Annali MD Material Design Post-it Journal 2011, II

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sperimentazione: lontano da una idea di stile e poco incline alle limitazioni ideologiche. Sembrano interessarlo maggiormente questioni molto precise e pratiche come il rapporto con le esigenze del cliente che “sono spesso quelle capaci di generare il progetto”. Nel suo lavoro l’influenza della ricerca artistica si ripercuote in modo diretto sulla produzione del design - a volte in maniera intuitiva - senza poter dare spiegazioni razionali di questo moto perpetuo “la mia più che schizofrenia potrebbe essere tradotta con la capacita di dare una risposta a prescindere dal metodo utilizzato, che rischia molte volte di essere un rifugio, una giustificazione”. I progetti che Massimo Iosa Ghini ha realizzato negli ultimi anni sono frutto di una consapevolezza rispetto al ruolo del design che la Crisi globale mette in discussione modificando anche il modo d'intendere il prodotto “che ora va ripensato. Noi designer italiani dobbiamo ripartire dal mondo domestico tradizionalmente legato alla materialità per capire come evolverlo in senso tecnologico” sottolinea Iosa Ghini, grande estimatore delle teorie di Negroponte che preconizzava un passaggio dal mondo materiale delle cose a quello immateriale dei rapporti tra le cose. Nuovi modi di definire il progetto come il design dei servizi che è faticoso da inquadrare “perché non c'è un modo efficace di rappresentarlo. Recentemente ho partecipato a un convegno sulla pulizia e manutenzione degli edifici e c'è uno spazio di progettazione enorme. Certo non è quello che io concepisco come design, lì la mia parte autoriale muore. Mentre credo che il bello, oggi, sia veramente una priorità, un diritto, perché dove c'è un'attenzione per il bello si è raggiunta una maturità politica per affrontare tematiche molto serie come la sanità o il conflitto sociale”. Una posizione radicale questa, che si esplicita attraverso una progettualità allargata, inclusiva di molte pratiche perché “ il bello va al di la del design stesso visto che il nostro mestiere come obiettivo primo ha quello di migliorare la qualità di vita delle persone”. Secondo il designer emiliano occorre infatti possedere informazioni sostanziali per riuscire a progettare in modo consapevole in un periodo in cui tutti parlano di sostenibilità ma pochi conoscono realmente le tecnologie, capendo quale sia il loro funzionamento e come si possano applicare “siamo a una infanzia tecnologica” – dice – “e penso che il progettista oggi debba studiare molto e questo lo si può fare sia progettando sia osservando e ascoltando”. A volte, continua Iosa Ghini “l'estetica sostenibile ha un ché di punitivo mentre sarebbe molto più interessante capire com’è possibile coniugarla con il concetto di bellezza e dl lusso”. I suoi progetti esplicitano infatti la capacità di gestire responsabilità importanti pur nella consapevolezza che sia oggi molto difficile controllare il sistema-progetto nella sua grande complessità. È pensabile, secondo l’opinione del designer, immaginare la nostra cultura gestendo la sostenibilità non solo attraverso gli elementi tecnologici ma tornando alla maestria edilizia. La capacità di tenere insieme nozioni d’impiantistica, conoscenze architettoniche, sensibilità estetica, potrebbe dare vita ad una qualità progettuale che oggi si smaterializza nelle micro funzioni di ogni singolo attore del progetto. Parlando della sua nota esperienza con il gruppo Memphis, Massimo Iosa Ghini riconosce al suo gruppo di provenienza “questa caratteristica

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