L'Ortese -Luglio/Agosto- 2011

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L'Italia è pregiudizialmente contraria all'impiego di prodotti transgenici. C'è una forte corrente di opinione pubblica al riguardo. Recentemente sono state annunciate tre proposte di legge regionale (Veneto, Toscana, Friuli Venezia Giulia) che vietano in maniera generalizzata la coltivazione di OGM sul proprio territorio e la commercializzazione e l'utilizzazione di tali prodotti. In base alle regole oggi in vigore, questi divieti sono illegittimi E non conformi alla normativa comunitaria. Un eventuale divieto di coltivazione da parte di uno Stato membro può essere previsto solo in via provvisoria e comunque dopo avere accertato l'esistenza manifesta (non ipotetica) di rischio per la salute umana e degli animali e per l'ambiente. Rischi, comunque, con una probabilità di verificarsi “non insignificante”. In conclusione, gli Ogm avanzano nel mondo ed anche in qualche Stato europeo meno avverso alle innovazioni. Mentre l'Europa sulla scorta di Paesi come l'Italia vocati più alla logica del divieto che a quella della regolamentazione prepara il terreno ad un possibile bando delle coltivazioni, che oggi non è consentito, anche se invocato politicamente, in contrasto con il diritto comunitario. La diffusione delle coltivazioni transgeniche nel mondo ha continuato a crescere. Dal 2009 al 2010 sono stati messi a coltura altri 14 milioni di ettari Ogm. Si tratta di un secondo “balzo”, in termini di ettari, dal 1996 ad oggi. Negli ultimi 15 anni le superfici bioteche sono aumentate di 90 volte. In Europa, come è stato dinanzi rilevato, la situazione è diversa: le superfici coltivate a transgenico sono diminuite, nonostante che dal 2010 è possibile coltivare anche la nuova superpatata “AMFLORA” (ne sono stati piantati solo 245 ettari in Rep. Ceca, Germania, Svezia). Per una valutazione più obiettiva occorre però ricordare che il dato Europeo è influenzato dai divieti di coltivazione di molti governi. Nonché

dalla richiesta di moratoria di Francia e Germania. Il dato di fondo è che, comunque, in Europa, a dispetto delle evidenze scientifiche e di quanto accade nel resto del mondo vige un clima di diffidenza nei confronti delle coltivazioni Ogm. In Europa si importano materie

prime Ogm per l'utilizzo alimentare e mangimistico che paradossalmente non si possono coltivare. Qual’è la strada giusta? Conviene perpetuare il paradosso secondo cui gli unici Ogm devono essere quelli importati dai Paesi Terzi? Aspettiamo il prossimo dibattito politico.


Il prossimo anno il nostro giornale compirà i suoi primi dieci anni di presenza attiva e costante sul territorio dei 5 Reali Siti, e per l’occasione il prof. Giuseppe Simone ha avanzato una iniziativa di un corso annuale (2011-2012) che narri, esponga ed analizzi le vicende che hanno costellato le varie contrade de “Il Tavoliere di Puglia” con particolare riferimento ai 5 Reali Siti, con particolare riferimento al periodo storico sopra evidenziato; i quale collegando il Medioevo con la nostra quotidianità, passa inesorabilmente attraverso le epoche del Rinascimento, del Risorgimento e del Fascismo. Nel progetto il prof. Simone evidenzia che: “darà largo spazio introduttivo ad alcuni aspetti del-

la “Piana”, attinenti sia la “Preistoria” che la “Protostoria” di quella che fu la più vasta pianura lacustre d’Italia, tuttora denominata “Il Tavoliere di Puglia”. Il corso avrà anche uno spaccato fotografico ed espositi-

vo sulle masserie disseminate nell’agro, che ereditato sterile e paludoso dai Gesuiti, fu nel tempo, preparato a divenire “il Granaio d’Italia”, come ebbe a definirlo, in epoca fascista, Benito

Mussolini. L’iniziativa per il prof. Simone: “non mancherà di evidenziare, di volta in volta, tutti quegli aspetti di arte e cultura, anche architettonica che, in ciascuna di quelle costruzioni, è possibile rilevare ancora a partire dall’utilizzo di quella “pietra crosta”, sempre presente nel nostro contado, e ciò: non solo pere la costruzione di quei “muri a secco”, che i nostri lavoratori, braccianti e allevatori, in passato destinarono alla individuazione e protezione del proprio patrimonio, dagli stessi gelosamente e variamente gestito e utilizzato”. Sicuramente il corso susciterà interesse, nel contempo produrrà pubblicazioni specifiche e la realizzazione di un museo sulla civiltà agricola della Piana.


Orta Nova: assegnate le deleghe assessorili Nella seduta consiliare del 29 giugno scorso il sindaco, l’avv. Maria Rosaria Calvio, ha comunicato le nomine dei componenti della Giunta. Le deleghe all’Agricoltura, Politiche per l’inclusione sociale, Politiche giovanili, dell’educazione e dello Sport, Politiche per la promozione dell’arte, della cultura della pari opportunità, Partecipazione e trasparenza, Unione dei Comuni sono mantenute dalla stessa, mentre Francesco Sauro oltre all’incarico di Vice Sindaco ha la delega agli Affari Generali, Personale, Contratti, Convenzionie Contenzioso; Maria Rosa Attini delega alle Politiche Ambientali,Innovazioni energetiche e tecnologiche; Leonardo Trecca delega all’Urbanistica, Mobilità e Assetto Idrogeologico, Politiche della Casa, Lavori Pubblici, Politiche Cimiteriali; Paolo Borea delega alle Attività produttive e Politiche dell’Occupazione, Polizia Municipale; Pasquale Rocco Dembech delega alle Politiche di bilancio, Programmazione economica, Patrimonio Comunale. Una giunta, in gran parte anagraficamente giovane: Attini (30 anni), Trecca (33 anni il prossimo 27 settembre), Borea (37 anni il prossimo 29 agosto), supportata anche da meno giovani Dembech (67 anni il prossimo 16

agosto) e Sauro (55 anni il prossimo 9 agosto). A presiedere il Consiglio Comunale è stato eletto Gerardo Ragno, mentre i gruppi consiliari hanno designato i loro capigruppo: Potito Mauriello, Antonio Tartaglia, Antonio Bellino, Giuseppe Gervasio, Michele Antonio Porcelli, Lorenzo Annese, Giuseppe Moscarella e Antonio Curci. L’Udc: Attini e Mauriello mai tesserati Il segretario provinciale Angelo Cera per porre la parola fine alla questione UDC, ha inviato al Segretario comunale di Orta Nova, al Prefetto di Foggia ed al Sindaco Iaia Calvio, una nota, così come previsto dal regolamento del C.C., con il quale si dichiara che l’unico consigliere comunale che rappresenti l’UDC è Dino Russo. “Contestualmente”, dichiara l’on. Angelo Cera, “è stata regolarmente esposta denuncia alla stazione del comando dei carabinieri e alla Procura della Repubblica per l’esposizione impropria del logo dell’UDC in piazza Pietro Nenni. Per quanto riguarda Potito Mauriello, Gioacchino Attini e la figlia di quest’ultimo Maria Rosa Attini, nonché Assessore all’Ambiente voluta fortemente dal sindaco”, sottolinea Cera, “non sono persone appartenenti

all’Unione di Centro e non lo sono mai state. Per questo si diffidano dal dichiararsi appartenenti all’Unione di Centro in quanto mai tesserati e mai riconosciuti dal partito”. L’Albero della vita Evento culturale presso la Parrocchia B.M.V. Addolorata di Orta Nova, lo scorso 9 di giungo è stato presentato il libro di Padre Michele Sardella “Sotto l’albero della Vita”, l’esperienza tra gli Alomwe del Malati. È intervenuta la dott.ssa Eviana Serrino, specialista in lingua e cultura dell’India e Africa Sub Sahariana. Ringraziamenti Insieme alla mia famiglia, commossa per le testimonianze di affetto espresse in occasione del grave lutto che mi ha colpito, desidero ringraziare sentitamente tutti coloro che, con le preghiere e con il cuore, si sono resi partecipi. In particolare il Consiglio Direttivo, i Docenti e gli associati studenti dell’Unitre dei 5 Reali Siti; l’Unitre di Deliceto nella persona del Presidente Michele Campanaro; l’editore Annito Di Pietro e tutta la Redazione dell’Ortese; il Presidente, il Consiglio Direttivo e i soci tutti della Associazione “L’Ortese”. Prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere


Egr. dott. Campanaro, mi rivolgo a Lei, affinché, attraverso le pagine del suo giornale, attestato da anni sulla diffusione della cultura, quella con la “C” maiuscola a 360°, mi si dia l’opportunità, come cittadino ortese, di parlare della cultura rivolta alle tematiche della legalità, della trasparenza, dell’onestà e lo farò trattando un argomento che dimostra come, nella nostra città, c’è ancora molta strada da percorrere per raggiungere tali mete. Veda, caro direttore, in Orta Nova, personalmente penso, ci sia un timore diffuso, anzi, una vera e propria paura di esporsi, di denunciare pubblicamente il malaffare, le “strane” connessioni e collusioni fra la politica e i poteri dello Stato. Personalmente, chi mi conosce sa che da anni in prima persona, senza l’aiuto di partiti politici o di qualsiasi altro genere di supporto, ho affrontato situazioni sgradevoli da un punto di vista squisitamente etico e morale, combattendo, in prima persona, l’arroganza dei poteri forti, mettendoci, sempre, la faccia, il nome ed il cognome. Lungi da me, il pensiero di voler apparire come un eroe, sono semplicemente,una persona seria che, nel mio piccolo, ha cercato e cerca di combattere tutte le forme di illegalità e malaffare. Vorrei,citare a tal proposito, alcune frasi del dott. Moscarella, ex Sindaco di Orta Nova, che in “articolo giornalistico”

pubblicato sul quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno” di sabato 2 luglio scorso, nella cronaca di Capitanata, afferma: È arrivato il momento delle responsabilità. Da oggi, parleranno gli atti e siamo chiamati a rispondere delle decisioni che si assumeranno nel rispetto della legalità e della trasparenza”. Mi viene spontanea una riflessione: ma, a parlare è la stessa persona che ha governato questo paese per 17 lunghissimi anni o è il fratello gemello, insomma un sosia politico? Ebbene, rivolgiamo la nostra attenzione su un “atto” amministrativo di questo signore e della sua Amministrazione. Delibera di Giunta, n. 72 del 14 aprile 2011, prot. del 15 aprile 2011. Oggetto: Approvazione elaborati tecnici per lavori di ripristino impianto elettrico al cimitero comunale. atto di indirizzo. Leggendone le premesse, si rilevano strane anomalie tecnico-giuridiche, ma andiamo con ordine: in data 17/02/2011 il Responsabile del servizio cimiteriale comunica il mancato funzionamento delle lampade votive nelle cappelle S. Francesco e San Gerardo (più o meno 1200 lampade votive spente). In data 14/03/2011 (e non come è scritto 2010) l'ufficio tecnico, (dopo ben 27 giorni per percorrere 500 metri), accerta che il Responsabile del servizio cimiteriale non soffre di allucinazioni e le lampade

votive non sono funzionanti. In data 15/03/2011 si invita l'ing. Ascanio Trivisano ad effettuare un sopralluogo per verificare le cause del mancato funzionamento delle lampade votive e di conseguenza, stabilire il da farsi. Prime osservazioni Come recita la delibera, visto che la manutenzione dell'impianto elettrico cimiteriale è affidata alla ditta MN Elettric s.r.l., Unipersonale di Foggia (dal 09/01/2011 al 08/07/2011) come mai, si ha bisogno di un ingegnere per stabilire l'origine e le cause del guasto? E forse, anche il da farsi? Allora a cosa serve la ditta che ha la manutenzione dell'intero impianto elettrico, a guardare le lampade accese o spente? Sicuramente no! La ditta aveva l'obbligo di relazionare tecnicamente le origini del guasto e anche il piano di intervento!!! Altro rilievo: nella delibera si dice che l'ing. Ascanio Trivisano è il tecnico incaricato dal comune per la progettazione dell'impianto elettrico cimiteriale. Sino ad oggi la progettazione dell'impianto elettrico esistente appartiene all'ing. Alfredo Corvino, tecnico della ditta Massa Paolo & F. s.n.c., cosa ha progettato l'ingegnere Ascanio Trivisano, e soprattutto,quanto è costato alle “fiorenti” casse comunali?? Proseguiamo Il 24/03/2011 l'ing. Ascanio Trivisano trasmette gli elaborati tecnici (relazione, elenco prezzi, computo metrico e calcoli) per il ripristino dell'impianto elettrico, per un importo pari ad euro 7.694,00 + IVA al 10% Altra osservazione Com'è possibile che l'ing. G.B. Vece e il dott Teta, (come attestato nella delibera), abbiano accertato, la “regolarità tecnica e contabile” il 23/03/2011, cioè un giorno prima degli atti trasmessi dall'ing. Trivisano? Soffrivano di chiaroveggenza o semplicemente c’era dell’altro? Il 14/04/2011 la G.M. del Comune di Orta Nova, delibera, l'approvazione degli elaborati tecnici per il ripristino


dell'impianto elettrico cimiteriale,con prot. n... del 15.04.2011 e, nel contempo, affida gli stessi lavori alla ditta MN elettric già affidataria del servizio di manutenzione dell'impianto elettrico cimiteriale al prezzo “speciale” di euro 7.024,62 IVA inclusa. Ma…….. Vedi “busta” consegna rullino foto, il gioco era già stato fatto, i lavori erano ultimati il 2/04/2011, dodici giorni prima della delibera ed eseguiti, logicamente,almeno 20 giorni prima della data di fine lavori, senza tener conto,quindi, degli elaborati dell'ing. Ascanio Trivisano compreso elenco prezzi e quant'altro. Da notare la data del 5/04/2011 impressa sulla foto riepilogativa dell'intera serie di foto, è la data di sviluppo delle foto. Inoltre…….. Nella delibera sopracitata, si parla di rimozione delle apparecchiature esistenti e cavi presenti nei quadri elettrici, (interni cioè dislocati nelle cappelle) con la successiva fornitura e posa in opera di nuovi cavi di alimentazione, di n. 3 interruttori magnetotermici e di n. 3 blocchi differenziali. Le foto dimostrano ben altro. È stato fatto uno scavo esterno, con relativa messa in opera di cavi sottoterra. Dulcis in fundo, sono state cambiate 800 lampadine, visibilissime anche ad un occhio profano: Perché questi lavori e questo materiale non risultano nella delibera? Allora, carissimi concittadini ortesi, di qualsiasi sponda politica voi siate, non vi sembra che sia giunto il momento di chiedere al dott. Moscarella di rendere conto, non da oggi, come pretende, ma da ieri, e di spiegarci cosa è successo alla legalità e alla trasparenza (oggi invocata a gran voce), durante il suo mandato da Sindaco, iniziando a chiarire quale “pasticcio” nasconda questa delibera di giunta? Non vi sembra sia giunto il momento che, soprattutto, coloro che dovrebbero vigilare sulla legalità degli atti amministrativi, si assumino le loro responsabilità e denuncino il malaffare in forma concreta e non solo a parole, rivolgendosi alla Magistratura, come ha sempre fatto il sottoscritto? A pagare concretamente, con le

loro tasche, alla fine sono sempre e solo i cittadini ortesi, ignari di aver demandato a partiti e uomini politici, non all’altezza, la gestione della “cosa pubblica”.

Ringrazio per la cortese attenzione e porgo a Lei e alla sua Redazione i miei più cordiali saluti e auguri di buon lavoro. Peppino Russo


In una festosa cornice di pubblico si è svolta sabato 18 giugno 2011 presso la Sala Consiliare del Comune di Carapelle la Cerimonia relativa alla chiusura dell’Anno Accademico 2010/2011 dell’Unitre “Unione dei Comuni dei 5 Reali Siti”. Presenti, tra gli altri, il Sindaco di Carapelle, Prof. Alfonso Palomba, la Presidente e il Vice Presidente dell’Unitre, Prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere e Annito Di Pietro, l’Assessore alla Cultura dell’Unione dei Comuni, Franco Luce e il Direttore dei corsi, Dott. Antonio De Carolis. Ha preso la parola il Sindaco di Carapelle per il rituale saluto e ringraziamento ai convenuti. In particolare ha rivolto parole di elogio ai Dirigenti dell’Unitre che in maniera spontanea e gratuita assicurano vitalità all’Università. Ciò che fa l’Associazione da due anni nella sua città è impagabile, se si pensa che addirittura i corsi e gli iscritti si sono raddoppiati! E’ intervenuto, poi, il Vice Presidente dell’Unitre sulla forza aggregante dell’Università in tutti e cinque i comuni dell’Unione e sulle sue potenzialità. Già questo primo anno i corsi sono stati numerosi e seguiti con interesse, grazie all’impegno dei docenti e degli esperti nei diversi ambiti culturali. L’Assessore alla Cultura dell’Unione ha ringraziato il Direttivo dell’Unitre e il Sindaco di Carapelle per aver messo a disposizione i locali per lo svolgimento delle attività dell’Università. Ha, inoltre, evidenziato che l’Unitre ha avuto notevole successo nella sua Stornarella e che rappresenta un farmaco per la cura della società odierna, tendente a dissociare più che a unire. La Presidente ha ricordato che l’Unitre è una realtà associativa che già in un solo anno attraverso il contributo volontario e gratuito di docenti, esperti e collaboratori

ha organizzato corsi e laboratori degni di attenzione. Tutte iniziative nate per promuovere la socializzazione, attraverso la cultura e la conoscenza, e per favorire lo scambio fra differenti generazioni. Iniziative che contengono il germe per la rinascita e il risveglio del territorio dei 5 Reali Siti. Ha concluso con un ringraziamento a tutti coloro che hanno dato un valido contributo d’idee e a quanti hanno lavorato per l’attività dell’Unitre, riconoscendo l’appoggio delle

istituzioni, in particolare quelle comunali. Il Direttore dei Corsi, dopo essersi soffermato sulle finalità socio-culturali e sulle difficoltà di varia natura incontrate nel primo anno di vita dell’Unitre, ha ringraziato tutti i docenti dei relativi corsi per l’impegno profuso, la serietà professionale e la competenza che hanno consentito di ottenere buoni risultati. Ha voluto ringraziare in special modo i docenti, soprattutto quelli dei laboratori, staff tecnico e segreteria, che consentono fattivamente l’organizzazione e lo svolgimento delle lezioni. Ha informato che gli iscritti ai corsi nella globalità sono stati duecentoquaranta, mentre i docenti sono stati trenta. Le lezioni sono state sempre intervallate da relazioni e conferenze-dibattito aperte al pubblico sui problemi culturali di attualità, per realizzare quell’apertura al sociale e al territorio, prevista dallo Statuto. Ha, infine, elogiato la mostra di lavori artistici allestita presso la

Scuola dell’Infanzia di Carapelle. Manufatti che denotano tutta la passione di chi frequenta i laboratori e la bravura dei docenti. Per le conclusioni ha di nuovo preso la parola la Presidente dell’Unitre per informare che l’attività programmatica per il prossimo Anno Accademico sarà più incisiva e aderente alle caratteristiche dei singoli comuni. Infine, ha consegnato una targa ricordo del Premio S. Cavaliere al Sindaco, che per motivi istituzionali ha lasciato in anticipo la Cerimonia di premiazione. Un lungo e caloroso applauso, che tutti gli iscritti hanno rivolto a loro stessi, ha concluso la cerimonia di chiusura del primo Anno Accademico dell’Unitre “Unione dei Comuni dei 5 Reali Siti”, mentre ci si accingevano a visitare la mostra allestita presso la Scuola dell’Infanzia di Carapelle. La mostra dei lavori è stata superlativa, oltre ogni aspettativa. I dipinti sono stati eseguiti a tema libero, per cui si caratterizzano per la loro varietà. In genere riguardano la realtà ambientale, i paesaggi, le nature morte e i fiori. Si sono apprezzati, altresì, il gusto estetico nella scelta del soggetto e la tecnica. Non sono state rilevate incertezze nella stesura cromatica come se gli autori avessero acquisito da tempo esperienza artistica. Hanno arricchito la mostra i numerosi lavori in ceramica ben sistemati, quelli coloratissimi all’uncinetto e quelli in ricamo chiaccherino sapientemente esposti. Di tutto ciò va dato merito ai corsisti, animati da autentico entusiasmo e ai docenti, che alla loro competenza abbinano una lunga esperienza didattica. Dopo la mostra dei lavori si è svolta una conviviale degustazione di dolci e rustici sapientemente preparati e tutti si sono dati appuntamento all’inizio del prossimo Anno Accademico.


L’amministrazione comunale di Carapelle, ha voluto celebrare i 150 anni dell’ Unità d’Italia con una copiosa esposizione di fotografie e documenti, che contraddistinsero il delicato periodo storico della nostra Capitanata di quel fatidico 1861 e gli anni che seguirono. Sicuramente una novità ed un modo originale di concretezza per celebrare una ricorrenza tanto importante. Così il sindaco prof. Alfonso Palomba, uomo di indiscussa cultura e storico dei nostri territori, ha ritenuto dover omaggiare i tanti intervenuti ad un interessante appuntamento con la storia. In sintesi, lui ha voluto mettere in luce, in modo tangibile ed inequivocabile, con testimonianze documentali fatti ed episodi di un delicato periodo storico della nostra Capitanata, molto spesso violato dall’ignoranza e false interpetrazioni di comodo. La cerimonia è stata patrocinata dall’Archivio di Stato di Foggia, e ufficializzata con la presenza del suo direttore dott. Viviano Iazzetti. Erano presenti, inoltre molti personaggi del mondo politico e cul-

Con un pranzo presso il ristorante “La Fattoria”, di Stornarella è stata festeggiata alla presenza del sindaco Vito Monaco,la quiescenza del rag. Carlo La Torre. Così il Dirigente e Caposettore degli Uffici Ragioneria ed Economato di Ordona e Stornarella ha voluto salutare i suoi colleghi dei tanti lunghi anni in cui ha ricoperto, nei due comuni, questo importante e delicato ruolo. L’opera meritoria svolta con assoluta onestà e diligenza dal rag. La Torre, non può essere ricordata con

turale dei “Cinque Reali Siti”. Tra gli intervenuti, Annito Di Pietro, editore de l’Ortese il presidente dell’Unitre dei Cinque Reali Siti prof.ssa Rina Di Gior-

gio Cavaliere. Da segnalare la presenza del Ten. Col. Emidio Gonnella, delle prof.sse Paola Grillo, Angela Mastropietro e Vincenza Costa.

inutili e stupide frasi di circostanza. Anzi credo sia un dovere da parte delle varie

amministrazioni comunali porgergli un sincero grazie per la sua opera svolta in nome ed alla tutela di quel valore spesso dimenticato: la trasparenza. Chi scrive con la coscienza di aver saputo interpetrare i sentimenti di riconoscenza, oltre che di stima, di tutta l’Amministrazione Comunale di Stornarella gli corre l’obbligo di porgere all’amico Carlino un sincero grazie, un augurio di cuore per la pensione ed infine, un suggerimento al ticchettio dell’orologio, di scandire molto lentamente il tempo del suo meritato riposo. Ciao Carlo.


Una serie di decessi sospetti ha portato - negli ultimi tempi - alla diffusione di un preoccupante allarmismo, tra gli abitanti di Stornara. Le morti tutte dovute a patologie tumorali, continuano - incessantemente - da svariati anni, a colpire gli abitanti del posto, senza che ne sia mai stata accertata la vera ragione. A microfono spento, diversi cittadini hanno confermato la forte apprensione per le proprie famiglie, conseguentemente allo sversamento di sostanze tossiche nelle ore notturne, in terreni agricoli di proprietari compiacenti del luogo. Altra minaccia, non trascurabile, deriverebbe - poi - dalla presenza di eternit (miscela cemento - amianto) sui tetti di alcuni capannoni. Due di questi - in particolare - risultano ubicati nei pressi del Cimitero, rappresentando una grave minaccia per la salute degli abitanti di un complesso residenziale di recente ultimazione, collocato proprio nel mezzo degli stessi capannoni incriminati. Va ricordato, che l’impiego dell’amianto è fuori legge in Italia dal 1992 e che la sua bonifica, può avvenire utilizzando tre metodiche. 1° Per rimozione, eliminando materialmente la fonte di rischio; 2° per incapsulamento, impregnando il materiale con l’uso di prodotti aspiranti e ricoprenti; 3° per confinamento, installando delle barriere in modo da isolare l’ inquinante dall’ ambiente. Gli abitanti delle limitrofe palazzine, si dicono fortemente preoccupati per la presenza dei capannoni in quanto, le rispettive coperture risultano esposte alla costante erosione degli agenti atmosferici, con conseguente disper-

Grande spettacolo, coinvolgenti sonorità e tanto divertimento hanno caratterizzato la “Serata Spritzziamo” (dal nome del noto cocktail), organizzata per il secondo anno consecutivo da Boutique dell’Intimo, svoltasi lo scorso 11 giugno nel piazzale antistante l’Ex Gesuitico di Orta Nova. La titolare della Boutique, Marianna Borea, spiega senza celare una punta di soddisfazione personale, il segreto che accompagna l’iniziativa. “Direi senz’altro che il grande entusiasmo legato a questa manifestazione, vada ricondotto allo sforzo ed alla passione di un gruppo di amici, legati dalla voglia di fare insieme qualcosa d bello e di coinvolgente per il nostro paese. Antonio Balsamo, Giuseppe Brattoli, Salvatore Campanile, Dino De Candia, Emilio Larossa e Savino Pettolino sono i giovani che hanno lavorato con me per garantire - anche

sione di polveri sottili contaminate nell’area circostante, frequentata - in particolare - da numerosi bambini che giocano all’aperto. Non solo ma come evidenziato in foto, uno dei due tetti risulta danneggiato ed i blocchi di eternit sono fissati con blocchi di tufo. Naturalmente, nel rimandare alle Autorità Pubbliche

preposte il compito di accertare i fatti e dissipare le ombre, su tale “delicata” questione, nel frattempo la domanda che qui a Stornare circola con insistenza negli ultimi tempi, è come sia possibile che tutti sappiano e nessuno intervenga, per la salvaguardia di un bene primario quale, la salute di ogni cittadino?

quest’anno - il meritato successo all’iniziativa. Naturalmente un ruolo fondamentale hanno avuto le modelle e i modelli, che hanno sfilato in passerella con costumi e capi di intimo impreziositi da tanti splendidi accessori: Maria Bassano, Serena Di Carlo, Alessia Di Tuccio, Noemi Fioretti, Maria Rosaria Gaeta, Marianna Maffei, Davide Custode, Valerio Rubano

e Nicola Russo. Pur essendo tutti giovanissimi, questi ragazzi hanno già calcato la passerella, mostrando - perciò - naturalezza e grinta nel corso della loro esibizione. Non vanno - poi - dimenticate le piccole Aurora, Giulia e Rebecca Borea, mascotte della sfilata. Grande professionalità - inoltre - è stata messa in campo dalla parrucchiera Angel Style e dalla truccatrice Silvia Sinisi”. Insomma una serata davvero piacevole e fuori dai soliti schemi, come ha testimoniato il bagno di folla dei presenti, che ha registrato anche la partecipazione del simpatico presentatore Antonio Di Pierro e le esibizioni dei bravissimi allievi della Palestra Azzurra. A conclusione della manifestazione, l’attesa esibizione di una delle voci più amate di tutto il Sud Italia, la speaker di Radio Norba Battiti Live, Angela Molinari.


Giunto al suo sessantesimo compleanno e dopo un cammino... durato oltre quattro decenni - a volte difficile a volte aporetico a volte lineare - anche Mauro Pagliuca, classe 1951, melfese di nascita ma carapellese di adozione, è giunto nella sua Itaca, dove un’altra esistenza lo attende, non meno significativa di quella «consumata» nell’impegno attivo del lavoro. Al traguardo, però, è arrivato Mauro Pagliuca con una grande soddisfazione nel petto, perché il presidente della repubblica Giorgio Napolitano, di concerto con il ministro del lavoro Cesare Damiano, in data 1° Maggio 2007 gli ha riconosciuto tutti i meriti acquisiti durante il percorso lavorativo, concedendogli, ai sensi della L. 5 febbraio 1992, n. 143, la decorazione della “Stella al merito del lavoro” con il titolo di “Maestro del lavoro”. Un motivo di compiacimento davvero, non solo per Mauro Pagliuca, ma anche per la comunità intera, perché è la prima volta che questa onorificenza viene concessa ad un carapellese che, tra l’altro, ricopre oggi anche il ruolo di consigliere comunale. Io nella mia qualità di sindaco avvezzo ad avere una frequentazione quasi quotidiana con il consigliere Pagliuca - posso affermare che è ben meritata la decorazione elargita ad un uomo che ha fatto del lavoro l’asse fondamentale della sua esistenza, avendo metabolizzato il convincimento che lavoro e uomo sono intessuti in una stessa trama, perché non c’è l’uno se non c’è l’altro e perché il lavoro, che è chiamata per l’uomo, come tale fa parte della sua natura, della sua essenza di persona. In questa direzione Mauro Pagliuca si può definire un “campione di laboriosità”, “un paradigma di responsabilità”, una sorta di “eroe della quotidianità” che, pur non avendo compiuto “nobili gesta”, merita di essere apprezzato non solo perché è riuscito

a “costruirsi da solo” il suo progetto di vita partendo, vorrei dire, dal basso (da lavori, cioè, anche umili e pesanti) per arrivare in Cassa edile, a Foggia, a ricoprire un ruolo significativo di natura impiegatizia, ma è stato anche capace di dare “dignità” al suo lavoro e di ricevere da esso “rispettabilità” sociale ed umana ad un tempo. In questo nodo fondamentale di natura sinallagmatica è il punto di forza di Mauro Pagliuca che, sorretto dall’impegno costante e diuturno della sua attività, ha sempre considerato il lavoro come strumento per la crescita e il perfezionamento della persona, oltre che come espressione della sua personalità e come occasione per conferire efficacia al suo essere nel mondo. Tutto questo è tra le righe del decreto del presidente della repubblica, di fianco riportato. Auguri, Mauro, a te, alla tua consorte e alle gentili figlie da parte dell’intera amministrazione. *sindaco di Carapelle


Da stornarese doc mi sento di dire che io e i miei compaesani siamo affetti da una indifferenza e un distacco cronico verso tutte le questioni che ineriscono la sfera pubblica e sociale del nostro paese; soffriamo come una sorta di sfasamento rispetto ai tempi attuali, i quali come sappiamo sono dominati dall’informatica e da internet. È una nostra specifica prerogativa che ci distingue da sempre, dato che proviamo una netta riluttanza a partecipare a problematiche riguardanti la sfera sociale politica pubblica. Ognuno se ne sta a guardare senza lesinare però le sue aspre critiche alle persone che decidono invece di agire piuttosto che parlare a vuoto. Gli stornaresi sono invece molto sensibili e partecipativi verso l’ambito religioso della chiesa: durante le messe, le processioni, le feste classiche di Natale, Pasqua e la festa di S. Rocco. In queste solenni occasioni si raccolgono in modo massiccio, cosa che va benissimo per carità di Dio, sennonché poi, quando nel paese emerge un problema sociale di interesse generale pubblico, gli stornaresi se ne disinteressano totalmente. Questo nostro modo di fare non va bene, perché noi facciamo il paese, e il paese siamo noi, del quale dobbiamo prenderci cura perché Stornara è la nostra casa più allargata. Esporrò adesso alcuni esempi concreti a sostegno di quanto sto affermando sul carattere particolare di noi stornaresi, ed anche se sono alquanto datati ugualmente sono molto eloquenti. Prima di tutto voglio ricordare agli stornaresi che nel nostro paese manca ancora oggi una Biblioteca Pubblica. Incredibile ma vero! Il peggio però è che, nessuno se ne accorge o se ne lamenti. Questo esempio mi fa dire che gli stornaresi sono un’eccezione rispetto agli altri 4 Comuni dei 5 Reali Siti, dove invece sono operative importanti e moderne Biblioteche Pubbli-

che. Perché Stornara non deve avere una tale nobile e civilissima struttura di servizio sociale? Eppure parecchi decenni addietro c’era nel nostro paese una buona Biblioteca Pubblica, la quale venne istituita con molto impegno e sacrificio da una vecchia Amministrazione comunista (semianalfabeta)il cui sindaco era Giordano Vitolazzo. Poi, inspiegabilmente la biblioteca venne chiusa e il bibliotecario di allora Peppino Colamartino (ora purtroppo defunto) venne dirottato a fare “nulla” tra gli impiegati del Municipio senza che potesse svolgere alcun lavoro utile, cosa che provocava in Peppino una seria crisi depressiva. Da allora nessuno parla più della Biblioteca Pubblica, forse si pensa che una tale strut-

tura serva ad abbellire il paese? Un altro esempio: una sciagurata ristrutturazione della chiesa di S. Rocco avvenuta più di due lustri fa ad opera di un parroco stornarese, il quale cancellava dal tempio numerose testimonianze di generazioni passate di nostri compaesani. Inoltre si distruggeva anche l’antico altare centrale per edificarne un altro di stile moderno; alla fine dei lavori la nostra chiesa divenne una sorta di ibrido, né moderna ma neanche più “antica”. Questo scempio fu possibile perché nessun stornarese ebbe l’ardire di protestare contro l’arbitrio dell’impavido sacerdote, ci si limitava, secondo l’antica abitudine, di far circolare nel paese delle feroci cri-

tiche anonime e individuali. Nessuna protesta corale e collettiva per esternare pubblicamente ciò che tutta la cittadinanza provava in quell’infelice momento. Un altro caso eclatante fu quando venne abbattuto in piazza Matteotti un gran bel palazzo d’epoca che si armonizzava con altri palazzi simili, per edificare al suo posto un edificio moderno; ma per ironia della sorte, da quando il palazzo moderno è stato costruito è rimasto inspiegabilmente disabitato, cosa che sottrae vitalità al cuore del centro storico di Stornara. Ricordo che in quella circostanza la ruspa tentava di demolire insieme al vecchio palazzo anche l’adiacente Torre dell’Orologio. Grazie soltanto alla vivace protesta del piccolo gruppo del Movimento Sociale capeggiato dal giovanissimo Peppino Moscarella (ora sindaco di Orta Nova), la Torre dell’Orologio già in parte danneggiata dalla ruspa venne risparmiata per un’inezia. Il tutto mentre la maggioranza degli stornaresi restava inerte, ammutolita e attonita, incapace a contrastare un insopportabile abuso edilizio pubblico. Senza rendersi conto che ciò che resta silente diventa un’approvazione: passa il messaggio che in Stornara è possibile commettere qualsiasi sgarbo contro il patrimonio pubblico. Potrei dirvi di altri fatti simili, ma per ora mi fermo qua, sperando che prima o poi gli stornaresi acquistino un maggiore spirito comune che faccia sentire più forte il loro senso di appartenenza. È sterile criticare ognuno per proprio conto, mentre si sta alla finestra a guardare chi cerca di fare qualcosa per il bene comune, è controproducente delegare ad altri ciò che possiamo fare anche noi. Occorre imparare a far sentire la propria voce, e se necessario bisogna lottare per far affermare le nostre idee. I sentimenti negativi che a volte viviamo noi stornaresi di fronte a un abuso pubblico, finiscono per distruggere miseramente i buoni propositi che magari mirano a migliorare sia lo stato del nostro paese e sia la qualità della vita di tutti gli stornaresi. Francesco


Ad Orta Nova da ormai 15 anni esiste una scuola di Danza , la A.S.D. Menafro Dance Studio della Dr.ssa Michela Menafro, la quale nel mentre si laureava in Psicologia presso la Facoltà La Sapienza di Roma, seguiva assiduamente i corsi di Danza Moderna della Scuola di Danza diretta dal famosissimo Ballerino/ Coreografo Renato Greco e sua moglie Maria Teresa Dal Medico, oltre alle contestuali lezioni private seguite direttamente con, la allora prima ballerina della Teatro Greco Dance Company, Federica Fazioli ed agli innumerevoli Stage di danza frequentati con i migliori maestri di fama internazionale come Steve LaShance, Mia Molinari, e presso lo IALS di Roma. Quest’anno la Dr.ssa Michela Menafro, dopo tanti anni di esperienza, è ormai da quattro anni felicissima di affiancare il nome della propria associazione a quello della Confraternita Misericordia di Orta Nova (sita in via Puglie, s.n.c. - Tel. 0885/783015), devolvendo il proprio Spettacolo di Fine Stagione alla promozione delle attività svolte dalla stessa Misericordia di Orta Nova. Infatti anche quest’anno, l’11 giugno ultimo scorso in Piazza Pietro Nenni, oltre a farsi carico della sola funzione meramente comunicativa ed informativa, la A.S.D. Menafro Dance Studio della Dr.ssa Michela Menafro si è posta con successo l’ambizioso obiettivo di supportare anche economicamente la Confraternità Misericordia di Orta Nova con una oblazione a favore di quest’ultima grazie alla sensibilità che tutta la cittadinanza dei 5 Reali Siti ha dimostrato di avere sostenendo la Misericordia di Orta Nova nel quotidiano impegno a svolgere: • gli innumerevoli Interventi di Trasporti ed Assistenza gratuiti ad anziani e bisognosi

in generale; • Ma non vanno nemmeno trascurati il settore antincendio e di protezione civile;

• Del banco alimentare per le innumerevoli famiglie con serie difficoltà a mettere un piatto a tavola; • Formazione Sanitaria; Distribuzione Indumenti usati; Assistenza Extracomunitari; • Segretariato sociale; • Servizio Disabili. Tutti servizi che la cittadinanza spesso non sa nemmeno che esistano e che sono purtroppo sempre più indispensabili per un numero sempre crescente di cittadini. È importante ricordare che l’evento realizzato dalla Menafro Dance Studio ha ricevuto l’importante collaborazione di: Loredana Santoli (Costumista), Francesca De Finis (Scenografie), Art Service (Service Audio/Luci), Fotografia P&B (Servizio Fotografico), Luigi

De Michele ( Regia/Riprese TV c/TeleDauna e www.insonniatv.it) Mirella Menafro, Annamaria Di Fonzo, Massimo Ferrante ( Assistenti di Scena), La Confraternita Misericordia di Orta Nova (per aver creduto in Michela Menafro), Marco Cassotta, Eugenio Bellino, Roberto Caione (Logistica Scene), tutto il settore giovani di Misericordia per l’ottimo servizio d’ordine, assistenza sanitaria e quant’altro si è reso necessario, e l'Amministrazione Comunale di Orta Nova tutta, che nella persona del Sindaco Iaia Calvio ha dimostrato la sua vicinanza allo spirito che spinge Michela Menafro ad abbracciare la Danza come una Canzone

del Corpo ... di gioia e di dolore, ma soprattutto di passione per un’attività che cura lo spirito, e non solo il corpo. Inoltre lo svolgimento dell’evento ha concretizzato anche il sogno della Dr.ssa Michela Menafro: * Allietare tutti gli spettatori (accorsi in oltre 6000 persone da ogni dove) con un raffinato saggio di Danza Classica e Moderna, ma anche di divertire i più piccoli, dalle 18:00 alle 21:30 della stessa sera, con Attrazioni Gonfiabili, oltre a Clown, Mascotte e Pop Corn e zucchero filato gratuiti a go go. Mentre dalle 21:45 già in concomitanza dello Spettacolo di Danza “Ciak si danza per la Solidaietà” la A.S.D. Menafro Dance Studio ha avuto l’onore ed il privilegio di avere come ospiti il Governatore della Misericordia di Orta Nova, Gerardo Tarantino, ed il neo-eletto sindaco Iaia Calvio, oltre ad offrire a tutta la piazza Ortese l’esilarante Spettacolo di cabaret con Uccio De Santis, in modo da contribuire in modo anche divertente a diffondere il nostro comune messaggio sociale: Aiutaci ad aiutare!!! Che Iddio ve ne renda merito…. Per informazioni sulle attività svolte presso la A.S.D. Menafro Dance Studio (Danza Classica, Moderna e Contemporanea, Hip Hop, Aerobica e Step, Balli di Gruppo, Ginnastica Dolce per Signore, Ginnastica per Bambini, Ginnastica Posturale, Corsi di preparazione psico-motoria al Parto), e/o assistere, contribuire a quelle della Confraternita Misericordia Orta Nova: Dr.ssa Michela Menafro, Via Soldato Balsamo, 57 ad Orta Nova - 328/3348330, Gruppo Facebook (cerca… A.S.D. Menafro dance Studio) Misericordia Orta Nova: 0885783015.


Eccoci di nuovo: gli stornaresi di Milano vi fanno arrivare ancora una volta la loro voce, per dirvi soprattutto del piacere provato nel ricevere la vostra risposta alla nostra proposta per un reciproco avvicinamento. Le 4/5 copie dell’Ortese che ci avete spedito sono andate a ruba tra i nostri soci stornaresi e ortesi, quale tangibile segno di un palese interessamento nei vostri confronti. Ora che abbiamo rotto il ghiaccio non resta che muoverci di conseguenza, cercando in qualche modo di consolidare il nostro rapporto nella certezza che più avanti potremo avere mille occasioni per dimostrarlo anche nei fatti. Siamo certi che non mancherà l’opportunità di conoscerci di persona, anche se alcuni di noi si conoscono già da tempo. Il nostro referente per adesso resta Annito Di Pietro, al quale ricordiamo il vecchio detto: “chi trova un amico trova un tesoro”, nel frattempo aspettiamo di vedere cosa ci riserverà il futuro; noi intanto abbiamo creato un presupposto. E, dal momento che entrambi i nostri due gruppi sono motivati da spinte prive di interessi materiali, siamo sicuri che questo comune e nobile elemento possa produrre dei buoni frutti. Ci ha emozionato vedere pubblicata sull’Ortese una vecchia fotografia del nostro Circolo Lo Stornarese scattata durante una delle sue tante gite, nella quale si possono vedere carissimi soci che nel frattempo sono passati a miglior vita. Quella foto è la dimostrazione della nostra longevità associativa. Ci ha sorpreso piacevolmente inoltre ritrovare la nostra carissima amica Enza Costa, cosa che ha ridestato in tutti noi memorie sopite da troppo tempo, specie rileggendo un suo vecchio articolo intitolato “Dove sei”, pubblicato dal nostro giornale molti anni fa. Nel quale Enza faceva una interessante riflessione sul tema dell’emigrazione, un

fenomeno sociale molto sgradito e ancora oggi molto attuale, un argomento antico e ancora terribilmente attuale, ma sempre doloroso. Un problema sociale a cui gli italiani sono molto sensibili, di fronte al quale si sentono molto toccati. Ritrovare Enza Costa grazie all’Ortese è la dimostrazione della forza e della potenzialità che ha un giornale: a volte riesce a compiere veri miracoli, oltre a quello di informare e creare opinioni. Questo piccolo esempio ci fa capire come l’Ortese potrebbe svolgere un ruolo sociale decisivo per diffondere l’idea-progetto Unione dei 5 Reali Siti. Saprebbe formare nuove coscienze e un nuovo spirito negli abitanti del nostro territorio, più adatto e rispondente ai tempi di un domani che è già presente. Cogliamo l’occasione per fare ad Enza Costa tanti auguri, dicendole che noi la ricordiamo con piacere, così come abbiamo presente il fu don Michele Pistillo; si sono perse invece le tracce di Antonio Tucci, il quale si è volontariamente eclissato (per sapere qualcosa di lui occorrerebbe rivolgersi a “Chi l’ha Visto”?). Ma queste sono le leggi della vita: chi arriva e chi parte; alle quale l’uomo è tenuto a conformarsi nel bene e nel male, contro cui a nulla serve la nostra volontà, semmai abbiamo solo il dovere di sopravvivere. L’esistenza infatti è un fiume inarrestabile che ci spinge verso il mare, ma l’uomo in questa sua condizione ha il “dovere” di spaziare con il suo sguardo per tentare con ogni mezzo di migliorare se stesso e il suo contesto sociale. Per di più l’uomo avverte nel suo intimo che è altamente morale lasciare la realtà del mondo migliore di come egli l’abbia trovata. Cercando di tessere la tela dei suoi interessi, delle amicizie e delle conoscenze, in maniera che la vita diventi più sensata e soddi-

sfacente per tutti. Non gli resta che accettare il suo destino che è quello di imparare a vivere con gli altri e per gli altri e mai da isolato; il poeta inglese John Donne recita: “nessuno può considerarsi un’isola”. Questo significa che le persone vivono meglio quando condividono con gli altri le loro gioie e le loro sofferenze. Torniamo al nostro Circolo per dirvi che abbiamo di recente rinnovato il Consiglio Direttivo, durante una bella serata di festa dedicata alla Puglia, parlando del nostro caro territorio dauno e del progetto dell’Unione dei 5 Reali Siti. Si è sostenuta l’importanza di diffondere l’idea di dar forza e adesione a un tale programma, sperando che gli appartenenti dei 5 paesi interessati comincino presto a sentirsi parte integrante del nuovo Ente sovracomunale. Chiudiamo allegando la foto del nostro Presidente Domenico La Quale, detto confidenzialmente Mimì, un uomo con una figura esile ma con un tempra da roccia granitica, una persona che per il nostro Circolo è marchio di qualità e garanzia di continuità.


Di che cosa si potrebbe parlare di più in questi giorni??? - Delle vacanze estive!!! Di cose positive ce ne sono tante, l’allegria, la libertà ... ... ma anche di negative: un anno, percorso insieme a compagni e maestre se ne và!!! Le aule in ordine, le finestre chiuse, le lavagne pulite, sotto un banco si intravede qualche foglio sgualcito, colori consumati, ultime tracce di quegli scolari che per tutta l’estate dimenticheranno lo squillo della campanella, per godersi le vacanze. Per le strade si sentono le voci dei bambini riuniti in gruppi che giocano, cantano, girano in bici e nelle ore più calde, ritorna il silenzio ... tutti a casa davanti al computer, a guardare la TV, a leggere qualche libro e la sera sfiniti a letto, a sognare mare, gelati, giochi, monti e viaggi... Arrivederci scuola ... a settembre!!! Una festa di saluti Come da tradizione, gli alunni di quinta dicono addio alla Scuola primaria e alle loro insegnanti che li hanno guidati per cinque anni, nel loro cammino di crescita umana e culturale, con la rappresentazione di un Musical. La bella e la bestia per gli alunni delle classi A/B coadiuvati dalle loro insegnanti: Bruni Fernanda, Netti Donata, Ciccone Antonietta, uno spettacolo teatrale ricco di buoni sentimenti, curato dalla scenografa Francesca De Finis e dalla coreografa Michela Menafro, che ha commosso il pubblico presente in sala, presso l’Istituto San Tarcisio di Orta Nova. Il Gobbo di Notre Dame per gli alunni delle classi E/F guidati dalle loro insegnanti: Antonietta De Filippis, Mina Redavid e Rosa Pignatiello, una storia d’amore, tratta dal romanzo di Victor Hugo, travagliata e perseguitata dall’ingiustizia e dalla ipocrisia di Frollo, arcidiacono della cattedrale, innamorato come Quasimodo, di Esmeralda, la bella gitana. La coreografia è stata curata dall’insegnante di danza classica e moderna: Nadia Pandiscia. Il... viaggio per gli alunni delle classi C/D con le rispettive insegnanti Maria Vece, Irma Tarallo e Lucia Tocco, hanno voluto ripercorrere un viaggio a ritroso nel tempo,ricordando gli anni trascorsi nella scuola primaria. La drammatizzazione e la musica hanno consentito di lavorare su contenuti impegnativi e attraverso metafore

e parodie i bambini hanno potuto esprimere sentimenti ed emozioni, scoprire sé e gli altri e riflettere sui fondamentali valori di identità culturale, di unità e di Patria. La performance di tutti i ragazzi, allievi-attori è stata ottima e coinvolgente, la recitazione è stata chiara e diretta,si sono mossi in scena con sicurezza e scioltezza, determinando, stupore e ammirazione per la coordinazione, eseguita durante lo spettacolo. A tutti gli alunni il Dirigente Scolastico Dott.ssa Immacolata Conte ha consegnato come augurio per il loro futuro, la poesia “Siate il meglio” di M. Luther King, sostenendo parole di elogio: “Oggi e sempre date il meglio di voi stessi!”. Un momento da solennizzare... Il pensionamento Salutiamo con affetto il personale della nostra scuola che dal primo settembre 2011 andrà in pensione. Auguri e grazie per la vostra dedizione, alle maestre: Altomare Ariemma, Fernanda Bruni, Donata Netti, Licia Ladogana, Irma Tarallo e alla collaboratrice Filomena Ariemma. Ci mancherete! Siete stati per tutti noi, insegnanti più giovani, modello esemplare di vita, non vi dimenticheremo mai! Grande commozione nei saluti finali quando l’insegnante Fernanda Bruni ha voluto dedicare a tutto il corpo docente, una preghiera d’amore di Don Ottaviano Menato intitolata “L’importante è ... seminare”.

Semina semina: l’importante è seminare - poco, molto, tutto il grano della speranza. Semina il tuo sorriso perché splenda intorno a te. Semina le tue energie per affrontare le battaglie della vita. Semina il tuo coraggio per risollevare quello altrui. Semina il tuo entusiasmo, la tua fede il tuo amore. Semina le più piccole cose, i nonnulla. Semina e abbi fiducia: ogni chicco arricchirà un piccolo angolo della terra. Brevi È il momento di salutare anche il Direttore e la Redazione, tutta de l’Ortese che ci ha ospitati per tutto l’anno, dando spazio alla descrizione di tanti eventi realizzati nella nostra scuola. Grazie: scrivere da giornalisti in erba è stata una bella esperienza!


La continuità educativa e didattica consente ad ogni alunno di inserirsi nel nuovo contesto scolastico in modo graduale e costruttivo. Le docenti della scuola primaria “N. Zingarelli” hanno pianificato anche quest’anno una serie di attività per avvicinare i bambini della scuola dell’infanzia, al nuovo ordine di scuola. La prima attività ha preso l’avvio nel dicembre 2010, presso la palestra dell’istituto, alla presenza dei genitori. Le classi 5ª D-E, guidate dalle docenti Concetta Di Salvo, Lucia Mennea, Concetta Melchionda e Olga Fuiano, in collaborazione con i bambini della scuola dell’infanzia “Mascagni”, guidati dalle docenti Assunta Iorio, Carmela Fabbrizio, Filomena Macchia, Ilaria Santomarco, Danilo Bucci, Angela Trecca e Angela Manente si sono esibiti in canti natalizi in lingua inglese, con l’accompagnamento di alcuni strumenti ritmici e voci soliste. Nell’occasione è stato presentato anche il recital denominato “L’albero dei bottoni”, frutto della collaborazione tra ordini di scuola. I bambini del plesso

“Pirandello” invece hanno collaborato con le classi 5ª A-B-C, guidati dalle docenti Giusi Bracone, Filomena Gatta, Valentina Console, Eleonora Errico e Angela Moriglia, presso la sala teatro d’istituto “Pier Giorgio Frassati”, alla drammatizzazione denominata “Il Creato in festa”, accompagnata da canti in inglese, di fronte a una folta platea di genitori entusiasti ed emozionati. Sempre nello stesso periodo prenatalizio è stato realizzato un singolare albero di Natale bidimensionale, in collaborazione con la docente d’inglese Incoronata Bellino, formato dalle impronte ritagliate di tutte le manine dei bambini dell’ultimo anno di scuola dell’infanzia e di quelli dell’interclasse di quinta. Ogni plesso ha realizzato il proprio albero ed affisso nella sede di appartenenza. Successivamente, nel mese di febbraio, si è tenuta l’esibizione del coro “La banda dello Zecchino”, formato dai bambini di cinque anni del plesso ex Mascagni e gli alunni di quinta B-C, guidati dalle docenti Gianna Russo, Angela Pasquariello e Gina

Nell’ambito del premio Stefano Cavaliere, organizzato dall’Unitre, sede dei Cinque Reali Siti, quest’anno, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, è stato bandito un concorso per tutti gli ordini scolastici del comprensorio, per la realizzazione di un giornale che sia copia fedele dei quotidiani del 1860. Il I Circolo “N. Zingarelli” di Orta Nova ha risposto con

entusiasmo alla gara, con una realizzazione molto bella ed originale, intitolata “La Gazzetta D’Italia”, alla quale hanno partecipato le classi 5ª D-E. La giuria di esperti che ha esaminato gli elaborati inviati da numerose scuole del comprensorio, ha sancito la vittoria del I Circolo, nella categoria Scuole Elementari, con la seguente motivazione: “con l’elaborato gior-

Melillo. Il recital si è tenuto nella palestra dell’istituto e in repertorio sono state proposte le più belle e popolari canzoni storiche dello Zecchino D’Oro. Inoltre sono stati eseguiti canti, balli e divertenti barzellette. A margine della manifestazione gli alunni di quinta hanno drammatizzato la famosa poesia di Antonio De Curtis, in arte Totò, “A’ livella” che ha suscitato intensa emozione. A conclusione, tutto il gruppo degli alunni ha cantato e mimato la famosissima canzone di Cecchetto “Gioca Jouer”. Gli entusiasti applausi finali sono venuti a sancire e premiare il successo di tutto il lavoro svolto. A conclusione dell’anno scolastico e di tutte le attività incluse nel progetto continuità, si è svolta la manifestazione delle “danze popolari” che ha visto coinvolte la quinta A e i bambini di cinque anni dei plessi “Piccinni” e “Pirandello”. Le docenti Vittoria Santoro, Giusi Bracone, Gatta Filomena, Claudia Asci, con la collaborazione delle insegnanti di sostegno Grazia Quitadamo, Valentina Console e Ilaria Rinaldi, hanno condotto il lavoro di preparazione e di realizzazione di questo meraviglioso evento, a conclusione di un anno scolastico davvero ricco di impegni, eventi e manifestazioni che hanno coinvolto tutto il personale scolastico e tutti i genitori dei bambini frequentanti il I Circolo “N. Zingarelli” di Orta Nova, per un fantastico progetto di continuità. La docente referente del progetto, Rosanna Di Pietro, ringrazia le colleghe per la dedizione e l’impegno, i bambini e le famiglie che con tanto interesse hanno seguito tutte le manifestazioni sopracitate.

nalistico “La Gazzetta D’Italia” del quale si evince conoscenza della tematica ed efficace capacità espressiva” ... Grande entusiasmo nell’Auditorium del Palazzo ex Gesuitico dove è avvenuta la premiazione, la sera del 4 giugno, alla presenza di una nutrita delegazione di docenti e alunni della Scuola Elementare “Zingarelli”. Il premio è stato ritirato dalle docenti promotrici del progetto, Concetta Di Salvo, Lucia Mennea, Concetta Melchionda e Rosanna Di Pietro, alla presenza degli organi dirigenti l’Unitre.


Don Saverio riusciva a stento a dissimulare la sua antipatia per Leonardo, il facoltoso agricoltore che abitava nell’appartamento di fronte al suo, al primo piano del palazzo costruito a fine Ottocento da suo padre, gentiluomo di campagna con ascendenze nobili, che viveva di rendita essendo proprietario di una masseria di media grandezza. Al piano terra c’erano, invece due grandi locali adibiti, rispettivamente, a stalla e a magazzino, in seguito trasformato in cantina. Suo padre e sua madre erano morti nel 1918 a causa dell’epidemia “spagnola e l’anno successivo, quando egli era appena tornato dalla prigionia, il primo piano era stato diviso in due appartamenti, uno dei quali era toccato a lui e l’altro a sua sorella da pochi mesi andata sposa a Leonardo, all’epoca piccolo proprietario terriero. Anche la masseria era stata divisa a metà e Leonardo, esperto conoscitore di terreni e uliveti, aveva scelto per la moglie, cioè per sé, quelli migliori, confinanti con una piccola roggia, facili quindi da irrigare e con la possibilità di introdurvi nuove colture e nuove piantagioni e, infatti, vi aveva impiantato vigne e colture specializzate che lo avrebbero reso ricco in pochissimi anni. Aveva lasciato a don Saverio i terreni “magri”, situati su un lieve pendio, inizialmente destinati a pascolo perché poco produttivi. Don Saverio, che non sapeva nulla di terreni e di pratiche agricole, si era affidato a un fattore ed era stato quest’ultimo a svelargli il trabocchetto nel quale era caduto: i terreni sarebbero dovuti essere divisi in senso perpendicolare e non parallelo alla roggia, in modo da aver due strisce uguali che, partendo dal piccolo poggio, giungessero fino al canale, cioè fino all’acqua e comprendessero terreni altamente fertili e altri meno produttivi in parti uguali. Gli atti notarili erano però ormai stati fatti e a don Saverio non era rimasto altro che nutrire rancore e disprezzo per il cognato. Anche perché, al momento della divisione, gli aveva espresso la sua gratitudine per il fatto che avesse preso anche terreni “che spesso vengono sommersi dall’acqua” (cosa che avveniva forse una volta ogni mezzo secolo) ma che egli “avrebbe bonificato erigendo un opportuno argine”. Questo era Leonardo, un gran lavoratore certamente, ma anche un uomo senza scrupoli, che tutti, in paese, chiamavano “padron Leonardo”. I braccianti che lavoravano per lui, lo chiamavano così quando gli rivolgevano la parola e, se lo incontravano per la strada, lo salutavano levandosi la “coppola” in segno di rispetto. Facevano la stessa cosa anche nei confronti di Saverio, ma a lui si rivolgevano chiamandolo “don Saverio” e non “padron Saverio”. Fino agli anni del secondo dopoguerra la distinzione tra le classi sociali era netta e anche il modo di salutare era codificato da secoli. C’era una differenza sostanziale fra il “don” che veniva dato agli appartenenti a famiglie nobili o di antica e consistente proprietà terriera e conseguente ricchezza o che esercitassero

una professione “liberale” (avvocati, medici, farmacisti, notai, ecc.), e l’appellativo “padron”, che veniva dato invece ai proprietari terrieri piccoli e medi e pervenuti al benessere economico in epoca più recente. “Padron Leonardo era decisamente antipatico a don Saverio e non tanto per l’ignobile inganno che aveva perpetrato ai suoi danni quanto, piuttosto, perché egli era profondamente diverso da lui per educazione, per cultura e per le buone maniere che egli aveva e che invece mancavano del tutto a suo cognato. Don Saverio era stato educato in collegio, aveva conseguito la Licenza liceale, si era iscritto all’Università per diventare medico, ma aveva interrotto gli studi per arruolarsi come volontario, nel Corpo della Sanità, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Gli orrori ai quali aveva assistito, gli assalti alla baionetta, il sangue vomitato da coloro che avevano respirato i gas asfissianti, quello sparso dappertutto sulle tavole di legno sulle quali operavano i chirurghi militari, lui compreso che pure era solo uno studente del quarto anno, le amputazioni eseguite senza anestesia, al massimo con la somministrazione di un po’ di laudano o di morfina o di cognac, le grida strazianti dei feriti che non si riusciva a soccorrere, gli causarono un’invincibile avversione per la professione medica. Catturato dagli austriaci a Caporetto, era rientrato al paese solo a metà del 1919 ed era ormai deciso a non continuare gli studi di Medicina e neppure a intraprendere un altro corso di laurea. Inoltre, dopo la morte di suo padre, c’era bisogno che qualcuno, cioè lui, si occupasse della proprietà, più precisamente della metà di essa, visto che l’altra metà era toccata a sua sorella. Avrebbe gestito i terreni e gli uliveti - aveva pensato - ma non si sarebbe mai sporcate con la terra le mani o le scarpe e tanto meno gli abiti di gran pregio che era solito indossare e avrebbe trascorso il tempo libero con i suoi pari, soci del “Circolo dei galantuomini” e avrebbe consumato la colazione al caffé e sarebbe andato spesso a pranzo o a cena al ristorante, sarebbe andato a teatro, avrebbe viaggiato, avrebbe trascorso le vacanze nelle località alla moda, avrebbe corteggiato le ballerine e le signore del gran mondo, in attesa di contrarre un matrimonio adeguato al suo rango, avrebbe fatto insomma ciò che avevano fatto tutti i suoi avi e che egli stesso aveva fatto fino al giorno della sua partenza per il fronte. Leonardo, invece non era andato oltre la quinta classe elementare ed era abituato a trascorrere le giornate con i “cafoni”, i braccianti agricoli che lavoravano per lui e ne aveva assorbito, o meglio condivideva con loro, i modi rozzi e il linguaggio a volte persino triviale. Visto che abitavano “muro a muro”, don Saverio lo udiva sbraitare contro sua sorella, udiva le espressioni volgari o le risate sguaiate, le grida e, col passare degli anni, gli insulti ai figli piccoli e, a volte, anche i loro pianti

per le percosse che egli non lesinava loro. Non poteva intervenire, naturalmente, ma la sua antipatia verso “padron” Leonardo cresceva giorno dopo giorno, anno dopo anno. Ciononostante le convenienze venivano rispettate. Quando si incontravano per le scale o sul pianerottolo, ma anche per la strada, si salutavano con cortesia anche se si trattava di una cortesia fredda e anche se era sempre lui a salutare per primo, perché a Leonardo, abituato ad essere riverito e salutato, non veniva mai in mente di fare lui la prima mossa, anche in considerazione del fatto che era più giovane del cognato. In realtà egli si sentiva superiore a don Saverio perché egli lavorava, mentre l’altro, a suo dire (e non lo nascondeva) faceva il fannullone e il damerino e gli preconizzava una vecchiaia di fame e miseria. Don Saverio gestiva la sua proprietà affidandosi al fattore il quale, naturalmente, lo derubava, mentre Leonardo si alzava dal letto prima dei suoi braccianti e stava loro addosso dall’inizio alla fine della giornata di lavoro e presenziava alla mietitura e alla trebbiatura del grano, alla vendemmia, alla raccolta degli ortaggi oltre che alla raccolta e alla molitura delle olive. Il risultato finale fu che, col passare degli anni, incrementò la sua ricchezza, mentre Don Saverio cominciò a trovarsi in difficoltà finanziarie a seguito di alcune annate agrarie sfavorevoli e, per mantenere il suo tenore di vita abituale, fu costretto a vendere, anno dopo anno, porzioni piccole o grandi dei suoi terreni seminativi. Glieli comprava Leonardo il quale, acquistando a nome della moglie, pagava un prezzo inferiore a quello di mercato, ma don Saverio non poteva certo tirare sul prezzo con sua sorella. E questo era un artificio messo in atto con furbizia dal cognato. Don Saverio lo capiva e masticava amaro. Intanto gli anni passavano e si avvicinava la tempesta della Seconda Guerra Mondiale, ancora più tremenda della Prima, che egli aveva vissuto sulla propria pelle. Per ragioni varie che egli stesso non sapeva (o non voleva) spiegarsi, egli non si era sposato e viveva solo, nella sua metà del palazzo di famiglia, accudito da una domestica, Concetta, che era entrata al suo servizio quando aveva poco più di tredici anni e da un giovane, Vincenzo (che lei, in seguito avrebbe sposato) che gli faceva da cocchiere. Quando si era sposata, Concetta aveva lasciato il palazzo, ma era andata ad abitare in una casetta al piano terra situata proprio dirimpetto al palazzo di don Saverio e di “padron Leonardo”, sull’altro lato del Corso principale del paese e aveva organizzato i tempi e gli orari in modo da poter fare le pulizie e servire alle ore prefissate il pranzo e la cena a don Saverio, e contemporaneamente badare alla sua casa e alla sua famiglia. Il marito, accudiva al cavallo, puliva la stalla e accompagnava don Saverio, sul calesse o in carrozza, in città, qualche rara volta alla masseria e ovunque egli desiderasse andare. (continua 1)


Dopo la pièce teatrale del 2008 (6-7-8 giugno) intitolata “U’ spusalezj d’ Fnoll” ecco oggi “U’ testament”, un’altra commedia in vernacolo carapellese, dovuta alla penna di due “talentuosi” giovani locali, Nicola Magistris e Savino De Lillo, già autori dell’opera precedente insieme a Pina Abbruzzese. Così, ancora una volta il gruppo teatrale nato all’interno della parrocchia “S. Giuseppe” di Carapelle ha fatto centro, regalando al pubblico accorso numeroso nell’auditorium della chiesa due ore di ilarità e di risate legate alla vicende ingarbugliate di un testamento, che dapprima sconvolge la quotidianità routinaria e le relazioni interne di una famiglia-tipo degli inizi degli anni settanta, poi riporta la serenità grazie alla “restituzione”, per così dire, dell’eredità da parte della beneficiaria della volontà della nonna, cummà Ritoc, che, proprio come il deus ex machina nel teatro antico, scioglie la tensione dell’intreccio e risolve ogni cosa in nome del lieto fine. A veicolare, poi il messaggio del primato dei valori dell’onestà , della laboriosità, della generosità e del rispetto dei vincoli di amicizia e di buon vicinato - oggi del tutto scomparsi in un contesto sociale dominato dal mito del denaro - è ancora una volta il vernacolo, non solo potente strumento di comunicazione atto a conservare e a perpetuare le tradizioni, una sorta di “memoria storica” da

Mentre nell'Italia intera ancora riecheggiano i festeggiamenti per il centocinquantesimo anniversario della sua Unità, è tal proposito meritevole di essere reso pubblico, tra le colonne del giornale, un evento significativo che ha coinvolto in prima persona, esattamente cinquant’anni fa, un giovane ortese, Andrea Trapani. In occasione del centenario dell’Unità, nel 1961, nel periodo in cui il nostro Paese era travolto dal cosiddetto “miracolo economico”, generando un rapido cambiamento su geografia e strutture sociali, il ministro Giuseppe Pella assunse la presidenza del Comitato Italia ‘61 e diede il via a una serie di eventi, manifestazioni e cerimonie rievocative: in un discorso di presentazione alle manifestazioni, che coinvolgeranno tutto il Paese, Pella sottolinea che “il trionfo sarà non solo della città ospitante ma di tutti gli italiani”. Anche Foggia, il 2 giugno, festa della Repubblica, celebrò degnamente l’anniversario con una solenne cerimonia, cui fu invitato Trapani come rappresentante degli orfani di guerra della nostra provincia, in quanto figlio del caduto in guerra Giovanni, Sergente Maggiore dei Bersaglieri, uno dei migliaia di soldati dispersi e mai ri-

tramandare alle generazioni future, ma anche pregnante mezzo di rappresentazione “verista” di ambienti e personaggi della Carapelle di un tempo, oggi consegnati definitivamente alla storia della comunità locale. Basterebbe solo questo elemento per dire che i giovani di “S. Giuseppe” hanno realizzato una bella operazione culturale, in linea con l’intuizione pasoliniana del grande bene “popolare” del dialetto, ma essi hanno fatto molto di più, perché hanno dimostrato - per quanto toto corde immersi nella contemporaneità in considerazione della loro età - di essere profondamente legati al passato della loro comunità di appartenenza e di sentire forte il radicamento nel proprio paese, consapevoli

che senza la conoscenza di ciò che è alle spalle non ci si può sentire proiettati verso il diveniente e il possibile. Per questo essi vanno qui citati ad uno ad uno, proprio perché hanno dimostrato, con questa seconda pièce teatrale, di voler proseguire nel loro percorso di scavo delle memorie collettive del paese per creare occasioni di riflessione su ciò che è stato e che oggi fluisce nel sangue di ogni carapellese, che non voglia sentirsi sradicato dal proprio habitat naturale e dal proprio contesto sociale. Si tratta di una bella proposta progettuale che richiede la massima attenzione possibile e che mi sprona, nella mia qualità di sindaco, a ritenere sempre valida l’idea di “donare” alla cittadina di Carapelle l’auditorium di via delle rose, ormai in fase di ultimazione. Ci sono, infatti, fermenti vari di iniziative culturali nel paese che meritano di essere rese visibili, ma soprattutto di avere una location idonea, uno spazio capace di dare dignità alle diverse manifestazioni, un luogo in grado non solo di consentire la socializzazione, ma anche di favorire occasioni di crescita sul terreno della cultura: è questo, in fondo, il ruolo del contenitore culturale chiamato auditorium, sul quale la mia amministrazione ha puntato e continuerà a puntare ora e sempre, nell’interesse dei giovani e della comunità intera * sindaco di Carapelle

trovati durante la catastrofica campagna militare in Russia. Accompagnato dal sindaco di Orta Nova, Saverio Zampini, dal presidente degli Orfani di Guerra ins. Michele Ciociola e dallo zio ins. Giuseppe Spadavecchia, ad Andrea Trapani fu consegnato, con riconoscenza, un buono novennale del Tesoro a premi 5%, e il riconoscimento, da parte del Ministero della Difesa, di fregiarsi del distintivo d’onore costituito per gli orfani di guerra: due cimeli gelosamente

custoditi e dall’inestimabile valore umano. “Quel giorno, davanti a così numerose autorità civili, militari ed ecclesiastiche, avevo 21 anni ed ero tanto emozionato da non riuscire a capire cosa stesse realmente accadendo intorno a me. Oggi, vedendo le solenni celebrazioni fatte per il 150° anniversario, so bene cosa accadde quel giorno, e ringrazio tutti per quella bella giornata, indimenticabile per me e per l’Italia intera”, ci racconta con un velo di nostalgia.


L’A.S.D. Francesco Moser Libertas ha organizzato, lo scorso 19 giugno, in un’assolata ma gradevole giornata estiva, la prima edizione del Memorial Giuseppe Lavacca, gara di ciclismo amatoriale che ha visto la partecipazione di 120 corridori provenienti da varie zone della Puglia, Campania e Molise. La carovana di ciclisti si è schierata sulla linea di partenza, davanti l’azienda vinicola Vinorte, sita in via Ascoli, per poi scattare sui pedali lungo un circuito ondulatorio e selettivo, tra i paesi di Ordona, Castelluccio de Sauri, Ascoli Satriano, prima di ritornare, dopo 70 impegnativi chilometri di saliscendi, ad Orta Nova, dove il traguardo è stato fissato davanti la Villa Comunale. Ad alzare per primo le braccia al cielo è stato il giovanissimo Paride Calabria, originario di Taranto, che in dirittura d’arrivo ha staccato i suoi diretti avversari Nicola Sapano e Dario Noviello: tra i ciclisti di casa nostra, ottimi piazzamenti per Ludovico Colangelo (settimo di categoria), Ozimo Francesco (quinto di categoria) e Giuseppe Scommegna (quarto di categoria). I primi tre classificati di ogni categoria sono stati premiati con trofei in vetro firmati con la dicitura della gara, mentre i corridori giunti fino all’ottavo posto nella rispettiva categoria hanno ricevuto una

gustosa busta ricca di prodotti locali. A rendere ineccepibile l’evento hanno contribuito la Polizia Municipale e la partecipazione delle associazioni culturali, come la Misericordia, l’Avis e ArteNova, nonchè il generoso contributo di numerosi sponsor locali, che hanno sostenuto economicamente la Moser affinchè la gara

si svolgesse nel miglior modo possibile. Per l’associazione Moser, pertanto, un altro successo, dopo il campionato su strada per amatori organizzato un anno fa: si tratta dell’ennesima dimostrazione dell’indiscussa capacità, dello staff intero, di saper organizzare gare agonistiche con sapienza e spirito di abnegazione.

Giuseppe Lavacca, a cui l’A.S.D. Francesco Moser Libertas di Orta Nova ha voluto dedicare la gara di ciclismo amatoriale svoltasi lo scorso 19 giugno, è stato sempre un uomo vicino al mondo dello sport e della cultura locale, non lesinando aiuti economici e organizzativi ogni qual volta l’amico e dipendente di lavoro Raffaele Niro, grande appassionato di ciclismo, glieli chiedeva. Nato a Orta Nova nel 1944 ha ereditato dal padre Pasquale l’attività imprenditoriale nel settore agricolo, distinguendosi per tenacia e perseveranza, e dedicandosi all’industrializzazione del vino sin dal 1966, anno della prima vendemmia presso la cantina situata in zona ex Distilleria. Assieme al fratello Gino, nel 1985 ha

fatto costruire una più moderna cantina in via Ascoli, dedicandosi al lavoro con zelo e costante impegno, senza mai trascurare l’amore per la sua famiglia. “Di lui ricordo le cose belle, il suo carisma, il rispetto per se stesso e per gli altri, l’abnegazione, l’attenzione per la solidarietà” ci confida emozionata Angela, una delle sue figlie. “Era autoritario, com’è giusto che sia, con zio Gino non ci hai mai fatto mancare la sua attenzione e le sue cure, creando armonia e unione in casa. Ha sempre considerato la sua azienda una famiglia, basando il rapporto coi dipendenti sulla collaborazione e la fiducia”. Venuto a mancare nel 1999 per un tragico incidente stradale, ha lasciato un vuoto

incolmabile in tutta la comunità ortese che vedeva in lui un esempio di rettitudine e onestà morale.


Dopo un anno senza calcio tornerà a rotolare il pallone sul terreno del Fanelli di Orta Nova, rinasce infatti la gloriosa USD Orta Nova Calcio, grazie ad un nuovo progetto capitanato da un ex del pallone biancoazzurro, Paolo Martino, che rivestirà la carica di presidente di questo ambizioso ed entusiasmante progetto. Martino non sarà l'unica figura dell'organigramma dirigenziale, con

lui l'imprenditore ortese Giuseppe Alferino, nelle vesti di vice presidente ed il Dott. Gianluca Apolloni, affermato commercialista romano, in qualità di consigliere segretario. A guidare la compagine biancoazzurra sarà l'esperienza di Michel Lionetti, altra importante figura del passato calcistico ortese, che guiderà dalla panchina la formazione biancoazzurra. “Il progetto - confessa Martino

- si fonda sulla volontà di riportare la città di Orta Nova ai livelli che più le competono, come la tradizione calcistica di questa città testimonia”. La società ripartirà dalla Terza Categoria, ma con la volontà da subito di fare bene. Nei primi incontri dopo la costituzione della nuova società, tanti ragazzi hanno dimostrato la volontà di fare bene in questo progetto, “Non vogliamo semplici tesserati, ma vogliamo giovani che sentano addosso la maglia e la storia calcistica di questa città - rilancia il neo presidente - vogliamo far capire ai giovani che il calcio è fatto di valori, passione e senso di appartenenza”. Auguri Orta Nova, anche il calcio riparte! AUGURI

Pietro Ventura ha festeggiato il 4 giugno scorso i suoi 90 anni. L’Editore e la redazione tutta formulano i più sentiti auguri di buon compleanno.

Al campionato nazionale di nuoto Fisdir svoltosi nel mese scorso a Pugnochiuso gli atleti foggiani hanno ottenuto dei risultati ottimi, per Zichella un secondo posto nella specialità classe S14 e Luigi Cosenza medaglia d’ar-

gento nei 50 dorso. Mancano oramai cento giorni dai Global games 2011, gara valida come qualificazione alle prossime Paralimpiade di Londra 2012 è la qualità della rappresentativa foggiana è in aumento.


Questo mese e prima della pausa estiva, voglio omaggiarvi con una anticipazione della mia prossima pubblicazione “Metti in Tavola la Capitanata”. La Capitanata è grande. È ricca di monumenti, di paesaggi: dalle spiagge del Gargano, alle Isole Tremiti, ai suoi laghi, al verde del Subappennino Dauno, all'immenso Tavoliere. La Capitanata si estende a perdita d'occhio con i suoi oliveti tormentati e solenni, con i colori della vendemmia quando in autunno i vigneti presentano uve e nel bicchiere danno vita a tutti i colori dell'arcobaleno, con il suo grano duro e i sapori mediterranei. Sì, la Capitanata dai colori del sole. La Capitanata è l'attimo che fugge, l'allegria, il prodigio dell'incanto, un sorriso, una canzone, una festa. La Capitanata è una realtà quotidiana che vive nelle radici di un popolo antico che dal sole, dalla terra, dal mare ha fatto la sua storia. Sono le stesse radici, lo stesso sole, la stessa terra e lo stesso mare con cui da anni le massaie della Capitanata imbandiscono le loro tavole, in un tripudio di colori e sapori, che vanno dalla terra al mare. Ovunque si vada in provincia di Foggia una cosa è certa: a tavola si trovano piatti gustosissimi, ingredienti genuini e sorprese squisite. Questo ricettario è un invito a mettere la Capitanata a tavola: e ognigiorno ne avrai la fantasia, i sapori e i colori della terra dei dauni. Siamo nella provincia che vanta almeno quattro primati: in Capitanata si produce la massima parte del grano, del vino, dell'olio e del pomodoro italiani, un enorme riserva produttiva di quattro capisaldi della nostra cucina più spiccatamente mediterranea. Una grande vocazione agricola che nel piatto vuol dire genuinità, qualità,

schietti e robusti. E poi verdura, frutta, pesce, ortaggi... insomma un vero “bendidio”. Acquasale Quattro fette di pane raffermo, del formato a pagnotta; pomodori succosi, origano, sale, olio (aglio, cipolla, tonno, capperi). È la versione estiva del pancotto: anche questo piatto antichissimo, e tipico della cucina contadina. La preparazione è semplicissima. Si inumidiscono le fette di pane, quanto basta a renderle morbide, quindi si condiscono con pomodorini suc-

cosi, schiacciati tra le dita in modo che il succo finisca sul pane, sale, origano e un filo d'olio d'oliva purissimo. Chi non ha problemi di digestione può aggiungervi tondini di cipolla fresca, tagliata sottilmente. Volendo, anziché crude le fette di pane possono essere preventivamente arrostite sulla brace, in questo caso, un ulteriore tocco di sapore potrà essere conferito strofinando sulla fetta di pane che verrà condita dell'aglio fresco. Per una versione più ricca possono essere sott'olio. Cozze arraganate Ingredienti: Un kg. di cozze, piuttosto grande, aglio, prezzemolo, pangrattato, olio di oliva.

Sveliamo prima di tutto l'arcano: “arraganare” è una modalità tipica, particolare della gastronomia foggiana. Letteralmente significa gratinare, usando mollica di pane. In effetti, per la migliore riuscita dei diversi piatti “arraganati” sarebbe opportuno non tanto il pangrattato che si vende confezionato, quando quello che si prepara in casa: scottando in forno del pane raffermo, molto duro, e quindi sbriciolandolo, con la quale si passa e si ripassa fin quando, appena unto, non è ridotto in frantumi. Ma veniamo alla preparazione. Pulire bene le cozze, lavandole accuratamente e privandole di tutte le impurità all'esterno. Quindi aprirle, facendo in modo che il frutto resti tutto in una sola valva. Mettere le cozze, con il guscio verso il basso, uno a fianco all'altra, in una teglia e condirla ad una ad una con un trito di prezzemolo e con un po' di olio di oliva extravergine. Quindi spolverizzare con abbondante pane grattuggiato e mandare in forno già caldo facendo cuocere fino a quando il pangrattato non sarà diventato bruno e croccante. Lumachine di Sant’Anna (Ciammarichelle de Sand’Anne) Ingredienti: 1 Kg di lumachine, 3 foglie di alloro, 3 foglie di mentucccia, 2 spicchi di aglio, olio di oliva extravergine, sale e pepe q.b. E’ il piatto del Terrazzano, una pietanza tradizionale per festeggiare la Festa di S. Anna a Borgo Croci a Foggia. Per due giorni fare spurgare le lumachine dalla loro impurità, poi lavarle con acqua corrente possibilmente più volte. In una pentola con acqua metterle e a fuoco lento portare a bollitura, eliminare con una schiumarola le impurità che si formano. Scolarle e rimeterle in un una pentola con un po’ d’acqua aggiungendo la mentuccia, l’alloro, aglio a spicchi interi, olio extravergine, sale e pepe, quindi fare cuocere per 15 minuti. Servire con un filo d’olio accompagnando con le pizze fritte.


Siamo in piena era di riarmo digitale. Le più grandi potenze mondiali (ma non solo) hanno sviluppato piani segreti per attacco e difesa cibernetiche. Superata l'era della guerra fredda, ora le attività belliche sono passate nelle mani di coloro che battono sulle tastiere di un computer. In 36 Paesi sono iniziate le attività di riarmo digitale, ovvero la realizzazione di strategie militari per l'attacco e la difesa su Internet. Con la diffusione ormai capillare dell'accesso alla Rete, si fa presto a comprendere la corsa alla c.d. “militarizzazione dell'Internet”. Una Rete fatta di interconnessioni fra persone e fra agenzie governative si espande freneticamente fra le maglie della quotidianità; ogni secondo si sfiorano esigenze civili e militari di comunicazione, che transitano in Internet. E' facile che le autostrade dell'informazione telematica, dunque, diventino terreno per piantare mine cibernetiche e distruggere obiettivi sensibili di vecchi o nuovi nemici. Secondo il colonnello Ilmar Tamm, a capo del centro di ricerca per la difesa cibernetica dell'esercito estone, i 36 Paesi interessati al riarmo digitale non solo sono quelli più prevedibili (Russia, Cina, Stati Uniti d'America, ecc.). Ve ne sono tanti altri, molto più piccoli e impensabili. La spesa

che gira attorno a questi interventi di militarizzazione dell'Internet si ipotizza raggiungere la cifra di 12,5 miliardi di dollari, secondo quanto riferisce un rapporto di AsdMedia. Attacchi civili e militari Sono noti a tutti i recenti attacchi informatici a danno di Sony PlayStation Network e Qriocity, in cui sono stati saccheggiati 12700 numeri di carte di credito, oltre alle credenziali di accesso della gran parte di utenti dei network colpiti. Questi sono solo alcuni attacchi, fra i più recenti e i più distruttivi, non tanto per il danno immediato (perdita di dati, impossibilità di accesso ai siti web, ecc.), quanto per le gravi complicazioni non direttamente percepibili per un'azienda (perdita di immagine, sfiducia dei consumatori, riassetto strutturale-informatico, ecc.). Gli attacchi cibernetici di tipo militare, però, sono molto più temibili e distruttivi. Si ricordi a titolo di esempio che vale per tutti, il caso di Stuxnet. Worm per computer con sistema operativo Windows, scoperto a luglio 2010, i cui effetti si sono sentiti dopo qualche mese con un migliaio di centrifughe (di impianti nucleari) distrutte in Iran. Il malware, infatti, si era annidato (non si sa come) all'interno dei meandri dei sistemi informatici iraniani, per poi scatenarsi

dopo qualche mese. Cosa succederebbe se venissero realizzati malware per attaccare impianti militari di altre superpotenze? La Rete di difesa diventa attacco Per una strana legge del contrappasso, dunque, Internet è diventato uno strumento di attacco. Quella che era stata concepita come struttura di difesa, immune da interruzioni, poiché basata su una decentralizzazione strutturale, si può trasformare come uno dei più formidabili e complicati mezzi militari distruttivi mai concepiti prima. I vertici governativi e militari di tutti i più importanti Paesi probabilmente se ne sono accorti molto tempo fa. E noi che pensiamo che Internet sia soltanto un futile social network di chiacchiere...


A TE

E A ‘CCHÈ SERVE (VERNACOLO FOGGIANO)

Se hai un cuore vero, aprilo e abbandonati, se hai una mente gioiosa e senza ombre, dimostralo. Se sei ricco d’amore, offrilo sinceramente; domani sarà troppo tardi, per un inevitabile corso della vita! Rocchina Morgese

MISSIONARIO Parte il missionario per terre lontane, attraversa lande sconfinate e foreste inesplorate. A tutti offre aiuto, insegna ad amare Dio e il proprio fratello; con tutti è familiare e sincero. Non ha fissa dimora, una capanna di rami e foglie è la sua casa; si ciba di poco, è povero tra i poveri. La sua carità è profonda, la sua fede è di pietra, il suo entusiasmo inarrivabile; è ricco d’amore, la virtù più grande di tutte. Rocchina Morgese

E a ‘cchè serve cambà tand’a lunghe quante ‘a vite, te resèrve scritte dèlusione e amarèzze. Pecchè si è ruvère ca cocchè ‘vvote te dàce ‘ggioie, spisse e vulundîre, t’accurge, chè

‘a vite, ?je cum’ e ‘nu giurnàle vècchie: ‘Na vote chè l’è lètte, u put’achiude e ‘iettàrle ‘nd’a mennèzze. Giuseppe Esposto A cosa serve A cosa serve vivere per tanto tempo / quando la vita ti riserva solo delusione e amarezze. / Perché se è vero che qualche volta ti da gioia, / spesso e volentieri ti accorgi che la vita / e come un vecchio giornale: / una volta letto puoi chiuderlo e buttarlo nell’immondizia.




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