Lo Sguardo sui 5 Reali Siti - Marzo2012 -

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Siamo prossimi a celebrare l’evento più importante del cristianesimo: la resurrezione di Cristo. Per attraversare il tempo della Quaresima e giungere alla Pasqua, ho letto tutto il capitolo 20 del vangelo di Giovanni. Con semplicità ho cercato nelle parole del vangelo il senso profondo della fede riguardo alla resurrezione del Cristo. Mi sono immerso nella lettura cercando di cogliere la profondità dell’essere spirituale ed esistenziale, tralasciando quindi la ricerca esegetica e speculativa. La prima verità che ho colto è stata la dimensione dinamica della narrazione. Ho avvertito il bisogno di abitare la resurrezione più che spiegare cosa essa sia, comprenderla e comunicarla come esperienza di vita. Mi domando, quindi, come uomo credente in Cristo, dove abita il Risorto, dove si manifesta la sua resurrezione. Credo, infatti, che l’evento della resurrezione non sia una verità da dimostrare, da definire razionalmente né tanto meno da serbare come una verità astratta. La resurrezione è un accadimento dinamico che appartiene alla storia non solo del passato ma del nostro presente. Il Cristo risorto in quel tempo risorge ancora oggi nel nostro presente. Perciò è una verità da annunciare, da testimoniare, da abitare. Una verità che va vissuta e che si svela solo lungo la strada che percorriamo come i discepoli di Emmaus. Il Cristo risorto non è rinchiuso nel sepolcro di pietra. Egli è tra i vivi e nei viventi, è sulla strada e nella storia. Nel racconto della resurrezione non m’interessa il fatto di cronaca in se stesso. La resurrezione del Cristo è un evento di fede narratoci in un certo modo, con una certa cultura in un certo tempo storico. Sappiamo dei tanti sforzi di alcuni che cercano le “prove” evidenti o scientifiche della resurrezione di Gesù. Si vorrebbe spiegare, per esempio, come Gesù post-pasquale potesse attraversare le porte chiuse o trapassare le mura senza scalfire un calcinaccio; come Egli abbia potuto sottrarsi alle leggi che regolano l’universo della materia. Questi ragionamenti mi lasciano indifferente. La fede davanti al Cristo risorto è nuda come nudo era Cristo sulla croce. Prediligo accogliere semplicemente le parole di Giovanni: “Beati quelli che hanno creduto senza aver veduto”. La fede è in primis fiducia in Cristo risorto, una fede che non è senza conseguenza nella vita. Pertanto non basta dire “Cristo è

risorto” ma occorre farlo risorgere in ogni istante della storia, risorgere in ogni atto d’amore, risorgere quando si riscatta l’oppresso, quando si libera un prigioniero, quando si fa giustizia ai perseguitati, quando si costruisce una giusta pace. Pensare la resurrezione è abitarla concretamente. La resurrezione non è soltanto qualcosa che verrà, ma è qualcosa che già c’è. La nostra forza è la forza del Cristo risorto che ci aiuta a realizzare il Regno di Dio, quel “Regno che è in mezzo a voi” (Luc. 17,21). Gesù disse ai suoi discepoli che sarebbe risuscitato dopo tre giorni. Era un modo per dire presto, un presto che è ora. Riguardo poi alla resurrezione ultima non spetta a noi conoscerla né tanto meno definirla. Noi possiamo solo attendere con fiducia la parusia, il ritorno di Cristo in mezzo a noi, lo aspettiamo con amore e operosi nella libertà di figli di Dio.


Interrogazione di Annese sui Buoni Lavoro Lorenzo Annese, Consigliere Comunale dei “I Riformisti” ha inviato una interrogazione al Consiglio Comunale per sapere quanto segue: Premesso che Il Consiglio comunale nella seduta del 21 dicembre 2011 ha approvato all’unanimità dei consiglieri comunali presenti la deliberazione n. 49 avente ad oggetto: programmazione e utilizzo voucher (Buoni Lavoro) per lavori occasionali; nel suo intervento il sottoscritto, nel dare il voto favorevole, invitava l’Amministrazione comunale a creare degli idonei adempimenti esecutivi per evitare raccomandazioni ed imparzialità nell’assegnare i buoni lavoro, ed una turnazione agli aventi diritti. Inoltre, il Consiglio Comunale, demandava alla Giunta Comunale i conseguenti adempimenti. Ebbene, alla luce di quanto sopra, il sottoscritto, vuole sapere dalle SS.LL., quanto segue: quali adempimenti ha posto in essere la Giunta Comunale per far sì che gli aventi diritto possano accedere ai buoni lavoro? Con quali criteri e con quali modalità, tali atti sono stati assunti? E da chi? I Riformisti chiedono lo stato di calamità I Riformisti di Orta Nova a seguito delle abbondanti precipitazioni nevose su tutto il territorio comunale del mese di febbraio scorso, che hanno messo in ginocchio tutto il mondo agricolo, hanno inviato, a firma del segretario Gino Guglielmo, la proposta di dichiarazione di stato di calamità. Nella missiva si legge: “Premesso che, si presume che in tutta la Provincia le abbondanti nevicate abbiano prodotto danni per circa 20 milioni di euro, circa il 5% del PIL agricolo; nel nostro territorio e dei comuni dei Cinque Reali Siti nel settore delle coltivazioni agricole risulta distrutto il 50% degli ortaggi invernali, quali cavoli, verze, cicorie, carciofi, radicchio, broccoli e insalate. Ebbene, alla luce di quanto sopra, I Riformisti di Orta Nova, per venire incontro alla disastrosa situazione economica dei produttori agricoli, propongono che l’Amministrazione Comunale comunichi alla Regione Puglia ed al Prefetto di Foggia la “dichiarazione stato di calamità naturale a seguito delle precipitazioni nevose del mese di febbraio 2012”.

Siamo sicuri che l’Amministrazione comunale sensibile a tali problemi, adotti i provvedimenti del caso, e faccia sentire la propria solidarietà a tutti gli operatori agricoli del nostro territorio”. 5° Memorial Giuseppe La Vacca Si svolgerà domenica 22 aprile prossimo il 5° Cicloraduno dei 5 Reali SitiMemoriale Giuseppe La Vacca. La manifestazione ciclistica non agonistica è organizzata dall’A.s.d. “Francesco Moser” di Orta Nova, il percorso di 66 km toccherà le strade provinciali per Stornara, Stornarella, Ascoli Satriano, Ordona e Carapelle. Il raduno è fissato alle ore 8,00 presso l’area di servizio dei fratelli Curci, in Viale Ferrovia. Il Cim di Orta Nova carente di personale Il Centro di Salute Mentale di Orta Nova è “un presidio sociosanitario fondamentale per l’intera comunità dei 5 Reali Siti e non può essere chiuso, certamente non senza offrire una valida alternativa alle centinaia di cittadini che vi fanno ricorso”. Il sindaco Iaia Calvio offre il proprio sostegno “istituzionale e personale” alla determinazione della Commissione Servizi Sociosanitari dell’Unione che ha deliberato la richiesta di un incontro formale con il direttore generale dell’ASL Foggia Attilio Manfrini per avere informazioni circa l’operatività futura del servizio di assistenza psichiatrica nel distretto di Cerignola. È a quest’ultimo che fa capo il

C.I.M. ortese presso cui lavorano un infermiere e un’assistente sociale part time, mentre non sono più in organico il medico psichiatra e lo psicologo; per cui gli utenti che necessitano della loro assistenza devono recarsi a Cerignola, dove pure ci sono gravi carenze di personale. “Le due persone che operano a Orta Nova possono a stento garantire assistenza ai pazienti, figuriamoci se sono in grado di supportare i loro familiari nella comprensione e gestione delle patologie psichiatriche. Chi amministra servizi di questo genere deve lavorare per alleviare le sofferenze e non per infliggere ulteriori disagi a chi già soffre - conclude Iaia Calvio - per cui mi aspetto un intervento deciso e risolutivo del direttore generale, della sensibilità e disponibilità del quale non posso e non voglio dubitare”. Premiati a Taranto i ballerini ortesi Nel febbraio scorso nel palazzetto dello sport di Taranto si è disputata la “2° Tappa di Coppa Puglia Fids”. A partecipare sono stati i ragazzi del “Team Cuore Giso” dei maestri Ruggiero Cuore e Libera Giso, che su 200 coppie e 80 gruppi hanno occupato in tutte le discipline il podio, conquistando la medaglia d’oro e d’argento nelle danze Standard e Liscio Unificato Maria Tarantino Antonio Procaccino e Sara GisoVincenzo Pasqua nella categoria 6/9 anni C3. Altre soddisfazioni sono il piazzamento della coppia Martina Pia Longo - Tommaso Lamanna che portano a casa la medaglia di bronzo nelle danze Latino Americane 16/18 anni C1 e quello otte-


nuto dai ragazzi dell’Under 11 conquistando la medaglia d’argento nelle Choreographic Dance. Il Team Cuore Giso in collaborazione con il Team Galeone Calignano, dei maestri Gianfranco Galeone e Biagina Calignano, aspettano il calcolo dei punteggi di questa prova per sapere se sono riusciti a raggiungere la vetta della classifica del circuito pugliese dato che occupavano la terza posizione. La danza sportiva grazie all’alta qualità e professionalità dei maestri Ruggiero Cuore e Libera Giso sta assumendo un ruolo molto importante in questo paese. Quali sono i progetti di queste grandi scuole? “Sono quelle di far diventare anche Orta Nova un punto di riferimento importante per la danza sportiva, portando: qualità, professionalità e tanta voglia di ballare”.

Giornata del Ricordo caduti in guerra Anche quest’anno sarà celebrata la “Giornata del Ricordo Caduti in Guerra”, l’evento organizzato dalla sezione ortese dell’ANFCDG presieduta da Saverio Pandiscia si svolgerà domenica 18 marzo prossimo presso la Parrocchia del S.S. Crocifisso, con la celebrazione della S. Messa presieduta da don Ignazio Pedone ed animata dal Coro dei ragazzi della Parrocchia diretti dal M. Giorgio Maffione.

Orta Nova ha accolto, dal 5 al 18 febbraio, la Missione Giovani “I want you! Mission possible”, un evento organizzato dalla comunità parrocchiale del Santissimo Crocifisso, in collaborazione con il Vescovo della Diocesi S.E. Mons. Felice Di Molfetta, i Missionari Oblati di Maria Immacolata e una ventina di ragazzi provenienti da tutta Italia pronti a dare un valido contributo nelle numerose attività quotidiane. Il via si è avuto con una celebrazione eucaristica officiata dal Vescovo, che ha assegnato il mandato a giovani e adulti della parrocchia, consegnando loro la preghiera della Missione e una piccola croce come segno del loro impegno a rinnovarsi a immagine di Gesù Cristo. Le due settimane successive sono state contrassegnate da una serie di incontri e appuntamenti finalizzati a volgere uno sguardo attento e scrupoloso al delicato mondo giovanile, da parte di adulti laici e consacrati desiderosi trasmettere alle generazioni future il dono della vita cristiana: e la missione, ironia del destino, è giunta in un momento quanto mai propizio per la comunità ortese, sconvolta da continui e purtroppo interminabili episodi di bullismo e criminalità compiuti da adolescenti senza scrupolo. E così la Mis-

sione ha rappresentato una novità per Orta Nova, in quanto è stata la prima dedicata a una fascia di età compresa tra i 14 e i 25 anni, con l’obiettivo, come disse Papa Giovanni Paolo II nella Redemptoris Missio, “di rinnovare la Chiesa, rinvigorire la fede e l’identità cristiana, dare nuovo entusiasmo e nuova motivazione”, in modo da lasciare il segno nel cuore di tanti giovani ortesi e aiutare gli adulti ad educare alla fede con il coraggio dei testimoni. Il programma della Missione è stato assai intenso, coinvolgendo quattro binari formativi: visita ai giovani (presso scuole, case e ambienti di vita), centri d’ascolto e di annuncio al Vangelo (sette case in cui sperimentare in maniera personale ed esistenziale la persona di Gesù, ascoltare la Parola di Dio e dialogare e riflettere sui problemi della vita), la preghiera del mattino (tenutasi ogni mattina alle 8 presso il campetto del Liceo Classico Zingarelli) e i workshop (laboratori di lavoro in cui ognuno ha potuto mettere a disposizione la sua creatività per favorire l’amicizia e l’accoglienza reciproca). Un autentico e sano “terremoto” spirituale ha attraversato i sentimenti dei giovani partecipanti in prima persona alla missione che, con occhi pieni di

Riceviamo e pubblichiamo una lettera del nostro affezionatissimo lettore il dott. Pasquale Larovere: Caro Annito, in riferimento al tuo “commento”: nessuno più di me può capirti data l’analoga situazione in cui mi trovo con la mia “creatura” (n.d.a.

Il dott. è il fondatore e presidente de “El Salvadanèe Nuovo, associazione benefica meneghina). D’altra parte, i sacrifici che facciamo sono ripagati rispettivamente dai lettori e dai beneficiari e stima, considerazioni e premiazioni da parte delle autorità cittadine e nazionali. Per quanto riguarda il mio incoraggiamento devo sostituire il bravo in bravissimo. E un plauso a tutti i tuoi collaboratori. Infine il deficit al 40% nella speranza di ridurlo, almeno per questo esercizio al 39% ti allego un assegno di euro 500,00. Saluti a tutti e famiglia un abbraccio. Pasquale Larovere

entusiasmo, parlano di due settimane in cui “i missionari hanno portato gioia e speranza, dando alla comunità una forte testimonianza e intensa esperienza di evangelizzazione, affinchè il Vangelo diventi il punto di riferimento della nostra vita”. Un evento importante che però, come ha sottolineato don Ignazio Pedone, “avrà avuto un significato solo se avrà lasciato tracce indelebili nella realtà di tutti i giorni in ciascuno di noi”.


La sua ultima uscita pubblica risaliva a fine maggio scorso, quando, in vista del ballottaggio Calvio-Porcelli per l'elezione a sindaco, spiegò che lui e la sua lista civica “Orta Nova Per il Bene Comune” non sarebbero andati a votare in quanto nessuno dei due candidati era in linea con il programma della lista. Dopo una conferenza al Palazzo Ex Gesuitico, il 4 marzo scorso il giornalista freelance Gianni Lannes è tornato a parlare in Piazza Pietro Nenni, con una lunga e attenta analisi politico-economica sulla situazione di Orta Nova. “Siamo l'unica opposizione politica” ha subito precisato l'ex candidato sindaco “e malgrado la nuova Giunta la situazione non è cambiata: siamo passati dal clan Moscarella alla cricca Calvio, sempre a danno della popolazione”. L'indice è puntato soprattutto contro il PIRP Reale Sito: “dal bando regionale del 2006 l'Amministrazione Comunale Moscarella ha avuto 2 milioni di euro destinati a riqualificare le periferie, con la possibilità di dare suoli pubblici ai giovani a un prezzo calmierato, ma l'affare si è trasformato nell'ennesima speculazione edilizia a vantaggio dell'impresa Festa Costruzioni, su Via Gronchi, e la catena di supermercati “Penny Market” in Viale Ferrovia: in quest'ul-

timo suolo la concessione rilasciata nel 2010 dal responsabile dell'ufficio tecnico Vece alla ditta Marseglia Antonio prevedeva la realizzazione, secondo Piano Regolatore, di una pista ciclabile, dove prima vi era un podere di proprietà della famiglia Sacchitelli, con annesso rigoglioso vigneto”. La vicenda prosegue poi con la modifica della convenzione con le delibere numero 97 del 9 luglio 2010 e 183 del 15 dicembre 2011, divenendo il suolo destinato a insediamento commerciale: “La ditta Marseglia Antonio cede i 4500 metri quadrati del suolo comunale alla società immobiliare lombarda Repros, che a sua volta favorisce la costruzione del supermercato Penny Market del gruppo tedesco Rewe, inaugurato due settimane fa: insomma si è assistito ad amministratori pubblici a tutela di interessi privati!”. Lannes ha poi sottolineato come l'altro suolo interessato dal PIRP Reale Sito su Via Gronchi “sia stato concesso alla ditta Festa Costruzioni per la realizzazioni di abitazioni private vendute a un prezzo di ben 140.000 euro, altro che suoli destinati alla riqualificazione delle periferie!”. Infine non sono mancate stilettate verso il cantiere della Scuola Media Pertini (“a febbraio è crollata un'ala interessata dai lavori, che tra l'altro

dovevano essere ultimati il 9 aprile 2009: secondo le relazioni tecniche dell'ingegner Vece metà di quell'edificio rischia ancora di crollare”) e l'agognata questione rifiuti, culminata con una diffida al sindaco Calvio (“il 70% dei cassonetti della nettezza urbani sono privi di copechi, rotti, mai disinfestati e spesso i rifiuti tracimano finendo davanti abitazioni e esercizi commerciali: inoltre la raccolta differenziata è nulla, e se entro il primo gennaio 2013 non si raggiunge il 65% si incorrerà in sanzioni che peseranno sulle casse comunali, già martoriate da un debito pubblico deliberato in 14 milioni di euro”), e inoltre è stata evidenziata la proposta di “costituire un consorzio di tutte le realtà produttive locali per difendere i prodotti della terra e averne la tracciabilità”. Insomma Gianni Lannes, rappresentante di un piccolo movimento che ha raccolto 1300 voti alle amministrative “da gente onesta e senza giochi di potere” è tornato e anche stavolta i suoi attacchi saranno destinati a far rumore e dividere l'opinione pubblica, a cui è stato consegnato un dossier intitolato “Mani sporche sulla città di Orta Nova” consultabile anche sul blog http://ortanovapbc.blogspot.com/ che descrive nel dettaglio i fatti.

Fontane asciutte, rovinate dall’incuria, abbandonate! È questo il drammatico quadro di desolazione che il nostro lettore facilmente può cogliere, facendosi attento osservatore della realtà che lo circonda. Le fontane ad Orta Nova, muoiono ogni giorno un po’ di più, sotto l’occhio distratto di abitanti ed Enti pubblici, preposti al loro funzionamento ed alla loro tutela. Già, ma chi sono questi soggetti preposti? Generalmente, il Comune per la manutenzione ordinaria di tali beni e, l’Acquedotto Pugliese per quanto attiene, invece, l’erogazione idrica. In tutti i modi sta di fatto che ad Orta Nova, riuscire a trovare uno zampillo di acqua potabile, sta diventando un’impresa quasi impossibile. L’incuria invece quella si, regna sovrana. Tante di queste fontane sono diventate infatti vere e proprie latrine a cielo aperto, dove l’acqua è come un miraggio nel Sahara. Già, ma non sarebbe forse il caso, di monitorare tutte le fontane esistenti nel territorio? Ci ha provato il nostro giornale, ed il quadro che ne è emerso risulta tutt’altro, che confortante. Eh già, perché si fa prima a dire dove l’acqua sgorghi realmente, come dalle fontane di Corso Lenoci e di Via Papa Giovanni. In questa desolazione, invece, facilmente ci si può imbattere in fusti verdi scoperchiati, per lo più utilizzati come un grande cestino della spazzatura. È il caso della fontana collocata in Via Filippo Turati vicino la rotonda, dove l’assenza di acqua rischia di trasformarsi in emergenza sanitaria

per la collocazione in loco, di mercatini rionali a carattere giornaliero. Pochissima acqua fuoriesce poi, dalla fontana di Via Duca degli Abruzzi e da quella, collocata al centro di Piazza Pietro Nenni. In quest’ultima risulta anche impossibile poter bere, per un fatto igienico. Assenza totale d’acqua, si riscontra invece in quella collocata al termine di Piazza Pietro Nenni, ridipinta da mani ignote di un color verde pisellino, che definire pacchiano è già un complimento. Mentre c’è acqua in quella di Via Regina Margherita, ma la fonte si presenta sporca e piena di erbacce. Se poi da un lato, la quasi totalità delle fontane da noi visitate si presentano quasi completamente a secco dall’altro, va segnalato il caso assai anomalo della fontana collocata nella Villetta Sant’Antonio, dove l’acqua fuoriesce in abbondanza ed a ciclo ininterrotto. Ci permettiamo di girare un suggerimento ai “soggetti interessati”: non sarebbe forse il caso di installare un rubinetto, per evitare un simile spreco d’acqua? Registriamo infine il caso, quanto mai curioso, della fontana antistante il Complesso Ex Gesuitico che risulta incomprensibilmente rimossa, data la collocazione centrale della stessa. Quando è accaduto? Chi lo ha deciso e soprattutto: che fine ha fatto? Per concludere inoltre, con l’approssimarsi dell’estate e l’avvento del caldo torrido sempre più anziani, bambini ed immigrati alla continua ricerca di un po’ di refrigerio, lo cercheranno senza trovarlo abbeverandosi

a queste aride fonti. Si lo sappiamo tutti ormai, il prossimo futuro non sarà certo roseo e le fontane sono costose e difficili da gestire, i fondi sono scarsi e bisogna cercare di risparmiare il più possibile; pur tuttavia l’acqua rimane un bene pubblico primario, da garantire a tutti. E non chiamatela falsa retorica, ma non ci sembra davvero giusto che un anziano con la sola pensione sociale, debba comprare una bottiglia d’acqua al bar, ogni qual volta ha sete e si trova lontano da casa!


Negli ultimi anni la Biblioteca Comunale “Vittorio Feola” di Orta Nova è divenuto il punto d’incontro e di scambio culturale, prediletto da gran parte dei giovani non solo del luogo, ma di tutto il comprensorio dei Cinque Reali Siti. Inaugurata il 23 marzo del 2005 dall’Amministrazione Vece, in presenza di illustri autorità regionali e provinciali tra le quali lo stesso Presidente di Palazzo Dogana dott. Carmine Stallone, l’importante Istituzione Bibliotecaria ha vissuto un periodo di grande vivacità culturale, che continua ancor oggi, nonostante il momento di forti ristrettezze economiche che ha investito l’intero Stivale. In tutti i modi, è pur vero, che l’importanza ed il prestigio di tale Istituzione Culturale appaiono incontrovertibilmente legati non tanto ad opportune scelte politiche, quanto all’impegno ed alla passione viscerale che lo stesso staff di dipendenti comunali mette nel proprio lavoro quotidiano, assicurando un servizio dagli standard qualitativamente alti a tutta l’utenza che vi si rivolge. “Gli inizi sono stati tutt’altro che semplici”, ricorda Sabina Gravina che insieme alla collega Paola D’Elia coordina la Struttura Bibliotecaria, “noi siamo arrivate qui tra il 2008 ed il 2009, provenienti dalla Scuola dell’Infanzia Comunale di via Mameli e di via Piccinni. Dall’insegnamento ai bambini, ci siamo ritrovate catapultate in questa nuova avventura. Tuttavia senza perderci d’animo, ci siamo immediatamente rimboccate le maniche ed abbiamo lavorato per realizzare l’importante risultato che confluisce in questa realtà, che è oggi ben visibile a

tutti i nostri frequentatori. Grazie alla partecipazione al “Progetto Aracne”, promosso dalla Magna Biblioteca Capitana di Foggia, ed all’impegno ed alla caparbia della stessa Paola, abbiamo ottenuto nuovi arredi ed una cospicua dotazione di nuovo materiale librario. A questo punto, avvalendoci della preziosa collaborazione di Filomena Mangiacotti e Antonietta Liscio, che provvedono giornal-

mente alla pulizia e all’igiene dei locali della struttura, nonché del valido aiuto di Luigi Russo addetto ai servizi di ricezione al pubblico, abbiamo riorganizzato tutto il materiale in dotazione alla Biblioteca, riportando in particolare alla luce testi ed altri lasciti, che per mancanza di adeguati spazi e strutture espositive, fino a quel momento giacevano abbandonati alla polvere ed al degrado degli anni. “Il passo successivo”, prosegue Paola D’Elia, “è stato quello di attivare un lento processo di conoscenza col territorio ed in

particolare con le scuole. In quest’ottica è nato il nostro primo progetto, Famiglie in Mostra del 2009, e i tanti che sono seguiti come il recente Natale al Cinema … nella tua Biblioteca. Questo lavoro ha dato in breve i suoi frutti, portando a vere e proprie forme di collaborazione con tutte le scuole. In particolare sono, ad oggi, frequentissime le visite da parte delle scolaresche elementari. La Scuola Media ha invece promosso un coinvolgente progetto di lettura e recensione dei libri, rivolto agli studenti che periodicamente ci fanno visita, durante tutto l’anno. È anche importante sottolineare come, questo legame culturale che si crea a partire dai più piccoli, non venga affatto interrotto nel tempo. Grande soddisfazione nasce infatti dal constatare, la presenza di tanti studenti provenienti dagli Istituti Superiori e dalle Università, che nel pomeriggio affollano le sale studio della Biblioteca; potendosi in particolare avvalere per le proprie ricerche di ben sei postazioni telematiche gratuite (di cui una riservata ai portatori di handicap), e di un servizio di fotocopie anch’esso gratuito, oltre che della consultazione di numerosi autori ortesi”. In conclusione un ruolo centrale va, meritatamente, riconosciuto alla Biblioteca dedicata al Maestro Feola, all’interno di quel contenitore culturale che si è venuto definendo negli anni nel Complesso Ex Gesuitico, con l’attrezzata Sala Convegni e gli spazi gestiti da prestigiose associazioni quali, l’Unitre, L’Associazione Culturale l’Ortese, l’Unione dei Cinque Reali Siti, l’Associazione di Studi Storici I Cinque Reali Siti e la Filarmonica del Maestro Zicolillo.

L’Associazione Culturale Agorà di Orta Nova ha rinnovato il consiglio direttivo dei soci durante l’assemblea dello scorso 6 marzo. Nuovo presidente è Attilio Acquistapace, che ritorna a coprire questo incarico dopo alcuni anni e subentra a Domenico Spinelli, presidente nell’ultimo triennio; sarà coadiuvato dal vice Paolo Paglialonga, dal segretario Silvestro Martucci e dal tesoriere Rino Cassotta. A completare l’organigramma ci sono poi i consiglieri Domenico Spinelli, Antonio Paglialonga e Dino Tarantino. L’associazione, nata nel 1999 su volontà di alcune persone desiderose di unirsi per favorire la promozione culturale e sociale nel nostro paese,

in particolar modo Dino Tarantino, ha visto come primo presidente Antonio Calvio e si è, sin dalla sua origine, contraddistinta nel svolgere eventi di ampia portata destinati a raccogliere fondi per famiglie bisognose ed enti no profit impegnati nel fornire servizi assistenziali e sanitari. Ed in tal senso il Concerto della Solidarietà rappresenta ogni anno, durante il periodo natalizio, un momento per aiutare gli altri con un piccolo gesto di generosità: l’edizione del 2011 ha visto come protagonista la straordinaria performance musicale del Trio Manouche Jazz presso i locali della Parrocchia S.S. Crocifisso e il ricavato del prezzo del biglietto è andato interamente

in beneficienza ai poveri della comunità parrocchiale di don Ignazio. L’Agorà si impegna anche nell’organizzare convegni culturali (ne è esempio quello organizzato in collaborazione col Circolo Neoborbonico “Orta di Capitanata” a novembre scorso sul tema dell’unità d’Italia) reading letterari e dibattiti sociali. “Il mio obiettivo è di continuare la strada intrapresa sin dal 1999” ci fa sapere il neopresidente Acquistapace “nel segno della solidarietà e aiuto al prossimo”: e siamo sicuri che grazie a suoi trentuno soci Agorà diventi sempre più, seconda la sua accezione dalla lingua greca, un cuore pulsante di attività culturali.


Amate, celebrate e idealizzate da secoli nella poesia, sottomesse ed ignorate per molto tempo nella vita privata, escluse e poi discriminate nel lavoro, le donne sono sempre state protagoniste, in un modo o in un altro, di vicende che hanno portato ad un cambiamento dell'universo femminile. Sarebbe troppo lunga da ripercorrere qui l'intera storia che ha portato le donne a svincolarsi da alcuni pregiudizi atavici. Basti ricordare i fattori che accomunano e uniscono molte donne: la forza, la determinazione e la grinta per superare gli ostacoli e cercare di reinventarsi come donna, mamma, moglie e lavoratrice. In Italia, proprio nel mondo del lavoro la situazione femminile è ancora indietro rispetto agli altri paesi europei dove la percentuale delle donne che lavorano è più alta, le possibilità per una donna di trovare un'occupazione sono maggiori e i diritti delle donne che hanno figli e vogliono continuare a lavorare vengono ampiamente tutelati. Negli ultimi anni si parla molto di agevolazioni per le giovani donne che desiderano trovare lavoro o aprire un'attività per conto proprio, offrendo, attraverso varie tipologie di finanziamenti, a fondo perduto oppure da restituire con bassi interessi nell'arco di pochi anni, il capitale necessario per l'avvio dell'attività lavorativa. In questo contesto vogliamo raccontare la storia di chi è riuscito a dare vita ad un progetto dopo aver ottenuto i contributi statali. Veronica Di Gaetano e Maria Gonnella hanno aperto circa tre anni fa a Carapelle la ludoteca “Il Paese dei Balocchi”. Quando hanno cominciato i preparativi per il loro progetto erano entrambe studentesse universitarie, lavoravano e allo stesso tempo portavano a termine i loro studi. Ora sono laureate, Veronica ha una laurea triennale in Scienze e tecnologie alimentari e due lauree magistrali, una in Scienze e tecnologie alimentari e un’altra in alimentazione e nutrizione umana, Maria ha studiato Lettere moderne e si è specializzata in Filologia moderna. La loro passione, tuttavia, è partita dai banchi delle scuole superiori, hanno conseguito il diploma magistrale e da allora ha preso il via un'esperienza indirizzata alla formazione dei bambini. Hanno subito fatto tirocini nelle scuole materne ed elementari, hanno svolto volontariato per bambini con difficoltà, Veronica è stata per molti anni animatrice per i bambini presso varie strutture turistiche, Maria ha spesso lavorato come baby-sitter. L'apertura della ludoteca è quindi il coronamento di un percorso interamente rivolto ai bambini, scandito da una formazione specifica e mirata che ha fornito loro i requisiti necessari per una struttura qualificata e adatta ai bisogni dei più piccoli. Domanda: Dott.ssa Di Gaetano, come avete avuto l'idea di una ludoteca? Risposta: Ci siamo poste la domanda 'cosa manca a Carapelle e nei cinque reali siti?' La risposta è stata questa, manca un punto

di ritrovo per i bambini, per favorire la loro socializzazione e aiutare le mamme che lavorano, le quali possono affidare i figli ad una struttura qualificata. L'unica nota dolente sono (ridendo) le tasse! D.: In che modo avete realizzato il vostro progetto? R.: Il primo pensiero è stato su come poteva essere il locale da un punto di vista strutturale, abbiamo poi pensato alla gestione facendo calcoli ed analisi, una fase non semplice che abbiamo curato nei minimi dettagli senza tralasciare la considerazione di ogni bisogno dei bambini e dei loro genitori. D.: Successivamente avete richiesto dei contributi? R.: Sì, abbiamo inoltrato una domanda di finanziamento alla Regione Puglia per la micro-impresa, siamo state chiamate per diversi colloqui volti ad attestare le nostre competenze e la validità del progetto, che ha, infine, avuto un riscontro positivo dovuto alla sua originalità e innovatività. D.: È stato lungo l'iter burocratico? R.: Molto lungo, circa un anno e mezzo prima di poter cominciare i lavori all'interno del locale. Inoltre sono stati effettuati controlli dagli esperti dopo l'apertura e a distanza di un anno e così via. D.: Avete inaugurato la ludoteca alla fine del 2008. Da allora, come procede la vostra attività? R.: La risposta della gente è risultata buona e credo che ciò sia dovuto al fatto che noi lavoriamo sodo, programmiamo eventi, organizziamo corsi come ad esempio il corso in

lingua inglese con insegnante madrelingua, realizziamo feste di compleanno con spettacoli ed animazione. Pensiamo anche alle mamme: ad esempio abbiamo tenuto un corso di origami nel periodo natalizio e ci riserviamo di fare qualcos'altro per loro. E se il comune di Carapelle accetterà una nostra proposta di collaborazione già inoltrata tempo fa avremmo la possibilità di promuovere iniziative di gioco anche per i bambini di famiglie meno abbienti. D.: Qual è il vostro segreto? R.: Siamo precise, determinate, cerchiamo di dare il meglio per i bambini. Alla base, infatti, c'è l'amore per loro, per il benessere e il divertimento dei più piccoli. Veder sorridere e giocare un bambino ci fa sentire soddisfatte di quello che siamo riuscite a realizzare. Sul nostro volantino abbiamo voluto riportare anche una bellissima frase di Pablo Neruda che ci rappresenta: “Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé”. La ludoteca aperta a Carapelle dalle due dottoresse è un esempio di cosa riescono a fare le donne quando vengono date loro le possibilità e i mezzi per affermarsi nel mondo del lavoro. L’8 marzo è stata proclamata dall'Unesco nel 1977 giornata internazionale della donna. Non bisogna però ricordarsi di loro soltanto in un giorno ma tutti i giorni. Ci sono casalinghe, donne che guidano camion e taxi, manager, dirigenti di aziende, donne soldato che ogni giorno svolgono il loro lavoro e allo stesso tempo non perdono la femminilità. Grandi o piccole, le donne sono sempre speciali!


“Lo Sguardo sui Cinque Reali Siti”, è il nome nuovo della testata giornalistica che da gennaio 2012 Annito Di Pietro ha deciso di dare al suo organo di informazione e cultura a circa dieci anni dalla sua fondazione. “L'Ortese”, si è presentato ai suoi lettori come un fedele veicolo di notizie e di eventi importanti dei nostri territori, ora anche con un sicuro strascico di nostalgia, si chiude un periodo della sua storia, per allargarsi a nuovi orizzonti. Sarebbe riduttivo e sbagliato associare questa decisione di cambiamento ad un banale rifacimento del look del giornale, soltanto per meri motivi di visibilità. Per chi conosce bene Annito Di Pietro è in grado sicuramente di saper interpretare il significato di questo suo nuovo messaggio. In una situazione vissuta dalle nostre comunità, come quella attuale e per quella che a breve dovremmo affrontare, lui ha capito che è giunto il momento di rendere più partecipe il popolo dei cinque comuni, attraverso una maggiore informazione. Sa anche molto bene che un’adeguata comunicazione non rappresenta un processo attraverso il quale sono trasmesse solo informazioni, ma è innanzitutto un processo con finalità di intenti ben precisi: i destinatari della comunicazione, devono pensare e/o fare qualcosa. Perciò, cari lettori, dobbiamo augurarci, non solo da parte dell'editore e del direttore Michele Campanaro, ma anche dell'intera redazione, che questo messaggio possa essere recepito da tutti, ed in particolare dalle amministrazioni che hanno aderito all'Unione. L'importanza di tenere in vita un giornale significa rispettare un diritto fondamentale di ogni cittadino: il diritto all'informazione. Chissà, è auspicabile anche che in un prossimo futuro quello “Sguardo” ... possa finalmente diventare la “Voce” ufficiale e comune, dei “Cinque Reali Siti”. Dare impulso, e mi rivolgo particolarmente ai cinque sindaci, ad una efficace comunicazione in grado di coinvolgere più attivamente i cittadini, sarà più concreta la possibilità di riuscire a cementare quei legami ancora tanto fragili e blandi, attualmente esistenti tra le cinque comunità. Bisogna prendere coscienza che il 2012 è certamente un anno importante, anzi addirittura decisivo, per i “Cinque Reali Siti”, per la necessità di affrontare una seria e ragionata verifica sullo stato dell’Unione. Si dovrà valutare se esiste ancora una volontà comune di realizzare una reale fusione di alcuni servizi di rilevanza strategica, ovvero continuare a “giocare” con una “Unione” costruita solo sui “buoni propositi”. Secondo chi scrive, il positivo cammino dell'Unione spesso descritto nei tanti incontri ufficiali, dal sindaco di Carapelle, prof. Alfonso Palomba, non è più sufficiente a rassicurare i cittadini di Orta Nova, Carapelle, Ordona, Stornara e Stornarella. Credo che sia legittimo dubitare anche su un suo reale convincimento di quanto afferma. Traspare con molta chiarezza, nella sua ostentata politica di moderazione, la volontà di imporre a se stesso una cautela seppure sofferta, atta a soffocare o nascondere un status di quiete apparente. Lui, genuino pioniere di questa Unione, è perfetta-

mente cosciente che è sufficiente l'innesco di un piccolo “incendio” per mettere a repentaglio quel progetto, in cui ha creduto e ci crede. Sappiamo bene e non può essere ignorato, che purtroppo esiste una verità: i piccoli comuni, di norma, non sono spinti, alla cooperazione con altri comuni, da una tendenza naturale e/o spontanea, per cui è compito delle amministrazioni che rappresentano le cinque comunità attuare un intento comune ed organico. Inoltre è necessario prendere atto che il tempo delle valutazioni, delle riflessioni, ma soprattutto dei tentennamenti da parte dei cinque comuni, è abbondantemente scaduto. È assolutamente necessario procedere con speditezza affinché venga a realizzarsi una unione di fatto in grado di dare risposte concrete ai cittadini delle nostre comunità. Spero che a nessuno sfugga le conseguenze a cui vanno incontro amministratori e amministrati se non sapranno valutare con la dovuta attenzione, tutto ciò che scaturisce da una crisi economica tanto grave, legata a fenomeni nazionali ed internazionali. Sicuramente i risvolti negativi peseranno in maniera più drammatica ed immediata sulle economie dei piccoli comuni, rispetto a quelle dei comuni medio-alti. Le difficoltà legate alla grave congiuntura, per altro già presente, si faranno presto sentire molto di più, e costrin-

geranno le varie amministrazioni comunali ad effettuare feroci tagli di spesa, che per i nostri piccoli comuni provvisti di ridottissime leve fiscali, avranno effetti disastrosi, ad iniziare, per esempio, dall'assistenza agli anziani. Perciò, secondo chi scrive, una unione intercomunale, proprio perché non è mai istintiva, è necessario che venga raggiunta attraverso una risposta razionale, da parte di chi ha responsabilità di governo, se si vuole far fronte ai problemi di crescente difficoltà che puntualmente si presenteranno. Purtroppo, è d'obbligo constatare che finora le risposte date in termini di investimenti comuni o di servizi associati, non sono state affatto adeguate: in molti casi, ai buoni propositi iniziali, hanno fatto seguito un insieme di difficoltà con il risultato di paralizzare anche il più generoso progetto di cooperazione. È il caso di notare che non è così dappertutto, infatti esistono altre realtà forse spinte da differenti tradizioni politicoamministrative che riescono a determinare con risultati positivi, i comportamenti associativi dei piccoli comuni. Questo è il significato del messaggio che Annito Di Pietro attraverso lo “Sguardo......” intende lanciare sui Cinque Reali Siti.


Ascoltare - anche in seno al consiglio dell’«Unione» - parole intrise di perplessità, se non di polemica, circa il percorso compiuto dal nuovo ente sovracomunale nei tre anni trascorsi dalla sua nascita (fine 2008) ad oggi (inizi 2012) non è un segnale positivo per la tenuta del sistema, perché da un lato testimonia l’inconsapevolezza, da parte degli scettici di professione e delle cassandre di turno, della complessità dei processi di integrazione territoriale, richiedenti tempi lunghi per la loro realizzazione, dall’altro prova come molti siano ancora lontani dalla interiorizzazione profonda del télos del progetto politico-amministrativo cantierizzato. Rispetto alle finalità all’«Unione», infatti, è urgente che chiunque sia «tormentato» (si fa, per dire) dal tarlo della sfiducia/incredulità/perplessità analizzi - in via propedeutica e senza puntare il dito accusatore verso chicchessia - le cause dell’eventuale «inerzia» (tanto per usare la parola che più volte, esplicitamente o implicitamente, è riecheggiata nel consiglio tenutosi a Stornara) e si chieda se esse siano o no il portato di una ancora evanescente presa di coscienza collettiva - che non esclude alcuno - circa gli elementi unificanti e gli obiettivi comuni da perseguire, finalizzati a delineare una condivisa e forte immagine identitaria. Per non continuare, in altri termini, «a portare al guinzaglio la luna», non è necessario concentrarsi su chi debba essere il presidente del consiglio o debba occupare un seggio in commissione, ma, al contrario, è ormai improcrastinabile l’impegno incessante di tutti indistintamente - di ogni singolo consigliere «unionista», cioè - a rimboccarsi le maniche per agire concretamente, perché la «scommessa» di cui parliamo o la vinciamo insieme o la perdiamo insieme. «Stare alla finestra» è oggi un atto di inadeguatezza politica, perché è arrivato il tempo delle scelte coraggiose: è il momento opportuno, cioè, per osare di più, non solo lasciando alle spalle incertezze e dubbi, ma soprattutto per dimostrare che, per dirla con il presidente Barack Obama, è possibile farcela, se si opera di concerto e senza accettare spinte centrifughe, legate a prospettive particolaristiche e a comportamenti individualistici. Si apra, dunque - sia in seno al consiglio sia sulle pagine de Lo Sguardo, messe cortesemente a disposizione di tutti dall’editore Annito Di Pietro e dal direttore Michele Campanaro - un serio dibattito sulle scelte politiche, amministrative e gestionali inerenti le questioni dello sviluppo locale dell’«Unione» e sulle ipotesi di scenari strategici possibili, individuando priorità e obiettivi da conseguire, accanto ai percorsi da seguire, pur nella consapevolezza del difficile periodo che stiamo attraversando a livello europeo, nazionale e locale. Il Kairòs, il momento opportuno, è oggi arrivato, perché è possibile avere come partner qualificato lungo il cammino l’Università degli studi di Foggia - Dipartimento di scienze economiche, matematiche e statistiche - nelle persone di Vincenzo Vecchione, docente di politica economica, e di Luigi Longo, urbanista, che hanno già consegnato nelle mani del presidente dell’«Unione» il primo report (giugno 2011), in cui sono contenute le prime ipotesi di scenari strategici per lo sviluppo locale e delle loro interconnessioni con i territori dell’Area vasta.

Si tratta di un documento prezioso, perché, anche se a qualcuno è sembrato poco incisivo e forse inadeguato rispetto alle aspettative, è pregno di interessanti stimoli e di suggerimenti importanti, che devono essere in toto colti dalla politica, per fare in modo che i semi consegnati dal report possano attecchire e trasformarsi in rigogliose piante. Spetta ai tecnici, infatti, fornire stimoli, ma è la sfera politica che deve spingere il progetto di costruzione di un sistema locale territoriale strategico relativo all’«Unione»: per questa ragione mi permetto di suggerire a tutti la lettura delle ipotesi di lavoro enunciate nella parte finale del report, che vanno studiate, approfondite e, una volta condivise, al più presto cantierizzate, perché è da tali suggerimenti che bisogna ripartire, per fare in modo che il «territorio tartaruga» di cui parla il documento cominci a muovere i primi passi concreti verso un sistema unico di sviluppo locale. Tutto è possibile, però, se il progetto viene fondato sull’idem sentire e sulla volontà di procedere tutti insieme e non certo per linee sparse. Per questo ritengo che, per uscire dal cul de sac attuale, che consente solo manovre di piccolo cabotaggio, occorre al più presto un Comitato scientifico di coordinamento del piano, formato dai sindaci e da rappresentanti del mondo accademico ed imprenditoriale, accanto a gruppi di lavoro sugli assi strategici, costituiti dalle Commissioni consiliari integrate da esperti settoriali, perché ognuno possa dare il suo contributo in termini operativi e non solo di parole. Per il conseguimento dell’obiettivo necessita, poi - last but not least - anche una società civile forte e proiettata verso il futuro, accanto ad un clima di fiducia nel governo, ad uno slancio di orgoglio civico e ad una marcata attitudine alla cooperazione tra i diversi livelli di governo. Buon lavoro a tutti. * Ass. alla cultura dell’«Unione»


Il problema rifiuti in Capitanata e soprattutto nei comuni dei 5 Reali Siti sta diventando una vera e propria palla al piede. I volontari della Guardia Nazionale Ambientale - GNA - hanno fatto una mappatura delle discariche abusive presenti nel territorio del basso Tavoliere. Solo quest’anno hanno rinvenuto la presenza di oltre 5000 metri di discariche, sparse lungo il torrente Carapelle che vanno dal paese che ha l’omonimo nome sino a Ordona. L’ennesima scoperta è del 5 marzo scorso, dove i volontari del GNA hanno trovato cumuli di rifiuti ammassati, alcuni pericolosi, lastre di eternit, plastica, bottiglie di vetro, materassi, materiali di risulta e anche due carcasse di pecora. L’operazione è stata effettuata insieme alla Protezione Civile di Ordona. Ma lo scenario è ancor più raccapricciante, infatti, dalla mappatura fatta, ci dice il Dirigente Provinciale GNA Maccione - “siamo venuti a conoscenza che tempo fa, dove oggi ci sono cumuli di spazzatura, sorgeva un bosco, ma di questo non siamo ancora sicuri, stiamo aspettando i risultati da parte di tecnici per stabilire l’eventuale azione di un disboscamento, le indagini sono in corso”. Precedentemente sono state rinvenute altre discariche, il 20 dicembre scorso la Guardia Nazionale Ambientale coordinata dal Dirigente Provinciale di Settore Ambiente M. Losurdo ha rinvenuto una discarica abusiva di rifiuti speciali e pericolosi in agro di Ordona in zona Masseria Campete. La discarica si estendeva per circa 1200 metri quadri, una volta intervenuta la Polizia Provinciale hanno proceduto al sequestro della discarica e inoltrato il fascicolo alla Procura della repubblica del capoluogo Dauno. Stesso scenario si è presentato il 9 febbraio, ma con ben due discariche abusive di circa 800 e 1000 metri quadri nei pressi della SP 79 incrocio A 14 Adriatica Carapelle - Puglia. Agli occhi delle G.N.A. si è presentato uno scenario davvero agghiacciante, nel torrente c’èra persino un veicolo privo di targa. Il degrado ambientale è una delle minacce che colpisce maggiormente la qualità della vita, se abbiamo dei campi inquinati di conseguenza, avremo delle acque inquinate. Tutti i tipi di rifiuti restano attivi per oltre trent’anni e

attraverso processi di decomposizione in assenza di ossigeno producono biogas come il metano e l’anidrite carbonica, altamente pericolosi. Un’augurio e che il cittadino stia più attento a gettare i rifiuti sia per il rispetto dell’ambiente che per la qualità della sua vita.


Oggi non è certamente soddisfacente l’assistenza che viene erogata a favore dei cittadini con sofferenza psichica nei territori dei Cinque Reali Siti. Le risultanze delle modalità che vengono adottate per il Centro di Igiene Mentale di Orta Nova e Cerignola, ci portano a fare purtroppo una attenta ed amara considerazione: risorse umane ridotte al lumicino, o addirittura al disotto delle necessità minime di lavoro, tanto da non consentire le necessità di turn over. Purtroppo dobbiamo prendere atto che le nostre istituzioni pare che siano scarsamente interessate ai gravi problemi che affliggono quel segmento di società che soltanto un impegno costante può dare risultati positivi. In questo settore tanto delicato della nostra società ci sono molte ombre e poche luci. Per un'attenta valutazione del caso, si è riunita la Commissione Sanità e Servizi Sociali del Consiglio Sovracomunale dei Cinque Reali Siti, sotto la Presidenza del Dr. Potito Mauriello. È evidente la grave precarietà di condizioni in cui opera il Centro Igiene Mentale che dovrebbe prendersi cura dei cittadini di Orta Nova, Carapelle, Ordona, Stornara e Stornarella. Le denunce inviate ai vari organi competenti anche regionali sono veramente tante, ma sino ad ora le risposte a tali richieste sono finite in assordanti silenzi. “Sono l'unica dei vecchi operatori a prestare ancora il mio ruolo presso il suddetto servizio, affrontando molti ostacoli, e l'unico filo che mi lega al servizio è la vocazione verso la sofferenza dei pazienti, i quali silenziosi e con grande dignità ed umiltà, ci chiedono di non abbandonarli” ... così, angosciata, si è espressa in un accorato appello alla società civile l'Assistente sociale dott.ssa Maria Assunta Mancini, che intende rendere più efficiente il lavoro della struttura. “Visto che hanno donato a noi il loro cuore e la loro storia personale, vi chiedo di non abbandonarli e con un po' di buona volontà potenziamo il servizio a favore di una fragilità semplice-spontanea. Non è giusto cancellare la storia e le esperienze” ..... continua ancora la dott.ssa Mancini. Il nostro giornale ha voluto raccogliere questo messaggio con

l'intento di dare il nostro contributo (spero positivo) alla tutela della salute mentale di tutti coloro che nel nostro territorio ne hanno bisogno. Vogliamo anche noi dare voce ai vari attori istituzionali e sociali del territorio, affinché queste strutture possano adoperarsi per una guarigione sociale della persona con sofferenza psichica. Attenzione però, la guarigione sociale inizia proprio quando si passa da una incapacità di utilizzare le risorse disponibili ad un loro utilizzo responsabilmente costruttivo. Perché tutto ciò avvenga, è necessario che le persone con sofferenza psichica siano veramente sostenute. Credo che sia superfluo ribadire che queste persone non siano abbandonate, emarginate, non siano tenute fuori dal contesto più vivo della vita sociale; perché non siano colpevolizzate, ma comprese e rispettate. Nell’ambito del più generale sostegno delle persone con sofferenza psichica, è necessario anche il sostegno dei familiari, purché essi non rimangano chiusi nel loro dramma e non giochino il ruolo dei mendicanti d’aiuto. Così facendo si ottengono effetti positivi anche sulla persona sofferente. Ma la condizione di guarigione sociale si ottiene, principalmente, quando nel territorio, che è il luogo di vita di tutti i cittadini, vengono realizzati interventi e servizi di riabilitazione psico-sociale per la tutela della salute mentale. Quando non ci sono sul territorio interventi adeguati e i servizi di riabilitazione, diventa inevitabile che l’unico supporto in alternativa per la persona con sofferenza psichica è la famiglia. Però questa soluzione è in evidente contrasto con la vera essenza della riabilitazione psicosociale. Perciò facendo leva sui responsabili regionali, e su tutti coloro che operano per delega della stessa regione, chiediamo di adoperarsi per una fattiva risoluzione di queste gravi disfunzioni e criticità del servizio di salute mentale. A fronte di tutto questo, che si configura come una vera e propria riduzione della soglia di civiltà, si chiede di ripristinare condizioni di assistenza accettabili, per poter restituire diritti ai pazienti e funzionalità operativa a tutti gli operatori.

Inizia a prendere forma il progetto “MINUS”. La società di Sergio Izzi e Antonio Di Stolfo che mira alla raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani. Ai nostri microfoni Antonio Di Stolfo socio amministratore. Domanda: “Come sta andando il progetto dall’inizio ad oggi?”. Risposta: Il progetto sta svolgendo le sue tappe con dei naturali e fisiologici problemi burocratici dovuti alle relazioni che dobbiamo intrattenere con gli enti pubblici. Stiamo affrontando la fase della formazione, che abbiamo già incominciato da tempo. Siamo in contatto con le scuole e con il Preside Prof. Russo per organizzare una tappa partendo dalle scuole primarie e secondarie. Abbiamo la collaborazione del Preside e della responsabile del plesso di via Garibaldi. La formazione nelle scuole si svolge attraverso l’utilizzo di un video ideato da noi, che parla ai più piccoli su come si fa la raccolta differenziata, il modo più semplice affinché i bambini possano relazionarsi con la nostra iniziativa. Domanda: “Che tipo di riscontri ha avuto da parte della popolazione?”. Risposta: Abbiamo fatto un’incontro rivolto alla popolazione a dicembre scorso, dove partecipò anche Annibale D’Elia della Regione Puglia, fu un incontro certamente costruttivo ma che non ha avuto il riscontro che noi avevamo auspicato, la nostra idea è quella di rieducare la parte giovane del paese poiché le vecchie abitudini sono difficilmente reindirizzabili, partendo quindi dai bambini. Inoltre il nostro obiettivo per la formazione è portare il progetto MINUS anche in luoghi diversi dalle scuole, come ludoteche e luoghi di aggregazione sociale, il tutto sfocerà in giornate ecologiche. Quest’anno ricorre anche la festa dell’ambiente e quindi siamo pronti a rimboccarci le maniche e dare al cittadino i mezzi giusti per una giusta differenziata. In concomitanza con il progetto formativo, introdotto nelle scuole, c’è un’importante campagna pratica tesa all’acquisto di cassonetti per la raccolta differenziata ad accesso gratuito a commercianti e uffici pubblici di Carapelle. D: Per quanto riguarda la giornata del 23 febbraio, come è stata organizzata il primo appuntamento con l’informazione riservata ai più piccoli? R: Avevamo già avuto modo, l’estate scorsa, di confrontarci con i bambini delle scuole elementari e con quelli dell’asilo. Abbiamo organizzato una ‘domenica ecologica’ dove hanno creato degli oggetti

riciclando i rifiuti della differenziata. In questa occasione abbiamo anche lavorato utilizzando il progetto audio-video che ha riscosso effetti molto positivi. Il video che abbiamo proposto focalizza l’attenzione su quattro materiali: carta, plastica, vetro e alluminio e come questi possano essere differenziati già da casa, in modo semplice e veloce. D: “Qual è stata la reazione dei bambini?”. R: I bambini sono molto ricettivi e curiosi, hanno mille domande e sanno più di quello che noi immaginiamo. Sono molto attenti alla realtà che li circonda e sono loro stessi che si accorgono delle problematiche sui rifiuti. Attraverso le loro domande e le loro dichiarazioni siamo rimasti piacevolmente stupiti dalla curiosità che suscita in loro questa iniziativa. D: I bambini avevano conoscenze a riguardo di differenziata e rifiuti? R: Nel nostro progetto formativo c’era una domanda per capire loro da che grado partissero ed era la seguente: “Quanti contenitori per i rifiuti avete a casa?” il 90% dei bambini ha risposto 1 e solo il 10% dei bambini ha risposto di avere 4 bidoni per la differenziata. Purtroppo la formazione in ambito ambientale e nel caso specifico della differenziata è ancora molto indietro. Il nostro operato formativo, vuole proprio focalizzare l’attenzione su questo: Il bambino deve portare a casa quello che ha imparato e dire lui ai suoi genitori come e dove gettare i rifiuti. D: “Quali altre iniziative avete in programma?”. R: Le iniziative sono prima di tutto l’informazione e la formazione partendo dalla scuola primaria per arrivare poi anche nei centri di aggregazione sociale carapellese. Questo fino a giugno, quando con l’acquisto dei cassonetti, dalla teoria si passerà alla pratica. Ci auguriamo che il cittadino rispetti le regole della differenziata in primo luogo per far del bene a se stesso. La gestione dei rifiuti è uno dei principali problemi dell’intero Paese. Non bisogna dimenticarsi che entro il 2013 bisogna raggiungere i 230 Kg procapite a differenza dei 395 Kg di rifiuti urbani smaltiti in discarica. Vale a dire un aumento dal 9% al 40% della quota di rifiuti differenziabili. Il progetto “MINUS” serve a sensibilizzare il cittadino alla raccolta differenziata. È possibile seguire il progetto e venire a conoscenza degli appuntamenti più importanti attraverso la pagina di Facebook, “MINUS” è la differenza che fa il totale.


Ero in autostrada quando al Gr orario di una nota stazione radio sento citare Ordona, tra le notizie di cronaca. Le volte in cui Ordona, paese di 2500 anime, abbarbicato sulle colline di Capitanata è salito alle ribalte nazionali si possono contare sulle dita di una mano e quasi sempre si è trattato di fatti di cronaca. E infatti non ci siamo smentiti, anche questa volta è la violenza che ha fatto notizia e a fare notizia precisamente è stata la sventurata sorte toccata al portiere della squadra di calcio del Foggia, che ad Ordona è solita recarsi per i periodici allenamenti sportivi. Secondo quanto riportato da Tv e giornali il povero malcapitato, al secolo Paolo Ginestra, per sfuggire all'inatteso pestaggio ha addirittura cercato rifugio nel cimitero di paese, ma senza successo, poiché nemmeno le anime dei trapassati hanno potuto fare molto per lui che è comunque finito al pronto soccorro con una prognosi di diversi giorni per lesioni multiple. Il motivo che avrebbe reso il portiere meritevole di talune attenzioni, secondo le fonti dei ben informati, sarebbe da ricercarsi nel malcontento di alcuni tifosi, ai quali non sono andate giù certe sue dichiarazioni e che negli ultimi tempi pare non abbia nemmeno eccelso nelle sue prestazioni sportive. Insomma, dei validissimi motivi per essere rincorso fin dentro ad un cimitero e massacrarlo di botte come se non dovesse vedere l'alba del giorno dopo. Dei validissimi motivi, che in nome del pallone, hanno spinto un gruppo di ragazzi a mettersi in macchina e raggiungere un paese di provincia per sfogare la propria rabbia rappresa usando il corpo di un giovane sportivo come un pallone da calcio. Dei validissimi motivi. Come quelli che hanno reso uno sport, che per definizione dovrebbe essere sinonimo di divertimento, quello del pallone, una sorta di religione, in nome del quale intraprendere crociate alla volta di tifoserie avversarie o forze dell’ordine senza il minimo rispetto neanche per i giocatori della propria squadra del

cuore. Qualcuno disse che la religione è l’oppio dei popoli e la mia non vuole essere una critica al mondo del calcio ma bensì una riflessione. Una riflessione che a prescindere dal fatto di cronaca, induca a focalizzare lo sguardo su quanto si accetta in merito a ciò che fondamentalmente resta sempre e comunque uno sport, che dovrebbe curare anima e corpo ed invece arriva ad avvelenarli. Chiediamo alla chiesa di pagare l’Ici, ai parlamentari di dimezzarsi lo stipendio. Chiediamo lo scontrino al bar per combattere l’evasione fiscale e ritagliamo i buoni sconti dalle confezioni dei cereali per risparmiare sulla spesa, ma non spendiamo una parola sugli stipendi dei calciatori. Sui loro contratti a 5 zeri solo per correre dietro ad un pallone a prescindere dal quoziente intellettivo e dalla corretta conoscenza dell’italiano. Mentre i nostri figli laureati e specializzati sono palleggiati tra agenzie interinali e centri per l’impiego senza una prospettiva nel futuro. Ecco pensiamoci un attimino quando sulla passione per un gioco, che unisce intere nazioni sotto il colore di una maglietta, ci si specula e ci si lucra, perdendo anche il senso della misura. Perché quello che viene a mancare è proprio il senso della misura, che fino a prova contraria se non ci fossero i tifosi il calcio non sarebbe niente di più e niente di meno di uno sport agonistico pari a tutti gli altri. E a tutti i tifosi io chiedo, cosa ci guadagnate a spendere soldi in abbonamenti per lo stadio o a farvi il sangue amaro davanti alla Tv? È una passione certo, ma questo non giustifica, violenza inaudita e un giro di soldi che basterebbe da solo a mettere a posto le casse dell’Italia. Ecco pensiamoci e proviamo a rivedere la scala delle nostre priorità, sedendoci a guardare una partita in tv come puro momento di relax e divertimento, senza che questa condizioni inutilmente la nostra vita poiché a società e squadre interessa davvero ben poco se la nostra è passione o amore sviscerato l’importante e che riempiamo le loro casse.


Vieste, l’incantevole perla garganica, sarà la sede del prossimo Convegno di Primavera dell’A.N.PO.S.DI., l’associazione che riunisce i poeti dialettali di tutte le regioni d’Italia. L’incontro si terrà dall’11 al 14 maggio prossimo venturo, come di consueto dal venerdì pomeriggio, che segna l’arrivo dei poeti, al mattino del lunedì successivo, a chiusura dei lavori. Con grande e onorevole soddisfazione i poeti del territorio hanno accolto la notizia: la Puglia regione prescelta per celebrare il prossimo convegno di primavera, dopo l’ultimo, di qualche anno addietro, nella stessa regione, svoltosi a San Giovanni Rotondo, convegno memorabile per il grande successo di partecipazione, di eventi e di cultura. Dai monti e da un centro di intensa spiritualità, ad uno che concentra in sé bellezza naturalistica, cultura e storia, fascino e leggenda: Vieste è tanto e tanto altro ancora. La sede del simposio sarà l’hotel “I Melograni”****, una sede sontuosa, ricca di confort immersa, come poche, in un angolo

di paradiso. Il convegno si annuncia ricco e stimolante sotto ogni profilo. Organizzato nei minimi dettagli, con grande impegno e dedizione da parte del Delegato Regionale, sig. Annito Di Pietro e dalla scrit-

trice e poetessa foggiana Sig.ra Antonella Pagliara, membro del Consiglio Direttivo, in stretta collaborazione con l’ottimo ed infaticabile Presidente ANPOSDI, dott. Mimmo Staltari, si rivela già di grande spessore sia

a livello poetico-culturale che turisticoambientale. Dal punto di vista paesaggistico sono infatti previste escursioni in barca e visita alle grotte del Gargano; ma anche visite alla città di Vieste, al Castello ed all’antica Cattedrale. Sotto il profilo più propriamente culturale, oltre al rituale “recital di poesie” in tutti i dialetti d’Italia, ci saranno interessanti relazioni di alto profilo da parte di valenti accademici come il prof. Pasquale Caratù, il prof. Matteo Siena e il prof. Davide Leccese sul rapporto tra dialetti e poesie e sulla storia del territorio garganico. A tutto ciò saranno aggiunti momenti di puro, colto e gioioso intrattenimento che ricreeranno e delizieranno le serate, nel dopocena, dei poeti convenuti. Sarà un convegno davvero importante e ricco sotto ogni aspetto e, come sempre, realizzato in una località meravigliosa come questa, non potrà che essere imperdibile, indimenticabile, unico ed irripetibile! Buon convegno a tutti!!!

È stato presentato, nel novembre scorso, nella sala consiliare del comune di Carapelle, alla presenza dei cittadini, un cd che ricostruisce la storia del paese. Già in passato il prof. Alfonso Maria Palomba, sindaco di Carapelle, aveva raccolto notizie su Carapelle e sui suoi abitanti, ricordi di una vita vissuta all’interno della propria comunità. “I libri vengono letti poco” è una delle motivazioni che hanno portato all’idea di affidare alle immagini il compito di raccontare la storia di questo paese; le immagini infatti riescono a coinvolgere maggiormente chi le vede, possono trasmettere emozioni a più livelli e restano impresse più a lungo nella mente. Il progetto, sostenuto dal sindaco di Carapelle, il quale ha anche fornito una consulenza storica per gli avvenimenti della nascita del pease, curato da Francesco e Simona Gitto e da Giovanni Mariella, conduce in un viaggio sull’evoluzione del paese non in chiave prettamente e meramente storica bensì attraverso la ricostruzione e l’illustrazione delle tracce lasciate, alcune volte in modo volontario, altre volte involontario, da coloro che hanno abitato questo luogo rendendolo il posto che oggi noi vediamo. Il territorio di Carapelle è nato, insieme a Ortanova, Ordona, Stornara e Stornarella, con un decreto regio di Ferdinando IV di Borbone nel 1774 allo scopo

di rendere produttivi i terreni della provincia di Foggia. All’inizio c’erano solo pochissime famiglie che vivevano in abitazioni, sorte attorno ad un pozzo, realizzato in precedenza dai gesuiti e da qui si è sviluppato pian piano il paese con la costruzione di una chiesa, del mulino e di un forno. Testimonianza tangibile del passato restano anche alcuni edifici di fine ‘800 appartenenti alle famiglie del ceto borghese e il palazzo “Primavera”. La maggior parte dei cittadini di Carapelle conosce la storia più recente, a partire dall’autonomia dalla casa di Orta nel 1958, all’alternarsi dei sindaci, all’espansione demografica e territoriale fino ad arrivare alla nascita di un organismo (Unione dei 5 Reali Siti) che ha portato ad un’intesa e ad una collaborazione tra i cinque paesi. In parte narrato dalla voce di Carmela Mariella e arricchito con filmati originali recuperati dalla RAI per quanto concerne il periodo degli anni ’50, questo docu-film, sorretto dal montaggio di Sara Mattea Fischietti, è stato ideato per una duplice funzione: far conoscere ai giovani la storia del loro paese affinché possano averne una memoria storica e, allo stesso tempo, essere un ponte verso i carapellesi che hanno lasciato il paese negli anni dell’emigrazione al Nord per motivi di lavoro e che non conoscono l’evoluzione di Carapelle. In

ogni caso risulta uno strumento utile per tutta la cittadinanza che avrà modo di comprendere meglio le proprie radici al fine di immaginare prospettive per un futuro sempre migliore per l’intera comunità. L’obiettivo del primo cittadino è quello di far arrivare il cd a tutte le famiglie in breve tempo. In poco più di mezz’ora quindi si può vedere e ascoltare il racconto di una storia, la storia di un paese che non vanta un passato antichissimo e famoso come quello dell’antica Ordona e dei suoi reperti archeologici o come quello della vicina Foggia, tanto cara a Federico II di Svevia ma che ha per i suoi abitanti un valore prezioso e inestimabile. Un uomo porta con sé l’amore per il proprio paese anche quando lo lascia per andare altrove.


È stata inaugurata il 10 marzo scorso a Foggia la seconda edizione della Fiera G.A.T.E. & Gusto. La manifestazione si è tenuta presso l’Ente fiera di Foggia fino al 13 marzo. “G.A.T.E.” è l’acronimo di Gestione, Accoglienza, Tecnologie, Risparmio Energetico ed Eventi un binomio tra tradizione enogastronomica e territorio. I padiglioni della fiera di Foggia hanno ospitato una vera e propria ‘rivoluzione dell’economia foggiana’. Il gusto ambientato nel territorio, un viaggio tra quello che quotidianamente deliziamo a guardare e degustare. Quando viaggiamo, ci facciamo cercatori e portatori di dati e notizie fondamentali per lo sviluppo dell’economia, il raccontare quanto visto, elogiare una struttura per la sua efficienza o professionalità, esaltare un prodotto poco conosciuto, scovare un’azienda che coltiva le tradizioni di una volta e la qualità, emozionarsi per la bellezza di un luogo e condividerlo con gli altri è il segreto per lo sviluppo e per realizzarlo occorre attivare il più elementare e antico dei meccanismi umani: lo scambio, da esso, afferma l’organizzazione Solutiongroups, scaturisce un

effetto domino da cui tutti possono trarre opportunità di crescita e di profitto. In questa manifestazione fieristica erano presenti tante novità interessanti come le tante aziende di servizio con tecnologie innovative, fondamentali per contribuire ad uno sviluppo omogeneo

del territorio. Anche quest’anno tanti sono stati i visitatori che hanno potuto acquistare, aggiornarsi, conoscere le strutture della Daunia ma soprattutto assaggiare i sapori della nostra terra. L’edizione scorsa ci dice Daniele Circiello General Manager della Solutiongroups Srl, organizzatrice della Manifestazione “ha avuto un notevole riscontro,

tale da mettere subito in attivo un piano marketing ed un piano di comunicazione che coinvolga le Aziende, potenziali espositrici e gli operatori del settore per invitarli a visitare la manifestazione ed a concentrare in essa i loro affari, l'edizione 2011 ha confermato concretamente i numeri e le sensazioni registrate in fase organizzativa, ottenendo così un tutto esaurito, delle aree espositive ed un grande successo di operatori e visitatori” e ancora “La provincia di Foggia, malgrado detenga la percentuale maggiore di strutture ricettive per la ristorazione, l’alberghiero e il turismo, rispetto alle altre province della Puglia, è vacante di una manifestazione che proponga agli stessi operatori una fiera specializzata che coinvolga anche i privati alla ricerca di nuove idee di Impresa infatti per questa edizione abbiamo utilizzato un piano di comunicazione molto incisivo indirizzato alle regioni più vicine alla nostra ed un coinvolgimento dei Giornalisti locali e nazionali operanti nel mondo della televisione, della carta stampata e del web, in tutte le attività della Manifestazione”.

…e il carnevale è tornato a farsi sentire con tutta la sua allegria al 1° Circolo Didattico di Orta Nova. Lunedì 20 febbraio, nella palestra dell’Istituto, hanno avuto luogo i festeggiamenti di carnevale organizzati dalle docenti della “Pirandello” Bracone, Ciuffreda, Console, Di Fino, Gatta, con il prezioso contributo della collaboratrice scolastica Chiara Ciardi. I bambini della Scuola dell’Infanzia,

contenti ed entusiasti, hanno preso parte alla festa da loro più gradita. Sono arrivati a scuola già vestiti in maschera, con trombette, scherzi e stelle filanti. Il momento clou della festa è stata l’esibizione dell’allegra compagnia “Divertiamoci in Armonia”, costituita da un gruppo di mamme che, mascherate, si sono esibite con scenette comiche e giochi di squadra. Hanno coinvolto i bambini in balli di gruppo e sono state le

vere animatrici dell’evento. L’iniziativa ha trovato il parere favorevole della cittadinanza: massiccia è stata la partecipazione delle famiglie, che hanno risposto con entusiasmo all’invito della Scuola.


La nostra terra rimarrà sempre una colonia come l’hanno voluta i piemontesi con la loro occupazione, fintantoché vecchi e nuovi galantuomini continueranno a seminar menzogne su di noi e sulla nostra storia. Prendendo lo spunto da un passo di un articolo del 1° numero de Lo Sguardo, mi rendo conto che molti vivono ancora di luoghi comuni che i lettori, ignari, prendono purtroppo come verità, trovandoli riportati su un giornale o un mensile. Mi riferisco alle “consolidate” convinzioni che il Regno delle Due Sicilie, con i re Borbone, sia stato un mondo a cui poter appiccicare qualunque caratteristica di tipo negativo. È talmente forte la convinzione che il Regno dei Borbone fosse retrogrado, burocratico, corrotto, infingardo, che forse non si fa più nemmeno caso se si aggiunge qualche altra negatività. Eppure non era propriamente così, o almeno non tutto Con tutti gli aspetti particolari di una società ancora di tipo feudale, per fare qualche esempio, forse non tutti sanno che è stato il primo stato a vietare la schiavitù, il primo a fare una legge sulla raccolta differenziata dei rifiuti (con relativo riciclo) che aveva una legge sull’immigrazione che se l’avessimo avuta oggi, il Presidente Napolitano non avrebbe chiesto a gran voce che i bimbi nati in Italia da stranieri devono essere considerati italiani. A proposito, l’emigrazione nel Regno delle Due Sicilie era sconosciuta perché era un paese dove si veniva a lavorare e produrre, ciò spiega la necessità di una legislazione sulla immigrazione. Ci sono tante cose di cui i nostri concittadini dovrebbero essere informati, sulla loro storia, sul loro passato per far loro scoprire che, da queste parti, poi non eravamo tanto disastrati. Si noi meridionali (appellativo datoci dai nostri fratelli d’Italia all’indomani dell’Unità) del Regno delle Due Sicilie, non eravamo affatto più disastrati rispetto al resto della penisola e forse scopriremmo anche di che essere orgogliosi per iniziare quel percorso di riscatto per la nostra terra che aspettiamo da troppo tempo. La denigrazione è stata l’arma più forte per l’abbattimento del Regno delle Due Sicilie e dei Borbone.

Purtroppo quell’arma si è abbattuta ed è rimasta anche sulla testa di noi cittadini di queste terre, con la conseguenza di aver perpetuato quel giudizio negativo, genesi del ritardo socio economico che stiamo vivendo. Ritornando allo spunto di cui sopra è stato garbatamente celato che fra quei funzionari piemontesi in missione nella penisola sono da elencare i soldati stanziati nelle Province Meridionali a seguito dell’Unità: non meno di 120.000 (centoventimila) uomini con libertà di uccidere, incendiare paesi, saccheggiare chiese, ammazzare donne, bambini, vecchi, (a norma della legge Pica) al comando del primo criminale di guerra, il gen. Cialdini. In seguito all’occupazione del Regno, alcuni uomini politici inglesi usarono parole di condanna per quel che era accaduto in quegli anni. Soprattutto dopo la «liberazione del Mezzogiorno». Nel Parlamento inglese, il deputato conservatore Pope Hennessy aveva definito il tutto un «dirty affair» (sporco affare) e aveva denunciato «la fu-

riosa repressione dell'armata sarda che si era macchiata di crimini contro l'umanità ben più efferati di quelli che l'opinione pubblica europea aveva imputato a Ferdinando II e al suo sventurato erede». E ne aveva ben da dire di «dirty affair», visto il coinvolgimento dell’Inghilterra e della massoneria inglese nel processo “Unità d’Italia”. E noi, i barbari meridionali, per ringraziare i nostri carnefici, ai vari Cialdini ed altri abbiamo dedicato piazze e strade. Veniamo alle osservazioni Gli stati preunitari nel 1861 sono stati

occupati in modo violento, senza proclamazione dello stato di guerra, contravvenendo a tutte le norme del diritto internazionale di allora: i plebisciti per l’annessione al piemonte dei territori occupati, furono una furbesca trovata per ripianare l’evidente illegalità della occupazione perpetrata, la quale non poteva essere avallata dalle potenze internazionali, seppur conniventi, senza un atto che rimettesse tutto in una parvenza di legalità. Per inciso, più che di plebisciti bisogna dirlo con chiarezza che furono una farsa ben preparata, per il modo come vennero svolti, per gli aventi diritto al voto, per il numero degli aventi diritto al voto, per la parzialità dei territori consultati, per la evidente pressione militare sui votanti e tant’altro. Nel 1861 dopo aver completata l’occupazione del Regno delle Due Sicilie (ribadiamo, occupazione violenta e senza proclamazione dello stato di guerra) da parte dei piemontesi, il nuovo Regno istituì il Gran Libro del Debito Pubblico Italiano che unificava i debiti di tutti gli stati preunitari. Apprendiamo da “Le Finanze Napoletane e le Finanze Piemontesi dal 1848 al 1860” dell’economista Giacomo Savarese: Il debito complessivo italiano nel 1860 era di 2 miliardi 241 milioni 870 mila lire, di questi poco più di 441 milioni di lire erano il debito del Regno delle Due Sicilie. Il Regno di Sardegna portava in eredità al nuovo stato 1 miliardo e 271 milioni di lire di debito, il resto, 529 milioni, era il debito dei ducati e granducati. Il PIL del Regno di Napoli era pari a lire 2.620.860.700, mentre quello del Regno di Sardegna era di lire 1.610.322.220. Il rapporto D.P./PIL era pertanto del 16,83% per Napoli e del 78,93% per Torino. Ancor più significativo era il debito pro-capite: per Napoli 59,03 lire e per Torino 261,86 lire. I certificati del Tesoro del Regno delle Due Sicilie erano fortemente apprezzati a Londra con un tasso d'interesse molto più basso di quello pagato dal Piemonte. Gli interessi sul debito in rapporto al PIL per Napoli erano pari allo 0,87% mentre erano del 4,22% per Torino. Il Sole 24ore del 17 marzo 2011 (guarda che coincidenza!) pubblicava il grafico. (continua 1)


L’idea di utilizzare il ‘campo’, come spazio nel quale rinchiudere uomini e donne nasce, dal punto di vista teorico, nel 1828, nell’opera di Filippo Buonarroti che nella “Congiura degli eguali o di Babeuf” propone la progettazione di accampamenti umani per garantire l’ordine pubblico. Mentre dal punto di vista pratico, riscontriamo il primo esperimento di segregazione umana nel 1895, nell’isola di Cuba, dove le forze dell’ordine della corona spagnola rinchiudono in campi di concentramento persone ritenute ostili e pericolose per la stabilità del regno. La nozione di campo di concentramento è correlata ai campi di sterminio nazisti, nati da un’iniziativa di G?ring, che nel 1933 istituisce a Dachau, il primo campo per oppositori politici. La segregazione di persone in un campo si fonda su uno stato di eccezione nel procedimento giuridico, ossia trattasi di una detenzione preventiva che crea lo spazio legale per le azioni di repressione. Una persona è rinchiusa in un campo non per quello che fa, ma per quello che è, la segregazione ha una valenza ontologica e non comportamentista. Infatti come scrive H. Arendt l’elemento fondamentale che conduce un uomo a spogliarsi della sua individualità e produce un processo di nullificazione dell’umano, è proprio la correlazione esistente fra la detenzione nei campi e la mancanza di reato, che sancisce la completa gratuità del fenomeno concentrazionario. Tuttavia il campo non è solamente l’esperimento della nullificazione dell’umano, ma è anche lo spazio che sancisce un ordine, una configurazione ideale della società, una rifondazione del sociale da ottenere dentro e fuori dal campo. La strutturazione del fenomeno campo rimanda al tipo di società che si vuole costruire al suo esterno, è icona della società perfetta, nella quale una parte di popolazione è da annientare, sfruttandone la sua forzalavoro. Il campo ha, dunque, una funzione di prevenzione/annullamento del dissenso per la realizzazione dell’uomo nuovo. In questo quadro coercitivo, segregazionista, normalizzante si situa il fenomeno dell’esclusione/inclusione delle popolazioni Rom e Sinti. La storia del popolo Rom è intrisa di rifiuti, di esclusioni, di ghettizzazioni, che hanno contraddistinto le politiche e i modelli di inclusione/sfruttamento dei Rom. Piasere, pro-

fessore ordinario di Antropologia culturale dell’università di Verona, distingue tre modelli: a) modello balcanico, che evidenzia l’inserimento dei Rom nelle strutture socio-economiche attraverso il regime fiscale e lo sfruttamento della forza-lavoro; b) modello occidentale, che non prevede l’inserimento dei Rom nelle strutture socio-economiche, salvo un loro annullamento culturale e identitario; c) modello spagnolo, è una variante del modello occidentale, che prevede una rigida ‘sedentarizzazione’ e deculturazione per una assimilazione culturale totale nel paese ‘ospitante’. Trattasi di tre modelli che non vanno isolati l’uno dall’altro, ma possono essere letti e analizzati con un approccio integrato. Si pensi, per quanto concerne la situazione odierna, ai comuni italiani che hanno a che fare con i Rom, percepiti nell’immaginario collettivo come stupratori, ladri, barbari; da una parta abbiamo chi utilizza l’orpello ‘zingari’ come strumentalizzazione politico-elettorale, parlando al ventre della popolazione, rimarcando le pessime condizioni igienico-sanitarie in cui vivono e ricercando negli “zingari” il “capro espiatorio” in una situazione contrassegnata da una forte crisi economicosociale. Mi riferisco ai volgari manifesti del Pdl di Orta Nova. Altri parlano di integrazione, di inclusione, ma non forzando troppo la mano, perché l’elettorato e non i cittadini, possono risentirsi, in quanto non comprendono e non accettano simili proposte. Quindi da una parte si dice di voler promuovere un percorso di integrazione, dall’altra si continua a perdere tempo, annunciando svolte programmatiche, che non si vedono, tra

l’altro illudendo chi vive in pessime condizioni. È il caso dell’attuale amministrazione comunale, che puntando sul proprio esperto di mediazione interculturale, il vicesindaco Franco Sauro ha promesso container, roulotte alle persone che vivono attualmente nel “campo” in contrada la Palata. Un campo è sempre un “non luogo”, un luogo, uno spazio privo di umanità. A questo punto credo sia opportuno lanciare una campagna di informazione, di denuncia sociale che miri a “svelare”, togliere il velo su una situazione carica di ipocrisia, di sfruttamento e mancato riconoscimento. Processi di esclusione che sono alimentati e alimentano i processi di auto-esclusione (Rom - Gagè), un circolo vizioso che genera anche micro-criminalità (per sopravvivere) e altri elementi negativi da debellare. Una campagna di promozione di politiche d’integrazione, che l’associazione di promozione sociale Noialtri aveva cominciato a promuovere con audacia all’opinione pubblica, e oggi continua nel silenzio del dopo-scuola e di altre attività promozionali. Bisogna uscire dal recinto e con coraggio costruire assieme alle popolazioni interessate nuove pratiche di integrazione, abbandonando la naturale distinzione tra integrante e integrato, per una nuova fase di ricerca ed esplorazione di pratiche politiche integrative. C’è bisogno di tutti, delle istituzioni, che sono importanti ma non fondamentali, perché il fine di una pratica integrativa non è mero assistenzialismo, ma è il raggiungimento dell’autonomia politica, sociale e l’autoprogrammazione della propria esistenza; in poche parole la ‘qualificazione dell’umano’.


Menicuccia è il diminuitivo di Domenica. Maria Domenica Lacerenza nata ad Orta Nova il 28.11.1919. Era figlia di Ruggiero ed aveva una sorella e due fratelli, vivevano tutti in uno dei famosi bassi di Orta Nova di circa 40 mq. senza servizi igienici e pieni di umidità. Erano gli anni 40/50 del novecento; in piena guerra, la seconda guerra mondiale. Si viveva di stenti e profonda miseria; possedere un tozzo di pane significava sbarcare appena il lunario. Questo era il momento in cui viveva il nostro personaggio che andremo a raccontare. Ancora piccola già andava a servizio presso le famiglie benestanti. Si sposa con Pauluccio Carbonaro, fornaio, che purtroppo, muore nel 1964 lasciando Menicuccia sola con sette figli a carico: cinque femmine e due maschi. Da quel momento peggiora sempre più la situazione economica: siamo nella miseria più nera; sfamare sette figli senza un lavoro certo e stabile è veramente tragico. Ma Menicuccia già avvezza a vivere in una situazione disagiata si attiva in vari mestieri, sempre onesti e dignitosi. Si dedica alle pulizie dei locali pubblici: uffici, negozi, bar, farmacie, nonché case private bisognose di aiuto domestico. La notorietà di questa donna nel nostro paese sta nel fatto che oltre ai lavori già menzionati se ne inventa ben altri, si può dire inimmaginabili sempre improntati di onestà e dignità.

Di qualsiasi evento che succedeva nel nostro paese, lei si faceva portavoce, portando a conoscenza le buone e le cattive notizie: per le nascite portava ad amici e parenti la così detta “l'allegre”, cioè la partecipazione di nascita, oralmente andando

di casa in casa dove riceveva la “regalia” che poteva essere in moneta o anche in natura. La stessa cosa avveniva per un evento triste, quale un lutto, non essendo diffuso

l'uso della partecipazione scritta attraverso i manifesti. La nostra Menicuccia, in quest'ultimo caso si impegnava a mettere in contatto la famiglia del defunto con la parrocchia, con il fioraio, con le suore per le cartelle di suffragio e quant'altro necessitava per l'organizzazione del momento. Per i matrimoni, portava gli inviti a mano alle famiglie degli invitati che vivevano nel paese in cui si svolgevano le nozze. A nozze avvenute portava: “u cartoccio” (vassoietto con i dolci degli sposi), a coloro che non avevano partecipato “al festino”. In paese era ben nota per il suo lavoro e non appena la si intravedeva da lontano si attendeva che si avvicinasse per chiederle le novità. Era insomma un bollettino vivente. Lei camminava con un’andatura particolare portando in braccio il figlio più piccolo, un altro attaccato alla veste ed altri due che la seguivano, ai quali diceva: “cammenate ca ciamma speccià” (camminate che dobbiamo sbrigarci). Questa era bene o male la vita che conduceva questa brava donna dalla mattina presto a tarda sera per poter guadagnare il famoso pezzo di pane per allevare i suoi sette figli. Menicuccia è stata una donna esemplare, lavoratrice instancabile e onesta. La morte la strappò all'affetto dei suoi cari per un ictus all'età di 57 anni dopo aver visto sposati sei dei sette figli tranne il più piccolo, Ruggiero.

“Click!”. Ecco, questa sarà un'altra da aggiungere alle centinaia di foto presenti sui profili di Facebook. La piazza, il giardino, il ristorante e persino il bagno possono diventare habitat perfetti per la nuova foto da immortalare sul pc, facendo essere così il nostro animo in ansia, in ansia di vedere quanti “Mi piace” e quanti commenti riceverà il nostro scatto, quello per cui ci siamo fatte belle e nel quale abbiamo inventato la posizione più assurda per sembrare seducenti, talmente assurda che anche i trapezisti ne sarebbero invidiosi. Forse sembrerò esagerata, ma questo è quello che succede oggi, la cosa più grave è che questi comportamenti non hanno età. Dal bambino di dieci anni alla signora di settanta anni sono sulle reti di Internet, chi per lavoro, chi per svago, chi per avere successo improvvisa di essere la nonnina dell’Era Tecnologica; tutti siamo contenuti, oserei dire incastrati in quella che io metaforicamente chiamerei “scatola” che ci soffoca e più ci soffoca, più noi dipendiamo da essa. Certo ora sembrerà quasi che io adolescente

di diciotto anni, nata e cresciuta in una generazione dove tutto è facile, rifiuti e sia contro a questi mezzi di comunicazione. Assolutamente no, sarei ipocrita se io dicessi. Quanti i miei pomeriggi passati davanti alla tv o ai computer per cercare di comprendere le leggi varate dalla politica, quante le ricerche e gli approfondimenti scolastici e le altrettante informazioni sulla Università che vorrà frequentare; e magari tra una cosa e l'altra perché non divertite la mente con una bella partita a Super Mario! Il mio dissidio interiore: dentro o fuori la scatola? Per combattere il piacere di essere all’interno di questo contenitore penso all'equilibrio, alla autosufficienza e ai limite di cui parlano Orazio e Seneca, autori latini i quali insegnamenti andrebbero messi in pratica oltre che studiati. È comico, forse sciocco paragonare le questioni dell’antica società romana a quelle di oggi, ma l'importante è coglierne la moralità. A quel tempo non si avevano i cellulari per fare a gara con l'amico su quale telefono avesse più funzioni, i poeti erano, filosofi e pensatori e il loro pensiero

amavano scriverlo, sentire le dita della mano muoversi e dare vita ad una parte di loro. La fatica che si fa nello scrivere e nel correggere il lettore lo avverte, mentre sfoglia pagina per pagina un giornale o un libro egli si immerge in un’altra realtà. Nel prima di coricarci, accasciato ai piedi di un albero non vi è tempo e luogo per la lettura e anche se questa ci racconta i tranelli della nostra politica e delle morti giovani della nostra società, noi potremmo sempre creare una immagine fantastica nella nostra mente che esula dalle facce, dalle figure e dai suoni che ci propina la tv. Televisione che non basta sia a colori, deve avere per forza schermo piatto, pollici infiniti, comprendente Sky o Mediaset Premium. L’uomo così si carica di negatività, ha paura del mondo che lo circonda e non sentendosi all’avanguardia è sempre di corsa per arrivare .... Arrivare dove? Ad avere la ricchezza nelle sue tasche e nella sua dimora, tranne che nel suo cuore.


La Puglia, ricca di sole, di mare e di vento, di una natura rispettata e piena dei colori, dei profumi e delle sonorità ataviche che armonizzano brillantemente ritmi e tradizioni millenarie, è la terra d’appartenenza dei musicisti del Nuevo Tango Ensamble: Pasquale Stafano al pianoforte, Gianni Iorio al bandoneon e Pierluigi Balducci al basso; formazione che, da oltre un decennio, calca i palchi dei più prestigiosi teatri e jazzclub italiani ed europei, riscuotendo ovunque lusinghieri apprezzamenti e meritato successo. Numerose anche le partecipazioni a trasmissioni radiofoniche per “addetti ai lavori” e non solo, con interviste ai tre musicisti e musica dal vivo. Ultime, in ordine di tempo: Rai Radio 1 nella trasmissione “Suoni d’estate” e Rai Radio 3 nella trasmissione “Fahrenheit”, tra le più importanti, con la messa in onda dei loro brani consentendo di entrare in sintonia con un pubblico sempre maggiore. Senza parlare delle innumerevoli visite, da parte di utenti di tutto il mondo, del sito web del gruppo www.nuevotangoensamble.com, dove sono a disposizione di tutti notizie, biografie ed attività degli artisti, discografie, recensioni, concerti, progetti ed eventi, nonché foto e video dei brani tratti dai loro numerosi concerti italiani ed esteri. Non poteva mancare, di certo, la TV. Infatti, il 16 e 17 dicembre scorso il gruppo è stato ospite della longeva e storica trasmissione televisiva di attualità, cultura ed intrattenimento “I FATTI VOSTRI” su RAI 2 , condotta dall’ottimo Giancarlo Magalli, dove i musicisti, accompagnati dall’orchestra, hanno presentato dal vivo riarrangiamenti di successi italiani, con la voce del brillante Marcello Cirillo. Grande ed entusiasmante l’accoglienza, la performance ed il successo ottenuto, tanto che l’invito è stato riproposto immediatamente ed a stretto giro di posta. Così il 2 gennaio successivo la bella e stimolante esperienza è stata brillantemente ripetuta con la piena soddisfazione di tutti. “È stata davvero una positiva esperienza, ha dichiarato il bandoneonista Gianni Iorio, inserirsi con sicurezza e professionalità in quello spazio musicale che vede, di giorno in giorno, l’avvicendarsi dei nomi più autorevoli della scena musicale nazionale ed internazionale. È stato interessante collaborare con i musicisti che fanno parte del gruppo stabile del programma, trovando in loro sicura professionalità, sensibilità ed accoglienza”.

“Ora, aggiunge il pianista Pasquale Stafano, abbiamo in agenda un’importante partecipazione ad una trasmissione televisiva su LA7TV, nel programma “Prossima fermata” il 23 aprile p.v.; anche questa sarà un’occasione importante per far conoscere di più e meglio la nostra musica e i nostri progetti musicali e soprattutto servirà a fare un’ottima promozione del nostro nuovo disco “D’impulso” pubblicato da pochissimo tempo. Ricco ed impegnativo il tour che stiamo per intraprendere, che ci vedrà, dopo alcuni concerti in

Italia, il 6 Marzo 2012 a Vienna - Austria - Akkordeon Festival; l’8 Marzo 2012 a Bressanone (BZ) - Italy - Dekadenz Jazz Club e il 10 Marzo 2012 a Lausanne (Svizzera) - Chorus Jazz. Saranno, come al solito, concerti di altissima qualità e di elevato spessore artistico che mostrerà una sempre maggiore capacità espressiva caratterizzata dalla grande profondità delle nostre, ormai rodate, tessiture armoniche (...)”. Continua da tempo la presentazione del loro ultimo lavoro discografico, intitolato “D’IMPULSO”, pubblicato il 1 giugno 2011, con l’etichetta tedesca Jazzhouse Records, che segue il bellissimo “Tango Mediterraneo” della medesima etichetta. In quest’ultima fatica i tre artisti propongono una mirabile sintesi tra materiali sonori di provenienza “antica” ed elementi moderni, una sensibile e ben riuscita fusione tra passato e presente, tra vecchio e nuovo con la forza di un rigore e di un’onestà intellettuale che

fa loro grande onore. Il loro percorso è arrivato quindi a mischiare, con sensibile sapienza, tango nuevo e jazz, la musica di Buenos Aires, così come l'ha interpretata Piazzolla, ed il jazz americano ed europeo degli ultimi anni, le sue riscoperte etniche e il suo modo di esaltare le passioni e le pulsioni di linguaggi di provenienza popolare. Gianni Iorio, Pasquale Stafano e Pierluigi Balducci negli otto brani originali di questo nuovo CD, dichiaratamente sganciati dal Maestro Argentino, non rinnegano mai la sua lezione, sempre presente e viva, con richiami ed atmosfere tipiche del tango, e s’insinuano brillantemente nella variegata tradizione italiana, privilegiando le più suggestive esperienze colte tipicamente europee. I loro dialoghi sonori sono pervasi di energia sferzante, di sottile malinconia, di passione struggente ma anche di uno swing sottile, pieno di sprazzi del loro mondo interiore, dei personali fulcri d’ispirazione che sfociano nei suggestivi e palpitanti momenti di creazione lirica nell’atto della improvvisazione, che arricchisce la loro musica vestendola di note screziate, rendendola unica ed impareggiabile, sommamente intensa e coinvolgente. Il grande Javier Girotto, famosissimo e talentuoso sassofonista jazz argentino, la cui collaborazione con il gruppo è di vecchissima data, arricchisce due brani del disco: “Milonga bajo la luna” e “Il fiume in piena”, animando con la voce calda e profonda del sax soprano, di passione e di veemente partecipazione le sensuali atmosfere della musica del trio. Unico brano classico del CD è El Choclo di Angel Villoldo, in cui i tre musicisti danno una ulteriore prova della loro arte: una personale ed apprezzatissima interpretazione e arrangiamento, originale ed efficace, in cui convivono armoniosamente il “classico” e il “nuovo”. Ottimi i giudizi della critica e lusinghiere e gratificanti le numerose loro recensioni sulla carta stampata e nei network, entusiasmanti gli applausi del numerosissimo pubblico che li ama e li segue ovunque. I loro lavori discografici sono”Astor’s Mood”, pubblicato nel 2001, “A night in Vienna” del 2005, registrazione di un concerto dal vivo al Porgy & Bess, rinomato jazzclub di Vienna, divenuto negli anni, parte integrante della scena jazz austriaca e internazionale, “Tango Mediterraneo”, del 2008, che contiene i primi brani originali del gruppo ed ultimo “D’Impulso”.


Nel mese di febbraio scorso si sono svolti ad Ariano Irpino, presso la Palestra dell'Istituto d'Istruzione De Gruttola, le Qualificazioni ai Campionati Italiani Seniores. Le Qualificazioni si sono svolte, per la Gym Star, ad Ariano Irpino (AV) per ragioni di comodità in quanto le Qualificazioni per la Puglia erano state assegnate a Copertino (LE). Superba la organizzazione di gara ma soprattutto l’accoglienza e l'ospitalità della FIPE Campania. I ragazzi della Gym Star hanno come sempre superato i propri limiti, bissando la carrellata di record personali ottenuti due settimane prima in occasione delle Qualificazioni ai Campionati Italiani Juniores e in occasione della Finale dei Campionati Italiani Under17. I ragazzi di Francesco Perdonò hanno conquistato quasi tutti il podio. Hanno partecipato alla Qualificazioni gli atleti: Laurentiu Steckol e Christian Lo Russo (reduci entrambi dalle Finali dei Campionati Italiani Under17 svoltesi a Palermo una settimana fa), Giacomo Izzi, Luca Lo Russo e l'atleta ed istruttrice, Rosa Esposito. Si ricorda che il nuovo regolamento della Federazione FIPE prevede che per ogni Campionato Italiano possano parteciparvi gli atleti della categoria in questione (in questo caso Seniores) e tutte le sotto categorie (Juniores, Under17, Esordienti), quindi i giovani atleti della GYM STAR non solo hanno affrontato atleti con più anni d’esperienza ma anche a volte con atleti di 20 anni più grandi. Laurentiu conquista il primo gradino del podio, e la medaglia d'oro, nella categoria 77 kg e supera il proprio record personale di slancio fissando il punteggio sul tabellone sui 103kg. Lo Russo conquista il 3° gradino del podio e la medaglia di bronzo. L'atleta nonostante il tour de force di gare (5 gare in 2 mesi) ha tentato di battere il proprio record personale di strappo e slancio, riuscendo a sollevare nello strappo 70kg ma fallendo l'incastro e riuscendo a girare nello slancio i 90kg fallendo di poco la spinta). Izzi conquista il quinto posto, conferma il suo record personale di strappo con 65kg (fallendo i 70kg) e tenta di migliorare il proprio record personale di slancio con 100kg, riuscendo nella girata ma fallendo la spinta. Luca Lo Russo conferma le alzate effettuate due settimane prima. Ed infine Rosa Esposito, prima classificata e medaglia d'oro, è riuscita a battere il proprio record personale di strappo sollevando 50 kg. Nello slancio si è fatto sentire il poco condizionamento dell'atleta che finalizzata la prima alzata con 55 kg, riusciva a girare, ma non a spingere i 58 kg nella seconda alzata. Ora per i ragazzi della Gym Star non resta che at-

tendere le classifiche nazionali che sveleranno chi avrà diritto al pass per le Finali dei Campionati Italiani che si svolgeranno a Verona il 17/18 marzo. Pros-

simo evento in programma i Campionati Italiani Esordienti (ragazzi e ragazze nati nel 1998) che si svolgeranno a Molfetta il 22 aprile.

L'Associazione sportiva, sorta con lo scopo di impiegare il tempo libero principalmente nel gioco delle bocce, fa parlare ancora una volta dei suoi successi conseguiti a livello interregionale e, speriamo ancora, a livello nazionale. Lascia infatti ben sperare il debutto positivo dei giovani bocciofili ortesi inseriti meritatamente nella squadra rappresentativa della provincia di Foggia impegnata per i Campionati Italiani Giovanili in atto. La rappresentativa foggiana, domenica 26 febbraio scorso, ha incrociato le bocce in trasferta con i coetanei della provincia di Cosenza nel Bocciodromo di Acri (Cosenza), dopo un estenuante viaggio di circa 400 Km, conseguendo un prezioso pareggio (1-1). Punteggio questo che agevola il superamento dei primo turno con la partita di ritorno che si svolgerà domenica p.v. nei campi della Associazione Dion di San Severo. L'Associazione Bocciofila Ortese è quindi orgogliosa di essere rappresentata dai due giovanissimi Soci ed atleti Noemi Guglielmo e Leonardo Di Biase. Entrambi si sono distinti nel gioco durante la partita del debutto ed entrambi saranno convocati per la partita di ritorno. Una particolare menzione merita la brava e cara Noemi Guglielmo che alla sua grazia femminea propria dell'età adolescenziale aggiunge la grinta di giocatrice ben determinata. Doti queste che le hanno già dato la ambita convocazione nella squadra rappresentativa della Regione Puglia disputando partite valevoli per il Campionato Italiano Giovanile nella Città di Mantova nel decorso anno. Tutto questo è il risultato di una mirata preparazione atletica affidata al Direttore Tecnico Antonio D'Elia, al quale va un plauso perché, grazie alla sua annosa esperienza in questa disciplina, ha saputo alimentare anche nei giovani la passione per il gioco delle bocce ritenuto ingiustamente la “cenerentola” dello sport riservato ai soli anziani.

Nella trasferta cosentina, la giovane comitiva, formata da altri tre ragazzi, Mirco Gualano, Mario Bonaventura (già Campioni d'Italia nel 2010) e Riccardo Cotugno, è stata diretta dal Tecnico provinciale Nicola Scarpa ed accompagnata dal Presidente della Federazione Provinciale di Foggia, Michele Annolfi ed il Presidente della Associazione Bocciofila Ortese Biagio Morisco. Tutti i Soci sono stati partecipi a questa grande soddisfazione e, al ritorno in sede dei giovani atleti, hanno espresso gratitudine per il risultato conseguito. Essi sono orgogliosi del fatto che i colori dell'Associazione ed il nome della nostra cittadina abbiano varcato i confini della Regione e sono fiduciosi che arrivino alla finale in una grande Città del Nord. Cogliamo l'occasione per esprimere doverosamente e giustamente i sensi di vera gratitudine verso il Sindaco, Avv. Iaia Calvio, e verso tutta l'Amministrazione Comunale per quanto è stato fatto e si farà in favore della Associazione Bocciofila che, nel suo piccolo, contribuisce alla socializzazione e ad una sempre maggiore emancipazione della cittadinanza.


L’Olio Il leggendario albero di ulivo e l’olio ricavato dai suoi frutti hanno accompagnato la storia dell’umanità. 8000 anni fa l’ulivo veniva già coltivato in Medio Oriente e le prime coltivazioni si ebbero molto probabilmente in Siria o Creta. I Fenici in seguito diffusero questa coltivazione su tutte le coste del Mediterraneo, dell’Africa e del Sud Europea. Con i Greci le coltivazioni di ulivo divennero sempre più numerose, ma furono i Romani che provarono a coltivare in ogni territorio conquistato questi frutti polivalenti. In molti casi i Romani ordinarono alle popolazioni conquistate il pagamento dei tributi sotto forma dell’olio di oliva. Fin dall’inizio l’ulivo e i suoi frutti sono stati presenti nella storia degli uomini sia nei riti sacri che nella vita quotidiana, l’olio infatti venne utilizzato non solo per arricchire gli alimenti, ma anche nei massaggi e nella cosmetica. Nei poemi omerici l’olio era usato esclusivamente per la pulizia e l’igiene. Gli antichi romani classificavano l’olio di oliva in cinque qualità: “oleum ex albis ulivis”, proveniente dalle olive verdi, “oleum viride” provenienti da olive raccolte a uno stadio più avanzato di maturazione, “oleum maturum” proveniente da olive mature, “oleum caducum” proveniente da olive cadute a terra e “oleum cibarium” proveniente da olive quasi passite che era destinato all’alimentazione degli schiavi. I numerosi utensili per la raccolta e la

spremitura delle olive, rinvenuti dagli archeologi in vari scavi nell’area mediterranea, nonché diversi passaggi della Bibbia e del Corano dimostrano l’importanza storica di questo frutto dell’ulivo e del lavoro degli uomini. In Italia nel XIX secolo l’olivo continua ad avanzare sulle colline anche perché c’era bisogno d’olio per le lampade e le tavole di una popolazione in aumento e per una industria sempre più fiorente. Pio VIII nel 1830 promette il premio di un “Paolo”, il guadagno di una giornata per un bracciante, a chi metta a dimora e allevi fino a 18 mesi una pianta. Nella seconda metà del secolo, a seguito di avverse condizioni climatiche e di malattie che colpiscono le piante, in alcune zone d’Italia meridionale si abbattono gli ulivi per avere legna. La produzione scende, e l’inizio del ‘900 non porta variazioni di rilievo. Sono gli anni Trenta a dare il via ad un periodo particolarmente felice, grazie a leggi che promuovono in tutta l’Italia l’olivicoltura. Negli anni successivi alla guerra mondiale, il prestigio della pianta ha una flessione, la cucina tradizione italiana viene bollata come rozza, popolare, povera. Sono in auge i cibi d’oltreoceano, le abitudini nordiche appaiono le più civili, il burro più nobile dell’olio, e le margherite industriali primeggiano sulle tavole. Fortunatamente negli anni ’80 con la riscoperta dei sapori più naturali e genuini l’olio riprende il suo posto di re della tavola.

La tradizione olivicola in Capitanata ha radici nel tempo. A Monte S. Angelo ed Orsara di Puglia, alcuni anni orsono furono rinvenuti alcuni reperti quasi identici al trapetum di epoca romana. Ma la coltivazione di migliaia di ettari si svilupparono solo nel secolo XVII e XVIII: Gli studiosi fissano le prime piantagioni in Capitanata nel territorio del Gargano, poi la diffusione fu allargata al Subappennino Dauno ed infine al Tavoliere. E per esaltare la qualità dell’olio di oliva extravergine di Capitanata vi propongo due ricette tipiche di Deliceto. Verza con le cotiche Ingredienti: Una verza; tre pezzi di cotenna; 3 pomodori; sale q.b.; olio di oliva extravergine q.b.; qualche seme di finocchio; peperoncino. Pulire la verza togliendo le foglie esterne e la crosta centrale, poi lavarla. Fare sbollentare le cotenne e poi in un tegame farle soffriggere a fuoco lento, aggiungendo pomodori, sale ed olio. Aggiungere quasi un litro di acqua e portare ad ebollizione, a metà cottura delle cotenne mettere la verza con qualche seme di finocchio e un pizzico di peperoncino. Mescolare il tutto e fare cuocere per 30 minuti. Servire il piatto caldo. Ciambotta con zucchine patate ed uova Ingredienti per 4 persone: 500 gr. di patate; 3 zucchine; 3 uova; 4 pomodorini, aglio, cipolla, sale, pepe, olio di oliva extravergine e prezzemolo. Tagliate a fette le zucchine e le patate a cubetti. In una padella con olio fate soffriggere la cipolla affettata e l’aglio, aggiungete le zucchine, dopo qualche minuto le patate. Quando il tutto è ammorbidito versate i pomodori, pepe, prezzemolo e sale con un’aggiunta di acqua. Rompete le uova e versartele nella padella, coprite il tutto con il coperchio fino a cottura ultimata.


Sopa, la scure sulla pirateria Sopa è l'acronimo del progetto di legge denominato Stop Online Piracy Act, che sta sollevando un polverone di polemiche al di là dell'Oceano. Il progetto di legge, infatti, è in discussione negli Usa, ma, pur a distanza di migliaia di chilometri da noi, rischia di avere serie ripercussioni nei confronti di tutti i navigatori della Rete, senza distinzione di cittadinanza. Copyright e globalizzazione Per capire cosa si rischia con una normativa come quella in discussione, si deve fare un passo indietro, per capire cosa significhi Sopa. Il progetto di legge è voluto fortemente dalle lobby dell'industria cinematografica e discografica per arginare in maniera forte e incisiva la continua diffusione di materiale pirata in Rete. I commentatori più schietti dicono che si tratta di una riproposizione di un disegno di legge proposto inizialmente dal Senato. Questo si chiamava Protect-Ip Act (acronimo di Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property), ma è stato riscritto subito dopo il suo lancio per le tante polemiche sollevate. Ma, tornando a Sopa, il suo scopo è quello di obbligare i provider a effettuare un controllo certosino su tutti i contenuti che veicolano sulle proprie piattaforme, impedendo che circolino materiali protetti dal copyright. In mancanza di questi controlli, e qualora vi siano effettive violazioni del diritto d'autore, i legittimi titolari del copyright potrebbero richiedere al Tribunale di obbligare i siti web coinvolti a impedirne la circolazione. Una ordinanza giudiziaria del genere porterebbe a una sostanziale interruzione di colossi del settore Ict, come Google, Yahoo!, ecc. Sono proprio su questi siti web che, pur-

troppo, transitano notevoli quantità di materiale illegalmente riprodotto. Ma non per questo si dovrebbe bloccare l'intera dorsale della comunicazione via Internet per dare la caccia a qualche pirata. La globalizzazione della comunicazione, dunque, avrebbe ripercussioni notevoli anche nei Paesi non-Usa, poiché si tratta di siti web utilizzati in maniera transfrontaliera. Lamar Smith Il progetto di legge è stato presentato lo scorso ottobre 2011 dal deputato Lamar Smith, che, non a caso, è sovvenzionato da grosse aziende attive nel settore dell'intrattenimento. Fra queste società si annoverano Clear Channel Communications con oltre 26mila dollari, National Cable & Telecommunications Association con 16mila dollari, oltre a Time Warner Cable con 13mila dollari. Si tratta, dunque, di organizzazioni i cui profitti gravitano attorno a materiale protetto da copyright, che potrebbe essere finalmente al sicuro qualora venisse trasformata in legge la proposta Sopa. Mentre in Europa... Dalle nostre parti, invece, le lobby hanno subito un forte contraccolpo per via di una storica sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea, che ha chiuso una vicenda, che è iniziata diversi anni prima (2004), fra la Scarlet Extended Sa, società olandese dell'ex gruppo Tiscali, fornitore di accessi a Internet, e la Sabam, una società di gestione belga che gestisce i diritti d'utilizzo di opere musicali ed editoriali coperte da diritto d'autore. La collecting society belga è venuta a scoprire che gli utenti di Scarlet facevano scaricavano materiale illegale via Internet e, pertanto, ne chiedeva il blocco. La causa giudiziaria è finita in Corte di Giustizia Ue, che ha sentenziato recentemente la assoluta

impossibilità di obbligare i provider Internet a filtrare i pacchetti di dati in transito, pur con il lodevole obiettivo di contrastare il download illegale di materiale coperto da diritto d'autore. Sciopero generale per salvare la Rete Mentre si infervorano i dibattiti politici negli Usa per la discussione del progetto di legge (e Barack Obama fa sapere che è schierato dalla parte della Rete), la comunità del Web si mette in agitazione. Sono proprio i più grandi protagonisti della Rete a schierarsi in prima fila per contestare il progetto Sopa; Google, Facebook e Wikipedia sventolano il vessillo della libertà di Internet, insieme a milioni di navigatori, minacciando un vero e proprio sciopero della Rete. Chissà cosa avverrà nel mondo non virtuale e che piega prenderà la proposta Sopa, adesso che i grandi di Internet cominciano ad alzare la voce.


TENERO AMICO (nel giorno del suo ottantesimo compleanno) Annito e i suoi primi ottant’anni L’angolo di Calliope ho voluto dedicarlo, per questo mese, ad un evento particolare: gli 80 anni di Annito Di Pietro. Ha radunato attorno a sé sabato 10 marzo scorso, le persone che gli sono più care, per festeggiare in allegria e amicizia il suo ottantesimo compleanno. Un anniversario importante che ha voluto trascorrere al ristorante Pazza Idea 80 anni vissuti pienamente: marito e padre esemplare, impegnato nel sociale e nelle attività culturali di Orta Nova. Ho conosciuto Annito dieci anni fa, fui colpito dal suo entusiasmo nel volere realizzare un’associazione culturale e un giornale, mi colpì il suo entusiasmo di ventenne. Il risultato di quell’incontro sono le tantissime iniziative realizzate ed una grande amicizia. Grazie Annito. Michele Campanaro

PER ANNITO Pé la fèsta taoié ècché nu stréné sunétté pé féstéggiàrté inda nu mòdé quésé pèrfetté ogg’è nu iurné pé te assajé ‘mbòrtandé: cumbijé quatté volté vind’anné e sfiuré gl’uttandé. Nen eijé nu traguardé, ejé saulé na bella tappé pénzanné ai iurné e au timbé passéte, ca nen scappé ca tutté ‘nghiusé stécé dind’au cauré

véstuté d’ombr’e dé llùcé, dé fatighé e d’amauré. Amauré pé la famiglijé, i figlije e tutté l’amijcé pi créstiéné dé tutté vanné, oltr’ai ‘urtisé sembé prondé, e’mbrima linijé, pé farlé tutte tutte félicé! Ma l’amauré chiù grussé dé tutté quandé andò da sembbé hai tenuté e tijné u posté dé cumandé gaijé l’”Ortese”, mò “Lo Sguardo”, e l”ANPOSDI” e l’Unitre” ca proprié nun putevéné stà senzé dé te!!! Per Annito Per la tua festa ecco uno strano sonetto / per festeggiarti in modo quasi perfetto. / Oggi è giorno per te assai importante / compi quattro volte vent’anni e sfiori gli ottanta. // Non è un traguardo, è solo una bella tappa / pensando ai giorni ed al tempo passato che non scappa, / che tutto rinchiuso rimane nel cuore/ vestito d’ombre e di luci, di fatiche e d’amore. // Amore per la famiglia, i figli e tutti gli amici / per le persone di ogni dove oltre agli ortesi / sempre pronto ed in prima linea per farli felici. // Ma l’amore più grande di tutti / dove da sempre hai avuto ed hai il ruolo di comando / è l’Ortese, ora Lo Sguardo, e l’ANPOSDI e l’Unitre / che proprio non potevano esistere senza di te! //. Auguri! Ripalta Guerrieri

Ind’a stu iurne careche d’emozione tènere amiche e caro Annite pe’ fa sta bèlla manifèstazione ce sime qua tutte riunite. A parinte, amice, figghie e nepute è fatte a tutte stu bèlle invite, da nisciune però è avute refiute e a presènza noste è vèramènte sentite. Te vulime tutte tanta bène e tu u sajie pecchè, ognune de nuie nen pote fa a mène de darte amore e sta atturne a te. Parlà de te,de cume si’ e cume si fatte signifeche dice poche e ninde e nen truà i parole adatte pe’dèscrive na vite d’impègne vèrse amice e parinde. Te piace assajie repète: “u timbe passe…… e cume passe” e nen te firme a guardà arrète, no…stu chiuve nen te lasse. Ma pe’ furtune e c’aiute de Dije i penzire guardene sèmpe ‘nnanze, a culture,u sport e a posije e p’u riste timbe nen avanze, Cumbagne mije chè t’agghia dice, cuntinue accussì nen ce penzanne statte cuntènte e sèmpe felice vita bona e serène ancore pe’ tant’anne. Antonella Pagliara




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