L'Ortese - Maggio - 2011

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Karol Wojtyla è beato. Ad appena sei anni dalla morte è già sugli altari, per volontà del successore, che lo ha conosciuto da vicino, ha collaborato con lui e ha voluto prendere sul serio quel movimento popolare così evidente al momento delle morte, quella fama di santità diffusa che da sempre la Chiesa cattolica considera elemento fondamentale per l'avvio di una causa di beatificazione. Quello di Giovanni Paolo II è stato un pontificato straordinario, sotto tutti i punti di vista, a partire dalla durata. Nei ventisette anni di regno di Wojtyla il primo Papa slavo, il Papa che veniva “da un Paese lontano” al di là della Cortina di ferro, il mondo è cambiato: il comunismo sovietico è imploso, il Muro di Berlino è caduto. Ma l'umanità ha continuato a conoscere guerre, violazioni dei diritti umani, terrorismo. Giovanni Paolo II ha difeso la libertà religiosa, la dignità dell'uomo, la pace. Ha tuonato contro i regimi totalitari dell'Est, ma non ha fatto sconti al capitalismo selvaggio nell'era della globalizzazione.

Si è speso fino in fondo per far capire che non si può strumentalizzare il nome di Dio per giustificare l'odio. Negli anni di pontificato wojtyliano è cambiata anche la Chiesa, che ha ricevuto dal Papa cresciuto nel granitico cattolicesimo po-

lacco un'iniezione di speranza e la consapevolezza che i cristiani devono riscoprire il loro compito nella società secolarizzata. Ma a essere beatificato oggi non è il pontificato di Giovanni Paolo II, non è il suo magistero, non sono le sue scelte di governo né le sue strategie geopolitiche. A essere beatificato oggi è il cristiano Karol Wojtyla, un uomo che viveva immerso in Dio e per questo sapeva essere pienamente immerso nel mondo.


Si è spento nei giorni scorsi Rocco Laricchiuta, assessore comunale alla Cultura e Decentramento di Foggia, stroncato da un male incurabile durante il ricovero presso il policlinico “Agostino Gemelli” di Roma. Eletto consigliere comunale nella lista Mongelli per Foggia è stato delegato dal sindaco a svolgere le funzioni di assessore alla Cultura, Beni culturali, Grandi eventi, Gemellaggi, Promozione turistica, Decentramento e Borgate. Nato a Sassari il 12 gennaio 1943, era laureato in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Chirurgia generale e Oncologia. Ha rivestito la funzione di responsabile del reparto di Oncologia e Senologia della ASL FG e dell’ospedale “Lastaria” di Lucera. In Consiglio comunale era già stato eletto alla fine degli anni '80 nelle fila del Partito Socialista Italiano, rivestendo anche la carica di assessore allo Sport, ed è rientrato nell'Assise cittadina con le elezioni del 2004 con la lista civica “Pellegrino per Foggia”. La sua umanità e professionalità sono universalmente riconosciute e apprezzate, al pari del suo impegno civico e politico improntato all'onestà ed alla difesa dei più deboli. Mi piace ricordarlo come l’ho conosciuto in tutti questi anni: una Persona Perbene. PER ROCCO LARICCHIUTA Di fronte alla morte di una persona conosciuta le voci di cordoglio sono molteplici. Di fronte alla morte di Rocco Laricchiuta la voce di cordoglio del mondo medico non può mancare. Mi piace cominciare dicendo che Rocco ha onorato la professione. Rocco ha reso concreto il giuramento d'Ippocrate, colandone le parole nella quotidianità dove c'è la carne e l'anima di chi soffre. Quanti dolori e quanta sofferenza ha lenito Rocco, quan-

te lacrime è riuscito ad asciugare, quante speranze ha acceso con la parola e con la competenza di professionista serio e preparato. Rocco ha portato la sua competenza ed umanità in un campo come l'oncologia, dove il medico ha l'obbligo di essere scienziato e uomo. Rocco è stato scienziato ed uomo. Come scienziato era forte della sua conoscenza, come uomo era forte della sua capacità di riconoscere l'altro come persona ed instaurare con lui quel rapporto strano e complesso che si ha nella relazione medico paziente, fatta di empatia e di alleanza. Rocco ha interpretato al meglio la sua missione di dottore che diventa medico quando presta il giuramento d'Ippocrate, impegnandosi a riconoscere e riconoscersi nella sofferenza dell'altro.

Rocco è stato grande, perché grande è stata la sua umanità. Tutta la professione oggi inchina il capo di fronte a Rocco Laricchiuta e l'Ordine dei Medici si impegna a portarlo ad esempio per le giovani generazioni perché capiscano quanto sia importante essere uomini prima ancora che scienziati, capaci quindi di ascoltare la sofferenza e senza paura di confrontarsi con la puzza della sofferenza che resta diversa dall'odore che viene trasportato dai libri. Ciao, Rocco, ovunque tu sia ti giunga l'abbraccio a nome di tutta la categoria che rappresento. Salvatore Onorati a nome di tutti i medici di Capitanata


Ultime battute per la campagna elettorale delle amministrative ortesi. Ai candidati sindaci abbiamo sottoposte alcune domande: 1. Quali sono le sue direttive per il bilancio economico di Orta Nova, in particolar modo per il “bistrattato” settore agricolo? 2. In che modo intende promuovere e favorire la partecipazione di cittadini, imprese e associazioni alla vita politica, dato che si assiste a una sempre maggior disaffezione verso le istituzioni? 3. Quali progetti propone per non costringere i giovani ortesi a emigrare in altre città? 4. Perché un elettore dovrebbe votare per la sua candidatura? dott. Giuseppe Moscarella 1. Dando per scontato che il Comune non ha competenze specifiche nel settore agricolo, potendo solo proporre e chiedere, a Regione e Stato, interventi specifici, mirati a sollevare il settore dalla crisi (come del resto è stato fatto nelle ultime riunioni del Consiglio dell'Unione e di quello provinciale), la nostra Amministrazione ha organizzato corsi per i patentini fitosanitari e chiesto tempestivamente alla Regione e al Ministero dell'Agricoltura il riconoscimento dello stato di calamità per ingenti danni ai campi dovuti a piogge e alluvioni. Oggi ci siamo adoperati per il problema del gasolio agricolo e con l'Unione abbiamo avviato la sponsorizzazione dei prodotti locali; esiste, inoltre, il Consorzio di Tutela per il Vino tra le Cantine dei Cinque Reali Siti. Orta Nova è tra i membri dell'Associazione Nazionale Città del Vino e parte integrante dell’Associazione Nero di Troia, nonché delle Strade dell'Olio e del Vino. Per il rilancio dell'economia, abbiamo realizzato la nuova zona Pip che garantirà nuove opportunità occupazionali. Un aspetto fondamentate da sottolineare è che le Amministrazioni, secondo quanto disposto dalla legge Bassanini, dettano gli obiettivi, ma chi deve raggiungerli, con l'emanazione di provvedimenti e atti, sono le strutture tecniche amministrative. 2. È necessaria innanzitutto una predisposizione alla politica: oggi un politico, per i tempi che corrono, deve tentare di aggregare e far comprendere quale sia l'importanza del crescere e del formarsi con la politica con “la p maiuscola”, intesa purtroppo qui come clientele, piaceri e promesse, ma con le nuove leggi non c'è, tuttavia, nulla da promettere. Perciò occorre conoscere la legge, le promesse vanno bandite in campagna elettorale, è il momento meno opportuno per ascoltare fantasie e illusioni. 3. Sono finalizzate a far crescere la comunità giovanile e garantire un impiego momentaneo, è inutile illudere su un'occupazione sicura e a tempo indeterminato. L'Amministrazione può creare le condizioni per lo sviluppo di assunzioni, ad esempio con le zone Pip e F2, accelerando l'iter, ma non arriva certo a portare i soldi a casa dei cittadini: servono pertanto voglia e capacità di investire in progetti rischiosi, secondo un rinnovato spirito imprenditoriale. 4. Perché abbiamo garantito la governabilità per l'intera legislatura e quindi abbiamo assicurato la realizzazione di progetti, intesi in senso lato, messi in cantiere.

I cittadini dovrebbero votarci perché la nostra coalizione dà certezza di onestà, affidabilità e coerenza; nel corso degli anni abbiamo assicurato alle enunciazioni di principio i fatti in un momento di crisi economica mondiale e di vincoli per le Pubbliche Amministrazioni. dott.ssa Iaia Calvio 1. Premettendo che fin quando non si tocca con mano la situazione debitoria non è possibile capire quali rimedi potervi attuare, per rilanciare l'agricoltura occorre prestare attenzione alle risorse locali, valorizzandole e creando una rete tra produttori finalizzata alla realizzazione di un consorzio del marchio Qualità-Lavoro, attraverso l'istituzione di un Ufficio del Marketing Territoriale. Occorre potenziare la rete idrica di approvvigionamento, riqualificando il depuratore in modo da recuperare le acque reflue; vogliamo costituire un “tavolo verde”, ossia una consulta tra produttori per determinare quale prodotto deve essere immesso nel mercati nazionali e internazionali. L'agricoltura non sia un'occupazione di ripiego ma diventi un mestiere scelto consapevolmente, secondo parametri di innovazione e rispondente alle sfide di globalizzazione. Istituendo un albo delle eccellenze saranno premiati i produttori che maggiormente si saranno distinti, promuovendo i prodotti locali e dando sfogo alla vocazione turistica agroalimentare del nostro territorio. Per risanare l'economia, il Comune sia responsabile di create reti per individuare le politiche migliori: nella zona Pip, costata finora solo debiti, vogliamo abbattere i costi per favorire investimenti mirati e rilanciare la produttività artigianale e commerciale. 2. Innanzitutto mettendo sul sito internet del Comune le sedute del Consiglio Comunale e della Giunta, garantendo trasparenza della vita amministrativa, in modo da dare conto alla cittadinanza di quanto viene deciso. Apriremo tavoli di concertazione con cittadini, associazioni e imprese, ascoltando le loro istanze e cercando di risolvere i problemi che li attanagliano. Vogliamo creare una Consulta delle pari opportunità (per dare potere decisionale alle donne), e una sulla legalità e sicurezza (attraverso un'azione non solo repressiva, ma anche educativa), generando i presupposti per un sano senso di virtuosità civica. 3. La Consulta dei giovani è finalizzata a costruire una città a loro misura, attraverso uno sportello in grado di ascoltarli e informarli su opportunità di lavoro, formazione e orientamento. Nel nostro paese esiste poi un'ambizione frustrata di momenti di formazione e divertimento, in cui rispolverare il senso di appartenenza alla comunità. 4. Perché ci sono giovani che si affacciano al mondo politico per la prima volta dopo significative esperienze formative, come la partecipazione alla Festa Democratica sui delicati temi della legalità e del rispetto delle regole. La nostra è una coalizione di partiti, associazioni in cui sono esaltate analisi di confronto costruttivo, secondo il principio democratico in cui prevale la maggioranza, ma la minoranza

lotta per sovvertire l'ordine delle cose. Abbiamo deciso di abbandonare la poltrona di commentatore scettico e di metterci la faccia, in quanto il disagio è evidente e ci richiama all'impegno civile. Vogliamo che la gente torni ad aver fiducia nei partiti e apprezzi la nostra audacia, credo che siamo l'unica seria alternativa con garanzia di tenuta, un pedigree di libertà, secondo un percorso iniziato quattro anni fa. dott. Michele Antonio Porcelli 1. Lo sviluppo economico va di pari passo con lo sviluppo del settore agricolo: in un paese a economia prevalentemente agricola come il nostro, infatti, non può esservi affatto sviluppo fino a quando non avremo imparato a trarre il massimo ricavo da questo settore. A tal fine, l'azione amministrativa che ci prefiggiamo di compiere verterà su due principali assi d'intervento: l'accorciamento della filiera e lo sviluppo nel settore agroalimentare. Per il primo punto, abbiamo intenzione di valorizzare i prodotti locali attraverso l'adozione di piattaforme di contrattazione comuni, con la finalità di attuare una filiera corta di massa, in modo da aumentare significativamente il valore aggiunto trattenuto sul territorio sia dai produttori che dai consumatori con vantaggi significativi per l'intera collettività. Per lo sviluppo dell'agroalimentare, riteniamo fondamentale la creazione di sinergie, strategiche e operative, con i numerosi organismi/Enti già operativi sul territorio Regionale e di Capitanata che si occupano di innovazione e attuazione del PSR (Piano di Sviluppo Rurale), ovvero dell'erogazione operativa, sottoterritorio del Tavoliere, dei contributi già stanziati dalla UE (in ballo ci sono decine di milioni di euro) nell'ambito della programmazione per i fondi strutturali regionali 2007-2013. Il primo e forse più importante di questi organismi intermedi per l'attuazione concreta è l'erogazione dei contributi del Piano di Sviluppo Rurale, diretti a valorizzare e commercializzare i prodotti agricoli; favoriremo lo sviluppo dell'economia rurale nel suo complesso con il G.A.L. (Gruppo di Azione Locale), “Piana del Tavoliere”. 2. L'istituzione di una “Consulta permanente del territorio”, composta da uno o più membri del Consiglio comunale ed esperti in genere, consentirà di ascoltare, mediante prefissati incontri settimanali, le istanze provenienti dai vari gruppi sociali, come associazioni, giovani, donne, anziani, società sportive etc Un giorno la settimana il primo cittadino si metterà a disposizione per sentire le segnalazioni dei cittadini su qualsiasi tema; i diversi sportelli informativi metteranno al corrente su opportunità e attività anche ricreative. 3. Per invertire la grave tendenza dell'emigrazione giovanile, puntiamo a creare uno “Sportello Informa Giovani” presso gli Uffici comunali, attivabile “a costo zero”, con la stipula di convenzioni di stage con gli Istituti della scuola secondaria superiore presenti sul Territorio e la condivisione della Banca Dati del Centro per l'impiego: in questo modo i giovani saranno informati su tutte le opportunità offerte dai vari Bandi Statali e Comunitari Regionali, così da elevare al massimo la partecipazione d'imprese e giovani al circuito dei finanziamenti comunitari ed invertire il processo di emarginazione sociale che oggi vede troppi giovani, relegati ai margini della società e costretti per lo più a emigrare al Nord.


4. Per un senso vero e concreto di ribellione per il modo di amministrare questo Paese, che l'ha portato alla deriva sociale ed economica sotto qualsiasi punto di vista. Il cambiamento che proponiamo non è il banale cambiamento nel nome del Sindaco, dei consiglieri e degli amministratori, ma è profondo nelle logiche con cui è amministrata la nostra città, in ossequio a meriti e democrazia, con occhio attento alle esigenze di tutti, imprese, giovani, bambini e alle fasce più deboli. Il paese non ha bisogno di opere faraoniche ma di soluzioni immediatamente operative e di gente preparata in grado di attuarle: da questo punto di vista penso che la mia esperienza professionale di dottore commercialista revisore dei conti, la conoscenza diretta del mondo imprenditoriale, del mondo del lavoro e delle sue esigenze, unitamente alla conoscenza degli accidentati percorsi della burocrazia, siano il “valore aggiunto” della mia candidatura al servizio del mio paese. dott. Gianni Lannes 1. Per il rilancio del settore agricolo, occorre effettuare una riconversione a 360 gradi dell'intero comparto, puntando sulla qualità biologica e non sulla quantità dei frutti della terra. Il nostro programma, nato dall'ascolto dal basso di agricoltori, braccianti e imprenditori, punta a realizzare un consorzio che metterà insieme produttori piccoli, medi e grandi, controllando l'intera filiera corta, compresa la distribuzione ed il trasporto delle merci agricole. In altri termini, saranno i lavoratori della terra che stabiliranno il prezzo della loro fatica. Ci siamo prodigati per la creazione di una banca locale, cioè una cassa rurale e artigiana che investa in loco i propri capitali, fornendo valore aggiunto agli imprenditori, nonché a risparmiatori e famiglie. Non promettiamo posti di lavoro, bensì offriamo lavoro alla luce del sole, equamente retribuito a tutti i disoccupati del paese. Se la cittadinanza ortese ci darà il consenso elettorale, in questo territorio lavoreranno, per ciò che compete l'attività amministrativa del Comune, solo ed esclusivamente soggetti (individui, ditte aziende) residenti in loco (o nei 5 Reali Siti). In virtù dell'articolo 1 della Costituzione “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, saranno il diritto, i meriti e il bisogno a fare la differenza, non le raccomandazioni. 2. Con la reale trasparenza degli atti e dell'attività amministrativa, con l'ascolto e il coinvolgimento diretto di cittadini, imprese e associazioni; innanzitutto sarà sottoposto a revisione generale l'attuale Statuto Comunale, uno strumento ignoto alla collettività e privo di possibilità di influenzare dal basso le scelte politiche. 3. Il danno più grave è la perdita delle intelligenze: una prima soluzione all'esodo di massa potrà essere la creazione di una “banca del tempo”, attraverso l'utilizzazione di giovani saperi e conoscenze. Inoltre sarà mia premura utilizzare finanziamenti pubblici a livello europeo, nazionale, regionale e provinciale per concretizzare e offrire opportunità lavorative nell'ambito dei settori agricolo, turistico, enogastronomico, archeologico e storico. Ovviamente non ho una ricetta facile e neppure la bacchetta magica, pur tuttavia il mio impegno sarà quello di determinare in loco possibilità per la giovane generazione di poter travasare le proprie capacità lavorative a beneficio dell'intera collettività.

4. La lista civica, Orta Nova per il Bene Comune, non ha padrini, padroni o sponsor partitici; siamo cittadini liberi, con competenze e capacità di risanare e far progredire Orta Nova, i Cinque Reali Siti e l'intera Capitanata. Su la testa! dott. Gianluca Arturo Di Giovine 1. Una prima soluzione è intercettare, attraverso un'equipe di lavoro, i fondi di politica agricola della Comunità Europea disponibili fino al 2013, delineando progetti formativi in grado di definire la nostra zona come area rurale. Vogliamo creare una partnership con l’Università, per costituire una sorta di Authority in miniatura che dia quel surplus di valore ai prodotti per renderli competitivi sul mercato, per realizzare una vera e propria rete culturale di identificazione del territorio coi prodotti della terra. Getteremo le basi affinché ci sia volontà di costituire un Consorzio Agrario: occorre perciò improntare un discorso di marchio, di qualità dei beni, unendo ciascun produttore le proprie forze e capacità. Prima di provvedere al rilancio dell’economia ortese, occorrerà innanzitutto mettere a posto i conti pubblici, instaurando meccanismi virtuosi e partecipativi verso i cittadini, ad esempio favorendo la raccolta differenziata in modo così da pagare una Tarsu più bassa, riducendo gli sprechi e facendo investimenti mirati e lungimiranti. 2. Attraverso il bilancio partecipato, che è già una realtà a Stornara, ogni cittadino sarà

chiamato a redigere il bilancio di revisione; inoltre abbiamo intenzione di creare commissioni extraconsiliari e sportelli di segretariato sociale, con particolare attenzione ai ceti più deboli, abolendo le barriere architettoniche e favorendo in generale lo sviluppo della qualità della vita, affinché i deboli non siano ulteriormente emarginati. 3. I progetti più rilevanti riguardanti le politiche giovanili sono ha costituzione di una consulta giovanile, la realizzazione di uno sportello informagiovani sulle opportunità di lavoro e formazione, la creazione di una “banca del tempo” per trasferire le proprie conoscenze e i propri saperi, nonché garantire il collegamento wi-fi gratuito a tutti, in quanto internet è accesso alla conoscenza cui le giovani generazioni sono proiettate. È importante la progettazione, garantita da giovani competenti, attraverso la capacità di recepire e intercettare i bandi e i finanziamenti pubblici; ad esempio i laboratori urbani, finalizzati a strutture immobili dismessi, potranno essere utilizzati per finalità culturali e sociali di primo piano. 4. Perché ha nostra lista è l'unica autenticamente alternativa, priva di interessi privati e conflitti d'interesse interni, in modo da garantire la governabilità della cosa pubblica; è una candidatura giovane e competente, e quindi già rivolta a uno sguardo futuro, l'unica che dà vera voce alle nuove generazioni, non servendosi di loro, e tesa al bene della collettività.

Fra i numerosi candidati consiglieri, nelle diverse liste dei vari schieramenti di questa tornata elettorale partecipano anche due collaboratori della nostra rivista. Uno di questi è Giovanni Scommegna, che scrive sulle pagine dell’Ortese da ormai sei anni. La sua è la prima esperienza di politica attiva, anche se possiede una lunga militanza di associazionismo, in primis Ortese ed Unitre. Il suo ingresso nella competizione elettorale è stato favorito dalla sua adesione al movimento politico “Libera Idea”, avvenuto circa un anno fa, della quale porta con se i positivi insegnamenti del confronto costruttivo e del rispetto dell’avversario politico. L’entrata in campagna elettorale di Giovanni Scommegna coincide con l’avvicinamento del candidato sindaco di riferimento, Michele Antonio Porcelli, che ha avuto nell’entusiasmo e nella novità la spinta necessaria a compiere questa scelta. Senz’altro l’ingresso di Porcelli ha dato un impulso alla campagna elettorale in corso, ma anche una forte speranza di rinnovamento e di avvicendamento della classe politica. Senza ombra di dubbio Porcelli, con i suoi ottanta candidati divisi in cinque liste, costituisce quella novità e quella opportunità di una politica moderna, pronta e attenta a cogliere tutte le opportunità che i nuovi ordinamenti mettono a disposizione, ma an-

che un enorme serbatoio di idee innovative, affinchè Orta Nova possa diventare un importante polo di sviluppo economico e culturale, una seria e concreta opportunità per i suoi cittadini.



Carissime elettrici, cari elettori, mi chiamo Lorenzo ANNESE, ho 55 anni, tutti trascorsi a Orta Nova, città in cui sono nato e da cui non voglio andarmene. Sono sposato e ho quattro figlie. Sono un piccolo imprenditore nel campo della lavorazione e del commercio degli indumenti usati e della prima lavorazione dei prodotti agricoli. Cinque anni fa ero candidato come Sindaco e chiesi il vostro voto per cambiare questo paese, e, per una mangiata di voti non potei coronare quel sogno, cioè quello di contribuire nel dare a questo paese un futuro roseo, ricco di opportunità e di sicurezze, mentre oggi ci troviamo in una situazione grigia, stagnante e senza prospettive. Dal 2006 ad oggi son trascorsi cinque anni, il vostro voto comunque non è stato dato invano, in quanto ho svolto il mio ruolo di minoranza ed opposizione all’attuale maggioranza capeggiata dal sindaco Moscarella, il quale si ricandida per la quarta volta, con abnegazione, passione politica e puntualità su tutti gli argomenti e provvedimenti che questa amministrazione ha posto in essere in questi cinque anni. In questi anni ho fatto sentire non solo la mia voce con comizi ed incontri pubblici, ma ho cercato anche di produrre documenti, atti, proposte, informandoVi puntualmente con manifesti, articoli di stampa e volantini affinchè Vo cittadini venivate messi nella condizione di sapere fatti e misfatti di questa Amministrazione. Questi documenti sono stati raccolti

in questo documentario, una specie di resoconto del mio umile impegno amministrativo. Oggi, Vi chiedo di votarmi ancora, non come candidato Sindaco, ma come semplice consigliere, in quanto ho ritirato la mia candidatura per consentire due cose, a mio avviso importanti: primo, ridurre la frammentazione politica, in un paese devastato dall’individualismo sfrenato; secondo, aggregare attorno ad un unico candidato una moltitudine di persone, che abbia anche una funzione sociale, che possa far avverare quel sogno di cambiamento che c’è nell’aria e nelle persone, che in questi anni sono rimaste silenziose. Ebbene, con I Riformisti, abbiamo scelto di appoggiare un giovane professionista di Orta Nova, il dott. Michele Antonio Porcelli, il quale anche lui ha una grande “Passione per la Politica”, intesa come vorremmo che fosse sempre: la salvaguardia dell’interesse comune, un mestiere che ha come scopo il bene delle comunità cui si appartiene. Abbiamo deciso di spenderci ancora, per creare qualcosa di nuovo, qualcosa che non c’è, quello di costruire insieme il nostro futuro, e non il proprio futuro!!!!!! Il sogno che ci unisce con Michele Antonio Porcelli e la sua coalizione formata da cinque liste, tutti giovani Ortesi, è quello di

ridare energia a tutti i settori produttivi della città di Orta Nova, una opportunità ai giovani, una mano amica alle persone della terza età ed agli anziani, fiducia alla città e alle famiglie che vi abitano. Ebbene, care elettrici e cari elettori, se il 15 e 16 maggio 2011, se avrò il piacere di ricevere ancora il vostro sostegno, il vostro voto, la vostra fiducia, dovete sapere che : il vostro voto produrrà cento impegni da parte mia. Arrivederci




C’è un luogo dove la sacralità, dovrebbe essere assoluta. Un luogo, caratterizzato dal profondo rispetto non solo per la quiete, ma anche per gli arredi, per le luminarie, perfino per gli addobbi floreali: il Cimitero! Ebbene, ad Orta Nova da un po’ di tempo pare che la sacralità del luogo, venga violata dai ripetuti furti di fiori e lumi che i parenti dei defunti, depongono per devozione sulle sepolture dei propri cari. L’autore, o gli autori di simili atti scellerati nonché il loro fine, restano tutt’ oggi ignoti. Pare - in ogni modo - che quanto

sottratto, non venga “ riciclato “ all’ interno dello stesso Cimitero, ( altrimenti da tempo, si sarebbe provveduto a stringere il cerchio attorno ai profanatori ) , ma portato all’ esterno. Provo a verificare la fondatezza di tali fatti sul campo, ottengo diverse ammissioni ma nessuno, si dice disposto a confermare con il proprio nome, la notizia. Tra i tanti, un arzillo vecchietto di 85 anni: “ Giovanotto che volete che vi dica? I tempi sono cambiati! Questo, è il tempo in cui nemmeno i morti possono riposare più in pace, senza correre il rischio di essere disturbati o addirittura

Il giorno 7 aprile scorso, presso l'Auditorium della Masseria ex Gesuitica di Orta Nova, si è svolto l'interessante convegno dal tema “Verso una società migliore”, a cura dell'Associazione Culturale ortese “Le Nove Muse”. Questa è stata una interessantissima occasione di incontro del pubblico con la comunità buddhista di Capitanata, che era rappresentata, oltre che da una folta delegazione proveniente da diversi centri della provincia e dal capoluogo, dal suo rappresentante, professor Donato Di Bari di Manfredonia. Il tema era tra i più attuali, ossia come si coniugano quelli che sono i principi cardine della dottrina buddhista con la vita e la società moderna occidentale. Il relatore ha dapprima illustrato la genesi della filosofia indiana e poi ne ha delineato le possibilità di “applicazione” a quella che è l'esistenza moderna degli uomini, con i suoi ritmi, le sue esigenze e il suo svolgersi. La folta platea ha posto una silenziosa attenzione ai discorsi e alle parole del professor Di Bari, il quale, con estrema naturalezza, ha

saputo infondere la speranza che una via alternativa di sviluppo e di relazione tra gli uomini è possibile, contraddicendo chi nega che esista negli uomini un'unica possibilità comportamentale “indotta” dalla modernità e fatta solo di prevaricazione e agguerrita competizione. II convegno è stato aperto dall’intervento del presidente dell'Associazione “Le Nove Muse”, Andrea Zicolillo. L'evento rientra in una serie di interessanti appuntamenti che l'Associazione ha in programma fino alla fine di giugno, di concerto con l'altra sezione della stessa Associazione, ossia il Circolo Culturale Neoborbonico “Orta di Capitanata”.

derubati, nella loro stessa dimora eterna!”.


Un gremito Palazzo dei Congressi della Fiera di Foggia ha accolto il Ministro per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, On. Francesco Saverio Romano, che ha tagliato il nastro della 62ª Fiera Internazionale dell'Agricoltura e della Zootecnia. La cerimonia inaugurale è stata aperta dall'indirizzo di saluto del Sindaco di Foggia, Gianni Mongelli, il quale ha chiesto al Ministro di farsi promotore dell’attivazione di una rapida e costruttiva concertazione istituzionale per migliorare la rete delle infrastrutture a sostegno dell’agricoltura e dell'agroalimentare di Capitanata, mentre il Presidente della Provincia di Foggia, Antonio Pepe, ha evidenziato la necessità di stipulare un patto per l'agricoltura del Mezzogiorno. Dario Stefàno, Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, ha quindi ricordato che la ribadita importanza della dieta mediterranea pone il sistema agroalimentare della Puglia in una posizione di avanguardia e nel contempo di centralità, supportata dalla comprovata qualità dei suoi prodotti, che necessitano tuttavia di politiche nazionali conseguenti. Il Presidente della Fiera di Foggia, Fedele Cannerozzi, ha ricordato le due grandi priorità che attengono allo sviluppo dell'agricoltura, della zootecnia e dell'agroalimentare di Capitanata, quale l'istituzione dell'Agenzia Nazionale per la Sicurezza Alimentare e la realizzazione della Diga di Piano dei Limiti, illustrando altresì le varie questioni legate alle tre parole d'ordine decisive per accrescere la competitività del sistema agricolo: innovazione, qualità, diversificazione. Il Presidente della Fiera ha quindi espresso l'auspicio che la nuova stagione di interlocuzione istituzionale tra Governo nazionale e Regione Puglia, rappresentata alla cerimonia inaugurale anche dall'Assessore regionale al Welfare Elena Gentile, possa essere foriera di positività per le attese risposte del mondo agricolo e zootecnico. Il discorso del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Saverio Romano è partito dalla constatazione della effettiva e grave difficoltà del mondo agricolo e zootecnico italiano. “Sto cercando di dare una risposta immediata”, ha aggiunto Romano, “alla difficoltà di liquidità delle aziende, verificando se ci sono le condizioni per applicare una moratoria di 36 mesi per i pagamenti del crediti contratti dalle aziende. È necessario, in generale, avviare un processo di rilancio

dell'intero comparto agricolo nazionale al fine di accrescerne la competitività sia sul mercato comunitario che su quello dei Paesi terzi. A tal proposito ho già proposto di convocare entro sei mesi gli Stati Generali dell'Agricoltura allo scopo di ridisegnare una politica agricola comune italiana, con il contributo di tutti, associazioni, produttori, consumatori e Regioni, che ci consentirà di affrontare, uniti e più forti, le future sfide comunitarie in materia di riforma della politica agricola comune ed affermare, allo stesso tempo, il nostro modello agricolo caratterizzato da prodotti di eccellenza frutto di tradizione, cultura e legame con il territorio”. Dopo la cerimonia inaugurale il Ministro

Romano, accompagnato dal Presidente della Fiera di Foggia Fedele Cannerozzi, dal Segretario Generale Raimondo Ursitti e da altre Autorità presenti, ha effettuato una visita ai principali padiglioni agricoli e zootecnici della rassegna. L'Agricoltura e l'Agroalimentare di Capitanata protagonisti alla 6ª Fiera Internazionale dell'Agricoltura e della Zootecnia di Foggia La provincia di Foggia ospita la seconda pianura d'Italia che la rende protagonista indiscussa nell'economia agricola nazionale, come attestano i consolidati primati produttivi nel settore cerealicolo ed ortofrutticolo. Le aziende agricole iscritte al registro delle imprese camerale ammontano a 27.555, cinquecentomila gli ettari coltivabili e 23.583 gli occupati agricoli, con un'incidenza sul totale regionale pari rispettivamente al 30,8 al 40 ed al 21,7%. Il valore aggiunto agricolo sfiora

i settecento milioni di euro, con un'incidenza sul prodotto interno lordo provinciale del 7,2%, ossia circa il doppio di quella regionale. Le imprese agroalimentari superano il migliaio di unità e rappresentano circa il 27,2% del totale delle industrie manifatturiere, contro il 17,3% della Puglia nel suo complesso. Secondo i dati resi dalla Camera di Commercio di Foggia, la Capitanata è la prima provincia in Italia per la produzione di frumento duro, pomodoro da industria, asparagi, carciofo, cavolo broccolo, finocchio, e concorre in modo significativo alla leadership regionale in altri comparti agricoli come quelli dell'uva da tavola e dell'olivicoltura. In provincia di Foggia operano affermate aziende nei settori molitorio, pastario e dei prodotti da forno, conserviero, vinicolo ed oleario, ortofrutticolo e lattiero caseario, quest'ultimo legato alla antica tradizione zootecnica: imprese impegnate con successo in programmi e di internazionalizzazione che portano quotidianamente le produzioni agroalimentari di questo territorio sui principali mercati europei e d'oltreoceano. Sette, inoltre, i prodotti a marchio comunitario della provincia di Foggia, di cui cinque Dop (“Caciocavallo silano”, “Canestrato pugliese”, “Mozzarella di bufala campana”, “Olio extra vergine Dauno”, “Oliva La Bella della Daunia” DOP), cui si aggiungono le due indicazioni geografiche protette (DOP) del “Limone femminello del Gargano” e dell'“Arancia del Gargano”, oltre a quattro vini Doc ed due Igt. Anche nel settore del biologico la Capitanata rappresenta un'importante realtà nello scenario regionale nazionale del settore, sia in termini di numero di operatori che di superficie coltivata, grazie ad una sempre più diffusa “cultura del biologico”: secondo gli ultimi dati consolidati disponibili, gli ettari coltivati a biologico ed in via di conversione sono 29.807, ossia un quarto del totale regionale, con una netta prevalenza delle colture cerealicole (10.123 ettari) e dell'olivo (6.542 ettari), con posizioni di punta in ambito regionale per le coltivazioni biologiche di legumi secchi ed ortaggi, come pure per il numero di capi allevati, specialmente bovini ed ovicaprini, che risulta consistente e percentualmente superiore a quello delle altre province pugliesi. Gli operatori in totale sono 1.466, in gran pane produttori (82%), cui fanno seguito i trasformatori (9%) ed altre figure miste.




La Passione, la Morte e la Risurrezione di Cristo in un’interpretazione sciolta dei racconti evangelici, del tutto svincolata da preconcetti e dogmi di alcun genere: è questo il significato di “Libere Antifone”, una raccolta musicale di 13 brani inediti, ideata e realizzata dall’ortese Piernicola Dalla Zeta, coadiuvato da Giovanni Russo e Guido Paolo Longo per le musiche e gli arrangiamenti, e da Mauro Decio Cornetti per i dipinti su tela presenti all’interno del cd. Il concept album è arrivato a compimento grazie alla produzione esecutiva del Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile di Cerignola-Ascoli Satriano, con il deciso intervento di Don Claudio Barboni del Laboratorio Artistico Giovanni Paolo II, sito presso la Parrocchia S. Trifone Martire in Cerignola. Una presentazione “ufficiosa” è avvenuta alla Giornata della Gioventù, tenutasi sabato 16 aprile presso la Chiesa Madre di Cerignola, alla presenza di S.E. Monsignor Felice di Mol-

...le lacrime che ho nel cuore le lascio cadere lungo la strada per vedere se le raccolgono le generazioni che verranno per farne un “seme di pace”. Nelle parole di questi semplici versi si coglie la profondità delle riflessioni che hanno dato vita ad una poesia così dolce e allo stesso tempo incisiva. Chi l'ha scritta? Non un famoso poeta, ma un gruppo di bambini di quarta del 1° Circolo Didattico di Orta Nova per non dimenticare che nella storia dell'umanità ci sono avvenimenti che non possono e non devono essere dimenticati. Uno di questi è l'immane tragedia che si è consumata all'epoca del Nazismo con lo sterminio di milioni di Ebrei e non solo Ebrei.

fetta, che ha avuto parole di elogio e apprezzamento per il lavoro compiuto. A seguire, la presentazione ufficiale la sera di Pasqua presso la chiesa di S. Trifone. “Dall’antifona libera, una preghiera messa in musica e senza versetti associati, del Canto Gregoriano, nasce l’idea di Libere Antifone: un’analisi soggettiva ed introspettiva dei personaggi che hanno vissuto la Passione, la Morte e la Risurrezione di Cristo”. “Ho immaginato lo sfogo di Tommaso, apostolo incredulo alla notizia della Risurrezione; o il pianto di Giovanni sotto la croce; o ancora, il rimorso di Giuda dopo il tradimento”, ci confida Piernicola. Il cd è frutto del faticoso lavoro durato quattro anni, maturato anche in virtù di un’esperienza come seminarista presso i Missionari Comboniani di Troia durante gli anni di scuola media. Per i brani cantati hanno prestato la loro voce alcuni amici dell’autore, quali Giovanna Marseglia (Maria), Flora Cristiani

(Maddalena), Massimo Dedda (Barabba) e Fabio Consale (Giovanni); in “Pietà e deposizione” la voce di un altro ortese, Celestino De Montis. L’album è uscito il 22 aprile con un’etichetta indipendente e verrà distribuito in tutte le diocesi italiane; è possibile visitare il sito www.libereantifone.altervista.org o ascoltare alcuni dei brani presenti nel cd digitando il link www.myspace.com/libereantifone . A breve partirà un tour che toccherà le più importanti città italiane, e nei progetti futuri vi sarà la collaborazione col regista teatrale Giuliano Vasilicò, entusiasta all’idea di scrivere un’intera sceneggiatura per realizzare un musical avente come tema la Passione di Cristo. Piernicola non è comunque nuovo a lavori di questo genere: ha partecipato con la Corale Emmanuel di Carapelle (Fg) a due edizioni del Festival della Canzone Religiosa di Cerignola - nel 2007 col brano Meraviglioso Dio (Premio della Critica) e nel 2009 con La scelta più semplice (Brano vincitore). Di entrambi, è co-autore dei testi assieme a Lucia Maratea. Il nostro auspicio è che il concept album non manchi nelle case dei cattolici, affinchè ognuno di loro possa riflettere e meditare sulle emozioni e gli stati d’animo vissuti durante la Passione di Cristo.

Dobbiamo tenere viva la memoria di ciò che è stato. Oggi, contro il ricordo di questi avvenimenti, ci sono due nemici. Da una parte, c'è chi nega che questa tragedia ci sia stata e afferma che la Shoah è solo un’invenzione, dall'altra, c'è un nemico, ancora più subdolo: l'indifferenza che nasce dall'assuefazione, figlia di una società che non riesce più a distinguere le immagini vere e orrende di quello che è stato, da immagini che si vedono in televisione o al cinema. Se ci facciamo prendere dall'indifferenza e pensiamo che sono cose che non ci interessano, corriamo il temibile rischio che quelle atrocità possano ripresentarsi e accadere di nuovo. Perché questo non accada mai più, il 27 gennaio, giorno della memoria, come ogni anno, ha visto protagonisti tutti gli alunni delle classi V, che, alla presenza delle autorità civili e militari e della

dirigente dott.ssa Margherita Palma, hanno commemorato l’evento. Sono state proiettate delle immagini e testimonianze dell'olocausto, declamati brani e poesie, ed è stato intonato l'inno nazionale. L'inno di Mameli ha suscitato in tutti una profonda emozione e stimolato un forte sentimento: l'orgoglio di appartenenza alla propria nazione, l'orgoglio di essere Italiano. Attraverso tali percorsi, le docenti si propongono di educare alla pace, al rispetto di tutti i popoli, garantendo a tutti pari dignità, valori condivisi. Il ricordo delle brutalità del passato non deve essere dimenticato, affinché il sacrificio di tanti, non sia stato vano, ma d'insegnamento per tutte le generazioni future. Quest'anno per la prima volta il 10 febbraio, gli alunni delle classi IV si sono riunite nella sala teatro per ricordare un'altra terribile pagina storica: le foibe. A commentare gli avvenimenti storici i versi di un'altra poesia, scritta sempre dagli alunni della classe IV A: Nel silenzio Lo stormire delle foglie Nel silenzio un sogno di bimbo nel silenzio sale la preghiera nel silenzio si infrangono le onde nel silenzio si inseguono i pensieri sale l'urlo del dolore. Alunni IV A ins. Tania Solimene


L’8 e il 9 Aprile, a Larino, si è svolta la IV Edizione delle “Olimpiadi della Lingua Italiana”, manifestazione che intende rilanciare l'importanza della riflessione sulla lingua in tutti gli ordini di scuola con una modalità attraente per bambini e ragazzi: il gioco, la sfida, la competizione. La nostra scuola con sei alunni delle 5ª classi è riuscita a far parte delle uniche 20 scuole primarie d'Italia partecipanti all’evento. Dopo una brillante fase eliminatoria, il nostro giovane team, formato da Marta Clinca, Tatiana Di Palma, Michela Giovanniello, Lorenzo Granato, Silvia Grillo

e Ernesto Sgaramella, ha meritato l’accesso alle fasi finali delle Olimpiadi classificandosi al 4° posto. Sintassi, morfologia lessicale e semantica lessicale sono state l’oggetto dei 78 quesiti presentati ai nostri atleti sul maxi schermo del cinema in cui si sono svolti i giochi. L'emozione, la paura di vincere e l'inesperienza hanno giocato un ruolo determinante sulla performance dei nostri ragazzi che avrebbero certamente meritato un posto sul gradino più alto del podio. La nostra Preside Dott.ssa Imma Conte, incontrando gli alunni dopo la gara, ha avuto per loro parole

di elogio e di incoraggiamento. I veri protagonisti di questa straordinaria iniziativa hanno vissuto l'esperienza con curiosità, entusiasmo e passione, gioiosi di confrontarsi con i coetanei provenienti da molte regioni d'Italia. “È stato emozionante vedere mia figlia rispondere velocemente e correttamente ai test delle finali...” ha detto orgoglioso uno dei genitori che ha visto la figlia battersi a colpi di congiuntivi e condizionali. Un sentito ringraziamento va alla nostra Preside che ci ha fortemente motivato a partecipare alla manifestazione e ai bravissimi alunni che non si sono sottratti a questo ulteriore impegno. Non da ultimo, gli organizzatori delle Olimpiadi per la serietà e correttezza con cui hanno gestito l’iniziativa. L’entusiasmo e l’impegno di tutti coloro che hanno partecipato fa già pensare alla prossima edizione e alla preparazione necessaria per entrare nell’albo dei vincitori. Tutte le informazioni relative alle Olimpiadi sono consultabili sul sito: www.leolimpiadidellalinguaitaliana.it



Se si osservano particolari comportamenti del mondo animale, riscontriamo spesso delle analogie di condotta messe in atto dal genere umano, soprattutto nel variegato mondo della politica. Credo che nessuno si stupisce se si afferma che esistono uomini della nostra società che per portare a compimento furbesche strategie, non di rado adottano comportamenti che dovrebbero essere di esclusivo atteggiamento del mondo animale. Mi sono incuriosito nell’apprendere di una recente e straordinaria scoperta che descrive, per esempio, come certi uccelli interpretati in un linguaggio squisitamente scientifico presentano atteggiamenti di tipo mafioso. Confrontando specifici comportamenti di questi uccelli, con alcuni attuali personaggi del mondo politico tutti protesi a conservare con ogni mezzo, posizioni di potere e tutela dei propri interessi, non si evince nessuna differenza con l’aggiunta di una ipocrita parvenza di assoluta normalità. In sintesi la strategia usata da questi signori è perfettamente paragonabile allo stratagemma con il quale, il cuculo riesce a riprodursi e quindi a conservare la propria specie. E’davvero singolare il comportamento di questo uccello migratore che sverna nell’Africa tropicale per poi diffondersi nelle altre stagioni in tutta Europa. In parole povere il cuculo è noto per avere la singolare abitudine o vizietto, di covare le proprie uova utilizzando il nido di altri uccelli. La femmina del cuculo infatti, riesce a collocare tra maggio e luglio, imitandone il guscio ed il colore, un uovo per volta nel nido di uccelli di specie diverse. Dopo una incubazione di circa dodici giorni, l’uovo si schiude ed il piccolo cuculo, ancor prima di aprire gli occhi, istintivamente spinge fuori dal nido qualsiasi cosa vi si trovi, sbarazzandosi senza mezzi termini, dei piccoli e delle uova dei genitori adottivi. Il pulcino viene quindi allevato e custodito dai genitori non naturali, fino a che non raggiunge una maturità sufficiente per abbandonare il nido, dopo aver stremato dalla fatica la famiglia d’adozione. Per questo motivo alcune specie di uccelli, in particolare la gazza, nutrono per i cuculi un odio viscerale ed istintivo, al punto che, per quanto più piccoli, li aggrediscono con efferata ferocia. Perciò gli uomini che adottano questa strategia, è giusto definirli con il termine appropriato di emeriti parassiti o di cuculi appartenenti a quella particolare specie definita: cuculo dal ciuffo.

Normalmente il naturale istinto o “intelligenza” dovrebbe appartenere esclusivamente al regno animale, purtroppo ognuno di noi è costretto a ricredersi, nel momento in cui l’ipocrisia di certi personaggi pretende di avere il sopravvento sulla normalità. Quando la vecchia nomenclatura della cosiddetta prima repubblica, veniva colpita a morte dal devastante uragano messo in atto dal tribunale di Milano, capì immediatamente che stava rischiando l’estinzione. Inoltre si rese conto, anche di non poter essere in grado di produrre una nuova generazione politica adeguata ed al passo con i tempi, e perciò si servì senza mezzi termini della “pratica del cuculo”. Sfregiata e piegata dall’offensiva giudiziaria vide il suo popolo disperdersi in mille rivoli, però ognuno si preoccupò di deporre un uovo, come lo scaltro pennuto, nelle formazioni politiche superstiti. Ci fu chi volle approdare in una sinistra, che cominciava un nuovo percorso e perciò obbligata a cambiare sistematicamente il proprio logo ad ogni appuntamento elettorale. Altri, forse i più furbi, ritennero opportuno rifugiarsi in una grande ed accogliente area di nuova formazione, sicuramente tanto ampia quanto appetibile, dove facilmente potevano lavare i vecchi “cenci” e far sbiadire i colori che avevano difeso nelle precedenti appartenenze politiche. Questo “nido” si presentava tanto accogliente da far passare inosservata la loro presenza dandogli inoltre, nel frattempo, la possibilità in poco tempo di ingrandire il proprio spazio vitale. Infine ci fu chi provvisto di uno stomaco molto resistente, preferì avventurarsi nelle due aree estreme della destra e della sinistra, risparmiate miracolosamente dalla

tempesta giudiziaria. A questo punto la defunta democrazia cristiana, come pure i socialisti, repubblicani e liberali, seppero indossare le vesti di araba fenice, mettendo in campo il teorema del cuculo. Sfruttando l’esperienza maturata in mezzo secolo di incontrastato dominio politico, riuscì a deporre altrettante uova, nei nidi altrui. Le uova, appositamente clonate nella forma e nel colore, man mano che si schiusero, riuscirono a fare piazza pulita della prole legittima, non solo, ma si preoccuparono anche di estrometterla dal loro nido. Il tutto fu fatto con la massima discrezione per assicurarsi le scrupolosi attenzioni dei genitori adottivi, sempre più sbalorditi dall’appetito mostruoso di questi strani figli, dalla loro stazza enorme e dall’aspetto tanto diverso. Eppure non si resero conto in tempo e continuarono a correre sempre più disperati per nutrirli, e sempre più in fretta, fino ad essere distrutti dalla loro voracità. Adesso i “cuculi” sono finalmente satolli e maturi e sicuramente non tarderanno ad allontanarsi dal nido che li ha ospitati. Cominceranno a lanciare il loro verso lugubre ed inconfondibile: cucù, cucù, cucù. Servirà per incontrarsi, riconoscersi, accoppiarsi e deporre altre uova in altri nidi. Insomma una specie di rinascita continua con il sistema della “fecondazione assistita” oltre ad un allevamento a carico di terzi, ignari dei loro progetti. Infine quando il richiamo dei cuculi sarà forte, onnipresente, assordante ed il ricordo dello sfregio e della sconfitta subita sarà sopita o addirittura mitizzata allora la voglia di riscatto diventerà irresistibile. Si prodigheranno con molta attenzione e con indistinto rumoreggiare, a chiamare a raccolta il popolo dei cuculi e far diventare perfettamente legittimo l’utilizzo dei nidi altrui per la loro proliferazione.



Il giorno 2 aprile, presso la Sala Consiliare del Comune di Carapelle (FG), si è svolto l’incontro culturale sul tema: “L’effetto musica nell’universo uomo”. Un’iniziativa di grande rilievo, che testimonia la volontà dell’Unitre e dell’Amministrazione comunale per rispondere alle esigenze del territorio e al concetto di apprendimento proiettato in un vasto panorama di carattere eminentemente sociale e politico, nel quale trovano posto le dimensioni dell’integrazione scolastica, dell’animazione culturale e del tempo libero. Ha fatto gli onori di casa il Sindaco Prof. Alfonso Palomba che si è compiaciuto per l’impulso che l’Unitre sta dando nel settore della cultura nell’ambito dei 5 Reali Siti e soprattutto perché il maestro Carmen Battiante, relatrice dell’incontro, è stata una sua ex allieva. L’Assessore alla cultura, Prof.ssa Nunzia Tarantino, nel porgere i saluti di rito, ha riproposto la vicinanza delle istituzioni alle iniziative dell’Associazione. La Presidente dell’Unitre, Prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere, ha presentato l’Università come una realtà socioculturale di volontariato, costituente un centro di raggruppamento e di formazione permanente per persone di ogni età, senza distinzione di condizione sociale, di cultura, di nazionalità, di convinzioni politiche o religiose. La nostra, ha detto, è un’Università senza libri di testo, esami, prove difficili da superare. L’intento è diffondere la cultura ed il sapere attraverso un’efficace formula di educazione permanente, che rappresenta uno dei termini di maggiore differenziazione fra i punti di vista pedagogici più attuali e quelli tradizionali. Tra le novità emerse in questo primo anno di vita, quella di agevolare la frequenza ai corsi nei cinque comuni dell’Unione, tramite un servizio di navetta, che trasporta gli associati studenti da un comune all’altro. Infatti, con la sola quota associativa ogni iscritto è libero di frequentare i corsi che desidera nei comuni dell’Unione. E’ seguita l’interessante relazione del M.ro Carmen Battiante con la relativa proiezione di alcune slides sul tema del convegno. La conferenza ha

intenso approfondire quegli studi scientifici, che alla musica riconoscono un ruolo fondamentale per la formazione dell’individuo nella sua tridimensionalità - corpo, spirito e mente – e dell’intera società. Gli effetti dell’ascolto e delle lezioni di musica sul funzionamento delle aree cerebrali, il miglioramento delle prestazioni motorie e intellettive del bambino anche in ambiti non musicali, quali il linguaggio verbale, le abilità matematiche, la memoria, ecc. sono stati solo alcuni degli elementi tematici in discussione. L’obiettivo da raggiungere potrebbe essere la possibilità di creare un centro di formazione permanente per i genitori, offrendo loro gli strumenti necessari sia per la loro crescita sia per lo sviluppo armonico dei figli. Infine la Prof.ssa Angela Mastropietro ha chiuso l’appuntamento con le notizie sui corsi (Tecniche pittoriche, Chitarra, Informatica, Ballo di gruppo, Etica comportamentale, Laboratorio di chiacchierino) in questo periodo realizzati presso la Sezione Unitre di Carapelle. La serata è terminata con una targa ricordo, consegnata dall’Assessore alla cultura e dal Sindaco, al M.ro Carmen Battiante. Convegno regionale Venerdì 8 aprile 2011, presso la sala “Della Rimembranza” del Palazzo ex Gesuitico in Orta Nova (FG) si è svolto il convegno regionale Unitre, preparatorio all’istituzione del Coordinamento Regionale in Puglia. La Presidente nazionale D.ssa Irma Maria Re, per sopraggiunti problemi di salute, ha dovuto rinunciare con grande rammarico al programmato viaggio in Puglia, ma ha delegato il Dott. Silvio Aprea, facendo pervenire un accorato messaggio di ringraziamento per quanti si sono prodigati nella buona riuscita del convegno. La Presidente dell’Unitre ospitante, Prof.ssa Rina Di Giorgio Cavaliere, ha iniziato i lavori, porgendo il saluto di benvenuto a tutte le autorità e ai presenti. Ha evidenziato l’importanza dell’incontro che apre la campagna per il rinnovamento del Coordinamento Regionale in Puglia e ha, quindi, dato la parola al Presidente dell’Unione dei Comuni dei 5 Reali Siti, Dott. Matteo Silba. Questi ha manifestato

l’apprezzamento nei confronti delle numerose iniziative che l’Unitre ha messo in atto già da questo primo anno di vita, assicurando l’impegno personale, affinché l’Università possa svolgere il suo ruolo culturale nel territorio e raggiungere gli obiettivi prefissati. Il Dott. Silvio Aprea, Vice Presidente nazionale, ha ricordato le tappe importanti (costituzione della Sezione prima e della Sede dopo), che ha vissuto direttamente. Ha fatto riferimento, poi, al ruolo carismatico della Presidente nazionale, facendo rilevare che da qualche anno è stata nominata “Donna dell’anno” insieme con la Montalcini. In maniera tecnica ha parlato del Coordinamento in Puglia, necessario sia per uniformare le Regioni allo Statuto nazionale sia per assicurare l’applicazione delle norme comuni che tutte le Sedi locali sono tenute ad osservare, pur nella loro autonomia di gestione. Il Coordinatore, eletto nell’ambito del Coordinamento Regionale, subito dopo il rinnovo delle cariche sociali nazionali, avrà i seguenti compiti: 1. far conoscere i principi e lo spirito Unitre allo scopo di promuovere la costituzione di nuove Sedi locali o Sezioni; 2. collegare fra loro le Sedi locali operanti nella Regione, informandone la Presidenza e l’Esecutivo Nazionale, favorendo lo scambio di informazioni ed esperienze fra le stesse; 3. esprimere il proprio parere sulla costituzione e adesione di nuove Sedi o Sezioni; verificare che l’operato delle Sedi sia conforme allo Statuto e al Regolamento Nazionale, informandone la Presidenza; 4. svolgere funzioni di collegamento con Enti Pubblici regionali o infraregionali, in conformità e in attuazione delle direttive del Consiglio Nazionale o del Comitato Esecutivo. Sono, quindi, intervenuti i presidenti in sala, tra cui la consigliera nazionale Pasqua Di Pierro, che ha evidenziato la necessità di programmare gli incontri più importanti e le rassegne delle attività (coro, mostre, teatro, ecc.) già prima della chiusura dell’anno accademico. Si è celebrata, dunque, una giornata che segna da un lato l’avvio di un percorso per il Coordinamento Regionale in Puglia, dall’altro l’impegno a rincontrarsi per la tappa definitiva, se giustamente la Puglia vorrà adeguarsi alle direttive statutarie nazionali.



Nazario era partito prima dell'alba e a metà mattina era arrivato alle porte di Foggia. Da lontano la città gli parve subito sterminata, anche se aveva meno di quarantamila abitanti (si era alla vigilia della 1ª Guerra Mondiale) e Nazario, superato il Cimitero, aveva dovuto fermarsi in coda ad una lunga colonna di carretti, calessi e carrozze, fermi perché le sbarre del passaggio a livello erano abbassate. Il fatto di trovarsi lontano dai binari fu la sua fortuna perché già da quella posizione si spaventò a morte e anche l'asino cominciò a ragliare e a scalciare quando udì lo sferragliare crescente dei vagoni e l'ansimare profondo della locomotiva a vapore, che avanzava avvolta da una nube di vapore grigio sotto un enorme pennacchio di fumo nero. Stava a bocca aperta a guardare i vagoni che transitavano sempre più velocemente, poiché il treno era appena uscito dalla stazione e stava accelerando, e non distingueva i lineamenti dei volti dei passeggeri affacciati ai finestrini. “Questo dev'essere il treno di cui parla il papà di Filomena!” disse Nazario ad alta voce e fu contento di aver fatto la scoperta senza chiedere conferma a nessuno. Quando la colonna di carretti, calessi e carrozze si rimise in moto, mentre attraversava i binari, Nazario poté scoprire anche com'era fatta una strada ferrata e trovò la spiegazione alla domanda che si era posto poco prima sul “perché quei vagoni che procedevano a folle velocità non uscissero di strada per andare a sbattere contro le case e le persone”. Poi aveva attraversato i tre archi che immettono in Via Arpi ed era sceso dalla sella. Tenendo l'asino per le redini, aveva cominciato a girare per le strade del centro storico, aveva visto la Cattedrale, il Teatro, il Piano delle Fosse, i maestosi edifici della Prefettura e della Provincia, poi Piazza Lanza, la fontana monumentale e il palazzo dell'Acquedotto (l'acqua potabile era arrivata solo da qualche anno a Foggia, mentre a San Marco sarebbe giunta solo trent'anni più tardi). Nazario aveva bevuto, raccolta nel cavo delle mani accostate, l'acqua cristallina e sapida proveniente dalle sorgenti del Sele e l'aveva trovata infinitamente migliore di quella piovana, raccolta nella cisterna, scavata a ridosso della casa, che aveva bevuto fino ad allora. Aveva svuotato il fiasco che si era portato da casa e l'aveva riempito con l'acqua della fontana. “Voglio farla assaggiare a Filomena e a tutta la famiglia” aveva pensato ed era contento per averlo pensato. Aveva poi visitato la Stazione Ferroviaria e la grande Villa Comunale, sempre con gli occhi sgranati per la meraviglia e con una gioia crescente nel cuore per le scoperte che faceva ad ogni angolo di strada, davanti alla facciata di un palazzo antico, soprattutto davanti alle vetrine scintillanti dei negozi, che non avevano nulla a che vedere con i negozietti piccoli e disadorni della sua San Marco. Intanto si era fatto tardi, era l'una passata e Nazario si era accorto di

aver fame. Era tornato in centro, al Mercato Ginnetto, nelle adiacenze del quale, nel labirinto delle viuzze e dei vicoli, c'erano bettole di infimo ordine, frequentate per lo più da carrettieri, e bordelli ugualmente di infimo ordine. Era entrato in una di quelle bettole, dopo aver legato l'asino ad un anello di ferro, uno dei tanti, infissi nei muri proprio a tale scopo. Aveva consumato un pasto frugale, un piatto di pasta e fagioli e un pezzo di salsiccia salata e seccata, annaffiato il tutto con un boccale di vino rosso, poi si era intrattenuto a parlare con due carrettieri provenienti da Orta Nova e diretti a Troia coi loro carretti carichi di vino. Quando era uscito in strada, però, dell'asino non c'era più traccia. Lo aveva cercato per tutte le stradine del centro storico, gridando ad ogni angolo: “Mattiù! Mattiù!” (a molti cavalli ed asini si dava il nome del loro Santo protettore), ma nessun raglio rispondeva ai suoi accorati appelli. Aveva poi praticamente girato per tutte le strade dei vicoli di Foggia ma l'asino pareva essere scomparso nel nulla (in realtà era stato rinchiuso in una stalla del vicino Borgo Croci). Quando i lampioni a petrolio erano stati accesi, Nazario aveva interrotto la ricerca e, mestamente, aveva ripreso la via del ritorno. Era triste per la perdita dell'asino, era timoroso dei rimbrotti che suo padre non gli avrebbe certamente lesinato, ma era soprattutto sfinito e scoraggiato per quanto aveva camminato dentro Foggia e per quanto ancora doveva camminare per arrivare a casa e procedeva lentamente sulla strada tenendo stretto il fiasco pieno dell'acqua del Sele, unica cosa scampata al furto. Aveva percorso circa cinque chilometri e la luna, che di tanto in tanto faceva capolino fra le nuvole che veleggiavano lente nel cielo, gli permetteva di distinguere, sia pure con fatica, la massicciata stradale, chiara rispetto al terreno scuro dei campi che fiancheggiavano la strada. Poi udì il rumore di un caro in movimento e si fermò, sul ciglio della strada. Dopo qualche minuto, infatti, fu raggiunto da un cavallo che procedeva ad andatura sostenuta trainando un calesse sotto il cui pianale era appesa una lanterna a petrolio che proiettava un cerchio di luce giallastra sulla massicciata. Il conducente, per sua fortuna, era diretto proprio a San Marco e gli diede volentieri un passaggio. Quando aveva saputo del furto dell'asino, da uomo vecchio e carico di esperienza qual era, gli aveva detto: “I casi possibili sono due: o le redini si sono sciolte a causa degli strattoni dell'asino, che ora gira per i giardinetti pubblici in cerca di erba da masticare, oppure sono stati gli zingari a rubartelo, perché gli zingari vivono di furti. Benedetto ragazzo, non si va a pranzo in una trattoria vicino al Mercato portandosi dietro un asino, se non si è almeno in due e uno mangia mentre l’altro fa la guardia, anzi non si va per niente in posti come quelli!”.

Nazario era arrivato a San Marco alle quattro del mattino successivo e solo due ore dopo aveva bussato alla porta del “Jacce” di suo padre, che era rimasto sveglio tutta la notte ad attendere il suo ritorno. Quando gli aveva aperto la porta e aveva visto la sua faccia stravolta, il padre non aveva detto nulla di ciò che, durante la veglia, aveva pensato di rimproverargli, ma solamente: “Raccontami che cosa ti è successo”. Nazario aveva raccontato l'accaduto e il padre aveva commentato: “Ha ragione il fattore che ti ha dato il passaggio. Tu sei ancora troppo giovane e inesperto e non avrei dovuto farti andare a Foggia da solo. Che almeno ciò che ti è accaduto ti serva di lezione per il futuro!”. Nazario era andato a dormire, contento per essersela cavata così a buon mercato, e aveva dormito fino alle tre del pomeriggio, quando la sorella era andata a svegliarlo per dirgli che fuori, sotto il pergolato, l'attendeva Filomena. Egli si era alzato subito e, dopo una sommaria rinfrescata con l’acqua presa col mestolo dalla giara di creta e versata nel barie di ferro smaltato, era uscito. L'aveva salutata e le ho raccontato tutto e la ragazza, per dargli modo di distrarsi, gli aveva proposto: “Parlami di Foggia! Com'è? È proprio così grande e così bella come mi ha detto zia Immacolata, la quale ci ha abitato per tre anni, prima di tornare a San Marco?”. “Di più, è una cosa mondiale!” aveva risposto Nazario, contento di allontanare dalla mente l'assillo del furto dell'asino ma, soprattutto, di poter comunicare a qualcuno le meravigliose sensazioni che aveva provato il giorno prima e la moltitudine di conoscenze nuove acquisite. E aveva cominciato a descrivere tutto ciò che aveva visto, a cominciare dal treno (i sammarchesi lo avrebbero visto arrivare alla stazione, distante dieci chilometri dal paese, solo nel 1931), per finire con la Fontana monumentale e l'acqua delle fontanelle pubbliche. Era entrato in casa e ne era uscito subito dopo con il fiasco ancora pieno, lo aveva strappato e offerto a Filomena, la quale aveva bevuto attaccandosi al fiasco e aveva poi dichiarato che era veramente un'acqua speciale. Dopo di lei aveva bevuto Nazario, per inumidirsi la gola secca per il gran parlare, ma poi aveva ripreso il suo racconto. Filomena lo ascoltava con grande attenzione, sempre più ammirata per l'accuratezza e la precisione delle descrizioni dei luoghi e delle persone che egli faceva. Le pareva addirittura di “vedere” i luoghi, gli edifici, gli uomini ben vestiti e le signore eleganti, le vetrine dei negozi, persino il treno che sbuffava fumo e trainava centinaia di persone. A un certo punto, traboccante di amore e di ammirazione, lo aveva interrotto per dire: “Nazza', mentre parli e ti guardo negli occhi, io vedo tutta Foggia, strada per strada e casa per casa!”. “Davvero” aveva risposto Nazario trepidante, perché nel suo cuore si era riaccesa, improvvisamente, la fiammella della speranza: “E dimmi: vedi pure u ciucce mije?”. (Continua 2)



Mimmo Di Corato è considerato, dagli addetti ai lavori, uno dei più apprezzati allenatori di calcio ortesi. La sua lunga esperienza nel mondo del pallone inizia come calciatore: la passione matura nella gloriosa U.S. Orta Nova, poi, negli anni Settanta e Ottanta, giocando nel ruolo di difensore centrale, colleziona oltre 300 presenze in serie C militando in diverse squadre del Meridione. Appese, come si suol dire, le scarpette al chiodo, Di Corato non interrompe il feeling con il calcio, intraprendendo la carriera di allenatore: anche svolgendo tale incarico si mette in mostra nei campionati dilettantistici, raggiungendo importanti risultati a Bisceglie e soprattutto a Cerignola. Ed infatti, proprio nella città del Duomo, il mister conquista due secondi posti, uno nel campionato regionale di Promozione e un altro, nel periodo 2004/2005 in quello di Eccellenza, perdendo l’accesso al campionato di serie D soltanto ai playoff nella sfortunata sfida contro la compagine siciliana del Carini. Anche quest’anno purtroppo l’epilogo si è ripetuto: il ritorno di Di Corato a Cerignola ha segnato una stagione dal sapore dolceamaro in Eccellenza, culminata con una dolorisissima sconfitta ai tempi supplementari nello spareggio contro il blasonato Martina per la promozione in serie D, che ha obbligato Di Corato a rassegnare le proprie dimissioni. “Ho comunicato la decisione alla società subito dopo la sconfitta non senza dispiacere: il rammarico è stato enorme e ho preso questa scelta per ridare serenità a un ambiente destabilizzato, in modo da poter affrontare i playoff con concentrazione”, ci fa sapere il mister, che sottolinea come, nonostante l’epilogo, la stagione sia stata “esaltante per certi versi, e solo chi ha vissuto le

dinamiche della squadra da vicino, può considerarla di valore immenso, considerando che abbiamo tenuto la testa del campionato per lungo tempo, prima

Gli anni passano, ma per Luigi Cosenza, atleta della socetà sportiva Assori di Foggia, la passione per il nuoto resta, anzi continua a macinare vittorie. Nelle gare regionali di nuoto svoltesi a Foggia il mese scorso, ha migliorato ancora il tempo personale, nella vasca della Piscina Assori nei 50 Dorso ha fermato il cronometro a 42”05, un ottimo risultato rispetto al 47” di un mese prima a Chieti. Anche nei 200 Rana si è migliorato con un 4’13, rispetto al 4’17 ottenuto nella città abruzzese. Un ennesimo risultato del nuotatore foggiano della Società Sportiva Assori. Cosenza pratica altri sport oltre al nuoto, ma tra una vasca e l’altra perfeziona il suo record personale.

di subire un fisiologico calo fisico che ha pregiudicato il nostro cammino”. Ad ogni modo, gli auspici proclamati a settembre dalla società gialloblu, presieduta da Giuseppe Dinisi, non erano di una promozione diretta, e nessuno dell’ambiente si sarebbe mai aspettato che La Salandra e compagni si sarebbero giocati l’accesso tra i dilettanti in uno spareggio: l’obiettivo dichiarato durante il ritiro precampionato era di raggiungere i playoff, valorizzando i tanti giovani presenti in rosa, come il portiere Leuci, il difensore Compierchio e i centrocampisti Pugliese, Grieco e Zonno. Mentre la stagione del Cerignola continua con i playoff promozione, per Di Corato è ora il momento di staccare la spina, cercando “di smaltire questo residuo di delusione, per poter poi cercare una squadra, dal progetto solido, con cui ripartire a settembre”.



La travolgente passione per le due ruote continua a conquistare decine di ortesi che così scoprono il fascino e il piacere di pedalare in sella a una bicicletta. Su questo impulso è nata a gennaio l’associazione “A.S.D. Nuova PantaniCrs”, presieduta da Maurizio Tarateta, coadiuvato da Vito Larocchia e Rocco Maggi: a completare l’organigramma vi sono il segretario Sergio Recchia, il tesoriere Giuseppe Di Pietro e i consiglieri Carlo Dell’Ernia, Pietro D’Elia, Piernicola Colangelo, Antonio Montanaro e Franco Di Conza. Il sodalizio sportivo, che a breve inaugurerà la propria sezione in Corso Lenoci, sta preparando la terza edizione della “Gran fondo 4 Colli Dauni”, affiliata alla Libertas Foggia, con un impegnativo circuito di 120 chilometri che si snoderà il prossimo 18 settembre lungo i paesi limitrofi Orta Nova (come Ascoli, Bovino, Deliceto e Castelluccio): la novità è che quest’anno l’evento fa parte dell’ultima tappa della nona edizione del Giro Arcobaleno, entusiasmante manifestazione di ciclismo organizzata dall’Uisp (Unione Italiana Sport per tutti), cui partecipano sei atleti della Pantanicrs: Francesco e Antonio Ozimo, Gerardo Schiavone, Giovanni Vivere, Antonio Viola e Andrea Buccirosso. Abbinata a questa probante gara sarà organizzato il secondo Memorial Alfonso Di Tonno, dedicato a cicloamatori con un percorso più accessibile ai simpatizzanti domenicali delle due ruote. “Attraverso questa importantissima manifestazione, faremo conoscere il nostro territorio a centinaia di ciclisti provenienti

da tutto il Sud Italia, dando esempio di come anche ad Orta Nova si possono fare cose positive, non solo per lo sport, ma anche per arricchire la cultura”, tengono a sottolineare Tarateta e Larocchi. Infatti l’associazione è orientata a dare alla kermesse un significato sociale, tant’è che parte del ricavato della 4 Colli, sarà devoluto ad un ente di volontariato onlus, l’Ail, per la lotta alla leucemia. A dare lustro al nostro paese vi è poi la partecipazione di molti ciclisti a gare disputate in diverse località italiane, come Sorrento, Termoli, Lecce, Ostuni, Canosa, Monopoli e Tollo, dove gli atleti hanno conseguito piazzamenti di prestigio. Particolare attenzione la merita il giovanissimo Michele D’Elia, di appena 16 anni, che si sta distinguendo per gli ottimi risultati raggiunti. Il ragazzo fu notato due anni fa da Vito Larocchia e Giuseppe Di Pietro, che lo invitarono ad iscriversi all’associazione; così in D’Elia inizia a maturare una sopita passione per la bicicletta, e coltivata giorno dopo giorno con impegno e perseveranza. I suoi ottimi rendimenti in terra ortese lo portano all’affiliazione con la Federazione Ciclistica Grottaglie, sodalizio ciclistico tra i più rinomati d’Italia presieduto dall’ex corridore professionista Ladomada Michele: il giovane ortese partecipa a tornei nazionali e regionali di categoria Allievi, conseguendo discreti risultati. Nello specifico, si è distinto nei circuiti di Termoli (arrivato terzo di categoria), Ostuni (quarto di categoria) e Tollo (secondo tra gli Allievi), mentre nel recente Memorial Giuliani

disputatosi a Latina è giunto tra i primi di dieci, frenato da una buca a pochi metri dalla linea del traguardo. Inoltre un altro giovane atleta, il diciassettenne Ozimo Francesco di Stornara, si sta mettendo in mostra, con una media di terzo di Categoria assoluta al Giro Arcobaleno: la sua passione è stata sempre stimolata dal padre, corridore che ha conseguito ottimi risultati conquistando piazzamenti prestigiosi sia nei campionati regionali che in quelli nazionali. Per chi vuole unirsi a questa lodevole realtà sportiva o avere informazioni su attività e messaggio culturale che la PantaniCRS vuole trasmettere, è possibile visitare il sito internet: http://www.pantanicrs.it Auguriamo quindi all’associazione di proseguire su questa strada improntata sullo sport e sulla cultura, affinchè, come disse il compianto giornalista della Gazzetta dello Sport Candido Cannavò, anche noi possiamo vedere un nuovo atleta, simile a Pantani, “come uno splendido monumento pieno di vita che si affaccia su un lungo futuro”.


Chi kiù ssape, kiù vvale. Chi più sa, più vale Nu colpe a u ccirchije e n’ate a u tumbbagne. Un colpo al cerchio ed un altro alla botte. Ummene de v’ne nen vàlene nu carrìne. Uomini dediti all’alcol non valgono un carlino, niente. Tramandati oralmente di generazione in generazione, i proverbi rappresentano l’antica sapienza popolare, il profondo e rodato buonsenso dei nostri avi, l’esperienza fattasi regola di vita vissuta e, se altrove vanno lentamente scomparendo dall’uso, qui da noi sopravvivono con immutabile forza ed efficacia. Basta fare attenzione ai vivaci dialoghi, accompagnati dal significativo gesticolare, che si svolgono in ogni dove, per rendersi conto che spesso, per dare maggiore rilievo e vigore a ciò che stiamo asserendo, si ricorre a colorite e tipiche espressioni, autentiche e provvidenziali riserve del nostro parlare quotidiano, collaudate attraverso millenarie esperienze. Quando ci si accorge che il discorso non convince troppo o vogliamo avvalorare la nostra tesi ecco che spunta, dal profondo del nostro inconscio, il proverbio che fa al caso nostro, credenziale delle nostre ragioni ed ammonimento agli inesperti ed incauti interlocutori. Costruiti con espressioni caratteristiche e con forme in prevalenza rimate, essi restano facilmente impressi nella mente, ed essendo sulla bocca di tutti, aumentano efficacemente la loro forza di suggestione. Erano già noti presso i Greci, non solo in uso tra il popolo, ma anche tra scrittori e poeti come Omero, Aristotele ed altri e , quasi sicuramente, noi, abitanti pugliesi, li abbiamo ereditati direttamente da loro, insediatisi nell’antichità nei nostri territori. Le più remote e documentate fonti si trovano nella cosiddetta “Dottrina” di Schiavo da Bari, un componimento sapienziale del giudice e poeta duecentesco barese, del quale si sono occupati Buoncompagno da Signa (1163-1240) ed altri in tempi successivi. Condensato sapiente di vita vissuta, essi toccano tutti gli argomenti e raccomandano i valori della fede, dell’amore, dell’affetto, dell’amicizia, del rispetto, della prudenza e del buon senso in ogni circostanza…. Assolvendo ad una missione educatrice e costruttiva, i proverbi non limitano la loro esistenza al solo significato apparente, ma esso si estende e si sviluppa anche in senso figurato; è indubbio che non rappresentano la totale verità delle cose, ma gran parte di essa vi è sicuramente insita. Eccone alcuni tipici del territorio dei Cinque Reali Siti ed altri strettamente Foggiani, valente contributo della signora Maria Antonietta Pagliara.

(Senza “protettori” il cammino della vita è difficile).

Proverbi foggiani (Maria Antonietta Pagliara)

Cunde spisse e amecìzzia longhe. Conti frequenti …amicizia lunga.

Cicce Mariane a notte rubbave u ìurne tenéve paure Ciccio Mariano di notte rubava di giorno aveva paura.

U mìideche stùdie e u malàte more. Il medico studia (esperimenta) e l’ammalato muore. Chi fatighe mange; chi nen fatighe mange e bbève. Chi lavora mangia; chi non lavora mangia e beve. U busciàrde add’a tenè bbona memòrie. Il bugiardo ha bisogno di avere buona memoria. U sàzzie nen crède a u dessciùne. Il sazio non crede a chi digiuna. Andò stà guste nen ce stà perdènze. Dove c’è piacere non c’è perdita alcuna. Oggne e ccose jè bbone a sapè. E’ bene tenersi informati di tutto.

Quante manche a gatte u sorge abballe. Quando manca il gatto il topo balla. I ciucce fanne a lìte e i varrìle vanne pe sotte. Gli asini litigano ed i barili si rompono. Pare che pare decéve Giasacche. Pari con i pari. A galette tante vace sope e sotte find’anne che se spezze. Il secchio del pozzo tante volte va su e giù fin quando si spezza.

I cose a ffòrze, nen vàlene nà scorze. Le cose forzate non valgono nulla. (Ciò che si fa senza entusiasmo non riesce bene).

Megghie n’uve ogge che na galline domani. Meglio un uovo oggi che una gallina domani.

La troppa ckunnfedenze fàcce la màla criànze. L’esagerata confidenza fa la cattiva creanza..

Chi se colche ch’i criature s’avaze cu cule bagnate. Chi va a letto con i neonati si alza bagnato.

Chi tène nase tène criànze. Chi ha naso ha buona creanza. (Da ricordare che nel Medio Evo si punivano i ruffiani con l’amputazione del naso). Vìste Ceppone ka pare baròne. Vesti Ceppone (anche nel senso di “tronco”) e sembrerà un barone. (L’abito fa il monaco). Quidde ka nen ze facce nen ze sape. Quello che non si fa non si sa. (Tutto torna). Nu pìkke a pèdune nen facce male a nessciùne. Un poco per ciascuno non fa male a nessuno. Cùrte e male cavate! Basso di statura e furbo, scaltro!

Eccone alcuni

La vecchìje gaije na brutta caròggne. La vecchiaia è una carogna.

Sènza sande nen ze va ‘mbaravise. Senza santi non si va in paradiso

Chi kiù tène, kiù vòle. Chi più ha, più vuole averne.

Chi vace cu zuppe dope n’anne è zuppe e cecate. Chi va con lo zoppo dopo un anno è zoppo e cieco. Ijnere e nepute quille che faie è tutte perdute. Ai generi ed ai nipoti qualunque cosa fai è tutto perduto Nen s’ammésckene cénere e panne lurde. Non si mescolano cenere e panni sporchi. Andò live e nen ce mitte rumine c’u funne nitte. Laddove togli e non metti rimani con il fondo vuoto. Nen mé chiamanne c’a manuzzélle ché nen venghe c’u peduzzille. Non mi chiamare con la manina che non verrò col piedino.




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