Lo Sguardo

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Cari lettori, siamo ormai all’inizio del decimo anno del nostro percorso editoriale «E u timbe passe... e cume passe» (versi della poetessa foggiana Antonella Pagliara). Era l’anno 2003 quando mettemmo i primi passi con i nostri otto fogli. Fu una novità, coincideva con l’insediamento della Giunta Vece, anch’essa una novità. Tutti erano increduli, non immaginavano che avremmo percorso tanta strada. Gli ortesi erano scettici, pronosticavano una breve vita, come verificatosi in altre esperienze editoriali. Appare tutto davanti ai miei occhi, sembra un film, c’era molto entusiasmo e speranza. Arrivarono da tanti ortesi sparsi in tutta l’Italia parole di incoraggiamento per spronarci affinché questa idea continuasse nel tempo. Non dimenticherò mai le poche parole che mi inviò il nostro compaesano: il dott. Pasquale Larovere, affermato professionista residente a Milano: “Vai avanti Annito, bravo”. Queste parole mi colpirono nel profondo del cuore, e quando mi sfiorò l’idea di desistere, tornarono in mente quelle parole. Siamo cresciuti; agli otto fogli siamo passati ai 28 e qualche volta 32 fogli, e dalla stampa in bianco e nero al colore. Beh, consentitemelo: abbiamo creato, con l’aiuto del Signore, una bella Rivista. Apprezzamenti lusinghieri abbiamo ricevuto e riceviamo tuttora da amministratori locali, da cittadini comuni e da parte della stampa provinciale. Questo non vuol dire che siamo stati esenti da critiche; critiche che ci hanno aiutato a crescere, infondo... chi opera può anche sbagliare, e se questo è accaduto chiediamo venia. La nostra Rivista arriva in tutta Italia dal Nord al Sud. Sicuramente abbiamo realizzato il nostro “Sogno”: la costruzione di quel famoso ponte ideale che unisce i cittadini dei 5 Reali Siti,

sparsi in tutto il mondo. La Rivista da alcuni anni rappresenta la voce dei 5 Reali Siti, pertanto si è ritenuto opportuno e giusto cambiare la testata. Dopo vari sondaggi e dietro suggerimento di alcuni Sindaci dei suddetti Comuni si è giunti al nuovo titolo: “Lo sguardo sui 5 Reali Siti Carapelle, Ordona, Orta Nova, Stornara e Stornarella”, mantenendo il sottotitolo: L’Ortese, per non far perdere alla Rivista l’anzianità acquisita. Le caratteristiche grafiche e i contenuti della Rivista restano inalterati, in più sono aumentati i redattori che rappresentano le 5 comunità. Con questa innovazione, allargando l’utenza, si spera di aumentare la contribuzione economica. A tutt’oggi le entrate coprono appena il 60% delle spese, al restante 40% provvede il sottoscritto (spese tutte documentate). Questa situazione non mi spaventa però, bisogna dirlo, non assicura un futuro certo. L’autonomia economia serve ad assicurare continuità nel tempo. Negli ultimi mesi dello scorso anno è

La libertà di informazione non può essere mai messa al guinzaglio da nessuno, e non è mai garantita da rapporti di scambio e favori. Da dieci anni, da queste colonne, parliamo alla coscienza civile di questo territorio come forza civile responsabile. Con serenità, come giornalisti, diciamo che non creiamo, non scegliamo, nemici. Nemici sono coloro che negano il diritto dei cittadini a sapere e il dovere di informare che a noi è chiesto di esercitare. Nemici sono coloro che immagi-

nano l’informazione come altra cosa e non qualcosa di veramente rilevante e importante da preservare sempre, in ogni stagione; qualcosa che alimenta la vita democratica e la dignità di cittadini pensanti. La vita non è un reality show e ancor meno lo è il racconto che l’informazione è chiamata a fare con lealtà, nel rispetto dei diritti dei cittadini di conoscere e di sapere realmente le cose. Da dieci anni lo facciamo con rispetto verso chiunque, con la consapevolezza che dobbia-

Quante si piccule nen vide l’ore de cresce a jurnate è longhe e nen ide l’ore ca fernésce. Po chiane chiane a vite te ‘gnotte e tu nen te n’accorge vaje sémbe ‘nnamze, mo nu fatte, mo nate te votte e de guardarte arréte timbe nen avanze ….intante? ….e u timbe passe!.... …….e cume passe! Si poche poche te firme a penzà te vene u fridde pe quanta cose ancore tenarrisse da fa….. ma è remando nen te puje permette de fermarte n’ore ….intante? …e u timbe passe!..... ……e cume passe!

stata lanciata l’idea, sempre al fine di trovare risorse finanziarie, di istituire diverse figure di soci: Soci benemeriti, soci sostenitori e soci simpatizzanti. Pochissimi hanno risposto a questa iniziativa, abbiamo avuto solo due soci benemeriti e due sostenitori. Tutto ciò, ripeto, non mi spaventa e né mi fa recedere; ma quanto durerà? Ahime!!! Sappiamo che la vita ha un suo ciclo naturale: si nasce e si muore. È da considerare che l’attività della Associazione Culturale “L’Ortese” non profit è basata sul volontariato, non si limita alla sola redazione del giornale, ma si occupa anche di altre attività culturali: La Settimana della Cultura, l’Ortese nel mondo, la presentazione e produzione di libri e quantaltro interessa la cultura in generale. Concludo ringraziando quanti partecipano a questo progetto, principalmente il direttore Michele Campanaro, i Redattori e i soci tutti. A tutti l’augurio di un felice e prospero 2012.

qualche gioje, preoccupazione e guaje s’altérnene ind’e mise e ind’a l’anne e tu dice: stu timbe nen passe maje nen cia faje chiù tra rise e affanne ….intante?....e u timbe passe!...... ……e cume passe! Po arrive u mumènte che vèramente t’è fermà te guarde arrète e dice: c’agghje fatte? si a resposte è bene te véne da rengrazià ma si eje o cuntrarje…..allore t’è sbatte ……pecche intante……u timbe passe!..... ……e cume passe! Antonietta Pagliara

mo essere sempre noi stessi nell’esercizio della nostra funzione. Da dieci anni non abbiamo piegato la schiena, ma la teniamo dritta facendo la nostra parte per intero, senza scorciatoie, senza cedere a lusinghe e tentazioni di essere altro, di fare altro. Il nostro unico e vero padrone è il lettore. Continuiamo questo percorso con una modifica alla testata e allargando l’informazione all’intero territorio dei 5 Reali Siti, sicuramente con uno Sguardo più approfondito.


I momenti più difficili per l'Italia per quanto riguarda il debito pubblico sono stati, dopo il Risorgimento, le due guerre mondiali, la crisi petrolifera del 1974, il 1992 e la Globalizzazione. Quando poi, con l'entrata nell'euro, 1'Italia non ha più potuto manovrare con l'inflazione il debito pubblico, sono iniziati altri guai. *** Ogni volta che Cavour lasciava Torino, facendo perdere le sue tracce, Vittorio Eman. II entrava in crisi: “dove sarà finito questa volta il mercante?”, ironizzava il Sovrano, mentre per togliersi l'ansia di dosso, faceva strage di cervi e di daini, che poi era la sua occupazione principale insieme alla caccia delle ubertose contadinotte. Narra la leggenda che Vittorio Emanuele II è definito il “Padre della Patria” per il numero imprecisato di figli disseminati nelle sue scorribande. *** Il Regno di Sardegna, nel tentativo di opporsi agli austriaci, andò incontro a forti spese che superavano di gran lunga le entrate: ebbe così inizio l'indebitamento dello Stato italiano. Anche dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala il debito pubblico resterà la principale preoccupazione dei Governi dall'Unità d'Italia ad oggi. Non è uno scandalo che uno Stato possa avere debiti. Anche in altri Paesi è accaduto e continua ad accadere perché è normale che chi deve realizzare grandi riforme e offrire ai cittadini migliori servizi spenda più di quanto incassi con le tasse. Da noi si è un po’ esagerato perché in 150 anni di storia il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo è del 120%. Con il risultato che dovendo pagare una montagna di interessi sui denari avuti in prestito, lo Stato non ha mai avuto risorse sufficienti per fare tutto quello che avrebbe dovuto o aveva in mente di fare. In quanto al debito pubblico, i periodi peggiori per l'Italia, oltre al Risorgimento, sono state le due guerre mondiali, la crisi petrolifera del 1974, il 1992, con il picco del debito al 121% e quella specie di terremoto che è stata, dopo la caduta del muro di Berlino, la globalizzazione. Quando poi, con l'arrivo dell’euro, non abbiamo più avuto la possibilità di giostrare il debito con l'inflazione, sono cominciati altri guai. *** Partiamo dalla guerra di Crimea nel 1855 fortemente voluta da Cavour.

Per schierarsi al fianco di francesi, inglesi e turchi contro le mire espansionistiche dello zar Nicola I, i Savoia devono mettere in campo un contingente di 15 mila uomini bene equipaggiato. Ma a Torino la cassa è vuota. Cavour corre a Londra e non solo strappa un prestito di un milione di sterline, che strada facendo diventano tre, ma riesce ad addossare agli inglesi, desiderosi di liberare il Mediterraneo dagli austriaci, tutte le altre spese di un esercito in guerra. Ma il peggio deve ancora venire. Appena costituito Regno nel 1861, l'Italia deve ripianare i costi della guerra; servono contanti per pagare sia gli stipendi ai funzionari piemontesi in missione nella penisola, sia per rimettere in sesto le disastrose finanze del Regno delle due Sicilie e dei Ducati e GranDucati che per plebiscito sono diventati sudditi di Vittorio Emanuele II. Nel 1870 il debito pubblico ammontava a 3950 milioni di lire. Nei primi anni del Novecento, con l'accorta gestione di Giolitti si comincia a respirare, ma dura poco perché ci pensa la prima guerra mondiale e la crisi del '29, che si supera perché il Regime fascista sistema i conti, da una parte nascondendo sotto il tappeto tutto quello che non fa comodo che si sappia e, dall'altra, riscuotendo più tasse perché non c'è capofabbricato che non riceva l'ordine di denunciare l'inquilino che gira in “Balilla” o ha comprato la pelliccia alla moglie e/o all'amica. Così si arriva agli ‘50, questi sì da vero boom perché l'economia tira che è un piacere e il Paese comincia ad essere invaso da elettrodomestici e utilitarie Fiat grazie agli aiuti Usa. Intanto il ministro delle Finanze Ezio Vanoni viene incaricato di realizzare una

riforma fiscale che trasformi in imposte dirette sul reddito e sul capitale gran parte di quelle che colpivano solo i consumi, in tal modo lo Stato può contare su entrate più sicure. La situazione peggiora con la crisi petrolifera degli anni' 70 e con l'istituzione del servizio sanitario con i socialisti del “tutto a tutti gratis”, così verso la fine degli anni ‘80 c'è poco da stare allegri perché, mentre la spesa pubblica cresce a vista d'occhio dilapidando quasi la metà della ricchezza del Paese, il gettito fiscale, nonostante raffiche di condoni continua a battere la fiacca: è urgente una riforma del fisco che fa pagare troppo ai cittadini onesti e troppo poco agli altri. Come far fronte alla crisi? Il mezzo ci sarebbe. Ridurre drasticamente il numero dei parlamentari a meno della metà, abolire le Province, sopprimere gli Enti inutili alienare il patrimonio improduttivo dello Stato, abolire quasi tutte le auto blu (Vanoni andava in ufficio in tram) ecc. Il risultato di questa politica dissennata ha portato ad un aumento esponenziale delle voci di spesa che hanno contribuito a formare un debito pubblico che non sappiamo più, non dico come toglierci di dosso, ma almeno come ridurre. Ce la faremo? Sì, confidando nello “stellone”, una sorta di garanzia di fortuna, che spontaneamente risolve i problemi dell'Italia, per dirla con Giorgio Bocca. Eppure i ristoranti sono pieni, negli alberghi non si trova un posto per Natale, Capodanno e Carnevale ed anche per l'Immacolata. Le Agenzie registrano il tutto esaurito per i viaggi all'Estero ed un incremento del fatturato del 2% rispetto allo stesso periodo del 2010. Ma allora la crisi non c'è? Il fatto è che, come sempre, sono gli “stracci” a volar via.


Tempi difficili per il Paese, ma anche per il piccolo comune di Carapelle. Mentre il malessere sociale aumenta in modo esponenziale a causa anche della grave crisi che attanaglia l’Italia e che ha portato alla nascita del governo Monti e del suo decreto legge “salva Italia” (6 dicembre 2011, n. 201, approvato in via definitiva dal senato il 22 dicembre 2011) da Carapelle parte una spinta positiva verso il cambiamento, verso una diversa concezione della politica intesa come servizio e con come privilegio, come impegno e non come possibilità di prebende, come assunzione di responsabilità e non come “conquista del palazzo” per l’affermazione personale. Non c’è dubbio che il potere abbia un fascino particolare ed una forza quasi invincibile di attrarre, ingannare e sedurre, ma è anche necessario meditare sul cap. n. 13 dell’Apocalisse, per comprendere “che quanto piace al mondo è breve sogno” (Petrarca, Canz., Proemio, v.14) o, per dirla con l’Ecclesiaste (I,2), che in questo mondo ogni cosa è “vanitas vanitatum”. In fondo il potere, a ben riflettere, è costituzionalmente fragile, anche se cerca in ogni modo di nascondere questa sua debolezza con manifestazioni di forza, arroganza e di violenza: la metànoia (il cambiamento), invece, è nella consapevolezza che occorra agire in politica con grande trasparenza e soprattutto con profonda etica, non ignorando mai la gratuità e non confinandola mai in una sfera irrilevante. Già, proprio la gratuità, che è il valore dei valori, è la chiave

del recupero di credibilità della politica, anzi, vorrei dire, senza gratuità non c’è e non ci sarà mai novità nell’azione sociale e politica. In questa logica, mentre una larga fetta di cittadini carapellesi si dibatte nel disagio e nella difficoltà quo-

tidiana di “sbarcare il lunario”, la giunta comunale di Carapelle nella sua interezza e con il sindaco in testa, ha deciso di rinunciare all’indennità di carica a partire dal bilancio 2012, non solo per dare alla cittadinanza una prova di responsabilità da parte di chi ha a cuore le sorti della comunità, ma anche e soprattutto per affermare come, in tempi come quelli che attraversiamo, segnati da una sconcertante esiguità di risorse pubbliche, sia giusto che si parta dai tagli dei costi della politica per cambiare rotta e dare un senso diverso all’azione politica, nell’esclusivo interesse del cittadino. Non

sfugge, infatti, ad alcuno oggi che “se Atene piange Sparta non ride” e, fuor di metafora, che se tutto il Paese è nel cuore di una crisi senza precedenti, con l’ombra della recessione dietro l’angolo, anche Carapelle si muove in un mare in tempesta, alle prese con una continua riduzione dei trasferimenti statali e con una totale stasi del mercato edilizio. In questa situazione non è difficile immaginare le difficoltà programmatiche e gestionali di una amministrazione comunale, che per visione ideologica non solo rifiuta di aumentare le tasse rispetto alla debole economia delle famiglie locali, ma pure nel contempo non si rassegna a “tagliare” servizi essenziali quali la mensa, lo scuolabus, ecc. Sorretta da questi convincimenti e nell’ottica della solidarietà massima nei confronti della cittadinanza, la giunta ha così assunto la decisione di dar vita ad un fondo speciale, capace non dico di risolvere tutte le problematiche connesse con il malessere che serpeggia tra la gente, ma almeno di dare qualche risposta a chi è oggi in difficoltà per mancanza di lavoro o per insufficienza di reddito. Ho la certezza che i soliti buontemponi - quelli che brontolano sempre e a prescindere - avranno da ridire anche su questo, ma noi andiamo avanti per la nostra strada, perché riteniamo che oggi la disponibilità verso gli altri non si misura più con le parole, ma con i fatti. *Sindaco di Carapelle


Orta Nova - Il Comune programma il superamento dell’emergenza sicurezza Calvio: “Modello fondato su partecipazione civica e collaborazione istituzionale” “L’Amministrazione comunale è pronta ad affrontare il tema della sicurezza urbana articolando un modello amministrativo fondato anche sulla partecipazione attiva della cittadinanza e la collaborazione istituzionale”. Lo afferma il sindaco, Iaia Calvio, presentando il documento programmatico e operativo scaturito dalla riunione convocata dall’Amministrazione comunale lo scorso 7 dicembre, a cui hanno partecipato i rappresentanti delle forze politiche presenti in Consiglio comunale, delle organizzazioni economiche e sindacali e delle associazioni del Terzo Settore, insieme ai Parroci della città. Partendo dalle competenze comunali e dalle “previsioni contenute nel programma elettorale, che abbiamo trasfuso in quello di governo della città”, l’Amministrazione comunale ha individuato la Consulta Comunale per la Legalità e la Sicurezza come il luogo per la “promozione di modelli culturali e prassi civiche orientati all’affermazione della legalità”. Nel prossimo trimestre, dunque, saranno predisposti gli atti necessari alla sua istituzione, assegnandole l’obiettivo di attivare la ricerca, l’analisi e la programmazione di azioni finalizzate a superare il disagio giovanile e familiare, contrastare i fenomeni di violenza e sfruttamento, promuovere l’integrazione multiculturale e multietnica. “I vincoli di bilancio, sempre più stringenti, limitano l’operatività dell’Amministrazione comunale rispetto alla condivisa riorganizzazione del Corpo di Polizia Municipale”, continua Calvio, che intende giungere ad una “dotazione organica più adeguata alle necessità della comunità ortese” attuando una “collaborazione operativa con altri soggetti, pubblici e/o privati, in grado di garantire apporti tecnologici tali da migliorare l’azione di monitoraggio del territorio”. A breve saranno attivate anche le procedure per la sottoscrizione di accordi con l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia del Territorio: “oltre a dare attuazione alle recenti normative in materia di evasione fiscale, potremo realizzare il richiesto monitoraggio delle abitazioni concesse in locazione anche a cittadini stranieri, con l’obiettivo di prevenire fenomeni di sfruttamento e rischi per la salute e l’igiene pubblica”. Coniugare “la difesa dell’ordine pubblico con la solidarietà civica” è la premessa politica alla soluzione operativa dei problemi posti dal ‘campo nomadi’ realizzato abusivamente in contrada Palata. “E’ inimmaginabile che una città della grandez-

za di Orta Nova possa continuare a non regolamentare l’accoglienza dei lavoratori stranieri e dei cittadini di etnia Rom, anche loro cittadini dell’Unione Europea, dunque non abbia strutture destinate a questo scopo”, sottolinea la sindaco annunciando l’intensificazione del dialogo con la Regione Puglia e le associazioni che si occupano di questo specifico tema per l’individuazione di fondi destinati alla realizzazione di infrastrutture specifiche e la sperimentazione sul territorio ortese del “modello dell’accoglienza diffusa, anche utilizzando manufatti rurali abbandonati”. Più in generale, “con i protagonisti del Terzo Settore scriveremo il Patto per l’Inclusione Sociale della città - annuncia Calvio - così da creare sinergie operative capaci di rendere più efficienti gli atti di programmazione e gestione della Amministrazione comunale e garantire maggiore efficacia alla spesa pubblica e/o privata in questo specifico settore”. Sul fronte più specifico dell’ordine pubblico, “non appena il nuovo prefetto si sarà insediato chiederò un incontro per rappresentargli le istanze del territorio”. È ampiamente condivisa, infatti, la richiesta di potenziare l’organico della Stazione dei Carabinieri, “a partire dall’innesto di un Nucleo per la Tutela del Lavoro”; così come di un intensificazione dell’attività della Guardia di Finanza e dell’Ispettorato del Lavoro. Infine, “riproporrò all’attenzione del prefetto la necessità di attivare una postazione di Polizia Giudiziaria a servizio dell’ambito territoriale dell’Unione dei 5 Reali Siti”. “Anche per prevenire e contrastare le purtroppo frequenti strumentalizzazioni politiche del malessere sociale - afferma Iaia Calvio - è più che opportuno ribadire l’esclusività della competenza dello Stato nel campo dell’ordine pubblico, in cui opera avvalendosi di risorse e facoltà proprie della magistratura e delle forze dell’ordine che non sono nelle disponibilità della Amministrazione comunale”. “A ben vedere, si tratta di una programmazione condivisa che integra e arricchisce quella già elaborata dall’Amministrazione comunale tanto nella fase elettorale che nel primo semestre di mandato - conclude la sindaco. Ora che abbiamo assunto la consapevolezza delle risorse e dei mezzi a nostra disposizione, entrambi molto limitati, possiamo avviare la fase operativa con cui incrociare e intrecciare tra loro concetti e valori elevati: l’ordine e la libertà individuale, l’identità culturale e l’integrazione solidale”.

Orta Nova: Danno da 10.000 euro per i cassonetti incendiati. Il Comune punta alla prevenzione del vandalismo con la videosorveglianza I tecnici della SIA sono al lavoro da ieri per rimuovere le carcasse dei 20 cassonetti bruciati e ripulire le strade dagli effetti di un “ennesimo atto vandalico contro la proprietà pubblica che, oltre al danno finanziario, riduce la qualità di un servizio pubblico essenziale qual è la raccolta dei rifiuti urbani”. Il commento è dell’assessore all’Ambiente Maria Rosa Attini, in costante contatto con la società che si occupa dell’igiene pubblica fin dalla mattina del 1° gennaio, che quantifica i danni in “almeno 10.000 euro, oltre alle spese sostenute per le azioni straordinarie di pulizia”. “L’Amministrazione comunale sta lavorando per l’installazione di una diffusa rete di videosorveglianza da utilizzare anche per il controllo del territorio e la repressione degli atti vandalici” sottolinea il sindaco Iaia Calvio “La collaborazione dei cittadini è, però, decisiva per prevenire atti che mortificano i nostri diritti e le nostre coscienze di onesti e laboriosi componenti di una comunità impegnata a costruire un futuro diverso e migliore”. Stronarella - Patti Chiari per la scuola Moro Interessante iniziativa, quella dell’Istituto Comprensivo “A. Moro” di Stornarella che il mese scorso ha aderito al progetto “Patti Chiari” promosso dalla Banca della Campania. In tre lezioni interattive svoltasi nell’auditorium della scuola gli alunni delle terze medie hanno acquisito la “Financial Literacy” un insieme di conoscenze di concetti di carattere finanziario, che unito alle abilità della motivazione e alla fiducia dei propri mezzi, consentono di applicare quelle stesse conoscenze per prendere decisioni efficaci in molteplici e diversi contesti di carattere finanziario. Orta Nova - Celebrata la giornata della Pace E’ stata celebrata, nella Chiesa Madre di Orta Nova, la Giornata Mondiale della Pace che da 1995 vede coinvolta, nella organizzazione, la sezione ortese dell’A.N.F.C.D.G. La celebrazione eucaristica è stata officiata dal Mons. Giacomo Cirulli, una occasione per momenti di riflessione sul tema della Pace, caratterizzata da episodi tragici di questi giorni sia a livello nazionale, che internazionale con particolare riferimento ad alcuni episodi che si sono registrati nell’agglomerato urbano di Orta Nova.


Orta Nova - Presentazione del libro di Mori L’Associazione Culturale “Nove Muse” giovedì 16 febbraio 2012, presso la Sala Convegni del Palazzo ex Gesuitico, presenterà il libro: “Reading & Speaking” di Alberto Mori, giornalista RAI. All’evento sarà presente l’autore.

5 Reali Siti sono vicini al Presidente rag. Annito Di Pietro per la dipartita del cognato, il geom. Lilino Buccirosso. Lutto L’Editore Annito Di Pietro, il Direttore Michele Campanaro e l’intera redazione ricordano con affetto il collega giornalista Enzo Ciampi.

Notiziario dell’Unione La nostra rivista si arricchisce di una nuova iniziativa editoriale, a partire dal prossimo mese all’interno, cari amici lettori, troverete l’inserto “Notiziario dell’Unione dei Comuni dei 5 Reali Siti”, una news letter dedicata alla vita amministrativa dell’Ente sovracomunale.

L’editore Annoio Di Pietro, il Direttore Michele Campanaro e la redazione tutta sono vicini al Consigliere Regionale dott. Giannicola de Leonardis e al Presidente della Provincia di Foggia on. dott. Antonio Pepe per la perdita del carissimo on. Donato de Leonardis, grande uomo e politico. Lutto L’Editore, il Direttore e la Redazione tutta sono vicini in questo momento al dolore del marito Matteo, dei figli Gino, Roberto, Valerio, dei fratelli e le sorelle e della cugina Adelina Tarantino per la perdita della cara Pina Soldani in Di Palma.

Lutto È venuto a mancare all’affetto dei suo cari il geom. Lilino Buccirosso già Funzionario del Genio Civile. Il Direttivo dell’Associazione l’Ortese e il Direttore e la redazione dello Sguardo sui 5 Reali Siti si stringono al dolore della moglie Elvira Raimondi, alle figlie Carolina e Liliana e i parenti tutti.

Lutto È venuta a mancare agli effetti dei suoi cari, in Foggia, la nostra lettrice Maria Dell’Accio ved. Scopelliti. L’Editore, il Direttore e la Redazione partecipano al dolore dei figli.

Il Direttivo e i soci dell’Associazione Culturale “L’Ortese”, Il Direttivo e i corsisti dell’Unitre dei 5 Reali Siti e il Direttore e la redazione de Lo Sguardo sui

Lutto

Lutto L’Editore Annito Di Pietro, il Direttore e la Redazione sono vicini al dolore di Mimmo e Rosaria Francone per la perdita dell’amatissima mamma Antonietta Ciardi vedova Francone.

L’ultimo Consiglio Comunale ortese è stato caratterizzato dalle dimissioni, per motivi personali, di Salvatore Maffione tra le fila della maggioranza con la conseguente surroga di Monica Ladogana, prima dei non eletti nella lista del Partito Democratico. Una nomina che ha destinato rumore in quanto, stando ai dati pubblicati sul sito ufficiale del Comune di Orta Nova, al dimissionario sarebbe dovuto subentrare Lorenzo Ciuffreda, forte delle 78 preferenze a dispetto delle 65 attribuite a Ladogana. Immediata è stata la replica di Ciuffreda, motivata da una lettera dai toni accesi che non nascondono sentimenti di delusione e amarezza, in cui parla di “comportamento disgustoso e impregnato di veleno” da parte del primo cittadino e dei suoi alleati. “Fin quando sono

servito sono stato coperto d’allori, poi si è spento l’idillio, “Uno di voi” doveva entrare per forza a Palazzo di Città ed è qui che mi accorgo della paste di cui siete fatti, Sindaco e Partito. Non ho ricevuto nessuna chiamata che mi mettesse al corrente dei fatti a voi già noti dal 29 giugno 2011, nessuna riunione organizzata dal partito, nessun evento chiarificatore; nei vostri visi è incavata la codardia, nei vostri bei visi infingardi, accomunati tutti dalla trama, dal tradimento, ma ciò che mi atterrisce più di tutto è il vostro spietato cinismo, i vostri freddi calcoli, la vostra infima slealtà” sono state le sue pesanti parole rivolte al sindaco e ai suoi collaboratori, mosse certamente dalla rabbia per essere stato escluso, a suo dire ingiustamente, dal Consiglio Comunale. La risposta da parte del primo cittadino

non si è fatta attendere: il dato definitivo dei voti è certificato da una commissione elettorale centrale presieduta dal magistrato delegato del Tribunale Giuseppe Di Bisceglia, il cui verbale è agli atti pubblici quindi visibile a tutti che spiega in realtà che Monica Ladogana avrebbe ottenuto 81 voti dal riconteggio dei voti delle elezioni amministrative, contro i 78 di Lorenzo Ciuffreda. Quindi si tratta di una discussione non necessaria, che tuttavia ha generato tensioni in seno alla maggioranza, ma la neo consigliera Ladogana conferma sentimenti di rispetto per Ciuffreda: “è, e resta, un amico e non solo un compagno di partito. L'affetto, il rispetto e la stima che ci legano non possono essere messe in discussione da alcuna polemica” sono state le sue parole.


È stato un Natale “diverso”, quello vissuto quest’anno dalla Comunità Parrocchiale della B.V.M. Addolorata, di Orta Nova. Adulti, giovanissimi e bambini si sono impegnati insieme durante l’Avvento, per far rivivere una tradizione, quella del presepe, che ha origini antichissime. E lo hanno fatto con passione e sapiente maestria, allestendo ben sei rappresentazioni sceniche della Natività, che hanno lasciato letteralmente sbalorditi i tanti fedeli, che hanno visitato la Chiesa Madre in questi giorni di festa. Il Parroco, mons. Giacomo Cirulli, non ha inteso solo collocare nella Chiesa il presepe, quale simbolo per eccellenza del Santo Natale, ma ha voluto farne rivivere la tradizione storico-religiosa, sottolineando attraverso le sei sacre rappresentazioni, l’importanza della famiglia ancora viva ai nostri giorni; quella famiglia apparentemente tramontata e sostituita dalle tante realtà alternative, che nella realtà rimane invece, il vero fulcro della società odierna. Non solo, ma lo stesso don Giacomo ha voluto anche rilanciare attraverso le parole di don Tonino Bello, un messaggio per prepararsi e vivere appieno il Santo Natale, dai contenuti molto forti: “Il viaggio è lungo, molto più lungo di quanto non sia stato per i Pastori … Dobbiamo valicare il pendio di una Civiltà che, pur qualificandosi Cristiana, stenta a trovare l’antico tratturo che la congiunge alla sua ricchissima sorgente: la capanna povera di Gesù. Dobbiamo abbandonare i recinti di cento sicurezze, i calcoli smaliziati della nostra sufficienza, le lusinghe di raffinatissimi patrimoni culturali, la superbia delle nostre conquiste. “Quanto all’allestimento dei presepi, davvero difficile anche per i passanti più distratti, non notare la capanna in legno costruita sotto il porticato esterno, dove i più piccoli hanno deposto i principali personaggi del presepe, tutti realizzati in polistirolo. All’interno della Chiesa invece, sono state collocate le altre cinque rappresentazioni sacre. Il “Presepe Peruviano” realizzato da una cooperativa di lavoro del Perù, a ricordarci che proprio in questo stato e negli altri Paesi poveri del Sud del mondo, ogni anno 12 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono di fame, stenti e malattie: ben 40 mila al giorno. Il “Presepe d’Ulivo Palestinese”, collocato esternamente alla teca che lo contiene durante il resto dell’ anno e, ridisposto per farne cogliere tutta la sua straordinaria bellezza. Il “Presepe Napoletano” che non ha mancato d’incantare i tanti visitatori, per il fascino dei suoi personaggi e la cura dei particolari e degli ambienti realizzati. Il “Presepe della nostra Tradizione”, allestito dai giovanissimi dell’ Oratorio San Filippo Neri, ponendo in risalto la centralità del Santissimo Tabernacolo. Il “Presepe in carta pesta Leccese”, realizzato come ogni anno dagli adulti che frequentano la Parrocchia e caratterizzato sia dalle dimensioni notevoli, sia dalla molteplicità e dal realismo dei personaggi, presenti sulla scena. Da rilevare poi, l’avvincente viaggio compiuto ripercorrendo tutta la “Storia del Presepe”: fu San Francesco a far rivivere a Greccio (piccolo comune della provincia di Rieti), per la prima volta nella notte di Natale del 1223, la nascita di Betlemme con personaggi reali: pastori, contadini, frati e nobili, accorsi insieme ad una numerosa folla di fedeli non solo dal piccolo centro arietino, ma anche da Paesi e casolari

circostanti. Mentre, il più antico presepe inanimato fu quello scolpito da Arnolfo di Cambio nel 1283 per Papa Onofrio IV, interamente in legno con statue ad altezza naturale. Ma la sua

diffusione popolare, si ebbe soltanto nel 1800. Tuttavia nel 900 conseguentemente alla diffu-

sione dell’albero, la tradizione del presepe subì un forte indebolimento. Oggi quella stessa tradizione, rivive una rinnovata fase di fasti. Questo viaggio attraverso la “Storia del Presepe”, è stato inoltre arricchito dall’interessante presenza di numerosi cartelli esplicativi, lasciando spazio anche a qualche aneddoto curioso, come quello legato a Sant’ Alfonso. Al mistero del Natale, il Santo dedicò quattro canzoni; la più famosa resta “Tu scendi dalle stelle”. Al riguardo, lo stesso Verdi asseriva che: “Senza, Natale non sarebbe più Natale”. Per concludere, davvero in questa bella iniziativa che valorizza appieno l’arte presepiale, cui ha fatto seguito in particolare la visita di tanti nonni con i propri nipotini, è possibile cogliere il contenuto della Lettera Pastorale: “Non trascurare l’insegnamento di tua madre”, di S.E. Mons. Felice di Molfetta: “…. E non dimenticate anche di tener vive le belle tradizioni popolari religiose che interessano il patrimonio culturale e di fede dei nostri Paesi. Nonni e nonne, a voi affido il compito di trasmettere quanto avete udito e conosciuto! Non tenetelo nascosto ai vostri figli e ai vostri nipoti. Raccontate loro le gloriose opere del Signore, perché ripongano in Dio la loro fiducia”.

Presso la sala convegni del Palazzo gesuitico di Orta Nova è stato presentato il libro di Luigi Battaglini: “La Chiesa Madre di Orta Nova. Arte e Storia”. All’evento, promosso dal Circolo Culturale Borbonico “Orta di Capitanata”, sono intervenuti il dott. Andrea Zicolillo in rappresentanza del sodalizio e il consigliere comunale Rag. Nicola Di Stasio, in rappresentanza dell'Amministrazione comunale. Del tutto assenti le autorità religiose, le quali, molto probabilmente non hanno ritenuto il tema di loro interesse, e questo stupisce decisamente, ma nello stesso tempo fa anche riflettere. L’autore, studioso ricercatore di storia locale e storia dell’arte, laureando in Scienze dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Foggia, ha scelto di esaminare e trattare la storia di un monumento della città di Orta Nova non più esistente, e su cui non si era ancora scritto niente di abbastanza esauriente, aggiungendo, così, un tassello al mosaico della storia ortese e diocesana. Il viaggio nel tempo comincia quando i gesuiti acquistano il feudo di Stornara, poi quello di Ordona e infine quello di Orta; nel 1645 edificano la chiesa di S. Maria delle Grazie, che poi diventerà la chiesa madre di Orta. Dopo la cacciata dei gesuiti Orta viene venduta a privati, tra cui il duca De Sangro, i quali godono del diritto di patronato sul sacro tempio che intanto si arricchisce di tesori d’arte sacra. Dunque, oltre agli aspetti storici, vengono esaminati gli aspetti artistici, in particolare i dipinti di Paolo De Matteis risalenti al XVIII secolo custoditi nella chiesa.

Battaglini ha parlato anche di come la storia civile abbia influenzato la storia religiosa, in particolare di come la sanguinosa invasione del Regno delle Due Sicilie da parte dei piemontesi nel 1860 abbia coinvolto e travolto non solo il popolo, ma anche il clero, infatti l'allora Arciprete Curato, don Felice Battaglino, fu ingiustamente sollevato dall'incarico solo “per non aver partecipato alla gloriosa rivoluzione del 1860”; ha citato anche personaggi, come l'Arciprete Giuseppe Ricciardi e il vescovo Mons. Vittorio Consigliere, distintisi nello svolgimento del loro ministero pastorale. La storia del sacro tempio si interrompe bruscamente nel 1951, allorquando ne viene insensatamente decretata la sua demolizione, ma la storia religiosa del popolo ortese, non senza avvertire il dolore di questa menomazione, continua nella nuova chiesa madre edificata nel 1956. Poco spazio è, dunque, dedicato alla disamina del nuovo edificio ed alle sue vicende di storia, comunque recente. Il lavoro di Battaglini si caratterizza per l'impostazione scientifica della ricerca storica che si avvale di varie fonti archivistiche, tra cui l'Archivio Storico Diocesano di Ascoli Satriano, l'Archivio di Stato di Foggia e l'Archivio Parrocchiale. Egli ha così ricostruito la storia di un tempio che ormai non c'è più e che, se qualche anziano ancora ricorda, nella mente dei giovani non è che un sogno, facendone, così emergere le sue peculiarità artistiche e architettoniche, oltre a vicissitudini storiche e curiosità.


I lettori di questa pagina conoscono bene le finalità dell’Unitre, perché ne abbiamo parlato sufficientemente durante questo primo anno di vita della nostra Sede. Un incontro culturale, che ci piace ricordare e condividere, riguarda la manifestazione tenutasi venerdì 16 dicembre, a Orta Nova presso la sala della Rimembranza dell’ex Gesuitico. Recuperare la componente informativa e culturale attraverso pubblicazioni come “La lunga marcia verso l’Unione” di Alfonso Palomba, vicine ai problemi di oggi e alla realtà in cui viviamo, diventa un’esigenza che la nostra Sede non può disattendere. È in atto da qualche tempo nella nostra Unitre un interessante progetto sulla visibilità da dare alla nostra azione, sulle strategie da realizzare per trasmettere all’esterno il nostro spirito di servizio nel promuovere un’azione che passi necessariamente attraverso una efficace comunicazione. Una sorta di ponte ideale verso la società civile, le istituzioni, l’opinione pubblica per far conoscere e apprezzare la qualità dell’impegno assunto dall’Associazione nei confronti della comunità in cui operiamo; esaltare la centralità sociale dell’uomo, la sua dignità, i suoi diritti. Dopo il saluto di Annito Di Pietro, che ha condotto la serata come moderatore, ha preso la parola il sindaco di Orta Nova l’Avv. Iaia Calvio, che ha espresso soddisfazione per il successo di pubblico e la qualità dell’avvenimento, che onora l’impegno assunto dall’Associazione nei confronti dei Comuni dei 5 Reali Siti. Ha comunicato, inoltre, la piena disponibilità dell’amministrazione comunale alle iniziative culturali dell’Unitre. Di particolare interesse è stato l’intervento del Dott. Rocco Formoso, sindaco di Ordona,

per la condivisione dei valori e delle difficoltà che vive la realtà territoriale, riservando parole di encomio al lavoro finora svolto dalle Istituzioni. A seguire il Dott. Vito Monaco, sindaco di Stornarella, il quale ha parlato dell’amicizia personale e istituzionale sempre dimostrata all’Unitre come agenzia culturale e di sviluppo del territorio. Gli interventi degli oratori si sono rivelati di alto livello e interesse al tema della serata. La Prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere, in qualità di presidente, ha evidenziato anche il coraggio, l’impegno e l’azione della Sede, che fa il suo cammino con la società civile del territorio. Le preziose riflessioni del Prof. Raffaele Cera hanno ampliato la presentazione

del volume e gli elementi che hanno consentito di trasformare un’idea in realtà territoriale. In chiusura di serata è intervenuto l’autore, Prof. Alfonso Palomba, sindaco di Carapelle, con alcune considerazioni sul coraggio di provare a realizzare qualcosa che gli altri hanno ritenuto fino a quel momento impossibile. È in questa fase, ha affermato, che abbiamo bisogno dell’impegno per continuare a convincere gli altri a seguirci; infine avremo bisogno dell’azione, per non restare solo dei sognatori. Scambio degli auguri natalizi La sera del 20 dicembre presso il ristorante “Pazza idea” in Orta Nova un numeroso gruppo di soci ha partecipato alla cena di fine anno per lo scambio dei tradizionali auguri natalizi; tra i convenuti, oltre al Vice Presidente Annito Di Pietro, i Referenti Gerardo Laquale, Angela Mastropietro e Franco Luce. Durante la serata alla quale è intervenuta la Presidente, tutti hanno degustato le specialità natalizie della tradizione locale preparate da Angela Simone, docente del corso di Gastronomia. L’atmosfera serena e gioiosa ci ha fatto riflettere sulla necessità di renderci promotori per incontri come questo, di sana convivialità fra amici, i quali dividono l’impegno sociale nella convinzione di fare un bene a sé e agli altri. Sappiamo che l’amicizia richiede frequentazione costante, disponibilità e attaccamento ai beni condivisi, nel nostro caso, alle nobili finalità dell’Unitre. Questa, a nostro avviso, è la lettura che si può dare all’evento: una svolta valoriale in cui ciascuno si sente chiamato a cambiare il proprio stile di vita e recuperare i fondamenti come gruppo sociale.


“Lo Sguardo sui Cinque Reali Siti”, è il nome nuovo della testata giornalistica che da gennaio 2012 Annito Di Pietro ha deciso di dare al suo organo di informazione e cultura a circa dieci anni dalla sua fondazione. “L'Ortese”, si è presentato ai suoi lettori come un fedele veicolo di notizie e di eventi importanti dei nostri territori, ora anche con un sicuro strascico di nostalgia, si chiude un periodo della sua storia, per allargarsi a nuovi orizzonti. Sarebbe riduttivo e sbagliato associare questa decisione di cambiamento ad un banale rifacimento del look del giornale, soltanto per meri motivi di visibilità. Per chi conosce bene Annito Di Pietro è in grado sicuramente di saper interpretare il significato di questo suo nuovo messaggio. In una situazione vissuta dalle nostre comunità, come quella attuale e per quella che a breve dovremmo affrontare, lui ha capito che è giunto il momento di rendere più partecipe il popolo dei cinque comuni, attraverso una maggiore informazione. Sa anche molto bene che un'adeguata comunicazione non rappresenta un processo attraverso il quale sono trasmesse solo informazioni, ma è innanzitutto un processo con finalità di intenti ben precisi: i destinatari della comunicazione, devono pensare e/o fare qualcosa. Perciò, cari lettori, dobbiamo augurarci, non solo da parte dell'editore e del direttore Michele Campanaro, ma anche dell'intera redazione, che questo messaggio possa essere recepito da tutti, ed in particolare dalle amministrazioni che hanno aderito all’Unione. L'importanza di tenere in vita un giornale significa rispettare un diritto fondamentale di ogni cittadino: il diritto all'informazione. Chissà, è auspicabile anche che in un prossimo futuro quello“Sguardo”... possa finalmente diventare la “Voce” ufficiale e comune, dei “Cinque Reali Siti”. Dare impulso, e mi rivolgo particolarmente ai cinque sindaci, ad una efficace comunicazione in grado di coinvolgere più attivamente i cittadini, sarà più concreta la possibilità di riuscire a cementare quei legami ancora

tanto fragili e blandi, attualmente esistenti tra le cinque comunità. Bisogna prendere coscienza che il 2012 è certamente un anno importante, anzi addirittura decisivo, per i “Cinque Reali Siti”, per la necessità di affrontare una seria e ragionata verifica sullo stato dell'Unione. Si dovrà valutare se esiste ancora una volontà comune di realizzare una reale fusione di alcuni servizi di rilevanza strategica, ovvero continuare a “giocare”con una “Unione” costruita solo sui “buoni propositi”. Secondo chi scrive, il positivo cammino

dell'Unione spesso descritto nei tanti incontri ufficiali, dal sindaco di Carapelle, prof. Alfonso Palomba, non è più sufficiente a rassicurare i cittadini di Orta Nova, Carapelle, Ordona, Stornara e Stornarella. Credo che sia legittimo dubitare anche su un suo reale convincimento di quanto afferma. Traspare con molta chiarezza, nella sua ostentata politica di moderazione, la volontà di imporre a se stesso una cautela seppure sofferta, atta a soffocare o nascondere un status di quiete apparente. Lui, genuino pioniere di questa Unione, è perfettamente cosciente che è sufficiente l'innesco di un piccolo “incendio” per mettere a repentaglio quel progetto, in cui ha creduto e ci crede. Sappiamo bene e non può essere ignorato, che purtroppo esiste una verità: i piccoli comuni, di norma, non sono spinti, alla cooperazione con altri comuni, da una tendenza naturale e/o spontanea, per cui è compito delle am-

ministrazioni che rappresentano le cinque comunità attuare un intento comune ed organico. Inoltre è necessario prendere atto che il tempo delle valutazioni, delle riflessioni, ma soprattutto dei tentennamenti da parte dei cinque comuni, è abbondantemente scaduto. È assolutamente necessario procedere con speditezza affinché venga a realizzarsi una unione di fatto in grado di dare risposte concrete ai cittadini delle nostre comunità. Spero che a nessuno sfugga le conseguenze a cui vanno incontro amministratori e amministrati se non sapranno valutare con la dovuta attenzione, tutto ciò che scaturisce da una crisi economica tanto grave, legata a fenomeni nazionali ed internazionali. Sicuramente i risvolti negativi peseranno in maniera più drammatica ed immediata sulle economie dei piccoli comuni, rispetto a quelle dei comuni medio-alti. Le difficoltà legate alla grave congiuntura, per altro già presente, si faranno presto sentire molto di più, e costringeranno le varie amministrazioni comunali ad effettuare feroci tagli di spesa, che per i nostri piccoli comuni provvisti di ridottissime leve fiscali, avranno effetti disastrosi, ad iniziare, per esempio, dall'assistenza agli anziani. Perciò, secondo chi scrive, una unione intercomunale, proprio perché non è mai istintiva, è necessario che venga raggiunta attraverso una risposta razionale, da parte di chi ha responsabilità di governo, se si vuole far fronte ai problemi di crescente difficoltà che puntualmente si presenteranno. Purtroppo, è d'obbligo constatare che finora le risposte date in termini di investimenti comuni o di servizi associati, non sono state affatto adeguate: in molti casi, ai buoni propositi iniziali, hanno fatto seguito un insieme di difficoltà con il risultato di paralizzare anche il più generoso progetto di cooperazione. È il caso di notare che non è così dappertutto, infatti esistono altre realtà forse spinte da differenti tradizioni politicoamministrative che riescono a determinare con risultati positivi, i comportamenti associativi dei piccoli comuni. Questo è il significato del messaggio che Annito Di Pietro attraverso lo “Sguardo......” intende lanciare sui Cinque Reali Siti.


Ormai sono trascorsi circa sei mesi, dall’elezione del nuovo Consiglio Comunale e dalla nomina degli Assessori che compongono la Giunta della Amministrazione guidata dal Sindaco Calvio, però oggi da cittadini, possiamo tranquillamente affermare che del loro operato non abbiamo ancora nessun segnale. È vero, questa amministrazione è in lotta perenne contro le restrizioni economiche cui sono soggetti tutti gli Enti Locali ma, come ho appena detto, proprio tutti gli Enti Locali devono affrontare tali problematiche, così come ha dovuto fare anche la precedente amministrazione, di cui facevo parte. Eppure, nonostante la crisi economica mondiale, che inevitabilmente ha finito per colpire anche il Comune di Orta Nova, tanti sono stati i progetti realizzati dall’amministrazione guidata dal Sindaco Moscarella, e tanti sono i cantieri ancora aperti per completare tutte le opere programmate. Tutto ciò è stato possibile grazie ad un’intensa ed accurata programmazione degli interventi, mirata sia al contenimento dei costi che all’ottenimento di finanziamenti pubblici. Sarà utile ricordare che tra il 2006 ed il 2011 sono stati realizzati: il nuovo plesso della Scuola Media “S. Pertini”, la tangenziale che unisce via Carapelle con Viale Ferrovia ed il nuovo capannone della N.U.; è stata ristrutturata l’ex Caserma dei Carabinieri in Via Kennedy, la Scuola Elementare II° Circolo, l’ex mercato coperto di Via XXV Aprile ed un’ala del Palazzo Ex-Gesuitico; inoltre sono stati effettuati importanti lavori presso il campo sportivo comunale. Mentre, grazie al finanziamento ottenuto con i PIRP (piani integrati per la riqualificazione delle periferie) sono in corso di realizzazione: la pista ciclabile (zona fiera-campo sportivo), una struttura commerciale (su Viale Ferrovia), la riqualificazione di Piazzale Gronchi (villetta di fianco alla Misericordia), con annessa costruzione di alloggi per l’edilizia agevolata e la costruzione, nella stessa piazza, di un centro per attività socio-culturali. Infine, a breve saranno ultimati i lavori che riguardano la costruzione dell’asilo nido, all’angolo tra Via 2 Giugno e Via Puglia (nei pressi dell’Ufficio Postale). Inoltre, grazie all’intervento di Moscarella in qualità di Consigliere Provinciale, finalmente ad Orta Nova avremo la possibilità di vedere realizzata un’opera da parte della Provincia di Foggia. Il nostro territorio, tanto bistrattato in passato dall’Ente Provincia, che per decenni è stato amministrato dalla sini-

stra, non è mai riuscito ad ottenere l’attenzione di quegli amministratori locali ed oggi, finalmente, è ancora aperto il cantiere della rotatoria che veicolerà il traffico all’incrocio tra Via Stornara e la S.P.110. Quest’importante opera permetterà di produrre maggiore sicurezza stradale su quell’incrocio, molto trafficato anche dai pedoni, che si recano quotidianamente al cimitero comunale. Ma ciò che a me preme evidenziare, in quanto Assessore alla Cultura uscente, è l’involuzione sotto il profilo culturale, sottolineando come ad Orta Nova, dopo tanta fatica messa in campo nel corso degli ultimi cinque anni, si sia riusciti a regredire in un campo, quello della cultura, importantissimo per la crescita e lo sviluppo di un territorio. L’Assessorato alla Cultura, in passato sempre ritenuto un assessorato di minore importanza, nel corso della precedente amministrazione aveva riacquistato il ruolo che compete ad un settore, quello culturale, che è alla base del nostro progresso. È impossibile negare che, nei territori dove si raggiunge uno sviluppo culturale evidente, vi è inevitabilmente crescita nei rapporti sociali, con ripercussioni concrete sull’economia e sul benessere dei cittadini; tutto questo, naturalmente, investendo non tanto in risorse economiche quanto in risorse umane. Ma è difficile perseguire tali risultati quando un Sindaco ed una amministrazione non hanno un Assessore alla Cultura di riferimento per i cittadini e per le numerosissime associazioni che popolano la nostra terra, e soprattutto quando, per parlare con il Sindaco, bisogna fissare

appuntamenti a lunga scadenza, che spesso vengono disattesi; questo è quanto lamentano i cittadini. Certo non si vive di sola Cultura, ed è anche vero che la Città ha bisogno di molte altre cose però, considerato che questi interventi si potrebbero perseguire investendo risorse economiche limitate ed adeguate ai mezzi dell’Ente, perché trascurare? Dispiace infine prendere atto della mancata realizzazione nel 2011 della ”Settimana della Cultura” e del Premio “L’Ortese nel Mondo”, all’interno della “Festa dell’Emigrante”, manifestazioni sapientemente ideate ed organizzate dall’Associazione Culturale L’Ortese, ma sempre condivise e supportate dalla Amministrazione Comunale, in quanto rappresentavano un appuntamento importantissimo, che rendeva omaggio a molti nostri concittadini sparsi nel mondo, che avevano contribuito a rendere illustre la nostra amata città. Occorre credere che la Cultura sia davvero il patrimonio su cui giocare il futuro della città e quindi conferire al Settore quelle risorse che consentano di dare prospettive ai molti uomini, donne e giovani ortesi che nell'ambito dell'Arte, della Musica, dello Spettacolo, del Volontariato, dello Sport, dell'impegno letterario e dell’Associazionismo in generale, hanno investito parte della loro vita e del loro entusiasmo. Sono lì, che aspettano semplicemente di poter “lavorare” nella loro città e per la loro città, e credo che una buona Amministrazione Comunale non possa ignorare le loro aspettative. * già Assessore alla Cultura


“Buon Compleanno Italia” questo il tema del convengo, organizzato dal Comitato Provinciale dell’Associazione Nazionale Caduti e Dispersi in Guerra. La manifestazione si è svolta nell’Auditorium Magna Capitanata di Foggia. Dopo l’intervento di presentazione di Berardino L’Episcopia, Presidente Provinciale; il prof. Stefano Picciaredda, docente di Storia Contemporanea per l’Università degli Studi di Foggia ha relazionato sul tema: “Il Movimento risorgimentale nel Meridione e le sue controversie letture”, un approfondimento storicosociale sulle motivazione dei meridionali ad aderire al Risorgimento. L’argomento è stato poi approfondito dall’intervento del dott. Viviano Lazzetti, Direttore dell’Archivio di Stato di Foggia; a seguire il prof. Antonio Guida, del Centro Studi Storici ed Archeologi del Gargano, ha messo in evidenza la presenza dei pugliesi tra i Mille di Garibaldi; infine Savino Russo, Presidente del Cenacolo Culturale “Contardo Ferrini” di Foggia, si è soffermato sulle tracce del risorgimento Dauno nella Chiesa delle Croci di Foggia. Il convegno è stato moderato dal giornalista Roberto Parisi, La nostra Associazione di Berardino L’Episcopia L'Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in Guerra è l'Ente che in Italia, a seguito di specifiche disposizioni di legge, svolge compiti di rappresentanza, protezione e tutela nei riguardi dei congiunti (genitori, vedove, orfani, collaterali) dei militari, Caduti e Dispersi in Guerra, nonché dei militari invalidi e mutilati di guerra qualunque sia la causa del loro decesso e di coloro che in servizio nelle Forze Armate hanno perduto la vita nel compimento del dovere (servizio di leva, lotta ad ogni forma di eversione e terrorismo, nell'espletamento di missioni in nome e per conto delle Organizzazioni internazionali alle quali l'Italia aderisce). Costituita nel 1917, venne eretta in ente morale nel 1924 e successivamente com- presa ufficialmente tra gli enti pubblici di notevole rilievo nazionale per essere poi trasformata in ente morale di diritto privato nel 1979. L'impegno della Associazione per la pace e la fraternità dei popoli si concretizza anche nello svolgimento dell' annuale celebrazione della 'Giornata Nazionale del Ricordo dei Caduti e Dispersi in Guerra' e nella organizzazione di pellegrinaggi e di solenni cerimonie che si svolgono, con l'intervento di Delegazioni straniere, presso il Monumento eretto sul Colle di Medea (Gorizia) denominato 'Ara Pacis Mundi' e nei più importanti Sacrari militari (Redipuglia, Bari, Monte Grappa ecc). È

fondamentale ribadire che l’Associazione non esalta in alcun modo la Guerra, pur onorandone i Caduti. Al contrario, Essa vuol testimoniare decisamente il rifiuto di ogni conflitto bellico e urlare la necessità della Pace tra i popoli. L’eroismo dei nostri congiunti non ci fa dimenticare, anzi incrementa in noi la necessità insopprimibile di un cammino pacifico e civile. È per questo che l’Associazione promuove Convegni come questo, per permettere la crescita culturale ed incentivare la socializzazione sia tra tutti coloro che ci sono vicini: siano Essi simpatizzanti, iscritti o semplici interessati agli argomenti di cui parliamo e alle battaglie che portiamo avanti. La crescita culturale è un momento fondamentale nella vita associativa di una Popolazione. La cultura è l’unico antidoto alla conflittualità, ed è momento altissimo di civile scambio di idee. Abbiamo scelto l’Unità d’Italia, nel suo 150esimo Anniversario, in quanto Radice comune e condivisa. C’è

bisogno in questi tempi duri di ritrovarsi come Popolo Italiano, come insieme e non come agglomerato di singoli atomi mossi da interessi particolari ed egoistici. La Storia Unitaria è, indubbiamente, non priva di ombre e và discussa anche criticamente, ma - a mio avviso - è necessario ritrovarsi nel concetto di Patria, tutti insieme. La Patria che fecero i nostri nonni e i nostri padri. L’unico solo modo per uscire indenni da una crisi sociale, politica, economica - che si profila molto dura - è riconoscersi e stringersi nella comune appartenenza alla Nazione Italiana. Grazie a chi ci ha preceduto nel nostro Paese non si sono verificate più guerre e ci è stato insegnato il vero significato della parola Pace. Nella speranza che, presto o tardi, in qualsiasi pace del mondo i conflitti restino soltanto un ricordo lontano. Viva la Nostra Associazione! Viva l’Italia! Viva i Caduti e i Dispersi di tutte le Guerre!


L’Azione Cattolica di Stornara quest’anno come l’anno scorso ha partecipato al Presepe Vivente promosso dal parroco Don Tonino Mottola. L’anno scorso con una passeggiata per tutto il paese che ha condotto la Madonna, San Giuseppe ed il Bambino Gesù alla grotta della natività dopo aver sostato nei cinque punti più significativi del paese partendo dall’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, attraverso l’incontro con Elisabetta, con la Locanda per trovarvi posto, con largo San Pio; quest’anno con la rappresentazione della Reggia di Erode, tema mai presente nei presepi, ma che ha riempito il presepe vivente di un grande tema di immensa attualità: il contrasto tra il bene, il mistero dell’incarnazione di Dio-figlio, e il male, la reggia di Erode dove impera il male e si progetta la Strage degli Innocenti per eliminare il Bambino Gesù. Spiccava nel buio serale come un sole fatuo, il rosso oro degli apparati della reggia dove troneggiava Erode con affianco il capitano dell’esercito che titubava nell’eseguire l’ordine dell’eccidio: “… ma sono piccoli innocenti - diceva - come posso ammazzarli? Io sono abituato a combattere contro soldati ed altri eserciti, non contro bambini … e cosa dire del grido delle madri per i figlioletti strappati dalle loro braccia? …”. Mentre tutti gli altri gridavano “A morte! A morte!” quasi a presagire la stessa Gerusalemme che mandava a morte il Cristo. Di contro si percepivano le luci celestiali e serene della grotta della

natività, delle locande e dei pastori che vanno ad adorare il Piccolo Nato, il Nostro Redentore. Quadri accuratamente animati dai gruppi della Confraternita di San Rocco, dalla Pro Loco e dal Comitato Festa Patronale. Ma la parte più toccante l’ha svolta l’attualizzazione della reggia di Erode che introdotta dalla svestizione dagli abiti arabeggianti degli attori e la scoperta di quelli attuali al fine di rendere plasticamente l’idea del male che non ha età, che è vivo, operante e sempre presente: “Sono trascorsi ben duemila anni precisi dalla Parola - ricorda il cronista - ma gli Erode continuano a fare stragi di innocenti - dove riecheggiano le frasi appena pronunciate da Erode: “È necessario che io difenda il mio regno da questo usurpatore di cui non sappiamo né il nome, né il luogo preciso e nemmeno conosciamo i suoi genitori”. E sono, questi di ora, i vari “Gheddafi che pur di non lasciare il potere, ha preferito distruggere la Libia e perdere la vita; Mubarak prima e ora la giunta militare che gli è succeduta al potere fanno la stessa cosa per l’Egitto. La Siria con i suoi 5000 morti e 300 bambini e ragazzi martiri dell’ingordigia umana. Ed ancora i quotidiani aborti, le stragi delle Favelas, lo sfruttamento dei Migranti, dei loro figli e mogli ... oppure la strage dei cattolici in Nigeria ... - Cristo che guarda e non fa niente!? - dicono i più - Ma non è così! Cristo interviene, ma con discrezione, in modo da non annullare la libertà dell’ uomo, ma da esaltarla. La congiun-

tura temporale la comanda Lui. E noi lo sappiamo bene: la seconda guerra mondiale con i suoi milioni di morti finisce per far trionfare la democrazia, la libertà, la giustizia. Ma per sempre? No! Se l’uomo non vigila, non partecipa alla vita politica, alla vita sociale, c’è poco da fare, si ritorna alla barbarie, al trionfo dei perfidi, dei vari Erode che vivono in tutte le epoche pronti ad ammazzare i poveri cristi che hanno solamente il torto di non essere come loro. Infatti, essi amano il lavoro, il vivere onesto, la famiglia, i figli, che è necessario amare, ma non tanto da metterli al di sopra del bene comune. Occorre rinnegarsi per seguire Gesù. Carissimi, questo è il nostro Natale ed è il momento in cui Dio si è incarnato. Allora mettiamo da parte la violenza, e inginocchiamoci per pregare Cristo affinché ci mandi gli Angeli per consigliarci, così come hanno fatto con Giuseppe, per sfuggire alla violenza e trovare strada del bene comune, il bene del venga il tuo regno, il bene che non tramonterà mai, il bene eterno che ci indirizza verso il Paradiso. Così come diceva san Filippo Neri: preferisco il Paradiso. Tutto questo è stato introdotto da quattro alunne di quinta elementare che hanno eseguito un balletto col quale si rappresentavano gioiosamente le stelle che con la stella cometa hanno guidato i re magi. La loro è stata una danza eseguita con tale maestria da commuovere la gente.


Tradizione e innovazione per migliorare il futuro dei nostri ragazzi. Sono questi gli argomenti su cui bisogna maggiormente riflettere al giorno d’oggi per poter offrire ai giovani una migliore prospettiva lavorativa. Nel nostro territorio questa riflessione è stata affrontata nell’ambito delle manifestazioni culturali organizzate dalla Fiera dei 5 reali siti, che per la sua 9° edizione ha aperto gli stand dal 3 all’8 dicembre nel comune di Ortanova. Molte le iniziative proposte quest’anno, tra cui un interessante convegno, tenutosi nel pomeriggio di mercoledì 7 dicembre, dal titolo: “Scuola-mondo del lavoro: una sfida per una scuola di qualità”. Durante l’incontro sono state messe in rilievo tutte le possibilità di raccordo tra la scuola e il mondo del lavoro, partendo da una semplice considerazione sulla condizione della scuola che frequentemente è autoreferenziale. Al contrario, la scuola ha bisogno di aprirsi a tutte le agenzie che si muovono sul territorio nell’unico interesse di favorire gli studenti e con lo scopo di portare nella scuola una ventata di aria salubre. Presente al convegno il prof. Alfonso Maria Palomba, preside dell’ITC Giannone di Foggia che ha raccontato le esperienze del suo istituto in merito alla questione: “Il Giannone non è nuovo ad iniziative che integrano scuola e lavoro, anzi ha fatto diventare asse portante della sua offerta formativa lo stage, il tirocinio e l’esperienza lavorativa come perfezionamento dell’impegno teorico e quotidiano della scuola”. Il preside ha anche

elencato alcune delle attività svolte dai suoi studenti durante le vacanze estive e coordinate dalla professoressa Valeria Urbano, che nella scuola si occupa dei rapporti con il modo del lavoro. È stato attuato uno stage di tre mesi in Inghilterra per perfezionare la lingua inglese e per conoscere da vicino l’organizzazione del lavoro in un paese estero, alcuni studenti si sono recati in varie aziende turistiche di Ostuni per mettere in atto quanto appreso con lo studio e altri ancora, infine, hanno frequentato corsi di webmaster a Milano sperimentando come l’informatica possa essere messa al servizio delle aziende. Successivamente ha preso la parola il dott. Matteo Cuttano, Direttore di Confcooperative, il quale ha illustrato le possibilità del cooperativismo e dell’autoimprenditorialità che possono creare le giuste condizioni per “inventarsi” un lavoro, considerato che negli ultimi anni le probabilità di trovare un lavoro sono diminuite, così come rilevato dagli ultimi dati ISTAT secondo cui solo la metà dei diplomati o dei laureati riesce a trovare un lavoro nell’arco di tre anni dopo la fine degli studi. Ad esporre le opportunità che possono essere sfruttate dagli studenti c’era anche il dott. Antonio Berardini, presidente dell’associazione onlus Aretè, agenzia alla quale, tra l’altro è stata affidata l’organizzazione degli stage svolti dall’ITC Giannone di Foggia. I professionisti che lavorano all’interno dell’associazione Aretè si occupano di ideare progetti mirati, per favorire l’integrazione scuola-lavoro, tenendo sempre ben presenti

quali sono i fabbisogni dei giovani, indicando varie strategie utili per la ricerca di un lavoro. Infatti, spesso manca una corretta informazione dei ragazzi che non sanno bene in che direzione guardare e ignorano i canali che possono facilitare l’occupazione. Presente al tavolo, infine, il responsabile qualità della società GI.PA. srl di Foggia, il dott. Marco de Leo, che si occupa appunto della gestione della qualità dei sistemi delle aziende. All’inizio del 2011 la GI.PA ha stipulato un convenzione con l’istituto Giannone di Foggia al fine di promuovere percorsi sperimentali per l’alternanza scuola-lavoro. Gli studenti dell’istituto ha così potuto approfondire la conoscenza delle norme di qualità e, attraverso degli stage, visitare alcune aziende che hanno già ricevuto il riconoscimento della qualità dei loro sistemi. La parola chiave resta proprio la qualità, non solo delle imprese ma soprattutto della scuola che non deve arrestarsi alla trasmissione meccanica del sapere. L’aula non deve essere considerata come l’unico luogo in cui trasmettere passivamente conoscenze dal docente all’allievo, deve essere concepita come uno dei luoghi per apprendere e imparare. I ragazzi devono essere aiutati a guardarsi intorno, a comprendere lo scenario che si troveranno davanti dopo aver terminato gli studi, per varie ragioni: per non essere impreparati di fronte alle difficoltà nella ricerca di lavoro, per scoprire le proprie attitudini e infine per potersi inserire consapevolmente nel mondo del lavoro.

Il 18 dicembre a Carapelle è stato presentato il progetto MINUS “è la differenza che fa il totale” è una società che nasce nell’ambito del progetto Principi Attivi 2010 della regione Puglia, si occupa di promuovere la cultura della raccolta differenziata attraverso campagne di formazione, informazione e comunicazione. L’incontro s’è tenuto presso l’Aula Consiliare del Comune di Carapelle dove erano presenti i due Carapellesi promotori nonché soci amministratori Minus snc. Sergio Izzi, dottore magistrale in economia mercati globali e informazione e consulenterevisore EMAS ed Auditorium di Sistemi di Gestione Ambientale e Antonio Di Stolfo, dottore in lettere moderne, specializzato in formazione professionale sulla Gestione e la Formazione delle Risorse Umane. All’incontro dello scorso 18 dicembre erano presenti anche Annibale Elia (Staff Bollenti Spiriti), Giuliana Ranieri (Dirigente settore rifiuti Regione Puglia), Avv. Giampaolo Sechi (consulente giuridico Minus snc), Arch. Francesco Vasciaveo (Presidente SIA FG/4), Prof. Alfonso Palomba (sindaco di Carapelle). Il Progetto avrà una

durata di 12 mesi e si articolerà in tre fasi le “IFA”Informazione, Formazione e Azione. L’informazione attraverso una comunicazione efficacia e decisiva nel raggiungimento di obbiettivi in tema di gestione differenziata dei rifiuti, la formazione rappresenta un vero e proprio percorso di natura socio-culturale, modificando abitudini e comportamenti, partirà nelle scuole primarie e secondarie, seguite da giornate ecologiche, in fine l’azione fulcro del progetto; un’isola ecologica a disposizione del cittadino per aumentare la percentuale di raccolta differenziata. La gestione dei rifiuti è uno dei principali problemi dell’Italia e i metodi di separazione proposti al cittadino non sono sempre rispettati. La media della raccolta differenziata nel Comune di Carapelle on supera il 10%. Una gestione più corretta e sostenibile dei rifiuti è anche necessaria al fine di centrare gli obbiettivi imposti dalla Comunità Europea che prevedono il raggiungimento entro il 2013 della riduzione da 395 Kg a 230 Kg procapite di quantità di rifiuti urbani smaltiti in discarica, aumento dal 9% al 40% della quota di rifiuti differenziabili

e incremento dal 3% al 20% della quota di frazio0ne umida trattata in impianti di compostaggio. La riduzione della produzione di rifiuti ha come suo obbiettivo ideale un sistema economico a emissione zero vale a dire una concertazione dei processi produttivi e dei consumi per cui quello che è scarto per gli uni possa diventare input per gli altri. L’aumento della percentuale della raccolta differenziata permetterà di aumentare la sensibilità dei cittadini verso queste problematiche e renderà la città più vivibile ed accogliente. L’avviarsi del circolo virtuoso dell’eco punto consentirà una redistribuzione reddituale a vantaggio soprattutto delle fasce più deboli. Il follow up consentirà di stipulare contratti di collaborazione con giovani che gestiranno e potenzieranno il sistema di raccolta. L’iniziativa, unica nella provincia di Foggia, potrà far scaturire processi imitativi ed essere un progetto pilota e nello stesso tempo volàno per iniziative imprenditoriali a supporto e collaterali al progetto. È possibile seguire il progetto attraverso Facebook o contattando minussoc@libero.


Conosco da oltre un decennio Lumetta, alias Lucia Caricone, talentuosa pittrice carapellese, che per natura non è mai paga dei risultati conseguiti, ma è continuamente protesa verso la ricerca di modi sempre nuovi e tali da interpretare in modo pregnante ed incisivo il rapporto dall’artista stabilito di volta in volta con il proprio tempo, vissuto sul versante psicologico come evoluzione di sé in progress e su quello sociale come ermeneutica della realtà circostante. L’arte, in vero, di Lumetta - dalle sue prime prove a quelle della maturità di oggi - non è mai fuggiasca dalla vita, anzi l’artista si nutre di essa e ad essa si avvicina con curiosità intellettuale, «raccontandola» con lo spirito di un’avventura grandiosa per unicità e significato. L’arte, però, per Lumetta non è mai pura imago di ciò che è, fotografia dell’esistente o mera rappresentazione della realtà fenomenica, bensì è vissuta come possibilità di guardare la natura e gli eventi con occhi nuovi, di «giocare» con gli oggetti del reale, di vivere e di guardare con intima adesione la materia trattata: Lumetta, in altri termini, non «si eclissa» né si mimetizza nelle sue opere, ma, sorretta dalla sua fine sensibilità a piene mani trasfusa in tutti i segmenti del suo percorso professionale, sa dare «voce» - la sua «voce», le sue emozioni, i suoi aneliti, le sue speranze - all’intera sua produzione artistica, fatta di quadri, di sculture e di «installazioni», attraversate tutte da una sorta di «fil rouge», da una specie di filigrana che accomuna le opere della poliedrica artista carapellese, tanto da farle diventare pagine di un unico libro dai mille colori e pluridimensionale ad un tempo. La versatilità creativa, infatti, coniugata alla ricerca continua, costituisce la cifra interpretativa, oltre base fondativa, dell’arte di Lumetta, oggi collocabile lungo la traiettoria di una climax ascendente innervata nell’idea del miglioramento in fieri, che ha dentro di sé il principio della progressività e della prossimalità: sa l’artista carapellese agire per graduali e flessibili conquiste ed è capace di saper cambiare, di sapersi valutare, di migliorarsi a mano a mano che si

Nel periodo di Natale in molte case il clima di gioia e allegria si percepisce quando viene addobbato l’albero e si prepara il presepe con la sacra famiglia, così come da tradizione. Il presepe è uno dei simboli del Natale perché con esso si ricrea la natività di Gesù, esistono i presepi in miniatura, creati con le statue e i presepi viventi. Il primo presepe vivente risale ad un periodo molto lontano, fu rappresentato a Greccio nel 1223 ad opera di San Francesco d’Assisi e da allora è rimasta la consuetudine di realizzare il presepe. A Carapelle quest’anno i protagonisti del presepe vivente sono stati i bambini della scuola materna comunale che hanno ricreato i luoghi e l’atmosfera della natività. Nonostante il freddo, i bambini hanno preso parte al presepe vivente, allestito per due giorni nel cortile della scuola

fa più urgente dentro di lei l’esplorazione del nuovo. In questo senso il miglioramento diventa anche incessante sperimentazione di territori artistici sempre nuovi, sostenuta da una cultura della ricerca di soluzioni originali e marcatamente personali. Così, dopo una fase iniziale (cfr. l’antologia delle opere esposte a Foggia, presso la “Sala Propilei” della villa comunale, dal 5 al 13 febbraio 2000), in cui Lumetta ha dato prova non solo di essere in grado di rigenerare il dato esperienziale sulla scorta di una “lettura” personale che riesce a raggiungere le radici dell’umana consistenza, ma anche di saper prestare ascolto all’irrompere della storia nel suo microcosmo esistenziale (cfr. il trittico “Libertà”, “La piccola tessitrice”, “La venditrice di fiori”); dopo una fase intermedia (cfr. la mostra tenuta a Foggia,presso Palazzo Dogana, dal 12 al 24 gennaio 2008), caratterizzata da

materna, aperto a coloro che hanno voluto ammirare i piccoli attori, i quali si sono impegnati molto per apparire davanti al pubblico. Ad aiutarli le mamme che hanno preparato con cura i vestiti dei bambini cercando di renderli il più possibile simili a quelli del periodo di Gesù e che hanno preparato dolci, pizza e altri manicaretti per le persone passate a vedere la rappresentazione. Entrando nel cortile della scuola era possibile incontrare la bottega del falegname, la bottega delle caldarroste, l’osteria, il pozzo delle lavandaie, la bottega della lana e quella del pane, perfino un recinto con le pecore ed infine la mangiatoia con la sacra famiglia. Tutte le

quella che Gaetano Cristino ha chiamato “la magnificazione della natura”, scintillante di luci e di colori legati agli elementi naturalistici raffigurati; ecco oggi Lumetta alle prese con le “installazioni”, originali forme d’arte per le quali ha ricevuto consensi diffusi. Fra i tanti riconoscimenti ricevuti mi piace qui ricordare il traguardo conseguito a Bisceglie dall’artista carapellese, che dal novembre scorso è legittimamente iscritta nell’albo d’oro del premio nazionale Natiolum. Si tratta di un’opera particolarmente significativa non solo per la forma artistica, ma anche per il tema trattato: Lumetta è un’artista di talento e, nella mia qualità di sindaco, Le esprimo le congratulazioni personali e di Carapelle, il cui nome, grazie a Lei, è conosciuto anche fuori dai confini municipali. Ad maiora, Lumetta. *Sindaco di Carapelle

capanne erano occupate da gruppi di bambini che realmente hanno lavorato, c’era chi lavava i panni, chi maneggiava pezzi di legno e chi impastava la farina. Tuttavia la cosa che colpiva maggiormente era la gioia sul viso dei piccoli, il loro modo di divertirsi e la felicità che provavano nel vedere i genitori e gli amici orgogliosi del loro ruolo nel presepe. E’ bello constatare che rappresentazioni importanti vengano affidate non solo agli adulti ma anche ai bambini, i quali, in realtà, riescono, a volte, a fare le cose meglio dei grandi perché si impegnano, si divertono e non si perdono tra invidie e gelosie. L’innocenza dei bambini che hanno messo in scena questo presepe vivente ricorda davvero e con sincerità che il Natale non è una festa consumistica ma l’occasione per rievocare con fede la nascita di un altro bambino, Gesù.


Straordinaria idea quella in via Palermo a Carapelle, dove Antonio Mennuni cittadino carapellese ha addobbato per le feste natalizie l'intera via sottostante a casa sua e mettendo in mostra un presepe da lui progettato e realizzato con l’aiuto di tanti ragazzi residenti nella via e non solo. Ma l’unicità è che al posto dei soliti pacchi di natale, quest’anno appesi a dei fili colorati ci sono le bollette da pagare. “Il postino ha portato le bollette dicendo: Antonio ti ho portato un bel regalo, allora ho preso le bollette e le ho appese, con questo voglio dire che non ho la possibilità di pagare queste bollette e come me anche tanta gente” così il signor Antonio ha dato via ad una singolare protesta al contrario della “psicosi attacco” contro il Fisco agli uffici di Equitalia. In quella via si sentiva il Natale ma si respirava anche lo sgomento e lo sconforto di tanta gente che non riesce ad andare avanti, oggi stiamo vivendo un periodo particolare di crisi. Ma noi po-

veri cittadini siamo davvero poveri se ci andiamo a indebitare per le ferie di natale? Secondo i dati quest'anno il 30% della popolazione si è indebitata per ferie e regali mentre dall'altro lato vediamo gente che ha paura di guardare in faccia i suoi cari e dire, non posso farti il regalo di natale, c'è gente addi-

rittura che se ne frega di tutto questo, fa il suo albero di natale mettendo al posto dei regalini i propri debiti sui rami mette le bollette e rate di mutuo da pagare. Purtroppo stiamo in un periodo di recessione dove possiamo solo sperare che questo nuovo anno porterà cambiamenti positivi e soddisfazioni.

Uno strepitoso inizio 2012 ha caratterizzato le attività dell’associazione filarmonica “Zoltan Kodaly”, da sempre impegnata nella promozione culturale ed educativa. Infatti il gruppo canoro, presieduto da Nicola Di Stasio e diretto dal M° Salvatore Zicolillo, è stato chiamato a un vero e proprio tour de force in pochi giorni, caratterizzato da un grande impegno di meditazione religiosa, in coincidenza con le festività natalizie. Il primo giorno dell’anno la corale ortese, nata nel 1995 e divenuta un anno fa “Gruppo Musicale di Interesse Locale e Nazionale”, ha tenuto un emozionante concerto di Natale presso il suggestivo Santuario Madre di Dio Incoronata: dopo aver animato la Santa Messa officiata da S.E. Mons. Felice Di Molfetta, i coristi hanno eseguito le più note melodie natalizie. Le attività sono proseguite la sera dell’Epifania, con un concerto svoltosi nella Chiesa del Purgatorio: l’evento si è aperto con l’esecuzione del Quintetto “Franz Lehar”, composto da cinque musicisti (i fratelli Ferdinando, Michele e Angela Trematore, rispettivamente vio-

linista, violista e pianista, Tatiana Krylova al violino e Daniele Miatto al violoncello) che hanno eseguito con maestria brani di Strauss, Piazzolla, Edgae e Delibes; successivamente i cinque hanno accompagnato la nostra corale nell’eseguire brani di riflessione natalizia, come Gloria in Re di Vivaldi, Laudate Dominum di Mozart e il famosissimo Happy Day di Hawkins. La serata è stata poi intervallata dalla presentazione di un prezioso leggio in legno, fatto artigianalmente, donato all’associazione dalla famiglia Tarantino, che servirà per conservare le locandine delle numerose manifestazioni che hanno visto la corale come protagonista; è intervenuta anche Maria Rosaria Calvio, che non ha lesinato parole di elogio e di ammi-

razione verso chi, dal lontano 1995, si adopera per la cultura nel nostro paese con della buona musica. Il presidente dell’associazione Di Stasio invita chiunque voglia dedicare tempo e cuore alla musica a partecipare all’attività canora della corale, consultando il sito internet www.filarmonicakodaly-ortanova.it oppure telefonando ai numeri: 339/6470138 o 320/8141885.


C’è un lavoro lento, costante ed instancabile che non fa notizia sulle prime pagine dei giornali, ed è quello di chi crede nei propri sogni e, con passione lotta non solo per realizzarli ma anche, perché altri si innamorino di quegli stessi sogni e li condividano. Margherita Pasquariello è una di queste persone: appassionata, determinata, innamorata di una delle arti più nobili: il teatro. L’abbiamo voluta incontrare in un pomeriggio impegnatissima durante le ultime prove, nelle ore immediatamente precedenti la Prima dello Spettacolo Teatrale: “Natale in Casa Cupiello”, tratto dall’omonima opera del grande artista napoletano Edoardo De Filippo e, portata in scena presso il Cine Teatro Club 2000 di Orta Nova dalla Compagnia Teatrale “Maria Valtorta”, fondata dalla stessa prof.ssa Pasquariello nel lontano 1982. Domanda: “Ventinove anni di attività teatrale sono davvero un bel numero, non le chiederò di tracciarne un bilancio ma piuttosto, vorrei sapere cosa l’ha spinta ad andare avanti con coraggio in tutti questi anni, in una realtà così difficile, come quella ortese?”. Risposta: “Direi senz’altro la cocciutaggine perché le difficoltà che ho dovuto affrontare in questi anni, con il solo aiuto della mia famiglia e delle poche persone che realmente hanno creduto in me, sono state davvero infinite. Quando si avvia un progetto teatrale, la cosa più difficile è tener viva l’aggregazione dei partecipanti. Nel constatare le assenze degli attori coinvolti, è facile scoraggiarsi: allora occorre far ricorso ad una grande forza di volontà, per ripartire ogni volta”. D. “Quanto lavoro c’è dietro uno spettacolo teatrale, come quello di questa sera?”. R. “C’è un lavoro enorme direi, che va ben oltre le importanti ed impegnative prove teatrali che coinvolgono i 17 personaggi, attorno ai quali si snoda lo spettacolo. C’è un movimento, infatti, di intere famiglie: fidanzati, mariti, genitori che sono poi gli stessi che si adoperano nella vendita dei biglietti, attraverso i quali riusciamo con l’aiuto degli sponsor a coprire a mala pena, parte delle spese”. D. “Se ripensa a questi intensi anni di impegno teatrale, qual è la cosa più bella che l’emoziona ancora?”. R. “È la presenza di tanti bambini durante le prove, figli degli stessi attori. I genitori erano appena tredicenni quando hanno partecipato alle prime rappresentazioni, oggi sono sposati e portano i propri figli con sé, per trasmettere loro l’amore per il teatro; affinché da grandi non solo non dimentichino ma, si impegnino essi stessi a tener viva questa passione. La mia opera infatti investe, ad oggi, ben due generazioni”. D. “Natale in Casa Cupiello, è una delle opere maggiormente rappresentate di Edoardo De Filippo: qual è la ragione di tale successo, secondo lei?”. R. “Alla base di questo successo, vi è

il tentativo di riscoprire il valore del Natale attraverso il presepe. Oggi più che mai, l’uomo si sente solo e smarrito: impegnato com’è, a venerare il solo dio denaro. Occorre, perciò, un recupero etico ed in questa direzione si muove il Teatro di Edoardo, che è coscienza viva dell’uomo. In particolare la Compagnia Teatrale Maria Valtorta, ripropone questa commedia per la terza volta. Rappresentata infatti, nel lontano 1996: ben 15 anni fa, ottenendo uno straordinario successo di pubblico, fu poi riproposta nel 2005. Questa sera ci riproviamo ancora una volta, con un cast di attori davvero molto bravo. Al riguardo, non vanno dimenticati: Luciano Liscio (Lucariello), Maria Liscio (moglie di Lucariello), Carmine Pelosi (Tom-

masino, il figlio), Antonella Sansone (Ninuccia, la figlia), Alfredo Masotta (il marito tradito di Ninuccia), Gerardo Annese (don Vittorio Elia, amante di Ninuccia), Giandomenico Maffione (don Pasquale, fratello di Lucariello), Francesco Santoro (il dottore), Antonello Santoro (il portiere di casa impiccione), Valentina Bruno, Sarah Di Palma, Angelica Esposito, Michela Fabbiano, Michela La Penna e Daniela Russo (le comari), Giulio Novelli e Giovanni Maffione (i mariti delle comari). A tutti loro va il mio affetto ed il mio ringraziamento, insieme ai tecnici che hanno curato l’impianto audio e le luci: Davide Conte e Fernando Bianchino”. D. “Professoressa, la Compagnia Valtorta alla sua nascita ha inscenato i testi tratti dall’ opera della mistica Maria Valtorta, ha poi negli anni ripercorso la Passione di Cristo, passando attraverso il teatro napoletano: quale sarà il prossimo lavoro da realizzare?”. R. “Stiamo già lavorando ad un prossimo impegno artistico: Amore e Guerra, una commedia in vernacolo sullo sfondo della seconda guerra mondiale”. D. “Senta per concludere: ma il teatro è anche nel suo caso, una passione di fami-

glia?”’. R. “Chiedetelo a mio figlio Francesco...”. D. “Francesco, tu in Natale in Casa Cupiello interpreti praticamente te stesso, ma com’è vivere accanto ad una mamma della quale si condividono anche, le stesse passioni artistiche?”. R. “Si innanzitutto, in questa terza edizione che portiamo in scena nel corso degli anni, ricopro il ruolo del dottore ed in pratica: è vero. non mi allontano molto dalla mia vita, perché nella realtà svolgo la professione di farmacista. Nelle precedenti edizioni della commedia interpretavo invece, il ruolo di Tommasino. Quanto al fatto di vivere accanto ad una mamma come la mia, condividendone l’amore viscerale per il teatro: è meraviglioso da un lato, ma anche difficile dall’ altro. Infatti, ogni volta che mamma comincia un nuovo progetto artistico, si mette in discussione completamente; tutto allora diventa una scommessa da vincere. Naturalmente è evidente che, gli ostacoli si moltiplichino a vista d’occhio e vivendoci accanto si finisce per condividerli, pur se la cosa non sempre può risultare facile. D’altronde, mi ritengo molto fortunato ad avere una mamma come lei, che fin da piccolo mi ha insegnato quanto il teatro ti offra in cambio del tuo impegno. Noi tutti infatti recitiamo per una nostra crescita, finendo naturalmente per apportare ai personaggi, qualcosa di nostro. E’ evidente quindi il fine pedagogico del teatro”. D. “Cosa rappresenta per te Natale in Casa Cupiello?”. R. “Al di là dei tanti bellissimi ricordi legati all’allestimento della commedia negli anni, Natale in Casa Cupiello rappresenta il trionfo dell’idea del presepe, che conseguentemente trascina con sé l’idea della famiglia: famiglia come unica base solida della società, famiglia che trionfa rispetto all’alternativa che si tenta di affermare attraverso le altre forme di unione. Infatti sul letto di morte di Lucariello, tutti gli spettri famigliari finiscono per essere esorcizzati: in particolare don Vittorio non insidia più Ninuccia che torna col marito Nicolino. Mentre Tommasino, capisce di non dover più rubare e finisce per sposare appieno l’idea del padre; alla domanda che Lucariello gli rivolge prima di spirare, “Te piace ‘o presebbio?”, alla quale egli per anni aveva risposto di no con stizza protervia, si scioglie e tra le lacrime gli sussurra un laconico si”. Alle 21:30 come da copione, si è alzato il sipario in un Teatro gremito fino all’inverosimile che, al termine dello spettacolo, con scroscianti e inarrestabili applausi, ha tributato il meritato successo a tutti gli artisti in scena. Da segnalare infine la ricercata scenografia, che la stessa Pasquariello ha voluto personalmente curare insieme alla regia, con un’allestimento d’epoca del primo novecento e, l’esibizione del bravissimo ventitreenne Alfredo Masotta nel ruolo di un convincentissimo Nicolino: l’attore è impegnato nella Compagnia Valtorta, dall’età di 14 anni.


Il Natale in Via Daunia, questo è il titolo della prima edizione del Natale carapellese, l’obbiettivo è quello di riscoprire le arti, i mestieri e le antiche tradizioni del posto ma anche una tombolata di beneficenza. Quattro, i giorni d’appuntamento dove s’è potuto vedere e riscoprire antiche lavorazioni di rami d’ulivo, lavorazione della creta, della paglia e del legno e l’antico mestiere del fabbro. Sul posto sono giunti artigiani dei 5 Reali Siti e del Subappennino Dauno. L’organizzatore di questo evento è stato il presidente del circolo Acli “Giovanni Paolo II”, Onofrio Parrella che ha dichiarato: “La scelta di organizzare questo evento scaturisce dal fatto che molti giovani anche per colpa nostra, stanno dimenticando il valore dell’artigianato sia come lavoro che come vero e proprio patrimonio” e ancora “Abbiamo avuto non pochi disagi nel creare questo evento, siamo stati intralciati sia dal punto di vista economico che da complicazioni pratiche come l’allaccio alla pubblica illuminazione o la chiusura

della strada, ma questi problemi tecnici non ci hanno impedito di realizzare una manifestazione per i cittadini e soprattutto per la solidarietà, cerchiamo di dare sempre il meglio, infatti le Acli contribuiscono a tessere i legami della società basandola sul primato della persona, della famiglia e della comunità, favorendo forme di cittadinanza responsabile e di

Il 15 dicembre gli alunni della Scuola Primaria si sono visti consegnare una

simpatica valigia rossa e bianca contenente libri di narrativa per ragazzi.

governo che siano espressive di questi soggetti”. All’evento c’è stata poca affluenza anche perché poco pubblicizzata, ma comunque s’è potuto ammirare la volontà di tanti signori che hanno messo a disposizione il loro tempo e il loro danaro per riscoprire queste antiche arti che danno il valore a quello che noi oggi siamo.

L’iniziativa, promossa dalla Biblioteca Provinciale di Foggia, è stata inserita nella Settimana della Lettura che ogni anno vede coinvolte tutte le classi della Scuola in momenti di particolari attività legati ai libri. Erano presenti alla consegna: il sindaco, la dirigente scolastica, la responsabile della Sala Ragazzi della Biblioteca di Foggia e quelle della Biblioteca Comunale. I libri resteranno nella nostra scuola fino a marzo dando la possibilità a tutti i bambini di intraprendere, leggendo, meravigliosi viaggi con la fantasia.


Finale di 2011 all’insegna delle forti emozioni per le ragazze di pallavolo dell’A.S.D. Realsport. Le giocatrici allenate da mister Tonio Lavista, impegnate anche quest’anno nel campionato provinciale di Prima Divisione, hanno partecipato al 1° Trofeo “Maria Berardi”, evento organizzato dall’Associazione Culturale “Le Nove Muse” per ricordare Maria, scomparsa per un incidente stradale lo scorso primo novembre, una giovane ragazza di Orta Nova travolta da una forte passione per la pallavolo. A sfidare le locali, compagne di squadra di Maria lo scorso anno, presso la Tensostruttura di Via D’Angiò e la palestra del II Circolo Didattico, sono state, il 28 e 29 dicembre, la “G.S. Intrepida Volley” di San Severo, la “Zammarano SportLab Volley” di Foggia: dopo un commovente e quanto mai sentito minuto di silenzio, è iniziato il torneo a colpi di schiacchiate e baker. Al termine di incontri combattuti e avvincenti, la Intrepida ha conquistato la coppa, battendo per 2 a 1 la Zammarano e per 2 set a zero le ortesi in maglia bianco blu, mentre sono state proprio le ragazze di casa, battendo 2 set a 1 le foggiane, a conquistare la medaglia d’argento: un regalo sicuramente molto gradito a Maria. Il Presidente dell’Associazione Culturale “Le nove

Stellare il bilancio di fine anno per la Gym Star di Carapelle. I riconoscimenti e le premiazioni di fine anno agonistico ricevuti sia dal Coni che dalla Federazione hanno ben testimoniato la forza, la capacità e il valore agonistico che la società sportiva di Carapelle e i suoi giovani atleti hanno saputo esprimere nel primo anno di militanza nella Fipe (Federazione Italiana Pesistica). La Gym Star subito sin dal primo mese ha partecipato ai Campionati Italiani di tutte le categorie non avendo nessun timore nello sfidare e confrontarsi con atleti con molti anni di esperienza anche internazionale, non solo ma riuscendo in molti casi a conquistare il podio e in moltissimi casi piazziandosi ad un passo da esso. Gli atleti della Gym Star guidati dal Tecnico Federale Francesco Perdonò e dall’istruttrice e atleta Rosa Esposito hanno ben trasmesso passione e mentalità vincente a tutti i componenti della Gym Star. In occasione del Galà dei Campioni, tradizionale appuntamento per celebrare le eccellenze dello Sport di Capitanata, organizzato dal Comitato Provinciale Coni di Foggia premio speciale all'atleta Christian Lo Russo (14 anni): Medaglia d'Argento ai Campionati Italiani Esordienti di Pesistica Olimpica, Medaglia di Bronzo alla Coppa Italia Esordienti. Premiato anche il Tecnico Federale Francesco Perdonò in occasione del Gran Prix, manifestazione indetta annualmente dalla FIPE Puglia per premiare le eccellenze della Pesistica Olimpica Pugliese, è risultato tra i 5 migliori istruttori pugliesi. Anche la Gym Star ha ricevuto un premio come Società Sportiva tra le cinque migliori della Puglia Da questo si deduce benissimo come

Muse”, Andrea Zicolillo, ha poi consegnato una targa ricordo alla famiglia di Maria e si è impegnato a mantenere vivo il suo ricordo con questo trofeo e quindi con le successive edizioni dei prossimi anni, con la certezza che ricordare ragazzi e ragazze che spendono la propria vita, le proprie energie per la cultura

e per lo sport possa essere di esempio a tutti i giovani e in modo particolare a quei giovani che spendono il loro tempo in maniera non abbastanza fruttificante per il loro futuro. Un sentito grazie, infine, è rivolto a tutte le squadre che hanno partecipato e ai numerosi sponsor che hanno dato il loro contributo economico.

la rapida entrata e la fulminea scalata nelle classifiche nazionali in dna stellare di questa società non sia solo prerogativa del suo nome “Gym Star”. Durante il Gran Prix inoltre la Federazione ha premiato i seguenti atleti della GYM STAR che sono riusciti a conquistare il podio nelle varie categorie e classi di età: Christian Lo Russo (medaglia d'argento ai Campionati Italiani Esordienti), Pasquale Perdonò (medaglia d'argento al Criterium Nazionale di Sviluppo Muscolare. Infine è opportuno ricordare: il 7° posto di Christian Lo Russo ai Campionati Italiani Under

11; il 7° posto di Giacomo Izzi ai Campionati Italiani Under 17, il 4° posto Coppa Italia Under 17; il 6° posto di Laurentiu Stecko Coppa Italia Under 17; il 4° posto di Iole Antonaccio Coppa Italia Under 17; il 6° posto di Ilaria Curci in occasione della Coppa Italia Under 17; e inoltre gli atleti Stecko e Lo Russo classificatisi al 9° posto ad un passo dalle Finali Nazionali. Le premiazioni e i riconoscimenti per i giovani della Gym Star per l’anno appena trascorso sono solo il preludio nuove mete e nuove vittorie per il 2012 agonistico che è alle porte.


Ero entrato nel Bar di Pasqualino Annese, come faccio sempre ogni volta che torno ad Orta, per salutarlo. Con me c’erano Franco Simone, Antonio Lamanna e Pasquale Gaeta. C’eravamo seduti ad un tavolino, nello splendido locale rimesso a nuovo da pochissime settimane. Attendevamo che fossero pronti i nostri caffè e, nel frattempo, gustavamo i “sospiri”, il dolce che è la specialità del Bar Annese da generazioni. Il “sospiro” si gusta in silenzio, perciò avevo potuto ascoltare la conversazione che si svolgeva fra le clienti sedute al tavolino accanto al nostro. - “Le ragazze di oggi sono profondamente diverse da come eravamo noi” - sentenziava una signora di mezz’età, mentre addentava un pasticcino. La sua amica, attempata come lei, rincarava la dose: “Oggi hanno la macchina, prendono la pillola, i maschi non badano più alla verginità, perciò sono sfrenate!”. - “E anche molte donne sposate lo sono. Noi, invece, dovevamo conservarci caste e intatte fino al sospirato giorno del matrimonio... “Visto lo schifo di oggi, però, io dico che era meglio così!”. - “Forse. Quanti anni avevi quando ti sei sposata?”. - “Diciassette e ho avuto quattro figli uno dopo l’altro e poi non c’è stato più tempo per il divertimento!”. - “Oggi, invece, si sposano a trent’anni e passa, non trovano lavoro, il futuro è incerto e gli rimane solo quel divertimento”. - “Vuoi dire che le assolvi?”. - “No, ma almeno mi sforzo di capirle. Beh, suona la campana della Chiesa. Andiamo, così facciamo in tempo per il rosario!”. Mentre si allontanavano, avevo pensato: “Ha ragione Balzac quando scrive che una donna si dà a Dio quando non può più darsi a un uomo!”. Mi infastidisce il falso moralismo delle signore di mezz’età che tuonano contro la dilagante corruzione dei costumi, la libertà sessuale delle don-

ne giovani e giovanissime, l’infedeltà di quelle sposate e rimpiangono i “vecchi tempi” nei quali le ragazze arrivavano vergini al matrimonio e la fedeltà era dote comune delle mogli. Esse dimenticano però che, quando erano giovani, le ragazze si conservavano caste per paura di non essere poi sposate o per il timore di rimanere incinte, non essendoci “la pillola” (scoperta nel 1953) e le donne maritate non tradivano, per paura di essere ammazzate o gettate in mezzo alla strada. Ciononostante gli adulteri, “i matrimoni riparatori”, gli aborti clandestini, i neonati deposti sulla “ruota” dei conventi erano molto frequenti. Dimenticano, soprattutto, che le ragazze si sposavano a 15-16 anni e i maschi a 19-20 anni e oggi ci si sposa a trent’anni e più. e che, a cominciare dalle medioevali “Lettere di Abelardo ed Eloisa”, la maggior parte dei capolavori letterari riguardano intrighi amorosi, tradimenti e adulteri! Può definirsi virtuosa la donna che non ruba solo perché ha paura di finire in carcere? A questo punto era intervenuto Antonio Lamanna: “Lasciamo perdere questi discorsi pruriginosi e parliamo di cose più allegre. Se c’è una cosa che io rimpiango è l’assenza o la

mancanza, sulla scena paesana, di personaggi capaci di divertirsi e di far divertire la gente con burle e con battute di spirito fulminanti. Ai nostri tempi, invece, questi personaggi erano piuttosto numerosi e le persone erano capaci di divertirsi con poco. Ricordate le schermaglie fra Angelo La Sorsa e Antonio Di Staso?”. Io ricordo benissimo, sia Angelo che Antonio. Quest’ultimo era un ortolano, che aveva il suo piccolo appezzamento di terra vicino alla nostra vigna. Nella metà degli Anni Cinquanta, il tempo al quale appartiene l’episodio che sto per raccontare, i terreni destinati ad orto erano molto pochi e quasi tutti concentrati in Contrada “Palata”. La ragione era semplice: in quella contrada l’acqua della falda affiorava dal terreno. Una sorgente copiosa si trovava nel boschetto della Masseria Saltarelli ed era stato scavato un apposito canale di scolo per convogliare le sue acque nella “forma” che scorreva parallela alla strada che conduce alla Stazione. Le coltivazioni intensive dei prodotti ortofrutticoli, che oggi riguardano vastissime superfici del nostro agro comunale, erano di là da venire. Nel maggio del 1955, i pochi ortolani in attività producevano la verdura a malapena sufficiente a soddisfare il fabbisogno delle ugualmente poche famiglie che non possedevano un proprio orticello (impiegati, liberi professionisti, qualche artigiano e qualche commerciante). (continua 1)


L’arte bianca Nella civiltà dell’antico egizio si ritrovano le testimonianze della panificazione. In Egitto il primo tentativo fu fatto con l’orzo, che con il miglio era la più antica graminacea conosciuta dall’uomo. Molte sono le ipotesi delle prime coltivazione del grano: nell’Asia Minore i grani teneri, nell’Africa Orientale i grani duri, anche se Strabone dice l’India e Diodoro Siculo la Sicilia. Il primo pane fu la galletta non lievitata, e pare che la scoperta del lievito fu del tutto casuale: un semplice dispetto alla padrona, una schiava avrebbe gettato il residuo della preparazione della birra dentro l’impasto, che prodigiosamente cominciò a dilatarsi. Nell’antico Egitto il lavoro del fornaio veniva considerato una professione, il pane cotto nei forni rappresentava una moneta di scambio. Anche nell’antica Grecia il pane rivestì un ruolo molto importante nella alimentazione, tanto da essere oggetto di culto, Demetra, ossia la Madre Terra o “dea del pane”. Il pane in Grecia fu un alimento interclassista, la “pizzetta” a base di orzo era destinata ai poveri. I pani prodotti erano circa una sessantina, i nomi erano legati alle forme e i cereali impiegati: Fra i più famosi si ricorda: “òlyra” preparato con farina e segale, “condrìte” fatto con farina di spelta, “syncomitòs” di farina di frumento, “semìdalis” pane di lusso privo di lievito e dal colore bianco. Si deve proprio ai Greci l’istituzione dei primi forni pubblici e delle associazioni di panificatori con precise regole di lavoro. A Roma i pistores (fornai) comparvero nel II secolo a.C., erano schiavi

provenienti dalla Grecia appena conquistata. Fino ad allora i Romani avevano mangiato oltre alla galletta, così dura da essere utilizzata come piatto, una purea di cereali chiamata puls. Le focacce azzime, furono poi sostituite da pagnotte e pani in cassetta fatti all’olio, al latte, allo zafferano, al rosmarino e ai capperi. Ai Romani, in particolare a Vitruvio si deve il me-

rito di aver sostituito la macina a pietra azionata dall’energia umana o animale, con il mulino (pistor) mosso dalla forza idrica. Sotto il dominio di Augusto la panificazione divenne un servizio pubblico e solo a Roma c’erano circa quattrocento forni attivi. Con la caduta dell’Impero e le invasioni barbariche i forni vennero rasi al suolo e la panificazione fu confinata solo all’ambito domestico. Le uniche panetterie che riuscirono a sopravvivere furono quelle esistenti all’interno dei monasteri. Nell’epoca del feudalesimo i mulino e i forni erano gestiti esclusivamente dai Signori. Ma con il passare dei secoli l’arte della panificazione si fece più raffinata. Nel Rinascimento il pane ebbe una fase di grande splendore, si deve a Caterina de’ Medici l’utilizzo del lievito di birra

nella città di Parigi. In tutta l’età Moderna l’approvvigionamento del pane restò una delle principali preoccupazioni delle autorità: Così tutta l’attività dei fornai veniva tenuta sotto stretta sorveglianza, per evitare frodi sul peso e sulla composizione dei prodotti. Molte furono le sollevazioni popolari per il pane, un episodio di assalto al forno è descritto nei “Promosse Sposi” da Alessandro Manzoni, che lo scrittore meneghino colloca nel 1628, ma è la rivolta popolare del 1789 con Maria Antonietta e il suo re. Fu con la rivoluzione industriale dell’Ottocento che la panificazione “bianca” divenne cibo per tutti. La ricetta di questo mese vuol essere un omaggio alla gastronomia del mio paese di origine Deliceto e alla tipicità del suo pane che lo accomuna alla vicina S. Agata di Puglia. Negli anni della mia infanzia non c’era ancora in commercio il lievito di birra, ma per far lievitare la pasta si utilizzava la “crescenza”, una parte di pasta lavorata che veniva conservata e spesso passava di casa in casa. Il Pane in teglia Il pane nella gastronomia delicetana ha la particolare forma rettangolare e viene cotto in teglia. Oggi fare il pane in casa è una usanza in disuso, eppure questa tradizione va ristabilita. Ricordo mamma affondare le mani nella bianca farina, lavorarla fino a realizzare le pagnottine e dopo averle disposte in teglie, imprimeva sulla pasta lo stampino delle sue iniziali, fissato sul manico del tagliapasta. Poi metteva le cinque teglie su di una tavola e si incamminava per il forno di Diego Capaccio. Alle cinque teglie veniva aggiunto il pane pizza, “la vaccarella”, una vera bontà per noi bambini Ingredienti: farina, lievito di birra, sale ed acqua. Su di una spianatoia versare la farina aperta a fontana, aggiungere il lievito precedentemente sciolto in acqua tiepida, il sale e l'acqua ed impastare. Dopo aver lavorato l'impasto avvolgerlo in un panno spolverato di farina e farlo lievitare. Dopo un paio di ore tagliarlo a pagnottine, disporle in teglie rettangolari, spolverate di farina, e infornare a 220° per 30 minuti.


Social commerce Si chiama social commerce ed è l'eldorado di qualunque pubblicitario. Il fenomeno indica quello stretto rapporto fra e-commerce e social network, che viene ingegnerizzato quotidianamente. Oggigiorno le piattaforme sociali riescono già a offrire in maniera precisa e non confusionaria le preferenze commerciali dei navigatori. Se pubblichiamo qualcosa sulla bacheca del nostro cantante inglese preferito e dichiariamo al mondo intero che ci piacciono le automobili inglesi, per esempio, sarebbe facilissimo per un pubblicitario proporci un pacchetto scontato per un viaggio in Inghilterra. I software realizzati per estrapolare le preferenze e i possibili bisogni nascosti di ogni utente farebbe il resto. Insomma, un vero e proprio gioco da ragazzi. Esistono, poi, altri servizi forniti da operatori informatici specializzati, che rendono molto semplice mettere su Facebook il proprio negozio. La facilità con cui si riescono a riproporre le proprie vetrine sul Web dimostra un'ampia esperienza di questi esperti di e-commerce. Che si superano quando riescono a offrire ai commercianti ulteriori strumenti, che non esistono nella realtà di ogni giorno, quella fenomenica. Per esempio, vi sono applicazioni per Facebook, che consentono di caricare prodotti, promuovendoli in maniera interattiva con gli utenti e, soprattutto, in grado di studiarne e conoscerne le abitudini di acquisto. Insomma, piccoli strumenti di avanzatissime scienze sociali computazionali a portata di click.

Per rendere ancora più commerciabile questo schema, Facebook ha raggiunto un accordo con eBay per integrare al meglio le proprie risorse e moltiplicare esponenzialmente le possibilità di business. Condividere sul social network le impressioni e i feedback connessi a una transazione su eBay potrebbe trasformarsi in una leva sociale per incrementare gli acquisti anche da parte di altri utenti. Certamente vi sono altre potenzialità finora impensabili che potrebbero portare a una simbiosi fra i due operatori del Web a creare utili. Fra le ultimissime novità, vi è la possibilità di mandare soldi, oltre che commenti, ai propri amici. Send Money è il nuovo servizio fornito da PayPal, il braccio finanziario di eBay, che ha recentemente stretto accordi commerciali con Facebook. In sostanza, accedendo al servizio (gratuito) di PayPal si potranno mandare pagamenti ai propri amici, per fare un regalo di compleanno o per festeggiare un altro evento speciale. Brand e social network Un'ulteriore variante in cui si declina il sempre più stretto rapporto fra social network ed e-commerce è il nuovo fenomeno dei nomi sui prodotti. Sta prendendo piede un nuovo trend che porta gli utenti della Rete a personalizzare con i propri nomi gli articoli distribuiti dai grandi brand. Coca-Cola, per esempio, ha indetto un concorso sulle reti sociali per partecipare a questa personalizzazione, realizzando 128 milioni di bottiglie con i 150 nomi più popolari. L'idea di fondo è quella di ottenere uno stretto rapporto (quasi uno-a-uno) con

i consumatori, come se il mercato fosse quello individuale di un piccolo commerciante con il proprio affezionato cliente. Si dimentica, però, che si tratta (oltre al caso poc'anzi citato) di multinazionali, che nulla hanno a che fare con un mercato verosimilmente etichettabile come ristretto. Altro esempio è quello della casa produttrice di birra Heineken, che ha ideato un progetto su Facebook, in grado di coinvolgere gli utenti per condividere la propria foto del profilo. L'azienda, poi, ha utilizzato tutti i contributi degli utenti per realizzare un mosaico fotografico e utilizzarlo per tappezzare il vetro delle bottiglie con le foto dei fan. Gli esempi si possono enumerare ancora, ma quello che emerge da questo nuovo approccio (seppur commerciale) delle multinazionali è quello di identificare gli utenti non come monadi autonome, ma strettamente connessi in un atteggiamento di osmotico abbraccio nel sociale.


L’ALBERO DI NATALE

DUE ETÀ Padre e figlio si tengono per mano: il braccio poderoso circonda le fragili spalle che si fanno proteggere e stringere; di tanto in tanto il bimbo alza gli occhi e continua sicuro e felice a camminare. Rocchina Morgese UNA LOGGETTA AD ORTA NOVA Una loggetta antica dal balconcino

basso e stretto, con il nome troneggiante del vecchio proprietario, oggi è diversa: un geranio rosso e fresco adorna l’insieme; una rondine, grulla e felice, traccia voli repentini nel cielo, intorno muri scrostati, ma familiari, un’antenna televisiva si fa scuotere dal vento, indifferentemente. Rocchina Morgese

Quanta pensire me passene ind’a memorie mèntre addobbe st’albere de Natale, ve putèsse accuntà tanta storie pe’ quanta vote sta fèste m’ha fatte male. Cum’e nu film s’accavallene sti scène e mèntre pare de vulèrle cancellà u core se strènge e me face pène, allore no…m’i vogghje arrecurdà pecchè pure si tutte appartène o passate, a chi ancore fuije appirze a felicità pote sèrve p’e sullive e pigghià fiate . Ogge, ije, me l’agghije standate a sèrènità Antonella Pagliara




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