V Convegno

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fatto propriamente riferimento Aristotele in Met. IV, 123. Quindi l’intenzione neutra quidditativa dell’ente non è atto d’essere, né atto della ragione. Se fosse della prima specie bisognerebbe ammettere la sua creazione da parte di Dio, come nel caso delle intenzioni prime; se fosse della seconda specie non sarebbe nient’altro che un’intenzione seconda, in quanto totalmente dipendente dall’atto dell’intelletto Utrum ita sit de intencionibus secundis dubium est, et potest dici probabiliter quod, quia intenciones secunde sunt omnes constitute per actum racionis, et ideo omnes intenciones secunde et omnia encia racionis sunt in eodem genere; non sic de intencionibus primis, quia ille non sunt facte ab intellectu creato, set a Deo, qui est maioris uirtutis quam sit intellectus creatus 24.

Né nell’intelletto umano, né in Dio; né atto della ragione, né atto d’essere: ma dove può rintracciarsi, allora, l’origine dell’intenzione neutra dell’ente all'interno del Quodlibet? L’unica risposta suggerita dai testi è a mio avviso quella rinvenibile nell’art. IV, 2 della q. 5, in cui Francesco accenna a una possibile natura astrattiva per la ratio entitatis. In quella sede, Francesco stava cercando di individuare una natura comune tra sostanza e accidente, rispondendo in particolare all’obiezione secondo cui Item, intellectus non potest abstrahere ab obiecto alicam intencionem que non est in obiecto quia tunc non abstraheret, set totaliter fingeret 25.

Francesco arriva pertanto ad affermare Racio entitatis bene reperitur in eis et ideo potest abstrahi ab eis 26,

dove per “in eis” e “ab eis” deve intendersi che la ragione dell’ente si può astrarre sia dalla sostanza che dall’accidente.

23. FRANCISCUS DE MARCHIA, Quodlibet, q. III, a. 1, 1, ed. Mariani, pp. 78-79. 24. FRANCISCUS DE MARCHIA, Quodlibet, q. V, a. 3, ed. Mariani, p. 198. Come sottolineato da William Duba, nel Quodlibet Francesco adotta una dottrina delle intenzioni complessivamente meno sofisticata di quella dei Commenti alle Sentenze. Ad esempio: l’esistenza puramente mentale di qualcosa viene identificata massivamente con gli enti prodotti dalla mente, attribuendo a questo ambito di oggetti tout court il titolo di intenzioni seconde. Di contro, nel Commento alle Sentenze, la dottrina delle intenzioni prime risulta più complessa e variegata. Tuttavia solo nel Quodlibet si rinviene l’assoluta novità costituita dal sintagma e dalla dottrina delle intentiones neutrae. 25. FRANCISCUS DE MARCHIA, Quodlibet, q. V, a. 4, 2, ed. Mariani, p. 216. 26. FRANCISCUS DE MARCHIA, Quodlibet, q. V, a. 4, 2, resp. ed. Mariani, p. 216.

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