VI Convegno

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sull’autorità di Aristotele 70; sul piano teologico, proprio per la massima perfezione della conoscenza scientifica, Dio, che ha conoscenza perfettissima di ogni conclusione, ha scientia di ogni conclusione 71. Ma la discorsività e la causazione del principio comportano un’imperfezione, sulla scia di Scoto 72. L’argomento filosofico della massima perfezione della conoscenza scientifica e quello teologico della massima perfezione della conoscenza che Dio ha 73, sono combinati nella quarta ratio adducta del secondo articolo della prima questione prologale. Nella risposta a tale argomentazione, rimandata all’articolo seguente, Reading concede che Dio abbia scienza, dalla quale mostra di escludere la syllogizatio in base ai contributi del primo articolo 74. Reading vuol evitare le due soluzioni negative, ossia, da un lato, che il procedimento sillogistico non appartenga alla scienza – come sostengono gli aliqui di matrice scotista – e, dall’altro, che Dio non abbia conoscenza scientifica di alcuna cosa. Quest’ultima soluzione è attribuita agli antiqui ed ad altri aliqui 75. Questi altri aliqui sembrano poter essere ricondotti con ragionevole grado di approssimazione a Francesco di Meyronnes – come si vedrà – e ad Ockham, che nella seconda istantia contra secundam conditionem scientiae obietta che l’intelletto divino, che è incapace di errare, non può avere scientia 76, per poi pervenire alla conclusione assolutamente negativa 77. Ciò che contrasta con l’intelletto divino non è il sillogismo in quanto tale, ossia il metodo, con il quale si ricava la conclusione dal principio, ma la sua morositas, ossia il carattere discorsivo, successivo, temporale, per cui l’intelletto viene a conoscere dapprima il principio e poi la conclusione. Reading non fa altro che eliminare questo carattere. Infatti, il sillogismo, restando un procedimento che va dal principio alla conclusione 78, sussiste 70. Ibidem, p. 110. 71. Ibidem, p. 109: «[...] ergo, cum Deus de omni conclusione scibili habeat scientiam perfectissimam, sequitur quod habeat de tali conclusione proprie scientiam». 72. Ibidem, p. 111. 73. Ibidem, a. 2, p. 117. 74. Ibidem, a. 3, p. 149. 75. Ibidem, a. 1, p. 110. 76. Cfr. Guillelmus de Ockham, In Sent. I, Prologus, q. 2, a. 1, ed. G. Gál, St. Bonaventure N.Y. 1967, I, p. 79, 7-10. 77. Ibidem, p. 83, 13-16. 78. Cfr. IOANNES DE RADINGIA, In Sent. I, Prologus, q. 1, a. 1, ed. cit., p. 106: «Probatio assumpti: in omni sillogismo demonstratio est discursus a principio ad conclusionem».

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