomata azienda di Orta Nova, produttrice di vini da quattro generazioni e rappresentante della più antica tradizione di qualità della Daunia e l’azienda “Fiordelisi” di Stornarella, leader indiscussa nella produzione di vegetali

essiccati del mercato italiano ed internazionale hanno generosamente offerto i loro pregiati prodotti a tutti i soci in una ricercata ed apprezzatissima veste dedicata ed il dottor Vincenzo Musa, sponsor responsabile della pubblicazione del fascicolo contenente tutti i testi poetici dialettali da declamare durante il convegno. Con tali solidi presupposti, la garanzia dei risultati era assicurata! Accolti con spiccata signorilità, cortesia e professionalità nell’elegante e raffinato hotel “I Melograni(****) “sul lungomare della Baia degli Aranci, i convegnisti hanno trascorso meravigliosamente bene la tregiorni di un simposio che rimarrà per molto tempo e per molti indimenticabile per la vivacità culturale ed artistica espressa, per la ricchezza dell’offerta turistico-ambientale, per l’aspetto più propriamente artistico-letterale, per la ricercatezza e la varietà dell’intrattenimento serale offerto e per il caloroso clima di amicizia e di condivisione fra tutti i convenuti. Dal punto di vista della co-

noscenza del territorio ospitante, la grande famiglia dell’Anposdi è stata protagonista, sabato 12, di un’escursione “in barca” per visitare le numerose ed incantevoli grotte del Gargano. Mattinata davvero splendida! Sotto un cielo terso ed in un mare verdazzurro cristallino, accarezzati da una leggera brezza, il gruppo dei poeti ed i loro accompagnatori sono stati condotti ad ammirare, dal mare, la bellezza e la varietà di forme e di colori della costa del bianco promontorio di Vieste, ma anche ad immortalare, in lontananza, il luminoso panorama della cittadina incorniciata dai pini, protetta dal Castello Svevo con la sua sottostante sentinella, il bianco monolite del Pizzomunno, il cui fascino ipnotico è da sempre alimentato dalle diverse leggende sulla sua origine. Un‘emozione straordinaria è stato visitare le grotte carsiche e marine e gli anfratti misteriosi che popolano l’intera costa rendendola unica, irripetibile: immagini e sensazioni inenarrabili, percezioni multisensoriali che sbigottiscono per la loro intensità, che riaffiorano continuamente come flash nella mente di chi li ha vissuti e danno un brivido. La “Grotta Sfondata”, la “Grotta a Due Occhi”, la “Grotta dei Pomodori di Mare”, la “Grotta di Paesaggi”, la “Grotta delle Due Stanze”, famosa per l’esplosione dei colori dell’alba che sorge e illumina di sfumature inedite le pareti, ricamandole attraverso l’ombra dei rami dei pini che accarezzano l’acqua del mare. E poi l’“Arco Ricamato” ed il famoso “Architiello di

San Felice”, mirabile simbolo della costa viestana, attraverso cui si vede stagliarsi la scogliera sovrastata da una torre d’avvistamento del XVI secolo. Ed il poetico antico faro di Vieste, adagiato sopra il suggestivo scoglio di Santa Eufemia, proprio lì di fronte, in mezzo al mare turchese, ammantato anch’esso di un misterioso alone di leggenda. Uno spettacolo davvero senza uguali! Propedeutica alla seconda escursione, “via terra” questa volta, l’interessante relazione del professore Matteo Siena sul tema: “Conoscenza storica di Vieste”, con proiezioni d’immagini, di vedute storicoartistiche della città, cui è seguita la visita guidata nella cittadina. Il professore, infatti, ha condotto il gruppo dei convegnisti per le vie del centro, offrendo il suo contributo di profondo conoscitore della storia del territorio. Il centro storico della cittadina ha conservato intatta la sua struttura antica, con vicoli tortuosi e case bianche. Numerosi i suoi monumenti più rappresentativi. Il maestoso Castello, fra le più importanti fortezze del Gargano, domina il suggestivo quartiere Medioevale di Vieste e contribuisce a conferirle ulteriore fascino e splendore. Edificato per volere del Conte normanno Roberto Drengot, ha una pianta triangolare ed è caratterizzato da tre imponenti bastioni pentagonali sui tre versanti. La sua posizione panoramica consente di dominare con lo sguardo la splendida cittadina, il meraviglioso mare turchese che bagna queste coste e persino il poetico faro di Vieste, che troneggia di fronte alla costa. Altro monumento l’antico “Seggio”, edificio in cui un tempo si riunivano i notabili della città per stabilire i prezzi delle derrate alimentari o altro d’interesse comune; la “Chianca Amara”, testimonianza di un terribile eccidio e monumento alla ferocia umana, su cui furono trucidati donne, vecchi e bambini nel luglio del 1554 dalle orde del sanguinario pirata Turco Draguth Rais e, lì vicino, l’antica Cattedrale elevata, nel 1981, da Giovanni Paolo II, a “Basilica Minore” ricca di pregevoli dipinti, di sculture lignee e di marmi policromi. Edificata nel centro dell'area più alta della città medioevale, di poco al di sotto del Castello, è una delle chiese più antiche di stile romanico della Puglia. Eretta nel secolo XI, l'originaria struttura ha subito nel corso dei secoli varie trasformazioni, ma fu il terremoto del 1646, purtroppo, a distruggerne una buona parte e a farne crollare interamente la facciata principale. L'intervento di restauro fu assai lungo, sia per la ricostruzione della suddetta facciata principale, sia per la copertura della navata centrale con il magnifico soffitto ligneo dipinto. Qui, in questo prezioso scrigno di bellezza, la grande famiglia dei poeti dialettali ha vissuto “l’ora più bella” ossia la Celebrazione della Santa Messa, officiata dal Parroco Don Gioacchino Strizzi e concelebrata da Don Enzo Ronzitti. Intensa spiritualità ed intima commozione hanno caratterizzato tutta la celebrazione, con i momenti forti e rituali della Preghiera dei Fedeli recitata in tutti i dialetti d’Italia ed il successivo Offertorio con i “doni”, prodotti tipici della propria terra d’origine, portati all’altare dai Delegati di ogni regione presente al convegno. Come da programma, il cuore del convegno si è svolto nei tre pomeriggi. Venerdì si sono tenute, nell’elegantissima sala convegni “Domino” dell’hotel, la riunione del Consiglio Direttivo, quella con i Delegati Regionali e l’Assemblea dei soci,


con il saluto del Presidente A.n.po.s.di., dott. Mimmo Staltari e dei suoi più stretti collaboratori, con la presentazione e la consegna delle tessere ai nuovi iscritti all’Associazione. Chiusa così la parte iniziale e propedeutica dei lavori, caratterizzata dall’atmosfera gioiosa del ritrovarsi, si è entrati nel cuore pulsante del convegno. Sabato, dopo il saluto del Presidente a tutti i presenti e quello del delegato regionale, Annito Di Pietro, sono intervenuti autorevoli politici quali il dott. Peppino Moscarella, Assessore alla Cultura della Provincia di Foggia, il quale ha espresso il suo personale saluto e quello del Presidente della Provincia di Foggia, dottor Antonio Pepe, ringraziando per aver scelto, ancora una volta, la generosa ed accogliente terra di Puglia, e l’attivissima dott.ssa Ersilia Nobile, Sindaco di Vieste che si è detta felice ed onorata per tale colta presenza nella sua città, avendo offerto sin dall’inizio la sua incondizionata e generosa collaborazione per la buona riuscita del simposio. Poi, la prof.ssa Pina Sozio, vicepresidente del sodalizio, dopo il saluto all’assemblea, ha introdotto il prof. Pasquale Caratù, già ordinario di Storia della Lingua Italiana, presso l’Università di Bari. Questi ha affrontato il tema “Dialetti e Storia” in una relazione ampia, dettagliata, chiara e coerente. Ha definito il dialetto “stumento di comunicazione appreso come lingua materna, un “portato” della storia, dei vissuti collettivi di un gruppo sociale, un “marchio di fabbrica” fondato sulla spontaneità e naturalezza, indicativo di una cultura legata al tempo ed allo spazio di appartenenza”. Sin dai tempi più antichi la Puglia è stata crocevia di popoli diversi, punto d’incontro e di scontro di genti provenienti dal Mar Ionio o Adriatico o per via terra dal nord. Queste presenze hanno lasciato sul territorio importanti testimonianze nella toponomastica, nei dialetti e nell’antroponimia (nomi, cognomi e soprannomi). Le vicende storiche si sono fortemente intrecciate con i fenomeni linguistici e i dialetti, che hanno carattere conservativo, evidenziano tracce delle popolazioni che si sono susseguite in una determinata zona. Così, attraverso un dettagliato escursus storico, il relatore ha dimostrato i “segni” lasciati dalla storia nel linguaggio, elencando l’origine di alcuni termini dialettali risalenti alle diverse influenze: latina, araba, spagnola, ecc. Relazione attentamente seguita, ampiamente apprezzata, condivisa ed applaudita

da tutti i presenti. Su questo tema il vicepresidente, dott. Augusto Borsari ha fornito ulteriori contributi di conoscenza ed ha introdotto il prof. Davide Leccese, Presidente del Consorzio Università della Capitanata. Con la sua articolata relazione “Lingua nazionale e dialetti: la conservazione di un patrimonio”, inframmezzata da vivaci e significativi episodi personali di vita vissuta, il prof.Leccese ha affermato che “oggi, più che mai, si ha bisogno di mantenere vive le peculiarità dei dialetti, perché lingue delle origini, della quotidianità, delle abitudini, della realtà di un vissuto che è stratificato in un contesto socio-storico che ne è erede e padrone, pronto a consegnarlo alle future generazioni”. I dialetti, quindi, come “cosmopolitismo”, perché sotto e dentro le lingue dialettali c’è un patrimonio di cultura e di civiltà di cui il mondo odierno ha più che mai bisogno. Relazione anche questa interessante e positivamente condivisa dall’uditorio, ricca di spunti di riflessione sostenuti da valide e sicure argomentazioni. Il primo incontro con la “poesia dialettale” è avvenuto con autori ed interpreti “viestani”: Ettore Fasani, con la sua voce suadente, ha declamato testi poetici del poeta Gaetano Delli Santi e di Antonio Mancuso; Isabella Cappabianca ha recitato una sua tenera, toccante composizione; testi tutti di grande spessore poetico e vibranti di sentimenti e cariche emozionali, molto apprezzate dai convegnisti. Ma il momento centrale di tutto il convegno è e rimane il tradizionale “Recital di Poesie” in tutti i dialetti d’Italia: momento grandemente atteso, fatto d’interesse, di attiva partecipazione e condivisione fra i poeti. Ogni autore, preceduto da una puntuale presentazione da parte del Presidente Mimmo Staltari, ha declamato il proprio testo poetico esprimendo a pieno i sentimenti ispiratori e condividendo il proprio contenuto emotivo, fra gli applausi degli astanti. Già dalle prime declamazioni, è stato chiaro l’alto livello artistico dei testi presentati in questo convegno. I poeti si sono succeduti, così, tra l’interesse e gli applausi di tutti i presenti in un clima festoso di partecipata condivisione e sentiti apprezzamenti, intervallati dalla voce e dalla chitarra del simpaticissimo e valentissimo socio/poeta Giorgio Bruzzese. I più vari i temi presenti nei testi poetici. Prevalente l'elemento della tradizione dialettale: i ricordi e la suggestione del tempo che va, il rimpianto del tempo perduto, le sensazioni per fatti

di cronaca, la descrizione paesaggistica e gli scorci di paese, il bozzetto e l'arguzia popolana, la religiosità rituale, gli aspetti contadini e pastorali che si intridono all'esistenza di paese. “Davvero alto il livello artistico delle liriche presentate in questo Convegno di Primavera, segno tangibile di una continua maturazione artistico-poetica degli autori”, hanno affermato autorevolissimi critici letterari presenti al convegno e ciò non può che rendere orgogliosa e fiera tutta l’Associazione. Ma la tregiorni di un convegno così denso non poteva non avere tre serate altrettanto fantastiche. La prima serata è stata allietata dalle note e dalla calda voce di un valentissimo musicista viestano, che ha intrattenuto piacevolmente i soci sull’ampio terrazzo dell’hotel, prospiciente il rigoglioso giardino con le ampie bellissime piscine. Lo spettacolo musicale del gruppo “Così cantava Napoli” con la voce solista di Mario Salvatore, artista di origini partenopee che con la sua band ha ripercorso oltre un secolo di storia della canzone classica napoletana ha deliziato i soci nella seconda serata. Concerto magico, che ha tenuto col fiato sospeso tutti i presenti, per il calore di quella musica, per i musicisti sensazionali, per le canzoni/poesie che sanno parlare al cuore, per la capacità di una voce, quella del bravissimo M. Salvatore, limpida e vera, che riesce a far vibrare l’anima. Ma un convegno così ricco, così vario, così colto non poteva non avere un’ulteriore “chicca”: alle ore 21,30 di domenica spettacolov di musica e balli folkloristici eseguiti dal gruppo folk viestano “Pizzeche e muzzeche”, diretto dal prof. Pietro Salcuni, che ha riportato in vita i balli ed i canti dell’antica tradizione popolare garganica. È stato uno spettacolo bellissimo, di un’allegria, di una forza di coinvolgimento davvero unica che ha indotto molti poeti a scatenarsi in tarantelle e quadriglie di ormai lontana memoria. Bravissimi i ragazzi ballerini e gli ottimi musicisti e cantori del gruppo, che hanno dato prova di un pregevole ed artistico impegno in ogni aspetto del magnifico spettacolo. Una festa, un’autentica grande festa, coinvolgente, trascinante, piena di allegria e di puro divertimento. E, dopo risate, balli e canti, il sipario dello spensierato, ricco, brioso, colto, allegro, convegno di primavera 2012 è cominciato a calare... Senza alcuna tristezza, anzi carichi della gioia di aver vissuto un evento di così ampia portata culturale, tutti i soci si sono salutati dandosi appuntamento al prossimo convegno d’autunno, con la consapevolezza però che quest’ultimo, appena concluso, merita di essere annoverato come l’“indimenticabile” per eccellenza. E tutto ciò grazie al Presidente Mimmo Staltari, alla sua dolcissima consorte, signora Teresa, al Delegato Regionale Annito Di Pietro, alla Consigliera Antonella Pagliara ed a tutto lo staff dirigenziale dell’Associazione, consapevoli che un prodotto culturale di così ampia rilevanza è il risultato della somma dell’infaticabile impegno e responsabilità di ciascuno a favore di tutti. Un sincero ed infinito grazie a nome di tutti i soci, per il “dono” di questo insuperabile Convegno di Primavera nella bellissima ed ospitale terra di Puglia. (A documento di tale convegno, saranno pubblicati alcuni testi poetici degli autori pugliesi presenti).


La nostra sede ha avuto il merito per diversi anni di promuovere e sostenere il Premio intitolato all’On. “Stefano Cavaliere”, riaccendendo le luci della memoria su un personaggio, che ha rappresentato a livello nazionale la nostra Terra, strappato dalla vita a causa di un incidente stradale nel dicembre 2001. Quest’anno su richiesta della Proloco “Pierino Donofrio” di Sant’Agata di Puglia e della locale Sede coordinata I.p.s.i.a. “Piergiorgio Frassati”, che hanno firmato un accordo di programma per lo svolgimento del Seminario di Studi “Educazione alla Legalità”, la nostra Unitre ha portato il Premio nella sua sede naturale, come è stato più volte evidenziato durante il convegno. La cerimonia si è svolta lo scorso 26 maggio presso il Teatro comunale di Sant’Agata di Puglia ed è stata moderata dal Presidente della predetta Proloco, Gerardo Lionetti. Dopo i saluti di rito indirizzati ai partecipanti da parte del Sindaco Rag. Lorenzo Russo, della Presidente dell’Unitre, Prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere e del Preside dell’I.p.s.i.a. - Foggia, Prof. Matteo Capra, si sono susseguiti gli interventi programmati. L’Avv. Maria Elvira Consiglio, Vicepresidente della Provincia di Foggia, ha posto l’accento sull'importanza del premio, come occasione non solo di impegno sociale, ma anche di rispetto verso il ricordo dell'On. Cavaliere. In particolare, l’Avv. Consiglio, assessore provinciale per le politiche educative, si è rivolta ai giovani per invitarli a essere artefici del proprio futuro in prima persona, ispirandosi innanzitutto ai principi della nostra Carta costituzionale, ma anche ai grandi personaggi che hanno fatto la storia della politica di un tempo, fra le cui virtù c’era un entusiastico senso di appartenenza alla comunità di origine. La relatrice ha evidenziato l’amore per gli studi dell’On. Cavaliere, laureatosi in giurisprudenza giovanissimo presso l’Università di Napoli. Come parlamentare ha proposto ben 165 disegni di legge, dimostrando l’impegno costante per la risoluzione delle problematiche del tempo e, da figlio delle nostre terre, diventando uomo decisivo, a livello nazionale, per

la ricostruzione del Paese dopo la Seconda guerra mondiale. Per questo l’Avv. Consiglio ha invitato più volte gli studenti a proseguire gli studi, senza abbandonare il proprio paese, poiché è proprio con il contatto quotidiano con la realtà cittadina che si crea l’humus per un grande senso di civiltà. Ha parlato, poi, l’On. Angelo Cera, Sindaco di San Marco in Lamis, evidenziando la figura dell’On. Avv. Stefano Cavaliere con la sua personale capacità associativa e trascinante. L’On. Cera ha ricordato le importanti doti di uomo politico, capace di prestare quotidianamente il suo servizio per la cittadinanza, mantenendo sempre aperta la propria segreteria gremita di gente, oltre a compiere visite costanti nei paesi della provincia di Foggia. La politica dell’On. Cavaliere era di chi aveva un contatto continuo e concreto con i problemi della cittadinanza, perché potesse esprimere in Parlamento le problematiche concrete dei cittadini e trovadore soluzioni con azioni vere e non fumose. Il rapporto di amicizia con cui l’On. Cavaliere trattava i propri elettori era ricambiato dalle oceaniche partecipazioni ai comizi, che teneva in tutti i paesi della nostra Provincia. La sua figura di politico era sempre

preceduta da quella dell'uomo, della persona con cui potersi confidare e ricorrere per un conforto umano, prima che istituzionale. Uomo di sani principi e di un’invidiabile atletica forma fisica. C'era quella trasparenza e quell’onestà intellettuale a circondare la sua figura, che difficilmente si potevano riconoscere ad altri personaggi politici. A tributare un profondo saluto all'On. Cavaliere è stato l'On. Avv. Vittorio Salvatori, già Sindaco di Foggia, che ha vissuto un’intensa vita politica con lui, nelle fila del Parlamento italiano. La lucida, articolata, pur breve ricostruzione del profilo dell'On. Cavaliere è stata ripercorsa affidandosi a tre aspetti della personalità dell'Onorevole: l'uomo politico, il francescano e l'artista. Inoltre, fondatore e Presidente per anni della “Famiglia Dauna di Roma”, camera osmotica fra la Terra di Capitanata e i colli capitolini; con quella famiglia ha costruito le fondamenta anche della propria famiglia, stabilitasi in Roma. La serata è proseguita con la premiazione dei vincitori. Al primo posto si è classificato Rocco Ciciretti, al secondo Michele Fredella e al terzo Lorenzo Bellino. Diverse le segnalazioni agli altri studenti che si sono distinti per profitto.


Nihil sub sole novi (Ecclesiaste I, 9). Io credo che nemmeno la politica si sottragga a questa sorta di principio di «immutabilità delle cose» che ha attraversato la prima e la seconda repubblica e continua ad attraversare, se davvero è iniziata, anche la terza repubblica: l’antipolitica e il «grillismo» sono, in fondo, il portato inevitabile di una profonda sfiducia della gente nei confronti dei partiti e della gestione della res publica, da sempre uguale a se stessa, anemica e senza prospettiva di cambiamenti reali. In questo contesto anche l’«Unione dei comuni dei cinque reali siti» sta vivendo un momento di malessere endogeno che, se non è costruito ad arte per qualche finalità occulta, potrà sicuramente essere non solo assorbito, ma anche essere orientato verso orizzonti positivi (Ad augusta per angusta - V. Hugo, Ernani, atto IV) dopo un confronto franco e leale tra tutti i partner coinvolti nella sperimentazione in atto. Ovviamente il dibattito sulla necessità (o opportunità?) di tenere in vita o meno il nuovo organismo non solo deve svolgersi nella sede istituzionale dell’«Unione» e, per così dire, «a porte aperte», ma può anche snodarsi sulle pagine de Lo sguardo, sulle quali tutti sono invitati ad esprimere la propria opinione, a meno che non si ritenga con sufficienza che de minimis non curat praetor, che gli uomini importanti non si occupano di piccole cose. Per quanto mi riguarda - nonostante gli strali avvelenati lanciati contro di me «nell’ombra» da parte di chi ritiene «ingombrante» la mia presenza (sul giornale, si intende) sono sereno e procederò sulla mia strada nec spe nec metu, né con speranza né con paura, perché ho dalla mia parte la consapevolezza di aver contribuito a realizzare l’unica vera novità (cioè, l’«Unione») registratasi sul territorio negli ultimi tempi. Spetterà ad altri la responsabilità della sua sopravvivenza, ma prima è necessario riflettere su due o tre considerazioni che mi permetto di sottoporre all’attenzione degli «sfascisti». È mio convincimento che anche l’«Unione» viva oggi quelli che Charles Taylor definiva qualche anno fa i tre disagi della modernità: da un lato l’individualismo spinto fino al venir meno degli orizzonti morali; dall’altro l’eclisse dei fini di fronte al dilagare della «ragione strumentale»; dall’altro la perdita della libertà politica derivante dall’atomismo dell’individuo assorbito in se stesso. La prima fonte di preoccupazione, per chi nell’«Unione» ha investito in termini culturali e politico-amministrativi, è, infatti, proprio l’individualismo, l’esatto contrario dello «spirito di squadra» richiesto a chi decide di «stare insieme» per scelta e non per imposizione, come è capitato ai sindaci dei «reali siti» che nel 2008 hanno voluto esplorare uno consensu un percorso di condivisione e di compartecipazione (e pluribus unum). Credo proprio che, una volta cadute le ideologie a far data dal crollo del muro di Berlino (novembre 1989), gli uomini abbiano perduto il senso di uno scopo

superiore, con la conseguenza che si concentrano oggi esclusivamente sulle proprie vite individuali, allontanandosi sempre più nel contempo dall’interesse per gli altri e per la società. Quello che inficia la coesione dell’«Unione» oggi è, infatti, proprio la mancanza del tèlos (la prospettiva, la finalità ultima), della passione (nell’accezione Kierkegardiana), dell’etica della solidarietà, così come concepita da Enrico Chiavacci: così ognuno (chi più chi meno) coltiva - per ragioni elettoralistiche o, peggio ancora, narcisistiche - il proprio «orticello», il guicciardiniano «particulare» che, in assenza di valori e sotto la spinta della sfiducia negli ideali (di una visione strategica ad ampio raggio, cioè), altro non significa se non l’affermazione nella pratica giornaliera della sola esperienza, necessariamente sottomessa alla contingente situazione del momento. L’individualismo - sorta di restringimento della vita - diventa così, come è facile intuire, il sostrato su cui si innesta il primato odierno della ragione strumentale, che spinge verso scelte concepite in termini di efficienza o di analisi costi-benefici: si convive, pertanto, nell’«Unione» spinti solo dalla necessità e non certo da un intimo idem sentire che, invece, è l’unica via possibile per ridare respiro al progetto e per riportare al centro dell’interesse i fini, che oggi risultano eclissati dall’esigenza di massimizzare i vantaggi personali (in termini di immagine) o della propria parte politica. A ben guardare, una società (o anche un ente sovracomunale) strutturata in questo modo - dominata dall’individualismo e dall’opportunismo - implica anche una grave perdita di libertà, che non consiste solo nel condizionamento sociale cui si è sottoposti, ma è anche perdita di libertà politica, perché in questo contesto pochi partecipano attivamente all’autogoverno, mentre i più preferiscono starsene a casa e godersi le soddisfazioni della vita privata. L’unico antidoto rispetto ad un ideale di libertà che si autodetermina è, invece, solo l’etica della autenticità, intesa come appropriazione profonda della sostanza della propria vita, rimanendo fedeli a se stessi, ma è anche una vigorosa cultura politica che attribuisca un alto valore alla partecipazione e al controllo sui governanti. Anche nell’«Unione» il tema dell’autenticità deve trovare fondamento, non solo perché è urgente che l’ente prenda a volare con le ali spiegate come l’albatro baudelairiano, ma anche perché solo la lealtà reciproca - lontana dagli atteggiamenti umorali o subdoli - può far in modo che il dream della polis sovracomunale si inveri nella storia, proprio come è avvenuto per il sogno di Martin Luther King. Con Barack Obama dico che noi possiamo farcela (yes we can), perché sono intimamente convinto che il vascello dell’«Unione», per dirla con il motto della città di Parigi, fluctuat nec mergitur, può essere, cioè, agitato dai flutti ma non affonda, in quanto la sua sostanza ideale, al di là degli uomini che passano, rimarrà nel tempo. * assessore unionista alla cultura


Il dott. Nicola Maffione è il nuovo Presidente del Consiglio dell’Unione dei Comune dei 5 Reali Siti, impegnato politicamente da molti anni ha ereditato dal papà l’abnegazione di essere al servizio della collettività. Domanda: Dott. Maffione com’ è maturata la sua elezione a Presidente del Consiglio dell’Unione dei 5 Reali Siti? Risposta: E’ oramai prassi consolidata che ogni anno viene eletto il nuovo Presidente del Consiglio dell’Unione rispettando il turnover tra i diversi Comuni che vi partecipano. Dato che nei tre anni precedenti questa carica è stata ricoperta da rappresentanti dei Comuni di Stornara, Ordona e Stornarella, quest’anno la scelta sarebbe ricaduta su un rappresentante del Comune di Orta Nova o di quello di Carapelle. Sin dalla nascita dell’Unione, la Presidenza del Consiglio è stata riconosciuta alle opposizioni, nel segno della piena collaborazione tra maggioranza e minoranza. Quest’anno, nonostante la maggioranza di Orta Nova in un primo tempo l’avesse rivendicata per sé, alla fine sembrava che avesse prevalso il buon senso per cui maggioranze e minoranze hanno concordato nell’assegnare nuovamente la Presidenza alle opposizioni. Una volta siglato in Consiglio il patto tra maggioranza e minoranza, le opposizioni si sono riunite in separata sede per scegliere il nome che, una volta indicato all’assise, avrebbe dovuto essere votato all’unanimità. La scelta è ricaduta sulla mia persona, ma all’atto della votazione ho incassato i voti delle minoranze tutte e delle maggioranze di Carapelle, Stornarella e Stornara mentre le maggioranze di Ordona e, in particolare, di Orta Nova si sono accanite in una estenuante battaglia personale nei miei confronti, per cui alla fine si sono astenute violando platealmente il patto siglato in Consiglio. Resta il rammarico per cui la maggioranza di Orta Nova ha dimostrato in quella sede una certa immaturità politica facendo prevalere le beghe e contrapposizioni locali di fronte all’interesse nobile e preminente rappresentato dall’Unione. D.: Con quale spirito intende esercitare il ruolo di Presidente del Consiglio? R.: Ho un profondo senso delle istituzioni per cui intendo lasciare alle spalle i momenti di tensione sorti in sede di elezione del Presidente del Consiglio, d'altronde ritengo che la politica non si fa né con l’odio né con le vendette personali. Conseguentemente intendo rappresentare l’intero Consiglio ed esercitare con grande dedizione il compito che mi è stato affidato assumendo un ruolo super partes nel rispetto delle funzioni allo stesso attribuite dalla legge, dai regolamenti e dallo Statuto. Mi auguro di potere dare un notevole impulso alle commissioni consiliari affinché diventino il vero laboratorio di idee e programmi da sottoporre al vaglio della Giunta dell’Unione. Mi farò portavoce presso i rappresentanti della Giunta di quelle che sono le esigenze e le prerogative dei singoli consiglieri ispirandomi unicamente a criteri di imparzialità. E’ una sfida che colgo con molto piacere e interesse, mettendo la mia passione politica e professionalità al servizio di una causa nobile nell’intento di servire, nel migliore dei modi, le comunità che l’Unione rappresenta. D.: Come dovrebbe essere l’Unione secondo il suo punto di vista? R.: L’Unione si caratterizza per la sua plurifunzionalità, ossia per la gestione associata di più funzioni conferite dai Comuni che vi partecipano. E’ chiaro che la forma associata delle funzioni, articolate in uno o più servizi, deve essere finalizzata al conseguimento di una progressiva integrazione fra i diversi Enti per una migliore efficacia ed efficienza dei servizi nel tentativo di realizzare una evidente economicità degli stessi mediante l’applicazione concreta di un principio evidente di economia di scala. Tuttavia, è opportuno anche evidenziare come sia importante

che il passaggio delle funzioni avvenga gradualmente al fine di mantenere il coordinamento della gestione tra i due livelli. Ma questo obiettivo potrà essere conseguito solo se i Sindaci dei Comuni che vi partecipano riusciranno a dare dimostrazione di “sapere osare”, di credere veramente nell’Ente sovracomunale abbandonando le logiche di campanilismo e di leadership che non aiutano affatto a “fare sistema”, anzi producono l’unico risultato di ritrovarsi un’ inutile “Unione di facciata” in grado di generare confusione e, soprattutto, sprechi a carico dei cittadini. Ritengo, altresì, che all’interno del Consiglio dell’Unione debbano essere inevitabilmente abbandonate le logiche di maggioranza e minoranza preconfigurate instaurando un dibattito costruttivo ed un confronto politico-amministrativo in cui tutti i consiglieri siano portatori di idee nell’esclusivo interesse delle comunità rappresentate. Portare all’interno dell’Unione le diatribe e le contrapposizioni esistenti all’interno dei singoli Consigli comunali sarebbe deleterio e darebbe dimostrazione di immaturità politica con la consapevolezza di non avere colto in pieno il significato e il valore dell’Unione. D’altro canto seguire la logica dell’appartenenza partitica e politica sarebbe altrettanto fuorviante dal momento che all’interno dell’Unione le maggioranze non sono affatto omogenee atteso che al loro interno vi militano consiglieri di destra, di centro e di sinistra. D.: Come spiega che il Partito Democratico di Orta Nova le rimprovera di aver impedito il voto nella seduta dell’Unione del 2 maggio scorso? R.: Ebbene, è doveroso precisare che all’ordine del giorno di quel Consiglio c’era la semplice discussione circa la realizzazione di una centrale a biomasse da parte della Società “Carapelle Energia Srl” nel Comune di Carapelle, per cui, non essendo l’Unione competente in materia (competenti al rilascio delle autorizzazioni sono la Provincia e la Regione), il Consiglio non doveva deliberare alcunché, ma semplicemente favorire il dibattimento in cui sarebbero emerse, come giustamente sono emerse in modo chiaro, le posizioni dei singoli Comuni e degli stessi consiglieri. Conseguentemente il sottoscritto, in qualità di Presidente del Consiglio dell’Unione, sentito il Segretario generale dell’Unione, ha dovuto rilevare che non era previsto alcun voto finale sull’argomento, assumendo quindi una posizione super partes nel rispetto delle leggi e dei regolamenti consiliari.


C’è una realtà che da molti anni opera nel volontariato sul territorio di Orta Nova e dei 5 Reali Siti ed è la Sociale Service che con la sua consorella Profesional Service, in questi ultimi anni ha varato alcuni progetti che hanno registrato un compatto positivo. È doveroso tracciare un bilancio di queste iniziative, per evidenziare la loro tracciabilità sul territorio. Gerardo Consagro, presidente del sodalizio, è un convinto assertore di come il volontariato possa essere trainante anche nell’economia del paese. L’attività progettuale “I sapori reali dei nostri siti: dal web alla tavola” - presentata dalla Cooperativa Professional Service, in relazione al bando “Progetti per azioni di sistema a favore dell’Associazionismo familiare-2009” - attraverso la consulenza on-line, è stata orientata alla realizzazione di una vetrina sul web per la promozione e la pubblicizzazione del territorio dei Cinque Reali Siti (Orta Nova, Carapelle, Stornara, Stornarella, Ordona) e dei suoi prodotti agro-alimentari trasformati in tutto il mondo. I partecipanti all’attività progettuale ha catapultato un gruppo di persone che hanno deciso di mettersi in gioco, intraprendendo questa nuova avventura della vendita on-line e della promozione di prodotti sul web, come primi attori del progetto “Reali Sapori” con l’obiettivo non solo di proporre prodotti alimentari di largo consumo, ma di scommetterci. E così l’originalità dell’attività progettuale si è sviluppata, partendo dal coinvolgimento di persone con diverse caratteristiche personale e potenzialità individuai, un variegato contesto socioculturale, numerosi valori e i modelli di riferimento, con diversificati stili di apprendimento e varie potenziali individuali. L’azione educativo-pedagogica, instauratasi durante lo svolgimento dell’attività progettuale, è inibita nel momento in cui sono emerse le capacità personali e relazionali di ciascun partecipante e si è attivato un percorso che ha condotto ad agire con autonomia di giudizio, in un contesto ritenuto significativo, permettendo positivi e fecondi rapporti di identificazione e di collaborazione con gli altri. Partendo dagli interessi di ciascun partecipante, cioè dalla persona che rappresenta e dalla sua esperienza, è stato più agevole realizzare, durante lo svolgimento delle attività correlate al progetto, questo processo di apprendimento in questo ogni persona ha imparato più facilmente ciò che ha vissuto, in una condizione di collaborazione con gli altri. L’attività dei partecipanti è stata supportata dai consulenti dell’attività progettuale, che hanno avuto il delicato compito di presidiare l’apprendimento, preparare e seguire l’attività di simulazione, promuoverla, attraverso il coinvolgimento dell’esperienza emotiva di ciascun partecipante, al fine di produrre un effettivo cambiamento nella persona, facendo vivere inizialmente l’ambiente simulato, cercando successivamente di preparare, ciascun partecipante, al ruolo lavorativo vero e proprio, La metodologia didattica maggiormente utilizzata dai consulenti, sulla quale si è insistito duranti gli incontri organizzativi, è stata quella di “far lavorare

il gruppo”, attraverso attività che favorissero l’iniziativa, l’autodecisione, la responsabilità, il reale coinvolgimento di ciascun partecipante nel ruolo da ricoprire all’interno dell’attività progettuale. I partecipanti hanno imparato, durante l’attività progettuale, la modalità di lavorare in gruppo, offrendo la propria disponibilità, il proprio impegno e collaborazione nella consapevolezza che insieme si possano raggiungere obiettivi e risultati migliori, tale modalità si è sviluppata prevalentemente durante attività quali la Fiera dei Cinque Reali Siti ad Orta Nova e Innovabilia-Fetival delle diverse abilità svoltasi nel quartiere fieristico di Foggia. Questo modo di interagire tra persone diverse, ha spinto ciascun ad ampliare le proprie occasioni di sviluppo e progresso, a conoscere nuovi approcci, a creare nuove idee, a scoprire soluzioni, a immaginare nuovi scenari fino a raggiungere livelli di apprendimento più approfonditi. Nello specifico, l’idea progettuale è stata orientata alla realizzazione di una vetrina sul web (www.realisapori.com) per la promozione e la pubblicizzazione del territorio e dei suoi prodotti agro-alimentari in tutto il mondo, nonché per la vendita online attraverso la rete internet; tale servizio è stato gestito dai disabili coinvolti direttamente nell’azione progettuale. Per raggiungere tale risultato, l’azione progettuale è stata strutturata su fasi successive. Inizialmente, nella Fase I (strutturazione dei laboratori di simulazione), i consulenti hanno operato allo scopo di dotare i disabili del know-how necessario per mettere in rete i prodotti, mediante competenze informatiche e strumentazioni necessarie, nonché mediante azioni di marketing per il commercio online. La fase successiva (Fase II- attivazione del servizio online) è stata incentrata sull’avvio delle attività di promozione, pubblicizzazione e vendita online dei prodotti agroalimentari del territorio dei “Cinque reali siti”, mentre la Fase III è stata verticalizzata sulla sperimentazione delle procedure e messa a regime del servizio. Proprio per permettere al gruppo di disabili non soltanto di sviluppare la vetrina sul web ma, soprattutto, di mantenerne l’efficacia nel tempo, anche oltre la durata effettiva del progetto, è stato previsto un servizio di affiancamento consulenziale (Fase IV), allo scopo di rendere operative tutte le procedure necessarie per il mantenimento del servizio e far acquisire ai disabili opportuna dimestichezza proprio con tali procedure. Da tale lavoro di simulazione è nata la vera sfida, cioè quella di consentire ora all’attività di vendita on-line di decollare, di prendere forza dalle stesse persone che hanno partecipato all’attività progettuale. A tal riguardo, si ritiene opportuno sottolineare che la proposta progettuale si è avvalsa di strumentazioni e supporti tecnologici specifici per i portatori di handicap, in quanto presso i locali della sede operativi, in cui ha avuto luogo il progetto, sono presenti e fruibili personal computer collegati in rete e strutturati all’interno di un laboratorio multimediale, messi a disposizione dalla cooperativa SocialService, in forma di concessione d’uso (la strumentazione rappresenta il corredo di un progetto “Cmd Helpy” - già finanziato nell’ambito delle azioni per la connettività sociale). Queste attrezzature e strumentazioni, specifiche per


l’utilizzo da parte di soggetti diversamente abili, hanno rappresentato un notevole punto di forza della presente proposta progettuale, in quanto hanno permesso all’utenza di riferimento, di entrare immediatamente nell’operatività dell’azione progettuale. Noi Come Voi: Io c’ero Anche questa iniziativa è stata organizzata dalla Professional Services Società Cooperativa Sociale nell’ambito del progetto I Sapori “Reali” dei nostri siti: dal web alla tavola, finanziato dalla Regione Puglia con l’avviso Pubblico a favore dell’associazionismo familiare - 2009 in partenariato con il Comune di Orta Nova, la cooperativa sociale SocialService, l’Associazione Giovanni Paolo II, il consorzio Opus, il Comitato Italiano Paralimbico Regione Puglia, il CSV Daunia, con il patrocinio della Provincia di Foggia e dell’Unione dei Comuni dei Cinque Reali Siti e in collaborazione con il Centro di Aggregazione Agorà, l’associazione Illimitarte, la Misericordia di Orta Nova, l’Anffas di Orta Nova, la Gadit, l’Associazione Nazionale Carabinieri di Orta Nova e Aretè onlus hanno organizzato la giornata dello sport diversabile “NoicomeVoi”. Con la legge n. 24 dell'1 dicembre 2003, la Regione Puglia ha istituito la “Giornata Regionale del diversamente abile”, che ricorre ogni anno il 24 maggio. Tale iniziativa ha lo scopo di promuovere la conoscenza dei diritti e dei problemi delle persone diversamente abili, al fine di favorire la loro piena integrazione nella società e nella comunità locale. La “Giornata” è un punto di partenza per una seria e profonda riflessione sulle tutele e le attenzioni che la collettività deve e può avere nei confronti dei disabili e delle associazioni territoriali che operano in quest’ambito. L’organizzazione tecnica della manifestazione è stata affidata a Luigi Ferrazzano, persona già nota e promotrice di svariate iniziative sociali, è stata una giornata utile a comprendere e vivere da vicino come il mondo dello sport accomuni tutte le persone. “NoicomeVoi” ha coinvolto moltissimi atleti disabili arrivati da tutta la regione grazie al Presidente Regionale del C.I.P. Giuseppe Pinto, delegato provinciale Foggia del CIP Giovanni Cotugno, dalla Referente FISDIR Floriana De Vivo, accompagnati dalle proprie famiglie, diverse scuole e associazioni territoriali nonché

la presenza dei primi cittadini delle amministrazioni locali. L’evento ha avuto inizio con un raduno di tutti in partecipanti nella piazza centrale per poi dar vita ad un lungo corteo animato da splendide ragazze pon-pon della scuola Sandro Pertini, diretto alla tensostruttura. Qui i ragazzi sono stati accolti dal saluto del sindaco di Orta Nova Iaia Calvio ed hanno partecipato con entusiasmo all’intonazione dell’inno nazionale. Il primo evento in programma previsto è stata una partita di basket in carrozzina, nell’entusiasmo generale della gente accorsa alla tensostruttura per incoraggiare i propri beniamini, con il simpatico siparietto offerto dalla prima cittadina di Orta Nova che prova a centrare il canestro seduta sulla sedia a rotelle. I presenti sono davvero entusiasti e coinvolti dall’evento e vengono costantemente incitati dall’organizzatore, il quale, nel secondo evento in programma - ossia una partita di calcio a 5 presso il locale campo sportivo - cerca di non far calare l’entusiasmo con simpatici scambi di battute con tutti i componenti delle diverse squadre partecipanti al torneo. Al termine del torneo viene effettuata la premiazione dei ragazzi con la presenza anche di un gradevole buffet per far recuperare le forze ai giovani atleti. Encomiabile nella giornata è stato anche il lavoro per l’ordine pubblico prestato dai Carabinieri e dai Vigili urbani di Orta Nova, ed i volontari dell’Associazione Nazionale Carabinieri e delle associazioni ambientali Gadit, i quali con la loro professionalità hanno contribuito all’ottimo risultato dell’evento. Evento che è riuscito a sensibilizzare ancora una volta, grazie al meticoloso contributo offerto da persone che vivono il sociale in prima persona, tutto il territorio da uno avvicinando tanti ragazzi allo sport. Ed è proprio da questa giornata e dallo sport che la Profesional Sevices con il presidente Michele Visconti, la SocialService con il presidente Gerardo Consagro, la Giovanni Paolo II con la presidente Laura Piccolo e Luigi Ferrazzano vogliono partire per dar vita ad un progetto che risiede in loro da tanto tempo: costituire una squadra di calcio o di basket che riesca ad interagire e a far condividere emozioni ed esperienze ai giovani atleti disabili e alle loro famiglie per dimostrare che la diversità non è un limite o una discriminante ma un elemento che unisce, sensibilizza e rende tutto “Normale”. Ringraziamenti Comune di Orta Nova staff del sindaco nella persona del consigliere con delega ai servizi sociali Massimo Costantini, del consigliere con delega allo sport Antonio Tartaglia, prof. Nino Russo, Antonio Cangi e Marilena De Finis. Main Partner: La SocialService, l’Associazione Giovanni Paolo II, il Consorzio Opus, il Comitato Italiano Paralimpico, Regione Puglia, il Csv Daunia, Provincia di Foggia, Unione dei Comuni dei Cinque Reali Siti, il Centro di Aggregazione Agorà, l’associazione Illimitarte, la Misericordia di Orta Nova, l’Anffas di Orta Nova, la Gadit, l’Associazione Nazionale Carabinieri di Orta Nova, Aretè onlus, Asd G & T Calcio di Orta Nova, l’Asd Basket Volley Sporting Orta Nova, il Presidente Regionale del C.I.P., Giuseppe Pinto; il delegato provinciale Foggia del C.I.P., Giovanni Cotugno, la Referente Fisid, Floriana De Vivo; il vice presidente vicario del Coni, Nichi Palatela.



Questi due suoi figli hanno ricevuto, dal vescovo della diocesi di Cerignola il dono dell’accolitato il primo; e dal Vescovo della diocesi di Molfetta quello del lettorato, il secondo. Nessuno se lo sarebbe aspettato: l’esuberante Michele de Nittis e il composto Giuseppe Ciarciello, due caratteri opposti, ma entrambi messi in riga dalla fede che lentamente li sta forgiando, indicando loro la via che li porterà verso l’eccelsa vetta del l’Ordine Sacro. Quanto disinvolto e dinamico Michele, tanto scrupoloso e metodico Giuseppe; entrambi hanno vissuto in pienezza la vita parrocchiale interessandosi di tutto:dalla Caritas, ai catechisti, al teatro, alla liturgia, alle tradizioni culturali e popolari del nostro centro agro pastorale, per poi passare alla vita del seminario regionale di Molfetta il secondo; mentre il primo dopo il seminario si sta dedicando alle attività parrocchiali della chiesa del Buon Consiglio di Cerignola: due strade, due percorsi, una sola meta. La chiesa del Buon Consiglio era gremita di stornaresi, ma anche di cerignolesi: un pullman e parecchie decine di macchine hanno condotto gli amici e i conoscenti dalla parrocchia di san Rocco di Stornara alla chiesa di Cerignola. Si è spostato anche la corale di Stornara che ha ufficiato la celebrazione con canti che hanno contribuito non poco alla sacralità liturgica: la musica pertiene al divino e così è stato. I canti hanno reso ancor più commovente e dolce il suono del violino che ha gemmato accoratezza e unità d’intenti sposandosi degnamente con le voci melodiose, tenere e bene educate delle donne, forti, robuste e ben attonate dei maschi, caratteristiche conquistate attraverso un allenamento durevole e continuato sotto la guida dell’altro stornarese, il prof. Rocco Solomita. È spiccata inoltre la confraternita di san Rocco con i suoi paramenti bianchi e celesti che ha reso tutto l’ambiente cerimoniale sempre meno estraneo, più familiare e devotamente disponibile all’ascolto della Parola che specie attraverso la seconda lettura, la prima lettera paolina ai corinzi, ha sottolineato la differenza tra chi si sposa con Cristo e chi si sposa con l’uomo: due funzioni, ma un unico fine: la celebrazione della grandezza del regno di Dio. Dominante si è sollevata al centro del rito l’omelia della reverendissima eccellenza, monsignor Felice Di Molfetta che ha aperto i nostri cuori avviandoli all’ascolto di quell’Eccomi che alto e imperante è risuonato in tutta la maestosità per l’intera assemblea che in silenzio devoto, commosso e partecipato ha fatto proprio quell’avverbio quasi venisse pronunciato da ciascuno di noi. Non posso ignorare la presenza dei concelebranti che come la corolla della sacra rosa

canonica hanno riempito di grandezza estetica l’altare già solenne per l’addobbo floreale. Una menzione a parte la richiede il primo loro parroco monsignor don luigi Mansi e il nostro don Tonino Mottola attuale parroco di Stornara, che, continuando l’opera in questo quinquennio hanno educato e reso possibile per Michele e Giuseppe l’evento. Il nostro Michele ha appreso l’acquisizione dei nuovi compiti dalla calda voce paterna del nostro

Pastore che lo ha invitato ad essere disponibile all’assunzione del dono lasciandosi plasmare dalla virtù divina per emendare quei lati comportamentali che affinati, vengono resi duttili e malleabili dalla responsabilità missionaria che alimentata e cresciuta nella sacralità ecclesiale sprigiona tutta la mansione del nuovo accolito. Concetto, questo, attinto dal vangelo che fa tutt’uno con quel divino comando perentorio “Esci!” rivolto ai demoni per liberare e portare l’uomo verso il bene comune. Certo

al seminario di Molfetta la celebrazione si è svolta molto più intimamente: gli occhi del nostro Giuseppe rosseggiavano di commozione come solo lui riesce a fare e, quando ha pronunciato l’Eccomi, il suo atteggiamento ha espresso l’intera disponibilità all’accettazione del Lettorato donatogli dall’Eccellenza Reverendissima Monsignor Castoro per cui l’intera basilica si è riempita di immenso turbamento che ha avvicinato ognuno di noi all’altro in un abbraccio concreto e simbolico. Gli altri studenti e seminaristi che hanno ricevuto lo stesso dono assumevano la forma che era loro più consona e se ne stavano, ognuno chiuso in se stesso, presi dall’importanza del passo che stavano compiendo mentre lo sguardo dei loro educatori, tra i quali don Luigi Mansi, si riempivano di umile orgoglio e il loro pensiero ringraziava Iddio con quel buon grazie a Te, ce l’abbiamo fatta. La commozione ha toccato anche i volti degli altri seminaristi che osservavano i loro colleghi con un’invidia partecipata e cristiana che ti fa dire: quando toccherà a me? Toccherà, toccherà, sono certo, toccherà … mentre sale un groppo di commozione che non ti fa più parlare, ma solo vivere. Il mese di dicembre, con i suoi primi freddi sembrava bloccare l’effusione, ma era rimasto fuori e non riusciva ad impedire il toccante coinvolgimento di chi con consapevolezza si accingeva a compiere il primo grande passo verso il presbiterato. Il prossimo appuntamento per Michele sarà il diaconato e a Giuseppe toccherà l’accolitato. In tutti noi emerge grande e deciso il grazie a Stornara che ha generato così grandi e bei frutti che daranno immensi semi per la gloria di Cristo Gesù.


Si avverte, ogni giorno, sempre di più una diffusa esigenza di Memoria anche nelle nostre terre. Le ferite inferte alle nostre popolazioni dai regimi totalitari del secolo scorso, fascismo e nazismo soprattutto, i lutti generati da una guerra pagata a caro prezzo dalle famiglie meridionali, smembrate nel loro radicato tessuto connettivo di geloso patriarcato, sono stati ampiamente e faticosamente elaborati; le verità delle intellighenzie governative, tendenti ad ufficializzare gli eventi e gli accadimenti storici, sono state sottoposte ad un maggiore vaglio critico, finendo contestate nelle loro versioni di comodo o avallate nelle loro concordanze con le testimonianze dei singoli, di gruppi e delle comunità. La ricerca scientifica, in campo storico, aprendosi ai contributi e alle modalità operative delle scienze che hanno registrato notevoli successi nelle indagini per calibrare al meglio gli itinerari per un più critico approccio all’eterno problema dell’oggettività quanto più possibile della verità, la Sociologia e la Psicologia, ha ridimensionato la sua, a volte esasperata, autostima e la caratteristica autosufficienza nella sistematizzazione degli eventi degni di storia, riconoscendo alla Memoria un più autorevole ruolo di compartecipazione nella delineazione dell’ufficialità della Storia. Oggi, le memorie dei singoli e delle comunità sono state ammesse alla dignità della narrazione storica nazionale a tal punto che si parla sempre più efficacemente di “storie dietro la Storia” o di “storie che fanno…la Storia”. L’idea di rompere, in qualche modo, la patina di privacy che avvolge gelosamente i ricordi di famiglia per contribuire ad una maggiore socializzazione di fatti e di avvenimenti che possano, per così dire, elevare la considerazione di una comune appartenenza e richiamarci, nel contempo, a scoprire e consolidare una maggiore consapevolezza della identità di gruppo che ci fa comunità, ha generato una nuova cultura di entusiasmante partecipazione sociale indirizzata a difendere e tutelare la nostra comune Memoria. A nessuno può sfuggire, comunque, la complessità e il gran numero dei fenomeni di varia natura che giuocano un ruolo fondamentale nei cambiamenti culturali degli uomini, né tanto meno, l’impegno che è richiesto per sistematizzare nuove forme e nuove modalità che rendano, la cultura generale di un popolo, più adeguatamente consona e attenta alle istanze e alle esigenze del mutamento dei tempi.

Occorre, innanzi tutto, entusiasmo e competenza e, poi, una grande disponibilità ad affinare tecniche e strumenti di recupero. È un’arte tanto difficile proprio perché si è, forse, più inclini a disperdere che a conservare, più propensi ad eliminare che non a discernere, selezionare e sistematizzare, più disponibili ad accettare verità preconfezionate che non a rivisitarle con strumenti critici. Lo sperimentiamo nel lavoro quotidiano dell’Archivio della Resistenza e della Memoria di Barletta, da oltre un decennio, impegnato a ricostruire fatti e avvenimenti bellici del Settembre ‘43 nel territorio della provincia

di Barletta Andria Trani. Si tratta di un faticoso lavoro di ricostruzione dell’occupazione nazista del nostro territorio, dal 12 al 24 settembre 1943, che è costata la vita a trentasette civili, trentaquattro militari riducendo moltissime persone a mutilati per sempre. Una cultura sedimentata, acritica, acquiescente, preponderatamente ripetitiva, considerava, gli episodi di Barletta, avvenimenti inquadrati in normali situazioni di guerra, ampiamente e univocamente narrate. Si ignorava la loro particolarità di esclusiva incisività, in un normale evolversi di incontrollabili violenze belliche, si dava una loro lettura dolorosa di sevizie subite, in parte giustificate da una distorta valutazione dell’Armistizio dell’8 settembre che voleva gli italiani traditori dei tedeschi, si taceva la loro precipua caratteristica di episodi di Resistenza e, soprattutto, di Resistenza Militare. La convinzione personale di una memoria oltraggiata ed una più concreta conoscenza di violenze gratuite, subite dal padre, Colonnello Francesco Grasso, Comandante del Presidio Militare di Barletta in quel tragico settembre ’43, ampiamente documentate nel suo diario di prigionia nello Stalag 367 in Polonia, ha generato nella figlia, professoressa Maria Grasso Tarantino, un forte proposito di rivalutazione della figura paterna, del suo ruolo

in difesa della città, della sua coerenza di soldato, non prigioniero, ma ridotto a IMI (Internato Militare Italiano) del terzo Reich. La città ne ha tratto vantaggio essendo stata insignita di doppia onorificenza di Medaglia d’Oro al Valor Militare e di Medaglia d’Oro al Merito Civile a seguito di una rigorosa revisione dei fatti accaduti dal 12 al 24 settembre ’43. Diari, lettere, memorie, testimonianze, sono documentazione fondamentale per chi intende scrivere e narrare di storia ai nostri tempi o di quanti vogliano appagare un giusto desiderio di Memoria. Di recente, il ritrovamento occasionale di un congruo numero di lettere intercorse tra il Carabiniere Gaetano Spera di Barletta, che nel 1934, Comandante della Stazione Carabinieri di Orta Nova, sposa la signorina Concetta Tarantino, una delle figlie della famiglia di Mariano e di Marianna Salierno, ci ha offerto la possibilità di avviare un nuovo settore di ricerca che potrà arricchire le nostre conoscenze sulla condizione dei nostri militari dopo l’8 settembre ’43. Componente della sezione mista Carabinieri Reali mobilitata, addetta alla Divisione Fanteria Arezzo, nel giugno del 1940, Gaetano Spera parte da Bari per l’Albania (Durazzo) partecipando, ad azioni di guerra nei Balcani. Catturato dalle truppe tedesche in seguito agli eventi bellici dell’8.9.1943 è internato in un campo di concentramento in Germania. La corrispondenza ci offre preziose notizie, oltre che sugli Stalag (campi di concentramento militare) nazisti, anche sulle situazioni drammatiche dei civili in Italia, come ad esempio, il bombardamento del Venerdì Santo 1944 su Treviso che costò la vita a tre componenti della famiglia Tarantino, trasferitasi da Orta Nova in quella città. Le lettere ritrovate dal neonato Centro Studi Barletta in rosa, come si vede, possono rilevarsi utile strumento di ricerca per una più accurata storia della nostra terra. Una storia a più voci, realizzata a vari gradi di competenze ma con un serio e concreto impegno di voler documentare l’identità territoriale che ci fa cittadini italiani in un mondo che, si auspica, non veda più guerre,inutili e distruttive. *Responsabile dell’Archivio della Resistenza e della Memoria - Barletta Presentate a Barletta, nella Sala Rossa del Castello, il 7 Maggio 2012, lettere dell’internato nello Stalag XIIF ARB K. 215, Gaetano Spera, e i suoi famigliari Tarantino di Orta Nova, emigrati a Treviso, recuperate dal Centro Studi Barletta in rosa.


Il Centro Sociale “Fatima” di Orta Nova il giorno 13 maggio scorso, festa della mamma, ha voluto realizzare qualcosa di speciale. Per la prima volta sono stati invitati i figli degli associati Fatima a partecipare al grande raduno che ha visto genitori, figli e nipoti insieme a godere di una festa preparata appositamente per loro. La serata si è svolta presso l'istituto San Tarcisio di Orta Nova, gestito dalle suore, alle quali va il nostro affettuoso grazie. Il soggetto della serata è stata la Mamma in tutte le sue sfaccettature di sposa, sorella, amica. Nessuno può misurare la grandezza e la purezza dell'essere mamma, perché sono realtà tangibili e che comunque si trovano nella vita reale, anche ai nostri giorni. Certo nessuna donna terrena può paragonarsi all'estrema purezza della Madonna, ma dobbiamo, ancora una volta, imparare a vedere che in ogni mamma che si china sul suo bambino, c'è qualcosa di sacro e di celeste. La maggior parte degli uomini non lo vede, perché molte mamme hanno un aspetto stanco, a volte preoccupato, altre volte distratto o disorientato. Per questo

non sempre si scorge in esse il riflesso del cielo. Ma quel riflesso c'è perché è la luce stessa di Dio, quella luce che ha reso la donna importante, in quanto procreatrice della vita. Questo pensiero lo riporta un educatore tedesco Friedric Wilnelm Forster. Collaboratrice di Dio nel donare la vita e nell'educare. La missione della mamma si articola in una infinità di affetti, di delicatezze, di gesti, di ansie che si possono riassumere in una sola espressione: essa si dona completamente alla famiglia, ai figli. Forse questo è un concetto un po' azzardato ai giorni nostri ma è pur sempre un concetto che riguarda la mamma e soltanto lei nel suo ardimentoso amore materno che a volte sfiora l'assurdo. La letteratura è piena di esempi grandiosi come “Una madre” di Andersen o “La madre di Cecilia” del Manzoni dove lo scrittore dipinge con delicatezza soave i sentimenti di lei davanti al cadaverino della figlia uccisa dalla peste. O lo straziante anelare alla mamma morta di un povero piccino solo nella gelida notte di un Natale russo che forma il motivo dominante di un libro di Dostoevskii.

Non sono forse le mamme il cuore di una nazione? Con questo spirito il Centro Fatima ha voluto premiare, simbolicamente, una mamma, Rosa D'Aprile la cui vita è legata fortemente a quella del figlio, in un unico forte abbraccio: la croce! A vederla sembra ed è una donna minuta, semplice, sorridente, ma nel suo cuore conserva aspetti giganteschi come gigantesco è il suo fare quotidiano. Attraverso questa mamma abbiamo voluto sottolineare le tante mamme eroiche che vivono intorno a noi. È bello sentire Rosa quando dice: “Appena mio marito mi dà il cambio, vengo volentieri al centro per rifarmi dalle fatiche, per ossigenarmi, per attingere forza”. Brava Rosa, vieni quando vuoi, noi ti vogliamo bene e tu lo sai. Pertanto l'incontro di più generazioni è stato dettato da quello che si considera essere il fulcro del mondo: la mamma!


Occhi nuovi…… mente aperta È questa la denominazione di uno dei progetti Pon che da poco si sono conclusi per le classi di Terza, Quarta, Quinta della nostra scuola, con l’obiettivo di migliorare negli alunni i livelli di conoscenza e competenza e per promuovere l’eccellenza. Con il percorso di Scienze si sono conosciuti: acqua, rocce e terreni, l’habitat di piante e animali del nostro territorio con particolare riferimento al parco dell’Ofanto, alla zona umida delle Saline di Margherita e al Bosco dell’Incoronata. Con il progetto “In viaggio per Fiabilandia” i bambini sono entrati nel regno dell’immaginazione, esplorando fiabe e inventandone una collettiva ambientata in Puglia. Nel progetto “Giochiamo alla Matematica”, con l’allenamento tra numeri, spazi e figure, dati, relazioni, si è arrivati superpreparati alla gara finale di “Kangurou”. Nel progetto “English Lessons” l’esperto di madrelingua “ha portato” i bambini a Londra per conoscere case, cibi, usanze anglosassoni. Il percorso si è conclusa con la favola “The lion and the mouse”. Nel Pon “Il mondo a portata di clic” gli alunni hanno imparato a navigare in internet, a destreggiarsi tra file e software di ogni tipo. “Alla scoperta della fisica” è stato un progetto ricco di interessanti laboratori didattici e di costruzione. Gli scolari hanno frequentato i corsi motivati e carichi di entusiasmo, sicuri che, con l’aiuto dei docenti tutor e degli esperti, avebbero raggiunto competenze di alto livello. “Impariamo a volare” e “In viaggio con la lingua”, i progetti relativi alle areee a rischio e a forte processo immigratorio, hanno interessato le fasce più deboli della popolazione e gli stranieri, dando loro la possibilità di svolgere attività di recupero, motorie ed espressive. Nella giornata europea dei Pon si è svolta una manifestazione in cui sono stati presentati gli straordinari lavori eseguiti dagli alunni in tutti i progetti. Cibo…. che passione! Per gli alunni la scuola si appresta a chiudere i cancelli, ma ancora riecheggia nel cortile del Secondo Circolo l’eco di canti, filastrocche e balli che hanno animato la grande manifestazione conclusiva del Progetto di Istituto di Educazione Alimentare “Cibo che passione”. Oltre 600 alunni hanno trasformato in una colorata “festa dei cibi sani” un progetto che, durante tutto l’anno

scolastico, ha saputo trasmettere ai bambini, la conoscenza delle regole fondamentali per una corretta alimentazione, attraverso molteplici e innovative attività ludiche e cognitive. La manifestazione è cominciata con i piccoli della Scuola dell’Infanzia che, vestiti da cuochi e majorette, hanno ballato e cantato con grande bravura. Il Sindaco e la Preside, subito dopo, hanno avuto parole di encomio per i docenti che hanno pensato alla positiva valenza educativa di un progetto di educazione alimentare. Le famiglie, accorse numerose, hanno girato con piacere tra i gazebo e gli stands, gustando macedonie, spremute, dolci caserecci e bruschette. Non potevano mancare i prodotti principali del Tavoliere: verdure, olio, vino, latte. Nello stand del grano i piccoli hanno impastato orecchiette e cavatelli dopo aver ballato, con particolare bravura, un’allegra danza popolare. A rendere più gradevole il pomeriggio l’apprezzabile voce della cantante Rossella Tarateta con le più famose canzoni sul tema dell’alimentazione. È ancora lì, in un angolo del giardino, il cartellone del canguro che dice: “Se vuoi essere un campione non saltare mai la colazione”. Sicuramente gli alunni faranno tesoro di quanto appreso. La Grammatica italiana per i nativi digitali il 2° Circolo alle Olimpiadi della Lingua Italiana Nell’era del digitale, l’italiano ogni tanto “entra in crisi” a causa dell’ introduzione di neologismi esterofili o per il cattivo utilizzo di forme grammaticali e verbali. La Grammatica italiana è dunque così complessa? In realtà, le frotte di studenti che hanno invaso Larino per prendere parte alla quinta edizione delle Olimpiadi della Lingua Italiana fanno pensare l’esatto contrario. Le Olimpiadi della Lingua Italiana, promosse dall’Università degli Studi del Molise e dall’IISS “F. D’Ovidio” di Larino, sotto il patrocinio della Regione Molise e del Comune di Larino, con il supporto tecnologico della Molise Dati SpA., sono nate con l’intento di richiamare l’attenzione, in tutti i gradi della scuola, sull’importanza della conoscenza della grammatica ai fini di un uso corretto della lingua italiana. Il Comitato Scientifico, presieduto dalla prof.ssa Giuliana Fiorentino, Ordinario di Linguistica presso l’Unimol, annovera tra le sue fila

eminenti professori provenienti dalle Università di Torino, Genova, Molise, Madrid, Sevilla e Heidelberg. Alla fase eliminatoria, che si è svolta on-line, hanno partecipato circa 140 scuole di tutto il territorio nazionale. Solo 62 di queste (20 per ogni ordine di scuola) con cinque alunni per ognuna, hanno poi partecipato alla fase finale della competizione, a Larino, il 20 e 21 Aprile 2012. Gli atleti del 2° Circolo Didattico di Orta Nova, Pierluigi Mauriello (5ª A), Rebecca Russo (5ª B), Simona Lops (5ª C), Andrea Rubegni (5ª D) e Sabrina Moriglia (5ª E), si sono qualificati primi nella fase eliminatoria e hanno disputato un’ottima semifinale, ma per un beffardo “0,22” di differenza nel punteggio, non sono stati ammessi alla finalissima per il primo posto. Il prestigioso successo conseguito dagli alunni partecipanti che, con il loro quarto posto hanno ricevuto i complimenti da parte di tutte le autorità, è motivo di orgoglio per l’intera comunità scolastica.


Quando io sono nata, mio fratello Osvaldo aveva undici anni, essendo lui del 1920. Il mio arrivo, dopo un mese di lutto per la morte di una sorellina che portava il mio stesso nome, fu una letizia per tutta la famiglia. I miei ricordi d'infanzia riferiti a lui sono soprattutto legati al suo carattere vivace e non proprio incline alle regole, cosa che muto rapidamente soprattutto con l'esperienza del servizio militare, la guerra, i bombardamenti, la perdita della nostra casa in piazzetta S. Giuseppe, al mercato vecchio, ridotta in macerie. La severa educazione paterna è stata il condizionamento e lo stimolo a diventare un lavoratore integerrimo e responsabile così come l’incontro con Maria, che sarà l'amabile moglie e la fedele compagna di tutta l'esistenza, e che lo ha reso marito innamorato e devoto e padre sollecito e instancabile. Il suo sentimento religioso è cresciuto sempre più, nel tempo, parallelamente ai suoi anni, ma soprattutto ha rappresentato un appiglio vitale dopo la tragedia che ha colpito la sua famiglia e tutti quanti noi parenti: la morte prematura del primogenito Roberto, travolto da un pirata della strada nel settembre dell'84. Restò tuttavia fortissimo il desiderio di comunicare la sua vita interiore, che neppure il dolore inconsolabile era riuscito a spegnere e che aveva incominciato a rendere i sui stati d'animo alterni tra malinconia e ironia, tristezza e gioco di parole, struggimento e poesia. Tutto questo non era altro che l'insorgere definitivo di caratteristiche significative già presenti in lui, che sembravano inconciliabili: la giovialità e la serietà, la manualità straordinaria e la raffinatezza di pensiero, l'humour giocoso delle parole e il rispetto del sacro. Una sua qualità costante nel tempo è stata la capacità di osservazione dei

caratteri della gente, dai compagni ai professori, dai parenti agli sconosciuti, dal popolino ai signori; la capacità di comunicare con racconti e con fraseggi a volte satirici a volte sfacciati, infatti lo divertiva molto trasgredire con le parole. Era solare, mai a mezze tinte, era schietto e brillante nell'esprimersi. A volte tra di noi ci domandavamo “ma dice davvero?” tanto alcune trovate nella narrazione rasentavano nella comicità l'incredibile. L'estro e l'inventiva lo rendeva protagonista, in quelle semplici riunioni di famiglia, quando sciorinava un barzellettiere che a volte lo metteva in gara con un nostro cugino (che in esibizione neppure si faceva pregare), o quando imbracciata la fisarmonica si cimentava con le sue o con le più note canzoni napoletane della tradizione, sotto lo sguardo compiaciuto della sua adorata Maria, che osservava con indicibile amore tutto in cui si cimentava. La sua vita è stata molto semplice, modesta e priva di superbia delle sue qualità, seppure arricchita dalla sua fortissima capacità di essere di fatto un artista. Dipingeva con passione, era stato anche premiato in mostre collettive. Amava anche esercitarsi in copie di grandi pittori. La musica e il teatro napoletano erano la grande passione che lo aveva spinto a frequentare musicisti locali come il Maestro Sannoner, il maestro Labozzetta, e a fare la conoscenza di più noti come Roberto Murolo e Giacomo Rondinella e cominciare con il loro esempio a cimentarsi con la canzone popolare e più tardi con la scrittura in vernacolo. Credo fosse veramente convinto che la conoscenza della vita e la saggezza fossero valori, che nel popolano come nel borghese, parlano inevitabilmente e autenticamente nella lingua delle radici, con espressioni che vanno alle origini dell'anima,

allo spirito collettivo della terra, per lui e per noi: in foggiano. La cultura popolare lo attraeva molto sia perché non rinnegava le nostre origini sia perché era carica di un calore e di un colore che gli era fortemente congeniale. Il suo rispetto per la cultura e per la lingua italiana restò importante (nella nostra famiglia vantiamo una tradizione di insegnanti elementari) e immutato, e fu sapientemente espresso in momenti successivi, quando ritenne che il pensiero aveva bisogno di un altro stile, per comunicare stati d'animo che non sono più esclusivo patrimonio del luogo di origine. Osvaldo decise di seguire una traiettoria lontana, che prescinde da modi usuali e si proietta ad una umanità, dove abitano figli, nipoti e pronipoti, dove tutti gli esseri umani popolano città che si rassomigliano, perché accomunate da sentimenti che si rassomigliano. Il dolore, la nostalgia, la speranza, la ricerca di un'Itaca, luogo finale di accoglienza e di pacificazione. Scoprì che i luoghi del mondo, dove è necessario emigrare, hanno tutti qualcosa in comune: i sentimenti e le speranze di chi li abita, e che per poterli raggiungere fosse necessario emigrare anche con il linguaggio. La famiglia di Osvaldo è stato il suo grande unico patrimonio, la sua unica riserva di amore e il suo unico obbiettivo: tutto ciò da cui si originava la sua creatività e ciò a cui la sua creatività era destinata. Poesie 1975 Quatte passe pe Fogge 1978 Archi sul tempo 1999 Le voci della terra. Le voci della sera 2000 Si dice a Foggia 2002 Un'Itaca nel cuore


Si è svolta a San Ginesio, in provincia di Macerata, la fase finale della competizione a squadre denominata Coppitalia UISP, riservata ai giocatori di tennis mai classificati della categoria amatori. Quest’anno a rappresentare la Puglia vi era il Circolo Tennis 2T di Orta Nova che, dopo aver superato la fase provinciale a gironi, ha partecipato di diritto alle finali regionali ad eliminazione diretta, svoltesi nella splendida cornice del complesso turistico di Pugnochiuso dal 18 al 20 maggio. Nella finale regionale il Tennis Club 2T di Orta Nova ha brillantemente superato il Manfredonia guadagnandosi la partecipazione alla fase conclusiva avendo l’onore di rappresentare la Puglia al cospetto di tutte la altre regioni d’Italia. La squadra, capeggiata dal Presidente Fabrizio Turchiarelli e composta da Vito Turchiarelli, Gaetano Lopes, Giuseppe D’Agostino, Luca Ferrandina, Salvatore Di Pietro e Aldo D’Agostino ha raggiunto San Ginesio concentrata e con l’obiettivo di ben figurare negli scontri ad eliminazione diretta che caratterizzano anche la fase finale della Coppitalia UISP. I ragazzi, tutti ortesi tranne LOPES che proviene da Carapelle, hanno affrontato nell’ordine: Lombardia, Emilia Romagna, Toscana (Campione Uscente) ed in finale il quotatissimo Lazio, avendo la meglio in tutti gli incontri soprattutto grazie alle belle prestazioni dei due singolaristi (Turchiarelli Fabrizio e Lopes Gaetano) che hanno reso più agevole il compito agli altri componenti della squadra, che si sono alternati nella composizione della coppia da schierare nell’incontro di doppio. Al termine di quattro giorni in cui il Tennis è stato il filo conduttore dell’evento, dopo aver conquistato la vittoria finale, si è svolta la premiazione, ed i nostri atleti hanno ricevuto applausi a scena aperta da parte di tutti i partecipanti, anche e soprattutto delle regioni sconfitte sul campo. Alla premiazione ha partecipato il Presidente Nazionale della Lega Tennis UISP, il quale si è complimentato per lo spirito con cui questi ragazzi hanno affrontato l’evento: bel tennis ed agonismo, ma anche correttezza e rispetto per l’avversario; senza dimenticare che lo sport è prima di tutto un gioco, ma si sa che quando il gioco si fa duro bisogna cominciare a giocare seriamente ed è così che si raggiungono le vittorie. Un ringraziamento particolare va rivolto allo sponsor ufficiale della squadra, la ditta “FIORDELISI s.r.l.” di Stornarella, che ha condiviso il progetto sostenendolo con il suo contributo, perché si sa che è indispensabile avere alle spalle gente che so-

stiene e supporta i progetti di chi vuole dare un risalto positivo alla nostra terra; e questi meriti, agli imprenditori che li mostrano, vanno obbligatoriamente riconosciuti.

Complimenti quindi a questi nostri ragazzi, che hanno avuto l’onere e l’onore di rappresentare un’intera regione e che sono riusciti nell’impresa di conquistare la Coppitalia Maschile UISP 2012.


Con il primo caldo c’è già la voglia dello stare insieme, tra risate e magari con qualcosa di buono, semplice e squisito da mangiare. Questo mese è doveroso dare spazio ai Pomodorini, ideali per ricette semplici, tradizionali e veloci. Questi doni della natura, deliziosi, profumati e sapori sono ricchi di vitamine: A, B, C; e nel contempo si prestano a mille interpretazioni in cucina. Si spazia dai crudi da proporre nelle insalate dai tanti colori. Protagonisti nei ripieni di ortaggi o nelle cacciagioni, fino alle pizze, focacce e panini. Ottimi nei sughetti di pesce, carne, verdure ed erbette profumate, in cui restano protagonisti per condire paste e arrosti. Conosciuti come Pachino dolce, Ciliegino e Piccaldy a grappoli. Le prime coltivazioni del Pachino dolce risalgono al 1925, del secolo scorso, localizzate lungo la fascia costiera della Sicilia in quelle aziende agricole che disponevano di acqua di irrigazione da pozzi freatici. Da queste prime esperienze si constatò che l’ortaggio coltivato in questo areale entrava in produzione con un anticipo di circa 15-20 giorni rispetto ad altre zone di produzione. Intorno agli anni ‘50, le coltivazioni di pomodoro si estesero su più ampie superfici localizzate sempre lungo la fascia costiera, utilizzando delle tecniche di forzatura e di difesa della coltura allo stato primordiale. Infatti, l’ambiente della fascia costiera, malgrado i particolari termometrici favorevoli, è soggetto ad eccezionali cadute istantanee di temperature e sbalzi termici tra il giorno e la notte che hanno talvolta causato la distruzione di intere coltivazioni orticole. Infine agli inizi degli anni ‘60 si assiste alla nascita delle prime serre realizzate con capanne di canna comune e ricoperte con film di polietilene. Negli anni successivi le serre furono realizzate con strutture sempre più consistenti ed al posto delle canne vennero utilizzati pali di castagno ed una intelaiatura in legno di abete. La coltura protetta è, pertanto, da considerare la parte centrale di un processo di evoluzione iniziato in maniera primordiale e quasi naturale per anticipare la coltivazione e la raccolta del pomodoro. E per omaggiare il Pachino vi propongo alcune ricette:

in precedenza, il lievito,impastare unendo altra acqua tiepida fino ad ottenere una pasta liscia e morbida. Formare dei rotoli di circa 3 cm. di spessore e lunghi 15 cm. unite all'estremità formando tante ciambelle e metterle a due a due l'una sull'altra. Disporre le doppie ciambelle sulla lastra del forno, rivestita in carta di alluminio e lasciarle lievitare per almeno quattro ore. Infornarle a 200° centigradi e cuocerle per almeno 20 minuti. Sfornarle e dividere la coppia. Risistemare le friselle nella teglia e continuare la cottura per altri 20 minuti. Sfornarle e lasciarle raffreddare. Nel frattempo tagliare i pomodori e aggiungere il sale. Quando le friselle sono fredde, strofinatele con l'aglio, immergetele velocemente in acqua fredda, sfregatele con i pomodori, schiacciandoli da fare uscire il loro sugo, aggiungete l'olio e servire eventualmente con pomodorini ciliegia tagliati a metà, oppure aggiungendo il tonno. Gamberi in padella con pomodori pachino Ingredienti: 500 gr. gamberi, aglio, olio, vino bianco, sale, prezzemolo, pomodorini pachino. In una padella riscaldare l'olio insieme all'aglio. Dopo un pò che l'aglio avrà profumato l'olio, prestare attenzione di non bruciarlo, aggiungere i gamberi. Coprire con un coperchio e lasciare “rosolare” per un paio di minuti. Sfumare con il vino bianco e lasciare evaporare a fiamma alta. Quando il vino sarà evaporato aggiungere i pomodorini pachino tagliati a metà e lasciare insaporire per 5 minuti. Aggiungere un po’ di sale e del prezzemolo tritato. Servire. Friselle Ingredienti: 300 gr. di pomodorini maturi; 4 cucchiai di olio extravergine; 1 spicchi di aglio; 1 grappolo di pomodorini ciliegia; gr. 200 di tonno. Per la pasta: 250 gr. di farina di semola di grano duro; 250 gr. di farina bianca; 40 gr. di lievito di birra; sale q.b. La frisella chiamata anche frisedde o frise è un pane biscottato a lunga conservazione; un tempo una leccornia per i pescatori che le bagnavano nelle acque del mare. E' anche la versione moderna dell'acquasale. Per preparare la pasta innanzitutto bisogna miscelare le farine poi versarle su di una spianatoia, formare la fontana cospargere una presa di sale e versare nella cavità l'acqua dove è stato disciolto,

Acquasale Ingredienti:Quattro fette di pane raffermo, del tipo a pagnotta; pomodori succosi, origano, sale, olio. (aglio, cipolla, tonno, capperi) È la versione estiva del pancotto: anche questo piatto antichissimo, è tipico della cucina contadina. La preparazione è semplicissima. Si inumidiscono le fette di pane, quanto basta a renderle morbide, quindi si condiscono con pomodorini succosi, schiacciati tra le dita in modo che il succo finisca sul pane, sale, origano e un filo d'olio d'oliva purissimo. Chi non ha problemi di digestione può aggiungervi tondini di cipolla fresca, tagliata sottilmente. Volendo, anziché crude le fette di pane possono essere preventivamente arrostite sulla brace, in questo caso, un ulteriore tocco di sapore potrà essere conferito strofinando sulla parte della fetta di pane che verrà condita con dell'aglio fresco. Per una versione più ricca possono essere condite con capperi e tonno sott'olio.


Se la terra potesse parlare, racconterebbe la storia di Fiordalisi, una storia che germoglia nel 1954 nella fertile pianura pugliese, il Tavoliere nella cittadina di Stornarella, luogo fecondo per l’agricoltura. Racconterebbe della passione e dell’impegno di Antonio Fiordalisi, capostipite della famiglia e fondatore dell’azienda, che per primo si dedicò alla coltura e alla produzione di vegetali in queste ricche terre baciate dal sole. Nel 1978, i suoi quattro figli Giovanni (Responsabile qualità), Mario (Direttore di Produzione), Salvatore (Direttore Commerciale) e Franco (Direttore Amministrativo) si unirono al progetto che già incominciava ad assumere le sembianze di qualcosa di grande. Alleati preziosi sono stati il sole ed il clima mite e asciutto, caratteristico della zona, che hanno favorito le prime sperimentazioni di produzione e conservazione di pomodori secchi, oggi vanto e punto di forza di Fiordalisi. Il clima e la natura propensione del terreno alla coltura degli ortaggi, contribuirono a premiare l’impegno e la passione dei quattro fratelli. Nel 1995, dopo lunghe e attente ricerche volte a garantire la migliore qualità nel pieno rispetto della natura e della genuinità, vide la luce la prima produzione di pomodori semi dried. Nel 1999, come espressione di una positiva e sana crescita aziendale, viene re-

alizzato il nuovo stabilimento, un centro all’avanguardia che si va ad aggiungere agli oltre tre milioni e mezzo di metri quadri di coltivazioni nelle aziende agricole sotto il diretto controllo dell’azienda. Le tecniche di essiccazioni e conservazione dei vegetali via via si raffinano. Interminabili file composte da

lunghi telai solcano il terreno come strie di colore rosso. Solo sole e sale, i metodi di essiccazione e conservazione del pomodoro sono completamente naturali e privi di alcun conservante. L’attenzione e la cura sono massime. Il comparto ricerca e sviluppo lavora alacremente in stretto contatto con centri e laboratori specializzati e fregiandosi della preziossima collaborazione delle Università degli Studi di Foggia e Bari. Ecco che nel 2008 nasce l’area High Care, un reparto aziendale creato per garantire il rispetto delle più restrittive norme igieniche che regolano i processi di manipolazione di ingredienti freschi. Con Fiordalisi, l’innovazione parla la lingua della tradizione da cui trae valori e sapori. Pomodori secchi e semisecchi, una vasta gamma di vegetali come melanzane, zucchine, carciofi, peperoni e peperoncini, sia essicati che grigliati, peperoncini tondi ripieni di tonno o formaggio di capra e gustose creme e patè, olive e dei saporiti mix vegetali essiccati al sole. Gran parte della produzione è destinata al mercato estero, che apprezza particolarmente la qualità dei prodotti e l’efficienza dell’azienda. Insomma per Fiordelisi la qualità è insieme promessa e impegno. Promessa di genuinità e rispetto della natura che Fiordalisi mantiene nelle sue produzioni.

Si è tenuto un interessante convegno, dal titolo “Evento di Primavera”, presso la sala della stazione Agip dei F.lli Curci in Orta Nova, alla presenza di c.ca 50 persone e di un graditissimo ospite, Annito Di Pietro, fondatore de “Lo sguardo sui 5 Reali Siti”. L'evento è stato organizzato dall'Agenzia “Aurora” di Foggia, filiale di Stanhome World, con l'ausilio della Direttrice di Zona, Rosa Borgia. Stanhome Word, azienda leader nella vendita diretta a domicilio, presente nel mondo da 80 anni e in Italia da 50, distribuisce due marchi: Stanhome, prodotti concentrati ed efficaci per la pulizia e l'igiene della casa e Kiotis, linea agli oli essenziali per il benessere e la bellezza di tutte le donne. Hanno relazionato la Direttrice di Filiale, Lucia Abatescianni, che ha raccontato la sua storia in Stanhome e i 50 anni di storia dell’azienda in Italia; la Capogruppo, Adriana Cirillo, che ha brevemente illustrato le novità dell'ultimo catalogo promozionale, e l'Incaricata Premium Maria Carmela Curci, che ha spiegato l'ultimo ritrovato di Kiotis, il nuovo rituale aromatico di Tahiti. Infine, è intervenuta la Direttrice di Zona, Rosa Borgia che, tra l'altro, ha affrontato due importanti tematiche: l'impegno etico e sociale di Stanhome World e l'opportunità di un lavoro gratificante e meritocratico. Parliamo, dunque, di un'azienda generosa e responsabile che non

ha dato vita ad attività promozionali o pubblicitarie per poter destinare una parte delle proprie risorse economiche all'associazione Peter Pan Onlus che sostiene, soprattutto psicologicamente, le famiglie di bambini oncologici, offrendo loro tutto il necessario per affrontare il lungo iter della malattia. Il 16 novembre 2011, all'inaugurazione della Nuova Grande Casa di Peter Pan, Stanhome World era presente, grazie alla fiducia di tutti i suoi clienti, ed è stata la prima testimone di questo emozionante momento di solidarietà in cui, finalmente, un grande sogno è diventato realtà. Invito tutti a scoprire la storia bellissima da cui nasce questo progetto che oggi si è concretizzato ed invito tutti alla solidarietà verso questi bambini e le loro famiglie, semplicemente acquistando uno dei prodotti Stanhome abbinati alla raccolta fondi nelle prossime settimane. Rivolgetevi alla vostra incaricata di fiducia per maggiori informazioni! Stanhome World s'impegna anche alla salvaguardia dell'ambiente in cui l'uomo vive, attraverso la scelta mirata delle materie prime utilizzate, un packaging minimalista, l'ottimizzazione dei consumi di cartoni d'imballaggio e un uso responsabile dei prodotti, per la sicurezza del consumatore. Anche quest'anno, grazie ai suoi attentissimi clienti, Stanhome World Italia, che da anni sostiene “Piantiamo per il pianeta”, ha superato l'obiettivo

prefissato, donando ben 72.000 alberi per il pianeta e, di conseguenza, per le generazioni future! “Stanhome World ti cambia la vita!”- ecco l'altro punto fondamentale su cui Rosa Borgia si è soffermata nel suo discorso - Stanhome World ti offre una concreta opportunità di lavoro! In un momento di crisi qual è quello che stiamo vivendo, quest'azienda spalanca le sue porte a tutti, proponendoti un lavoro senza investimenti finanziari (il kit da lavoro è completamente gratuito), non lontano da casa, che potrai gestire in base ai tuoi tempi e alle tue esigenze, senza orari vincolanti, con una remunerazione evolutiva e gratificante! Con Stanhome avrai anche un'opportunità di carriera, arrivando addirittura ad usufruire di una vettura aziendale, con le relative spese completamente a carico dell'azienda! Allora, cosa aspetti? Entra anche tu a far parte di Stanhome World e scopri il meraviglioso, coinvolgente, entusiasmante mondo di cui proprio tu, un giorno, potresti diventare protagonista... Non lasciarti scoraggiare da quella “crisi” di cui oggi tutti parlano ma che, in realtà, non esiste perchè, se ti guardi intorno, tutti continuano a fare quello che facevano, non è cambiato niente, anzi... E allora, non indugiare oltre: diventa imprenditore di te stesso e cambia la tua vita. Già 10 persone, dopo il convegno, hanno deciso di entrare a far parte della nostra squadra, unisciti a noi. Per informazioni, chiama il 320-2263814.


SENSO DI LIBERTÀ Vivo, come vivo da uomo libero. Ne padre, ne padroni. Vivo libero come l’acqua che scivola nel letto di un fiume e in silenzio scorre verso il mare, come il fiore che sboccia, come la farfalla che si posa su di un fiore, come la rondine che vola nel cielo azzurro. Vivo, come vivo tra pensieri e sentimenti di libertà e sognare di volare verso nuove dimensioni, dove il silenzio e la tranquillità sprigiona la libertà l’armonia, la serenità e la felicità. Mi sveglio da torpore e vivo come vivo. Giuseppe Maggio

IL PAPAVERO IN UN CAMPO DI GRANO Il papavero rosso come il fuoco, fiero e impettito sul ciglio di una strada di campagna svetta. Solo, lontano

dagli altri papaveri al centro nel campo di grano, non chiede e non si agita. Ondeggia la vento primaverile, si culla, scherza, mantiene intatti i suoi petali. Il suo coraggio è stato premiato: da alcuni giorni è ancora li, soddisfatto e intriso di vento e pioggia. Rocchina Morgese

A SPERETTE DU SOLE (FOGGIA) Che fride che fàce stàmmatine, si nun ere pe te, nun ce stéve qua, vicine a te me fàce stà mégghje. U viunde fridde nun me fàce ninde. Vularrie sta’ sembe vicine a te pé sende ogne mimende i calore tuje. Che faje mò, te ne vàje e me lasse qua da sule cu stu’ fridde che m’arravogghje, statte natu poche vicine a me, nun te ne jénne. Ije, u sàcce che te ne ji, ma nun me despeére t’aspètte dumane, sembe qua, a stessa ore p’avé ancore da te natu poche de calore. Raggio di sole Che freddo che fa stamattina // se non c’eri non starei qua // vicino a te sto bene: // Il vento freddo non si avvicina. // Vorrei stare sempre vicino a te // per

sentire il tuo calore. // Che fai adesso vai via e mi lasci // da solo con questo freddo che mi avvolge, // Stai un altro po’ vicino a me, non andare via. // Io so che devi andare via, ma non mi dispero // ti aspetto domani , sempre qua, alla stessa ora // per avere ancora da tre un po’ di calore. Antonio Santoro

‘U CAVALLE DE NANNARÒNE (FOGGIA) C’’u timbre s’ére fatte cchiu anzianotte; stéve nd’ â stalle sémb’e a ppàgghi’ e avéne. Nannaròne ‘u vulve tanda bbéne: per isse avéve vinde tanda lòtte e ggrazzi’ a qquilli ciàmbe de recòtte! ‘E corse ‘n ze pigghiàve maje veléne pure vedénne ca venéve méne. Avastàve che ‘u tammùrre désse ‘a botte e ‘a bbànne accumenzàsse na sunàte, che ‘u cavalle che nninde s’avezàve: pùre si l’ate s’éren’ abbijàte ére sémb’isse ‘u prime che arriàve. Dop’ ‘a vittorie, stracque e ffadegàte, svenùte, nd’ â ‘u carrozze, s’arretràve. Il Cavallo di Nannarone Col tempo si era fatto più anzianotto; / stava nella stalla sempre a paglia e avena. / Nannarone gli voleva tanto bene: / per lui aveva vinto tante gare / e grazie a quelle zampe di ricotta! / Alle corse non aveva mai preoccupazioni / pure vedendo che (il cavallo) stava per venir meno. / Bastava che il tamburo desse il colpo / e la banda cominciasse una suonata, / che il cavallo con niente si alzava: / pure se gli altri si erano avviati/e era sempre il primo ad arrivare (al traguardo). / Dopo l a vittoria, stracco e affaticato, / svenuto, nel carretto, si ritirava. Osvaldo Anzivino


205/55 205/55 225/45 195/55

R16 R16 R17 R16

91V Bridgestone 91V Dunlop 94 w-xl Hifly Sunitral

¤ ¤ ¤ ¤

85,00 82,50 85,00 77,50

205/60 R16 92V Hifly

¤79,00

195/65RIS 91H Michelin

¤ 75,00

195/60RIS 88H Firestone

¤ 77,50



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