V Convegno

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mente. L’Appignanese, pur ritenendole “probabilis”37, le critica entrambe con un argomento in cui distingue il fondamento che poggia sulle stesse relazioni e il fondamento che poggia su qualcosa di assoluto. Nel primo caso le relazioni non sono reali “in re extra”, cioè sono oggettive nell’intelletto, ma non sono reali fuori dell’intelletto; nel caso invece le relazioni poggiano su un fondamento assoluto, allora “est difficile videre utrum sint in re extra vel tantum in intellectu”38. Dopo attento esame, si constata che il testo con cui l’Appignanese critica l’opinione di Duns Scoto non brilla, almeno in questo caso, per chiarezza cristallina. La versione A recita: “Sed contra istam opinionem, quod huiusmodi relationes sint reales in creaturis, arguitur”; quella B invece: “De secondo principali, dico pro nunc sunt reales in creaturis”39. Nel primo testo è evidente la posizione critica, mentre in quello parallelo sembra troppo implicita, perché viene semplicemente affermata l’opinione senza manifestazione di critica. Neppure la dimostrazione chiarisce del tutto il dubbio. La distinzione termina con il quarto articolo che fa l’applicazione dei risultati dell’indagine alle Persone divine. Rifiutata l’opinione che afferma essere reali in Dio le relazioni di identità, di similitudine e di uguaglianza40, l’Autore accetta l’opinione opposta così espressa nella versione B: “mihi videtur quod non sunt in Deo reales formaliter”41. Né la dimostrazione, che segue, brilla per chiarezza espositiva, né l’edizione facilita l’interpretazione del pensiero. Della distinzione XXXII - “Se il Padre e il Figlio si amano nello Spirito Santo” - si ha solo l’enunciazione: viene data la soluzione, senza ipotesi né argomentazioni di sorta. Non costituiva materia di discussione. Francesco d’Appignano, nel presentare la risposta positiva, introduce la triplice distinzione in cui si può realizzare tale forma di amore. Concisamente la versione B: “Dico quod Pater et Filius diligere se Spiritu Sancto potest intellige tripliciter: uno modo formaliter, alio modo causaliter, tertio modo consequenter”42; e con pari sinteticità anche la versione A: “Dico quod Pater et Filius non diligunt se Spiritu Sancto primo nec secundo modo, sed tertio modo”43. E lo spiega. Si amano nello Spirito Santo in modo conseguente, terminative 37. Ibidem, n. 64. 38. Cf Ibidem, nn. 64-68. 39. Ibidem, n. 100. 40. Cf Ibidem, n. 145. 41. Cf Ibidem, n. 147. 42. Commentarius in IV libros, d. 32, I libri, q. un. n. 2. 43. Ibidem, n. 3.

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