Lo Sguardo sui 5 Reali Siti - Aprile 2012

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La Pasqua è una delle ricorrenze più importanti per i cristiani, se non la più importante: le sue origini si perdono nella notte dei tempi. La ricorrenza che celebra la resurrezione di Gesù, avvenuta il terzo giorno dopo la morte in croce, include retaggi di antichi riti pagani nonché derivazioni della tradizione israelita. La Pasqua Pagana Per gli antichi greci, il mito del ritorno dal mondo sotterraneo alla luce del giorno di Persefone, dea degli inferi, festeggiato in primavera, simboleggiava la rinascita della vita dopo la povertà dell'inverno. Per i popoli anglofodri del Nord Europa, invece, la dea Eostre, da cui il termine Inglese “Easter” che significa Pasqua era una divinità legata al Sole nascente. La parola Pasqua deriva invece dal latino “Pascha”, trascrizione dell'aramaico “pasha”, che corrisponde all'ebraico “pesach” il cui significato principale è “passare oltre”. La Pasqua Ebraica Per gli ebrei il significato di questa festa si concentra sull'Esodo, la liberazione del Popolo di Israele ad opera di Dio. Dio annuncia che libererà la sua gente e che manderà l'angelo sterminatore a uccidere i primogeniti egiziani, compreso il figlio del faraone. Per salvare i loro figli, gli israeliti dovevano segnare le porte delle case con il sangue dell'agnello. La Pasqua (Pesach) si celebrava fin dai tempi di Gesù: il pomeriggio del 14 Nissan (marzo-aprile) s'immolavano gli agnelli nel tempio, il sangue era versato sull'altare gli animali spellati, visceri e grasso bruciati, il pane non lievitato. Ancora oggi la festa inizia con il Seder - la cena pasquale, tra le due sere, tra tramonto e crepuscolo e con la lettura dell'haggadà, il racconto dalla liberazione dall'Egitto. L'intera cerimonia del banchetto con la lettura dei salmi, le preghiere e i cibi presenti sulla tavola segue un rituale ben preciso. Al termine della cena, gli ebrei di tutto il mondo si augurano: “l'anno prossimo a Gerusalemme” per esprimere il loro attaccamento alla città santa e la speranza di ricostruire in Palestina il popolo di Israele. Il seder, la cena pasquale, inizia e si conclude con la preghiera del capofamiglia. Al centro della tavola c'è un vassoio con gli elementi simbolici: il vino, simbolo della gioia e della terra promessa, il pane

azzimo (non lievitato) ricorda la partenza affrettata dall'Egitto, quando non si ebbe tempo di far lievitare il pane, le erbe amare che ricordano l'amarezza della schiavitù, l'uovo sodo che per la sua forma simboleggia l'eternità della vita (è una superficie che non ha un punto d'inizio né di fine), l'aceto ricorda sia le lacrime versate in schiavitù, sia il miracolo del mar rosso; il lume acceso simboleggia il Messia. Perché l'agnello? Fin da quando la Pasqua era solo la festa d'inizio della primavera, i pastori offrivano a Dio i primi nati del gregge per ringraziarlo del ritorno della vita. Poi l'agnello divenne il cibo che agli ebrei ricordava il passaggio dalla schiavitù in Egitto alla libertà. Anche Gesù è stato definito Agnello di Dio perché con il suo sacrificio che richiama quello degli animali immolati nel Tempio ci ha condotti dalla morte alla vita. Anche Gesù da ebreo osservante celebrava la festa di Pesach. Nell'ultima cena, Gesù diede un nuovo significato ai gesti della Pasqua ebraica: prese il Pane non lievitato e il calice di vino e li offrì ai discepoli con queste parole: “questo è il mio corpo, questo è il mio sangue: fate questo in memoria di me”. Era la nascita dell'Eucaristia che significa ringraziamento perché Gesù rese grazie a Dio prima di distribuire il pane e il vino. I cristiani la celebrano ogni domenica e ne ricordano la nascita il Giovedì Santo. La Pasqua è per i cristiani la festa più importante dell'anno e la Resurrezione viene celebrata con una veglia notturna piena di gioia, luce e canti. Si comincia con l'accensione di un fuoco, simbolo dello Spirito Santo, dal quale si prende la fiamma per illuminare il cero pasquale, segno di Gesù risorto e luce del mondo. Intanto si accendono tutte le lampade della Chiesa, suonano le campane e

si torna a cantare “l'alleluja” che non era stato intonato per tutta la Quaresima. Infine si benedice l'acqua; serve per i battesimi e indica la nuova vita portata da Gesù. Quando cade la Pasqua? Per quale ragione il Natale cade sempre il 25 dicembre mentre il giorno di Pasqua varia? Agli albori del Cristianesimo, la Resurrezione veniva ricordata ogni domenica; in seguito la Chiesa decise di celebrarla una volta all'anno. Numerose correnti religiose dibatterono per stabilire la data dell'evento. La decisione definitiva fu affidata al Concilio di Nicea nel 325 durante il quale venne stabilito che la solennità della Pasqua sarebbe stata celebrata nella domenica seguente il primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera che cade 1121 marzo. La data di Pasqua è quindi compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile incluso, essendo il ciclo lunare di ventinove giorni; ad es., se il 21 marzo c'è la luna piena ed è un sabato, la Pasqua sarà il giorno seguente, ovvero domenica 22 marzo; se invece si tratta di una domenica, la ricorrenza cadrà il giorno 29, ovvero la prima domenica successiva. Gli ortodossi seguono il calendario giuliano e quindi la data della Pasqua può variare dal 4 aprile all'8 maggio. Inoltre celebrano la ricorrenza dei Morti, il venerdì successivo. In tale occasione usano dipingere le uova di rosso per portarle sulle tombe dei cari come augurio di una serena vita ultraterrena. Questa tradizione sarebbe legata a una leggenda secondo la quale la Madonna era solita far giocare Gesù bambino con uova colorate. Il giorno di Pasqua, tornata al sepolcro e trovatolo aperto e vuoto, vi avrebbe scorto delle Uova rosse.


Il 2012 è stato proclamato Anno Europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni: un'occasione per tutti noi per riflettere su come oggi gli italiani vivono e restano in salute più a lungo, nonché per cogliere le opportunità che ne derivano. L'invecchiamento attivo può dare alla generazione del “baby-boom” e agli anziani di domani la possibilità di: restare occupati e condividere la loro esperienza lavorativa, continuare a svolgere un ruolo attivo nella società, vivere nel modo più sano e gratificante possibile. Serve anche a mantenere la solidarietà tra le generazioni nel momento in cui si registra un rapido aumento del numero delle persone anziane. La sfida per i responsabili politici e tutte le parti interessate è migliorare le possibilità di invecchiare restando attivi e di condurre una vita autonoma, intervenendo in settori tanto diversi quanto il lavoro, l'assistenza sanitaria, i servizi sociali, l'istruzione per gli adulti, il volontariato, gli alloggi, i servizi informativi o i trasporti. L'Anno europeo mira a sensibilizzare a questi temi e al modo migliore per affrontarli. Ma innanzitutto cerca di incoraggiare tutti i responsabili politici e i soggetti interessati a fissare degli obiettivi e realizzarli. Il 2012 vuole andare al di là dei dibattiti e produrre risultati concreti. La vita personale dell’anziano è troppo spesso ridotta a poche, minime attività prive di contenuto sociale. Questo dono del tempo libero, questa età del riposo assoluto a mio parere, e una sorta di pietosa ipocrisia, liberatrice forse dal senso di colpa di cui la coscienza collettiva soffre per l'espulsione coatta dell'individuo dal campo del lavoro e, quindi, dalla vita attiva. Il tempo libero offerto all’anziano è un tempo di forzata inattività nella grande maggioranza dei casi, ragione frequente di emarginazione sociale e di solitudine. La solitudine dell’anziano non si identifica, comunque, con la condizione o lo stato di chi vive da solo o appartato. Per tale situazione è da preferire il termine isolamento che indica meglio la condizione di chi, spontaneamente o costretto da cause esterne, vive isolato, appartato dagli altri, ma non è necessariamente privo di affetti o amicizie, di appoggi, di persone che l'aiutino o l'assistano. Solitudine vuol dire sentirsi soli e questo accade a chi vive isolato ed appartato, non per scelta propria, ma per condizione imposta dagli organismi sociali, economici e culturali del proprio complesso antropologico. In questo senso possono soffrire di solitudine, sentirsi soli, anche i vecchi che, pur vivendo in famiglia o in qualche comunità di tipo assistenziale, sono comunque ricusati dall'ambiente o non più approvati dalla collettività. Dalla parte dell’anziano c'è, infatti, un bisogno continuo e pressante di affetto ed una costante esigenza di comunicazione che non trovano sempre corrispondenza nei membri giovani e adulti della

famiglia. Nella maggioranza dei casi figli e nipoti non sono in grado di dare una risposta completa ai bisogni esistenziali del loro congiunto che finisce per sentirsi un estraneo e quasi un intruso nel contesto affettivo familiare. È indispensabile e urgente un vasto piano geragogico che si proponga di educare la società in generale, oltre che l'individuo e la famiglia, allo scopo di favorire la caduta di tutti quei pregiudizi che hanno relegato l'anziano nel limbo dell'incomprensione e della solitudine. Prima che si verificasse la crisi economica mondiale esplosa nell’estate scorsa, gli anziani premevano, attraverso le numerose benemerite

rappresentanze di categoria, sulla classe politica per ottenere una serie di provvedimenti normativi, quali l’adeguamento di tutte le pensioni al costo della vita, un migliore accesso ai servizi socio-sanitari ed assistenziali, il sostegno alla domiciliarità con la deducibilità dal reddito del pensionato dell’importo del contratto della badante, il sostegno alla famiglia attraverso agevolazioni nell’assistenza per periodi mirati quali il post-ricovero e le ferie familiari, la mutua socio-integrativa e l’accesso ai sistemi di finanziamento agevolato della spesa sociale, l’avvio di un sistema misto pubblico-privato di assicurazione del rischio di non autosufficienza, la promozione di corsi di alfabetizzazione informatica, la raccolta a livello regionale di curricula degli anziani che vogliono mettere la loro esperienza professionale a disposizione delle imprese o a favore dello sviluppo dei Paesi del terzo mondo ed infine l’impiego degli anziani artigiani tra i 60 ed i 70 anni quali insegnanti nei corsi pratici per gli studenti di scuola secondaria professionale. Poiché gli enormi passi avanti compiuti dalla scienza fanno constatare che dopo i 60 anni si ha ancora un potenziale ciclo di vita di 20-25 anni, i neo-pensionati in buona salute potevano scegliere di intraprendere un nuovo modo di vivere dedicandosi a lavoro part-time, a lavoro-hobby, ad attività familiari ed al volontariato, offrendo un contributo economico apprezzabile alle loro famiglie, alla società e

riducendo l’insorgenza di malattie prevalentemente cardio-vascolari causate dalla depressione e dalla ridotta mobilità. Il decreto legge 201/2011, approvato prima di Natale dal Parlamento, avendo varato un corposo insieme di severe ma necessarie misure di tassazione e di risparmio, costringe a rimettere nel cassetto gran parte di quelle richieste; imponendo altresì il graduale aumento dell’età pensionabile da 60 a 67 anni, si arriverà alla pensione stremati e con tempi troppo ridotti per inaugurare un altro modus vivendi. Se l’avanzata età di pensionamento dilata i tempi di affrancamento dal lavoro, l’anziano rimane però sempre il punto di riferimento della famiglia moderna ove, pur non convivendo con i figli sposati, si rende disponibile nella cura e nell’assistenza dei nipoti e svolge un ruolo importante nella loro educazione perché tramanda alle nuove generazioni i valori e le tradizioni che sono alla base del progresso di ogni società; inoltre egli ravviva all’interno dei nuclei familiari gli affetti e ne stempera le spigolosità avendo accumulato una consistente esperienza di vita. Gli anziani continuano ad essere una insostituibile risorsa psicologica, umana ed economica non solo per la loro famiglia ma anche per la nostra Italia che ha bisogno del contributo di tutti; essi esprimono spesso sorprendenti eccellenze ideali, spirituali, culturali, artistiche e professionali che li rendono degni del rispetto e dell’attenzione delle istituzioni e dei giovani. E guardando soprattutto a loro, nel 2012 sarà celebrato, in tutti i Paesi del nostro continente, “L’anno Europeo per l’invecchiamento attivo e la solidarietà tra le generazioni”, nel corso del quale saranno focalizzati diversi aspetti del binomio giovane-anziano nel mondo moderno; infatti questa nuova complessa realtà relazionale, presente in tutte le società più evolute, comporta un cambiamento epocale degli schemi mentali e solleciterà la classe politica a migliorare le norme di settore nella consapevolezza che tutelare gli anziani significa salvaguardare una parte rilevante della futura prosperità dell’intera Nazione. Deve essere infine valutato che nei nostri tempi il giovane, portato essenzialmente alla tecnologia, entra nel mercato del lavoro a tempo indeterminato non prima dei 33 anni e fino ad allora vive in famiglia; l’anziano, trasmettitore del patrimonio tradizionale familiare e sociale, partecipa economicamente al sostegno di figli e nipoti per una cifra complessiva calcolata in 50 miliardi di euro l’anno, assumendo conseguentemente un duplice ruolo di tesoro affettivo e materiale che deve essere tutelato anche perché ha una benefica influenza sulle due generazioni a lui successive. Ho voluto evidenziare la figura dell’anziano perché ritengo che resta come valore aggiunto all’interno dell’economia nazionale. Resto, infine, fermamente convinto che tutelare gli anziani significa salvaguardare una parte rilevante della futura prosperità dell’intera Nazione.


Orta Nova - Verde e cimitero. Lavoratori regolarmente assunti fino al 30 giugno “I lavoratori che si occupano della manutenzione del verde pubblico e dei servizi cimiteriali sono stati regolarmente assunti a partire dal 1° febbraio e lo saranno fino al 30 giugno, data di scadenza del contratto sottoscritto con l’Amministrazione comunale dopo la gara regolarmente effettuata. Il periodo 1-31 gennaio è stato sanato con un contratto a termine che fa salvi i diritti e la retribuzione”. E’ la replica del sindaco Iaia Calvio alle affermazioni del segretario generale della Fisascat Cicl che “sarò lieta di incontrare per illustrargli nel dettaglio la soluzione che ci ha consentito di salvaguardare i livelli occupazionali ed i diritti dei lavoratori in uno con la riduzione dei costi del servizio. Come ho avuto già modo di affermare pubblicamente”, sottolinea Calvio, “il passaggio da una società all’altra delle attività è stata effettuata con qualche difficoltà in più del normale anche a causa dell’ingiustificato ritardo con cui la cooperativa che ha gestito i servizi fino al 31 dicembre scorso ha trasmesso la documentazione necessaria alla riassunzione degli addetti. L’Amministrazione comunale ha operato con assoluta trasparenza ed ha garantito la giusta tutela di soggetti deboli”, conclude il sindaco, “e ringrazio i gruppi di minoranza per aver sollecitato lo svolgimento di un consiglio comunale. Non si ruba ai Bambini In realtà non si ruba niente a nessuno, per legge morale e per norma di diritto, ma compiere furti nelle scuole è veramente un’azione riprovevole perché vengono calpestati i diritti dei bambini ad avere tutti gli strumenti necessari per migliorare le loro attività didattiche. Profonda indignazione, quindi, per il furto di venti Pc portatili ai danni del 2° Circolo Didattico di Orta Nova che, con un’attenta progettazione, è riuscito ad accedere ai fondi europei Pon – Fesr 2011 e a dotare tutte le classi di lavagne interattive multimediali: le Lim avrebbero consentito agli alunni di utilizzare al meglio le tecnologie informatiche. C’è ancora tanto da “lavorare” per far capire che i beni pubblici appartengono

a tutti, anche ... ai figli degli ignoti ladri e che vanno sempre tutelati, mai danneggiati o addirittura ... rubati ! La Giunta Calvio devolve parte delle indennità all’acquisto di 2 notebook per il I° Circolo La Giunta devolve parte delle indennità istituzionali all’acquisto di due notebook destinati agli alunni del I° Circolo in sostituzione di quelli rubati la notte dell’1 marzo. La delibera è stata adottata su proposta della sindaco Iaia Calvio e votata all’unanimità. I computer portatili sono indispensabili al funzionamento delle lavagne interattive multimediali (LIM) recentemente acquistate dalla scuola per migliorare le attività didattiche e promuovere l’utilizzo delle tecnologie informatiche tra i ragazzini. “Il furto dei notebook non è stato l’unico effetto dell’intrusione nella scuola, avvenuta con rara tempestività qualche giorno dopo l’acquisto del materiale informatico”, commenta il sindaco, “Grazie al salvadanaio costituito con i soldi destinati alle indennità della Giunta, del presidente del Consiglio comunale e dei consiglieri, mai riscosse dall’inizio del mandato, siamo riusciti a riparare almeno questo danno subìto, soprattutto, dai ragazzi”. C.i.m.: la punta di un iceberg Il Centro di Medicina Mentale di Orta Nova ancora nell’occhio del ciclone, in una interrogazione, con risposta in Consiglio, i Consiglieri Comunali Lorenzo Annese, Nicola Maffione e Antonio Porcelli così scrivono al Sindaco e al Presidente del Consiglio di Orta Nova: “Premessa: - il Sindaco della città di Orta Nova, venuta a conoscenza, non si sa come, della chiusura del C.I.M. (centro igiene mentale), ha rilasciato al quotidiano il Mattino di Foggia, in data 9 marzo c.a., una intervista dicendo che “un presidio sociosanitario fondamentale per l’intera comunità dei 5 Reali Siti non può essere chiuso, certamente non senza offrire una valida alternativa alle centinaia di cittadini che ne fanno ricorso”….., dando il suo sostegno “istituzionale e personale” alla commissione Servizi Sociale dell’Unione, la quale ha chiesto un incontro con il Direttore Generale

dell’ASL - Foggia, dott. Attilio Manfrini; che la dotazione organica addetta a tale servizio comprendeva un infermiere, un assistente sociale, uno Psichiatra ed uno Psicologo, quest’ultimi due, non più in organico!!!!. Ebbene, noi crediamo, che il Sindaco abbia fatto bene a dare il suo sostegno personale, ma ha dimenticato, che il sostegno “istituzionale e deliberativo”, viene dato dal Consiglio Comunale del proprio comune, il quale è stato dimenticato, esautorato e reso incapace di difendere gli interessi sacrosanti di una comunità all’oscuro di tanti disagi; - Che la questione C.I.M. è la punta di un iceberg nella fogna sanitaria in cui versa il comune di Orta Nova, ignorata, chissà perché, da questa Amministrazione: poliambulatorio (ex distretto sanitario) abbandonato e privato di molte ore specialistiche, il centro diurno per non autosufficienti (600.000,00 euro), chiuso, l’altro nuovo poliambulatorio, in via Pertini, 800.000,00 euro, chiuso ed abbandonato, servizi sanitari sparsi e senza dignità - funzionale. Ebbene, alla luce di quanto sopra, noi consiglieri comunali, vogliamo sapere dalle SS.LL., quanto segue: Perché il Sindaco, avv. Iaia Calvio, non ha sentito il dovere di convocare e informare il Consiglio Comunale di Orta Nova, della questione C.I.M.? Da quanto tempo non lavorano al CIM lo Psicologo e lo Psichiatra? Perché non viene convocato un Consiglio monotematico per esaminare ed approfondire tutta la situazione sanitaria nel Comune di Orta Nova?”. La Giunta anticipa alle famiglie il contributo regionale per i libri di testo La Giunta comunale ha deciso di anticipare il contributo per l’acquisto dei libri di testo per l’anno scolastico 2011-2012 assegnato al Comune di Orta Nova dalla Regione Puglia e non ancora versato. La delibera è stata adottata all’unanimità su proposta della sindaco Iaia Calvio. L’ammontare dell’anticipazione è pari a 64.368 euro che “la Regione potrebbe essere costretta ad erogare a fine anno per rispettare i vincoli del Patto di Stabilità interno”, spiega il sindaco, “Almeno questo è quanto ci è stato segnalato da ANCI Puglia, che ha invitato i sindaci


pugliesi ad anticipare il contributo diretto alle famiglie. Non ce la siamo sentita di scaricare sulle già fragili spalle dei cittadini anche questo peso, piccolo o grande che sia, ed abbiamo anche ritenuto opportuno adottare una misura di solidarietà istituzionale che evita di aggravare le difficoltà ad un altro ente pubblico. Questa vicenda ripropone il tema della drammaticità della crisi finanziaria e degli effetti indotti dalla necessità di avere bilanci sani e stabilmente in equilibrio”, conclude Iaia Calvio, “Ma dovrebbe anche indurre il Governo ad una riflessione più approfondita sull’opportunità di vincoli tanto asfissianti da bloccare anche la spesa sociale o per investimenti”. Per le piccole manutenzioni comunali attivato i “voucher” Trasformare il bisogno in opportunità di lavoro e partecipazione attiva alla vita comunitaria. È l’obiettivo che l’Amministrazione comunale si è posta approvando la delibera con cui sono stati acquistati dall’INPS i ‘voucher’ da utilizzare per compensare i lavori occasionali prestati da chi chiede contributi finanziari a causa della situazione di indigenza in cui si trova a seguito della mancanza di occupazione. La buona prassi amministrativa è stata presentata alla stampa dal sindaco

Da dodici anni l’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in guerra, sezione di Orta Nova con il patrocinio del comune, celebra nel giorno di S. Giuseppe la festa del papà dedicata a tutte quelle persone che sono partite per difendere la patria e non sono più tornate. Presenti a tale evento le autorità civili e militari tra esse il sindaco di Orta Nova, avv. Iaia Calvio con quasi tutta la giunta, il sindaco di Carapelle prof. Alfonso Palomba, l’assessore Antonio Di Trani in rappresentanza del Comune di Ordona, il sindaco del comune di Ascoli Satriano Savino Danaro, accompagnato dall’assessore alla cultura Biagio Gallo. Molta la rappresentanza militare, tra cui il colonnello Vincenzo Cipullo comandante 21° artiglieria terra, il colonnello Augusto Candido comandante 11° Genio Guastatori, il maresciallo Vincenzo Reiboldi, il luogotenente Michele Rizzi rappresentate Capitaneria di porto di Manfredonia, il maresciallo Giuseppe Romaniello rappresentate aeronautica militare di Amendola, il maresciallo Giordano Protopapa comandante della stazione Carabinieri di Orta Nova e il comandante dei Vigili Urbani di Orta Nova il maggiore Umberto Santoro. La santa messa è stata ufficiata da don Ignazio Pedone, concelebrata da don Giovanni Laino e animata dal coro parrocchiale diretto da Giorgio Maffione. Molte le associazioni locali, sportive, culturali e combattentistiche. Il parroco don

Iaia Calvio e dai consiglieri comunali Antonio Bellino e Antonio Tartaglia. “Quotidianamente incontro, dentro e fuori il Municipio, gente che chiede un lavoro o un aiuto per compare i libri, pagare le bollette, fare la spesa” ha affermato Calvio “ed è frustrante non avere soluzioni a questi drammi. Altrettanto quotidianamente abbiamo bisogno di piccoli interventi di manutenzione sul patrimonio comunale che non richiedono particolari competenze professionali e drenano risorse finanziarie. Esigenze che abbiamo trovato il modo di coniugare”. Utilizzando le previsioni normative in materia di lavoro accessorio e dando seguito ad una delibera di Consiglio comunale, la Giunta ha acquistato “buoni lavoro” per un ammontare di 7.000 euro da destinare alla pulizia degli spazi verdi, la manutenzione delle strade, le attività manuali da svolgere in occasioni di eventi. Ciascun “voucher” ha un valore di 10 euro da riconoscere in cambio di un’ora di lavoro: 7,5 euro è la parte retributiva, 2,5 euro quella contributiva e assicurativa. Per l’accesso a questa previdenza bisogna essere: residenti o domiciliati ad Orta Nova, disoccupati da almeno un anno e titolari di un reddito ISEE inferiore o pari a 7.500 euro. “Abbiamo iniziato con 7.000 euro.

Un video su Orta Nova “Dal passo d’Orta ad Orta Nova”, questo è il titolo del DVD realizzato da Domenico Francone che sarà presentato il 5 maggio 2012, con inizio alle ore 18.00, presso il Palazzo ex Gesuitico.

Ignazio a conclusione del sacro rito ha espresso il suo compiacimento per la buona riuscita della manifestazione e a ricordato le motivazioni di tale evento, commemorando le tante vittime cadute in guerra ed in particolare i molti giovani papà che si sono immolati per la patria per garantire la pace e la libertà dei popoli. Anche il presidente dell’associazione N.F.C.D.G. Saverio Padiscia ha ricordato tale evento che si ripete da ben 12 anni e mentre si ringraziano tutti i presenti per la gradita partecipazione ha fatto una breve panoramica del lavoro svolto durante l’anno ed in particolare la produzione di un dvd molto interessante dove si racconta il lavoro svolto dell’associazione. Per tale lavoro l’associazione ha ricevuto il compiacimento del presidente della Repubblica, del Capo del governo, del Ministero della Difesa, della Pubblica Istruzione, del sindaco di Bari e quello di Barletta. A tal proposito riportiamo integralmente la lettere del generale C.A. Vincenzo Lops del secondo comando delle

Forze di Difesa “Egregio presidente desidero ringraziarla per l’attenzione mostratami nel farmi pervenire il dvd “1861-2011: 150 anniversario unità di Italia” dove ho partecipato virtualmente ma con sentito trasporto, a tutte le attività della sua sezione di Orta Nova. L’impegno, l’onestà e sentita partecipazione di tutti voi, nel ricordo di una storia che, soprattutto in quanto nostra, non deve poter essere dimenticata, vi onora e gratifica ogni vero Italiano. Con il vostro agire quotidiano in un momento di incertezze e di difficoltà non solo economiche, contribuisce a rendere sempre più grande il patrimonio umano, valoriale e culturale del nostro Paese. Come soldati questo non ci fa sentire mai soli. Nel rinnovarLe il mio sentito e convinto ringraziamento per quanto fate, colgo l’occasione, unitamente a tutto il personale del Secondo Comando delle Forze di Difesa di augurare a Lei e tutti i Suoi soci ogni successo famigliare e professionale. Rispettosamente Gen. C.A. Vincenzo Lops”.

Laurea Presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Giovanni Paolo II” in Foggia, ha brillantemente conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Religiose, col punteggio di 110/110, Donato Di Pietro. La discussione della tesi ha avuto per tema “Le nozze di Cana - simboli e personaggi” e ha visto come relatore il professor Giovanni Chifari. Felicitazioni vivissime al neo dottore, al papà Antonio e a mamma Antonietta. Lutto È venuto a mancare all’affetto dei suoi cari Rosino Balazek, l’Editore, il Direttore e l’intera redazione sono vicini al marito Giuseppe Scarangella e ai figli. * * * Michele Silla è deceduto a Torino. L’Editore e l’intera redazione si stringono intorno ai figli, ai parenti e a Matteo Silla.


Ordona si conferma uno dei Comuni della nostra provincia tra i più virtuosi a attenti alla tutela e salvaguardia dell’ambiente. Infatti, secondo i dati diffusi dal sito da www.rifiutiebonifica.puglia.it, la città degli scavi nel 2011 ha fatto registrare una percentuale di raccolta differenziata pari al 26.6%, con un incremento di cinque rispetto all’anno precedente. Un prestigioso riconoscimento il cui merito va attribuito all’Assessore Comunale all’Ambiente Franco Ditrani, sensibile, sin dal suo insediamento, al tema del rispetto dell’ecologia, nonché alla popolazione di Ordona, che si contraddistinta è negli ultimi tempi per comportamenti etici dettati da uno spiccato senso di civiltà. Ma il lusinghiero risultato raggiunto da Ordona stride se posto in paragone coi paesi limitrofi: Orta Nova è desolatamente al 9% di raccolta differenziata, Carapelle sfiora la soglia minima garantita per evitare di incorrere in sanzioni (attestandosi al 14%), seguita a ruota da Stornarella e Stornara, rispettivamente con 12,3 e 11,7 punti percentuali, mentre il quadro complessivo dell’ATO FG/4, comprendente, oltre i Comuni dei Cinque Reali Siti, anche le realtà di Cerignola, Margherita di Savoia, Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia, indica una percentuale di raccolta differenziata pari all’11.9, ben distante dalla media regionale del 17.16%. E per incentivare i pugliesi a un comportamento più responsabile e coscienzioso, su proposta dell'Assessore Regionale all'Ambiente Lorenzo Nicastro, la Giunta ha approvato un provvedimento di nomina di commissari ad acta per 46 Comuni (ben 16 solo della provincia di Foggia, cui va la maglia nera, nessuno nella zona di Bari) che ad oggi non hanno raggiunto la soglia del 15 % di raccolta differenziata o che entro l'agosto del 2011 non avevano presentato proposte per il potenziamento del servizio di raccolta di porta a porta sulla base dei fondi PO FESR 2007-2013, bando recentemente riaperto in quanto solo un terzo dei comuni aveva presentato domanda e parte dei 38 milioni di euro è ancora inutilizzato. Ordona, numeri alla mano, è ben lontana dal commissariamento, anzi dal primo luglio sarà il primo Comune della provincia a dotarsi del servizio di raccolta differenziata porta a porta tutti i giorni, con centro di stoccaggio in costruzione nei pressi del Campo Sportivo, eliminando così dalle vie cittadine i cassonetti dell’immondizia. Inoltre è stato approvato il Piano per l’Energia Sostenibile elaborato nell’ambito della partecipazione all’iniziativa europea “Patto dei Sindaci”, finalizzato a ridurre le emissioni di CO2, secondo le direttive del Protocollo di Kyoto, del 20% entro il 2020, grazie al sistema di illuminazione per il risparmio energetico Dibawatt, già utilizzato con successo a Orta Nova. L’ultima, forse la più importante, novità in tema ambientale a Ordona ha riguardato l’installazione, per la prima volta in Puglia e in tutto il Meridione, di una Fontana Ecologica in Piazza Moro, proprio di fianco Palazzo di Città. La struttura, realizzata dall’impresa foggiana Powersurf, è stata inaugurata il 7 agosto scorso con un sistema

innovativo che consente di offrire al cittadino acqua naturale e frizzante, proveniente dall’acquedotto, filtrata, depurata e debatterizzata, al costo di soli cinque centesimo al litro, garantendo così un risparmio annuo stimato di 12mila ingombranti e pesanti bottiglie di plastica. Da quel 7 agosto la fontana è continuamente presa d’assalto non solo da ordonesi, ma anche da abitanti dei comuni vicini, allettati da un servizio così conveniente, pulito e salutare che è stato preso a modello anche a Stornarella. “Prima di concludere il mio mandato come assessore

all’ambiente spero di aver conseguito tre obiettivi” ci fa sapere Ditrani “ossia raggiungere la differenziata al 65%, ridare a Ordona decoro urbano (ad esempio con gli edifici tutti della stessa tonalità cromatica) e far conseguire a Ordona la Bandiera Verde per essersi distinta nelle politiche di tutela ambientale e di paesaggio anche ai fini turistici”. Il nostro auspicio è che tanti altri comuni prendano ad esempio e modello l’attenzione e il rispetto che hanno i cittadini di Ordona per l’ambiente, in modo da garantirci un futuro più sano e un impatto sostenibile.


Il tempo di Quaresima, culminato coi riti della Settimana Santa tra fede e tradizione, ha accompagnato i fedeli durante il periodo di preparazione alla celebrazione della Santa Pasqua, giorno in cui si rivive il Mistero della Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Anche quest’anno la Quaresima a Orta Nova, come in tutto il mondo, è stata ricca di momenti di preghiera e riflessione, cominciata con il Mercoledì delle Ceneri, giorno in cui la Chiesa Cattolica invita alla conversione e a credere nel Vangelo, per inaugurare in ognuno di noi un “tempo opportuno nel quale prendere coscienza della nostra dignità di battezzati e della chiamata ad essere figli di Dio attraverso un continuo rinnovamento della vita”, come ha sostenuto Don Giacomo Cirulli, Vicario della Parrocchia M.S.S. Addolorata. Partita con la Passio Christi, organizzata dal Circolo ANSPI S. Gerardo e dalla Parrocchia S.S. Crocifisso, la settimana di attesa della Pasqua ha visto, dal 31 marzo fino a giovedì 5 aprile, l’esposizione ai devoti delle suggestive e antichissime statue dei Misteri presso la (finalmente) riaperta Chiesa dell’Altomare vecchia di via Ordona. Mercoledì tutte le Comunità diocesane si sono ritrovate a Cerignola in Cattedrale per la S. Messa Crismale, officiata da S.E. Mons. Felice Di Molfetta, e la benedizione degli Oli Santi necessari per la celebrazione di sacramenti

liturgici che si svolgeranno nell’anno, come battesimo, cresima e unzione degli infermi. Giovedì le quattro comunità parrocchiali hanno pregato con le Sante Messe, in “Coena Domini”, della lavanda dei piedi in ricordo dell’istituzione dei Sacramenti dell’Ordine Sacro e dell’Eucaristia; subito dopo la messa

Nella giornata del 24 marzo, scelta a livello nazionale per promuovere la lettura, a Carapelle è stata inaugurata la biblioteca che i cittadini aspettavano ormai da molti anni. La cerimonia di inaugurazione è iniziata la mattina con l’arrivo dei bambini delle scuole medie, delle scuole dell’infanzia e del vescovo mons. Felice di Molfetta. Nel piazzale antistante l’ingresso della biblioteca, il prof. Alfonso Palomba, sindaco di Carapelle, ha consegnato ai cittadini la struttura che è stata intitolata a Francesco Nicola De Dominicis, personaggio di rilievo nella storia non solo di Carapelle ma anche dei territori dei reali siti. Ha poi preso la parola il vescovo complimentandosi per l’utilità della biblioteca, citando San Paolo per ricordare a tutti, grandi e piccoli, che la biblioteca deve essere preservata da ogni atto di vandalismo. “I libri vanno letti, consultati, non bisogna scriverci sopra, strappare le pagine o rubarli. Sono un bene comune” queste la parole del vescovo pronunciate poco prima del taglio del nastro tricolore che ha ufficializzato l’apertura della biblioteca. A questo primo momento della manifestazione ha fatto seguito un secondo momento di incontro con i cittadini nel pomeriggio, incontro al quale hanno preso parte l’assessore regionale Elena Gentile, che ha espresso soddisfazione per la realizzazione

di opere come la biblioteca utili per combattere le disuguaglianze sociali oltre a favorire lo scambio di idee e la crescita culturale, e Franco Mercurio, direttore della Biblioteca Provinciale di Foggia, il quale ha tenuto una conversazione interessante sulla biblioteca all’inizio del terzo millennio. La struttura della biblioteca è stata costruita grazie ad una permuta del comune di Carapelle che quattro anni fa ha concesso i terreni, del valore di 200.000 euro e destinati secondo il piano regolatore di zona ad aree di pubblico interesse, a Franco Palmieri, il quale ha provveduto alla costruzione. Sulla stessa area sorgeranno anche la caserma dei carabinieri e un centro commerciale. Per quanto riguarda le attrezzature e libri, il sindaco ha partecipato, insieme agli altri sindaci dei comuni limitrofi, al progetto “Aracne” che ha sovvenzionato queste spese. Si tratta di un patrimonio di circa 1.500 libri, oltre a videocassette e dischi che risponderanno alle esigenze di tutte le utenze. Inoltre ci sono libri provenienti da donazioni di privati e di altri enti pubblici che contribuiscono e contribuiranno, si spera, all’espansione della biblioteca. Nell’edificio sono diverse le sale presenti: la sala di consultazione, la zona per ascoltare la musica, l’area adibita alla lettura

l’altare è stato spogliato e si è prepara quello della Reposizione per l’adorazione del Santissimo Sacramento con veglia di preghiera individuale e comunitaria: le Chiese sono rimaste aperte per tutta notte mentre le campane non hanno suonato fino alla notte del sabato della Veglia Pasquale. Le statue sono state portate in processione dalla Chiesa dell’Altomare alla Chiesa Madre, per dare il

via, il giorno successivo a partire dalle ore 6, all’attesa processione dei Misteri, evento significativo nella tradizione ortese in cui le enormi statue sono state portate per le vie del paese, col coinvolgimento di associazioni culturali e di volontariato nonchè autorità civili e militari. La giornata, dedicata alle Opere della Terra Santa con una colletta, è poi proseguita con le Lodi Mattutine e la Via Crucis organizzata dai bambini delle quattro comunità. La sera del venerdì, culmine delle celebrazioni pasquali, non si è celebrata messa, ma si è svolta l’adorazione della croce “In Passione Domini”, la Processione dell’Incontro davanti la Villa Comunale (in cui le quattro comunità hanno portato in processione le statue di Gesù Morto, dell’Addolorata, di Giovanni Battista e la Croce) e il conseguente Ufficio del Seppellimento. Il Sabato Santo con il Santo Rosario si è aperta la Veglia Pasquale, la “Madre di tutte le Veglie”, chiudendo il triduo Pasquale, con le Liturgie del Lucernario e del Battesimo a rendere particolarmente evocativa la celebrazione. Una Pasqua, insomma, anche quest’anno contrassegnata dalla tradizione e dalla devozione per la più importante ricorrenza della Chiesa Cattolica, in cui si celebra la Morte e Risurrezione di Gesù Cristo a segnare la vittoria sul peccato e sulla morte con gioia, speranza e forza per affrontare la vita di ogni giorno.

dei giornali e la sala multimediale con i computer per consentire la navigazione in rete. Sarà data la tessera a coloro che andranno in biblioteca e si potranno, consultando i siti collegati delle biblioteche dei reali siti, trovare i libri presenti negli altri comuni del territorio. E’ già possibile usufruire dei locali della biblioteca, gestita per il momento da giovani volontari, successivamente si provvederà al bando di un concorso per individuare la figura di un bibliotecario che saprà coordinare tutte le attività della biblioteca. Già nell’antichità Marco Tullio Cicerone aveva affermato: “I libri sono l’alimento della giovinezza e la gioia della vecchiaia”.


La visita in Puglia della Presidente nazionale Irma Maria Re ha avuto due importanti appuntamenti: il 25 marzo la solenne Via Crucis a San Giovanni Rotondo, egregiamente organizzata dal Presidente della locale Unitre Dott. Leonardo Tricarico, il giorno successivo il convegno regionale dei Presidenti presso la Sede dell’Unitre in Orta Nova. Possiamo affermare, visto il successo di entrambe le manifestazioni che la forza delle sedi non sta nello starsene in pace, ma nel trasformare l’estraneità in educazione permanente e rinnovata, tramite una giusta comunicazione: un preciso messaggio che passa tramite un preciso canale da un emittente (la Segreteria nazionale) a un destinatario (le Sedi della regione). Abbiamo creduto nella bontà dell’iniziativa, convinti che la propria unilaterale decisione di accettare la proposta del convegno regionale e della Via Crucis costituissero implicitamente un atto di fiducia e un incoraggiamento per gli altri presidenti perché, seguendo il nostro esempio, potessero programmare incontri e convegni. Il Vice Presidente Annito Di Pietro ha condotto in maniera spedita e professionale l’incontro. Dopo il saluto del Prof. Alfonso Palomba, sindaco di Carapelle, ha preso la parola la Presidente nazionale che ha espresso il proprio compiacimento per il lavoro svolto dalla Presidente Prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere e tutto il gruppo di lavoro. Si sono poi avvicendati i numerosi Presidenti in sala, che hanno espresso le difficoltà operative delle proprie sedi e i progetti per il futuro, tra cui

Da qualche mese ho preso a frequentare nel mio paese, Ordona, i corsi dell’Unitre; tra i cinque ho deciso di seguire quello di Storia dell’Arte-Archeologia e quello di Inglese, tenuto egregiamente dall’Avv. Filippo, Marco Gatta (da noi chiamato, anche per andare simpaticamente un po’ contro il suo volere, “Professore Marco”). Tale corso, che frequento ogni lunedì dalle 19.00 alle 20.15, è per me davvero un’occasione imperdibile! Infatti, la lezione è sicuramente un momento di piacevole arricchimento culturale e questo grazie all’ottima ed ammirevole preparazione del docente “Professore Marco”. Posso affermare che si percepisce la voglia di sapere e di conoscere in ognuno di noi corsisti, ci si scambiano pareri ed opinioni e, soprattutto, si respira un clima di amicizia e collabora-

l’invito ad ospitare la Presidente nazionale. Il Prof. Raffaele Cera, Presidente dell’Unitre di San Marco in Lamis, ha trattato il tema di studio nazionale “2012 Anno dell’anziano attivo e del colloquio fra le generazioni”. Occorre dedicarsi a scoprire i contenuti della partecipazione accanto al perché e al come partecipare; ciò che serve è la consapevolezza della necessità d’incontrarsi con gli altri, avendo una coscienza dinamica dei propri compiti da chiarire in relazione ai compiti altrui. Quando si ha in mente il quadro generale di compiti

zione fra tutti noi partecipanti, insomma, siamo una classe!!! È bello vedere come ognuno ci si approcci alla lingua inglese in punta di piedi; c’è chi apprende per la prima volta delle nozioni in merito, chi, invece, rispolvera vecchi ricordi impolveratisi nel tempo e chi, infine, arricchisce ciò che già sa con delle cose nuove. Sono molto felice di tutto questo e sono grata a chi ha ideato i corsi dell’Unitre perché rappresentano per me l’occasione giusta per fare qualcosa di nuovo e che mi faccia fiera di riuscire a conciliare il ruolo di donna, di madre e di moglie che si

e di rapporti in cui si opera, si trovano motivazioni più chiare per il proprio impegno e si procede con maggiore autonomia. Gli atteggiamenti collaborativi, tanto utili quanto difficili, trovano la loro radice psicologica non tanto in un’astratta virtù morale, quanto in una conoscenza delle possibilità esistenti nei vari soggetti implicati del sistema organizzativo, in relazione al duplice scopo dell’affermazione delle finalità del nostro Statuto e del soddisfacimento di comuni esigenze territoriali. prende cura del proprio sapere, convincendosi ancor più che “volere è potere”, o meglio, come dicevano i nostri avi, “mente sana in corpo sano”! Un ultima cosa mi sento di dire, un grazie speciale a tutti i docenti di tutti i corsi dell’Unitre che amano mettere gratuitamente a disposizione di noi cittadini il loro sapere e la loro cultura.


Non sono né un futurologo né uno stregone della fantapolitica, ma so per certo che l’“Unione dei comuni dei cinque reali siti” non gode di buona salute: quello, infatti, che è successo a Carapelle durante la seduta del 20 marzo 2012, a proposito dell’elezione del presidente del consiglio, è il sintomo di un malessere endogeno che ha radici in una concezione della politica decisamente antiquata e superata dai tempi. Non si può esplorare il nuovo e nel contempo restare abbarbicati a schemi mentali di tipo manicheo, a categorie interpretative integraliste, a contrapposizioni nette tra il positivo (leggi: maggioranza) e il negativo (leggi: minoranza), perché tutto questo significa introdurre elementi dirompenti all’interno di un sistema che non ancora ha raggiunto una sua compattezza strutturale, capace di renderlo tetragono ai colpi... di testa. Ritengo, invece, che sia politically correct - seguendo una pratica consolidatasi nel triennio di vita dell’«Unione» - consegnare ancora una volta la presidenza del consiglio nelle mani di un uomo della minoranza senza se e senza ma, non certo come «paternalistica» concessione, ma come opportunità di coinvolgimento/condivisione del processo in atto: non si dimentichi che l’idem sentire de re publica è il prerequisito per poter concorrere alla realizzazione del progetto. Gli scettici e i seminatori di discordie, pertanto, i profeti della disgregazione e i funamboli della politica, i rancorosi e gli sciamani del disordine devono comprendere che le cose hanno un’importanza non di per sé, ma perché gli uomini ritengono che l’abbiano. Ricoprire o no la carica di presidente del consiglio dell’«Unione» è, in fondo, un’inezia rispetto all’operazione politico-amministrativa che si sta cercando di realizzare sul territorio e che necessita del contributo concreto di tutti, al di là dei ruoli ricoperti, perché la sfida della «costruzione» di una polis intercomunale è in sé un disegno ardito e tale da far tremare le vene e i polsi a chicchessia, ma in modo particolare a chiunque non sia fortemente motivato e soprattutto non sia disponibile a lasciarsi «contaminare» dal progetto da realizzare. L’approccio, dunque, alle difficoltà che si incontrano lungo il cammino, per chiunque abbia buon senso e non sia mosso da personali bisogni di autoaffermazione o di passerella elettoralistica, non può non innervarsi in un humus reso fertile dalla consapevolezza che non solo l’«Unione» è una navicella che si muove con difficoltà

tra i marosi della disomogeneità delle appartenenze politiche presenti in consiglio, ma è anche un esperimento complesso, perché non è facile - per ragioni endogene ed esogene - condurre all’unità cinque realtà municipali (e pluribus unum) cresciute nel tempo - nonostante la comune origine - sul terreno dell’autonomia amministrativa e socio-economica ad un tempo. In quest’ottica l’«Unione» non ha bisogno di altisonanti proclami o di strepiti insulsi, ma di equilibrio, di buon senso e di moderazione, come ha sottolineato a più riprese il presidente Rocco Formoso nel suo intervento nella seduta di insediamento tenutasi ad Ordona il 3 febbraio 2012: quella relazione programmatica merita di essere letta da tutti per i suoi interessanti spunti di riflessione e soprattutto per i suoi inviti alla condivisione e alla corresponsabilità. Non c’è più tempo per puntare il dito contro l’altro, perché è a partire dal sé che comincia la scommessa dello «stare insieme» in un clima di lealtà e di collaborazione: l’«Unione» è oggi ad un bivio e richiede a tutti di far conoscere da che parte stia ogni consigliere, se dalla parte degli «sfascisti» o dei «costruttori di futuro”. D’ora in poi, infatti, o si prende consapevolezza che non esistono, in seno all’«Unione», avversari da abbattere con il machete, ma solo compagni di viaggio in cammino lungo un’“affascinante avventura»: da questo momento, in altri termini, ognuno, dinanzi ad un possibile fallimento, avrà la sua parte di responsabilità - a prescindere dal fatto che appartenga alla maggioranza o alla minoranza, perché, per dirla con Enrico Chiavacci - “ …ciascun singolo è responsabile del buon andamento della vita associata, cioè della migliore attuazione del bene comune in generale e dell’arricchimento globale degli altri singoli associati» (Teologia morale, Assisi, Cittadella editrice, 1980, pag. 48). Solo l’«autenticità» - intesa come fedeltà ad un ideale, come apertura verso orizzonti di significato nuovi e soprattutto come lealtà verso chi è dentro le cose alla pari di ognuno - è la risposta migliore, forse l’unica, a questo momento di disorientamento che l’«Unione» sta vivendo per colpa di chi non ha ancora interiorizzato il télos della sperimentazione in atto. Si archivi, dunque, il 20 marzo 2012 come dies nefastus, come un incidente di percorso, come un «accidente» estemporaneo, incapace di incidere sulla «sostanza» dell’«Unione». È l’ultima chance per la sopravvivenza del sistema. *assessore alla cultura


Ne avevamo già parlato nello scorso numero del nostro periodico della spinosa questione legata al C.S.M. (Centro Salute Mentale) di Orta Nova, che richiesta la chiusura per carenza di personale: infatti la struttura di assistenza psichiatrica può contare sul lavoro soltanto di un infermiere e un’assistente sociale, oltretutto con contratto a tempo parziale, mentre non sono più in organico il medico psichiatra e lo psicologo. Tale situazione crea, come intuibile, disservizi e problemi ai pazienti, nonché ai loro familiari, costretti a recarsi a Cerignola, dove pure vi sono carenze di personali già evidenti. Il sindaco di Orta Nova, Iaia Calvio, era intervenuto chiedendo “un intervento deciso e risolutivo del direttore generale dell’Asl Foggia Attilio Manfrini, della sensibilità e disponibilità del quale non posso e non voglio dubitare, per così alleviare le sofferenze e non infliggere ulteriori disagi a chi già soffre”, dando il proprio sostegno “istituzionale e personale” alla Commissione Servizi Sociosanitari dell’Unione per un incontro con il dott. Manfrini. A queste parole ha fatto seguito l’interrogazione presentata dai consiglieri di minoranza Porcelli, Maffione e Annese: “noi crediamo, che la Sindaco abbia fatto bene a dare il suo sostegno personale, ma ha dimenticato, che il sostegno istituzionale e deliberativo viene dato dal Consiglio Comunale del proprio comune, il quale è stato dimenticato, esautorato e reso incapace di difendere gli interessi sacrosanti di una comunità all’oscuro di tanti disagi”. “La questione C.I.M”, proseguono i tre consiglieri, “è la punta di un iceberg nella fogna sanitaria in cui versa il comune di Orta Nova, ignorata, chissà perché, da questa Amministrazione: poliambulatorio (ex distretto sanitario) abbandonato e privato di molte ore specialistiche, il centro diurno per non autosufficienti (600.000,00 euro), chiuso, l’altro nuovo poliambulatorio, in via Pertini, 800.000,00 euro, chiuso ed abbandonato, servizi sanitari sparsi e senza dignità - funzionale” L’interrogazione si conclude con una domanda e una richiesta: “perché la Sindaco, avv. Iaia Calvio, non ha sentito il dovere di convocare e informare il Consiglio Comunale di Orta Nova, della questione C.I.M.? Da quanto tempo non lavorano al CIM lo Psicologo e lo Psichiatra? Perché non viene convocato un Consiglio monotematico per esaminare ed approfondire tutta la situazione sanitaria nel Comune di Orta Nova?”. Anche il Movimento Politico “L’Orta Nova che vorrei” è intervenuto sulla questione con una nota: “daremo vita

nel corso di queste settimane a manifestazioni di informazione, sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di democrazia partecipativa al fine di migliorare la situazione di chi spesso viene de-rubricato dalle agende politico-istituzionali semplicemente perché ritenuto improduttivo e perché invisibile agli occhi di chi si ritiene «normale»” dicono i membri del movimento. Ebbene, le numerosi discussioni e prese di posizione hanno portato a effetti benefici e significativi: da noi interpellato, Potito Mauriello, Delegato alla Sanità del Comune di Orta Nova, ci ha confidato che ben presto la sede del C.S.M. potrà contare su tre nuovi psichiatri nello staff direzionale, in modo da rendere la struttura più efficiente e funzionante per cittadini bisognosi di sostegno sanitario e psichico. “Inoltre posso anticiparvi che il 14 aprile” prosegue Mauriello “sarà inaugurata la nuova sede del C.S.M., che raggrupperà anche il S.E.R.T., la postazione del 118 e la Guardia Medica, in via Kennedy, nei locali un tempo impiegati come Caserma dei Carabinieri”; al taglio del nastro parteciperanno, oltre ai sindaci dei Cinque Reali Siti, il Direttore Sanitario Manfrini e l’Assessore Regionale al Welfare Elena Gentile.


E’ stato inaugurato sabato 31 marzo a Carapelle presso il quartiere ‘Italia90’ un nuovo parco giochi comunale intitolato a Giuseppe Impastato, politico, attivista e conduttore radiofonico italiano, famoso per le denunce contro la mafia, che gli costarono la vita. All’evento erano presenti il Prof. Alfonso Palomba, sindaco del Comune di Carapelle, i sindaci dei 5 Reali Siti tra cui l’avv. Iaia Calvio che ha tagliato il nastro, le Forze dell’Ordine, il dott. Gianluca Di Giovine che ha suggerito il nome per l’intitolazione del parco a Peppino Impastato, Sergio Clemente che ha favorito l’incontro del testimonial della serata, Don Aniello Manganiello con i cittadini. Dopo il taglio del nastro tricolore il primo a prendere la parola è stato il prof. Alfonso Palomba: “Questo parco rappresenta un valore simbolico dato alla cittadinanza, Carapelle è un paese che vuole vivere nella massima serenità possibile, che dice no alla mafia, no alla delinquenza e a tutte quelle forme di violenza. Questa intitolazione è un chiaro grido a tutti quelli che vogliono turbare la quiete delle comunità del nostro territorio.” Poi si è parlato di sicurezza nella Terra dei 5 Reali Siti: “La sicurezza sul territorio è molto importante e a questo proposito si sta formando una commissione a livello di Unione che garantisca la sicurezza nei nostri comuni e che merita la massima considerazione.” A fare da testimonial non poteva che esserci Don Aniello Manganiello, di origini campane, dai primi anni Novanta al settembre 2010 è stato parroco di Scampia, ha denunciato i misfatti della camorra napoletana, seguendo un percorso analogo a Peppino Impastato senza aver per fortuna incappato in nessuna situazione spiacevole e scrivendo un libro pubblicato nel 2011 - Gesù è più forte della camorra. Domanda: “Gesù è più forte della camorra”. Che significato ha per lei questo libro? Risposta: La mia prima intenzione era di intitolarlo ‘Per amore del mio popolo non tacerò’, frase biblica di Isaia tanto cara sia a me che a Don Giuseppe Diana ucciso dai Casalesi a Casal di Principe nel 1994. A spingermi è la forte speranza che la mafia, questo cancro, questa piovra non potrà vincere, non potrà prevalere perché il male non può imporsi. L’affermazione ‘Gesù è più forte della camorra’ esprime la mia certezza, e non solo la mia, che la salvezza è possibile così come viene raccontato nella Bibbia e nel Vangelo. Quando vedo i tanti uomini che ogni giorno come Giuseppe Impastato, Don Puglisi, Falcone, Borsellino e tanti altri che ogni giorno rischiano la propria vita per stare dalla parte del bene subendo ingiustizie per sostenere i loro diritti e nella misura in cui riescono a farlo, mi rendo conto che si realizza la vittoria di Cristo sulla camorra e sulla mafia. D.: La Provincia di Foggia ha sempre avuto la fama di ‘città violenta’, che sensazione prova ad inaugurare un parco per dire no alla mafia e a ogni forma di delinquenza? R.: Don Ciotti dice che l’individualismo è direttamente proporzionale all’eclissi della legalità, più cresce l’individualismo e più cresce l’illegalità, non solo perché uno si chiude nei suoi interessi, nella sua casa, ma anche perché non pensa agli altri, non si interessa di quello che è di tutti e lascia che i violenti facciano quello che vogliono. Un parco come questo in un paesino che favorisce l’incontro, l’interazione, l’aggregazione e lo scambio anche per fare quattro chiacchiere, contribuisce alla lotta all’individualismo e a migliorare l’umanità. Le cose belle e tenute bene migliorano l’uomo, soprattutto internamente. Ricordo quando andavo in carcere dai camorristi che mi dicevano di tenere in oratorio i ragazzi perché se stanno per strada possono diventare come loro e non vogliono che ciò accada. Allora ben venga un posto che favorisce lo stare insieme. D.: Crede sia possibile un giorno estirpare la mafia dal nostro tessuto sociale? R. Si, è un male estirpabile perché abbiamo in mano gli strumenti per farlo. Esistono delle forme di contrasto che non mettono in pericolo il singolo cittadino ma sono forme di contrasto silenziose, scelte di vita, comportamenti che possono opporsi allo strapotere, ai guadagni,

al radicamento delle mafie sul territorio. È anche possibile che la corruzione, strisciante nelle istituzioni alte e basse, possa venire debellata con una ottima legge. La corruzione ai piani bassi delle istituzioni come i Carabinieri la Polizia, i Vigili Urbani, porta ad avere paura e la paura lascia campo libero allo strapotere della mafia. Queste istituzioni che servono a tutelare il cittadino, la loro attività e la loro vita devono mettersi in testa che devono rischiare qualcosa, se non si è disposti a fare questo, diventa difficile sconfiggere le mafie. D.: In un mondo globalizzato, e non parlo delle piccole realtà come Carapelle, ma di grandi metropoli, si può intraprendere una lotta all’individualismo? R.: È possibile a patto che si abbia il coraggio di non vivere con l’atteggiamento di ‘Cicero pro domo sua’, bisogna aprirsi mentalmente lo stare chiusi soffoca, bisogna fare un lavoro sinergico dove siano convogliate tutte le realtà buone, bisogna avere il coraggio di perdere qualcosa e mettersi a disposizione uno dell’altro. D.: Ha mai avuto paura? R.: Si, soprattutto quando mi sono arrivate le minacce in occasione di un’intervista alle Iene con Giulio Golia nel 2008, la paura c’è stata ma quello che mi ha sempre aiutato è certamente il mio essere sacerdote, il mio essere cristiano, sono stato sostenuto sia dalla gente che da Gesù Cristo, il mio ispiratore l’unico riferimento della mia vita. La cosa che mi ha amareggiato di più e che l’istituzione ecclesiastica che avrebbe dovuto in qualche modo starmi vicino li a Napoli, quindi la curia arcivescovile, non solo non mi è stata vicino ma ha anche fatto opposizione al mio modo di utilizzare i mass media per denunciare. La paura c’è stata, ma sai chi ha paura muore tutti i giorni chi non ha paura muore una volta sola, per dire una frase di Borsellino, bisogna vivere la vita dando un valore, un senso un significato vivendo in pienezza la vita, io penso che questa è la fortuna più bella che ci possa capitare. D.: Quali sono stati gli strumenti utilizzati per la lotta contro la camorra? R.: Intanto la denuncia a 360°, i media, affrontare i mafiosi faccia a faccia. Commettevano anche delle ingiustizie nei confronti di noi sacerdoti che prima di me subivano per paura. Rubavano l’acqua e arrivavano bollette di quattro e sei milioni di vecchie Lire e i miei confratelli pagavano per non avere problemi, con questo mio denunciare e affrontare il pizzo, non solo ho risposto a quelle beatitudini bibliche, ’beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati’ ma anche per dare coraggio alla gente mi sono messo in gioco portando via i ragazzi dalla camorra, incentivando il calcio affinché potessero aggregarsi attraverso il piano del contrasto netto e del mettersi in gioco.


Stornara, uno dei più importanti centri di lavoro di immigrati europei ed extraeuropei si appresta a ringraziare questi lavoratori che spinti dal bisogno hanno lasciato la loro terra per venire a lavorare da noi. In che modo dimostrare loro che questa terra li accetta per quelli che sono, ossia depositari della dignità di persone umane al di là del colore, della cultura e della confessione religiosa? Si è sviluppato un grande dibattito in parrocchia e per il corso, che è durato tre giorni: dal sabato, al lunedì: loro non vogliono integrarsi, né, tantomeno inserirsi nel nostro contesto: preferiscono stare tra loro e lì festeggiare a modo loro le varie festività … a che serve accettarli, accoglierli se poi se ne debbono andare e ritornare alle loro terre? È ipocrisia bella e buona il far finta di avvicinarli per sfruttarli come e forse di più di bestie, pagandoli poco o niente … e poi in questo periodo di crisi di lavoro: non ce n’è per noi … che se ne vadano! che stiano lontano da noi! … ma è questo il nostro cattolicesimo? Sono persone e quindi depositarie di dignità che preesiste alla loro esistenza, sono fatti a immagine del nostro Dio … pure per loro Cristo è morto in croce. Ma il nostro Cristo è nero, bianco o scuro di pelle? Ma sono veramente fratelli a noi? O uomini, o costumi … avrebbero detto i latini. Ma noi siamo diventati diversi, ci portiamo addosso delle divise fatte di giudizi, di comportamenti ed escludiamo chi la pensa, vive, ragiona o si esprime diversamente da noi. Dopo questa tre giorni dovevamo decidere e lo abbiamo fatto: offriamo il pranzo così come lo abbiamo fatto in questi ultimi anni. Personalmente ero abbastanza scettico su come avrebbe risposto la gente cui spettava contribuire … e mi dicevo, ma se siamo noi della Chiesa e la pensiamo così, cosa diranno gli altri? … Il martedì, ed è bastata solamente quella serata per ottenere tutto quanto era sufficiente per il pranzo a oltre cento persone: il primo piatto è stato offerto dal ristorante i due archi; il secondo, pollo - dato da Franco Giannatempo - con patate

- offerte da Antonio Maglione, e poi la frutta dai vari fruttivendoli, bibite dall’A e O, e poi i tavoli sono stati messi a disposizione dal tarallificio B & B, e poi forchette, posate e tovaglie da tanti altri. In un attimo tutti noi organizzatori abbiamo avuto certezza che l’azione intrapresa aveva sortito l’effetto partecipativo desiderato. Dovevamo aspettare solamente la domenica: arrivò e alle tredici cominciarono a venire gli invitati. Come un prato che a primavera si riempie di tanti colori così l’Auditorium comunale. Si percepiva un senso di freschezza e di amicizia. Nessuna corsa all’accaparramento dei posti, ma tutto con tanto di educazione e di rispetto: la gente che soffre e che ha di bisogno, è umile, corretta e rispettosa degli altri. Dopo una mezzora di attesa ha avuto inizio la somministrazione del primo che con estremo ordine è stato accettato da tutti che a mano a mano che mangiavano si coloravano loro i visi di quella sana euforia che ti fa dire: abbiamo fatto bene! Tra i convenuti c’erano di tutte le età e nazioni. Spiccava la presenza di bambini educati che stavano al loro posto. Gli adulti familiarizzavano tra di loro: per noi sembrava strano quel senso di partecipazione: la differenza di etnie, di razza e di tradizioni? Tutto risolto! Uno mi ha chiesto: del vino! E allorquando gli ho risposto: al bar! Ci siamo messi a ridere e tutto è finito con un sonoro grazie!!! Quelli dell’Azione Cattolica e della Confraternita di San Rocco che hanno fatto da inservienti, facendo le porzione e ritirando i piatti, con un sorriso d’intesa si sono complimentati. La roba non solo è bastata, ma è avanzata tanto che l’abbiamo portata in un podere dove c’erano ancora una quindicina di neri che tornavano dal lavoro, erano le 15.30 e si stavano lavando all’aria aperta senza doccia ma aiutandosi con un mestolo che riempivano di acqua calda attinta da un recipiente messo sul fuoco, in campagna.



Da puro e semplice divertimento, il gioco sta diventando una vera e propria industria, sicuramente la più importante, se consideriamo il coinvolgimento di oltre 30 milioni di italiani, secondo le stime fatte dagli “addetti ai lavori”. Come non considerarla tale, se il fatturato del mercato del gioco dal 2003 al 2008 è stato valutato nella impressionante cifra di circa 194 miliardi di euro? Purtroppo il prodotto finale di questa enorme “industria invisibile” legata al gioco, al pari dell'alcool, del fumo e oserei aggiungere anche degli stupefacenti, può trasformarsi in una vera e propria forma di schiavitù, fino all'insorgenza di quegli aspetti che sono tipici della dipendenza: tolleranza, astinenza e perdita di controllo. Nel nostro paese il gioco, compreso quello d'azzardo, colpisce una fascia di popolazione che va dai 15 agli 80 anni, così affermano coloro che si stanno adoperando con ogni mezzo, per combattere questa piaga sociale. Ad aggravare le conseguenze negative del gioco, c'è l'uso dell'informatica, che preoccupa ancora di più, in quanto incide in misura maggiore sulle fasce di età giovanili, che sono le più esposte all'uso telematico oltre ad avere più facilità d'accesso a certi sistemi di gioco. Con le dovute analisi, come possiamo non constatare che alcune leggi dello Stato stanno assumendo un significato non solo discutibile, se non addirittura paradossale? Infatti da parte di chi legifera viene messa in evidenza una palese contraddizione: da un lato denuncia, attraverso un'apposita Commissione Antimafia, un legame sempre più stretto tra il gioco d'azzardo e la criminalità organizzata, e dall'altro concede la possibilità di poter esercitare “online” forme di gioco da ritenersi sicuramente d'azzardo. Da considerare che viviamo in una società dove tutto appare facile, basta accendere il più usato mezzo di comunicazione, che veniamo bombardati da programmi in cui si mette in risalto con molta evidenza che, la premiabilità della intelligenza e della personalità di un individuo, passa in second'ordine per fare posto alla fortuna che uno può avere. Continuiamo a crescere con un metodo di comunicazione che vuole convincerci giorno per giorno che esistono sistemi per farci diventare

miliardari o quanto meno illuderci che è possibile far quadrare i propri bilanci tramite facili scorciatoie. Purtroppo, cari lettori, dobbiamo prendere atto che tutto ciò non è assolutamente vero e sono certo che seppure lentamente, tutti lo stiamo imparando, proprio a nostre spese. Lotto, scommesse sportive, corse di cavalli, gratta e vinci, biglietti della lotteria, video poker, slot machine e chi più ne ha più ne metta, ci conducono inevitabilmente, ad un grave danno sociale, e ad una nuova forma di patologia da aggiungere nel dizionario, delle malattie che ci affliggono. Infatti, ed è ampiamente dimostrato, che la maggior parte dei giocatori diventano persone con scarsa autonomia, insicure, con perdita di autostima, e cercano di nascondere, il più delle volte, uno stato depressivo. Spesso pensano che la loro vita sia un fallimento, si sentono diversi dagli altri e si chiudono in se stessi, e nello stesso tempo negano che tutto ciò sia la tragica conseguenza di una forma patologica causata dalla dipendenza del gioco. A livello psicologico ho avuto modo di notare in colleghi di lavoro ad un repentino passaggio da euforia a depressione, oltre ad avere un atteggiamento ossessivo e di bisogno quasi fisiologico di giocare. Tuttavia è sotto gli occhi di tutti che esiste un numero esagerato di famiglie cadute in disgrazia, proprio per aver dilapidato alle macchinette in pochi minuti, il frutto di un mese di lavoro. Ad accelerare questi esiti nefasti, contribuisce la maggiore

velocità impressa ad un gioco che permette di riscuotere presto le vincite, con le cosiddette lotterie istantanee. Dobbiamo parlare perciò di una vera e propria malattia che miete vittime in uno strato di popolazione sempre più ampio. Come è possibile non adoperarsi per migliorare le norme di alcuni giochi che comportano risvolti patologici gravi, creati da una dipendenza sempre più manifesta in una fascia non esigua di giocatori? Perché non prendere coscienza che alcuni giochi rappresentano una vera tassa sui poveri, che certamente va ad alimentare, sì gli introiti dello Stato, ma nello stesso tempo incentiva gli affari della criminalità? Non è una interpretazione dello scrivente, ma a ragion veduta si può dire che: anche per legge a volte si può diventare “malati d'azzardo”. Questa citazione ci perviene ormai da molte parti, in particolare da chi cerca di opporsi all'avvio dei nuovi giochi utilizzati con il sistema informatico, come il “poker online”, al quale possono accedere tutti, soprattutto persone minorenni. Infine sarebbe opportuno mettere in conto gli aspetti criminali che ne derivano perché ampiamente dimostrato che ad ogni espansione del gioco legale si avverte anche una espansione del gioco illegale. Questa è la causa principale che porta ad un indebitamento e conseguente ricorso a fonti di finanziamento con denaro, di sicura provenienza illecita, messo a disposizione del giocatore con una pratica sempre più diffusa che si chiama usura. Alla prossima.


Proseguono incessanti i lavori, e appaiono in dirittura d’arrivo, a Ordona presso il cantiere di Via dei Mille, nei pressi dell’Istituto Comprensivo Don Bosco in una zona periferica, ma con splendido panorama sui Monti Dauni, messo in piedi per la costruzione della nuova Chiesa dedicata alla Madonna del Principio. Infatti, a oltre un anno dalla posa della prima pietra il 22 gennaio 2011, secondo le prime stime, pare che l’inaugurazione dell’edificio possa venire nel prossimo autunno, donando a tutti i fedeli di Ordona un luogo di culto e di aggregazione accogliente e moderno ma rispettoso dello stile architettonico già presente negli antichi edifici cittadini, in virtù di un quanto mai necessario decoro urbano. L’immobile, realizzato dall’impresa edile Sedir Srl di Cerignola su progetto degli architetti Daniela Boscia e Rossella Totaro nonché dell’ingegnere Mario Distefano, avrà una struttura circolare e si comporrà di tre edifici (chiesa, casa canonica e sagrestia)

aperti alla comunità cristiana, in modo da creare ambienti religiosi e laici in armonia tra di loro e a diretto contatto con la realtà

Qualcuno, una volta, mi ha detto che si deve scrivere ciò che si sa. E una cosa so per certo, che questo Paese ha smesso di utilizzare il suo cuore. Te ne accorgi all’istante, perché immagini come questa che pubblichiamo, dove un uomo costretto dalle avversità rinuncia alla sua dignità di uomo, le osserviamo ormai giornalmente senza il minimo sussulto, senza la pur lieve indignazione. E non fa ormai differenza, se a frugare in quei lerci sacchetti della spazzatura vi è un bimbo, un ragazzo, un uomo o un anziano: guardiamo svogliatamente per pochi istanti la stessa scena, magari anche un po’ infastiditi da tale spettacolo indecente e nauseante. Ripetiamo infatti a noi stessi, che purtroppo simili condizioni di degrado sono oggi diffuse ovunque e, che Orta Nova non fa differenza. Magari perché no ci rattristiamo persino un po’, ma solo quel tanto che basta per essere in pace con la nostra coscienza, o magari talvolta elargiamo persino pochi centesimi in elemosina, contenti per aver fatto la nostra buona azione quotidiana. Del resto, non è mai colpa nostra per quello che accade intorno a noi, anzi teniamo a ribadire che queste realtà di degrado umano, sono spesso poco combattute dalla Chiesa e dalle Istituzioni

locali. Ebbene a me stesso, per primo, dico: ma noi cosa facciamo concretamente, se non voltare lo sguardo altrove per timore di restare troppo coinvolti perché, in quel preciso istante,

quotidiana cittadina. L’ammontare complessivo del progetto è di quasi due milioni e mezzo di euro, più della metà finanziati dalla Conferenza Epi-

scopale Italiana, con appaltatrice la Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, che per mezzo del Vescovo S.E. Felice Di Molfetta ha fortemente voluto che ad Ordona si realizzasse un nuovo edificio per il culto cristiano. Attenzione e cura saranno rivolti alla scelta dei materiali per l’altare: i maestri originari di Bari Giuseppe Samarelli e Mauro Mezzina metteranno in risalto la simbologia iconografica, con un altare in pietra in forma quadrata, raffigurante al centro l’Agnello che porta la croce e ai lati i simboli della mensa eucaristica, il pane e il vino. Di notevole impatto sarà anche la croce, posizionata nel catino absidale, ricca di mosaici di gemme preziose, con un Cristo con le braccia protese verso l’assemblea devota. Insomma cresce di giorno in giorno l’attesa per vedere finalmente ultimata la nuova Chiesa di Ordona, destinata a diventare sin da subito la nuova casa di preghiera per i devoti cristiani.

la nostra coscienza ci imporrebbe di fare qualcosa per l’altro meno fortunato? Allora, senza false retoriche, torniamo ad indignarci quando incontriamo un nostro simile che si abbruttisce sotto il nostro sguardo. E ciascuno di noi nel suo piccolo, si rimbocchi le maniche offrendo il suo aiuto disinteressato, al “fratello” che è in difficoltà. Insieme, torniamo a far battere forte il cuore sopito di questo nostro Paese, perché Orta Nova ha in fondo un gran cuore come la stessa storia degli accadimenti passati, ci testimonia.


E’ scaduto martedì 3 aprile il termine utile per presentare le liste relative alle urne anticipate del 6-7 maggio. Dopo un periodo politicamente tumultuoso ecco le tre liste depositate ‘Nuove Idee’ lista civica, sostenuta da Sel, Rifondazione e IdV con candidato sindaco l’ Avv. Matteo Silba (sindaco uscente) candidati consiglieri: Fedele Alborea, Pina Giovine, Damiano Giannone, Francesco Pasquale, Alessandro Grandone, Silvana Sabetta, Elia Sardone. ‘Tutti per Stornara’ lista civica, sostenuta da PD, socialisti dissidenti con il gruppo di Roberto Nigro, consigliere provinciale, con candidato sindaco Vito Antonio Nigro candidati consiglieri: Michele Colamartino, Luigi Filannino, Savino Iacobone, Antonio Posillipo, Maria Rita Pozzozengaro, Gioacchino Settani, Maria Clemente Spina. ‘LA TORRE’ lista civica, sostenuta da PDL e UDC con candidato sindaco Rag. Rocco Calamita candidati consiglieri: Fernando Iagulli, Nunzia Ciarallo, Giovanni Di Corato, Francesco Bianchino, Brigida Andreano, Patrizia Basto, Roberto Nigro. La presentazione della lista ‘Nuove Idee’ si apre con una lunga introduzione del Prof. Gerardo Laquale e prosegue con l’elenco dei candidati e dei loro motti, infine prende la parola il candidato sindaco chiamato scherzosamente da Laquale ‘ex nuovo Sindaco della Città’ suscitando non pochi battibecchi tra i candidati delle altre liste presenti all’evento. Abbiamo incontrato il sindaco uscente l’Avv. Matteo Silba - Stiamo procedendo nel migliore dei modi anche se vedo una campagna elettorale molto

cattiva perché ci sono gli schieramenti opposti che si sono uniti per distruggere la mia persona e la mia politica, e quando si vuole distruggere qualcuno punta sempre sulla cattiveria e sulla calunnia. La nostra squadra è sostenuta dal partito dell’Italia dei Valori, Rifondazione Comunista e il Sel. La lista ‘Nuove Idee’ presenta, come annuncia il nome, propositi nuovi ma anche nuove persone, nella compagine del gruppo ad eccezione di me e dell’ex assessore Alborea Fedele, gli altri candidati sono tutti volti giovani che non hanno mai avuto a che fare con la politica, sono tutti lavoratori, padri e madri di famiglia che vogliono mettersi in gioco con me per cercare di dare un nuovo futuro al nostro paese. Oggi vanno di moda le parole tecniche della politica, io sono stato un anno e mezzo ad amministrare e quello che ho fatto non è stata solo politica. Certo un anno e mezzo è un periodo strettissimo dove difficilmente ci possono essere dei risultati effettivi, ma intanto, abbiamo trasformato Stornara in un cantiere, abbiamo cercato di fare

opere di restauro all’interno della scuola e delle associazioni, ci siamo mossi a 360° per il bene del nostro paese, penso di essere la persona più preposta per dare delle risposte ai cittadini. Non escludo le difficoltà in questa nuova campagna elettorale visti i recenti episodi che mi hanno coinvolto in prima persona; tuttavia resto ottimista sul risultato se sono ottimista sul risultato. In quattro mesi di presidenza ho presentato all’Unione dei 5 Reali Siti un progetto di 60 milioni di euro, il TrenoTram, che è già stato approvato ed ora è al vaglio del governo per la sottoscrizione. Il Treno-Tram permetterà di collegare la città di Cerignola con Foggia attraversando tutti i comuni dei Reali Siti. Siamo tutti orgogliosi che tale progetto sia entrato nel piano nazionale dei trasporti al secondo posto in graduatoria. Avevo anche iniziato delle attività legate alla realizzazione di un marchio dei 5 Reali Siti e quindi la possibilità di creare consorzi o organizzazioni di produttori affinché i nostri prodotti abbiamo non solo una tracciabilità ma anche un’identità per dare un valore aggiunto. Il nostro punto forte è la squadra, non solo nella coesione amministrativa ma anche in tutte le iniziative per il nostro territorio. Con la riduzione dei componenti del consiglio abbiamo infine deciso di costituire dei gruppi di supporto sia di professionisti sia di gente comune disponibili a darci una mano, aperti al confronto e pronti a programmare insieme le opere per il nostro paese. Perché solo stando uniti si può vincere. Noi intanto ci mettiamo la faccia. alunni sia stato male in biblioteca! Buona lettura a tutti e ricordate che “un libro è il cibo migliore per la mente”

Visita alla Biblioteca Provinciale In questo periodo tutte le classi di Quinta della nostra scuola hanno un appuntamento importante: la visita alla Biblioteca Provinciale Magna Capitana di Foggia. Nel racconto di chi è già stato nei locali della Biblioteca Ragazzi si colgono l’interesse e l’entusiasmo con cui gli alunni si sono avvicinati al mondo dei libri antichi. Massimo Mazza, uno dei responsabili della Biblioteca, ha parlato della presenza di libri antichi (incunaboli), ha spiegato che la biblioteca prende il nome Magna Capitana da alcuni versi di una poesia di Enzo, figlio di Federico II e, come in un tour, ci ha portati nelle diverse stanze. Quella dedicata ai bambini da 0 a 3 anni aveva materassini colorati e morbidi e i libri erano fatti di stoffa e attaccati a pupazzetti. Nella sezione 3-5 anni c’erano tanti libri di

fiabe, filastrocche, tutti con immagini e scritte divertenti e un angolo dove si poteva leggere ad alta voce. Nella stanza per i bambini da 6 a 14 anni c’erano libri di categorie diverse, e per orientarci dovevamo leggere la targhetta sul dorso, che aveva un simbolo e le prime tre lettere del cognome dell’autore. Nella stanza per persone più grandi, tra enciclopedie e libri antichi si poteva anche studiare. Per trovare l’argomento desiderato si usa la classificazione decimale di Dewey. All’ultimo piano Massimo ci ha mostrato il sito della Magna Capitana e un libro in formato ebook intitolato “Un leone in biblioteca”, che ci ha fatto capire che, a volte, le regole si possono infrangere se uno sta male persino in biblioteca”. Crediamo proprio che nessuno di questi

Il Plesso Mascagni presenta la favola musicale “i cosi gialli” Il Piccolo Coro della Scuola dell’Infanzia “Mascagni” ha ricordato, lo scorso 8 marzo in modo particolare: nel teatro della Scuola Primaria del 1° Circolo, il giorno della festa della donna i bambini della Scuola dell’Infanzia si sono esibiti nella favola musicale “I Cosi Gialli” del progetto “Musicando”. L’obiettivo finale di questo progetto è stato quello di diffondere la cultura musicale attraverso la conoscenza degli elementi base quali ritmo e intonazione con l’ausilio di semplici strumenti. I bambini hanno accolto con entusiasmo e grande partecipazione le attività proposte, che hanno favorito l’aumento del livello di socializzazione, integrazione e sviluppo affettivo - emotivo - relazionale. L’iniziativa si è avvalsa dell’esperienza e della preparazione del professore Enzo Pastore, diplomato in tomba e trombone e della professoressa Alessandra Torchiarella, laureata in Polar -Music, coadiuvati dalla presenza degli insegnanti delle sezioni coinvolte: Danilo Bucci, Carmela Fabbrizio, Assunta Iorio, Angela Manente, Pina Rinaldi, Ilaria Santomarco, Lucia Sansone, Angela Tegon, Angela Trecca.


Trovatore e nobile menestrello, Mario Salvatore é da considerarsi tra i piú validi interpreti della canzone napoletana degli ultimi decenni. Dotato di carisma coinvolgente, di naturale comunicatività instaura con il pubblico un contatto immediato che va al di là dell'esibizione. Il suo repertorio spazia dalle più note a quelle più antiche e meno conosciute, da quelle di raffinata e malinconica passione di Sergio Bruni a quelle poetiche e pacate di Roberto Murolo, alle allegre e disincantate di Renato Carosone. Mario Salvatore nasce a Foggia nel 1941 da genitori napoletani, originari di Torre Annunziata. Gi eventi bellici costringono la famiglia a continui spostamenti tra il capoluogo dauno e la cittadina napoletana. La passione alla canzone napoletana per il giovane Mario sboccia in casa, tanto da appassionarsi ai grandi interpreti con una predilezione per Sergio Bruni. Ed è proprio alla scuola del grande maestro che affina la sua ugola. Negli anni settanta, grazie anche al cinema, è il periodo d’oro per la sceneggiata che procrea, poi, negli anni ’80 la “new melody napoletana” Mario Salvatore non condivide la nuova ondata musicale e compie una ponderata scelta rilanciando la canzone classica napoletana nel progetto musicale “Così cantava Napoli”, per sottolineare il forte legame con la tradi-

Il Carapelle è pronto per brindare alla vittoria, a soli tre giornate dalla finale che giudicherà la Promozione, anche domenica scorsa vince battendo ben 5-0 l’Audace Barletta, giocata allo stadio comunale Paolo Di Gioio, in rete per la capolista c’è la palla di Magaldi che riesce al diciottesimo minuto dopo ben tre tentativi di rete, successivamente arriva la seconda rete di Compierchio P. Il gioco si fa duro ma il portiere del Carapelle riesce a parare la palla, riprende la partita con il secondo tempo ma viene ammonito Compierchio Giuseppe e subito dopo arriva il goal di Valenza che spiazza tutti, entra Bosco in sostituzione a Magaldi che segna il quarto goal della giornata e all’ultimo minuto arriva il goal di Ciccone. Cosi la capolista mantiene i cinque punti di distacco dall’Apricena che vince a Lesina 3-0. A fine Partita abbiamo intervistato il presidente Mariano Tarantino che è “molto soddisfatto di come il Carapelle sta giocando in questo campionato, non sono abituato a fare pronostici ma posso affermare che il facile è stato fatto, ora ci aspetta il difficile ci auguriamo di proseguire per questa strada. I calciatori di domenica 1 aprile che per tutto il campionato hanno giocato poco o per nulla o che hanno

zione e nel contempo restituire alla canzone napoletana quel sempre antico-nuovo fascino utilizzando gli strumenti a peltro (mandolino e chitarra). E’ stato sicuramente il precursore di quello realizzato nel corso degli anni da Massimo Ranieri, Renzo Arbore e alcuni tenori. Mario ha a partecipato a festival di canzoni napoletane e programmi televisivi e ra-

sostituito i titolari squalificati nelle precedenti partite si sono dimostrati all’altezza delle situazioni e della classifica che ricopriamo”. E anche le dichiarazioni del Dirigente Accompagnatore ufficiale dei rossoblu Felice Sebastiano: “Grande soddisfazione per me questa partita, provenivamo da una settimana abbastanza turbolenta giocata ad Apricena, dove si sono presentati scenari che parlavano ben poco di sport. Dovevamo rivalerci proprio sotto questo aspetto a prescindere dal risultato, quindi giocare una partita all’insegna del Fair Play nella speranza che non si ripeta più quello che è successo ad Apricena. I ragazzi sono mortificati ma abbiamo rivalutato la parola sport e siamo contenti di aver trovato una squadra come l’ Atletico Barletta che si è dimostrata molto simpatica sia sotto l’aspetto del Fair Play che come persone. Il Fair Play per queste squadre è molto importate, è un ottimo profilo comunicativo tra le squadre, se manca questa referenza non so fino a che punto una partita può essere giocata,

diofonici su Napoli e la sua musica. Resta memorabile il concerto ad Ischia nel 2003 in omaggio a Sergio Bruni, nell’ambito delle celebrazioni dedicate al grande maestro appena scomparso. Lo stesso anno ha eseguito al teatro U.Giordano di Foggia, in prima nazionale “Balcone a Marechiaro”, la canzone inedita di Ernesto Murolo ed Evemero Nardella, due tra le firme più prestigiose del panorama musicale napoletano, che grande rilievo ha avuto su gran parte della stampa nazionale. Ha realizzato ottimi prodotti discografici, di particolare interesse “Così cantava Napoli - Vol. 2” che è riuscito a scalare i vertici della classifica specializzata del sito musicale “Vitaminic”, con largo consenso degli appassionati di musica napoletana, che ne hanno apprezzato la rigorosa adesione allo stile classico della canzone napoletana nonostante l’originalità degli arrangiamenti. Sono state vendute circa 10.000 copie di quest’opera un primato per un periodo di crisi. Anche l'ultimo Cd “Così cantava Napoli - Vol. 3” edito dalla Mea Sound di Napoli ha ottenuto un ottimo successo in termini di vendite ed è stato molto apprezzato negli Stati Uniti, dove, a margine di una tournée, si è esibito nel 2008 al Gran Galà della Niaf a Washington e presso la sede della Corte Suprema. abbiamo sempre creduto nello sport come aggregazione sociale dei ragazzi, se viene a mancare una figura come il Fair Play non penso che si può andare molto avanti. Il Carapelle è al primo posto dall’inizio del Campionato e i ragazzi meritano questa vittoria che si fa sempre più vicina, tutte le domeniche che abbiamo giocato erano vissute come vere e proprie finali. Tra tutti i campionati giocati questo è il più difficile perché portare la squadra dall’inizio alla fine sempre al primo posto non è semplice, fare un pronostico non penso sia faticoso, i ragazzi meritano la vittoria. Come allenatore, io e il mio collega Ciccone, abbiamo sempre puntato sul gruppo non c’è mai stata una persona ‘Alter’ tra la squadra, contiamo sul gruppo e su tutti i ragazzi ed è questa la nostra forza”.


Dal lunedì mattina al sabato sera Orta è rimasta sostanzialmente quella che ho conosciuto da giovane. Non ci sono più i carretti e gli aratri trainati dai cavalli, sostituiti dai trattori, ma la pratica agricola e il lavoro manuale nelle campagne è rimasto, in buona sostanza, quello di una volta. Le strade sono silenziose e sono poche le autovetture circolanti, mentre la vita e le attività fervono nei campi. Il paese si rianima verso l’ora di pranzo ma, terminato quel paio di ore di sosta, molti braccianti e coltivatori tornano in campagna per sfruttare le residue ore di luce. A sera, la piazza è relativamente gremita fino all’ora di cena e sono pochissimi i giovani in giro. Essi escono solo dopo le dieci di sera, ma generalmente non si allontanano molto dal paese. La situazione cambia radicalmente la sera del sabato perché giovani e meno giovani, scapoli e nubili o sposati, studenti, impiegati, operai, professionisti o contadini che siano, tutti vengono presi dalla smania di andare in pizzeria, o al ristorante, o (i più giovani) in discoteca. I rapporti affettivi, le relazioni amorose fra i giovani si formano e si disfano, in molti casi, con estrema facilità. I loro genitori, si sono adattati al “nuovo” e consentono alle loro figlie di trascorrere, come marito e moglie, le vacanze in montagna o al mare, in crociera o nei paesi esotici, visto che, se il rapporto si interrompe, il nuovo fidanzato non ha nessuna remora a mettersi con la figlia che non è più “come mamma l’aveva fatta”. Orta mi suggerisce l’immagine di una grossa caldaia (o di un fusto di nafta adattato allo scopo) nella quale, d’estate, vengono messi “a bagnomaria” le bottiglie o i barattoli di salsa, nascosti alla vista da grosse pezze di stoffa, da tele di sacco o, ultimamente, da grosse buste di plastica nera. Noi udiamo soltanto il borbottìo ininterrotto dell’acqua che bolle, a volte il rumore sordo di una bottiglia che scoppia, ma vediamo solo gli schizzi sfrigolanti di acqua sporca e rossastra. “Le porcherie”, insomma, emergono alla vista di tutti solo occasionalmente, ma ne sentiamo indirettamente la presenza e questo desiderio di salvare le appa-

renze è l’unico tratto residuo dell’antica virtù contadina. In realtà, è una forma di ipocrisia che non inganna e non indigna più nessuno. Riccardo e Barbara sono due giovani poco più che trentenni che si erano sposati quattro mesi fa; da due settimane Barbara ha lasciato il marito ed è tornata a vivere con sua madre, impiegata e rimasta da poco vedova. La giustificazione che ha dato ai parenti e agli amici, uno dei quali me l’ha riferita, mi ha lasciato di stucco: “...Io non mi ero sposata per fare la domestica di Riccardo, per trascorrere la giornata a lavar-

gli la biancheria sporca, a pulirgli le scarpe, a preparargli pranzo e cena!”. La madre, invece di dare torto alla figlia e di tentare di convincerla a tornare dal marito per affrontare la realtà della vita coniugale, la giustifica dicendo che lei aveva tenuto sua figlia “come una rosa”, evitandole le faticose, ripetitive e stressanti faccende domestiche e che la figlia meritava una vita diversa e migliore di quella che aveva vissuto lei fino a qualche anno fa. In effetti, Barbara era stata mandata a scuola, si era diplomata ragioniera e poi si era iscritta all’Università. Qui aveva conosciuto Franco che, dopo un paio di settimane di corte stringente, un pomeriggio di aprile l’aveva convinta ad andare a studiare a casa sua. Naturalmente lo studio era solo una scusa e Barbara l’ho aveva capito subito sicché, una volta giunta a casa di Franco, non aveva fatto nessuna resistenza ad entrare nel suo letto. Così era tornata da lui ogni pome-

riggio e, giunta alla sessione di esami, era stata promossa a pieni voti per la sua abilità amatoria, ma era stata sonoramente bocciata ai due esami che aveva tentato. Alla fine di ottobre, in discoteca, avevo conosciuto Riccardo e fra loro era scoppiato il colpo di fulmine. Aveva continuato a stare con Franco, ma non si negava a Riccardo. Quando Franco insospettito, l’aveva seguita e l’aveva colta in flagrante in una stradina di campagna, lei gli aveva detto che non l’amava più e Riccardo si era inorgoglito per essere stato prescelto. Da quel giorno Riccardo era diventato il fidanzato ufficiale; era andato a casa di Barbara, l’aveva portata a casa sua, insomma le cose si erano messe sul binario della normalità. Riccardo era figlio unico di un agricoltore facoltoso; lavorava col padre e tutti i sabati e le feste comandate portava Barbara ora in pizzeria, ora in discoteca. A Natale la portava nel Trentino “per la settimana bianca” e, subito dopo la mietitura, a Sharm el Sheik e due volte in crociera. Barbara si era così persuasa che questa fosse la vita alla quale era destinata. Perciò l’entrata nella “vita normale”, al ritorno dal viaggio di nozze l’aveva fortemente delusa. Riccardo dopo il matrimonio, aveva - come si suol dire - messo la testa a posto -. La responsabilità di una famiglia lo induceva a fare un uso più consapevole del danaro, non era più propenso a trascorrere i sabati in pizzeria o nella discoteca anche perché lavorava di più. Il padre, infatti, gli aveva assegnato dieci ettari di terra da coltivare in proprio e, lavorando per sé, egli lavorava di più, tornava più tardi dalla campagna e quindi più stanco, aveva scarsa voglia di uscire e anche minore propensione alle effusioni. Barbara, dal canto suo, abituata a trovare il letto rifatto, gli abiti stirati e la biancheria lavata da sua madre, si era trovata di colpo a dover fare la massaia e a dover sbrigare tutte le faccende domestiche e questo l’aveva mandata in tilt. Aveva resistito, come Napoleone, cento giorni, poi era tornata a casa della madre. - “Adesso è tornata quella di prima del matrimonio” - mi aveva detto il mio amico - “la sera esce con le amiche, il sabato va a ballare o va in pizzeria e credo che non passerà molto tempo, poiché non c’è due senza tre, che concluderà le sue serate con il terzo della lista. Infatti l’ho vista un paio di volte in macchina con un altro uomo”. (continua 1)


Quest’anno in verità mi sono concesso, da tifoso, un anno sabautico: il satanello rossonero e il biscione nero-azzurro sono più amarezze che gioia, ed ecco che sin dall’inizio di campionato seguo i bianco-celeste adriatici di Zeman, già pregustavo il derby dell’Adriatico tra Pescara e Bari, che una notizia giunta dal capoluogo abruzzese, in un venerdì di fine marzo, mi ha lasciato sotto choc: Franco Mancini è morto nella sua casa di Pescara per un attacco cardiaco. Poche ore prima era sul terreno di gioco dello Stadio Adriatico, come preparatore dei portieri. È stato un portiere atipico, questo dovuto, alla sua capacità di saper giocare anche a 15-20 metri dalla porta, con la perspicace di fare delle ripartenze veloci, fu chiamato l'Higuita di Matera. Questo suo modo di gioco, meglio di giocare anche con i piedi, gli procurò la possibilità di togliersi lo sfizio di segnare da porta a porta e di fare un tunnel a Van Basten. Nel corso della sua carriera ha collezionato 240 presenze in 9 campionati disputati in Serie A e 175 presenze in Serie B. Per le sue particolari caratteristiche i tifosi gli avevano anche trovato diversi soprannomi: nel Foggia dei miracoli era “Manchiguita”, a Bari “il Giaguaro” e a Napoli “Psyco-Mancini”. Cresciuto nella squadra locale del Matera, gioca tre stagioni in Serie C2, Nel 1987 passa al Bisceglie dove lo scoprono Peppino Pavone e Mauro Finiguerra e ad ottobre indossa la maglia del Foggia. Con i satanelli nell'arco di tre anni effettua la scalata dalla Serie C1 alla Serie A e nell'estate del 1991, dopo la promozione in Serie A, gioca titolare nell'undici di Zdenek Zeman. Nella sua prima stagione passata nella massima divisione, risulta il terzo portiere per media voti, dietro a Fabrizio Lorieri e Luca Marchegiani. Il 1995 gioca con il Foggia due gare in Serie B prima di essere dato in prestito alla Lazio, la società biancoceleste accusa problemi di infermeria con gli infortuni di Luca Marchegiani e di Fernando Orsi. Rientra a Foggia l'anno successivo dove disputa la sua ultima stagione da rossonero nel campionato di Serie B 1996-1997. Poi per tre stagioni è titolare nel Bari e nell’ottobre del 2000 passa al Napoli con quale retrocederà a

fine stagione. Nella stagione 2003-2004 veste la maglia del Pisa in Serie C1 fino al gennaio 2005 quando si trasferisce alla Sambenedettese, per poi passare al Teramo, alla Salernitana e al Martina. La sua mirabile avventura nel calcio giocato termina nel 2009 con la Fortis Trani. ed inizia quello di allenatore in seconda e preparatore dei portieri del Manfredonia in Seconda

Divisione. Nella stagione successiva con il ritorno a Foggia di Zeman viene chiamato ad allenare i portieri del club rossonero, è l’ennesimo ritorno “a casa”, ma nel mese di giugno dello scorso anno il tecnico boemo lasciando Foggia per Pescara volle portare con se anche Franco per la preparazione dei portieri bianco-celeste. Le qualità di Franco Mancini non era solo quelle espresse sul rettangolo di gioco, ma anche quelle del quotidiano era un grande appassionato e cultore della musica reggae, fu folgorato da Bob Marley in un concerto del 1980 ed era una dei collezionisti più forniti d’Europa tanto da possedere un disco d'oro del musicista giamaicano. Bravissimo nel suonare la batteria, a Foggia si esibiva con un gruppo nei pub, memorabile fu il suo concerto nella programmazione dell’Estate foggiana del 1993. Aveva una grande devozione per S. Pio da Pietralcina tanta da far scoprire a Zeman il culto del frate del gargano: il Foggia Champagne ogni anno andava in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo. Qualcuno in questi giorni ha

scritto che è stato un ragazzo da dieci e lode, si è la verità è stato un ragazzo che ha giocato ad alti livelli, ma fuori dallo stadio era una persona semplice ed umile, di una umanità incredibilmente vera. Tra i pali della porta del rettangolo di gioco dello stadio Zaccheria resterà un vuoto, ma sempre vivo il ricordo di Franco Mancini, il ragazzo da dieci e lode. Il Ricordo di Giuseppe Pavone, direttore sportivo del Foggia Calcio Siamo tanto amareggiati: le parole non possono esprimere i sentimenti. Lui è cresciuto con noi, è arrivato a 18 anni ed è rimasto per 10 anni. L´anno scorso era qui come preparatore, era uno della famiglia. Era un ragazzo silenzioso ed educato, anche se in campo era focoso: lui è stato un precursore dei portieri-libero. Lui non aveva problemi fisici pregressi: è stato un dramma improvviso che ci ha colti impreparati e ci ha lasciato senza parole. Era a Foggia 3 giorni fa a mangiare una pizza con gli amici, è stato uno choc. Ricordo, faceva il fornaio a Matera: lo scovai in una partita dei dilettanti. Aveva già le qualità alla Higuita, per Zeman era perfetto perchè faceva il difensore aggiunto. Amava la musica, suonava la batteria, era una testa calda ma un professionista vero: sempre primo agli allenamenti, mai una parola fuori posto, si prendeva sempre le responsabilità. Quando, nella nebbia artefatta del classico fumogeno, partiva il coro “Alè Mancini, alè, alè...”, significava che la partita stava cominciando, perché lui aveva preso posto tra i pali della porta. Salutava il pubblico, e faceva muovere la chioma di riccioli. Emulava Renè Higuita, che all´inizio degli anni ‘90 faceva parlare per la sua stravaganza colombiana. Lo ricordiamo accovacciato mentre ipnotizzava Roberto Baggio lanciato a rete, indimenticabile il volo per respingere il rigore del più altisonante omonimo, Roberto. Si parlò a lungo della sua irriverenza verso Van Basten in quel celeberrimo FoggiaMilan 2-8, e tutti sapevano della sua passione per la batteria e per la musica raegge. Quando è cresciuto, e noi con lui, abbiamo scoperto che l’arte di difendere quei tre pezzi di legno, la sapeva pure insegnare. Lo aveva fatto a Foggia l’anno scorso e fino a ieri stava contribuendo alla scalata pescarese alla serie A. Da queste parti gli avevano “perdonato” pure la scappatella in maglia biancorossa. Perché Mancini ha segnato un’epoca, perché Mancini era il portiere del Foggia in senso assoluto. Perché in cortile, tra i ragazzini degli anni ‘90, quando quello con i guanti la prendeva, tutti dicevano... “e chi sei, Mancini?”. Quando ieri la notizia è rimbalzata da Pescara, è sembrato tutto tremendamente rimpicciolito. S’è fermato tutto di colpo e non avevamo il coraggio di chiedere conferme. Twitter e le agenzie hanno fatto il resto. Una botta troppo forte per tutti. Tutti freddati da questo calcio di punizione. All’incrocio dei pali, imparabile. Anche se fossimo stati bravi come Mancini.


e la scamorza secca. Disporre in piatti piani condire con olio e sale.

La Settimana Santa, è tutta dedicata ai riti pasquali; una settimana piuttosto impegnativa, sia sotto il profilo religioso che quello culinario, che prepara appunto all’avvento della Pasqua. Ma cosa troviamo sulle tavole pasquali di Capitanata? Sicuramente legata alla tradizione religiosa è la presenza in ogni menù pasquale delle uova e dell’agnello: secondo riti antichissimi, le uova sono simbolo di fecondità e di vita, e in genere venivano consumate proprio per celebrare l’arrivo della primavera, come simbolo di rinascita di una nuova vita. Successivamente i primi Cristiani hanno trasposto questa tradizione associandola alla rinascita di Cristo: l’uovo è diventato così simbolo di rinascita e quindi di Resurrezione. Da allora la Chiesa ha diffuso la tradizione di distribuire tra i fedeli un cestino di uova benedette, e l’uovo è divenuto parte integrante delle tradizioni cristiane legate alla Pasqua. Da quelle di cioccolato a quelle utilizzate in torte salate o nei dolci, l’uovo è protagonista assoluto dei più tradizionali menù pasquali tipicamente pugliesi, insieme all’agnello, che ricorda appunto sotto il profilo religioso il sacrificio di Cristo, che diventa “agnello di Dio”. Ma la provincia di Foggia, come l’intera Puglia, che ha una tradizione gastronomica fortemente legata alla terra, propone sulle tavole imbandite di Pasqua anche verdurine e primizie di stagione, condite con il prezioso olio extravergine di oliva pugliese. Quindi, partendo dagli antipasti, citiamo il Benedetto, piatto foggiano, che apre il pranzo del giorno di Pasqua, e che è composto da uova sode benedette dal prete durante la messa pasquale, salame, ricotta fresca e asparagi, prodotto tipico di questa stagione. È la portata di apertura al pranzo pasquale e prima di dare inizio al momento conviviale il capo famiglia benedice con un ramo d’ulivo imbevuto di acqua santa, tutti i commensali. Molto frequenti sulle tavole di Capitanata sono anche i Panzerotti pasquali, fritti e ripieni di ricotta fresca. Per quanto concerne primi e secondi piatti, invece, sono le ricette della tradizione a fare da padrone, come la Tiella di Riso, Patate e Cozze, o ancora specialità mare e monti, con pesce fresco e verdure di stagione. L’agnello o capretto diventano il secondo per eccellenza, cucinati in mille modi diversi: in alcuni paesi abbiamo il Brodetto, cioè pezzetti di capretto cotto in tegame, associato ad asparagi lessati da parte, che poi vengono conditi insieme al capretto con uova sbattute e formaggio grattugiato. I Cardoncelli con l’agnello è il piatto principe della tradizione pasquale dauna, ossia agnello a pezzi roso-

lato con cardoncelli, il tutto legato con uova sbattute insieme a pecorino grattugiato. Nella mia Deliceto si usa la variante dei finocchi al posto dei carboncelli e il giorno di Lunedì in Albis dedicato alla gita di fuori porta la frittata di cipolla regna sulla tavola. Ma sono i dolci i veri protagonisti delle tavole pasquali: pensiamo alle Trecce Pasquali e le Squarcelle, un dolce semplice e genuino, che ricorda i sapori e le tradizioni di una volta. Le Squarcelle di Pasqua per i bambini sono sinonimo di festa: tante sono le forme divertenti che vengono date a questo dolce, dagli animaletti ricoperti di glassa colorata alle semplici ciambelle, che i bambini possono sbizzarrirsi a decorare con granella di zucchero colorata e zucchero a velo. Il Benedetto Mentre altrove si usa mangiarle appena svegli a colazione accompagnate magari a qualcosa di dolce, da noi è tradizione consumarle a mezza mattinata, per spezzare un po’ la fame, o come prima portata del pranzo pasquale. Per realizzarlo vengono accostati in un unico piatto di portata o in singoli piatti da dessert, le uova sode tagliate, del salame o del capocollo e delle fette di arancia. In alcune famiglie si adotta poi una versione ancora più ricca aggiungendo anche della ricotta fresca. È un piatto molto appetitoso, profumato e anche coreografico, certamente all’altezza di un pranzo di Pasqua che si rispetti. Ingredienti per 4 persone: 200 gr. di soppressata, scamorza secca, 4 uove, 2 arance, 2 limoni, olio di oliva extravergine, sale q.b.. Fare bollire le uova. Tagliare a fette la soppressata, le uova sode, i limoni, le arance

Cardoncelli con Agnello Ingredienti per 4 persone: kg. 1,5 di Cardoncelli, kg. 1/2 di carne di agnello, cinque uova, gr. 200 di formaggio pecorino, aglio, olio di oliva extravergine. Per prima cosa i cardoncelli vanno nettati, quindi vanno lessati in acqua abbondante e leggermente salata. Da parte preparare uno spezzatino d'agnello, mettere la carne a soffriggere in un tegame con olio di oliva extravergine e aglio: Quando la carne comincia a rosolare aggiungere del vino bianco, lasciarlo sfumare ed aggiungere un po' di acqua di cottura dei cardoncelli. Continuare la cottura per circa trenta minuti. Aggiungere i cardoncelli, precedentemente lessati, assieme alle uova sbattute con pecorino grattugiato, un pizzico di sale, e continuare la cottura fino a quando le uova si sono rapprese. Condire con il pecorino rimanente e servire a tavola. Le Squarcelle Ingredienti: Kg. 1 di farina, n. 8 uova, gr. 400 di zucchero, 200 gr., lievito per dolci, sale. Per la guarnizione: n. 2 uova, zucchero a velo, limone, confettini colorati, cioccolatini. Su di una spianatoia versare la farina aperta a fontana, poi mettere le uova, lo zucchero, il burro, il lievito per dolci e un pizzico di sale. Lavorare la pasta fino a quanto non avrà acquistata una consistenza elastica. Tagliarla a pezzi e lavorarla fino ad ottenere dei taralli, al centro inserire due strisce di pasta a forma di croce. Riporli in una teglia imburrata e metterli a forno caldo (150°). Quando le squarcelle hanno il colore dorato toglierli dal forno e farle raffredare. Nel frattempo preparare la glassa: in un contenitore versare gli albumi di uova, zucchero a velo e gocce di limone. Sbattere il tutto fino ad ottenere la glassa, poi con un pennello passarla sulle squarcelle, guarnirle infine con i confettini e i cioccolatini. Sistemarli su di una vassoio e farli asciugare. Le squarecelle hanno anche la variante a forma di cuore.


Moncler, anche nomi a dominio falsi Il Gip ha sequestrato 493 siti web, che inserivano nel proprio nome a dominio il marchio dei piumini. Il Tribunale, però, ha annullato il decreto. “L'attivazione di un sito di e-commerce, che abbia un nome a dominio che richiama un noto marchio, non è causa sufficiente per sostenere in giudizio l'accusa di messa in vendita di prodotti contraffatti”. Questo stabilisce l'ordinanza del Tribunale di Padova, emanata a novembre scorso, con la quale è stato annullato il decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip contro ben 493 siti web, contenenti il nome Moncler nel proprio nome a dominio. La questione della contraffazione di noti capi di abbigliamento, dunque, passa anche dal Web. Anzi, sono centinaia e centinaia i siti web di ecommerce, che trattano abbigliamento non originale, molto spesso all'insaputa del consumatore. Quest'ultimo si ritrova a navigare fra i milioni di siti web per l'acquisto di un capo e, allettati da offerte incredibili (-70%, -80%, ecc.), incappano in vere e proprie truffe. Allo scopo di intervenire per contrastare il dilagante fenomeno della contraffazione, il Gip ha ordinato il sequestro di centinaia di siti web e ha anche ordinato a 27 provider di oscurare i siti web incriminati. L'attività posta in essere dai gestori di quei siti, infatti, che hanno “semplicemente” indicato il marchio all'interno del nome a dominio (monclerfans.com, moncler-cheap-jacket.com, moncleroutlet.uk.com, monclerprezzi.com, monclerdiscount.com, ecc.) ha indotto in inganno il consumatore. Per non parlare, ovviamente, delle ricadute economiche spiacevoli per l'azienda, che legittimamente detiene i diritti sul marchio. Secondo quanto stabilito nelle indagini, per Moncler ha dovuto sostenere ingenti perdite da lucro cessante. Difficile qualificazione del nome a dominio Come si può vedere dalla recente ordinanza del Tribunale di Padova, la questione dei nomi a dominio suscita numerose difficoltà interpreta-

tive. Se per un giudice è stato configurato un reato nell'inserimento di un marchio in un indirizzi web, per l'altro non è così. La vicenda è sintomo di una difficile qualificazione giuridica del nome a dominio; interpretazione che è poco chiara ormai da anni. Il nome a dominio Il nome a dominio, o domain name, è il nome (dai 3 ai 63 caratteri massimo) espresso in forma alfanumerica con cui viene indicato un dominio Internet, cui corrisponde un determinato sito inteso come lo spazio all'interno del quale sono contenute le informazioni immesse in rete. La parola inglese «domain», tradotta in italiano come «padronanza, potere incontrastato, controllo», deriva dal latino dominium, da dominus «signore, padrone di casa», che a sua volta deriva da domus «casa». Dunque, il termine stesso ci fa comprendere come il domain name sia quel nome che contraddistingue una nostra «proprietà», un nostro «mondo» sul quale abbiamo pieni poteri. Con la diffusione dell’e-commerce, il nome a dominio ha assunto un valore commerciale spesso pari a quello del marchio, soprattutto per le aziende che fanno del commercio elettronico uno dei principali veicoli di promozione e vendita dei propri prodotti. Chi è presente su Internet punta alla registrazione di domini che, per quanto possibile, contengano il nome del proprio marchio d’impresa, nella consapevolezza che il dominio possiede ormai la qualità di elemento catalizzatore di clientela, come sa bene il navigatore che, pur non conoscendo l’indirizzo Internet di una determinata azienda, ne individua facilmente il sito digitando sulla tastiera il nome seguito dal suffisso .it o .com. Il domain name come marchio La Giurisprudenza e la dottrina hanno assunto posizioni differenti al loro interno sulla qualificazione giuridica del nome a dominio. L'orientamento prevalente, comunque, è quello di configurare il nome a dominio alla stregua di

un marchio. Una esplicita normativa sembra essere stata scritta nel nuovo codice per la proprietà industriale. In effetti anche il nuovo codice per la proprietà industriale pur affrontando il delicato argomento si è limitato ad assicurare ai domain names una tutela non solo sostanziale ma anche formale, in quanto per la prima volta viene equiparato a livello legislativo il nome a dominio agli altri segni distintivi, prevedendo, all'articolo 22 (Unitarietà dei segni distintivi) che: “È vietato adottare come ditta, denominazione o ragione sociale, insegna e nome a dominio aziendale un segno uguale o simile all'altrui marchio se, a causa dell'identità o dell'affinità tra l'attività di impresa dei titolari di quei segni ed i prodotti o servizi per i quali il marchio è adottato, possa determinarsi un rischio di confusione per il pubblico che può consistere anche in un rischio di associazione fra i due segni”. Una volta, quindi, accertato che il marchio registrato debba essere tutelato anche su Internet, può, quindi, presentarsi il caso in cui un soggetto registri presso la autorità competente un nome a dominio che corrisponda in tutto o in parte ad un marchio registrato il cui diritto di utilizzo è di esclusiva spettanza di un terzo. In questi casi, gli strumenti adottabili da parte del titolare del marchio registrato che ritiene che l’utilizzo del proprio marchio come nome a dominio altrui possa configurare una attività illecita, sono proprio quelli forniti dalla normativa in tema di marchi e dalla disciplina sulla concorrenza sleale.


L’AMORE L’amore quello vero lo senti nel cuore. L’amore nobile sentimento è il lievito della vita. Può la massai impastare il pane senza lievito? Senza l’amore la vita non avrebbe senso. La ricchezza non deve prevalere sul nobile sentimento, e come oscurare gli insegnamenti che per millenni ci tramanda la chiesa.

Solo e senza gioia ora è con Dio che capirà e l’amerà.

Tu, piccolo Angelo, che sei lassù in compagnia sei del Buon Gesù. Gi Emme

Rocchina Morgese

AL PICCOLO ANGELO CAGGIANO Quando tu nascesti, piccolo Angelo qualcuno ti prescelse e da lassù ti guardò e la sua mano su di te posò dicendo “mio piccolo Angelo, tra breve tempo tu da me verrai,

Savino Luce

VORREI Vorrei trovare nei miei simili una briciola del coraggio di Maria, della bontà di San Giuseppe, del sacrificio immane di Gesù. Il loro incommensurabile esempio si sta cancellando nel cuore degli uomini fino a scomparire. quanto squallore nelle loro menti turbate! Rocchina Morgese

AD UN UOMO SENZA PRETESE Lavoro insoddisfazione, solitudine

hanno avvolto l’esistenza di un uomo timido e onesto.

Ora che tutto vedi e tutto senti da lassù, fa’ in modo che si calmino le anime qua giù: i tuoi cari ripensano e ti amano sempre e dal dolore non ne possono più.

perché ho bisogno di te, perché tu, piccolo pargolo, sarai tra i tanti altri pargoli che qui sono già da me e ti distinguerai dagli altri, perché prescelto tu fosti e perché tu sei un Angelo di fatto e di nome tu, piccolo fiore, piccolo gelsomino profumato”.

IL FUMO La mia signora è ricca sfondata figlia di famiglia blasonata, con tutto ciò è degna di rispetto però ha un cattivissimo difetto: Fuma ed è un vizio ereditario che la mantiene sempre disturbata. La mamma, il padre e la zia tengono tutti la stessa malattia. Con questa prospettiva verità c’è poco o niente per poter studiare perché la scienza ha detto: che per i mali ereditari non c’è alcun altro mezzo si deve fumare il sigaro. Antonio Silla


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